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TAMAN SHUD: LO STRANO CASO DELL'UOMO DI SOMERTON. - Premessa!

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Cosa volete farci? Apprezzo molto la mia nuova creazione delMidnight Club, ma sentivo la mancanza di quei sani, corposi dossieroni in stileMysteri Nocturni, quindi mi sa chi tocca sorbirvi una nuova incursione a puntate tra i casi più controversi delle Storia.
Magari sono troppo speranzoso, ma non sarà invece che i Mysteri Nocturni  erano mancati anche a voi?



"Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi".
James Dean.
"Ogni persona è un enigma. E’ un puzzle non solo per se stesso, ma anche per tutti gli altri, e il grande mistero del nostro tempo è il modo in cui decifrare questo puzzle." 
Theodore Zeldin.

Il mare d'inverno.
Da sempre le immense distese d'acqua hanno rappresentato il simbolo di un universo "altro", una realtà a noi vicina ma aliena e distante al tempo stesso, un luogo dove nonostante gli sforzi, non riusciremo mai a considerare casa nostra.
O a sopravvivere, se non più di qualche minuto.
E con la spiagge, vera e propria terra di confine tra i due mondi, questa simbologia è perfino più marcata. 
La stessa distesa di sabbia che durante l'estate ci è parsa così brulicante di vita, quasi un invito all'immortalità rivista d'inverno risulta talmente triste, ci comunica un tale senso di disfacimento da farci male tale è il senso d'estraneità che ne deriva.
Eppure stiamo parlando dello stesso luogo, delle stesse spiagge.
Dal mare è nata la vita, dal mare è cominciato tutto.
Dal mare cominciano anche certe storie.

- LA SPIAGGIA.


1948.
La Seconda Guerra Mondiale è finita da pochi anni eppure il mondo è ancora pieno di macerie.
Macerie fisiche, macerie psicologiche, brandelli di normalità che risultano difficili da ritrovare.
Un nuovo ordine mondiale sta faticosamente ricostruendosi ma ancora tante, troppe persone non hanno ancora trovato il loro posto all'interno di questo nuovo ordine mondiale.
Capita quindi così che luoghi come l'Australia si ritrovino trasformate in una sorta di crocevia, luoghi di raccordo per ogni tipo di anima persa, per tutte le vite distrutte dal conflitto.
 Per questo almeno inizialmente nessuno sembra dedicare eccessiva attenzione quando la nostra vicenda inizia.

Fa caldo a Somerton quella mattina del 1 dicembre, lo stato dell'Adelaide nell'Australia meridionale si sta preparando a vivere il suo Natale, un Natale con le alte temperature del posto ma pur sempre una festività da godersi come merita.
Così quella mattina sono solo pochi e frettolosi passanti che si aggirano per la strada adiacente alla spiaggia.
Finché qualcuno  non nota qualcosa di strano.
Sono le 06:30 di mattina e la polizia locale viene allertata: un cadavere è stato rivenuto tra le sabbie.


I primi agenti che arrivano si trovano davanti alla salma di un uomo, la maggior parte del corpo sulla spiaggia, la testa adagiata sul muretto dell'argine, piedi incrociati.
Quasi come se l'uomo si fosse addormentato guardando il mare.

I vestiti sembrano pregiati: camicia bianca, cravatta a righe, pantaloni color marrone scuro, scarpe molto lucide e pulite ( troppo pulite per essere coerenti con il luogo del ritrovamento) pullover pesante e giacca a doppiopetto.
Manca però il cappello e questo per la moda australiana del periodo è qualcosa di impensabile, per questo alcuni tra i poliziotti cominciano ad ipotizzare che lo sconosciuto possa essere straniero.
Il cappello non è l'unica cosa che manca però, mancano anche i documenti.
Si trovano sigarette, fiammiferi, un pacchetto di gomme da masticare, perfino un biglietto usato per la corriera nella tratta da Adelaide a Glenelg ed un altro biglietto, stavolta ferroviario e non utilizzato per la tratta tra Adelaide ed Helnley Beach
Ma nulla che possa dare qualche chiarimento sull'identità del morto.


Immagine che ricostruisce la posizione dl cadavere.

Vengono trovati dei testimoni che dichiarano di essersi imbattuti nell'uomo, si fa prima avanti un signore che sostiene di aver visto lo sconosciuto nella stessa posizione la sera prima, poi una coppia che dichiara la stessa cosa aggiungendo il particolare di aver notato l'estraneo muoversi lentamente ed in maniera sconnessa.
Tutti e tre spiegano agli agenti di  aver pensato di trovarsi di fronte ad un ubriaco.
Nessuno di loro sa dire qualcosa in più, nessuno tra gli abitanti di Somerton conoscere l'identità del morto.
Succede però qualcosa, mentre viene indetta una prima autopsia sul cadavere, da una tasca nascosta dei pantaloni viene ritrovato un piccolo foglio di carta.
Il foglio pare strappato da un libro.
Sopra sono stampate due parole.
"Tamàm Shud"
Inizialmente nessuno sa dire cosa significhino.


Si convocano numerosi esperti, veri o presunti che siano.
Alla fine alcuni dipendenti di una biblioteca pubblica paiono trovare la soluzione.
Le due parole sarebbero la frase finale del Rub'ayyàt,  una raccolta di poesie composte nel'XI secolo dal poeta persiano Omar Khayyam.
Il significato?
"Finito, concluso, terminato...."
La cosa continua a rimanere poco chiara, finché un uomo non si presenta alla sede della polizia.

La persona in questione sostiene di aver trovato un libro sul sedile posteriore della sua macchina che aveva lasciato incustodita (e senza chiuderla a chiave) in un parcheggio pubblico della cittadina di Glenelg.
Il volume si rivela essere una rara copia di una edizione neozelandese del Rub'ayyat pubblicata nel 1859, l'ultima pagina è strappata e lo strappo si dimostra compatibile con il foglietto trovato nelle tasche del cadavere senza nome.
Ma c'è qualcosa di più.
Sul retro del libro ci sono delle scritte.
Composte a mano con una matita.
Sembra una sorta di codice.
(Continua....)

INTERVISTA CON MELINDA SNODGRASS

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L'intervista di oggi è abbastanza ecumenica: metterà d'accordo i trekkie e tutti quanti gli altri appassionati di Star Trek, gli amanti delle  serie televisive tout court con riferimenti a produzioni degli anni 90s come Profiler e SeaQuest DVS  . Ma piacerà anche ai giocatori di ruolo, visti i riferimenti ad un gruppo di giocatori ben particolari tra cui Walter Jon Williams e George R.R. Martin e sopratutto sul come dalla passione di giochi di ruolo possa dare l'idea per creare libri di narrativa. Come sempre però lo spazio maggiore sarà data proprio alla narrativa.
Il merito va dato tutto alla mia ospite: la gentilissima e bravissima Melinda M. Snodgrass, che ringrazio per la sua disponibilità.
Per chi fosse interessato vi segnalo il blog personale della scrittrice ed anche la scheda che le ho dedicato in preparazione all'intervista.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Attendo i vostri commenti!
(For english version, please scroll down )

Nick: Ciao Melinda! Benvenuta su Nocturnia, è un onore averti ospite. e grazie per aver accettato questa intervista.
Come prima domanda mi piacerebbe parlare dei tuoi inizi e del percorso che hai compiuto prima di diventare una scrittrice
 C'è una frase di quel periodo che mi ha colpito molto: per giustificare il tuo abbandono della pratica legale: la frase diceva più o meno questo"che apprezzavi ancora la Legge ma non apprezzavi più gli Avvocati". Cosa intendevi dire?

Melinda M. Snodgrass:  In sé stessa la Legge è una cosa grande e nobile. Io venero la Costituzione americana. A volte compiamo errori e falliamo nella nostra dedizione ai principi giuridici su cui gli Stati Uniti, sono stati fondati, ma questo ci dà qualcosa per cui lottare. Purtroppo nella pratica quotidiana del diritto  mi sembrava che molti avvocati erano fossero preoccupati per le loro ore di lavoro fatturabili che sul' attenzione nei confronti della legge. La cosa non mi piaceva così ho smesso di esercitare.


Nick:  Hai sempre dichiarato che due persone in particolare ti hanno spinto a cimentarti nella scrittura ed in particolare nelle sceneggiature: i tuoi amici e colleghi Victor Milan e George R.R. Martin. Ce ne vuoi parlare?

M. M. Snodgrass:  Vic ed io ci siamo incontrati quando io ero in procinto di iniziare la scuola di legge, mentre invece lui era appena tornato col suo zaino e col suo sacco a pelo da un viaggio in Europa. Era già uno scrittore. Abbiamo cominciato a giocare assieme  a vari giochi di ruolo, e dato che Vic sapeva anche cantare quando c'è stato bisogno abbiamo lavorato assieme ad un certo in un certo numero di commedie musicali.  Ad esempio quando io ho interpretato Ginevra nel musical Camelot  lui era uno dei cavalieri. Sapeva che ero infelice del mio lavoro nello studio legale e un giorno mi disse: "Scommetto che sapresti scrivere se solo ci tentassi." Così ho iniziato a scrivere la sera con Vic che mi dava consigli  di scrittura e leggeva le cose che scrivevo. Una volta che ho iniziato a vendere i miei lavori ho potuto smettere di praticare come avvocato. Assieme a Vic tempo dopo ho anche scritto un libro intitolato Runespear. Aveva la copertina più brutta che avessi mai visto e quindi non ha venduto molto e la cosa si è rivelata un enorme peccato. Runesperar era un libro divertente.

George e io ci siamo conosciuti quando lui si è trasferito in New Mexico. All'epoca io lavoravo ancora come avvocato, ma l'ho fatto entrare a far parte del nostro gruppo di gioco e quella volta che ho venduto la mia prima storia George è  stata la prima persona, dopo Vic, a cui io l'abbia raccontato.
E' stato dal nostro gruppo di gioco che è venuto fuori Wild Cards - l'antologia sul  mondo condiviso che George ed io abbiamo creato insieme e su cui ancora lavoriamo insieme. E 'stato George che mi ha fatto entrare a Hollywood. Era andato a lavorare  per lo show di New Twilight Zone e poi per Beauty and the Beast. Lui mi chiese se avessi avuto voglia di scrivere una sceneggiatura che poi avrebbe provato a mostrarla al suo agente. Così mi sono seduta e ho scritto  la sceneggiatura per La Misura di un Uomo, che è stata venduta per Star Trek dove poi sono stata assunta. Ha lanciato la mia carriera a Hollywood. George è il mio migliore amico.

Melinda Snodgrass assieme a George R.R. Martin
ed un gruppo di altri scrittori alla presentazione delle
guide diWild Cards.
Nick:  Quali sono stati gli scrittori e le opere che ti hanno influenzato maggiormente come lettrice prima ancora che come scrittrice. Naturalmente puoi citare anche film, serie tv, comics, musica e tutto quanto ti venga in mente.

Melinda Snodgrass:  Tolkien, gli young adult di Heinlein, John le Carre, Georgette Heyer,

Nick:  In Particolare cosa ti ha avvicinata alla fantascienza?

Melinda Snodgrass:  Il primo libro che mio padre mi ha letto è stato 20.000 Leghe sotto i Mari di Verne. Penso che sia stato quello. Ho amato la fantascienza fin dall'inizio. Invece il primo romanzo di fantascienza che ho letto per conto mio è stato La Principessa di Marte ( Nota di Nick :da noi il romanzo é conosciuto anche col titolo Sotto le Lune di Marte, il titolo originale  è A Princes of Mars ) di Burroughs. Da allora ho continuato a leggere fantascienza e lo faccio  ancora.

Scena tratta da "La Misura di un Uomo"
Star Trek Next Generation ( 2x09) il primo episodio
sceneggiato da Melinda M.Snodgrass
Nick:  Tra tutte le sceneggiature tra te scritte per Star Trek Next Generation ho molto apprezzato l'episodio "La Misura di un Uomo" (molti lo considerano come uno dei migliori episodi della serie). Quanto ti è stata utile la tua formazione legale per la stesura di quell'episodio?

Melinda Snodgrass:  Io non avrei potuto scrivere l'episodio se non avessi frequentato gli studi di legge.  La Misura di un Uomo si basa su una infame decisione della Corte Suprema chiamata caso Dred Scott. Il caso verteva sulla questione se si dovesse considerare uno schiavo come  persona o come proprietà. Il giudice ha ritenuto che lo schiavo dovesse essere considerato come proprietà. Mi sono resa conto che si sarebbe potuto applicare molto bene al personaggio di Data.

Nick:   Per "Star Trek Next Generation" oltre che come sceneggiatrice hai lavorato anche come (e sopratutto) come executive script consultant e come Story Editor, quali sono stati i tuoi episodi ed i tuoi personaggi preferiti delle serie ? E a distanza di tempo quali ricordi ti sono rimasti di quella serie?

Melinda Snodgrass:  Data  è sempre stato il mio personaggio preferito, perché era il più umano. C'è qualcosa di malinconicamente ironico sul fatto che tra tutti quanti fosse proprio  il robot ad essere il personaggio più interessante. Star Trekè stato uno spettacolo difficile. Non ho molti bei bei ricordi del periodo trascorso a lavorare lì. Non lo è stato fino a quando ho avuto modo di approdare alla serie Ragionevoli Dubbi dove mi sono resa conto che lavorare all'interno di uno staff di scrittori televisivi poteva essere divertente. Ho imparato molto dal periodo  passato come sceneggiatrice di  Star Trek, e Ira Behrè stato un vero e proprio mentore per me.

Amici per la Pelle (Pen Pals)  Ep. 2x15
Un altro episodio di Star Trek Next Generation
sceneggiato dalla Snodgrass.
Nick:  Come sceneggiatrice hai scritto anche il bell'episodio "Knight of Shadows" per la sfortunata serie "Seaquest DVS", un racconto soprannaturale di navi fantasma per una serie che, almeno all'inizio, aveva evitato questo tipo di storie. Parlaci di quell'episodio, della sua genesi e di come è stato accolto.

Melinda Snodgrass:  Mi è stato chiesto di proporre una storia per Seaquest. Ho pensato che sarebbe stato divertente scrivere una storia di fantasmi. Il mare ha così tante storie sulle navi fantasma - L'Olandese Volante, ad esempio Essi hanno convenuto ed è stato divertente da scrivere. Non ho idea di come sia stata accolta. Spero che alla gente sia piaciuta.


Nick: Un altra serie per cui hai lavorato è l'interessante "Profiler" per cui hai scritto 4 episodi tra il 1998 ed il 1999. Secondo me "Profiler"è stata una serie meritevole ma che si è trovata schiacciata dalla concorrenza di altre serie consimili. Le tue sceneggiature per "Profiler" hanno rappresentato un riuscito mix tra azione investigativa e l'approfondimento dei personaggi. Quanto è difficile lavorare su personaggi creati da altri?

Melinda Snodgrass:  Penso che sia divertente cercare di entrare nelle teste dei personaggi che non abbiamo creato noi. Si tratta di una delle competenze necessarie se si sta lavorando in televisione. All'interno di una serie riuscita  lo show runner / creator consente sempre di aggiungere qualche caratteristiche ai personaggi, ma ma mai di cambiarli completamente. E' una vera sfida e la scrittura è più divertente quando c'è una sfida. Facciamo stessa cosa con Wild Cards, perché all'interno della serie noi scrittori arriviamo a scambiarci reciprocamente l'utilizzo dei personaggi che abbiamo creato.

Nick: Esistono differenze nel tuo stile di lavoro tra lo scrivere una sceneggiatura e lo scrivere una storia di narrativa?

Melinda Snodgrass:  Scrivere sceneggiature e scrivere narrativa sono due cose profondamente diverse. Nelle sceneggiature sono più le cose che non vengono dette, perché si confida che sia il talento degli attori a fare il lavoro per voi. Nei romanzi invece sono presenti molte più descrizioni e dialogo interno. Non ho preferenze tra i due tipi di lavoro. Credo che nella fase iniziale, quando si si sta delineando la trama, le due cose siano abbastanza simili. Io utilizzo una scrivania diversa, carte e matite diverse a seconda che la storia su cui io sto lavorando sia una sceneggiatura o un romanzo. Mi piace scrivere sceneggiature. Mi piace scrivere romanzi.

Nick:  Parliamo adesso della Melinda Snodgrass scrittrice di narrativa, con il romanzo "Circuit "del 1986, cominci a comporre la serie della "Circuit Trilogy" . "Circuit " parla del tentativo di costruire una sorta di giurisprudenza e di creare una costituzione Legale dello Spazio da parte dei tuoi personaggi. Personalmente io ci ho visto da parte tua anche un modo per cercare di riavvicinarti dei lati idealistici e positivi della tua ex professione. E' una ricostruzione sbagliata la mia?


Melinda Snodgrass:  Io ritengo che Circuit  abbia rappresentato il mio tentativo di parlare della maestosità della legge. La mia specializzazione verteva sulla legge costituzionale per questo è stato così divertente scrivere questi libri. Inoltre ho basato i libri sulla  biografia di John Marshall, il primo presidente della Corte suprema e sul come riuscisse a guidare il distretto giudiziario della Virginia, perfino nel periodo in cui prestava servizio presso. la Corte  Ho voluto rispondere alla domanda se la Costituzione sia riuscita a restare fedele alla bandiera.

Nick:  Una delle tue tue opere più conosciute è la collaborazione è la serie di antologie "Wild Cards" dedicate all'omonimo universo condiviso curato da George R. R. Martin a. Ci vuoi raccontare come è nata questa collaborazione? Ti faccio questa domanda perché recentemente ho intervistato Walter Jon Williams che mi ha parlato delle vostre serate di gioco di ruolo assieme.

 Melinda Snodgrass: E' cominciato tutto quando un anno per  Natale Victor Milan l' autore di The Dinosaur Lords ha regalato. un gioco chiamato Superworld  a George R.R. Martin. George ha iniziato a creare campagne del gioco per noi e  noi abbiamo giocato ossessivamente. Due o tre notti a settimana fino alle 2:00 e alle 3:00 del mattino. George stesso avrebbe preferito passare la notte a casa mia piuttosto che guidare  per tornare a casa sua a  Santa Fe così tardi la notte. Una mattina mentre stava uscendo  per la prima colazione e ha detto: "Dobbiamo trovare un modo per tirar fuori  soldi da questa ossessione." Quindi ha suggerito una "antologia dedicata ad un mondo condiviso" ( una“shared world anthology”),  e abbiamo iniziato a buttar fuori le idee. George non aveva mai amato la maniera con la maggior parte dei supereroi ha ottenuto i suoi  poteri - tipo essere punti da una formica radioattiva, o come dicevo io scherzando - Colpiti da un fulmine, mentre erano in cima ad una discarica di rifiuti tossici. Così  ho proposto l'idea degli alieni e  di un virus che stavano testando sulla Terra. Poi George é uscito e ha invitato in altri scrittori e tutti abbiamo avuto modo di giocare nello stesso universo e il libero utilizzo dei personaggi creati da altri. E 'stato molto divertente. Io aiuto George con la costruzione delle  trame e con l'editing e ora mi occupo di cercare in nuovi scrittori per il progetto.  Recentemente ho portato nel gruppo anche Paul Cornell e Ian Tregellis.

Nick:  Secondo te quali sono i motivi per cui la serie "Wild Cards"è diventata così popolare e quali sono stati i motivi della sua longevità?

Melinda Snodgrass: Credo che abbiamo realizzato un modo molto grintoso e reale di guardare al mondo dei Supereroi molto prima che il fenomeno diventasse di moda. Penso che sia durato nel tempo perché abbiamo avuto buoni scrittori e personaggi interessanti, davvero convincenti che a cui i lettori si sono affezionati.
Edizione italiana del primo volume
di Wild Cards creato da George R.R. Martin
e curato da Melinda M. Snodgrass

Nick:  Da molto tempo si parla di un probabile film su "Wild Cards" sceneggiato da te. Ci sai dire qualcosa in più in proposito?

Melinda Snodgrass: Ci sono alcune grandi novità in arrivo da Hollywood, ma non posso ancora anticiparti niente.

Nick:  Uno dei tuoi lavori riguarda la serie sul personaggio di Richard Oort ( anche conosciuta come "The Edge Series"). L'ultimo volume della serie The Edge of Dawnè uscito recentemente. La serie tratta del conflitto tra religione e scienza, tra certezza e dubbio. Da dove nasce l'interesse per questo tema?

Melinda Snodgrass: E' cominciato tutto durante il Capodanno del 1999. Stavo bevendo drink con degli amici - Walter Jon Williams, Steve Gould e Laura Mixon mentre stavamo guardando i festeggiamenti in corso in tutto il mondo.  Mi è capitato di pensare a voce alta, "Siamo al'alba del 21 ° secolo e sembriamo diventare sempre più stupidi e superstiziosi invece di abbracciare scienza e  tecnologia. La gente crede in sciocchezze come  gli angeli custodi, i tarocchi, e il potere di guarigione dei cristalli invece di credere nella chimica, biologia, astronomia, ecc. Perché avviene tutto questo?" Da qui è nata l'idea di  creature provenienti da dimensioni alternative che si nutrono di emozioni oscure e sono la base per tutti i nostri Dei e miti . Mi piace scrivere questo tipo di libri e spero di arrivare a scrivere un quarto capitolo per concludere la storia. Dentro di me ho saputo quale dovesse essere la scena finale di tutta la storia sin dal momento  in cui ho scritto la prima pagina del primo libro.

Nick: Raccontaci qualcosa del tuo "alter ego" letterario Philippa Bornikova

Melinda Snodgrass: Philippa è nata a causa delle aspettative dei lettori. I lettori che amano i miei libri del ciclo The Edge potrebbero essere delusi da questi libri più leggeri così ho creato un alter ego. Ho di nuovo usato la mia formazione giuridica per creare il mondo e il personaggio. Il terzo libro è stato consegnato all'editore Tor quasi 2 anni fa, ma non ho ancora ricevuto le mie note editoriale  quindi non ho idea di quando quel libro uscirà.

Nick:   Ci daresti una tua definizione di fantascienza?

Melinda Snodgrass:  Credo che l'unica differenza tra fantascienza e fantasy sia "l' arredo". Se ci sono astronavi è fantascienza. Se ci sono unicorni e gli elfi è fantasy. Ma entrambi sono letterature del "Cosa succederebbe se ?" La fantascienza, in particolare, fornisce spesso un parere sugli eventi  dei nostri giorni. Credo che la fantascienza aiuti a preparare il pubblico per i grandi cambiamenti  tecnologici e biologici. Quando hanno clonato la pecora Dolly la  mia prima risposta è stata "Perché ci hanno messo così tanto?" Per la  mia matrigna invece la cosa era spaventosa e sorprendente. Quando le ho detto che avevo scritto per 30 anni di queste cose prima che avvenissero nella realtà  la cosa ha contribuito a calmarla

Nick:  Tra i tuoi colleghi scrittori quali segui con maggiore attenzione ed interesse?

Melinda Snodgrass:  Ci sono così tanti scrittori che amo  leggere - Paul Cornell, Max Gladstone, Django Wexler, George, naturalmente, David Anthony Durham, Dorothy Dunnett. In realtà Dorothy (1) non sono mai nessuno  riuscita ad incontrarla, ma ritengo che lei sia stata una brillante narratrice. Sono anche una grande lettrice di gialli.

Nick:  Progetti per il futuro:a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Melinda Snodgrass nel prossimo futuro?

 Melinda Snodgrass: Sto concludendo il secondo libro della mia serie di space opera, Imperials. Il primo libro The High Ground sarà in vendita a luglio 2016. Sto facendo alcuni lavori per  Hollywood. Dopo probabilmente andrò anche  a iniziare il quarto libro della serie Edge.


Nick : Bene,è tutto. Ti ringrazio ancora e nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: c'è qualche domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Melinda Snodgrass:  Non riesco a pensare a niente di nuovo. Quelle che mi hai fatto sono state domande divertenti ed interessanti. Grazie per avermi voluta intervistare.

Note:
(1) Dorothy Dunnett era una scrittrice inglese di gialli storici morta nel 2001.

INTERVIEW WITH MELINDA M. SNODGRASS. - THE ENGLISH VERSION!



Today I propose my interview with the American writer and screenwriter Melinda M. Snodgrass (his site is  HERE and  HERE are the dossier that I have dedicated to the writer). I want to thank Melinda  for her kindness and for her availability.To all of you readers I hope you enjoy reading!

Nick:  Hello Melinda
Welcome to Nocturnia Blog, it is an honor having you as guest. and thank you for accepting this interview.
As a first question I'd like to talk about your beginnings and the path you have taken before becoming a writer
There is a phrase of that time I was very impressed by to justify your legal practice's less : the phrase saying something like this "that you still liked law but no more Lawyers". What did you mean by that?

Melinda M. Snodgrass: The law itself is a grand and noble thing. I revere the American Constitution. We sometimes fall short and fall in our dedication to the legal principles upon which the United States if founded, but it gives us something to strive for. Unfortunately in the day to day practice of law it seemed that many lawyers were more concerned about their billable hours then they were about the law. I didn’t enjoy that so I quit.

Nick: You Always said that two people in particular motivated you to try your hand in the writing and in particular in the scripts: your friends and colleagues Victor Milan and George R.R. Martin. Would you talk about them?

 Melinda M. Snodgrass:  Vic and I met when I was about to start law school, and he was just back from a backpacking trip in Europe. He was already a writer. We played role playing games together, and Vic was also a singer so we need a number of musical comedy shows together. He was one of the knights when I sang Guinevere in Camelot. He knew I was unhappy in the law firm and one day he said, “I bet you could write it you tried.” So I started writing in the evening with Vic giving me writing advice and reading what I had written. Once I started selling I could quit practicing law. Vic and I even wrote a book together called Runespear. It had the ugliest cover ever seen so it didn’t sell very well which was a shame. It was a fun book.

George and I met when he moved down to New Mexico. I was still a lawyer at the time, but he joined our gaming group and once I made my first sale he was the first person I told after Vic. It was out of the gaming group that Wild Cards was born — the shared world anthology that George and I created together and still edit together. It was George who got me into Hollywood. He had gone to work on The New Twilight Zone show and then onto Beauty and the Beast. He said if I’d write a spec script he’d show it to his agent. So I sat down and wrote The Measure of a Man, and Star Trek bought the script and then hired me. It launched my Hollywood career. George is my best friend.

Nick:  What were the writers and works that have influenced you most as a reader more than as a writer. Of course you can also mention movies, TV series, comics, music and anything else you can think of.

Melinda M. Snodgrass:  Tolkien, Heinlein young adult books, John le Carre, Georgette Heyer,

Nick:  What in particular did close you to science fiction?

Melinda M. Snodgrass:  The first book my Dad read to me was Verne’s20,000 Leagues Under the Sea. I think that did it. I loved science fiction from the very beginning. The first science fiction novel I read on my own was Burroughs A Princess of Mars. I just kept reading science fiction and still do.

Pics from "Measure of a Man"

Nick: between All of you written screenplays for Star Trek Next Generation I quite enjoyed the episode "Measure of a Man" (many consider as one of the best episodes of the series). How much did served your legal education to the drafting of that episode?

Melinda M. Snodgrass:   I couldn’t have written it if I hadn’t been to law school. Measure is based on an infamous Supreme Court decision called Dred Scott. It was whether a slave was a person or property. The court held he was property. I realized it would apply beautifully to Data.

Nick:  For "Star Trek Next Generation" as well as a writer you also worked as (and above) as executive script consultant and as Story Editor, which were your favorite characters and episodes of the series? And after some time what memories do you have left of that series?

Melinda M. Snodgrass:   Data was always my favorite character because he was the most human. It’s sadly ironic that the robot was the most interesting character. Star Trek was a difficult show. I don’t have a lot of good memories about working there. It wasn’t until I got to Reasonable Doubts that I realized being on a TV writing staff could be fun. I did learn a lot from my time on Trek about plotting, and Ira Behr was a real mentor to me.

Pics from "Pen Pals"
Teleplay by Melinda M.Snodgrass

Nick:   As A writer you wrote also good episode "Knight of Shadows" for the ill-fated series "Seaquest DVS", a supernatural tale of ghost ships for a series that, at least initially, had avoided this kind of stories. Tell us about that episode, its genesis and how it was received.

Melinda M. Snodgrass:  I was asked to submit a story for Seaquest. I thought it would be fun to do a ghost story. The sea has so many stories about ghost ships — The Flying Dutchman, etc. They agreed and it was fun to write. I have no idea how it went over. I hope people enjoyed it.

Nick:  One Other series you've worked for is the interesting "Profiler" for which you wrote four episodes between 1998 and 1999. In my opinion "Profiler" is a series worthy but found itself overwhelmed by the competition of other similar series . Your screenplays for "Profiler" represented a successful mix of investigative action and the deepening of the characters. How difficult is it to work on characters created by others?

Melinda M. Snodgrass:  It think it’s fun to try and get into the heads of characters that you didn’t create. It is one of the skills you need if you’re going to work in television. On a good show the show runner/creator lets you add to the characters, but you can’t change them completely. It’s actually challenging and writing is more fun when there’s a challenge. We do same thing in Wild Cards because we get to use each others characters in the stories.

Nick:  Are there differences in your work style between writing a screenplay and writing a history of fiction?

