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LO STRANO CASO DELLA FAMIGLIA SODDER. -Prima Parte.

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"Noi ci sediamo in cerchio e supponiamo, ma il Segreto si siede in mezzo e sa."
Robert Lee Frost

"Non ci sono misteri… C’è soltanto l’insufficienza di dati o della mente."
Paul Valéry

Il Tempo.
Non lo vediamo, non riusciamo ad accorgerci della sua presenza eppure ne siamo totalmente immersi. Se c'è un elemento che permea in maniera esclusiva le nostre vite quello è proprio il Tempo.
Vi siete mai soffermati a rifletterci sopra?
Non siamo più gli uomini e le donne che eravamo appena ieri e già domani saremo delle persone diverse da ciò che siamo oggi.
Il Tempo è cambiamento, il Tempo è trasformazione e, se siamo fortunati, diventa anche evoluzione.
Eppure non lo controlliamo, probabilmente non ci riusciremo mai, giusto il tempo di scrivere queste poche righe ed ecco che è passato altro Tempo.
Abbiamo paura di invecchiare, abbiamo paura dello scorrere dei momenti e che quello che perderemo non tornerà mai più.
Perché tutto questo?
Perché in definitiva è proprio il senso della perdita ciò che temiamo maggiormente.
E, in alcuni casi, lo scorrere dei giorni invece di agire come medico per far dimenticare le vecchie ferite, si limita ad aggiungere polvere su polvere sopra i vecchi ricordi.
Così, alcune vicende finiscono per essere dimenticate.
Quasi come se non fossero mai nemmeno accadute.

- NOTTE DI NATALE.

Nel dicembre del 1945, il mondo si sta faticosamente riprendendo dalle cicatrici della Seconda Guerra Mondiale. E' ancora troppo presto per festeggiare: un po ovunque in Europa e nel Pacifico rimangono segni fisici e morali del conflitto appena cessato.
Ma nel Natale del 1945 gli americani hanno voglia di riprendere nelle loro mani le redini della vita, certo ogni famiglia ha  avuto almeno un membro arruolato nell'esercito, in molti hanno subito gravi lutti.
Ma il territorio americano è rimasto virtualmente intoccato dai combattimenti, a molti sembra quindi, di assistere quasi ad un ritorno alla vita.
Così avviene, ad esempio, a Fayetteville nel West Virginia.

Betty Sodder

Fayetteville è un borgo minerario come se ne possono trovare tanti in questo spicchio degli StatiUniti; le miniere di carbone infatti non sono mai state chiuse nemmeno per un giorno.
Cosicchè  intere famiglie hanno potuto continuare a sopravvivere durante gli anni difficili della Guerra.
E tra queste famiglie vi sono anche i  Sodder.

- STORIA DI UNA FAMIGLIA.

Apparentemente i Sodder non sono poi così dissimili dalle centinaia degli altri nuclei famigliari di Fayetteville: come la maggior parte degli altri uomini anche il capofamiglia George lavora come trasportatore presso la locale miniera di carbone, come la maggior parte delle altre donne anche sua moglie Jennie si dedica alla cura dei congiunti e della casa.

Jennie Sodder

Quello che differenzia i Sodder dalla maggior parte delle altre famiglie è l'alto numero  di figli.
Jennie e George hanno infatti dieci figli, tutti di un età compresa tra i tre e i ventitre anni: c'è Joe il maggiore arruolatisi nell'esercito e ancora lontano da casa; ci sono John e George Jr, rispettivamente  di 23 e 16 anni, minatori come il padre e c'è la diciassettenne Marian che lavora come commessa.
Però ci sono anche i piccoli Maurice (14 anni); Martha (12 anni); Louis, che di anni ne ha quasi 10; le sorelline Jennie e Betty di 8 e 5 anni e per finire la piccola Sylvia che conta appena tre primavere.
Perfettamente integrati all'interno della loro comunità i Sodder non hanno mai avuto alcun tipo di problema.
Almeno fino a quella notte di vigilia del 1945.

-UN GIORNO NORMALE.

Sembra una giornata di festa come tante altre vissute in precedenza, a parte Joe Sodder, che non è riuscito ad ottenere nessun giorno di licenza, i congiunti sono tutti riuniti a festeggiare la ricorrenza; i genitori ed i fratelli più grandi hanno riempito di regali i membri più giovani di questo inconsueto clan.
Anche le modalità di festeggiamento non sembrano poi così dissimili rispetto a quelle vissute in passato: riempiti di giocattoli i bambini vorrebbero restare svegli ancora a lungo mentre i genitori non desiderano altro che andare a dormire il prima possibile.


Louis Sodder.

Come sempre sarà la matriarca Jennie a trovare la quadratura del cerchio: i più piccoli potranno rimanere a giocare se poi dopo saranno loro a pulire il tutto e a spegnere tutte le luci.
Tutto continua a procedere in maniera normale e dopo poco tutti i congiunti si apprestano ad andare a dormire.
Sarà l'ultimo residuo di normalità, perché da questo istante in poi tutto cambia.
Perché come nelle peggiori storie del Terrore a mezzanotte precisa  avviene qualcosa...
Questo è il momento in cui l'imprevisto e l'imponderabile entra con forza nella vita dei Sodder.

-UNA VOCE POCO FA....

Jennie si è appena assopita quando qualcosa sembra scuoterla pesantemente dal suo torpore, all'interno dell'abitazione il telefono squilla più e più volte con violenza.
Quando la donna riesce a raggiungere la cornetta riesce appena a sentire cosa viene detto all'altro capo del filo: c'è una voce, una voce sussurrante, probabilmente appartenente ad una donna, che blatera frasi sconnesse.
Forse, crede di capire Jennie, la donna chiede se in quella casa abiti una persona di cui la signore Sodder non ha mai nemmeno sentito parlare prima.
Appena la voce si fa più chiara però, si trasforma in un' agghiacciante risata.