Melinda M. Snodgrass:  Writing scripts and writing prose are very different. In scripts it’s more about what you don’t say, and trusting the actors to do the work for you. In novels there is so much more description and internal dialog. Neither of which I enjoy. I think initially, when you are plotting it’s the same. I use a board, cards and different colored pens to work out the story for both a script and a novel. I love writing scripts. I enjoy writing novels.

Nick:   We speak now of Melinda Snodgrass fiction's writer . With your novel "Circuit" of 1986, begin to compose the series of "Circuit Trilogy". "Circuit" is about the attempt to build a kind of law and a  Legal constitution in  Space by your characters. Personally I've seen of you also a way to try to get closer of idealistic and positive sides of your former profession. Is it my rebuilding wrong?

Melinda M. Snodgrass:  I do think Circuit was my attempt to talk about the majesty of the law. My speciality was Constitutional law so it was fun to write these books. They also grew out of a biography of John Marshall, the first chief justice of the Supreme Court and how he used to ride circuit in Virginia even while he was on the court. I wanted to answer the question if the Constitution followed the flag.

Nick: . One of your new best known works is the cooperation is the series of  "Wild Cards" anthologies dedicated to eponymous shared universe edited by George R .R. Martin. Could you tell us how did this collaboration come about? I bring this up because I recently interviewed Walter Jon Williams who told me of your evenings of role play together.

Melinda M. Snodgrass:  Victor Milan author of The Dinosaur Lords gave George R.R. a game called Superworld for Christmas one year. George started running the game for us and we played it obsessively. two or three nights a week until 2:00 and 3:00 in the morning. George would stay the night at my house rather then drive back to Santa Fe that late. One morning he came out for breakfast and said, “We’ve got to find a way to make money out of this obsession.” He suggested a “shared world anthology”, and we started kicking around ideas. George had always disliked how most superheroes get their powers — bit by a radioactive ant, or my joking version — Struck by lightning while standing in a toxic waste dump. So I came up with the aliens and the virus that they were field testing on Earth. Then George went out and invited in other writers and we all got to play in the same universe and use each other’s characters. It’s been great fun. I help George with the setting up plots and the editing and now I bring in new writers too. I brought in Paul Cornell and Ian Tregellis.



Nick:  In Your opinion, what are the reasons why the series "Wild Cards" has become so popular and what were the reasons for his longevity?

Melinda M. Snodgrass:  I think we were doing a very gritty, real world look at superheroes before that was in fashion. I think it’s lasted because we’ve had good writers, and really compelling, interesting characters that readers care about.

Nick:  From A long time, it's talking about a possible movie of "Wild Cards" written by you. Can you tell us something more about it?

Melinda M. Snodgrass:  We have some big Hollywood news, but I can’t announce it yet.

Nick:   One Of your work relates to the number of Richard Oort (also known as "The Edge Series"). The last volume of the series The Edge of Dawn was released recently. The series is the conflict between religion and science, between certainty and doubt. Where did the interest in this subject?

Melinda M. Snodgrass:  It started on New Year’s Eve 1999. I was having drinks with friends — Walter Jon Williams, Steve Gould, Laura Mixon and we were watching the celebrations going on around the world. I mused aloud, “It’s the dawn of the 21st century and we seem to be becoming more foolish and superstitious instead of embracing science and technology.  People believe in nonsense like guardian angels and tarot cards, and crystal healing power instead of chemistry, biology, astronomy, etc.  Why is that?”” And then the idea of creatures from alternate dimensions that feed on dark emotions and are the basis for all our gods and myths was born. I love writing those books and hope to get to write a fourth book to wrap up the story. I’ve known the final scene since the day I wrote the first page on book one.

Nick:  Let's talk about your literary's "alter ego" Philippa Bornikova

Melinda M. Snodgrass:  Philippa was born because of reader expectation. The readers who like my Edge books might be disappointed by these lighter books so I created an alter ego. I again used my legal education to create the world and the character. Book three has been delivered to Tor almost 2 years ago now, but I still haven’t gotten my editorial notes so I have no idea when that book is going to appear.

Nick: Would you give us your of science fiction's definition?

Melinda M. Snodgrass: I think the only difference between science fiction and fantasy is “furniture”. If there are spaceships it’s science fiction. Unicorns and elves it’s fantasy. But both of them are the literature of “What if?” Science fiction in particular is often a commentary on current day events. I think science fiction helps prepare the public for big changes in technology and biology. When they cloned Dolly the Sheep my first response was “What took so long?” For my mother-in-law it was frightening and amazing. When I told her we had been writing about it for 30 years before it happened it actually helped calm her down.


Nick:  Between Your fellow writers who do you follow with more attention and interest?

Melinda M. Snodgrass: I have so many writers I love to read — Paul Cornell, Max Gladstone, Django Wexler, George of course, David Anthony Durham, Dorothy Dunnett. Dorothy isn’t actually anyone I got to meet, but I think she was a brilliant story teller. I’m also a big mystery reader.

Nick:  Future plans: what are you working on now and what do we expect from Melinda Snodgrass in the near future?

Melinda M. Snodgrass: I’m finishing the second book in my space opera series, Imperials. Book one The High Ground will be out July 2016. I’m doing some work in Hollywood. I’m probably going to start that fourth Edge book too.

Nick:  Well, That's all. Thanks again and greeting you I address the classic final Nocturnia question : is there any question that you would have responded willingly and yet I will not have it for?

Melinda M. Snodgrass:  I can’t think of anything. These were fun interesting questions. Thank you for interviewing me.

Nocturnia in finale al Premio Italia!

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Questo è un post inatteso, che scombina parecchi programmi ma che scrivo felice di darla  perché la cosa mi ripaga di tante piccole e grosse amarezze vissute nella mia vita privata negli anni scorsi.
Qualcuno di voi, quelli presenti sui social già conoscono la notizia, ma la novità è talmente importante che sono ben contento (ed è giusto farlo) di darla sul blog dove è praticamente nato tutto.


Anche quest' anno si sono concluse le fasi di segnalazioni per il Premio Italia, il concorso nato nel 1972 (ma si vota solo dal 1975 ) e gestito dalla World SF Italia
Scopo  dichiarato del Premio è quello di celebrare gli apprezzamenti del Fandom italico alle produzioni di genere fantastico anno per anno.
Col passare del tempo si sono aggiunte diverse categorie: miglior romanzo; miglior racconto, miglior curatore; miglior collana; miglior disegnatore e così via.
Naturalmente esiste anche una categoria Miglior Sito Web Amatoriale o Rivista Online Amatoriale
Ad ogni modo  la lista completa delle categorie e dei finalisti di quest'anno la potete trovare QUI.
Già negli anni scorsi Nocturnia ricevette qualche segnalazione, due nel 2012, tre nel 2013 via via in crescendo fino al traguardo delle nove segnalazioni dell'anno scorso

Una progressione lenta ma regolare, logico quindi che fossi molto curioso di capire come sarebbe andata stavolta.
Quindi, si ero decisamente curioso di capire se la cosa avrebbe fatto la differenza.
Il risultato?
Beh, eccolo qua.....
-Finalisti 2016
Sito web amatoriale o rivista online amatoriale

Finalisti:
- Holonomikon - http://holonomikon.wordpress.com

- Italian Klinzha Society - http://www.klinzha.it/
- La Zona Morta - http://www.lazonamorta.it/
- Nocturnia - http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.it/
- Star Trek Italian Club - http://www.stic.it/


Insomma, Nocturnia è in Finale!!!!! 
Per un piccolo blog come il mio è un gran risultato, m'inorgoglisce in particolare l'essere in competizione allo stesso livello di un sito che apprezzo e rispetto molto come La Zona Morta, il grande blog creato dall'esperto Davide Longoni, ma tutti i miei compagni di viaggio in questa grande avventura sono pezzi da 90  del  settore.
Ed è bello poterne fare parte.
Ma chi altri era stato votato?
Andiamo avanti  e scopriremo molti nomi noti:

Altri segnalati:

- HyperHouse, http://hyperhouse.wordpress.com (14 segnalazioni)
- Weirdiana - https://weirdianasite.wordpress.com (13 segnalazioni)
- Clarke è Vivo, http://www.clarkevivo.com/ (13 segnalazioni)
- La Bottega del Barbieri, http://www.labottegadelbarbieri.org/ (11 segnalazioni)
- Fantascritture https://fantascritture.wordpress.com/ (9 segnalazioni)
- Un blog senza pretese, http://blogsenzapre7ese.blogspot.it/ (9 segnalazioni) - Endòre - http://www.endore.it (8 segnalazioni)
- The Omega Outpost, http://theomegaoutpost.wordpress.com (7 segnalazioni)
- Doctor Who Italian Club - http://www.doctorwhoitalianclub.it (7 segnalazioni)
- Andromeda Rivista di fantascienza, http://andromedasf.altervista.org/ (6 segnalazioni)
- Gerundiopresente, https://gerundiopresente.wordpress.com/ (6 segnalazioni)
- UraniaMania, http://www.uraniamania.com/ (6 segnalazioni)
- Fantascientificast, http://www.fantascientificast.it/ (4 segnalazioni)
- TrueFantasy, http://truefantasy.altervista.org/ (4 segnalazioni)
- Future Shock Online http://www.futureshock-online.info/index. html (3 segnalazioni)
- Unknown to millions, http://unknowntomillions.blogspot.it/ (3 segnalazioni) - Minuti Contati, http://www.minuticontati.com/ (3 segnalazioni)
- https://kippleblog.wordpress.com (3 segnalazioni)


Meno di tre segnalazioni:
- Strategie evolutive - https://strategieevolutive.wordpress.com/ (2 segnalazioni) - Web TrekItalia, http://www.webtrekitalia.it/ (2 segnalazioni)
- Lokee - Il social network del Fantastico - http://www.lokee.it/ (2 segnalazioni)
- Cronache Bizantine http://zenosaracino.blogspot.it/ (2 segnalazioni)
- http://www.guerrestellari.net/ (1 segnalazioni)
- worldsf.it (1 segnalazioni)
- Tapirullanza Una vetrina di narrativa curiosa - http://tapirullanza.com/ (1 segnalazioni)
- Il tramonto dei morti viventi di Walter Catalano La zona morta (1 segnalazioni)
- Transustanziazioni blasfeme in David Cronenberg di Walter Catalano La zona morta (1 segnalazioni)
- Nuove Vie http://www.nuove-vie.it/ (1 segnalazioni)
- To Be Continued, http://tobecontinuedcomic.com/ (1 segnalazioni)
- Future Fiction, http://www.futurefiction.org/ (1 segnalazioni)
- FantasyNow.it, www.fantasynow.it (1 segnalazioni)
- Caponata Meccanica (1 segnalazioni
)
- Il giorno degli zombi, https://ilgiornodeglizombi.wordpress.com/ (1 segnalazioni) 

- Biblioteca Galattica, http://www.bibliotecagalattica.com/ (1 segnalazioni)
- The obsidian mirror - http://insidetheobsidianmirror.blogspot.it/ (1 segnalazioni)
 

  -lezionisuldomani.wordpress.com (1 segnalazioni)
- Uno &Nessuno &Centomila, www.unoenessunoecentomila.blogspot.it (1 segnalazioni)
- IF http://insolitoefantastico.blogspot.it/ (1 segnalazioni)
- Esescifi, www.esescifi.com (1 segnalazioni)
- La fantascienza è femmina, https://lafantascienzaefemmina.wordpress.com/ (1 segnalazioni)
- Ilyon l'isola dell'informazione, http://www.isolaillyon.it/ (1 segnalazioni)
- The Incipit www.theincipit.com (1 segnalazioni)
- C'è fantasy e True Fantasy (1 segnalazioni)
- Associazione Culturale Sassari Cosplay - http://www.sassaricosplay.it/ (1 segnalazioni)
- Skan Magazine, http://skanmagazine.sourceforge.net/ (1 segnalazioni)


Insomma, una scelta varia, quasi tutto il mondo della blogosfera italica, mi complimento in  particolare con gli amici DereK;  Gardy;  Andrea Viscusi; con il gruppo di UraniaManiacon Davide Mana, con TOM e con Lucia che hanno ottenuto dei voti, perché ogni voto è la manifestazione di stima di almeno una persona e la stima è qualcosa che non ha prezzo in questo mondo ultracompetitivo.

Non è comunque finita quì:
Già, perché nella categoria Fan compare un certo:

- Nicola Parisi, blogger (4 segnalazioni)


E che un paio delle mie interviste abbiano ottenuto almeno una segnalazione nella categoria Articolo su pubblicazione AmatorialeSono contento, non lo nascondo, è una bella sensazione.
Ma io non ho fatto niente: il merito è tutto vostro e vi debbo tutti i miei profondi ringraziamenti.
Ringrazio voi che mi seguite, voi che commentate sempre, che sopportate i miei strafalcioni: Ringrazio chi mi ha votato, chi ha fatto campagna elettorale per me, chi mi sostiene in ogni occasione, anche chi mi ha accompagnato per un breve tratto e poi è andato per la sua strada perché la natura della vita è anche questa.
Ringrazio tutti voi che avete reso speciale questo momento.
Siete voi ad essere speciali, ve lo dico di cuore!


Non è ovviamente finita qui: da lunedì si apre la seconda fase, quella  delle votazioni per i finalisti questo in attesa del grande finale alla Starcon \Italcon di Bellaria il giorno 21 maggio.
Come andranno le cose?
Ce lo racconteremo più avanti, per adesso mi godo questo momento.
Buon Fine Settimana a tutti.
E tanti complimenti  a tutti i finalisti di tutte le categorie!

UT, L'UOMO DELLE OMBRE

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Ut letto da Cristiana Astori

                  A " Nocturnian" Guest Post.

 “Di nulla doveva essere fatta una copia, di nulla poteva esistere il duplicato... (…) ma quando il quadro venne svelato (…) l'ombra dietro la donna era la mia.”
(da: Ut n.1, di Roi-Barbato, Sergio Bonelli Editore)



In un'epoca come la nostra, che va oltre il postmoderno, leggere Ut è un'esperienza sorprendente, oserei dire un'esperienza antemoderna.
Le storie nate nell'era postmoderna, infatti, attingono a una fitta rete di rimandi e citazioni: la prima cosa che ci viene detta quando ci accostiamo a un libro o a un film, è sempre del tipo “se ti è piaciuto Games of Thrones, oppure Harry Potter, o le storie di zombie e vampiri, o se sei un amante dell'urban fantasy eccetera... allora questa storia ti piacerà.”
Il meccanismo del marketing è sottile: in apparenza ti viene incontro suggerendoti un prodotto che incontra i tuoi gusti, ma a livello subliminale ti impone un'identità costruita a tavolino in base alla moda del momento.

In Ut tutto questo non accade: intanto perché Ut non appartiene a nessun genere, e può essere definito soltanto per quello che non è. Ci troviamo dinanzi a una storia che non può essere raccontata alle presentazioni, né descritta nelle cartelle stampa: l'unico modo per entrare nel mondo di Ut è leggere Ut.

Attraverso le pagine del fumetto si crea infatti quel legame che Stephen King definisce telepatico, tra autore e lettore, i quali finalmente balzano al centro dell'opera e se ne riappropriano, senza alcuna mediazione promozionale.
Per leggere Ut è necessario spogliarsi di tutti i referenti del nostro mondo, persino dalla nostra stessa natura di esseri umani, visto che i personaggi non lo sono.
Il lettore viene catapultato in un mondo nuovo e apocalittico di cui non si conoscono le regole, e i cui personaggi si comportano in modo spiazzante, vanificando i codici di comportamento che pensavamo di aver acquisito.

Le vie della fame”, il titolo del primo volume, è un po' la metafora della fame del lettore, che spogliato di tutti i suoi punti fermi, è alla ricerca di una conoscenza che gli permetta di orientarsi.
Raccontami una fiaba e io mi sazierò” dice la bambina a Ut, e in questa dichiarazione si legge la fiducia nel potere della narrazione fantastica che ci guida fin da bambini alla scoperta del mondo.
L'importanza della parola è dunque fondamentale, ed è rispecchiata nell'uso di termini insoliti, come mastaba, astragalo o i nomi arcaici dei personaggi che ci fanno riscoprire il fascino dell'inusuale.
Ciò che è narrato sembra avere maggior consistenza di ciò che accade davvero: oltre all'inquietante fiaba che chiude la storia, uno dei motori dell'albo è la ricerca da parte del misterioso Iranon, del Diario di Hog, che contiene i suoi sogni e dunque la chiave per l'autoconoscenza.


Non è un caso, secondo me, che il protagonista del Diario abbia le sembianze di Umberto Eco, il pensatore per antonomasia che ha posto l'ironia al centro dei suoi scritti, persino come soluzione del suo più celebre romanzo. L'ironia è infatti uno degli aspetti dominanti in Ut: la si avverte nei dialoghi surreali, nelle situazioni stranianti; si configura come arma di distruzione, ma nello stesso tempo di ricostruzione.

Un altro elemento forte su cui si muove la storia è quello dell'istinto. Ut è infatti una creatura primitiva e violenta, ma dall'anima di bambino, un novello Frankenstein che si rapporta al mondo senza secondi fini o mediazioni: l'unico personaggio che indossa una maschera, ma in realtà l'unico che non si nasconde mai.
Questo non è il solo ossimoro di Ut, che, proprio come l'ironia, si snoda attraverso opposti e paradossi.
È la prima volta che Corrado Roi ci regala una storia, e non potrebbe essere una storia diversa: come i suoi disegni viene fuori dal contrasto tra il buio e la luce, il chiaroscuro e le ombre.

Cristiana Astori ha letto e recensito UT

I disegni oscuri ed espressionisti di Corrado Roi e gli efficaci dialoghi di Paola Barbato sono la via iniziatica che ci conduce nel profondo, una sorta di alchemica opera al nero che unisce il maschile e il femminile, per rivelare junghianamente il simbolo, in cui Ut si trasforma in Tu... Tu Lettore, il vero protagonista del misterioso Viaggio verso la conoscenza di te stesso.

© Cristiana Astori, marzo 2016

Nota dello Zio Nick: cosa è "Visti da Lontano"?

Ciao gente! Vi debbo una spiegazione, ma come lo Zio Nick dichiara, giura e spergiura di non amare i guest post e poi in tempi ristretti ne pubblica ben due (il precedente è quello di Marco Lazzara) ?
Un motivo c'è: come sapete ho sempre cercato di rendere Nocturnia un punto d'incontro per gli appassionati, un luogo dove si potesse discutere delle cose che a noi piacciono, ma senza le isterie da prime donne, le guerre tra bande, o le polemiche che- purtroppo -in rete sono diventate sempre più diffuse.
Insomma un luogo dove il padrone di casa avesse certo il proprio nome iscritto sul campanello ma dovesse anche l'obbligo di far sentire a proprio agio tutti quanti, indipendentemente da come la sipensasse.
In questi anni sono nate amicizie, collaborazioni e tante altre meraviglie che non sto qui a ripetere ma che hanno fatto progredire Nocturnia finora.

L'altro giorno è stata proprio una di queste amicizie, la brava Cristiana Astori a farmi venire un'idea.
Cristiana aveva scritto una articolo su UT la nuova miniserie Bonelli, in edicola dal 22 marzo e mi ha proposto di pubblicarla proprio su Nocturnia, considerandola come sede adatta per il suo post.

Ormai mi conoscete, la cosa ha fatto in modo che il mio unico neurone superstite si risvegliasse, cominciasse a fingere di lavorare e mettesse su qualche idea sulla quale io da gran schiavista quale sono me potessi poi approfittare.
Quindi questo post oltre al piacere di ospitare la grande Cristiana Astori rappresenta un esperimento, il tentativo di lanciare una nuova rubrica aperiodica nella quale ospitare interventi sulla vita, l'universo e tutto quanto da parte di scrittori professionisti.
Se la cosa piacerà, anche se i guest post continueranno a rimanere un' eccezione, di tanto in tanto in maniera aperiodica potrei utilizzare questa rubrica per ospitare articoli o recensioni scritte da professionisti del settore.

Anni fa, collaboravo con una blogzine dedicata al mondo della fantascienza) chiamata IFET, qualcuno tra voi se la ricorda? Per quella blogzine creai una rubrica chiamata Visti da Lontano, nella quale ogni volta una persona diversa ( e stiamo parlando di blogger bravissimi ) che non avessero mai letto niente riconducibile alla fantascienza, che non avessero mai nemmeno visto un film, che magari fossero anche pieni di preconcetti in proposito si cimentassero nella visione o nella lettura di un capolavoro del settore.
Bene, vi assicuro che vennero fuori un sacco di gustose e piacevoli sorprese e quella rubrica mi diede moltissime soddisfazioni.
Oggi IFET ha chiuso i battenti, anzi dal gennaio di quest' anno è completamente off line, quindi mi riapproprio della mia vecchia rubrica dandole una seconda incarnazione.
Come ogni genitore mi auguro che questa mia creatura riesca presto a camminare con le sue gambe, nel frattempo però diamo un caloroso bentornato, sicuri che non sarà nemmeno l'ultimo a Cristiana Astori (che ringrazio per il bel regalo che mi ha fatto)
Per chi volesse approfondire:
- Piccola Biografia di Cristiana Astori
-Intervista rilasciata a Nocturnia.

Per le illustrazioni pubblicate  nell'articolo © Sergio Bonelli Editore

I SERIAL DI BATMAN DEGLI ANNI 40 - Seconda Parte.

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La prima parte è uscita QUI.

Nel 1949 la guerra era ormai finita da tempo, l'America l'aveva vinta eppure certe cicatrici rimanevano ancora profonde.
Rimaneva anche la voglia di divertirsi, il desiderio di cambiare pagina.
Lentamente si tornava alla vita.
C'era qualcosa però che non si era mai arrestato nemmeno nei giorni peggiori, qualcosa che aveva fornito speranza al cittadino medio, che lo aveva distratto per qualche momento dai pensieri della giornata.
Si trattava di forme di quello che oggi chiameremmo Cultura Popolare, come il Cinema ed i Comics, meglio se fusi in un unica veste. quella dei serial cinematografici.

Così dopo la guerra si decise di dare una sorta di seguito a quel primo imperfetto serial di Batman.

- "BATMAN AND ROBIN " (1949).

A volere fortemente questa sorta di secondo atto fu ancora una volta la Columbia, anche se per una precisa volontà del produttore Samuel Katzman il capitale messo a disposizione per il serial fu perfino inferiore rispetto a quello del primo capitolo. Niente per cui sorprendersi, Katzman nel corso degli anni si era fatto la reputazione di produttore estremamente taccagno, particolarmente a suo agio nel realizzare film o serial in condizioni  di estrema ristrettezza economica.


Nel corso dell'anno precedente l'uomo si era fatto notare grazie a diverse produzioni realizzate in contemporanea, tra cui un altro serial, dedicato a Superman (di cui prima o poi parleremo) e nel corso del tempo avrebbe implementato questa sua caratteristica finendo nel corso degli anni 50 col lavorare contemporaneamente anche su 15 film l'anno, spesso di fantascienza (tra cui va citato almeno il semi classico La Terra contro i Dischi Volanti) e quasi tutti realizzati con budget ridicoli.




La cosa si nota particolarmente in questo Batman and Robin: i costumi dei due protagonisti vengono realizzati con molta meno cura rispetto al precedente serial. Se nel Batman del 1943 il 
cappuccio del protagonista era stato realizzato dotandolo di due enormi protuberanze più simili alle corna di un diavolo che ad un pipistrello e se, sempre nel 1943, lo stesso cappuccio rischiava di scivolare in continuazione dal volto dell'attore, adesso nella nuova versione non solo tutte queste caratteristiche sono ancora presenti ma vengono perfino aggravate: l'intero costume batmaniano in molte scene sembra perfino troppo grande per l'attore che lo veste. 
Peggio andò al Robin della nuova versione con il sidekick costretto ad indossare un collant femminile sulle gambe al posto di un più costoso tessuto.

La cintura di Batman?
Una striscia di tela
Decisione questa responsabile di diversi momenti di umorismo involontario, è il caso di una scena rimasta famosa in cui l'uomo pipistrello caccia fuori una intera fiamma ossidrica dalla cintura.
Inoltre anche in questo secondo capitolo al posto della BatMobile venne impiegata una macchina più comune, in questo caso un nuovo  modello di  Mercury 


Avete bisogno di un passaggio? 

I realizzatori dovettero affrontare anche un altro tipo di problema: il tempo era davvero passato per tutti ed anche per Lewis Wilson e per Douglas Croft, gli interpreti del primo serial, i due erano ormai indisponibili per il ruolo ( e sinceramente non so nemmeno se furono presi in considerazione per questa seconda avventura)
Bisogna comunque considerare che sia Croft che Wilson non solo non erano mai entrati nel giro grosso ma negli anni immediatamente successivi al termine del secondo conflitto mondiale erano praticamente usciti anche dal giro delle produzioni minori

Jane Adamsè Vicki Vale.
Di conseguenza i due vennero sostituiti da un' altra coppia di attori.
E questo, per quanto possa sembrare un controsenso, rappresentò un punto di forza per Batman and Robin.
Uno dei lati positivi di questa seconda avventura.
La parte dell'Uomo Pipistrello venne affidata al trentacinquenne Robert Larkin Hanks, meglio conosciuto col nome d'arte di Robert Lowery, un  giovane attore di Kansas City attivo da tempo e a suo agio sia in ruoli drammatici che in parti brillanti.
Decisamente più atletico (ed anche migliore come attore ) rispetto al suo predecessore, Lowery interpretò un Batman decisamente più credibile in confronto a quello di Wilson. 

Johnny Duncan (Robin ) e Robert Lowery ( Batman)
in una scena del serial.
Cambiò anche il ruolo del ragazzo meraviglia, dal momento che Katzman s'impuntò personalmente nella scelta di un ventiseienne ex ballerino newyorkese (all'epoca si disse scelto apposta per la sua bella presenza) rispondente al nome di Johnny Duncan
Sia come sia l'interazione tra i due protagonisti funzionò creando  delle scene riuscite all'interno delle varie puntate.
In seguito i destini dei due non avrebbero potuto essere più diversi: se Lowery riuscì a ritagliarsi un suo spazio come interprete sia per il Cinema che per la Televisione fino a tutti gli anni sessanta. Duncan invece si ritirò quasi subito, facendo solo sporadiche -e  non sempre accreditate -apparizioni in film scult come iquel Plan 9 from Outer Space girato dal famigerato Ed Wood jr considerato (all'epoca in tono ironico e denigratorio. oggi quasi con venerazione) dagli appassionati come "il Film più brutto di tutti i tempi"
Il primo sarebbe poi  morto quasi dimenticato nel 1971 mentre il secondo, diventato un ottimo imprenditore, sarebbe invece scomparso poche settimane fa, nel febbraio 2016 a 92 anni.
Fino all'ultimo aveva partecipato a diverse mostre di fumetti (di cui era appassionato ) in qualità di ospite d'onore.

Ad arricchire il cast ci furono altri due discreti artisti: la bella e polposetta Jane "Poni"Adams, nel ruolo di Vicki Vale e Lyle Talbot che espresse un buon Commissario Gordon.

Ottimi caratteristi, i due comprimari sarebbero diventate presenze costanti in tante produzioni horror e sci fi di serie B o Z.
La Adams soprannominata "Poni" per via della sua passione per l'equitazione si era fatta conoscere nel 1945 partecipando al film House of Dracula mentre per quanto riguarda Talbot fu molto attivo anche in televisione fino a buona parte degli anni '80 ( piccola curiosità: anche lui fu coinvolto da Wood, stavolta accreditato, in Plan 9 )
Insomma, il cast contribuì a salvare in parte la qualità di questo secondo serial, che oltretutto si distinse, da un lato per le forti atmosfere "crime", dall'altro per una maggiore fedeltà alle tematiche del fumetto originale.
Certo, i tempi del politically correct erano ancora lontani, ma qualcosa era già cambiato rispetto al clima vissuto e mostrato nel Batman del 1943: gli ex nemici di qualche anno prima si stavano trasformando lentamente in alleati, di conseguenza in questo caso gli autori inserirono meno commenti anti tedeschi o anti nipponici, meno scene razziste, meno patriottismo esasperato.

La mentalità era ancora totalmente W.A.S.P perlomeno stavolta si ebbe  un po più di buon senso.
Questo cambio di visione risulta evidente in particolare nella scelta dell'avversario, laddove in Batman il villain era stato uno scienziato giapponese, stavolta si optò per un più classico criminale mascherato. Indubbiamente si preferì andare sul sicuro creando non un personaggio dotato di super poteri ma l'ennesima figura di scienziato pazzo.
Però Wizard, questo il nome del "cattivo" si rivelò un idea azzeccata, soprattutto grazie al mistero sulla sua identità che oltre a sviluppare molto l'aspetto "investigativo" del serial, contribuì ad aumentare l'interesse degli spettatori che settimana dopo settimana continuarono a tornare nelle sale cinematografiche col desiderio di scoprire quale fosse il vero volto del criminale.
Identità scoperta, come da tradizione, solo nel corso dell'ultimo episodio.