Martha Sodder.

Non è l'unica stranezza: all'interno della casa le imposte risultano aperte, così come la porta di casa sembra sia stata semplicemente appoggiata e non chiusa a chiave; perfino la luce all'ingresso è ancora chiaramente accesa.  Stanca e confusa dalla lunga giornata Jennie Sodder attribuisce tutto questo ai suoi figli.
E torna a dormire dopo aver sistemato lei tutto quanto.
Nel corso degli anni successivi Jennie Sodder rimpiangerà più volte questa sua decisione.

La donna torna quindi a dormire in camera sua.
Anche questa volta ci rimarrà per poco tempo.
C'è un rumore all'esterno, un rumore secco e compatto, che arriva dal tetto, quasi come se un qualcosa di enorme stesse sfondando le travi.
Immediatamente dopo giungono il fumo ed il fuoco.


Maurice Sodder.

Seguono attimi concitati: Jennie riesce faticosamente a svegliare suo marito George, il quale con mille difficoltà fa lo stesso con i suoi figli  maggiori John e George jr; nel frattempo Marian trascina fuori  Sylvia dalla sua cameretta.
Non c'è tempo per pensare, non c'è tempo per chiedersi cosa stia accadendo e perché.

Sono le ore 01:30 della mattina di Natale dell'anno del signore 1945 e nella  tranquilla cittadina di Fayetteville, West Virgina la casa dei Sodder sta andando a fuoco.
E cinque dei loro figli sembra che siano rimasti dentro la casa.
(Continua....)

TALKING ABOUT CHRISTOPHE ARLESTON

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Aggiungiamo un altro tassello alla mia indagine sul mondo del fumetto europeo, a breve infatti vi proporrò una bella intervista con uno dei maggiori sceneggiatori attualmente in circolazione, cioè  il francese Christophe Arleston.

Questa intervista mi permetterà quindi di raggiungere almeno tre obiettivi: per cominciare il sottoscritto potrà, nel suo piccolo, fare un omaggio nei confronti della Francia, una nazione che amo molto e che, inutile ricordarlo, recentemente è stata vittima di sanguinosi attacchi terroristici. Come secondo risultato, beh...la Francia assieme al Belgio è la maggior produttrice di fumetti, almeno qui in Europa, ed una qualsiasi trattazione sull'argomento  non potrebbe prescindere da questo dato.
Il terzo risultato è infinitamente più personale, Arleston è un'ottimo scrittore e sceneggiatore, dotato di uno stile ironico che a me piace molto. Inoltre è anche un autore molto prolifico avendo lui scritto più di 120 titoli (molti dei quali come la saga fantasy di Lanfeust legati al fittizio mondo di Troy) ed è stato anche abbondantemente tradotto anche da noi.


Veniamo adesso al nostro ospite.
Christophe Pelinq nasce nella cittadina di Aix-en-Provence il 14 agosto del 1963 ben presto però comincia ad impiegare gli pseudonimi di Scotch Arleston e Christophe Arleston
Il nostro dopo un' infanzia trascorsa tra la Francia ed il Madagascar si iscrive alla Scuola di Giornalismo di Marsiglia e per alcuni anni esercita quella professione. 
Però la sua passione rimane quella del fumetto ( anzi della bande dessinée,  o BD o ancora bédé, per utilizzare i termini francofoni) e per questo Arleston piano piano comincia a scrivere le sue prime sceneggiature.

Dopo alcuni lavori saltuari per importanti riviste come Circus e Spirou realizzati verso la fine degli anni 80s,  nel 1992 arriva il grande incontro, di quelli che cambiano la vita.
C'è un imprenditore, che risponde al nome di Mourad Boudjellal, che ha un sogno: Boudjellal intende creare una nuova Casa editrice che rivoluzioni il mercato d'oltralpe e vede per primo il talento del giovane sceneggiatore
La nuova casa editrice si chiamerà Soleil e, col tempo, Arleston ne diventerà uno dei nomi simbolo.

Nel 1994  Soleil pubblica il primo volume della serie Lanfeust de Troy,  scritta da Arleston per i disegni del bravo  Didier Tarquin, che pone le basi per un vero e proprio nuovo universo narrativo.
Troy è un mondo in cui coesistono - con molti problemi- esseri umani assieme a molte altre creature (tra cui spiccano i Troll). All'interno di Troy inoltre la magia esiste sotto varie forme, ma la stessa magia si trova un po ovunque, sia nel corpo degli esseri umani che in tutto il resto del creato.
Protagonista indiscusso della saga è un giovane apprendista fabbro, di nome Lanfeust che assieme ad un gruppo di comprimari (compresi un Troll ed una spada magica) intraprende tutta una serie di avventure che si snoderanno all'interno di tutto il mondo fatato.

Si comprende quindi, come da parte di Christophe Arleston ci sia il desiderio di utilizzare tutti i tropi della fantasy classica, unendoli però con una robusta dose di umorismo, inoltre l'autore si diverte lui per primo ad inserire nel corso dei vari volumi del ciclo tutta una serie di enigmi, di citazioni, di riferimenti ad altre opere nonché di continue strizzatine d'occhio nei confronti dei suoi lettori; la freschezza della scrittura di Arleston fa si che Lanfeust si riveli come uno dei maggiori successi del mercato editoriale francofono di questi ultimi decenni.