Già, perché anche in questo caso il serial fu proposto nel cinema americani in 15 puntate.
I titoli?
Estremamente fumettosi:

  1. Batman Takes Over(trasmesso nelle sale americane il 26/05/1949)
  2. Tunnel of Terror 
  3. Robin's Wild Ride 
  4. Batman Trapped! 
  5. Robin Rescues Batman! 
  6. Target - Robin! 
  7. The Fatal Blast 
  8. Robin Meets the Wizard! 
  9. The Wizard Strikes Back! 
  10. Batman's Last Chance!
  11. Robin's Ruse 
  12. Robin Rides the Wind 
  13. The Wizard's Challenge 
  14. Batman vs. Wizard 
  15. Batman Victorious




Anche Batman and Robin ebbe un discreto successo, però lentamente il periodo d'oro dei serial stava terminando, ben presto sarebbero arrivate altre fonti d'intrattenimento.
Nuovi modi di fare spettacolo.
Uno di questi si sarebbe chiamato Televisione.
Questa però è un'altra storia.

Accade in Italia #12- Easter Edition

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O come si direbbe nell'idioma dantesco "EdizionePasquale"
Tra pochi giorni sarà infatti Pasqua (AUGURI A TUTTI GENTE!!!!!!!!!!!!) e così ne approfitto per consigliare ancora qualche lettura in occasione dei giorni di ferie che (spero e vi auguro ) voi possiate vivere.
Tanto per mantenere la tradizione della rubrica Accade in Italia anche questa puntata speciale è arricchita da una pregevole illustrazione di Alessia. H.V. del blog Sicilianamente.

"The Gorge"
illustrazione di Alessia.


Cominciamo?



1) "JOSHUA" DI MASSIMILIANO RICCARDI.

Il primo libro che segnalo è uscito diversi mesi fa, inoltre è stato scritto da un amico, io però dal momento che sono un cafone, all'epoca promisi che ne avrei parlato su Nocturnia, però....
Beh, da allora ne è passata di acqua sotto i ponti.
Oggi, mantengo finalmente quella promessa fatta a novembre 2015 scusandomi per il ritardo.


 Titolo:  Joshua.

Editore: Cinquemarzo

Euro: 10,20
ISBN88-6970-031-3 - EAN9788869700316

Il male esiste. Esistono gli uomini che lo commettono come ci sono coloro che cercano di fermarlo. Ma tutto ciò che è malvagità è davvero definito e facile da riconoscere? Chi agisce nella zona d'ombra commettendo atti miserabili e sempre e soltanto lui a essere un mostro? Forse pensare al singolo atto di cattiveria distrae da quello che è il vero problema. "La fabbrica dei mostri". Esseri spregevoli insospettabili. Con le loro azioni lasciano in eredità un fardello di marciume e squallore che alimenta l'infinita e tragica "catena di montaggio" produttrice di dolore e sofferenza. A causa di una serie di efferati delitti che sconvolgono una tranquilla cittadina di provincia, gli investigatori si troveranno a ripercorrere, ognuno secondo le proprie inclinazioni e livello di sensibilità, il sentiero dell'oscura memoria. Un serial killer spietato e la sua macabra follia, saranno lo spunto per porsi domande fondamentali sulla vita, sull'amore, sull'infanzia rubata e tradita
QUI trovate tutti i link utili.

2) ESCE "ALIA EVO 2.0".

Mi scrive Massimo Citi, un altro grande amico per parlarmi del nuovo numero di ALIA.

ALIA è una parola che non esiste nella lingua italiana.
Solo per il momento, forse.
Ma per un gruppo di persone, autori e lettori, ha un significato ben preciso fin dal 2003, ovvero
dalla data della prima edizione di un'antologia divenuta leggendaria.
Significa fantastico – gotico, steampunk, space opera, distopia, horror, fantastico quotidiano, ghost
story, fantasy, weird – scritto da autori italiani e autori stranieri. Siamo arrivati alla dodicesima
edizione e alla seconda edizione in formato digitale.
Ma questa dodicesima edizione ha una particolarità: è scritta soltanto da autori italiani. Diciassette
autori che hanno deciso di unirsi in un'operazione bizzarra e inattesa nel panorama italiano,
accostando i loro testi e creando un'antologia di cinquecento pagine. Un'antologia virtuale, perché
l'edizione elettronica è una conferma alla nostra visione corale della narrativa.
Siamo fuori moda, lo ammettiamo.
Siamo superati; collaboriamo piuttosto che litigare, leggiamo prima di scrivere, pensiamo prima di
parlare.
Il risultato l'avete davanti a voi: un testo felicemente ricco di sfumature e carico di visioni:
allucinanti, spaventose, remote o malinconiche

ALIA Evo 2.0è:

Consolata Lanza,
vive e lavora a Torino. Legge, scrive e tiene un blog, Anaconda Anoressica. È molto fiera di avere
partecipato al progetto ALIA fin dall’inizio e di essere collaboratrice di LN-LibriNuovi nonché
pubblicata da CS_libri. Tutte le sue opere, in cartaceo e in digitale, possono essere trovate su
Amazon o presso la casa editrice digitale DuDag. Sempre più spesso i suoi lavori, anche quando
non sono esplicitamente di argomento fantastico, come la maggior parte dei suoi racconti, sfumanonel surreale e, talvolta, nel fiabesco. E questo la dice lunga sul suo rapporto con la realtà.


Eugenio Saguatti,
Nato a Bologna nel 1968, in piena contestazione studentesca. I fumi delle molotov, respirati in
fasce, hanno lasciato il segno.
Per lungo tempo ho tentato di fare la persona normale e a modo, ma ho fallito. Dopo una
imbarazzante serie di insuccessi lavorativi — fabbro, venditore di enciclopedie, elettricista,
tornitore, magazziniere in un atelier di moda (per cinque giorni), giornalista (per tre anni),
pubblicitario, insegnante di grafica — mi sono arreso: sarò scrittore, o morirò nel tentativo.
Ho pubblicato un centinaio di racconti e, nel 2010, il mio primo romanzo. Piuttosto che dare alle
stampe il secondo, l’editore dichiara fallimento. Ricomincio daccapo, di nuovo. Al momento
sbarcatore di lunario professionista, pago i conti con lavoretti da grafico, fotografo, verniciatore di
ringhiere.


Vincent Spasaro,
ha pubblicato il dark thriller paranormale Assedio (Mondadori 2011, ripubblicato nella versione
originale da Anordest a Settembre 2014) e il dark fantasy Il demone sterminatore (Anordest 2013).
È stato tre volte di seguito finalista al Premio Urania e una al Solaria. Ha curato per anni la collana di letteratura weird Fantastico e altri orrori delle Edizioni Il Foglio.

Massimo Citi e Silvia Treves


Danilo Arona,
scrittore, chitarrista e critico cinematografico. Tra le sue pubblicazioni: Melissa Parker e l’incendio perfetto (Dino Audino), Black Magic Woman (Frilli), Palo Mayombe e Cronache di Bassavilla (Flaccovio), L'estate di Montebuio (Gargoyle Books), Ritorno a Bassavilla (Edizioni XII), Malapunta — L’isola dei sogni divoratori (Cut Up), Finis Terrae e Bad Visions (Mondadori), Lacroce sulle labbra (Anordest) in coppia con Edoardo Rosati, Io sono le voci (Anordest), Vento
bastardo (Iris 4), L’autunno di Montebuio (NeroCafè) con Micol Des Gouges, Rock (Edizioni della
sera), Km 98 ancora con Edoardo Rosati (Anordest), Un brivido sulla Schiena del Drago (Larcher)
e Croatoan Blues (NeroCafè).


Maurizio Cometto,
nato a Cuneo il 29.09.1971. Tra i suoi libri pubblicati, il romanzo Il costruttore di biciclette (Il
Foglio 2006), la raccolta L’incrinarsi di una persistenza e altri racconti fantastici (Il Foglio 2008),
e il romanzo per istantanee Cambio di stagione (Il Foglio 2011). Ha pubblicato numerosi racconti in antologie, siti internet e riviste. Laureato in Ingegneria Meccanica, vive a Collegno.

Massimo Citi,
è stato essenzialmente un libraio, episodicamente uno scrittore. In questa veste ha pubblicato
qualche racconto in antologie varie, vinto il premio nazionale Omelas nel 2001 e pubblicato, tra gli
altri, l'antologia In controtempo per CS_libri, il romanzo UKR per DuDag, Luna lontana e
Settembre del ciclo della Corrente presso Amazon.it, Il perdono a dio, Coralinda e La testa tra le
nuvole presso LuLu. Appassionato di fantastico e di fantascienza ha pubblicato i suoi racconti nelle antologie Fata Morgana e ALIA. Questo racconto, come altri precedenti, è ambientato nei mondi
della Corrente.

Fabio Lastrucci,
nato a Napoli nel 1962. Scultore e illustratore, ha lavorato con le principali reti televisive nazionali
e il Teatro lirico nei laboratori Golem Studio e Metaluna. Nel 1987 disegna il fumetto La guerra di
Martìn, su testi di Francesco Silvestri. Come autore teatrale ha scritto lo spettacolo Racconti salati
(con F. Rea e F. Fiori), inoltre ha pubblicato racconti in riviste e antologie edite (tra gli altri) da Il
Foglio Letterario, CS_libri, DelosBooks e Dunwich.
Nel 2012 pubblica il saggio I territori del fantastico con le Edizioni Scudo e nel 2015 il saggio
Fantacomics con Delos Digital. Tra il 2014/15 pubblica con Dunwich edizioni l'horror L'estate
segreta di Babe Hardy, e con Milena Edizioni i romanzi Precariopoli e Il ritorno dell'Arcivento.
Collabora con interviste, recensioni e articoli con le riviste «Delos Science Fiction» e «Rivista
Milena».

Chiara Negrini,
Mantovana di nascita e piacentina d'adozione, ha pubblicato racconti per Delos Books e per
Edizioni Domino, esplorando vari generi: umoristico, fantastico, romance, drammatico.
Nel 2014 esordisce per i tipi di Edizioni Domino con il suo primo romanzo, Il Vampiro della Bassa,
urban-fantasy dal background umoristico che raccoglie l’eredità di un Giovannino Guareschi dai
contorni fantastici; scritto in dialetto mantovano-viadanese e con traduzione italiana a fondo. Il
lavoro le frutta il primo premio al Premio Nazionale Cittadella come miglior urban fantasy italiano.
Attualmente alterna la scrittura al disegno, attività a cui non ha mai rinunciato, e allo studio della
lingua giapponese.

Davide Zampatori,
Nato a Roma, nel 1986, lavora come sistemista in un parco divertimenti. Dal 2011 gestisce il blog
di racconti a puntate Menestrello Itinerante, mentre dal 2012 è uno degli autori di «Rivista
Fralerighe», collaborando nelle rubriche di fantastico. Nel 2014 Timeshifters, storia
precedentemente comparsa su Menestrello Itinerante, viene pubblicata con Lettere Animate Editore.
Il 2015 lo vede tra i fondatori del collettivo di scrittura «Scrittori in corso» di cui è anche curatore.

Consolata Lanza


Vittorio Catani,
pubblica fantascienza dal 1962. Dal 1990 collabora alla pagina culturale della «Gazzetta del
Mezzogiorno» con articoli su nuove tecnologie, futurologia, fantascienza. Ha al suo attivo cinque
romanzi, fra cui Gli universi di Moras (che vinse la prima edizione del Premio Urania Mondadori
nel 1990); Il quinto principio («Urania», 2009, Meridiano Zero, 2015); Per dimenticare Alessia
(romanzo non di “genere”, ed. CS Libri, 2007); inoltre sette volumi di racconti, tre di saggistica.
Collabora a Fantascienza.com, a «Robot», al trimestrale di ecologia online «Villaggio Globale» con racconti di fantascienza su temi ecologici. È stato tradotto in Francia, Germania, Svizzera,
Repubblica Ceca, Ungheria, Finlandia, Brasile, Giappone. Ha vinto 17 volte il Premio Italia per la
fantascienza; alla sua opera sono dedicate alcune tesi di laurea.

Valeria Barbera,
scrive dal 2011. Ha pubblicato un romanzo e racconti in antologie e riviste quali Robot e Writers
Magazine Italia. È stata finalista al Premio Robot e al Premio Francis Marion Crawford.

Paolo S. Cavazza,
Informatico di professione, fotografo per passione, Paolo Cavazza sognava da ragazzo di diventare
un emulo di Arthur C. Clarke. Il sogno è sbiadito nel corso della sua vita professionale, ma la voglia di scrivere è riemersa da quando ha lasciato il suo lavoro ed è, più o meno felicemente, in attesa della pensione. Oltre ad una disordinata collezione di file scritti negli ultimi venticinque anni su sistemi grandi e piccoli, da Windows al mainframe IBM passando per Unix, conserva una pila di dattiloscritti ingialliti e polverosi, che sono ora oggetto di accurate analisi stratigrafiche allo scopo di recuperare le cose migliori, ed eventualmente di riscriverle in una forma aggiornata.

Francesco Troccoli,
autore dei romanzi Ferro Sette(Curcio 2012 e Delos Digital 2016) e Falsi Dei (Curcio 2013 e Delos
Digital 2016), ambientati nel cosiddetto Universo Insonne. L'uscita di un terzo volume è prevista
per aprile di quest’anno. Del 2012 è Domani Forse Mai (Wild Boar), raccolta di racconti a cura
dell'associazione RiLL. Ha curato con Alberto Cola l’antologia Crisis (Della Vigna 2014) ed è
membro della Carboneria Letteraria, con cui ha pubblicato il romanzo collettivo Maiden Voyage
(Homo Scrivens 2014).


Mario Giorgi,
Nato a Bologna nel 1956, è stato co-autore e regista del gruppo comico Trioreno, ha scritto testi per radio e teatro, ha pubblicato Codice (Bollati Boringhieri 1994), Biancaneve (Bollati Boringhieri 1995), Sulla torre antica (Portofranco 1998),23 : 59 (Rai Eri 1999), Torpore (Portofranco 2001), Alter E (Un fagiano) (:duepunti 2010).


Fulvio Gatti,
è un giornalista, project manager e networker torinese, ma di radici monferrine. Ha pubblicato un
saggio su «Star Wars», racconti per svariate antologie, la sceneggiatura per un graphic novel edito
in Italia e Francia, tradotto volumi a fumetti dall'inglese, scritto e coprodotto cortometraggi e videoistituzionali. Ha collaborato con i più importanti eventi nazionali legati al fumetto e organizzato le manifestazioni «Libri in Nizza», «Festival del Paesaggio Agrario», «La notte degli ultracomics» e «Segno Critico» (le ultime due con il gruppo di lavoro Marley&Scrooge). Conduce il programma radiofonico e podcast «Sono solo nuvolette». È vicesindaco di un piccolo, ma meraviglioso, paese del Monferrato Astigiano.

Massimo Soumaré

Massimo Soumaré,
Torino 1968. È scrittore, traduttore, insegnante, saggista e ricercatore indipendente. Ha collaborato con riviste specializzate sulle culture orientali e con riviste di cultura letteraria italiane e giapponesi quali Quaderni Asiatici (Centro di Cultura Italia-Asia «G. Scalise»), Semicerchio (Le Lettere), Studi lovecraftiani (Dagon Press), Komatsu Sakyô Magazine (IO Corporation) e Ronza (Asahi Shinbunsha). Ha inoltre tradotto numerose opere letterarie di scrittori giapponesi moderni econtemporanei. Come autore, suoi racconti sono stati pubblicati in diversi volumi tra cui ALIA
(CS_libri), Igyô korekushon (Kôbunsha), Kizuna: Fiction for Japan (Brent Millis), Onryo, avatar dimorte (Mondadori) e sono stati anche editi in Cina, Giappone e USA.
Tra le sue ultime pubblicazioni, si segnalano il racconto Kareena edito in Robot 76 (Delos Books) e saggi inclusi in Aspects of science fiction since the 1980s: China, Italy, Japan, Korea (Trinity
College Dublin /Nuova Trauben) e nel volume I mondi di Miyazaki-Percorsi filosofici negli
universi dell’artista giapponese (Mimesis Edizioni) a cura di Matteo Boscarol.
Il volume Sekai no SF ga yatte kita!! Nipponkon fairu 2007 (Kadokawa Jimusho) che include due
suoi saggi si è aggiudicato in Giappone il Premio Seiun 2009 nella sezione non-fiction e Il Vampiro della Bassa (Edizioni Domino) di Chiara Negrini, opera di cui è co-autore, ha vinto il Premio Cittadella 2015 nella sezione miglior urban fantasy italiano.
Attualmente, insegna lingua giapponese presso il CentrOriente e la Fondazione Università Popolare di Torino, fa parte del comitato scientifico dell’associazione culturale di Bologna NipPop ed è membro del World Chinese-language Science Fiction Research Workshop.

Silvia Treves,
Scrive quando riesce a liberarsi del suo lavoro (docente di Scienze e Matematica, ma soprattutto
produttore di scartoffie virtuali). Scrive un certo numero di recensioni per LN, frequenta pochissimo i social network e scrive racconti di genere fantastico, spesso di fantascienza, che sono quasi sempre troppo lunghi. Il suo obiettivo è mettere insieme un racconto breve. Ha pubblicato numerosi racconti su Fata Morgana e su ALIA e per CS_libri il romanzo Sarà ieri. Ha vinto il Premio Omelas nel 2001 con il racconto Cielo clemente.

ALIA Evo 2.0
Curatori: Silvia Treves e Massimo Citi
disponibile in formato .mobi, .epub, .pdf e .azw3.
Pagine totali: 510,
€ 5,99
Link per l'acquisto: QUI.


Qualche settimana fa mi ha contattato Mario Pacchiarotti, un collega blogger che è anche autore per presentarmi la sua raccolta di racconti di fantascienza.

Quattordici racconti in totale, alcuni dei quali già pubblicati in varia forma, sia con editori che come indie, altri del tutto inediti. L’ambientazione fantastica viene sfruttata per giocare con le situazioni, spesso ribaltandole, coinvolgendo il lettore nella ricerca di risposte a domande complesse. L’ironia è una nota costante nella maggior parte di queste storie anche se in alcune si abbandona la leggerezza per affrontare temi più impegnativi. Il sorriso allora tende a farsi amaro, nonostante un’eco canzonatoria rimanga comunque percettibile. Tutto gira intorno ai difetti dell’uomo: razzismo, odio, passioni carnali, guerre, avidità e sfruttamento, egocentrismo. Per ogni situazione, per ogni racconto, un piccolo stralcio di fantastico viene creato solo per accogliere una storia, per creare una situazione da raccontare. Porre domande fuori dagli schemi, immaginare situazioni diverse da quelle che affrontiamo tutti i giorni, mettersi nei panni degli altri, sono tutti passi imprescindibile per la ricerca di qualsiasi risposta. Specialmente di quelle che coinvolgono l’animo umano e le sue mille sfaccettature. 

I racconti contenuti nella raccolta: 


Come ai vecchi tempi - Il figlio di Dio torna tra noi per una nuova missione di salvezza. Nasce in una favela brasiliana e conduce una folla oceanica… L’epilogo fornisce spunti di riflessione. 

Teutovirus - Uno scienziato fa una scoperta di grande importanza ma, spinto da un certo razzismo paternalista, decide di utilizzare questa conoscenza per cambiare i “cittadini inferiori”. Le cose non andranno come pianificato. 

Dente per dente - In un futuro inquietante la punizione per i reati contro la persona assume, grazie alla tecnologia, la forma del contrappasso. La realtà quotidiana rende però alquanto difficile considerare questa una forma di giustizia perfetta. 

Cena Vegana - Commesso viaggiatore con la passione per la gastronomia insegue nuovi sapori, esperienze nuove. Avrà forse più di quel che sperava. 

La soluzione - Un manipolo di soldati super specializzati utilizza una nuova arma per sgominare gli avversari definitivamente. Nessuna passione, nessun pentimento nel dare la morte. Ma il sapore della vittoria sarà duraturo? 

La valigia color ciclamino - Una strana valigia viene abbandonata su un aereo di linea. Una bomba? Semplice dimenticanza? Le caratteristiche dello strano bagaglio sono tali da innescare una progressione senza senso. 

Acqua su Marte - Gli uomini finalmente sbarcano su Marte. Sarà quindi svelato il mistero sulla presunta presenza di acqua. La missione avrà un successo inaspettato. 

Macellai - A volte la fede cieca nei propri principi ci porta a tradirli nella sostanza anche se apparentemente li seguiamo alla lettera nella forma. Il conflitto tra vegani e carnivori viene portato in questa piccola distopia alla sua estrema conseguenza. 
La preda perfetta - L’uomo è spesso un predatore nei confronti delle femmine della sua specie. Questa passione può risultare tuttavia piuttosto pericolosa. 

Il cacciatore - Le forze della natura si risvegliano di fronte all’ennesimo affronto dell’uomo. 

Inshallah - Oggi tocca a noi affrontare con l’accoglienza una migrazione di proporzioni bibliche. Chissà che il futuro non ci riservi qualcosa di diverso? 

Paleocoder - Siamo in un futuro dove programmare è un’arte dimenticata e riservata a pochi eletti, i Paleocoder, mentre i lavori più infimi nei data center vengono svolti da subumani appositamente creati. Ironia, sprazzi di futuro e puro gioco narrativo. 

Madre Terra - Viaggiare tra le stelle è possibile, dei portali ci consentono di viaggiare istantaneamente tra i mondi, ma solo se pesiamo meno di quaranta chili. 

La Strada - Un uomo, preso nei suoi pensieri, dimentica di uscire dall’autostrada e si trova imprigionato in un viaggio apparentemente senza fine. 





Mario Pacchiarotti


Link Utile:  QUI.

Link per l'acquisto: QUI.


Di Andrea Micalone ho già parlato in passato, qualche giorno fa mi ha ricontattato per chiedermi se avevo voglia di parlare anche del nuovo capitolo della sua saga fantasy.
Cosa che faccio con molto piacere.

Il Quarto Volume de “Il Tramonto della Luna”.


In un mondo sottomesso dalle menzogne, la pace ormai si regge sul potere dittatoriale della Mente. Tutte le popolazioni del Norrendal si sono inchinate a questo misterioso padrone, convinte che egli sia il salvatore del mondo e il distruttore dei Demoni.
Airalos e i compagni intanto continuano a combattere in segreto. Perseguitati come traditori, sulle loro teste pendono taglie tanto grandi da renderli i maggiori ricercati del continente. Questo però non può fermarli.
Ha inizio così un’ultima, tremenda missione: dovranno scoprire le origini del terrificante nemico per tentare di affrontarlo. Rivelando il suo passato, forse sarà possibile porre fine al suo spaventoso futuro.

In un mondo dal cuore corrotto, l’unica possibilità che rimane è seguire i propri principi morali sino alla morte.



Pagine:190
Genere: fantasy
Serie: Il Tramonto della Luna
ISBN: 9788892559523

Eccovi alcuni link per l'acquisto:
Amazon:http://www.amazon.it/Il-Tramonto-Della-Luna-Diadema-ebook/dp/B01CB8HMK4/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1456657294&sr=1-1 








Ok, anche per oggi è tutto.
Ancora una volta vi auguro una Buona Pasqua!
La solita domanda finale che faccio giusto per curiosità mia, quale tra queste proposte vi incuriosisce di più?

TALKING ABOUT JOSE' FONOLLOSA.

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Riprende anche Il Giro d'Europa a Fumetti.
Tra pochi giorni vi proporrò una piccola intervista con il disegnatore spagnolo José Fonollosa, un artista moto conosciuto e tradotto anche da noi, sia per le sue serie ad argomento "zombesco" sia per i volumi dedicati alle sue tanto amate gatte, volumi che hanno fatto la gioia di tutti quei lettori che al contempo sono anche proprietari  (1) di felini
José Miguel Fonollosa nasce nel 1975 nella cittadina di Vinaròs e come molti artisti spagnoli della sua generazione comincia a farsi notare pubblicando i suoi lavori su diverse fanzine.
E' però nel 2000 che il disegnatore riceve la sua prima proposta importante, ad offrirgliela è Camacuc, una rivista per bambini molto popolare in Spagna.
Su Camacuc, il nostro si fa veramente le ossa, affina il suo stile gommoso e quasi cartoonesco e si prepara per il passo successivo.
La pubblicazione in volume.

Corre l'anno 2006 e Fonollosa illustra Billy Bob: Buscando Piedras con las que Tropezar , un fumetto dalle tinte quasi satiriche, nel quale lo sceneggiatore, il bravo,  Manuel Castaño, racconta una vicenda decisamente non scontata.


Il volume incontra un buon successo, in breve Fonollosa diventa uno dei nomi più ricercati del fumetto iberico.
Il suo tratto si fa apprezzare sia in ricostruzioni storiche come El viaje de Darwin, la trilogia dedicata allo storico viaggio giovanile del futuro padre della Teoria dell'Evoluzione a bordo della HMS Beagle. la serie tradotta anche da noi grazie al' editoriale Planeta De Agostini consta dei volumi Plymouth- Rio de Janeiro; La Tierra del Fuego e La Pampa.
La serie a registro drammatico sorprende positivamente molti lettori e si dimostra come una conferma per la maggior parte degli altri. L'adesione al testo da parte di Fonollosa è totale e riesce a comunicare la verosimiglianza delle scene.

Il Viaggio di Darwin dà la possibilità all'illustratore di cimentarsi in altri due capisaldi, se da un lato Fonollosa, implementa il suo lato umoristico e minimalista raccontando divertenti vicende di convivenza quotidiana  dello stesso autore e di sua moglie con le loro gatte Rufa e Belfi, la serie nata inizialmente come webcomics, assume ben presto un successo virale catalizzando attorno a sè l'attenzione di tutti gli amanti dei quattro zampe.
Nei  volumi finora usciti come  Miau; Mas Miau e Guia GatuniaFonollosa riesce a trovare il giusto equilibrio tra gli aspetti comici e quelli meno spensierati riguardanti la vita giornaliera tra individui di specie di differenti.
E quando dico tutti intendo dire tutti: dai bisticci tra le gatte fino ai capricci delle medesime passando anche per una difficile operazione che coinvolge una delle due gatte. (2)
Il riscontro è tale che l'editore iberico Diabolo ( un editore con sede a Madrid) decide di proporre la serie anche nel nostro paese.
Ed anche da noi le edizioni italiane dei volumi ribattezzati come Miao e Miao Miao riescono ad ottenere un buon interesse sia da parte della critica che del pubblico.

Una situazione tipica in Miao

Dall'altro lato però l'autore sviluppa maggiormente anche il suo lato fortemente macabro e satirico prendendosi il gusto di sbeffeggiare uno dei comics simbolo degli ultimi anni: quel The Walking Dead diventato oramai la serie definitiva sugli zombi
Per conto della Dolmen una piccola ma attivissima editrice di Palma de MaiorcaFonollosa nel 2011 crea il divertentissimo ciclo de Los Muertos Revivientos

Visto il momento favorevole al genere, Los Muertos Revivientos giunge anche da noi per merito della Benemerita Saldapress che però ribattezza il fumetto con il titolo di The Walking Mad

Il resto è storia. José Fonollosa continua a realizzare i suoi fumetti e sopratutto continua a divertirsi nel farlo.
tra pochi giorni vi presenterò l'intervista (in italiano e in castigliano) che l'artista mi ha concesso.
Nel frattempo se siete curiosi  ecco il link al blog di José Fonollosa.


Altre situazioni tipiche in Miao

Note:
(1) Proprietario è un termine un po grosso quando si descrive il rapporto con il proprio gatto, me ne rendo conto. Ne ho sempre avuti tantissimi vicino a me per capire che noi non li "possediamo" affatto, siamo semplicemente gli umani che condividono con loro lo stesso spazio vitale e che gli danno  da mangiare

(2) E scusatemi se per una volta sono meno distaccato del solito, ma anche in questo caso chiunque abbia avuto almeno una volta nella vita la fortuna di avere la compagnia di un animale vi dirà che alla fine è questo il comportamento tipico. Non esagero nel dire che gli animali sono meglio di certi presunti esseri umani.

....Is Coming !

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                             Tutto Sarà Spiegato !   (Forse....)

INTERVISTA CON JOSE' FONOLLOSA.

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Pesante cominciare una nuova settimana? Speriamo che almeno questo post possa migliorare il lunedì ai lettori di fumetti, ai lettori in generale e agli amanti degli animali.
Oggi infatti vi presento la mia intervista con il disegnatore spagnolo José Fonollosa (QUI trovate una mia scheda sull'autore). 
Ringrazio José, per la sua disponibilità, per la sua gentilezza e anche per aver dovuto combattere anche con la mia scarsa conoscenza dello spagnolo e con i miei svarioni nella lingua di Cervantes. Oltretutto José si è dimostrato una persona fantastica, quindi doppiamente grazie! 
Alla fine della versione italiana troverete anche la versione originale in castigliano.
Buona lettura a tutti!!!

Les presento a la entrevista con José Fonollosa  , el genial artista español .
Aprovecho esta oportunidad para agradecer a José Fonollosa por la amabilidad con la que se han presentado a mis preguntas.
Al final de la lengua italiana en los lectores españoles pueden encontrar la versión original en español.
Les deseo una cálida bienvenida a los lectores españoles, con una advertencia: cualquier error cometido debe cargarse sólo a mí mismo.
Que se diviertan!


Nick: Benvenuto su Nocturnia José.  E' un vero onore averti mio ospite Come prima domanda ti chiedo di raccontarci il momento in cui hai deciso di diventare un disegnatore.
 Quali sono stati i fumetti ed i disegnatori che ti hanno formato maggiormente come lettore, prima ancora che come disegnatore. Naturalmente puoi citare anche libri, film, serie televisive e tutto quello che ti viene in mente.