La serie originale di Lanfeust de Troy si dipana in otto volumi, che ben presto danno anche origine a numerose altre serie derivate che finiranno per espandere sempre più l'universo di Troy; nel 1997 arriva infatti la succedanea Trolls de Troy in cui- con un geniale stravolgimento- il manto del protagonista sarà affidato ad un gruppo di quei troll che, nella serie principale, venivano relegati al ruolo di cattivi. Ed anche in questo caso lo sceneggiatore si diverte a costruire gag su gag in base alle varie idiosincrasie dei suoi "eroi", una su tutte la paura dell'acqua.
Ma siamo ancora solo all'inizio.
Come in un gioco di domino, una dopo l'altra arrivano nuove serie: Le Monde de Troy: Gnomes deTroy; Lanfeust des Etoiles ( una sorta di "seconda stagione" delle avventure del suo eroe eponimo) : Les Conquérant de Troy; la variante disegnata in stile "manga" di Lanfeust Quest disegnata da Ludo LullabiLegendes de Troy; Lanfeust Odissey ( la "terza stagione"); Cixi de Troy e l'ultima (almeno per adesso) Les Guerriéres de Troy.
Molte di queste serie si tramutano in veri e propri fenomeni di costume, nonché veri e propri successi editoriali, al punto che ormai il venduto si calcola ormai in milioni di copie.

Nel 1998 viene varato anche il Lanfeust Mag, una vera e propria rivista, diretta dallo stesso Arleston dedicata ai generi dell'avventura, della fantasy e della fantascienza. Nel corso degli anni il Lanfeust Mag consolida sempre più le sue posizioni e si dimostra una delle poche riviste in grado di superare indenne la crisi editoriale della carta stampata dell'ultimo decennio.

Non sono però tutte rose e fiori, giunge anche qualche immancabile delusione, la più grossa è legata ad una trasposizione televisiva; nel 2014 infatti la casa di produzione Gaumont assieme alla Disney e alla rete televisiva francese M6 mettono in piedi una versione cartoon di Lanfeust Quest ( si è vista anche qui in italia sul Disney Channel) stravolgendo però tutti i personaggi, trasformati in  e riducendoli il più delle volte a mere macchiette. Operazione questa che si attira ben presto le critiche non solo dei fans ma anche degli stessi creatori Arleston in testa.


Ma l'attività dello sceneggiatore francese non può essere limitata solo alle saghe del mondo di Troy, infinite sono le serie nate dalla prolifica mente del'autore, tra le tante degne di nota vanno citate: Bug Hunters; Léo Loden; Les Forets d'Opale; Morèa e la splendida Les Naufragès d'Ythaq.
Così come numerosi sono anche i premi vinti da Christophe Arleston, tra i quali il riconoscimento come miglior scenarista al Festival di Chambéry nel 1998 e i tre trionfi quale Miglior Album al Festival di Angouleme, probabilmente la manifestazione più importante al mondo per quanto riguarda i fumetti.

Recentemente poi l'artista ha anche cominciato a scrivere fumetti ricorrendo al suo nome originale, firmandosi cioè come Christophe Pelinq, quasi un modo per tornare alle origini, si tratta in questo caso di opere meno umoristiche delle precedenti, forse un pelettino più amare però sempre realizzate divertendosi.
A breve vi proporrò la mia piccola intervista con questo protagonista del fumetto europeo, inutile dire che siete tutti invitati.

Accade in Italia #6: Edizione Speciale.

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Di solito pubblico un solo post di segnalazioni mensili, ma questo mese faccio volentieri una eccezione, visto che nel periodo natalizio il blog sarà chiuso.
Questo giro solo due notizie ma belle corpose.
A dicembre invece ci sarà ancora un altro Accade in Italia, l'ultimo per il 2015, con le sole novità librarie, tra editori ed auto prodotti.
All'interno ci saranno 5/6 segnalazioni diverse, poi con l'anno nuovo, vedremo se continuare le cose in questa veste oppure no.
Nel frattempo, cosa ne pensate di queste due notiziole?

1)  Nasce la Filiale Italiana della Horror Writers Association

Mi scrive il mio amico Alessandro Manzetti, in veste stavolta di Italian Rappresentative per la Horror Writer Association, l'organizzazione che raccoglie al suo interno gli scrittori horror di tutto il mondo, per comunicarmi le ultime iniziative dell'HWA italiana:


La HWA Italyè la filiale Italiana della Horror Writers Association, la più prestigiosa e antica associazione al mondo di scrittori, professionisti e appassionati del genere horror e dark, che attualmente riunisce oltre 1.300 membri da tutto il mondo. www.horror.org
La HWA Italy riunisce tutti i membri italiani della Horror Writers Association, organizza eventi e presentazioni sul territorio e offre vari servizi dedicati agli associati Italiani che integrano quelli già offerti dalla Associazione Internazionale. Tutti i membri Italiani associati alla Horror WritersAssociation fanno automaticamente parte della HWA Italy.

La Horror Writers Association Italy integra gratuitamente l'offerta servizi della Associazione Internazionale offrendo servizi standard dedicati per i membri Italiani, come il supporto linguistico, l'orientamento all'interno dell'Associazione e i servizi online disponibili sul sito web www.horroritaly.org , e servizi a valore aggiunto, riguardanti le attività di promozione, pubblicazione e la disponibilità di Special Gifts, attraverso editori e organizzazioni partner. Tali servizi sono dedicati sia agli scrittori e professionisti del settore che agli appassionati.
Per la promozione della attività autoriale dei propri membri, la HWA italy supporta la pubblicazione di una antologia annuale di opere , The Best Italian Horror of the Year, che sarà pubblicata, sia in Italiano che in Inglese, dall'Editore Partner Independent Legions Publishing, e di una selezione annuale di racconti brevi, The Best Italian Flash Fiction, che sarà pubblicata in un numero speciale della rivista Splatter. Le submissions sono riservate esclusivamente ai propri membri. I diritti di pubblicazione delle opere selezionate saranno acquistate dagli Editori con regolare contratto editoriale.

Ogni anno la HWA Italy supporterà inoltre il Mary Shelley Award, che sarà organizzato dall'Editore Partner Cut Up Publishing, al quale possono partecipare solo i membri italiani della HWA, che premia il vincitore con la pubblicazione di un romanzo con regolare contratto e anticipi sulle royalties.

Per la promozione delle opere dei propri membri, la HWA Italy offre la visibilità delle stesse nelle più importanti manifestazioni editoriali organizzate in Italia, grazie alla disponibilità di stand e spazi espositivi dedicati, oltre che tramite sponsorizzazioni e pubblicità presso vari media del settore.

Oltre ai servizi dedicati alla promozione delle opere e delle attività autoriali dei propri membri, la HWA Italy offre uno Special Gift Pack annuale che comprende tre pubblicazioni digitali gratuite di opere di genere di grandi maestri internazionali, pubblicate dagli Editori Partner Independent LegionsPublishing, Acheron Books e Kipple Officina Libraria. Tra le opere che faranno parte del primo Special Gift, che sarà consegnato a tutti i membri della HWA a Dicembre 2016: Il romanzo L'Isola di Richard Laymon (Independent Legions Publishing) e il saggio di Rocky Wood Stephen King - Le Opere Segrete del Re. (Kipple Officina Libraria)

Completano servizi offerti ai membri Italiani vari servizi online fruibili tramite tramite l'accesso all'area riservata del sito web www.horroritaly.org Tutti questi questi servizi sono offerti gratuitamente dalla HWA Italy a tutti gli associati Italiani della Horror Writers Association.

Il programma completo dei servizi e opportunità offerte da HWA Italy a tutti i Membri Italiani della Horror Writers Associationè consultabile in dettaglio sul nostro sito web, alla pagina: http://www.horroritaly.org/servizi-hwa-italy.html


Oltre questi servizi gratuiti, e molti altri che potrete scoprire sul nostro sito wen, tutti i membri Italiani usufruiranno dei servizi standard offerti dalla Associazione Corporate, tra i quali: votazione al Bram Stoker Awards, promozione free delle proprie opere sui media internazionali della HWA, programmi di Mentorship, Scholarship e Borse di Studio, partecipazione ad eventi e tavole rotonde online, accesso al Forum internazionale, alla Newsletter mensile, all'area riservata Internazionale e a vari database di risorse, come le liste dei recensori, agenti e editor madrelingua, convenzioni con editori, librai e editor, e tante altre opportunità e risorse. La lista dei servizi standard proposti da HWA Corporate è disponibile, riepologata in lingua Italana sul nostro sito web alla pagina: http://www.horroritaly.org/servizi-hwa.html

2 ) Arriva IndieVersus.




Mi scrive anche Laura Spianelli, una giovane e brava fumettista di Voghera, che assieme a molti altri illustratori italiani si è lanciata nel progetto (ancora in corso d'opera)  IndieVersus.
Nel frattempo oltre all'iniziativa principale il gruppo sta lanciando tutta una serie di iniziative collaterali a supporto, come queste sessioni di disegno live.
Ecco il comunicato ufficiale:


Sul sito internazionale www.indieversus.com, durante tre eventi esclusivi a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, i lettori potranno finalmente entrare in contatto diretto con autori di webcomics da tutto il mondo.
I lettori che comprano il biglietto avranno accesso ad una Secret Room, in cui potranno seguire il proprio autore preferito mentre disegna LIVE per loro, potranno chattare con lui e fare domande, esprimere il loro apprezzamento e il loro sostegno, parlare fra di loro e con l'autore.
Alla fine di ciascuna sessione, e a seconda del tipo di biglietto acquistato (vanno da 3$ ad un massimo di 10$), i lettori riceveranno regali esclusivi, opere firmate e dedicate, step by step e lineart ad alta risoluzione che gli autori si impegnano a non spedire a nessuno se non ai partecipanti.
I primi tre autori sono tutti italiani e gli incontri ad orari accessibilissimi al pubblico italiano:

- Sara Fabrizi, disegnatrice di Racers.
20 nov 2015 – 09.00 pm Central Europe Time (GMT+1)
-Mega-Ne, disegnatore e autore di tutorial su MEMO.live.
23 nov 2015 – 09.00 pm Central Europe Time (GMT+1H)
-Linda Cavallini, autrice di Lùmina.
25 nov 2015 – 09.00 pm Central Europe Time (GMT+1H)

Queste prime tre session LIVE sono solo l'inizio di una serie di incontri che nascono dall'esigenza da parte di lettori ed autori di incontrarsi e stringere un legame più forte.
Gli organizzatori di Indieversus sono consapevoli che nell'incontro fra queste due figure sta il segreto di un webcomic che duri nel tempo, che coinvolga tante persone e che aiuti gli autori ad acquisire più visibilità presso un pubblico internazionale.