José Fonollosa:  Credo che, come tutti quanti gli altri artisti, tutto sia cominciato quando da bambino bambino leggevo tutto quello su cui riuscivo a mettere le mani. Negli anni '80 in Spagna non esistevano ancora le fumetterie, così ci dovevamo accontentare dei pochi fumetti che venivano venduti nelle edicole, insieme a riviste e giornali.
Ricordo con particolare affetto i personaggi di Francisco Ibáñez (Mortadelo e Filemon, Pepe Gotera e Otilio, ecc ...) e Jan (Superlópez, Pulgarcito). Inoltre la biblioteca pubblica della mia città possedeva le collezioni complete di classici della BD francofona come Asterix, Iznogoud, Valerian o Blueberry che ho riletto più e più volte.
Nella mia adolescenza  ho cominciato a collezionare i fumetti dei supereroi, principalmente quelli della Marvel. Cose che continuo a leggere ancora adesso, ma ci sono talmente tante serie e così tanti collegamenti tra le medesime che mi stanno portando a perdere l'interesse per questo tipo di fumetti.
Suppongo che sia un riflesso dell' età.#
Quando sono diventato adulto poi mi sono interessato anche ad altri autori, ma credo che quelle letture che ti ho citato siano state la base su cui si è cementato il resto.





Nick:  Nel 2000 cominci a disegnare su "Camacuc" una rivista per bambini. Raccontaci di questo tuo esordio.


Fonollosa: "Camacuc"è una rivista per bambini pubblicata in lingua valenciana, si tratta di una pubblicazione che esiste da molto tempo e  ancora oggi continua ad essere pubblicata, qualcosa di unico. La leggevo da bambino quando andavo a scuola, e  quando all'età di 20 anni sono andato a studiare presso l'Università di Valencia, ho scoperto che veniva ancora pubblicato, ho provato così qualcosa di bello nel  collaborare con i miei fumetti alla rivista. E 'strano pensare che in questo momento ci sono bambini che, forse, si stanno appassionando ai fumetti grazie alle mie storie, come è successo a me più di 30 anni fa.

Nick:  In Italia abbiamo cominciato a conoscerti grazie alla trilogia "Il Viaggio di Darwin" cominciata nel 2008, e pubblicata sia in Spagna che in Italia da Planeta. Cosa ti ha spinto a volerti occupare del viaggio di Darwin sulla HMS Beagle e cosa ti affascina in quella vicenda ?

Fonollosa:   "Il Viaggio di Darwin"è stato un progetto di un fumetto storico che doveva comporsi in 5 album, purtroppo non ho potuto finire raccontare la vicenda e la serie ha chiuso al terzo numero.
Avevo trovato interessante l'idea di raccontare la storia  di Charles Darwin nel' occasione del suo bicentenario.
Oltre a questo io sono appassionato di biologia (a livello amatoriale, non professionale) la storia di quel viaggio intorno al mondo ha funzionato perfettamente come una sorta di  viaggio iniziatico; Darwin ha lasciato la sua casa per trovare se stesso ed è tornato dopo 5 anni essendosi trasformato in un uomo nuovo oltre ad aver trovato una teoria che ha rivoluzionato i fondamenti della scienza di quel tempo. La storia di Charles Darwin parla di perseveranza, del fatto che  una persona debba fidarsi dei suoi ideali senza lasciarsi influenzare dalle opinioni e dalle decisioni degli altri se crede fortemente in quello che fa.
E 'stata una storia perfetta da raccontare e mi è piaciuto molto il tempo che ho impiegato a raccogliere la documentazione per poterla raccontare.

Nick:  Nel primo volume de "Il Viaggio di Darwin", intitolato "Plymouth- Rio De Janeiro" c'è una scena molto intensa che mi ha colpito parecchio, mi riferisco alla pagina in cui i due proprietari europei che Charles Darwin incontra si minacciano reciprocamente perché uno di loro ha puntato una pistola contro un bambino di colore. Quanto è difficile per un disegnatore dotato di uno stile ironico come il tuo rendere appieno una scena drammatica come quella?

Fonollosa:  Proprio perché questo viaggio è stato studiato ampiamente documentato  ci sono molte storie da raccontare, alcune di queste al giorno d'oggi ci possono inorridire, ma a quel tempo erano cose perfettamente normali. Non c'è stato bisogno di inventare nulla perché tutto è documentato. Erano tempi brutali e volevo che che quell'atmosfera di violenza trasparisse nelle mie vignette.

Nick: Una domanda che faccio sempre ai miei intervistati riguarda il loro rapporto con i loro animali da compagnia (anzi, la dico meglio "il rapporto con i membri pelosi della famiglia"). Tu in particolare ci hai scritto dei fumetti come Miao  e Miao Miao in cui racconti la tua vita quotidiana e la convivenza tua e di tua moglie con le tue gattine Rufa e Belfi. Ci vuoi parlare di questa serie di fumetti? Come ti è nata l'idea di quella serie?

Fonollosa: Ho iniziato a disegnare la serie Miao solo dopo aver terminato "I Viaggi di Darwin". Dopo due anni che avevo impiegato per una storia che mi aveva richiesto richiesto un duro lavoro di documentazione preliminare ho voluto cambiare completamente la registro;  creare qualcosa di semplice e divertente per il lettore come per me.
Ho vissuto con degli animali la maggior parte della mia vita quindi  quella di iniziare a parlare della convivenza con i miei gatti è stata una decisione molto semplice da prendere.

Altri esempi di vita quotidiana
con animali in Miau

Nick:  E' vero che la serie nasce inizialmente nel 2009 come webcomics?

Fonollosa:  E 'verissimo.
A quel tempo i webcomics stavano cominciando a diventare molto popolari in Spagna. Almeno io ero un fedele seguace di alcuni di loro.
E durante un viaggio al Salone del Fumetto di Madrid  (ci ero andato per autografare le copie de "Il Viaggio di Darwin", se non ricordo male) i miei unici acquisti sono stati trasposizioni su carta di fumetti che avevo letto in precedenza sotto forma di webcomics.
Questo mi ha dato l'idea che fosse un modo perfetto per promuovere la mia serie proprio mentre la stavo disegnando.  Si poteva creare un gruppo di appassionati alla serie mesi prima della pubblicazione su carta, cosa che i metodi di pubblicazione tradizionali di pubblicazione non riescono a consentire.

Con Miao ha funzionato perfettamente e ancora oggi la pagina di Facebook della serie continua a pubblicizzare i  libri in riedizione.

L'edizione italianadi Mas Miau
ribattezzataMiao Miao

Nick:  La serie ha avuto tanto successo che l'editore Diabolo dopo averlo pubblicato in Spagna lo ha tradotto anche l'Italia e so che ha avuto altre edizioni anche in Francia e Germania. Qual è il paese dove ha avuto più successo?

Fonollosa:  Tra le altre cose la serie è stata  pubblicata anche negli USA.
Di gran lunga posso dire che il fumetto ha avuto il suo maggior successo proprio in Spagna. Immagino che la promozione delle strisce su Internet abbia aiutato nelle vendite. Ogni giorno molti lettori si mettono in contatto con me, mi inviano le loro storie, le foto dei loro gatti e qualsiasi cosa si possa immaginare. E 'pazzesco.



Nick: Nel secondo libro " Miao Miao" includi anche momenti più drammatici come il tumore di Rufa. Credo che questo abbia contribuito a dare una nuova dimensione ai tuoi personaggi, li umanizza quasi. E' stata una scelta voluta la tua?

Fonollosa: Non si è trattato di una scelta deliberata. Stavo disegnando le ultime strisce quando ci è capitato di trovare quella piccola cisti sulla gatta. Per fortuna si è trattato solo di un piccolo spavento su cui in seguito ci ho potuto scherzare sopra. Scherzare sul quanto possono star male gli esseri umani quando i nostri animali sono malati, naturalmente.
Perché anche se la mia idea di fondo quando ho disegnato le pagine di Miao è sempre stata quella di far ridere i lettori, ho sempre cercato di far si che il tema principale delle mie storie sia l'amore e il rispetto che dobbiamo sempre avere per i nostri animali.

Nick:  Possiamo dire che il successo della serie dipende dal fatto che nonostante le varie differenze culturali i vari proprietari di gatti si sono riconosciuti nelle tue esperienze?

Fonollosa:  Suppongo proprio di si. Anche se le varie persone vivono in paesi diversi, i gatti si comportano alla stessa maniera in qualsiasi luogo essi si trovino. Benché io con la mia serie racconti quello che avviene realmente ogni giorno con i miei gatti è come se rapportassi un diario aggiornato di tutte le persone che abbiano mai avuto dei gatti.


Nick:   In Italia la serie non è stata ancora pubblicata del tutto. Precisamente di quanti volumi è composta la serie?

Fonollosa:    I miei libri sui gatti sono composti da:

Due libri  di strisce a fumetti: Miao e Miao Miao.
Guìa  Gatuna; Si tratta di un libro umoristico che descrive  circa un centinaio di comportamenti che hanno tutti i gatti che vivono con noi.
Tonin; dopo 3 libri sulla vita con i miei gatti ho pensato che non avevo niente altro da dire. Quest'anno abbiamo adottato un nuovo gattino Tonin, e abbiamo dovuto imparare come includere un nuovo animale in una casa. Tutto questo ha creato nuovi aneddoti di cui parlare. In questo libro ho dato anche  consigli sul come  procedere con la"gattificazione" della casa, per poter così rendere la vita più confortevole per i nostri piccolini
Ultragato: Strisce umoristiche con protagonista un gattino supereroe, si tratta di un umorismo più classico e che contiene riferimenti ai fumetti dei supereroi americani.

Nick:  Recentemente hai cominciato a lavorare anche a The Walking MAD! (Los muertos revivientes) una chiara parodia di The Walking Dead . Quando ti è nata l'idea di questa parodia?

Fonollosa:  In Spagna la realizzazione di parodie dedicate a serie e film famosi è  un qualcosa di ampiamente accettato e diffuso, così quando ho proposto all'editore Dolmen la realizzazione di The Walking Mad ci siamo messi subito al lavoro. Il libro è stato editato oltre che in Spagna anche in Italia, Francia e Germania.
Mi diverto molto a realizzare prodotti umoristici sulle cose che amo e questa  non sarà certo l'ultima parodia che disegno.

Nick: In Spagna il fumetto ha una lunga tradizione eppure a partire dagli anni 90 del secolo scorso ha subito una lunga crisi. Ci sai dire invece qual'è adesso lo stato di salute del fumetto in Spagna?

Fonollosa:   Sono circa 15 anni che mi dedico professionalmente al settore del fumetto e sin dal primo giorno ho sempre sentito dire di come in Spagna  il settore  stia morendo... solo che alla fine non muore mai, quindi non ho notato grandi cambiamenti.
Certo conosco autori che sono in circolazione da più tempo di me che raccontano sempre storie di quando anche  in Spagna venivano prodotte riviste a fumetti  e grazie a questo loro potevano lavorare con una certa continuità e stabilità per il mercato spagnolo. Quei tempi sono passati, ora gli autori debbono cercare lavoro nei mercati americani ed europei se vogliono dedicarsi a tempo pieno a questo mestiere.
Accade qualcosa di curioso in Spagna, non so se una cosa del genere avviene anche negli altri Paesi, però si producono oggi  molte più serie e fumetti rispetto al passato, eppure  è molto difficile, se non impossibile, riuscire guadagnarsi da vivere con il fumetto.
Eppure, tutti coloro che si dedicano a questo mondo, dagli  autori fino ai librai, sono veri appassionati del settore ed è per questo che alla fine noi continuiamo a vivere in questo mondo che tanto amiamo.

Nick:  Attualmente quali sono i personaggi ed i disegnatori più rappresentativi  del fumetto spagnolo?

Fonollosa:  A livello internazionale ti direi senza alcun dubbio Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido, gli autori di Blacksad la pluripremiata serie di fama mondiale. Nel fumetto americano ci sono autori molti spagnoli che brillano come Carlos Pacheco e Salvador Larocca e, all'interno di tutti i grandi editori europei lavorano molti autori spagnoli che così possono sviluppare la loro arte.
All'interno della Spagna, sia Moderna de Pueblo che Paco Roca  hanno ottenuto un grande successo al di fuori della cerchia dei fumetti e la cosa si traduce in un pubblico molto più ampio per le vendite. 
Senza dimenticare il grande Francisco Ibañez che l'anno scorso, a 80 anni compiuti ha creato un best-seller con il suo penultimo numero di Mortadelo e Filemon,  che parlava di corruzione politica.

Nick:  Parliamo adesso del lato tecnico del tuo lavoro: che tipo di carta utilizzi? Preferisci usare il pennino, il pennarello oppure preferisci utilizzare tecniche digitali? E quanto tempo impieghi mediamente per realizzare una tavola?

Fonollosa:  Amo lavorare su carta preparata per inchiostro, ma che non abbia grosse grammature, al massimo 120-150grammi/m2. Nonostante abbia anche provato a lavorare con una matita blu, riesco a trovarmi a mio agio soltanto se disegno con una normale matita e dopo inchiostro con pennelli con marcatori a punta, ci sono molte marche in circolazione e a me piace averne a disposizione molti tipi diversi con cui lavorare.

Di solito seguo diversi progetti contemporaneamente, quindi mi è difficile dirti quanto tempo mi ci vuole per fare una pagina. Inoltre il mio sistema di lavoro è abbastanza caotico e quindi posso lavorare contemporaneamente allo storyboard; fare le matite; inchiostrare e colorare un progetto.
In un giorno posso fare un disegno a pagina 54; inchiostrare la 32 e colorare la 7.
Forse non è il miglior metodo di lavoro, ma per il mio modo di essere è l'unico che mi riesce.

In un secondo momento eseguo le rifiniture e la colorazione delle pagine che eseguo con photoshop, dopo aver scannerizzato il tutto,

Nick:  Descrivi una giornata tipo di José Fonollosa.

Fonollosa: La vita del disegnatore è piuttosto tranquilla. Nel mio caso la prima cosa che faccio quando suona la sveglia è quella di dare la medicina alle mie gatte, che ormai sono anziane e si devono riguardare e poi dedico il resto della giornata e a lavorare sul tavolo da disegno.
Non esistono trucchi di magia in questo lavoro.

Nick:  Quali sono i tuoi progetti futuri? Puoi darci qualche anticipazione?

Fonollosa:  Nel futuro più immediato (in questo momento, in effetti) Sto lavorando su una parodia di Game of Thrones pubblicata in Germania e Spagna. Questo progetto fa parte di una serie di cui è stato pubblicato il primo libro e sto già lavorando al terzo libro, che corrisponde alla terza stagione della serie TV.
Spero che piaccia al pubblico e che questo mi possa permettere di continuare a lavorare su questa serie per un lungo periodo di tempo, perché mi diverte.
Sono anche sempre alla ricerca di nuove idee le quali poi tanto possono concludersi col diventare un libro tanto possono risolversi in un nulla di fatto.

Nick:  Bene, Josè è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua gentilezza. Nel salutarti ti rivolgo, la classica domanda finale di Nocturnia. esiste una questione di cui avresti parlato con piacere, una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Fonollosa:  Tante grazie a te per il tuo interesse.


ENTREVISTA A JOSE' FONOLLOSA - VERSIÓN EN ESPAÑOL



Con esto post que publico la versión original en castellano de mi entrevista con el genial artista José Fonollosa.
Gracias  José Fonollosa por su amabilidad y disponibilidad.
Este post está dedicado a mis lectores españoles con una advertencia, ya que sólo estoy aprendiendo su lengua hermosa Pido disculpas si hay algún error.
  Espero que disfruten de la lectura.



Nick:  Bienvenido A Nocturnia José.
Es un verdadero honor tenerte como mi invitado primera pregunta que yo pido que decirnos sobre el momento en que decidió convertirse en un dibujante.
¿Cuáles Fueron los cómics y los  dibujantes  que se han formado más como autor,  más que como un diseñador. Por supuesto, también se puede hablar de libros, películas, programas de televisión y todo lo que viene a la mente.

José Fonollosa:  Supongo que como todos los artistas, de niño leia todo lo que llegaba a mis manos. En los años 80 no habían en España tiendas especializadas de comic, asi que te tenias que conformar con los pocos comics que llegaban a los kioskos, junto a las revistas y los periodicos.
Los personajes de Francisco Ibañez (Mortadelo y Filemon, Pepe Gotera y Otilio, etc...) y los de Jan (Superlopez, Pulgarcito) los recuerdo con especial cariño. Ademas en la biblioteca publica de mi pueblo estaban las colecciones completas de clasicos de la BD como Asterix, Iznogud, Valerian o Blueberry que los leia una y otra vez.
En mi adolescencia fue cuando empecé a coleccionar superheroes, Marvel sobretodo. Ahora sigo leyendolos pero hay demasiadas colecciones y cruces de series y hacen que pierda el interes. Supongo que es cosa de la edad.
Cuando yo fui mayor empecé a interesarme por otro tipo de autores, pero creo que esas lecturas fueron la base sobre la que se cimentaron el resto.


Nick: En el año 2000 comienza a dibujar en "Camacuc" una revista para niños. Háblenos de su debut en esto.

José Fonollosa: "Camacuc" es una revista infantil publicada en idioma valenciano y que aun hoy en dia sigue publicandose, algo casi unico. Cuando era niño yo la leia en el colegio y cuando fuí a estudiar a la universidad de Valencia, ya con 20 años y descubrí que aun se estaba publicando, me pareció algo bonito colaborar con mis comics en ella. Es algo extraño pensar que ahora mismo hay niños que, quizás, se aficionen a los comics con mis historias, igual que me pasó a mi hace mas de 30 años.

Nick:  En Italia que comenzó a reunirse con la trilogía de "El Viaje de Darwin" se inició en 2008, y publicado tanto en España como en Italia por Planeta. ¿ Qué motivò que usted tome el viaje a Darwin en el Beagle y lo que fascina en esa historia? *

José Fonollosa:  "El viaje de Darwin" fue un proyecto de comic historico que se componia de 5 albumes, desgraciadamente no pude acabar de contar la historia y la serie se cerró en el tercer número.
Aprovechando la celebración del bicentenario del nacimiento de Charles Darwin me pareció una idea interesante contar su historia.
Además de que soy un apasionado de la biologia (a nivel amateur, no profesional) la historia de ese viaje alrededor del mundo funcionaba perfectamente como viaje iniciatico; Darwin salió de su hogar buscandose a si mismo y despues de 5 años volvio siendo un hombre nuevo ademas de con una teoria que revolucionó las bases de la ciencia de aquel tiempo. La historia de Charles Darwin habla de la perseverancia, de como una persona ha de confiar en sus ideales y no dejarse llevar por las opiniones y decisiones de otras personas, si el cree firmemente en lo que hace.
Era una historia perfecta para contar y disfruté mucho el tiempo que estuve documentandome para contarla.

Nick:  En el primer volumen de "El Viaje de Darwin", titulado "Plymouth- Río de Janeiro" hay una escena muy intensa que me impresionó mucho, me refiero a la página en los dos propietarios europeos que Charles Darwin se reúne amenazan entre sí porque uno de ellos apuntó con un arma a un niño de color. ¿Cuán difícil es para un artista con una irónica como la suya  hacer una escena dramática de esa manera?

José Fonollosa: Como ese viaje fue extensamente documentado y estudiado hay muchas historias que contar, algunas que a dia de hoy nos horrorizan pero que en ese momento era algo normal. No era necesario inventarme nada porque todo está ya documentado. Eran tiempos brutales y queria que esa atmosfera de violencia se viera en mis viñetas

Nick: Una Pregunta que siempre les digo a mis entrevistados consideran que su relación con su mascota (de hecho, mejor que digo con "miembros peludos de la familia"). Usted ha escrito en los cómics titulados como Miau y Mas Miau que informe a su vida cotidiana y su convivencia y su esposa con sus gatitos Rufa y Belfi. ¿Quieres hablar acerca de esta serie de cómics? ¿Cómo surgió la idea de la serie?

José Fonollosa:  Empecé a dibujar la serie Miau justo despues de acabar "El Viaje de Darwin". Despues de dos años trabajando en una historia que requería un trabajo duro de documentacion previo queria cambiar completamente de registro; hacer algo sencillo y agradable para el lector y para mi.
Yo he vivido con animales casi toda mi vida asi que fue una decision muy sencilla empezar a hablar sobre la vida junto a mis gatos.

Nick:  Es cierto que la serie fue fundada en 2009 inicialmente como webcomics?

José Fonollosa:  Es cierto.
En ese tiempo los webcomics estaban empezando a ser populares en España. Al menos yo era fiel seguidor de varios de ellos.
Y en un viaje al salon del comic de Madrid (a dedicar ejemplares de "El Viaje de Darwin", supongo) mis unicas compras fueron comics en papel de webcomics que yo ya habia leido antes.
Eso me dio la idea de que era una manera de promocionar tu serie perfecta mientras la estas dibujando. Meses antes de su publicación en papel estas creando un grupo de seguidores que de la manera clasica de publicacion no los tienes.

Con Miau funcionó perfectamente y aun a dia de hoy sigue la pagina de Facebook en marcha y los libros se siguen reeditando.

Situaciones de convivencia
en la serie de "Miau".

Nick:  La serie ha tenido tanto éxito que la editorial Diábolo después de la publicación en España se ha traducido también Italia y sé que él tenía otros asuntos en Francia y Alemania. ¿Cuál es el país en el que ha tenido más éxito?

José Fonollosa:   Además tambien se ha publicado en USA.
Con mucha diferencia ha tenido el mayor exito en España. Imagino que la promoción de las tiras en internet ayudan en las ventas. Los lectores se ponen en contacto conmigo y me envian sus historias, fotos de sus gatos y cualquier cosa que te puedas imaginas todos los dias. Es una locura.

Nick:  En el segundo libro Mas Miau incluyen incluso los momentos más dramáticos como el cáncer de Rufa. Creo que ha ayudado a dar una nueva dimensión a sus personajes, casi les humaniza. Es una elección deliberada tuyo?

José Fonollosa:  No fue una eleccion premeditada. Yo estaba dibujando las ultimas tiras cuando ocurrió lo del pequeño quiste que le encontramos. Afortunadamente fue solo un pequeño susto y pude hacer bromas sobre ello. Bromas sobre lo mal que lo pasamos los humanos cuando nuestros animales estan enfermos, claro.
Aunque mi idea cuando he dibujado las paginas de Miau es hacer reir a los lectores, siempre he intentado que el tema principal de mis historias sea el amor y el respeto que les tenemos que tener a nuestros animales.

Otras situaciones de convivencia

Nick: ¿Podemos Decir que el éxito de la serie depende del hecho de que a pesar de las diversas diferencias culturales las diferentes dueños de gatos han reconocido en su experiencia?

José Fonollosa:  Supongo que si. Aunque los humanos seamos de diferentes paises los gatos se comportan igual en todos los sitios. Aunque cuento mi historia con mis gatos realmente estoy contando la historia del dia a dia de todos los que vivimos con gatos.

Nick:  En Italia, la serie aún no ha sido publicada en absoluto. Precisamente cuántos volúmenes se compone de la serie?

José Fonollosa:  Mis libros sobre gatos se componen de:

Dos libros de tiras; Miau y Mas Miau.
Guia Gatuna; es un libro de humor hablando de 100 comportamientos que tienen todos los gatos que viven con nosotros.
Toñin; despues de 3 libros sobre la vida con mis gatos yo creia que no tenia nada mas que contar. Ese año adoptamos un nuevo gatito, Toñin y tuvimos que aprender como incluir un nuevo animal en una casa. Todo eso creó nuevas anecdotas sobre las que hablar. En este libro además doy consejos sobre la "gatificacion" de la casa, como hacer la vida mas confortable a nuestros pequeños
Ultragato: Tiras de humor sobre un gatito superheroe con un humor mas clasico y con referencias a los comics de superheroes americanos.


Nick:  Recientemente comenzó a trabajar también en el Los Muertos Revivientes una parodia clara de The Walking Dead. Cuando surgió la idea de esta parodia?

José Fonollosa:  En España la parodia de series y peliculas populares es algo con mucha aceptación, asi que cuando lo propuse a la editorial Dolmen nos pusimos enseguida a trabajar. El libro se ha editorado ademas de en España en Italia, Francia y Alemania.
Yo me lo paso muy bien haciendo humor sobre cosas que me gustan y no fue la ultima parodia que dibujé

Nick: En España, el cómic tiene una larga tradición y sin embargo, desde los años 90 del siglo pasado ha sufrido una larga crisis. ¿Puede decirnos en cambio lo que hoy es el estado de salud del cómic en España?

José Fonollosa:  Yo hace aproximadamente unos 15 años que me dedico profesionalemente al comic en España y siempre lo he conocido al borde de la muerte... pero no se muere, así que no he notado grandes cambios.
Si que conozco a autores mas veteranos que te cuentan historias de cuando aun se publicaban revistas de comic en España y se podia trabajar con cierta continuidad y estabilidad para el mercado español. Esos tiempos han pasado y ahora los autores han de buscarse el trabajo en el mercado americano y europeo si quieren dedicarse a tiempo completo a este trabajo.

Pasa algo curioso en España, no se si en el resto de paises ocurre algo parecido, que se publican mas series y comics que nunca pero es muy dificil, si no imposible, ganarse la vida con el comic.

Aun así todos los que nos dedicamos a esto, desde los autores a los libreros, somos apasionados del medio y es por eso porque seguimos en este mundo que tanto nos apasiona.

Nick: ¿Cuáles son ahora los personajes y los diseñadores ahora más representativos del cómic español?

José Fonollosa:  A nivel internacional diría que Juan Diaz Canales y Juanjo Guarnido, autores de la mundialmente conocida y multipremiada serie Blacksad. En el comic americano hay autores españoles que brillan como Carlos Pacheco o Salvador Larroca y en las grandes editoriales europeas hay multitud de autores españoles desarrollando su arte.
Dentro de España, tanto Moderna de Pueblo como Paco Roca han conseguido gran exito fuera del circulo de los comics y eso se traduce en un publico y ventas mucho mas amplio para sus comics.
El año pasado Francisco Ibañez, a sus 80 años consiguió un superventas con su penultimo numero de Mortadelo y Filemon, hablando sobre la corrupción politica.


Nick:  Vamos a hablar de la parte técnica de su trabajo: ¿qué tipo de papel que utilice? ¿Prefiere utilizar un lápiz, marcador o prefiere usar técnicas digitales? Y el tiempo que tarda en promedio para hacer una pagina?

José Fonollosa:  Me gusta trabajar en papel preparado para tinta, pero sin demasiado gramaje, maximo 120-150gramos/m2. Aunque he intentado trabajar unicamente con lapiz azul me siento mas comodo dibujando con lapiz normal de toda la vida y despues entintar con rotuladores de punta de pincel, hay muchas marcas y a mi me gusta tener un monton de tipos distintos para trabajar con ellos, no tengo un tipo preferido.

Lo habitual es que lleve varios proyectos a la vez, asi que es dificil decir cuanto tiempo tardo en hacer una pagina. Ademas mi sistema de trabajo es bastante caotico y hago al mismo tiempo el storyboard, lapiz, tinta y color de un proyecto.
En un mismo dia puedo estar dibujando la pagina 54, entintando la 32 y coloreando la pagina 7.
Quizas no es el sistema mas optimo, pero para mi forma de ser es la unica manera de trabajar.

Despues la rotulacion y color de las paginas de comic las hago con el photoshop, despues de escanear la página.

Nick:  Describa un día típico de José Fonollosa.

José Fonollosa:  La vida del dibujante es bastante tranquila. En mi caso lo primero que hago cuando suena el despertador es darle las medicinas a mis gatas, que ya son mayores y tienen que cuidarse y el resto del dia lo dedico a trabajar en la mesa de dibujo. No hay trucos de magia en este trabajo.


Nick: ¿Cuáles Son tus planes de futuro? ¿Puede darnos un adelanto?

José Fonollosa:  En el futuro mas inmediato (ahora mismo, de hecho) estoy trabajando en una parodia de Game of Thrones que se publica en Alemania y España. Este proyecto es una serie del que se ha publicado el primer libro y yo ya estoy trabajando en el tercer libro, que cuenta la tercera temporada de la serie de TV.
Espero que le guste al publico y pueda continuar con esta serie por mucho tiempo, porque me encanta trabajar en ella.
Además siempre estoy buscando nuevas ideas que pueden acabar siendo un libro o pueden quedarse en nada.

Nick:  Bueno, José es todo. Gracias de nuevo por su amabilidad. Dará la bienvenida a su vez, la clásica pregunta final de Nocturnia final. hay una pregunta de donde había hablado con el placer, una pregunta que le gustosamente respondió y sin embargo no se han abordado

José Fonollosa:  Muchas gracias a ti por tu interés.

La Selezione Naturale di Tricia Sullivan

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Premessa: Cosa è Pax Fantascientifica!


Banner creato da Alessandro Iascy

Con questo articolo parte la fase ufficiale del Progetto Pax Fantascientifica, ricordate? Qualche giorno fa ho stimolato la vostra curiosità! Ammetto di avere un po barato e me ne scuso, adesso è venuto il momento di spiegare cosa è e cosa dovrebbe diventare il Progetto Pax fantascientifica.
Non c'è niente di religioso, tranquilli (LOL) non intendo creare una nuova religione! Si tratta semplicemente di un tentativo di creare una  serie di collaborazioni e di sinergie (brutta parola questa, ma dotata di un grande senso positivo)  tra blog che trattano lo stesso argomento , la fantascienza nello specifico, ( ma un domani la cosa potrà essere estesa anche all'horror e al fantasy).
Sappiamo tutti quanto possa essere litigiosa la blogosfera, vero? 
Ecco lo scopo è proprio quello di andare in controsenso, creando una rete tra blogger che si stimano grazie ad un certo numero di post incrociati.