Chi saranno i prossimi autori ad entrare a far parte dell' Indieversus?
Per ogni informazione o domanda: info@indieversus.com
Per rimanere sempre aggiornati sulle novità: http://eepurl.com/bF_GbD

LO STRANO CASO DELLA FAMIGLIA SODDER. -Seconda Parte

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La prima parte di questo dossier è uscita QUI

"Il mistero non è un muro, ma un orizzonte. Il mistero non è una mortificazione dell’intelligenza, ma uno spazio immenso, che Dio offre alla nostra sete di verità."
Antoine de Saint-Exupery

"Il dolore peggiore che un uomo può soffrire: avere comprensione su molte cose e potere su nessuna."
Erodoto

Ben presto si scatena l'inferno.
Un disperato George Sodder  prova in tutti i modi a rientrare all'interno della casa in fiamme: inizialmente sfonda il vetro di una finestra, ma come unico risultato si ferisce a un braccio, di entrare dalla porta di casa non se ne parla nemmeno dal momento che il fuoco l'ha raggiunta. L'uomo vorrebbe allora tentare di raggiungere il piano superiore dove si trovano le camere dei bambini.
Ma la vecchia scala che per molti anni è stata sempre nello stesso punto ora sembra misteriosamente scomparsa.
Qualcuno l'ha fatta sparire.
Fuori si gela, Mariam, la figlia maggiore, nel tentativo di chiedere aiuto prova a svegliare i vicini.
Si prova anche a chiamare i vigili del fuoco, solo per scoprire che degli sconosciuti lo hanno già fatto.
Fornendo l'indirizzo sbagliato.


Sarà solo alle ore 08:00 del mattino  che pompieri e polizia arriveranno sul luogo dell'incendio.
La casa dei Sodder ormai risulta completamente distrutta
L'incubo però è appena cominciato.

-PRIME IPOTESI.

Casa Sodder.

La locale polizia di Fayetteville, West Virginia, in quel giorno di Natale del 1945 non sembra avere molta voglia di andare a fondo; in nemmeno due ore gli investigatori concludono che la causa ufficiale dell'incendio deve addebitarsi ad un corto circuito.
Ma come può trattarsi di un corto circuito se le luci in casa sono rimaste accese durante l'incendio?
Inoltre, obietta George Sodder, lui ha appena compiuto dei lavori in casa, lavori che prevedevano anche la messa a norma di tutti gli impianti.
Particolare inquietante: i fili del telefono risultano tranciati manualmente, probabilmente subito dopo la strana telefonata, ricevuta da Jennie Sodder.
Nonostante tutto la polizia chiude subito le indagini, la tesi rimane quella dell'evento accidentale ed i cinque figli dei Sodder dopo nemmeno cinque giorni di indagini  molto superficiali vengono dichiarati ufficialmente morti.
Peccato che tra le macerie della casa bruciata non venga rinvenuto nessun corpo.
I cinque bambini sembrano scomparsi nel nulla.


Il luogo dove sorgeva Casa Sodder
anni dopo l'incendio.

Viene fermato un uomo, trovato con la scala di George, però la polizia non associa il furto all'incendio e lo sconosciuto non verrà mai formalmente inquisito.
E nemmeno mai interrogato.
Viene anche rivenuto quello che sembra il rivestimento di una bomba incendiaria.
Spunta anche una testimonianza interessante: c'è una donna, una albergatrice della zona che dichiara di aver visto all'interno del suo locale il giorno dopo l'incendio cinque bambini accompagnati - o meglio quasi sorvegliati-  da due uomini e da due donne che tra loro parlano in una lingua straniera che la donna non riconosce.
Nemmeno questa testimonianza verrà mai considerata credibile dagli inquirenti.
E le indagini non verranno mai riaperte.

-1949.

Seguono anni difficili, i familiari rimasti tentano in ogni modo di far riaprire le indagini,
In particolare nel corso del 1949 George Sodder raduna un gruppo di amici e volontari per perlustrare tutto quello che rimane del sito dell'incendio.
Non viene poi trovato molto.
Solo alcuni fegati di animale, che qualche buontempone si è divertito a buttare in loco, e subito dopo alcune vertebre umane ed un paio di frammenti della mano di un bambino.
Inizialmente un patologo le dichiara compatibili con l'età di Maurice, uno dei bambini scomparsi,  subito dopo però si scopre che, non solo le ossa non presentano alcuni segno di bruciature, ma che sono state sottratte dal vicino cimitero.

Si arriva al 1951 e la famiglia fa erigere un enorme cartellone all'entrata di Fayetteville con le foto dei figli scomparsi, Jennie e George offrono anche una ricompensa di 5.000 $ poi portata a 10.000, Nonostante tutto non arrivano segnalazioni utili.
E quello che è peggio l'intera città sembra non collaborare fino in fondo, troppi sembrano sapere ma non voler parlare.
Si vocifera di corruzione tra gli alti livelli sia della polizia sia dell'amministrazione comunale, si parla di traffici di bambini che da lungo tempo vanno avanti nella zona, quello che è peggio è che tra gli avventori delle bettole del paese si vocifera di un alto funzionario di Fayetteville che obbliga le famiglie del luogo ad aderire ad esose assicurazioni sulla vita e sulla casa, minacciando di gravi conseguenze in caso contrario.
Lo stesso funzionario che nel 1945 ha fatto parte della commissione che ha dichiarato accidentale l'incendio dei Sodder.



Ma sono voci, bisbigli, calunnie difficilmente provabili, amarezze che contribuiscono a rendere ancora più cupa la già triste vita dei Sodder.
Sia come sia George e Jennie decidono di non arrendersi, di continuare per la loro strada.
Ancora non sanno, però che la loro strada è appena agli inizi.
E che il cammino sarà molto lungo.

(Continua......)

LO STRANO CASO DELLA FAMIGLIA SODDER. - Conclusione.

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Le prime due parti di questo dossier sono uscite QUI e QUI.