Qualche mese fa c'è stata la prova generale tra Nocturnia e  Arne Saknussemm , uno degli articolisti diCronache di un Sole Lontano in occasione dell'articolo su Jacques Spitz
Oggi si replica.
E si amplia.
Stavolta la collaborazione sarà tra Nocturnia e Un Blog Senzapretese, il bel sito gestito dal bravo DereK Zoo. Uno dei migliori che si possano trovare in rete dedicati al genere.
E' stato un piacere collaborare con DereK, uno che sa davvero il fatto suo; quindi il consiglio spassionato è : visitate il suo blog! Ne vale davvero la pena! 
Nell'occasione dell'uscita del romanzo Selezione Naturale ( titolo originale Maul) per i tipi di Zona42il bravo DereK ha realizzato da par suo una grande recensione del romanzo (sarà pubblicata in giornata e  la trovate QUI), mentre il sottoscritto si è occupato di compilare qualche dato biografico sulla scrittrice. 
Li leggerete dopo queste righe di introduzione.
A corredo di entrambi i post troverete i banner realizzati dal mitico Alessandro Iascy di Andromeda e TrueFantasy che compariranno ogni volta ci sarà una collaborazione similare.
Con questo progetto ci andremo piano, senza fretta e senza forzature. L' intenzione sarebbe quella di creare un dialogo tra bloggers, una sorta di rete da cementare nel lungo periodo.
Un segnale da mandare, una dimostrazione che questo ultra litigioso ambiente è in grado di far nascere tante cose buone.
Certo, le collaborazioni tra blog sono sempre esistite, gli articoli condivisi anche. La volontà stavolta è quella di creare discorso per tappe e nel lungo periodo.
Almeno un altro post condiviso uscirà questo mese e poi lentamente si vedrà di espanderlo.
Nel frattempo, fateci sapere cosa ne pensate di questa collaborazione.

La Selezione Naturale di Tricia Sullivan

Ci sono alcuni autori che sfuggono ad ogni definizione, scrittori che pur facendo completamente parte di un genere, ne trascendono i limiti, ne sfruttano e ne piegano le regole per creare qualcosa di infinitamente personale.
Per una sorta di gustosa ironia si tratta di quegli stessi nomi che da più parti vengono considerati come i più interessanti del recente panorama anglosassone.
O come alcuni tra i nuovi migliori talenti del genere fantastico tout court se preferite.


Se volessimo compilare una ipotetica lista  tra i tanti nomi da inserire senza dubbio potremmo citare l'israeliano Lavie Tidhar , il canadese Karl Schroeder, (due  artisti di cui ho abbondantemente parlato in passato sul blog) e,  sicuramente anche, la scrittrice USA Tricia Sullivan.

Tricia Sullivan nasce il 7 luglio del 1968, non so se si possa definire come un prodotto del '68 (se così fosse il '68  ci guadagnerebbe di molto) ma di sicuro all'interno della sua narrativa finiranno per confluire molti dei temi e delle tendenze della cultura popolare sorti dopo questo periodo.
Tra i quali , bisogna ricordare, una sorta di femminismo non convenzionale, che sarà sempre presente all'interno delle sue opere.

Il luogo di nascita è il New Jersey, ma la Sullivan non ci rimarrà per tutta la vita.
Già nell'adolescenza la futura scrittrice dimostra la sua natura indipendente, lei stessa si diverte a raccontare di come abbia cominciato a praticare karate all'età di tredici anni giusto per sfuggire al controllo di genitori troppo iperprotettivi.
Ed è sempre con lo stesso spirito, che la ragazza del New Jersey intraprenderà il suo primo viaggio all'estero: a soli 16 anni, infatti Tricia Sullivan trascorre un periodo di studio ad Okinawa in Giappone
Rimane sorpresa dalla considerazione e dal rispetto  di cui godono  le arti marziali in Oriente e dal loro essere parte integrale di un certo tipo di Cultura. 
Però rimane ancora più sorpresa al suo ritorno negli Stai Uniti, quando si rende conto proprio delle enormi differenze che si possono riscontrare nelle  specifiche visioni culturali tra i due popoli anche su un unico semplice argomento come le arti marziali.
Così la sua esperienza di viaggio sembra insegnarle che la conoscenza è  certamente potere (sulle cose e sulle persone), ma che esistono diversi modi di poter vedere (e ragionare) sulle stesse cose.
E che non necessariamente possono corrispondere al sentire comune.

Nel corso degli anni  la ragazza del New England unirà alla pratica del karate anche gli studi di musica e di astrofisica che contribuiranno ad arricchire ulteriormente il suo bagaglio culturale.
In più avviene anche un' altra cosa.
Tricia Sullivan comincia a scrivere.


Per la verità, i tentativi iniziali non vanno esattamente a buon fine.
Più volte i suoi primi racconti vengono rifiutati dalle riviste e dagli editors, però è proprio su quelle non riuscite prove che l'autrice lentamente lima sempre di più le sue capacità, inserisce un numero via via crescente di elementi di cultura pop, di violenza, ma si diverte anche  a giocare sui luoghi comuni relativi ai rapporti tra sessi e sviluppa una sua visione femminista della fantascienza.

Tuttavia proprio nel momento in cui l'autrice sembra vicinissima a rinunciare che arriva il primo successo: nel 1995  un  suo racconto dal titolo "The Question Eaters" viene acquistato e finisce con l' essere inserito all'interno del quinto volume di Full Spectrum, una delle più importanti serie di antologie statunitensi del periodo.
L'autrice sembra- come direbbero a Roma- aver svoltato.
Sempre nello stesso anno la Casa editrice Bantam acquista i diritti di Lethe, il suo primo romanzo che ottiene il plauso della critica ed i complimenti entusiasti di colleghi come David Brin e Ian McDonald che ne apprezzano i toni forse un po audaci, ma sicuramente adatti ad un pubblico contemporaneo.

Due anni dopo, nel 1997 arriva anche un secondo romanzo: Someone to Watch Over Me, un 'opera piena di influenze post cyberpunk, all'interno del quale l'autrice riversa (specie nella costruzione della figura del protagonista ) tutte le sue conoscenze sulle arti marziali.

Nel frattempo però, la vita dell'autrice ha continuato a cambiare: ha conosciuto Steve Morris, una figura importante di quel mondo del karate  da lei tanto amato, con lui si è sposata e ha messo su famiglia.
E, sempre con lui ha deciso di lasciare gli Stati Uniti per trasferirsi in Inghilterra.
Sarà lei stessa a spiegare, nel corso di numerose interviste future, la scelta motivandola col fatto che nel Vecchio Continente, quando spiega di essere una scrittrice di fantascienza perlomeno ha la sensazione di incontrare gente che sappia davvero cosa siano i libri invece di persone che seguono il genere solo attraverso film e telefilm.

E l'Inghilterra ricambia. Non solo la Contea dello Shropshire accoglie la famiglia, ma lentamente la scrittrice comincia ad essere considerata quasi di casa, al punto che la donnacomincia a concorrere (e spesso anche a vincerli ) per i maggiori premi inglesi.
Nel 1999 vince l'Arthur C. Clarke Award per il romanzo Dreaming in Smoke  mentre lo stesso Selezione Naturale (Maul)  il romanzo di cui oggi parliamo raggiunge la finale non solo dello stesso Arthur C. Clarke ma anche del BSFA, il più importante tra i contest britannici.

Maul è invece del 2003, probabilmente uno dei romanzi più maturi della scrittrice,;che ancora una volta prende un concetto classico della fantascienza rielaborandolo alla luce della propria sensibilità.

Il concetto in questione è quello di un mondo senza uomini, di un epidemia che ha spazzato quasi tutti i maschi dalla faccia del pianeta. Un tema, come dicevamo, affrontato decine di volte, nella narrativa: ricordo, ad esempio, il classico Houston, Houston do you Read? di James Tiptree o  molti romanzi di Joanna Russ o ancora il misconosciuto Nomansland scritto nel 1993 dallo scrittore britannico David Guy Compton (da noi tradotto col titolo Terra di Nessuno da Urania Mondadori nel 1996). Ma anche nei comics e basterebbe ricordare, il capolavoro di Brian K. VaughanY L'Ultimo Uomo, senza dimenticare vari film e telefilm, girati sia per il cinema che per la televisione.
Solo che Tricia Sullivan, come dicevamo, ci aggiunge del suo e non mi riferisco solo alla forte carica di violenza (mai gratuita, però) presente in Maul e nemmeno alle scene all'interno del Centro Commerciale, che finiscono per dare un senso di assedio continuo al già precario equilibrio psicofisico di molti personaggi.
No mi riferisco al continuo giocare con i luoghi comuni, al loro totale ribaltamento.
L'autrice senza quasi rendercene conto, quasi in maniera subliminale si fa domande è costringe il lettore a farsele proprie.
Tra queste, ce ne sarà una che continuerà a risuonare fino alla fine e che e verrà simboleggiata  sopratutto dalla figura di Meniscus, uno dei personaggi del libro.



Non sarà che tutti i discorsi sulla fine dell'umanità, tutte queste paure collettive alla fine non ne nascondano che una più profonda e personale: quella che, nel nostro più segreto intimo ha colpito tutti noi, almeno una volta nella vita, cioè quella di scomparire senza aver lasciato nessuna traccia di noi, senza aver trasmesso l'eredità di ciò che siamo e di quello che siamo stati?

Tricia Sullivan non sembra avere di questi problemi: ancora oggi continua a scrivere ottimi romanzi, a volte quando scrive fantasy utilizza lo pseudonimo  di Valery Leith.
Inoltre assieme al marito e ai tre figli vive ancora  nello Shropshire ben felice di essere lì.
La ragazza che a tredici anni aveva preso lezioni di karate per sfuggire al controllo dei genitori decisamente sembra aver trovato il suo posto nel mondo.
In tutti i sensi.

E adesso vi lascio con il bell'articolo di DereK.
Per chi volesse approfondire, QUI trovate il blog della scrittrice mentre QUI trovate una interessante intervista in lingua ingleseche la scrittrice ha rilasciato molti anni fa al sito Infinity Plus.

MIDNIGHT CLUB #5: LA STANZA !

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"Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
mettetevi comodi e raccontateci la vostra storia.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
Sentitevi a casa vostra.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
I bambini lasciati incustoditi saranno venduti come schiavi"



Non invitata, assolutamente inaspettata giunge una nuova puntata del Midnight Club e cioè uno di quei brevi post per brevi storie, in alcuni casi dei semplici flash.
 Storie macabre, fantastiche, dedicate a figure particolari della storia, eventi e personaggi "strani," a volte semplicemente fuori dalla norma ma incastonati in vicende troppo brevi da inserire nei normali Dossier Mysteri Notturni 
Questo post come tutti quelli futuri contrassegnati con questo banner  andrebbe letto sul finire del giorno, quasi verso la mezzanotte, un po come quei racconti sui fantasmi che i nostri nonni raccontavano  attorno ad un fuoco; figurine di un album,  tessere di un antico domino, ospiti non invitati delle vostre serate, desiderosi di raccontarvi la loro vicenda umana.

Ed anche le loro vicende inumane.
Chiudete bene la porta, assicuratevi di aver serrato correttamente le finestre e soprattutto lasciate accesa la luce.
Andiamo a cominciare.

- LA STANZA  428!

Esistono luoghi che più di altri fanno parlare di loro.
Luoghi che godono di una grande importanza anche come ambientazioni di leggende e dicerie.
Ospedali, cimiteri, ville abbandonate e perfino scuole o università.
Già, scuole ed università.
Ed in un certo senso è anche una cosa logica, se ci pensate: scuole ed università sono luoghi che catalizzano i nostri ricordi.
Nel bene come nel male.

Sono anche posti che frequentiamo in periodi fondamentali delle nostre vite, periodi nei quali ci formiamo,  negli anni in cui comincia a cambiare la nostra percezione del mondo.
Ma sono anche i periodi delle nostre vite in cui "noi" cambiano.
 Perché muore definitivamente il bambino che eravamo e comincia a nascere l'adulto che diventeremo.
Ed è anche per questo che in alcuni rari casi finiscono per assumere una reputazione più sulfurea.
A torto o a ragione.




La Ohio Universityè uno di questi luoghi.
Fondata nel 1804 nella città di Athens non ha avuto mai una vita tranquilla.
Gli appassionati di paranormale quando la nominano la definiscono come the Most Haunted in the World.
Il motivo è presto semplice, praticamente ogni sua residenza, ogni dormitorio o singolo edificio all'interno del complesso universitario può vantare la sua brava storia di fantasmi .
Fino a qualche tempo fa circolava la leggenda che l'intero complesso universitario sorgesse all'interno di un' area delimitata non da uno ma da ben cinque cimiteri.
Cimiteri indiani, ovviamente, che avrebbero costituito una sorta di simbolico pentagramma teso ad imprigionare le forze più oscure.
Leggenda però smentita storicamente.
Non è certo che nella zona ci fossero cimiteri di nessun tipo.
Tuttavia, tra tutti questi edifici ce n'è uno, la Wilson Hall che può vantare la leggenda più sinistra di tutte.
Una leggenda localizzata in un ambiente ben preciso.
Un ambiente dove nessuno studente desidera andare.
La stanza 428.

- C'ERA UNO STUDENTE ED ORA NON C'E' PIU'!

La storia è semplice, quasi degna di una sceneggiatura di un film di serie B.
La vicenda comincerebbe ( e badate bene, ho detto comincerebbe )  attorno agli anni '70 s  del secolo scorso e coinciderebbe con la fine del percorso terreno di uno studente. Questo ragazzo che, all'epoca occupava della camera 428, sarebbe morto in circostanze non ancora chiarite. C'è chi parla di un suicidio a causa di un amore non corrisposto, chi invece sostiene che il medesimo studente fosse solito praticare riti esoterici.
Altre fonti invece sostengono che lo studente in realtà fosse una studentessa.

Fatto sta, sempre secondo le leggende metropolitane nate all'interno del campus, che da quel momento in poi tutti i futuri occupanti della camera 428, in particolare quelli di sesso femminile avrebbero avuto molti problemi:  quelli tipici di tutte le storie di questo genere.
 Oggetti  che si spostavano improvvisamente quasi come se fossero stati spinti da presenze invisibili; sensazioni costanti di oppressione; mani apparse dal nulla che tentavano di ghermire i nuovi ospiti della 428  oppure strani rumori ( alle volte passi cadenzati  altre volte suoni di natura più inspiegabile) che si verificavano specie durante gli orari notturni.
Più volte poi sarebbe stata riportata l'apparizione di una figura, quasi  un volto umano sinistro e malevolo tra i rivestimenti in legno dei muri o addirittura sulla stessa porta della camera.
Volto che da più parti sarebbe stato associato a quello dello studente suicida.

L'amministrazione universitaria avrebbe più volte provveduto a cambiare i rivestimenti o addirittura a sostituire le porte della camera ma l'immagine sarebbe sempre riapparsa
Fino a che nel corso degli anni 90' s, un secondo suicidio, quello di una studentessa spaventata portò ad una decisione irrevocabile: quella di chiudere al pubblico il locale incriminato, sprangandone l'accesso.
Da quel giorno nessuno ha più messo piede nella Stanza 428.
Fin qui la leggenda.
Avete notato però che ho sempre usato il condizionale nel raccontare questa storia?

-LEGGENDA VS LOGICA.

Ci sarebbe ancora qualcosa da dire.
Tanto per cominciare non esistono testimonianze visive della "misteriosa faccia" e per testimonianze visive intendo dire foto o video e il che è particolarmente strano, specialmente  in un epoca come la nostra in cui i semmai assistiamo al proliferare dei supporti visivi.
Pensateci un attimo: viviamo in un epoca in cui siamo letteralmente bombardati da immagini, video, foto, selfie, condivisioni di stato a causa delle quali risulta difficile riuscire a nascondere anche un semplice sbadiglio. Ovunque ci giriamo siamo ripresi da una telecamera e per potersi inventare fotografi quale basta utilizzare un semplice smartphone.
Siamo anche circondati da fake, questo è vero.
Eppure, non si riesce a portare come prova la foto di una semplice porta di legno.
E la cosa fa pensare, vero?

La cosa si potrebbe vedere in due modi.
Che, come sempre, rappresentano i due estremi opposti.
I sostenitori della tesi paranormale continuano a ripetere la Tesi secondo la quale ogni volta che si cerca a fotografare o a riprendere l'immagine del supposto "volto" accade "qualcosa"
Rotture della macchina fotografica, della cinepresa o del cellulare, malfunzionamenti, cortocircuiti, foto sovraesposte o cancellate senza apparente motivo.
Insomma, come se "qualcuno" o "qualcosa" non volesse lasciar riprendere l'immagine.

I sostenitori delle ipotesi più razionali invece controbattono sostenendo che in realtà all'interno della stanza 428 non ci sia niente, che il presunto volto non possa essere ripreso per il semplice motivo che in realtà non esiste.
O che al massimo si tratti di un semplice caso di pareidolia, cioè quel fenomeno del subconscio che tende ad associare a forme note degli oggetti o delle immagini che invece hanno una forma casuale.
Decidete voi, secondo coscienza quale che sia la verità.
O l'ipotesi che preferite.
Quanto a me mi considero molto più vicino alla tesi razionalista che a quella soprannaturale.
Fatto sta che la stanza 428 continua a rimanere chiusa.
Ma alla fine si tratta di una bella storia, niente di più.

NOTE:
Per chi volesse conoscere meglio la vicenda della Ohio University e dei suoi altri edifici segnalo:
- Questo bell'articolo scritto a suo tempo daDonata Ginevra sul blogPensiero Spensierato.
-Questo link in linguainglese

Accade in Italia # 13: Le Segnalazioni di Aprile

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Puntuale come le tasse, ma spero molto più gradita arriva una nuova puntata della rubrica "Accade in Italia", dedicata alle novità in campo librario,  senza fare differenze tra digitale e cartaceo, o tra produzioni editoriali ed autori indie.
Anche in questo caso la carne al fuoco è tanta, quindi ringraziando sempre Alessia del blog Sicilianamente per la bella illustrazione, procediamo con le varie novità.


Parrots and Colours
Copyright Alessia H.V.


Mi scrive un caro amico, Alberto Panicucci di RiLL
per segnalarmi la proroga dell scadenza del' omonimo Trofeo a seguito delle numerose richieste giunte:

Le iscrizioni al XXII Trofeo RiLL chiuderanno il prossimo 27 aprile. Avete ancora qualche giornio per inviarci i vostri racconti: storie fantasy, horror, di fantascienza e ogni racconto che sia, per trama o personaggi, al di là del reale.
Vi aspettiamo con curiosità!

In palio, per i racconti migliori, la pubblicazione (gratuita) nella prossima antologia “Mondi Incantati” (ed. Wild Boar), in uscita a Lucca Comics & Games 2016. Inoltre, il racconto primo classificato sarà pubblicato in Irlanda
(sulla rivista Albedo One) e in Spagna (sull’antologia Visiones).

Vi ricordiamo che RiLL.it contiene molte utili informazioni sul Trofeo RiLL: il regolamento, le FAQ, notizie sulla Giuria, i moduli per iscriversi on line e caricare il proprio racconto (NON dimenticate di farlo!!) e i racconti premiati dal 1995 al 2010…
http://www.rill.it/?q=node/730
http://www.rill.it/?q=node/3
Per ulteriori domande potetescriverci (trofeo@rill.it).

Tutti i partecipanti al XXII Trofeo RiLL riceveranno in omaggio una copia dell’antologia "NON DI SOLO PANE e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni" (collana “Mondi Incantati”, ed. Wild Boar), che contiene i racconti premiati nei concorsi RiLLici del 2015 e cinque racconti fantastici premiati in altrettanti concorsi esteri (banditi
in Irlanda, Inghilterra, Spagna, Sud Africa e Australia).
http://www.rill.it/?q=node/686

Tutte le antologie “Mondi Incantati” sono disponibili su Amazon e Delos Store. Potete inoltre acquistarle dal nostro sito, al prezzo speciale di 8 euro (spese postali incluse).
http://www.rill.it/?q=node/29


2) "I RACCONTI DELL'OCCULTISMO" DI VASCO MARIOTTI.

Qualche settimana fa mi ha contattato Federico Cenci della Cliquot.
In attesa di parlare più attentamente del catalogo di questa CE, cominciamo a fare la loro  conoscenza parlando questo singolo volume:

I Racconti dell'Occultismo.


Sinossi:  
Dal classico castello inglese in cui si consumano malvagi esperimenti, ad apparizioni prodigiose nelle terre delle Mille e una notte, per arrivare a scenari più insoliti come le fredde terre norvegesi teatro di rivolte operaie o i boschi incantati dell’assolata Spagna. Quattro scenari per altrettante storie del sovrannaturale in cui si fondono la tradizione ottocentesca, il gusto per il macabro delle riviste pulp e la spiccata fantasia di uno dei più grandi maestri dimenticati del racconto italiano dell’orrore. In questi Racconti dell’occultismo, pubblicati per la prima volta nel 1949 dall’editore Nerbini, Mariotti rinuncia ai suoi consueti intrecci polizieschi per dare libero sfogo alla sua passione per l’orrorifico, il magico e il fiabesco, scrivendo un fondamentale capitolo nella storia del gotico italiano. Con la prefazione di Federico Cenci


Vasco Mariotti(1906-1962), autore fiorentino dalla penna poliedrica, si è dedicato soprattutto alla scrittura di romanzi di genere, spaziando dal giallo al romanzo storico, da quello di avventura al mystery, spesso fondendo e mescolando i generi. Tra le sue opere più famose ricordiamo L’uomo dai piedi di fauno (1934) e La valle del pianto grigio (1935), pubblicati in prima edizione nei Gialli Mondadori, La catena spezzata (1941), Il fabbricante di meraviglie (1942), Il mistero dei 3 Cosimo (1949) e i quattro Racconti dell’occultismo (1949) usciti per conto della fiorentina Nerbini.

Collana Generi n.7 ISBN: 9788894073898 Prezzo ebook: €3,99

3) "CAMPO DI CONCENTRAMENTO SENZA LACRIME" DI SERGIO L.DUMA.

Di Sergio L. Duma ho già parlato in passato. adesso è uscito il suo nuovo libro e, ben volentieri, segnalo anche questa uscita.

Titolo: Campo di Concentramento Senza Lacrime

Editore: Panesi Edizioni

ASIN: B01D9D8D8ZLU

Numero di pagine: 304

Formato Kindle

Disponibile su Amazon e su altri store online


Monteneve è un posto tranquillo come tanti altri. Tutto cambia quando viene trovata una ragazza in stato confusionale, orribilmente torturata: si tratta di Debora, già nota in paese per la partecipazione a un reality show. In un attimo la voce si sparge: in paese è arrivato il male. La memoria di tutti torna così ad anni addietro, quando una bambina era stata trovata morta in un bosco e l’assassino non era mai stato scoperto. C’è quindi un maniaco a Monteneve? Oppure qualcosa di ancora peggiore? Se lo domandano in molti: Silvio, aspirante sceneggiatore che sta passando un periodo di depressione; la moglie, un’insegnante attratta da un alunno, Vittorio, adolescente indisciplinato a sua volta attratto da lei; la sorella di Vittorio, Gloria, e il fratello maggiore Saverio, nonché Laura, una ragazza che frequenta quest’ultimo. A complicare la situazione c’è la Psychic Inc., una strana società americana che ha deciso di aprire una filiale a Monteneve per motivi misteriosi. Perché i protagonisti si sentono continuamente osservati? Che cosa sta succedendo? La soluzione si trova in un’espressione coniata da Aldous Huxley: “Campo di Concentramento Senza Lacrime”. Quando le vittime ne comprenderanno il senso, nulla sarà più come prima. Disponibile su Amazon e sui principali store online.

4) APPUNTAMENTI "MISKATONIC UNIVERSITY", REGGIO EMILIA.


Come ultima notizia, vi parlo non di un autore, non di una casa editrice, ma di alcuni appuntamenti tenuti da una libreria Indipendente specializzata nella proposizione di libri e riviste di fantascienza, fantasy ed horror. Giulia ed Andrea, i due titolari della Miskatonic University (a proposito, se vi va, fatevi mandare il loro catalogo, ce n'è per tutti i gusti!) mi hanno inviato il programma con i prossimi incontri e presentazioni.

SABATO 23 APRILE ore 17,30
Presentazione “Der Orchideengarten”, con Walter Catalano, Alessandro Fambrini e Andrea Vaccaro

Continuano gli appuntamenti di altissimo livello alla Miskatonic University!Siamo felici di annunciare il ritorno di Edizioni Hypnos con un nuovo progetto assolutamente straordinario. Sabato 23 Aprile alle ore 17,30, ospiteremo la presentazione di "Der Orchideengarten", alla presenza dei curatori Walter Catalano e Alessandro Fambrini e dell'editore Andrea Vaccaro.
Ma che cos'è di preciso "Der Orchideengarten"?
Si tratta di una pubblicazione del fantastico e del macabro che venne stampata in Germania tra il 1919 e il 1921.
Quelle suggestioni intrappolate nelle pagine della rivista fondata da Karl Hans Strobl e Alfons von Czibulka rivivono oggi grazie all'impegno dell'instancabile Andrea Vaccaro e del suo eccellente staff di collaboratori.
La ricchezza dei testi si accompagna a quella delle immagini, con le stupende copertine e le illustrazioni di decine di artisti tra cui Carl Rabus, Otto Muck, Elfriede Plaichinger-Coltelli e Alfred Kubin, in quella che è stata definita da più parti "L'antenata di Weird Tales".
É giunto il momento di entrare nel Giardino delle Orchidee, dove “fantasmi e alieni, mostri e automi, teorie bislacche e paesaggi dell’Altrove percorrono pagine che spaziano dal surreale all’orrorifico, dal macabro al poliziesco, dal fantascientifico al sensazionalistico, non disdegnando ampie digressioni erotiche”. (dalla postfazione di Walter Catalano)
Cosa state aspettando? 




SABATO 30 APRILE ore 17,30
Presentazione “Gli alieni non hanno le antenne” di Silvano Scaruffi

Ospitiamo sempre molto volentieri presentazioni di scrittori ed editori da tutta Italia perché amiamo il rapporto umano e ci piace da sempre la dimensione “live”, così come è sempre splendida l’interazione che si crea ogni volta tra chi viene ad esporre il frutto del proprio lavoro ed il nostro meraviglioso pubblico, sempre attento e partecipativo.
Lasciateci però dire che, quando un autore della nostra terra sceglie la nostra libreria per presentare il suo ultimo lavoro, beh allora ci fa doppiamente piacere.
É il caso di Silvano Scaruffi, autore di Ligonchio che festeggia proprio quest’anno i vent’anni di attività con l’antologia “Gli alieni non hanno le antenne” (editore Abao Aqu, collana Le Tasche), volume che presenterà proprio da noi alla Miskatonic University Sabato 30 Aprile alle ore 17,30.
Dieci racconti per celebrare in modo ironico vent’anni di scrittura. Dieci storie e una sola ossessione. Un mondo primitivo e arcaico: un paese d’Appennino appeso ai monti, al vento e alle gole scoscese del fiume.
I suoi abitanti con i loro soprannomi, con le loro bestemmie e le loro visioni. Questi sono i luoghi e lo scenario dove accadono eventi strani e miracolosi, tra horror e fantascienza, coi dischi volanti che si abbattono sulla terra e gli alieni che vengono sconfitti da una banda improvvisata di boscaioli.
Uno stile personalissimo e asciutto, con le sonorità della parlata dialettale che s’intrecciano ai ritmi e ai toni della scrittura di genere, in un filo conduttore che tiene insieme un quotidiano fatto di abbandono e lavori precari o improbabili, chiacchiere da osteria e scorribande nell’onirico. In mezzo a questo guazzabuglio ci sono continui indizi di un’apocalissi imminente, ma anche l’idea di un futuro lontano e impossibile, che ha il volto di un nuovo medioevo barbarico, i cui segni si mostrano già nella vitalità inattesa e grottesca del presente.
Un altro appuntamento imperdibile per tutti voi amanti del fantastico, dell'implausibile, dell’inconcepibile.
Un altro grande autore pronto a sviscerare fin nei minimi particolari la propria opera.
Non mancate.


E con questo, anche stavolta abbiamo terminato.
L'appuntamento è al prossimo mese con nuove segnalazioni ed appuntamenti!

SALEM. -Seconda Stagione (2015)

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Il sommo rito è stato compiuto e la peste dilaga su Salem.
L'ora delle Streghe sembra davvero imminente, così come sembra imminente la venuta dell'Inferno sulla Terra.
Rimangono alcune flebili speranze: John Alden viene salvato dagli indiani, Mary Sibley comincia a nutrire forti dubbi sulla natura della missione affidatale dalla sua congrega. L'esitazione della donna viene acuita dalla scoperta che il figlio creduto morto in realtà è ancora vivo.
Ma la battaglia rimane impari e le forze in campo paiono ancora sbilanciate a favore del Male: Mercy si dimostra sempre meno controllabile;  Anne Hale comincia il suo addestramento nelle arti magiche; Cotton Mather affonda ogni giorno di più nei propri sensi di colpa e Tituba tradisce una volta di troppo.
In attesa della venuta dell'inferno sbarcano a Salem anche altre Streghe, in particolare l'affascinante ma crudele Baronessa Ingrid von Marburg. La donna accompagnata dall'altrettanto spietato figlio ha dei motivi personali per far realizzare  il  progetto delle Streghe.
Il conflitto non è ancora concluso ed un John Alden potenziato dalla magia indiana torna in città.
Desideroso di vendetta.

L'anno scorso avevo recensito la prima stagione di Salem, una nuova serie televisiva ( i post li trovate qui e qui) ad argomento stregonesco. La serie prodotta dalla piccola rete via cavo WGN, dava una visuale diversa del famoso processo che insanguinò la storia coloniale americana.
Le mie impressioni dell'epoca erano sostanzialmente positive, mi sembrava una produzione ben fatta, di una certa qualità -al netto di alcune imperfezioni e forzature storiche- e portatrice di una indubbia bellezza scenografica.
Pochi giorni fa mi è capitato di vedere anche la seconda stagione, altri tredici episodi, dall'inizio alla fine e sento il bisogno di riparlane.
Le sensazione positiva è rimasta, solo che si è un po' attenuata.
Quasi annacquata.



Intendiamoci Salem rimane una serie ben fatta, i due creatori Adam Simon e Brannon Braga continuano a svolgere un lavoro egregio, le sceneggiature hanno ancora diversi momenti indovinati, le scenografie sono ancora eccezionali. Il cast femminile rimane un gran bel vedere e fornisce numerose prove di una recitazione a volte anche eccelsa.
Tuttavia il gioco comincia a scricchiolare.
Ma di questo parleremo dopo.

Cominciamo con ordine.
Attenzione, ci sarà qualche spoiler.
Dopo il finale a dir poco apocalittico della prima stagione gli sceneggiatori sentono il bisogno di riprendere le fila (ed anche di allungare un poco il brodo), quindi quella che ci era stata presentata come la vittoria definitiva e completa della congrega delle streghe guidate da Mary Sibley, si trasforma solo in un primo passo, un iniziale tassello di un gioco ben più grande e diluito nel tempo.
L'Inferno sulla Terra che sembrava imminente viene procrastinato e la pestilenza che si è abbattuta sulla città diventa non più la soluzione definitiva ma solo un modo per permettere al Demonio di reincarnarsi sul nostro piano, una sorta quindi di blasfema natività.
E se questo può avere (anzi ha) delle giustificazioni e delle motivazioni a livello di sceneggiatura la cosa in alcuni momenti, specie nelle puntate iniziali della seconda stagione, finisce per assumere qualche forzatura, certo minima, ma che comunque si avverte.


Così Salem si trasforma sempre di più in una serie sulla fascinazione del Male ma anche di come il Male si possa rivelare un padrone egoista, crudele, che toglie più di quanto restituisca, e che non mantiene mai le promesse fatte.
La cosa si avverte specialmente nel cammino e nell'evoluzione di alcuni personaggi simbolo come Anne Hale (una sempre convincente Tamzin Merchant) che, episodio dopo episodio, sprofonderà sempre più verso il lato oscuro, trasformandosi dall'ingenua e positiva ragazza conosciuta all'inizio della precedente stagione in una delle fattucchiere  più potenti e manipolatrici della serie, disposta a sacrificare  ogni cosa pur di salvarsi.
Il personaggio interpretato dall'efebica attrice britannica ( lo ammetto, ho un vero e proprio debole per le attrici efebiche e dalla roscia chioma) continuerà quindi a subire una delle trasformazioni più complete dello show, oscillante sempre tra l'auto giustificazione, i proclami di buone intenzioni ed i ribaltamenti di posizione più clamorosi)
In più gli sceneggiatori proprio con il personaggio della Hale si consentono il tocco di classe, la citazione lovecraftiana dotando la neo strega come famiglio di un topo di nome Brown Jenkin.
Particolare questo che presuppone gustosi sviluppi per il futuro.



Ma è un poco tutto il cast femminile a vivere questa continua trasformazione
Infatti l'altro leitmotiv della seconda stagione di Salem sembra essere rappresentato dal binomio "Vita-Morte".
O meglio dal binomio "Donne portatrici di vita attraverso la maternità- Donne portatrici di morte , anche dei bambini, finanche dei propri propri figli pur di raggiungere il loro scopo"


E per inciso, non aspettatevi grandi atti di pietà: i bambini sono quelli che in Salem fanno le fine peggiori.

Se il primo aspetto di questo dualismo è rappresentato dalla vera mattatrice della serie, la Mary Sibley interpretata dall'altra attrice britannica Janet Montgomery, la quale gradatamente dopo la (ri)scoperta della maternità vivrà il percorso opposto a quello subito dal personaggio della Hale, un percorso fatto di sensi di colpa per le azioni commesse, di ripensamenti e del desiderio di vivere una vita normale lontana da quanto compiuto fino a quel momento, il secondo è rappresentato da più  figure.
Da Mercy Lewis per esempio - una sempre più malvagia Elise Eberle- che diventa la vera longa manus del Male, la perfetta scheggia impazzita da cui non sai mai cosa aspettarti. Ma anche dalla new entry Ingrid von Marburg (la ex Xena televisiva Lucy Lawless)



Saranno proprio questi due personaggi a compiere i gesti più crudeli, maniacali e perfino più morbosi dello show (anzi, specie per quanto riguarda la seconda ci sono un paio di scene che io personalmente non mostrerei mai ad un rappresentante del Moige). Ma se per quanto riguarda la figura di Mercy Lewis, il tutto è causato da una "semplice" carica di sadismo e di spirito di rivalsa per quanto riguarda invece il personaggio della Lawless, ebbene, ci troviamo di fronte ad una personalità più complessa, quella di una donna completamente votata ad un amore malato ed anche molto carnale nei confronti del Diavolo con la D maiuscola, che lei ritiene a tutti gli effetti non solo come la sua divinità ma anche come il suo uomo e compagno di vita.
Amore e Morte, un altro binomio classico e che non manca nemmeno in Salem.

Ma è per quanto riguarda i personaggi maschili che arrivano le vere note dolenti: usciti di scena due personaggi forti come il magistrato Hale ( un gigionesco Xander Berkeley) e l'Increase Mather interpretato dal grande Stephen Lang (  entrambi compariranno comunque come guest in alcuni episodi) quelli che rimangono, nella migliore delle ipotesi si dimostrano secondari ai fini dello svolgimento della trama, mentre nella peggiore potrebbero tranquillamente non esserci che tanto la vicenda e l'azione si potrebbero realizzare lo stesso anche senza di loro.

Questo vale sia per la maggioranza delle figure di contorno (con  poche parziali eccezioni come il dottor Wainwright o di Sebastian il demoniaco figlio della Von Marburg) che dei cosidetti protagonisti.  Le figure maschili in Salem, infatti spesso appaiono deboli, sterili, grette se non completamente succubi, rispetto a quelle femminili (che ripeto sono dipinte meglio e rappresentate da attrici di gran talento).
Ma se per quanto riguarda le figure di contorno la cosa può essere giustificata dalle esigenze della trama e dall'effettiva natura matriarcale della società delle Streghe, la cosa diventa imperdonabile se riferita alle figure di primo piano.

Cotton Mather, in questa seconda stagione si dimostra sempre di più una figura inadeguata, che passa la maggior parte del tempo a compiangersi o a ubriacarsi. Spesso mentre attorno a lui si sta verificando l'apocalisse perde tempo in inutili discorsi.
In parole povere: sembra più un personaggio di The Walking Dead che di una serie come Salem.
Seth Gabel che ne veste i panni è sicuramente un ottimo attore, solo che dopo un po' il personaggio stanca. Le cose vanno peggio però con quello che dovrebbe essere il protagonista maschile e cioè John Alden: già l'anno scorso rimarcavo il fatto che il ruolo fosse stato affidato ad un campione di inespressività come Shane West ma con questa stagione, la sua figura diventa- se possibile- ancora meno incisiva.


Probabilmente la cosa dipende anche dall'eccesso di aspettativa che si crea nei primi episodi in cui il personaggio dopo essere stato salvato dalla morte grazie all'intervento dei nativi americani, viene dalla loro magia potenziato per poter tornare a Salem nelle vesti dell' Assassino di Streghe. Peccato che la cosa duri molto poco e che quasi subito l'uomo  venga fatto prigioniero dai suoi nemici ripiombando quasi subito nella sua abituale cornice di inutilità.

Indecisioni in fase di sceneggiatura? 
Forse.
In definitiva l'unico tra i personaggi maschili, anzi l'unico personaggio tout court che avrà una sua evoluzione verso il Bene coerente ed in molti momenti commovente rimarrà Isaac, passato dall'essere lo scemo del villaggio al diventare una personalità eroica quasi una sorta di vendicatore e di difensore dei più deboli. Isaac sarà anche l'unico a poter godere di una sorte di redenzione umana e sociale.
E forse questo avviene perché in fondo in fondo è stato anche l'unico a rimanere sempre umano dentro.
E l'unico a ricordarsi che qualsiasi Potere anche il più grande non vale nulla se si è soli.
E se si è senza amore.


Per il resto Salem continua a proporre ottime scenografie, una ancora migliore cura della fotografia, un allestimento che farebbe invidia a ben più blasonate produzioni cinematografiche o televisive.
Certo, il gioco comincia ad incepparsi, a dare segnali di stanca, però riesce ancora procedere bene e a interessare gli spettatori.
In attesa della già annunciata terza stagione, nella quale è stato già annunciato tra gli interpreti un certo Marilyn Manson. (1)

(1) Già autore della canzone impiegata per la sigla della serie.

FANTASCIENZA ITALIANA: TALKING ABOUT MAICO MORELLINI.

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Sono sempre contento quando posso presentare una nuova intervista. Ogni intervista è per me unica e speciale, dal momento che ognuna di loro contiene degli elementi che la impreziosiscono.
Nel caso specifico della prossima conversazione gli elementi di interesse sono almeno tre: il futuro intervistato corrisponde al nome di Maico Morellini, uno dei migliori scrittori italiani di fantascienza attualmente in circolazione. Il secondo motivo è che l'intervista avviene a ridosso di una pubblicazione importante per l'autore.
A maggio infatti uscirà per i tipi di Urania il romanzo inedito La Terza Memoria e quindi questa chiacchierata è un buon modo per festeggiare questa uscita.
Il terzo motivo è rappresentato da una cosa più personale: l'intervista era nata per Nocturnia, ma approfittando del mio progetto PAX Fantascientifica, grazie anche all'entusiastica collaborazione di Alessandro Iascy, il post apposito uscirà in contemporanea anche sulla rivista online Andromeda in maniera tale da poter garantire un palcoscenico doppio al post.
Veniamo ora alla biografia dello scrittore.

Maico Morellini nasce a Reggio Emilia nel corso del 1977.
Tenete sempre presente questa data, perché è lo stesso anno in cui avviene qualcosa che cambierà per sempre il mondo dell'entertainment fantascientifico.
L'anno in cui i botteghini cinematografici di tutto il mondo vengono sbancati dall'uscita del primo Guerre Stellari \ Star Wars.
E Guerre Stellari sarà un elemento che spesso tornerà nel corso della vita di Maico Morellini.

Nel 2000 infatti il futuro scrittore entra in contatto con il mondo del fandom e delle associazioni, in particolare Morellini si lega proprio a Yavin 4, un fans club che si occupa di fantascienza e fantasy, ma che come primo interesse ha proprio l'amore per la saga di Star Wars
La collaborazione si rivelerà lunga e fruttuosa: di Yavin 4 ben presto Morellini ne diventerà anche presidente, rimanendo in carica dal 2003 al 2010.
In quegli anni Maico lancia nuove iniziative, contribuisce all'organizzazione di convention, crea concorsi come l'annuale ed amatissimo Space Prophecies, -un contest per autori esordienti e dedicato ai migliori racconti fantasy, fantascientifici e perfino alle fan fiction di saghe  cinetelevisive quali la stessa Star Wars o Spazio 1999- e implementa le collaborazioni con altre realtà associative, quali Moonbase o lo STIC
Caratteristica questa della collaborazioni, già presente da sempre nella natura di Yavin 4 ma che con Morellini presidente vede il suo definitivo sviluppo.

Ma c'è un 'altra passione che il giovane emiliano coltiva da tempo: quella della scrittura.
Già negli anni della scuola infatti Morellini crea le sue prime prove di scrittura, si tratta principalmente di racconti con forti venature horror. 
Lo attira molto anche tutto quello che concerne la scienza e la tecnologia, quindi oltre a cambiare spesso il corso dei suoi studi, lentamente il "nostro" comincia a spostare il tema dei suoi scritti dal perturbante alla fantascienza.

Sono anni in cui Morellini piano piano affina sempre di più il suo stile, perfeziona le proprie capacità e sopratutto partecipa a diversi concorsi.
Cominciando a farsi notare.


Giungono infatti diverse segnalazioni al Premio Lovecraft, ma queste rappresentano solo l'antipasto.
Perché infatti nel 2010 arriva una vittoria importante, il suo romanzo d'esordio Il Re Nero vince il Premio Urania, venendo così pubblicato nel novembre dell'anno successivo nel numero 1576 della pubblicazione mondadoriana.

Tecnicamente Il Re Nero può definirsi un Tecno-Thriller, una vicenda in cui vengono fusi assieme elementi fantascientifici -come ad esempio l'ìambientazione nel futuro- con altri tipici del genere thriller, quali la presenza di un crimine e la conseguente indagine investigativa. Però, a differenza di molte altre opere dello stesso genere, lo scrittore in questo caso riesce a tratteggiare anche una convincente caratterizzazione dei suoi personaggi, a partire dal protagonista Riccardo Mieli, tutte figure con cui è estremamente facile empatizzare.
Quello che però colpisce molti lettori si rivela principalmente l'ambientazione, il luogo presso cui si svolge tutta la vicenda e cioè l'immensa città -stato di Polis Aemilia, un enorme metropoli nata dalla conurbazione di Modena; Bologna e Reggio Emilia (anche se all'ìnterno della città- stato i tre luoghi continuano ad avere funzioni e destinazioni d'uso diverse).

Se da una parte l'invenzione di Polis Aemilia permette allo scrittore di affrontare in maniera quasi satirica  parte delle attuali italiche storture, dall'altra Morellini si diverte a descrivere quasi una simbolica partita a scacchi (altra grande passione dell'autore) tra il detective Riccardo Mieli ed il suo sinistro e misterioso antagonista.

La vittoria de Il Re Nero catapulta il nome di Morellini all'attenzione di lettori e critica e gli consente di potersi dedicare ad altri progetti.
Nel 2012 lo scrittore emiliano comincia una proficua collaborazione con la rivista di critica cinematografica Nocturno (e chi mi segue, sa quanto io ami quella rivista, vero?) per la quale Morellini scrive diversi saggi, che spesso ottengono meritate candidature per il Premio Italia.

L'artista emiliano, non abbandona però la narrativa, visto che nel 2014 parte la sua serie finora più ambiziosa: I Necronauti.




Pubblicata da Delos, la serie rappresenta un riuscito tentativo di Space Opera tutta italiana, un modo da parte del suo autore per dimostrare come gli scrittori del nostro paese possano cimentarsi con successo non solo con il Tecno-Thriller ma anche con la più classica hard science fiction.
La serie suddivisa in due stagioni che, a loro volta, constano rispettivamente di dieci e  dicinque racconti coniuga con successo intrattenimento e riflessione, temi alti con una spruzzatina di horror finendo per rappresentare un sorta di raggiunta maturità artistica da parte dell' autore.
Un autore peraltro perfettamente cosciente delle proprie capacità e dei propri mezzi.

Ancora ci sarebbe molto da dire su Maico Morellini e sulla sua opera ma lascerò che sia l'autore stesso a parlarvene nel corso dell'intervista che mi ha rilasciato e che pubblicherò tra pochi giorni.
Nel frattempo, se siete curiosi, ecco il link al blog dello scrittore.

INTERVISTA CON MAICO MORELLINI.

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Come promesso oggi vi propongo l'intervista con lo scrittore Maico Morellini, l'autore di opere come il romanzo Il Re Neroe il lungo ciclo de I Necronauti. Ringrazio Maico per la sua gentilezza e disponibilità ed anche per essersi sobbarcato questa lunga intervista ( Mi sa che, almeno finora, questa sia stata l'intervista più complessa a cui tu ti sia dedicato, vero Maico?). Questa chiacchierata in origine era nata per essere pubblicata solo su Nocturnia, ma in occasione del progetto Pax Fantascientifica apparirà in contemporanea  (grazie anche all'entusiastica collaborazione di Alessandro Iascy) anche sulla rivista digitale Andromeda. Un' ottima occasione per i lettori di entrambi i siti di conoscere meglio ambedue le pubblicazioni. Il link dell'intervista su Andromeda è questo.
Mentre per approfondire meglio la conoscenza di Morellini: qui trovate il blog dell'autore, mentre questa è la scheda da me dedicata allo scrittore di Reggio Emilia.
Buona lettura!!!
Attendo i vostri commenti! 

Nick:  Ciao Maico ! Benvenuto. Come prima domanda ti chiedo di presentarti ai nostri lettori e di parlarci del primo momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Maico Morellini:  Ciao, e grazie dell’invito!
Cercherò di presentarmi in due parole, senza ammazzare di noia i lettori. Sono nato nel 1977, mi sono fatto le ossa leggendo fumetti e ho militato a lungo tra le fila del vasto esercito dei giocatori di ruolo. Ho iniziato a battere i primi tasti di una bella Olivetti intorno alle seconda media, fine anni ottanta per intenderci, ma ho deciso di dedicarmi con determinazione alla scrittura qualche anno più tardi. Alcuni esperimenti, complici insegnanti che accettavano temi fuori dagli schemi, e poi ho iniziato a scrivere con regolarità. Del mio primo racconto ricordo che moriva un sacco di gente e che ho dovuto scrivere l’incipit quattro volte perché, visto che lo lasciavo ovunque, i miei genitori buttavano via il foglio di continuo.

 Nick:  In particolare cosa ti ha avvicinato alla fantascienza e al fantastico e quali sono stati gli scrittori ed i romanzi che ti hanno formato maggiormente come lettore prima ancora che come scrittore? Naturalmente puoi citare anche film, serie televisive, musica e tutto quello che ti viene in mente.

Maico: Il mio amore per il fantastico si è svolto in tre tempi. Sono stato letteralmente folgorato da‘Il Ritorno dello Jedi’, visto al cinema nel 1983 quando avevo sei anni e di sicuro questo ha inchiodato il timone della mia creatività nella direzione della fantascienza. Poi mi sono avvicinato al mondo dei fumetti intorno ai dodici leggendo Dylan Dog, e questo ha dato sfogo alla mia vena horror. Poi, più o meno sempre in quel periodo, ho scoperto i romanzi. Asimov per primo, grazie ad amici e a un fratello più grande di me. Poi Bradbury, Heinlein, E alla fine è arrivato anche anche il fantasy che ha monopolizzato le mie letture per un bel pezzo. Poi cinema horror, di fantascienza e ‘Star Trek’ visto che di nuovi Guerre Stellari, all’epoca, non c’era nemmeno l’ombra.



Nick:  Tu fai pare di quel largo gruppo di scrittore provieni dalle fila del fandom, quanto le tue esperienze da fan ( o comunque da appassionato) influenzano la tua attività di scrittore? 

Maico:  Io ben prima di essere uno scrittore sono un grande appassionato di horror e fantascienza. E da appassionato, da persona che ritiene il cinema e la letteratura di genere nobili tanto quanto il manistream, mi è venuto naturale cercare di trasmettere e di condividere queste mie passioni. Il fandom è stato, ed è, un passaggio obbligato di questa volontà. Aiuta a crescere, aiuta a confrontarsi e qualche volta è anche fondamentale per adottare punti di vista differenti. Non so se l’essere fan mi aiuta nella carriera letteraria, ma di sicuro mi arricchisce come appassionato.

Nick:  Mi sembra di aver letto alcune tue dichiarazioni in cui equiparavi l'atto dello scrivere un romanzo ad una partita di Tennis. Ce la spieghi questa affermazione? 

Maico:  Chi gioca a tennis da agonista sa bene che si tratta di uno sport estremamente solitario. Una lotta non solo contro l’avversario, ma anche contro sé stessi. Un incontro può durare alcune ore nelle quali viene voglia di mollare, di lasciare che le difficoltà della partita abbiano la meglio. Ore nelle quali nessuno può venirti in soccorso perché in campo ci sei solo tu, la tua racchetta e la volontà di vincere. E soprattutto è molto importante il finale della partita: vincere o perdere fanno tutta la differenza.
Scrivere un romanzo non è poi così diverso: nessuno può aiutarti e spesso sei solo con la tua creatività. E’ una battaglia tutta mentale, che dura settimane, mesi, persino anni. Nessuno a parte te può giocare quella partita e il finale, come nel tennis, è molto, molto importante. Serve talento, ma il talento non basta.
Vi ho convinto?

Nick:  Una costante che mi sembra di avvertire molto nella tua opera è la cura particolare delle l'ambientazioni, per lo scenario dove ambienti le tue storie. E' una ricostruzione sbagliata la mia?

Maico:  Assolutamente no, è una ricostruzione più che corretta. Io dedico molta energie alle ambientazioni perché mi sono reso conto che un mondo ben costruito apre scenari ai quali non avevi pensato. Se i personaggi si muovono in un contesto ricco e definito, vengono aiutati dall’ambiente a prendere certe decisioni e questo può togliere parecchie castagne dal fuoco soprattutto negli inevitabili momenti di incertezza che accompagnano la scrittura di un romanzo.
C’è solo un piccolo sacrificio a cui bisogna essere disposti: l’ambientazione è sempre molto più ricca e articolata di quanto sia possibile mettere all’interno della storia ma questo non deve spingerti a ficcarci dentro tutto per forza. Molto di quello che hai pensato resterà fuori dai giochi, ed è giusto così.

Nick:  Una seconda costante che riscontro nei tuoi scritti (in particolare, ne "Il Re Nero" e ne "I Necronauti"), è-a parte la grossa fusione che applichi tra elementi SF ed elementi horror o thriller-   il forte uso anche simbolico che tu fai delle dicotomie classiche della narrativa di genere, quali ad esempio il conflitto tra Vita e Morte o quello, ancora più classico, tra Ordine e Caos. Da cosa deriva l'interesse per questi temi?

Maico:  Sono temi classici ma non per questo privi di fascino e potere. Di sicuro la grande passione per il fantasy ha tenuto vivo l’interesse per questi concetti. Mi ha aiutato a esplorarne le potenzialità e ad adattarli al mio modo di scrivere.
Sotto molti aspetti credo sia però un’attrazione inconscia. Non mi metto mai a tavolino intorno a questi temi ma escono da soli, si prendono spazio e di certo catalizzano anche parte delle mie produzioni.
Sono affascinato dal caos e, nel senso buono, dalla morte e quindi trovo naturale poi contrapporre l’ordine e la vita ai miei antagonisti.

Nick:  Veniamo adesso proprio nello specifico delle tue opere. Se non ricordo male, la tua prima cosa pubblicata è la raccolta"Cronache dal Domani" uscita nel 2000 per un piccolo editore di Firenze.Adesso vorrei che tu tornassi indietro con la memoria a quei giorni e ci descrivessi le sensazioni provate in occasione della tua prima pubblicazione.

Maico:  E’ piuttosto difficile a posteriori perché l’entusiasmo per la proposta editoriale è stato smorzato, nel tempo, dal fatto che si trattava di una delle famose ‘pubblicazioni con contributo da parte dell’autore’. La casa editrice mi fu consigliata da un libraio di Reggio Emilia e io ero molto, molto inesperto. Non ero informato sull’editoria a pagamento e all’epoca internet muoveva i suoi primi passi nella vita di tutti noi. Perciò è stata di sicuro un’esperienza formativa ma non in senso positivo: ben preso mi sono convinto che se nessuno è disposto a investire in un tuo scritto, è meglio lasciar perdere.
E averlo provato sulla mia pelle è stato decisamente più efficace.

Nick:  Un anno fondamentale per te è stato il 2010 grazie alla vittoria del Premio Urania con il  romanzo "Il Re Nero", ambientato nell'Italia del futuro. Mi sembra "Il Re Nero" in un certo senso si riallacci al discorso che si faceva prima sulle passioni, in quanto ne raccoglie molte tue:  come quella per gli scacchi o quella per la tua terra, trascritte però in chiave fantastica. Guarnite insomma, con una bella dose di critica sociale e politica (penso alle pagine in cui descrivi l'isolazionismo politico o la critica sulla gestione delle strutture sanitarie) Per la seconda volta ti chiedo se si tratta di una mia ricostruzione sbagliata ?

Maico:  E’ esattamente così. Ne Il Re Nero, romanzo arrivato dopo diversi anni di palestra letteraria nei concorsi di horror e fantascienza, ho cercato di riunire tutte le cose di cui hai parlato. Seguendo una delle regole d’oro della scrittura ho voluto scrivere di ciò che conoscevo e di ciò che amavo. Perciò scacchi, la mia terra, e le inevitabili riflessioni socio-politiche che sono effetto collaterale di un’ambientazione comunque reale e realistica.

Nick: Tornando al discorso sulle ambientazioni,  molti lettori de "Il Re Nero" sono rimasti affascinati dalla creazione di "Polis Aemilia" , la megalopoli frutto della fusione di Modena; Bologna e Reggio- Emilia. Come ti è venuta l'idea ?

Maico:  Ho lavorato davvero tanto su Polis Aemilia e posso dire che il vero motore dell’intero romanzo è proprio la città stato che fa da scenario a Il Re Nero. L’idea è arrivata come un fulmine, anche se in una forma molto grezza: “E se in futuro cercassero di risolvere i problemi ricostruendo le antiche polis greche?”. Più o meno questo è stata la prima scintilla per la nascita di Polis Aemilia. Poi ho esteso questo concetto e mi sono divertito a strutturare necropoli, polis e acropoli modificando le tre città secondo le mie esigenze di ambientazione.



Nick: Proseguendo su questa linea: quali sono state le maggiori fonti d'ispirazione per la figura di Riccardo Mieli, il protagonista del romanzo?

Maico:  Mieli arriva direttamente dall’hard boiled alla Raymond Chandler (con le debite proporzioni: Chandler è Michelangelo, io sono uno scalpellino). Mieli è, a modo suo e senza nessuna pretesa di essere ugualmente efficace, un omaggio a quel tipo di investigatore acido e problematico che Chandler rendeva protagonista delle sue storie. E’ estremo in alcune sue posizioni ma solo perché Polis Aemiliaè una città estrema. E’ responsabile della nascita della Polis e della sua evoluzione e questo lo mette in una posizione di amore e odio per la città in cui vive.

Nick:  Il tuo successivo lavoro è la serie dei 15 racconti, poi riuniti in volumi, de "I Necronauti. "I Necronauti" si discosta molto dai tuoi lavori precedenti poiché si tratta di una corposa saga  hard science fiction di largo respiro.  La serie, rappresenta un modo da parte tua per andare oltre i generi della distopia e del Techno-Thriller, che in questi anni hanno goduto di larga fortuna nel nostro paese? E se si come mai questa scelta ?

Maico:  I Necronauti nascono da una bella opportunità che Delos e Franco Forte mi hanno offerto quando mi è stato chiesto di concepire una serie di racconti di fantascienza legati tra loro, ambientati in un universo narrativo originale che potevo strutturare a mio piacimento. Forse inconsciamente, ma nemmeno tanto, ho preso la palla al balzo per cercare di dimostrare che la fantascienza italiana può andare anche oltre la tanto bistrattata distopia. Non per rigetto o fastidio nei confronti del techno-thriller distopico, è una struttura narrativa che mi piace molto sia da leggere che da scrivere, ma proprio perché volevo andare oltre cercando di offrire ai lettori, e anche a me stesso, qualcosa che riportasse l’uomo oltre i confini del nostro pianeta. I tempi mi sembravano maturi e così sono nati ‘ I Necronauti’. Anche perché negli ultimi anni si è creato un bell’interesse intorno alla spazio e alla sua esplorazione: Philae e Rosetta, le missioni su Marte, videogiochi a tema e film incentrati sul nostro adorato Sistema Solare. Ovviamente non ne sono immune e ho dato il mio contributo.

Nick:  Descrivi la serie "I Necronauti" a quei lettori di Nocturnia che ancora non la conoscono

Maico:  I Necronauti, come tu stesso hai ottimamente sintetizzato, sono una space opera di hard science fiction ambientata nel nostro sistema solare in un futuro remoto. Il punto di partenza è questo: dopo la colonizzazione dell’intero sistema solare una misteriosa stazione spaziale aliena fa la sua comparsa tra Plutone e Caronte. Dal momento del suo arrivo una misteriosa energia assale l’intero sistema solare e distrugge ogni cosa si trovi nello spazio aperto. A tutti gli effetti le colonie si trovano isolate le une dalle altre senza la possibilità di comunicare. Questa situazione, chiamata Silenzio, dura molti secoli fino a quando dalle lune di Saturno non fa la sa apparizione la Corporazione dei Necronauti. I Necronauti sono uomini in punto di morte, tenuti in vita da sofisticate armature biomeccaniche, alla guida delle astronavi della Corporazione. Hanno sviluppato una tecnologia molto particolare, la necropropulsione, che permette loro di muoversi nello spazio ingannando l’energia aliena. Solo che invece del comune carburante le navi della Corporazione usano l’energia sprigionata in punto di morte da uomini e donne gravemente malati che vengono caricati sulle navi come propellente.
Questo è l’incipit, l’ambientazione di base, e la storia inizia proprio da qui. Il primo racconto, “La Luce di Titano”, racconta di come la Terra e i suoi agenti segreti cerchino di infiltrarsi a bordo delle navi della Corporazione per scoprirne i segreti. E da qui inizia una storia divisa in due stagioni: la prima composta da 10 racconti, raccolti in cartaceo da Ambrosia, la seconda composta da 5 racconti pubblicati solo in digitale sempre da Delos.