"Le semplici verità avranno un effetto su una dozzina di uomini al massimo in una nazione, o in un secolo, mentre il mistero menerà per il naso milioni di persone."
Henry Saint-John Bolingbroke.

"E' comune defetto degli uomini, non fare conto, nella bonaccia, della tempesta."
Machiavelli.


Non tutte le Storie sono eguali, nessuna può essere sovrapposta perfettamente ad un altra.
Tuttavia, in alcuni casi, ci sono elementi che ritornano, similitudini anche inquietanti. Parliamo di particolari difficilmente inquadrabili presi singolarmente ma che messi in fila finiscono per dare una sorta di macabro senso a tutta la vicenda.
C'è la polizia che non brilla per iniziativa.
Che non ascolta le testimonianze, ad esempio.
E, credetemi, di queste ultime ne spuntano fuori diverse


Oltre all'albergatrice, si fanno vive altre persone: c'è un autista che sostiene di aver visto delle persone aggirarsi la notte dell'incendio nelle vicinanze di Casa Sodder, lo stesso autista in seguito dichiarerà di aver notato anche quelle persone lanciare delle bombe incendiarie contro l'edificio. C'è una donna che sostiene di aver visto una macchina in cui c'erano anche dei bambini a bordo, che si allontanava a forte velocità dal luogo dell'incendio.
E poi c'è l'albergatrice.
La donna di cui abbiamo già parlato nel post precedente, dopo alcuni tentativi riesce ad identificare la lingua parlata dagli sconosciuti che accompagnavano quei cinque bambini che, secondo lei, assomigliavano ai ragazzi Sodder.
La lingua era l'italiano.
E questo dà vita ad una nuova ipotesi.
Un'ipotesi perfino peggiore delle precedenti.


- L'ULTIMA TEORIA.

Si comincia a parlare di Mafia.
Già, perché in questi anni, la Mafia sta espandendo i suoi interessi: ci sono la prostituzione, gioco d'azzardo, il contrabbando certamente.
Ma anche il trasporto del carbone.
Che è l'attività in cui da tempo opera George Sodder.

Ma ci sarebbe anche un'altra cosa da aggiungere, una cosa che finora non è stata detta.
Cioè che anche i Sodder sono di origine italiana.

Sodder è la deformazione di Soddu, un tipico cognome sardo, però ci sono dei Soddu anche in Sicilia ed alcuni di loro nel 1945 hanno dei rapporti con la Mafia.
Non è certo il caso di George Sodder, da tutti considerato come una persona onesta, però in molti cominciano ad ipotizzare un rapimento a scopo di intimidazione, per tenere a bada, un possibile concorrente.
Ipotesi stiracchiate e poco credibili ?
E' possibile.
Nemmeno George, Jennie e la loro figlia Marian sembrano disposti a crederci.
Finché, molti anni dopo non avviene qualcosa d'altro.

- LA FOTO.

Siamo arrivati al 1967, per molti il caso dei cinque bambini scomparsi è un qualcosa di dimenticato, al massimo una nota a piè pagina, della polvere da nascondere sotto un tappetto; eppure un giornale decide di dedicare un articolo alla vicenda, almeno per dare spazio ad uno dei tanti casi della cronaca americana rimasti ancora insoluti.
A volere fortemente la stesura dell'articolo, ancora una volta, è il patriarca George che, dopo anni, non riesce a darsi pace.

La foto del 1967 che ritrae il presunto Louis Sodder

L'articolo esce, ha una vasta eco, pare che le ricerche possano ripartire.
Pochi giorni dopo nella ricostruita magione dei Sodder arriva una strana foto.
La foto ritrae un giovane uomo, un uomo dai tratti mediterranei. Dietro la foto scritto a mano c'è un nome.
Il nome è Louis Sodder.
Forse è uno scherzo, l'ultima di una lunga serie di crudeli prese in giro, l'ennesimo sciacallo disposto a sfruttare la disperazione di un nucleo familiare già troppe volte colpito dalla disgrazia.
Eppure Jennie e George Sodder ritengono di poter riconoscere nella foto le sembianze di uno dei loro pargoli, così come pensano di poter identificare nella scrittura quella del compianto Louis.
I Sodder ci credono. Vogliono poterci credere.
Ci sono anche dei numeri e delle cifre, sempre scritti a mano, i numeri sono A90135
Praticamente il Codice di Avviamento Postale di Palermo

Ed ecco la foto del vero Louis Sodder al momento della scomparsa.
Notate qualche somiglianza con la foto dello sconosciuto  del 1967?

Viene assunto un investigatore privato.
Che però scomparirà nel nulla senza lasciare alcuna traccia di sé.
Aggiungendo così un ulteriore enigma ad una vicenda già confusa di suo.
Perché se alcune Storie non possono avere un lieto fine ce ne sono altre che non possono semplicemente avere nessun tipo di finale.
Semplicemente, ci sono volte in cui le cose cattive avvengono, sopratutto alle brave persone.

- EPILOGHI.

La sparizione dell'investigatore rappresentò il colpo finale per George Sodder, segnato da una vita difficile l'anziano italo- americano scomparve nel 1969.  Sua moglie Jennie lo seguì venti anni dopo.
Entrambi sono morti senza ottenere le risposte che cercavano


Rimane Sylvia, la figlia minore, che all'epoca dell'incendio aveva solo tre anni a ricordare e a tentare di ottenere la verità che i suoi genitori e i suoi tre fratelli superstiti non hanno ottenuto finora.
Resta anche una lapide, eretta per volere dei due deceduti coniugi, una lapide in cui non è presente nessun corpo ma sei fotografie, compresa quella ricevuta nel 1967 e che ripercorre tutta la Storia dello Strano Caso della Famiglia Sodder.