Nick: Ti propongo un giochino: fai i nomi di tre illustratori, non importa se italiani o stranieri, se contemporanei o del passato, che ti piacerebbe illustrassero le astronavi gotiche della corporazione dei Necronauti e motiva questa scelta.

Maico:  Quelli che le hanno già illustrate non valgono vero? Simone Messeri ha dato la sua bella interpretazione della Luce di Titano!
Dicevamo, illustratori.
Il compianto Hans Ruedi Giger, in quanto a stile gotico credo avesse talento da vendere e mi sarebbe piaciuto davvero tanto vedere una sua interpretazione delle mie navi.
L’altrettanto compianto Ralph McQuarrie perché era (e in parte è ancora) l’eminenza dietro i concept di Star Wars e visto che posso sognare, alloro sogno in grande.
E infine Franco Brambilla perché sono sue le bellissime copertine dei miei due romanzi pubblicati su Urania. Copertine nelle quali è stato in grado di interpretare i miei gusti alla perfezione. Sarei quindi molto curioso di vedere una delle mie navi nascere dalla sua penna.

Nick:  A partire dal 2012 hai cominciato a collaborare con la storica e prestigiosa rivista Nocturno  per la quale scrivi articoli, saggi e recensioni: com'è nata questa collaborazione?

Maico:  La collaborazione è nata quando Giuseppe Lippi mi mise in contatto con la redazione di Nocturno per partecipare a un dossier su Guerre Stellari. Sono grande appassionato di fantascienza, di cinema e di Star Wars. Per più di dieci anni poi ho frequentato in modo molto attivo il fandom che orbitava intorno a Guerre Stellari e quindi quella fu una bella opportunità per scrivere anche di quella passione. Da allora, e devo dire che la cosa mi fa molto, molto piacere la collaborazione non si è più interrotta: scrivo regolarmente su Nocturno soprattutto per quanto riguarda la fantascienza e l’horror.

Nick:  Vorrei soffermarmi adesso su alcuni dei saggi e dei dossier che hai scritto per Nocturno e che tu dedicassi qualche riga per un paio di loro : mi riferisco a "Mezzo Secolo di Enterprise" e a"La Nuova Carne" (che è anche stato candidato al Premio Italia)  uscito su Nocturno #143 dedicato al Cinema di David Cronemberg.  


Maico:  Ho scritto “Mezzo Secolo di Enterprise” poco prima che Abrams riportasse al cinema il suo Star Trek: Into Darkness (2013) e l’ambizioso intento era quello di riassumere 50 anni di uno dei franchise più longevi della storia raccontando da dove si era partiti per capire dove si sarebbe andati con il nuovo corso di Abrams.
La Nuova Carne” è stato il mio contributo a un bellissimo speciale su David Cronenberg e mi sono occupato nel dettaglio di tre suoi film:”Videodrome” (1983),”Il Pasto Nudo” (1991) ed “eXistenz” (1999). Ho cercato un filo conduttore comune e credo anche di averlo trovato. Per gli amanti di Cronenberg, sul mio sito è pubblicato l’articolo in versione integrale.

Nick:  Fantascienza in Italia e Fantascienza italiana, due rapporti non sempre idilliaci: secondo te perché? E cosa si può fare per migliorare la situazione?

Maico:  Onestamente non saprei. Mi spiego: dal punto di vista della produzione fantascientifica il panorama italiano è molto, molto vario. Ci sono autori diversi tra loro che battono strade molto differenti una dall’altra e questa è una bella garanzia perché offre opportunità interessanti anche a chi legge. Quindi secondo me vengono scritte ottime storie diverse da loro sia per tema che per struttura. Detto questo forse esiste un preconcetto non maligno e forse nemmeno volontario nei confronti della parola fantascienza. Mi pare ci sia nel pubblico generalista (nel senso buono, mi riferisco al pubblico che normalmente non legge fantascienza) un fraintendimento di base su cosa è la fantascienza che lo spinge a diffidare di tutto quello racchiuso sotto questa etichetta. Forse si potrebbe provare a spiegare, anche se non ho idea di come farlo, che molto di quello che viene letto, senza saperlo, è già fantascienza. Superare qualche barriera e abbattere preconcetti potrebbe essere un buon inizio. Ma il modo  … be’, è un altro paio di maniche.

Nick:  Più in generale come vedi lo stato di salute della narrativa di genere fantastico nel nostro paese?

Maico:  Il discorso è molto simile a quello che ho fatto per la fantascienza anche se forse qui ci sono eredità concettuali meno pesanti da superare. Se dovessi decidere le condizioni del malato tastando il polso delle librerie, mi pare che la sezione più sacrificata in assoluto sia quella della fantascienza mentre il fantasy, l’ horror, e lo young adult hanno decisamente una volumetria più salutare.

Nick:  Oltre alla saga dei I Necronauti Nel corso degli ultimi anni hai partecipato con tuoi racconti a diverse antologie interessanti. In particolare ho apprezzato il racconto "La Confraternita dei Rabdomanti" uscito  su "Ma gli Androidi mangiano Spaghetti Elettrici" uscito nel 2015 per Della Vigna, Parlaci del racconto e dell'antologia.

Maico:  L’antologia, orchestrata e organizzata da Massimo Mongai, Francesco Grasso e Marco Minicangeli, è nata come costola fantascientifica dell’ Expo. L’idea dei tre curatori era quella di creare un’antologia i cui temi potessero integrarsi con quello dell’Expo. Nutrire il pianeta e quindi nutrire il futuro. Il progetto mi è subito sembrato molto interessante e anche adatto a uno dei tanti scopi che secondo me la fantascienza deve avere perciò ho accettato di buon grado la proposta di parteciparvi.
Nel dettaglio io mi sono concentrato su uno scenario futuro nel quale l’acqua diventa un bene rarissimo affidato alla Confraternita dei Rabdomanti: è compito dei Rabdomanti indire un’asta nella quale ogni nazione offre risorse in cambio di pura e semplice acqua. A pensarci bene non è così fantascientifico come sembra.


Nick: Hai pubblicato le tue opere sia in formato cartaceo che in digitale: pregi e difetti di entrambi i formati. 

Maico:  Non so se sia corretto parlare di pregi o difetti. Credo sia più giusto ragionare sulle opportunità che l’ebook offre perché per quanto riguarda il cartaceo non ci sono grandi sorprese.
Mi sembra che l’avvento dell’ebook abbia donato linfa a un genere narrativo che in Italia non ha mai goduto di particolare fortuna: i racconti. Grazie all’ebook hanno trovato posto sugli scaffali digitali degli store storie brevi, di genere e non, che hanno dimostrato grande qualità. Si tratta di pubblicazioni che altrimenti non avrebbero mai visto la luce e questo è senza dubbio un grande pregio.
Ho l’impressione che tra i due formati di divulgazione non ci sia una vera e propria concorrenza quando una collaborazione: dove non arriva l’uno può arrivare l’altro. E viceversa.

Nick:  Tra i tuoi colleghi scrittori quali sono quelli che segui con maggiore attenzione ed interesse?

Maico: Io leggo la fantascienza italiana molto volentieri, e non lo dico per piaggeria o per sistemarmi in una confortevole posizione di comodo. Mi interessa molto tutto quello che scrivono i mie colleghi e ripeto quello che ho detto qualche domanda fa: la produzione italiana è molto varia e interessante. Non faccio nomi perché finirei con il dimenticare qualcuno e anzi, cerco di leggere quanti più italiani posso.
Tra l’altro nel 2003 ho ideato il concorso letterario ‘Space Prophecies’ e l’ho curato per otto anni, fino al 2011: è stato un ulteriore modo per leggere fantascienza nostrana e per avere conferme della varietà di cui disponiamo.

Nick:  Progetti futuri. di cosa ti stai occupando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Maico Morellini nel prossimo futuro?( Più nello specifico, ci vuoi parlare del  tuo nuovo romanzo in uscita per Mondadori ?) 

Maico:  Maggio 2016 sarà un mese molto importante per me perché verrà pubblicato da Urania il mio nuovo romanzo ‘La Terza Memoria’. Posso dire che non ha niente a che vedere con ‘Il Re Nero’ e con ‘I Necronauti’. E’ ambientato in Italia, in un futuro imprecisato, dopo un misterioso evento catastrofico noto come il Disordine.
Poi sempre nel 2016 uscirà un racconto lungo di fantascienza pubblicato dagli amici di Edizioni Imperium. 
E sto lavorando a diversi progetti piuttosto diversi tra loro che comprendono anche un nuovo romanzo. Ma sono prudente e preferisco non sbilanciarmi troppo con eventuali date.

Nick: Bene, è tutto, nel ringraziarti per la tua disponibilità e per la tua gentilezza ti chiedo se esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Maico:  Grazie a te e direi che mi hai chiesto tutto quello che speravo! Ancora grazie dello spazio e un grosso abbraccio a tutti i lettori di Nocturnia!

TAMAN SHUD: LO STRANO CASO DELL'UOMO DI SOMERTON. - Sviluppo.

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La prima parte è uscitaQUI.

"Camminare all’aperto, di notte, sotto il cielo silente, lungo un corso d’acqua che scorre quieto, è sempre una cosa piena di mistero, e sommuove gli abissi dell’animo."
Hermann Hesse.

"Non c’è niente di misterioso per un marinaio se non il mare stesso, che è padrone della sua esistenza e imperscrutabile come il destino."
Joseph Conrad.

Quasi come un vento leggero il mistero dell'uomo senza nome comincia ad aleggiare per tutta l'Australia. In pochi giorni si passa dai trafiletti in terza e quarta pagina dei quotidiani locali alle prime pagine dei grandi giornali nazionali, già il 2 dicembre del 1948, la piccola rivista The Advertiser ritiene di poter rivelare l'identità dell' uomo senza nome; il cadavere ignoto altri non sarebbe che E. C. Johnson un qualunque uomo della strada di Adelaide.
E per un poco tutti sembrano concordare.
Peccato che già la mattina del 3 dicembre il vero  e vivo E. C. Johnson non i presenti alla sede della polizia negando ogni legame con il cadavere di Somerton.

Qualche giorno dopo lo stesso The Advertiser riporta la testimonianza di un avventore dell' hotel di Glenelg, il presunto testimone nell'occasione dichiara di aver preso alcuni drink con  l'uomo di Somerton e che quest'ultimo gli abbia mostrato un tesserino da militare in pensione.
Il nome riportato sul tesserino sarebbe Solomonson.
O qualcosa del genere.


Uno dei tanti articoli di giornale relativi
al ritrovamento del cadavere di Somerton.

A complicare ulteriormente le cose si aggiungono altri due testimoni, un uomo di nome James Mack, ed una donna di nome Elizabeth Thompson, che separatamente ed in momenti diversi ritengono di poter riconoscere nel morto le fattezze di un taglialegna della zona scomparso da tempo.
L'uomo di Somerton si chiamerebbe Robert Walsh e sarebbe un taglialegna.
Gli investigatori sin da subito si dimostrano scettici nei confronti di questa ultima ipotesi, Tanto per cominciare Robert Walsh ha qualcosa come sessantatre anni mentre il cadavere ritrovato sulla spiaggia tra Somerton e Glenelg appartiene chiaramente ad una persona più giovane, inoltre nel corpo mancano alcuni segni di riconoscimento, come una profonda cicatrice posseduta dal taglialegna e totalmente assente invece nel cadavere sconosciuto.
Interrogata una seconda volta dagli inquirenti una spaventata Elizabeth Thompson risponde di non essere più così sicura riguardo alla sua precedente identificazione. 
Ben presto la polizia rilascia una dichiarazione, in base alle indagini effettuate le impronte del morto non risultano presenti nell'archivio dell'Australia Meridionale, quindi almeno di una cosa si può essere ragionevolmente sicuri: chiunque sia l'uomo di Somerton, qualunque sia il suo nome non è un cittadino dell'Australia Meridionale.
Il morto viene da fuori lo Stato.
Ed è in questo clima che viene ordinata l'autopsia.
la prima analisi sul corpo dello sventurato, non certo l'ultima.

- AUTOPSIA E PRIMA INDAGINE.


Il Dottor Dwyer, è un brillante medico, un patologo di lungo corso e quando esamina il cadavere sembra non avere dubbi.
Anche se nell'organismo sembrano non esservi rimaste tracce dirette di veleno, i sintomi riscontrati sono compatibili con quelle di un avvelenamento.
Dwyer pensa alla digitale o a qualche tipo di barbiturico, tutti veleni che scompaiono dopo qualche ora.

Cominciano a suonare alcuni allarmi,nascono alcuni collegamenti: alcuni mesi prima, il 16 agosto 1948, un funzionario statunitense, un certo Harry White, sospettato dalle autorità del suo paese di essere una spia sovietica, era stato ammazzato proprio con la digitale, in più da tempo si è scoperto che proprio in Australia esiste una delle più grandi falle della security occidentale: esistono infatti prove di un contrabbando di materiale e di informazioni topo secret direttamente dal Dipartimento degli Affari Esteri Australiano fino all'ambasciata sovietica di Camberra.
E la cosa ha creato un pesante incidente diplomatico tra i due paesi, tra gli USA e l'Australia.
Tuttavia non si riescono a trovare collegamenti diretti tra le due morti.
Dwyer non trova elementi che possano condurre alla scoperta dell'identità del morto, tuttavia ogni volta che parlerà di quel corpo dall'apparente età di 40\45 anni, dalla fisionomia anglosassone e dai capelli rossicci si dirà sempre più convinto della tesi dell'omicidio.

- DI VALIGIE ABBANDONATE E DI CAPI DI VESTIARIO VARI.

La morte viene stimata attorno alle 02:00 del 1 dicembre e l'ultima cosa che lo sconosciuto sembra aver mangiato prima della morte sarebbe un cornish pasty, una sorta di tortina salata a base di carne e verdure, una specialità originaria della Cornovaglia.

A questo punto succede qualcos'altro.
Fino a questo momento la polizia australiana è riuscita a gestire abbastanza discretamente il caso,  ma dopo l'autopsia ogni dipartimento, ogni singolo poliziotto sembra procedere in maniera indipendente, saltano molti collegamenti.
E qualche errore di troppo viene compiuto.
Certo, ci sono anche alcuni passi in avanti: il 14 gennaio del 1949, tre investigatori della polizia rinvengono nella Stazione di Adelaide una strana valigia.
Tanto per cominciare la valigia appartiene ad un modello non in commercio in Australia ma solo negli Stati Uniti
Inoltre all'interno della valigia è presente, tra le altre cose, un rocchetto di filo cerato arancione che corrisponde a quello impiegato in  alcune cuciture dei pantaloni dell'uomo ancora senza nome di Somerton.
Da tutti i vestiti, dal pigiama, dalla vestaglia appaiono asportate la maggioranza delle targhette identificative, rimane solo un nome su una cravatta ed uno su una canottiera.
Sulla cravatta compare il nome "T. Keane", mentre sulla canottiera rimane un più generico "Kean".
Che sia questo il vero nome del morto di Somerton?
 Ad una successiva analisi  vengono comunque rinvenute anche  tre ricevute di lavanderia.

Dai registri della Stazione risulta che la valigia è stata lasciata il 30 novembre del 1948, da un uomo che aveva evidente fretta di raggiungere o Henley Beach o Glenelg e che dopo aver perso il treno per la prima destinazione aveva comprato un biglietto di autobus per la seconda.
Tutto sembrerebbe ricondurre all'uomo morto sulla spiaggia.

La copia del volume

Solo che le indagini internazionali non portano a nulla, dai paesi di lingua inglese non risulta sparito nessuno che corrisponda al nome "T. Keane".
Né tanto meno "Kean".
E le lavanderie corrispondenti alle tre ricevute?
Semplicemente non portano a nulla.
Qualcuno tra gli inquirenti comincia a temere un tentativo di depistaggio.

Viene chiesta anche la collaborazione internazionale di Scotland Yard.
Che non porta a nulla.
Nel frattempo, viene nominato un nuovo patologo.
John Burton Clellandè un mastino, uno di quelli che non guarda in faccia nessuno. Questo caso in particolare lo prende a cuore e prova a disporre una nuova analisi del corpo.
Solo che tante cose non funzionano, si verificano diversi ritardi.
Avevo anche parlato di errori, ricordate?
Eccone uno: il corpo del morto misterioso, per ordine non si sa di chi, è stato fatto imbalsamare, ufficialmente perché le indagini si stanno prolungando troppo.
E la cosa contribuisce a far perdere parte delle prove utili.
Clelland dovrà aspettare mesi prima di poter analizzare il corpo e gli indumenti rimasti.

- IL " CODICE".

Mentre Clelland comincia faticosamente ad avviare le sue "indagini", altri poliziotti in maniera autonoma continuano in silenzio e  senza clamori a seguire un' altra traccia.
Quella del libro. 
Come detto nel post precedente, quella antica copia del Rub'ayyàt ritrovata quasi per caso all'interno di una macchina continua a rivelare sorprese.


La scritta misteriosa.

Una frase è stato rinvenuta, scritta a mano con una matita.
Inizialmente si pensa a qualche lingua straniera ma non viene trovata nessuna possibile traduzione
Quando poi prende piede l'ipotesi del codice, vengono coinvolti numerosi crittografi.
Il codice però non corrisponde a nessuno tra quelli conosciuti, non si riesce nemmeno a decidere se alcuni dei vocaboli impressi su carta siano delle M o delle W.
I maggiori esperti del paese sbattono il muso contro il codice.
Per anni, anzi per decenni nessuno riuscirà a capirci niente.
Però all'interno della stessa copia viene rinvenuto anche qualcos'altro.
Si tratta di un numero telefonico.
Che corrisponde a quello di una giovane donna, un'infermiera per la precisione.
Che vive a Glenelg.

(Continua e finisce nella prossima puntata....)

4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO.

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Roberto Tobias, giovane batterista di un gruppo Rock da diversi giorni sente di essere pedinato da un oscuro individuo in impermeabile nero. Una sera  si decide ad affrontare il suo misterioso persecutore all'interno di un teatro abbandonato, nella colluttazione che ne segue per un tragico errore il musicista finisce per ammazzare l'uomo misterioso.
All'interno del Teatro però qualcun altro, una persona col volto nascosto da una maschera infantile, ha fotografato l'omicidio.
Da quel momento in poi per Roberto Tobias inizia un incubo ben peggiore: l'uomo viene continuamente minacciato ed aggredito, le persone accanto a lui cominciano ad essere uccise mentre il musicista finisce per non sentirsi più sicuro nemmeno dentro la propria casa.
Per paura l'uomo non svela niente né alla moglie Nina e nemmeno ai suoi migliori amici, ma quando le morti cominceranno ad essere troppe, quando anche la sua amante Delia finirà sotto i colpi dell'assassino Roberto Tobias non potrà più far finta di niente.
Quando anche Nina sarà partita un sempre più spaventato Roberto Tobias potrà contare solo sull'aiuto di tre persone: del clochard "Diomede" detto Dio, del suo amico detto "il Professore" e di Gianni Arrosio un bizzarro investigatore gay con alle spalle 84 casi non risolti.
La soluzione all'enigma può celarsi all'interno dei sogni che sempre più spesso accompagnano le notti del musicista?

Ci sono incontri che sembra non possano mai avvenire, sopratutto per quanto riguarda il Cinema.
Si tratta spesso di universi che collidono, di collaborazioni che sembrerebbero impossibili.
Bud Spencer e Dario Argento, per esempio.
Si tratta di due personalità artistiche agli antipodi l'una dell'altra, di due maniere di intendere la Settima Arte apparentemente inconciliabili, a cui non penserebbe nessuno, nemmeno il più sfrenato appassionato di Cinema di Genere.
Eppure è avvenuto, c'è stato un caso in cui questo è successo.



4 Mosche di Velluto Grigioarriva nel 1971 ed è il terzo e conclusivo capitolo della cosiddetta "Trilogia degli Animali", così chiamata per il vezzo da parte di Argento di inserire animali nel titolo - anche se a parere di chi scrive il  film più riuscito della trilogia, non è tanto questo terzo capitolo, quanto il secondo e cioè, Il Gatto a Nove Code precedente  in quanto a realizzazione di qualche mese  rispetto a 4 Mosche di Velluto Grigio, ma questa è solo una mia idea personale.
Nel 1971 quello di Dario Argentoè ormai un nome associato al genere giallo anche se risulta già chiara la tendenza a dirigersi verso l' horror, verso il perturbante e la cosa si nota grazie al sempre maggior numero di elementi onirici e trascendentali che il regista romano inserisce nei suoi film.
Non fa eccezione questa pellicola, anzi si può definire il vero punto di passaggio verso l'horror.
Per poterli girare questi film Argento si è anche trasformato in produttore, ha coinvolto suo padre Salvatore ed insieme hanno messo su una loro casa di produzione la SEDA Spettacoli, laddove SEDA non è altro che un acronimo di Salvatore e Dario Argento, in un secondo momento poi sono arrivati anche capitali francesi e dalla Germania dell'Ovest che hanno permesso di salvare baracca e burattini (ed infatti 4 Mosche di Velluto Grigio in pratica si trasforma in una coproduzione tra Italia e Francia) consentendo così a Dario di affrontare le sue prime regie in un clima di maggiore sicurezza economica.

Nel 1971 invece il napoletano Carlo Pedersoli, ex nuotatore olimpico si è già tramutato ormai da almeno cinque anni in Bud Spencer, l'idolo degli spaghetti western e delle scazzottate.
Sempre dal 1967 è anche già nata la coppia campione d'incassi con il veneziano Mario Girotti, meglio conosciuto come Terence Hill
I vari Don Matteo e Padre Speranza (1) sono ancora lontani dal venire però Spencer \Pedersoli sente già il bisogno di recitare in ruoli diversi rispetto a quelli che gli stanno venendo offerti.

Ed  è infatti un personaggio atipico quello che Argento gli offre, tanto per cominciare non si tratta di un ruolo da protagonista ma uno da comprimario, da spalla del primattore quasi.  Ecco quindi nascere il personaggio di Diomede (per gli amici Dio) un barbone filosofo, riflessivo e cerebrale che vive in una baracca sulla rive di un fiume, una sorta di metafisico Virgilio che aiuterà il protagonista Roberto Tobias a dipanare la matassa dell'enigma che lo sta uccidendo.
Non si tratta nemmeno di una invenzione originale di Dario Argento quanto piuttosto di una sorta di citazione, di un omaggio nei confronti dell'omonimo personaggio inventato da Fredric Brown nel romanzo La Statua che Urla, spesso utilizzato dal regista come fonte d'ispirazione.

E si verifica quasi un effetto straniante nell'assistere alla performance recitativa di Spencer, sensazione acuita dalla decisione dei produttori de 4 Mosche di Velluto Grigio di non far recitare l'attore napoletano con la sua voce e nemmeno con quella di Glauco Onorato suo doppiatore storico, bensì con quella di Sergio Graziani (che spesso invece aveva doppiato Terence Hill), anche se verso la fine, quasi non si volesse rischiare troppo, si decide di rientrare nei binari facendo riappropriare l'interprete partenopeo della propria fisicità e rendendolo così protagonista di un gesto d'azione, con una bella scazzottata.
In sintesi, facendogli compiere quello che tutto il pubblico si aspettava da lui sin dal primo istante.
Del resto, una delle costanti di questa fase produttiva "argentiana" sta proprio nell'impiego di attori tipici della commedia all'italiana- o comunque specializzati in ruoli brillanti- all'interno di ruoli drammatici o, in alternativa, in parti che parodiano grottescamente un ruolo drammatico; gli esempi si sprecherebbero:  per rimanere nell'ambito di 4 Mosche di Velluto Grigio basterebbe ricordare il bravo Stefano Satta Flores, noto volto di tante commedie, che qui interpreta un personaggio serio, cioè uno dei tanti amici che gravitano attorno al mondo di Roberto Tobias, un personaggio che potremmo tranquillamente definire di "depistaggio" all'interno della sceneggiatura. Ma l'esempio più lampante è sicuramente quello di Oreste Lionello.

Quello di Lionello era un altro nome in gran spolvero in quel periodo a cavallo tra la fine degli anni '60s e l'inizio dei '70s, cabarettista di lungo corso, era particolarmente amato dal grande pubblico per i suoi doppiaggi dei film Disney e per essere la voce di Woody Allen, in questo caso Argento per l'interpretazione del ruolo semiserio del "Professore", l'altro clochard pronto ad aiutare il protagonista, sembra quasi chiedergli di trattenersi, di limitarsi, di lavorare per sottrazione, di farsi notare il meno possibile.

Oreste Lionello ( Il Professore); Michael Brandon ( Roberto Tobias) e
Bud Spencer ( Diomede)

Argento dopotutto sembra quasi utilizzare i suoi film come una sorta di strumento terapeutico, come atto di auto analisi per esorcizzare le proprie paure e le proprie fissazioni e per fare questo spesso nei suoi film parte da elementi autobiografici.
E l'elemento autobiografico da cui parte la scusa per realizzare 4 Mosche di velluto Grigioè forse uno dei peggiori che ci possano essere.
Quello della crisi di coppia.

Argento così sceglie per il ruolo del protagonista Roberto Tobias un attore che somigli vagamente a lui (l'americano Michael Brandon ) e per il ruolo di Nina Tobias invece chiama Mimsy Farmer un'attrice che ricordi nel fisico a Marisa Casale all'epoca moglie del regista romano, con cui stava per rompere a causa della relazione con Marilù Tolo, e dopo aver fatto questo li mandi in scena a manifestare la dissoluzione del "suo"di  matrimonio.
E lo fa perché quelli del cinema, quello dell'esagerazione e dell'auto analisi sono gli unici linguaggi che Argento riesce a parlare e a comprendere, l'unico che sia sia capace di esorcizzare i demoni che l'uomo si porta dietro.

Mimsy Farmer e Michael Brandon
 in una scena del film
Non a caso Tobias viene descritto come un uomo profondamente imperfetto, come una persona carica di difetti e che compie molti errori- tra cui un assassinio- ma anche come un debole  in balia di forze più grandi di lui. Michael Brandon, attore che dopo questo film avrà una carriera discontinua e fatta principalmente di ruoli come guest star, si dimostra perfetto per la parte, finendo per trasformarsi in una sorta di feticcio del regista. Così come la Farmer riesce ad offrire una recitazione intensa e ricca di tutte le possibili sfumature dello spettro attoriale.

Ma il Dario Argento di questa fase della sua carriera ( di "questa" fase della sua carriera, ricordiamocelo sempre) si dimostra anche un osservatore impetuoso e partigiano della società e delle sue trasformazioni, e così la pellicola si dimostra anche un affresco del modo di vivere dei giovani negli anni '70s, della comuni musicali.
Ma non solo.

L'attore francese Jean-Pierre Marielle ( a sinistra)
è il detective Arrosio.
Infatti in molte pellicole argentiane spesso compaiono personaggi dichiaratamente omosessuali e questo vale anche per quelle come 4 Mosche di Velluto Grigio realizzate in periodi in cui l'omosessualità veniva ancora considerata come una sorta di deviazione, ora non fate caso al fatto che spesso questi personaggi omosessuali facciano una brutta fine (così come quelli etero del resto), provate  a considerare al modo in cui vengono presentati. Ciò che interessa ad Argento è quello di analizzare il rapporto della società nei confronti di tutti coloro che non si conformano  con la massa. E questo getta una luce nuova verso l'impiego di personaggi "alternativi", come potevano essere considerati negli anni '70s artisti, omosessuali; barboni e soprattutto i giovani. Quello dell'investigatore Arrosio ad esempio è un modello di persona in pace con sé stessa, che non ha problemi a dirsi omosessuale perché si tratta di un individuo profondamente idealista ed, a suo modo, rimasta puro nonostante i fallimenti lavorativi vissuti.
Ma principalmente perché è rimasto "individuo" punto e basta.
  Argento conferma così di essere particolarmente interessato alla caratterizzazione dei personaggi, non alla coerenza della sceneggiatura, non alla sua credibilità; che, infatti, come in molti altri film del regista si rivela piena di ingenuità ed imprecisioni, ma ai personaggi.


Quanto più sopra le righe sono tanto più affascinante Dario Argento trova lavoraci sopra.
Per il ruolo di Arrosio i coproduttori francesi impongono un grande attore transalpino: Jean-Pierre Marielle che, come tutti i grandi, si presta alle esigenze della regia spogliandosi di tutti gli eccessi, e di tutte le pomposità dello stile recitativo francofono.