C'è una frase impressa in quella lapide che rappresenta bene i desideri di una intero nucleo familiare, la frase inserita nel 1975 recita più o meno così:

DOPO TRENT'ANNI NON E' TROPPO TARDI PER INVESTIGARE.

A rileggerla oggi che di anni ne sono passati sessanta, quella frase fa ancora più male.

Inutile dire che il giovane ritratto nella foto del 1967 non è mai stato identificato e a tutt'oggi  risulta ancora formalmente sconosciuto.
Fino all'ultimo respiro però sia Jennie che George Sodder si sono detti certi che si trattasse del loro scomparso figlio Louis.
Dov'è la verità?

-  FAYETTEVILLE OGGI.

Il capoluogo della Contea di  Fayette County oggi è un borgo come ce ne sono tanti altri nel profondo cuore degli Stati Uniti: i suoi quasi tremila abitanti, non hanno troppa voglia di ricordare gli eventi del Natale del'45, se  proprio dovranno parlare della loro storia e dei loro avvenimenti illustri preferiranno sempre soffermarsi sull'eroe locale Tunney Hunsaker, un pugile professionista nato da quelle parti piuttosto che sulla famiglia Sodder.
Non è una storia che ricordano con piacere da quelle parti, evidentemente.
La maggior parte delle miniere hanno chiuso da tempo, adesso l'attività su cui si basa l'economia di Fayetteville, West Virginia sono il turismo per sportivi e la pesca.


La casa bruciata è stata ricostruita nello stesso esatto punto in cui era stata edificata la prima volta da George Sodder, sinceramente però non so dire se sia attualmente abitata.
A modo suo è  anch'essa una testimonianza di un qualcosa che avrebbe potuto essere e non è stato.

Si parlava dello scorrere del Tempo, all'inizio di questo dossier, si parlava di come gli avvenimenti ci possano influenzare e ..beh...mi chiedo che razza di vita debba essere stata quella di due genitori a cui furono strappati parte dei figli, sicuramente una in cui il Tempo deve essere scorso in maniera dolorosamente lenta.
Perché questa è una Storia che è accaduta, qualcuno si è introdotto realmente in una casa in Virginia una notte di Natale di tanti tanti anni fa, forse per un traffico di minori, forse per motivi di Mafia.
 Forse quegli sconosciuti sono stati aiutati da una polizia corrotta o più semplicemente incapace, o forse no.
Non lo sapremo mai.
Forse, come abbiamo detto prima, le cose cattive semplicemente avvengono.
E le persone cattive esistono.
Anche la notte di Natale.
Perché il Tempo non fa sconti a nessuno.
FINE.

INTERVISTA CON CHRISTOPHE ARLESTON

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Bentornati!
Oggi io vi presento la mia intervista con Christophe Arleston, uno dei migliori sceneggiatori di Francia, famoso per creazioni come Lanfeust o Trolls de Troy.
Io voglio ringraziare Christophe per la sua gentilezza, per la sua disponibilità ed anche per essersi prestato a questa mia lunghissima intervista.
Per chi fosse interessato ad approfondire io vi invito a leggere QUESTA scheda (in italiano ) su Arleston.
Alla fine della versione italiana i lettori francofoni potranno trovare la versione francese.
Buona lettura!!!
Attendo i vostri commenti!
Pour la version françaisese il vous plaît faites défiler vers le bas!)




Nick:  Benvenuto su Nocturnia, Christophe Arleston, ti ringrazio per aver accettato quest' intervista. Tu hai cominciato la tua carriera come giornalista e autore teatrale solo in seguito sei diventato uno sceneggiatore di fumetti. Cosa ti ha avvicinato a questo mondo?

Chistophe Arleston:  - In realtà sono sempre stato un grande appassionato di fumetti, avrò avuto 12 o 13 anni quando ho deciso che quello sarebbe stato il mio lavoro! E come tutti i bambini, naturalmente, volevo fare il disegnatore: quando si è giovani è difficile pensare, a fare il lavoro di sceneggiatore. Ho disegnato tavole fino ai miei 18 anni. Però a quel punto frequentando in veste di appassionato i vari Festival del Fumetto,  mi sono reso conto che non facevo altro che incontrare molti giovani disegnatori estremamente più bravi di me, ma che non sapevano nemmeno cosa dire. Mentre, io al contrario, tiravo sempre via le mie tavole perché volevo procedere rapidamente nella storia, dal momento che avevo troppe idee in mente! Ho messo subito le cose al loro posto: ho capito che il mio posto al mondo era sul versante della scrittura.
Ma, naturalmente, è estremamente difficile riuscire a mantenersi con i fumetti, perlomeno all'inizio. Così ho continuato i miei studi, in parte anche per rassicurare i miei genitori e poi ho fatto una scuola di giornalismo che ho lasciato nel 1987. La mia seconda passione è sempre stata la radio. Quindi ho lavorato da giornalista sia sulla carta stampata che per la radio. Si è rivelato un ottimo esercizio per imparare la rigorosità della scrittura, e il modo di scegliere le parole corrette. E poi ho iniziato a scrivere commedie radiofoniche per la radio per cui lavoravo ( si tratta di France Inter, il grande   servizio pubblico radiofonico nazionale di Francia). Al' epoca stavo anche cercando di realizzare sceneggiature di fumetti ma nessuno li voleva. Ci sono voluti diversi anni prima che il comico inizia finalmente. Nel 1991, ho fatto il gran passo e ho deciso di dedicarmi al 100% alla sceneggiatura di fumetti, che era il mio obiettivo fin dall'inizio!