4 Mosche di Velluto Grigioè un Thriller imperfetto, non completamente riuscito ma carico di soluzioni e di momenti a volte anche geniali. Una summa di cosa è, di cosa promette e di cosa stia diventando il Cinema argentiano.
Nel bene come nel male.
Si parte dai topoi classici del giallo: delitti (veri o presunti) e castighi; ricatti e morti violente; indagini sulle tracce e sugli indizi lasciati dal misterioso assassino e conseguente sconvolgente rivelazione finale.


 Quello che cambia è il modo personale con cui Dario Argento svolge questo compitino.
Che è un modo estremamente visivo e visionario.
Argento ( il Dario Argento di questa fase della sua carriera, non quello che verrà poi, lo ripeto) dimostra di essere estremamente a suo agio con la tecnica cinematografica, un maestro delle soluzioni visive, un esegeta delle inquadrature e della prospettiva.  Un uomo che sa raccontare sensazioni, emozioni e paure perché ne è completamente assorbito. Alla stessa maniera i film che ne vengono fuori sono pieni di grandi panorami architettonici, di urbanistiche razionali ed asettiche, di spazi ariosi ed inquadrati come l'Eur di Roma o Villa D'Este a Tivoli.
Perché Argento in fondo (l' Argento di questa fase della sua carriera, non quello che verrà poi) ama distruggere la razionalità, ama sporcarla con il sangue, l follie, le umane abiezioni e la morte. 

I Gialli argentiani sono questo, gli horror argentiani che arriveranno in seguito non faranno altro portare alle estreme conseguenze tutte queste premesse.
Col tempo però qualcosa si rompe, il rapporto tra sceneggiature vissute ma imperfette e  le grandi capacità tecniche, ma sopratutto il modo di raccontare questa amalgama si rivelerà sempre più disequilibrato.

Il risultato?
Diversi flop e parecchi fallimenti al botteghino.
Probabilmente , ma è solo la mia impressione, Dario Argento ha smesso di raccontare le proprie pulsioni e paure.
O forse semplicemente ha solo smesso di crederci.

Per quanto riguarda nello specifico questo 4 Mosche di Velluto Grigio, beh...il film ebbe un singolare destino. Pur avendo ottenuto ottimi incassi la pellicola in pratica sparì per lungo tempo dalla circolazione. Per decenni, almeno fino al 2009 non fu mai più proiettato in sala, né trasmesso in televisione e nemmeno fu possibile produrne VHS o DVD ( poté circolare solo un primitivo riversaggio in Super 8) a causa di controversie sul diritto di distribuzione.
Una serie di altri accadimenti quali la scadenza dei contratto con il distributore ed il fallimento della SEDA Spettacoli fecero il resto.


Solo di recente, nel 2009  la situazione si è sbloccata e la famiglia Argento ha potuto far circolare di nuovo il film.
Il destino, la realtà-se preferite-  a volte sa essere molto più fantasiosa della finzione e dell'umana immaginazioni..
O delle volontà di un autore.

NOTE:
(1) Personaggio interpretato da Spencer per un film televisivo prodotto dalla RAI e girato da Ruggero Deodato. Il film dedicato alle vicende di un battagliero parroco all'interno di un carcere minorile calabrese sarebbe dovuto essere l'episodio pilota di una vera e propria serie televisiva. La Rai però dopo aver prodotto il primo episodio nel 2001 ha preferito sospendere il progetto parcheggiando il film per anni nei suoi archivi.
Il film è stato trasmesso solo nel 2005 un' unica volta.

Un Quasi MeMe Cinematografico...anche per Nocturnia!

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Sono un grande appassionato di Cinema, penso che questa mia affermazione non stupirà nessuno tra quelli che mi conoscono. Uno dei miei sogni sarebbe proprio quello di poter parlare(in un futuro dossier notturno)  di quanto accadde al Cinema italiano all'epoca della Seconda Guerra Mondiale, nel tragico e grottesco periodo di Salò, quando alcuni artisti come Luchino Visconti rifiutarono (giustamente, per quanto concerne il sottoscritto)  di aderire, anzi contrastarono quella fallimentare parodia di governo - che però ricordiamolo Salò ebbe il torto di contribuire a trascinare l' Italia  dentro una sanguinosa guerra civile ed oltretutto chi era dalla parte di Salò, ricordiamoci anche questo stava dalla stessa parte delle SS che rastrellavano gli ebrei per mandarli ad Aushwitz (perdonatemi la nota politica, ma oggi è comunque il 25 Aprile e  i negazionisti, i giustificazionisti o quelli che sostengono che "tutti i morti sono uguali", "che non esisteva una parte giusta o una parte sbagliata" in questo caso non sanno nemmeno di cosa parlano!) Altri come Amedeo Nazzari ripararono al sicuro in Spagna, mentre altri ancora aderirono alla Cinematografia di Salò andando a lavorare negli studi veneziani della Scalera Film: si tratta di nomi oggi dimenticati come Bianca Doria, Elio Steiner; Luisa Ferica; Osvaldo Valenti e così via.
Fu un periodo molto complesso, che si intreccia con momenti drammatici e con episodi crudeli, quali le scorribande della Banda Koch,  e che ancora non mi sento pronto ad affrontare.
Forse l'anno prossimo, forse mai dato che mi sento inadeguato a trattarne.



Dopo questa lunga introduzione ( e me ne scuso) ne approfitto per partecipare aduna bella iniziativa nata dal blog Sofàsophia e continuata da amici come MikiMoz; Ivano Landi e Ariano Geta, lo faccio con piacere. Lo farò comunque nel solito modo Nocturniano, spero che l'autrice mi perdoni qualche piccola deviazione.
Del resto la invito a passare sul blog per farmi sapere le sue impressioni.

25 INDISCRETE DOMANDE CINEMATOGRAFICHE

1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere?

Da bambino avrei amato essere Zorro, oppure un misto di Bud Spencer e Terence Hill, oggi che ho compiuto quasi 47 anni e che di Bud Spencer ho preso solo i chili mi accontenterei di essere un personaggio del gruppo del film Gli Amici del Bar Margherita di Pupi Avati.
O del Bar Sport di Stefano Benni.
Apprezzo molto questi film che non si prendono troppo sul serio.


2. Genere che amo e genere che odio?

Amo molto diversi generi: il cinema horror ( Romero; Carpenter; Craven; la Hammer inglese degli anni 60 ; Mario Bava; Lucio Fulci; Roger Corman); fantascienza, qualche poliziesco, buona parte del cinema italiano dalle origini ai giorni nostri ( le commedie di Totò; Fabbrizi; Macario e Raschel; il primo Salvatores quello del ciclo della fuga; ma anche  Fernando Di Leo) I cartoon Disney (almeno fino a quando c'è stato il 2D) e quelli di Bozzetto (West and Soda, tanto per nominarne uno). Sergio Leone e Tonino Valerii.
Il Fantomas di André Hunnebelle, gli spaghetti western, i film della Troma e così via.
Insomma, credo di avere gusti molto classici.
Quelli che detesto, sono tutti quei film senza anima e costruiti a tavolino giusto per sfruttare la moda del momento o sempre, per rimanere in tema, quelle pellicole che (forse penseranno che gli spettatori sono tutti una manica di decerebrati ) sentono il bisogno di spiegarti tutto.
E non dimentichiamo i Cinepanettoni.....

3. Film in lingua originale o doppiati?

Entrambe le cose.

4. L'ultimo film che ho comprato?

Gli ultimi film che ho comprato quest'anno sono stati nell'ordine: Ant-Man per quanto riguarda i Super Eroi e, grazie alla collana"Dario Argento e i Maestri dell'Horror Italiano", la riedizione del classico "Non si Sevizia un Paperino" di Lucio Fulci.

5. Sono mai andato al cinema da solo?

Solo una volta, nel 1986 . Era appena uscito Il Giorno degli Zombi di George Romero ed io non avevo trovato nessuno che volesse venire a vederlo, allora mi dissi " E chi se ne frega! Ci vado lo stesso da solo al Cinema!".  Era pomeriggio, entrai in un Cinema del centro di Napoli. Ricordo che in sala ci saranno state si e no una ventina di persone oltre al sottoscritto ma io ero felice lo stesso.
Pochi mesi dopo quel Cinema si trasformò in una sala a luci rosse e poco dopo ancora chiuse.
Quella fu l'unica volta che andai da solo, per il resto sono sempre andato con amici o con la mia fidanzata.

6. Cosa ne penso dei Blu-Ray?

Nella mia collezione possiedo film in Dvd, in Vhs ed anche in Blu-Ray.....mi mancano solo i Super 8, sono un nostalgico è vero, ma non fino a questo punto...  :D

7. Che rapporto ho con il 3D?

In linea di massima sono favorevole, l'innovazione tecnologica deve poter andare avanti.
Troppo spesso però il 3 D si trasforma solo in un modo furbetto per nascondere la povertà di idee della sceneggiatura.
Mettiamola così: finché si tratta di cartoni animati va bene, in altri casi ho i miei dubbi.

8. Cosa rende un film uno dei miei preferiti?

Mi deve far commuovere, pensare, incazzare, insomma mi deve far reagire e non anestetizzarmi.

9. Preferisco vedere i film da solo o in compagnia?

Da solo è meglio. Mi sento più libero.

10. Ultimo film che ho visto?

La maratona della Trilogia de Il Padrino, proprio ieri su Paramount Channel.

11. Un film che mi ha fatto riflettere?

Sono tanti, potrei citare tra tanti L'Attimo Fuggente, visto nel momento giusto della mia vita (avevo più o meno la stessa età dei protagonisti della storia. Oppure Mission di Roland Joffé
Oppure, ancora Amadeus di Forman.

12. Un film che mi ha fatto ridere?

Mi trovo d'accordo con Ariano:  Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco di Joel Zwick.

13. Un film che mi ha fatto piangere?

A rischio di sembrare ripetitivo, non posso non ricordare la scena finale de L'Attimo Fuggente con il professore che va via e gli studenti in piedi sui banchi. Come si fa a non commuoversi?
Io piango come un bambino e non mi vergogno ad ammetterlo.

14. Un film orribile?

Sono troppi per poterli ricordare tutti. Diciamo Alex l'Ariete, ecco l'avevo rimosso....

15. Un film che non ho visto perché mi sono addormentato?

Una ventina di anni fa ero fidanzato con una ragazza polacca, la quale un giorno insistette per farmi vedere un famoso film del suo paese. Lei era tutta orgogliosa ed emozionata ed il sottoscritto non voleva deluderla. Peccato che il film in questione non fosse un film, ma la collezione completa ed integrale del Decalogo di Krysztof Kiéslowski.
Al secondo comandamento stavo già a russare.....

16. Un film che non ho visto perché stavo facendo le "cosacce"?

Ahem...non c'è una domanda di riserva?    :P

17. Il film più lungo che ho visto?

Il Decalogo di Kiéslowski!
Qualche settimana dopo per farmi perdonare da quella mia ragazza, ho fatto un secondo tentativo...però a spizzichi e in più momenti. L'ho visto in più giorni.

18. Il film che mi ha deluso?

Star Wars: La Minaccia Fantasma. Amo la saga di Guerre Stellari, però mi sarei aspettato qualcosa di diverso da quel film. Probabilmente ero io troppo carico di aspettative, ma diciamocelo chiaramente, il personaggio di Jar Jar Binx era francamente ridicolo.

19. Un film che so a memoria?

L'Attimo Fuggente. Sono ripetitivo, lo so....

20. Un film che ho visto al cinema perché mi ci hanno trascinato?

In linea di massima, non è mai capitato. Negli ultimi anni mi è capitato di portare le nostre nipotine a vedere dei cartoni animati e mi sono sempre divertito.

21. Il film più bello tratto da un libro?

Ce ne sono tanti, ne cito due: Il Padrino di Mario Puzo e Sostiene Pereira di Tabucchi con una delle ultime interpretazioni di Macello Mastroianni.

22. Il film più datato che ho visto?

Traffic Crossing Leeds Bridge del 1888 uno dei proto film rimasti attribuiti al pioniere Louis Le Prince.

23. Miglior colonna sonora?

Quelle che i Goblin hanno scritto per i film di Dario Argento, quelle di Morricone per i film di Sergio Leone e quelle che Carpenter ha scritto per i suoi.

24. Migliore saga cinematografica?

La prima Trilogia di Guerre Stellari, i primi due capitoli de Il Padrino; il Batman di Nolan e i due Ghostbusters

25. Miglior remake?

Ancora una volta concordo con Ariano e cito Cape Fear di Martin Scorsese
In ambito fantastico, direi che senza prenderlo troppo sul serio, amo la fracassonaggine del Belfagor di Salomè 
In genere però rifuggo come la peste i remake, li trovo un modo comodo per supplire alla mancanza di idee. 

E con questo è tutto, spero che vi sia piaciuto il post.
Di nuovo Buon 25 Aprile a tutti!

VOLTI DA FILM.

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Il recente post su 4 Mosche di Velluto Grigio a quanto sembra ha avuto successo, segno che sull'argomento "Cinema di Genere italiano" (o se preferite, "Cinema Bis") c'è ancora tanto interesse.
Proviamo quindi a tornare sulla materia, affrontandola però da un punto di vista differente.
In passato ho parlato spesso delle "Facce da Telefilm", cioè di quegli attori, che magari non notiamo immediatamente, ma  i cui nomi e volti ricorrono spesso nelle produzioni per il piccolo schermo.
Quindi, perché non provare a fare lo stesso tipo di discorso anche per il "grande" schermo?
Quindi, ecco a voi, un paio di esempi di "Volti da Film".

-FULVIO MINGOZZI (1925-2000)

Confrontandola con l'attuale pochezza sembra quasi incredibile pensare alla grande qualità e varietà di attori coinvolti nel nostro Cinema durante gli anni d'oro. Molto spesso si tratta di caratteristi, altre volte di attori talmente apprezzati da ben determinati registi, al punto di essere chiamati - magari anche per piccoli ruoli, magari anche per semplici comparsate - in tutti i film che quei registi si accingevano a girare.
Prendiamo il caso del ferrarese Fulvio Mingozzi.
 Il nome probabilmente non vi dirà niente, però se in vita vostra avete visto anche solo "un" film di Dario Argento allora sicuramente avete visto la sua faccia.
Già, perché Mingozzi, che aveva comunque avuto una discreta carriera già a partire dai primi anni '60s ( tra le altre cose era apparso nel Kriminal del 1966) era talmente stimato dal regista romano al punto che questi lo chiamò praticamente in tutti i suoi primi lavori.

Ecco quindi che nel film del debutto  argentiano L'Uccello dalle Piume di Cristallo,  realizzato nel 1970  il buon Mingozzi interpreta la parte di un poliziotto,  ruolo che riprenderà nel successivo Il Gatto a Nove Code: In 4 Mosche di Velluto Grigio, lo rivediamo invece nelle vesti del Manager musicale del protagonista. In Profondo Rosso (1975)  Dario Argento si concede una divertita  citazione affidando ancora una volta all'attore il ruolo di un agente e per rincarare la dose battezza il personaggio chiamandolo Mingozzi esattamente come il suo amico attore.
 Due anni dopo, ritroviamo l'interprete nelle primissime sequenze di Suspiria: è infatti  lo scortese tassista tedesco che accompagna Jessica Harper all'Accademia della Danza di Friburgo.
In Tenebre del 1982  è  Alboreto, il custode del residence dell'Eur dove va a risiedere Anthony Franciosa nel suo sanguinario soggiorno romano.


Nel frattempo, Mingozzi non è stato certo con le mani in mano, nell'intervallo tra un film di Dario Argento e l'altro, l'uomo ha partecipato a decine di altre pellicole, tra spaghetti western;  pellicole del terrore; poliziotteschi e commedie. Però il suo volto ed il suo nome continuano ad essere associati alle produzioni argentiane, quasi un marchio di fabbrica, un sigillo di continuità.
Sembra un binomio indissolubile, però ad un certo punto qualcosa succede.
Phenomena è l'ultima collaborazione tra i due, nella pellicola del 1985 Fulvio Mingozzi appare quasi nascosto in un minuscolo cameo, nel ruolo del padre di una delle vittime.
La scena facente parte di un finto servizio televisivo, appare quasi un malinconico commiato dell'attore e al tempo stesso la fine di un epoca e l'inizio del de profundis per la creatività di Dario Argento.
Molto probabilmente Fulvio Mingozzi era già stanco e cominciava ad avvertire i primi sintomi della malattia che avrebbe condizionato gli ultimi anni della sua vita.
La stessa malattia che ha finito a per portarlo alla morte nel corso degli scampoli dell'Estate del 2000.

- IAN MCCULLOCH  (1939 -.....)


Che il Cinema italiano (almeno fino a parte degli anni '80's) fosse dotato di una ricchezza e di una varietà invidiabile è un dato di fatto.
 I motivi erano tanti: la presenza di tanti geniali artigiani alla regia, produttori magari anche furbetti e cialtroni ma che erano in grado di fiutare l'affare giusto, la capacità di trovare soluzioni sia a livello narrativo che tecnico anche con bassi budget e tante altre combinazioni favorevoli.
Quel tipo di Cinema, tra le altre cose, attirava la presenza di attori di tutto il mondo, spesso si trattava di ex star americane che venivano nel belpaese a godersi gli ultimi scampoli di carriera ( o a sognare un non così improbabile rilancio), altre volte si trattava di attori europei chiamati dalle allora frequenti coproduzioni...ed è proprio grazie a quelle coproduzioni che le pellicole italiane potevano vantare ricche presenze di interpreti francesi, tedeschi, spagnoli ma anche greci, inglesi, olandesi, brasiliani ed austriaci ( e del resto, la cosa era reciproca visto che è possibile rintracciare  la presenza anche dei nostri attori in molte pellicole francesi e tedesche degli anni '70s). A volte ancora si trattava di modelle internazionali che si fermavano a Cinecittà in cerca di ingaggi, o di amanti danarosi. C'era poi un 'ultima categoria che gravitava attorno a quel mondo, e cioè interpreti che una volta ottenuto un enorme successo nel loro paese in produzioni televisive o cinematografiche tentavano la strada del successo internazionale partecipando a produzioni di genere nostrane.

Lo scozzese Ian McCulloch apparteneva proprio a quest'ultima categoria.
McCulloch - i lettori di Nocturnia appartenenti alla mia stessa generazione lo ricorderanno - era un attore che godeva di una certa notorietà presso il pubblico televisivo degli anni 70s; per tre anni, dal 1975 al 1977 ) aveva vestito i panni di Greg Preston uno dei protagonisti de I Sopravvissuti ( Survivors ) la serie culto BBC  a tema apocalittico a sbarcata parzialmente anche sugli schermi Rai.


Il personaggio di Preston, deciso e pragmatico al limite del cinismo era diventato ben presto uno dei beniamini del pubblico, ma per dissidi con la produzione nel corso della terza stagione  (inedita in Italia) il suo ruolo era stato prima ridotto e poi totalmente cancellato dallo show). Inoltre l'attore nel corso dei tre anni di vita della serie si era progressivamente imbolsito diventando sempre meno credibile nel ruolo del prestante eroe.
Però a fine decennio il suo era ancora "un nome" spendibile e che poteva essere investito a livello internazionale.
E , negli anni 70 s cosa c'era di meglio a livello internazionale di un film italiano? Magari di un bell'horror?
Le cose però sarebbero andate in maniera leggermente diversa rispetto alle aspettative.


L'attore di Glasgow venne chiamato infatti da Lucio Fulci per un film entrato nella storia, ma che sin da subito subì diverse accuse di plagio da parte di Dario Argento e George A. Romero: Zombi 2.

Fulci, regista geniale ma dotato di un leggendario caratteraccio e di comportamenti ai limiti del sadismo, specie nei confronti delle attrici, non era certo una persona facile con cui lavorare.
In più si scontrarono due diversi modi di lavorare, due differenti maniera di intendere il professionismo.

Su Zombi 2 nacquero diverse leggende, numerosi gustosi aneddoti, molti dei quali raccontati dallo stesso divertito McCulloch.
Un primo segnale (ed anche un primo scontro ) arrivò nel momento dello sbarco in terra americana per girare alcune scene all'interno della città di New York. Ingenuamente McCulloch si recò negli uffici competenti per richiedere un permesso a fini lavorativi, ma, non solo gli venne risposto che non risultava a nessuno il fatto che si dovesse girare un film italiano in quei giorni a New York quanto subito dopo l'attore  dovette sorbirsi le rimostranze di un arrabbiatissimo  Fulci.
Infatti la quasi totalità delle scene girate nella Grande Mela, compresa quella famosissima del finale in cui gli zombi attraversano il Ponte di Brooklyn furono girate di nascosto, nelle ore dell'alba, senza chiedere nessun permesso.



In un altra scena, per salvare l'attrice Auretta Gay che, pur non sapendo nuotare, era stata costretta dal regista ad immergersi nelle acque dell'oceano l'attore britannico sbattè con la testa contro una bombola dell'ossigeno rimediando almeno quattordici punti di sutura mentre un sempre più nevrastenico regista sbraitava per via delle riprese rovinate.
Dopotutto il nervosismo di Lucio Fulci era anche parzialmente comprensibile, il regista romano proveniva da alcuni flop al botteghino, in più Fulci era giunto a questa regia solo dopo la rinuncia dell'amico Enzo G. Castellari.  Quindi per lui Zombi 2 rappresentava l'occasione per il rilancio, la possibilità di poter riemergere, pur sapendo di poter contare solo un ridottissimo budget a disposizione.
Da quel giorno in poi però l'incolpevole Auretta Gay venne ribattezzata dal vendicativo regista con il soprannome l'avrebbe accompagnata per il resto della sua (breve ) carriera, e cioè  "Caghetta Gay"!
Per quanto riguarda invece i rapporti tra Fulci e McCulloch, tutto sommato rimasero improntanti ad una sorta di "rispetto professionale", il film venne portato a termine e -polemiche a parte - divenne uno dei più famosi di Fulci.

Per quanto concerne Ian McCulloch, l'attore per un certo periodo, continuò ad orbitare nell'ambiente del Cinema Bis italico interpretando ancora un paio di horror (ricordo in particolare Zombi Holocaust girato da Marino Girolami e il Contamination di  Luigi Cozzi, entrambi realizzati nel 1980) prima di tornare in patria.
Ancora oggi racconta con piacere la sua esperienza "italiana" e accetta con piacere le vesti di icona (sia pure per un breve periodo ) del nostro Cinema Bis.
Tuttavia rivedendo  quel tipo di film che producevamo, gli attori europei che bazzicavano i nostri film e le coproduzioni tra nazioni che ne erano coinvolti e i vari generi e sottogeneri che venivano fuori, mi è sorto un leggerissimo dubbio: non è che eravamo più "in" Europa nel periodo compreso tra gli anni 50' e i 70's rispetto ad adesso?
E non è che forse c'era "più" Europa all'epoca ?
Io la risposta me la sono data.
E non mi è piaciuta.

MIDNIGHT CLUB #6 : IL MORTO VIVENTE !

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"Questo è il Midnight Club!
B
envenuti!
mettetevi comodi e raccontateci la vostra storia.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
Sentitevi a casa vostra.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
I bambini lasciati incustoditi saranno venduti come schiavi"


Domani  1 Maggio, sarà il compleanno del sottoscritto, di conseguenza, fedele ad una tradizione consolidata da anni per qualche giorno il sottoscritto rallenterà un poco le sue attività online, ufficialmente per rimanere solo con il mio dolore ed accettare l'idea che ormai la vecchiaia e la decadenza incombono sovrane nella mia vita. Ufficiosamente perché sempre da tradizioni millenarie impiegherò le prossime giornate a gozzovigliare come se non ci fosse un domani, tra libri, fumetti, DVD, un calice di Bordeaux ed un tagliere di formaggi.

Il blog non si fermerà, semplicemente potrei ritardare nel rispondere a qualche mail o a qualche commento.
Vi assicuro però che penserò ad ognuno di voi, l'occasione infatti mi serve per ringraziare tutti voi che mi seguite da anni.
Se Nocturnia ha potuto continuare a partire da quel lontano giorno del 2011 e se ha ottenuto qualche successo il merito è vostro.
Grazie gente! Nel frattempo: vi cuccate una nuova puntata del Midnight Club! 

Non invitata, assolutamente inaspettata giunge  uno di quei brevi e strani post per brevi storie, in alcuni casi dei semplici flash.
 Storie macabre, fantastiche, dedicate a figure particolari della storia, eventi e personaggi "strani," a volte semplicemente fuori dalla norma ma incastonati in vicende troppo brevi da inserire nei normali Dossier Mysteri Notturni 
Questo post come tutti quelli futuri contrassegnati con questo banner  andrebbe letto sul finire del giorno, quasi verso la mezzanotte, un po come quei racconti sui fantasmi che i nostri nonni raccontavano  attorno ad un fuoco; figurine di un album,  tessere di un antico domino, ospiti non invitati delle vostre serate, desiderosi di raccontarvi la loro vicenda umana.

Ed anche le loro vicende inumane.
Chiudete bene la porta, assicuratevi di aver serrato correttamente le finestre e soprattutto lasciate accesa la luce.
Andiamo a cominciare.

- LA SEPOLTURA PREMATURA


Qual'è la paura più grande della razza umana?
Da sempre, dal momento in cui abbiamo cominciato ad aver coscienza di noi stessi, c'è un timore che ci ha sempre accompagnato.
La paura della morte.
Chiunque di noi ci ha pensato almeno una volta nel corso della vita.
Possiamo temerla, possiamo fingere di esserne indifferenti ma sappiamo che quel momento arriverà.
Eppure se ci fermiamo a riflettere, esiste qualcosa di perfino peggiore, un timore che renderebbe tutto quanto il resto infinitesimale.
Soprattutto perché si tratta di una esperienza che è capitata.
Ad un numero infinitesimale di persone ma è avvenuta.
Sto parlando dell'essere considerati defunti per errore.
Anche in tempi piuttosto recenti.

- UNA NOTTE IN SUD AFRICA.

E' il 1993 e per Sipho William MdLetshe sembra essere arrivata la fine di una giornata come tante altre.   Sipho William MdLetshe sta decisamente vivendo in periodo interessante, il suo Sud Africa dopo decenni sembra stia finalmente dando l'addio alla politica dell'Aparteid 
C'è un presidente bianco, Frederik de Klerk che sta decisamente concedendo più diritti ai neri come Sipho.  C'è un leader nero, Nelson Mandela che dopo essere stato liberato dalla prigione si sta trasformando nel leader di tutta una nazione.
Dopo anni di scontri adesso si sta trattando e pochi mesi prima, entrambi il leader nero ed il presidente bianco sono stati insigniti del Nobel per la Pace.
Si, decisamente spira un vento nuovo per il Sud Africa, si respira un clima diverso e già si vocifera che il prossimo presidente avrà la pelle dello stesso colore di Sipho.
Ma in quella sera tutto questo a Sipho non interessa.
Sipho William MdLetsheè in macchina, è in compagnia della compagna della sua vita. Sipho è giovane: ha solo 24 anni.
 Ha tutta la vita davanti, ha tutto il mondo nelle sue mani.
Questo almeno fino al momento dell'incidente.

Perché anche nel Sud Africa in via di pacificazione del 1993 capitano gli incidenti stradali e quello in cui viene coinvolta la giovane coppia è davvero uno di quelli brutti.
Ci sono sangue e rottami ovunque, una confusione indescrivibile e quando arrivano i soccorsi lo scenario non è certo dei migliori.
Mentre la moglie viene medicata, tra tutti, Sipho sembra essere quello che ha avuto la peggio.
Il giovane viene dichiarato clinicamente morto.

- IO ZOMBI.


Trasportato in ospedale, il decesso viene confermato ed  il corpo viene rinchiuso in una delle celle mortuarie dell'obitorio.
Ci rimane due giorni.
Alla fine del secondo giorno, il silenzio dell'obitorio viene infranto.
I pochi addetti presenti quasi non riescono a credere alle loro orecchie.
Da uno dei loculi, da quello dove è rinchiuso un certo Sipho William MdLetshe, dichiarato morto due giorni prima, provengono forti rumori ed urla disperate.
Uno di questi addetti si fa coraggio, apre la finestra del loculo e ne tira fuori un uomo indubitabilmente spaventato ma vivo.

Vivo.
Sipho William MdLetshe è vivo.
Le analisi non lasciano dubbi. il giovane sud africano era semplicemente entrato in una sorta di coma da cui si è risvegliato spontaneamente.
A 24 anni Sipho è come se fosse venuto al mondo per la seconda volta.
Un vero e proprio sopravvissuto.

Un lieto fine?
Non completamente.

Quando la moglie rivede Sipho si rifiuta di tornare assieme a lui, si rifiuta finanche di farlo tornare nella loro casa.
La donna si dichiara troppo spaventata, per lei quello che si trova davanti non è più suo marito, ma uno" zombi", un "morto vivente" che ha preso il posto del suo uomo.
Cosa di cui è convinta tuttora oggi.
C'è qualcosa di peggiore della morte o della paura della morte, c'è qualcosa di più pericoloso del coma.
E si chiama "superstizione".
Sipho William MdLetsheè riuscito a sconfiggere il coma, ma di sicuro non ha sconfitto la superstizione.
Magari, volendo ribaltare anche questa prospettiva, potremmo invece arrischiarci a dire che in Sipho è stato fortunato anche sotto questo aspetto.
In fondo chi di noi vorrebbe accanto a sé un compagno o una compagna che non sanno amarci nei momenti di difficoltà?

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