Nick:  Quali sono gli autori e i fumetti che ti hanno maggiormente formato come lettore prima ancora che come autore? Naturalmente puoi citare anche film, libri e tutto quello che ti viene in mente?

Arleston:  - Ce ne sono tantissimi! Metto sullo stesso piano gli scrittori, gli autori di fumetti, i cineasti. Quando sei giovane sei molto permeabile a tutto quello che si legge, si vedere o si sente. Fin da bambino leggevo fumetti molto diversi tra loro, come la rivista Spirou, per  bambini, con autori come Maurice Tillieux in particolare, io naturalmente leggevo Asterix e Lucky Luke, ma, grazie alla mia famiglia, giornali totalmente politici per adulti come Charlie-Hebdo, con fantastici disegnatori come Reiser oppure la rivista Pilote, con Alexis e Lauzier. Tutto questo ha creato una strana miscela nella mia testa! Ho letto un sacco di thriller, di fantascienza e fantasy di scrittori per lo più americani: Jack Vance, in particolare, ma anche Fritz Leiber, Philip José Farmer e Robert Silverberg. Per quanto riguarda il cinema, grazie ai miei grandi genitori professori cinematografici alla facoltà di Aix en Provence, conoscevo tutti i classici americani, da John Ford a Mankiewicz, da John Huston a Orson Welles, e poi per parte mia nella mia adolescenza ho scoperto George Lucas e Spielberg.
Un divertente miscuglio, ancora una volta !

Nick:  Nella maggior parte delle tue opere usi uno stile che coniuga (secondo me felicemente) diversi elementi: fantasy per adulti, un pizzico di fantascienza e sopratutto molto umorismo e giochi di parole ( un po come se ti avessi assorbito la lezione di Pratchett e -forse - dei fumetti di Asterix) Da cosa deriva questa commistione di elementi? E più in generale cosa dovrebbe aver -secondo te- un buon fumetto per attirare l'attenzione dei lettori?

Arleston:  Credo che precisamente, il fatto di mixare tutti i generi derivi dal miscuglio che è avvenuto nella mia testa quando ero un adolescente. Non ho mai cercato di definire un genere particolare, ho solo scritto quello che desideravo quando ne avevo voglia dopo sta ad editori e lettori decidere come vogliono considerarlo !


Nick: E più in generale, che caratteristiche dovrebbe avere un buon fumetto per attirare i lettori?

Arleston:  Io non credo nelle ricette pronte. Tutti coloro che cercano di applicare questi metodi alla fine falliscono, perché il lettore si rende conto che è tutto un qualcosa di prefabbricato. E anche se il risultato attirerà i lettori  tempo un anno la cosa  passerà di moda molto velocemente ! E soprattutto si non dovrebbe mai correre dietro ad una moda. I manuali (come ce ne sono molti nel Cinema) su "come scrivere una buona sceneggiatura" mi fanno ridere ad alta voce, è  la cosa più stupida del mondo a pensare che ci sia un metodo universale! La cosa migliore da fare è scrivere quello che aveva in mente per una sorta di rispetto a se stessi: ogni volta che scrivo un album, è perché scrivo qualcosa che io come lettore vorrei leggere. Io non chiedo che cosa si aspettano i lettori, ma di quello che mi aspetto, io. Per esempio, quando ho iniziato a  lavorare per Soleil, il mio editore mi ha detto "non mescolare fantasy e umorismo, non vanno bene insieme! Il  Fantasy deve essere serio, dark". Non l'ho ascoltato (perché mi piace mettere l'umorismo ovunque) ed alla fine ho avuto ragione io!

Nick: Cosa conosci del fumetto italiano?

Arleston:   Ne conosco solo una piccola percentuale, come la maggior parte dei francesi. In primo luogo, certamente, uno dei più grandi geni del mondo dei fumetti, Hugo Pratt, che ho avuto la possibilità di incontrare, di persona. Corto Malteseè stato l'eroe di miei 16 anni! Mi lasciavo crescere le basette sulle guance come lui, volevo mettermi un anello in un orecchio ... Ma Pratt era veneziano,  quindi può dirsi davvero italiano :) ?  E poi, Manara, naturalmente, che trovo molto elegante, ma le cui storie non mi affascinano, lo stesso vale per Liberatore. C'era uno scrittore favoloso quando ero giovane, Guido Buzzelli, che ha realizzato un paio di volumi che mi sono piaciuti molto, e anche Bonvi. Per contro Io non conosco nulla del fumetto avventuroso, a parte la serie Dylan Dog della Bonelli. E poi, naturalmente, vorrei citare i grandi della Disney Italia, come Bottaro, Cavazzano, e il talentuoso Alessandro Barbucci con cui ho la possibilità di lavorare sulla serie di Ekho.

Nick:  Nel 1992 cominci a collaborare con le Edizioni Soleil di cui diventi preso uno degli sceneggiatori più importanti. La Soleil è un editore conosciuto per la qualità delle sue BD. Raccontaci com'è nata la collaborazione con questo editore.

Arleston:  Nel 1989 ho pubblicato un primo album per i bambini per le edizioni Alpen / HumanoidesAssociates  intitolato Manie Swing. E 'stato un fallimento totale. Allora ho scritto racconti brevi per la rivista Circus della Glénat e in Spirou. Un amico mi ha detto che un giovane libraio di Tolone, chiamato Mourad Boudjellal, aveva creato una piccola casa editrice. Ci siamo incontrati e siamo entrati subito in sintonia. Ho lanciato subito due serie Léo Loden con Serge Carrère ( una serie che va avanti ancora oggi, un poliziesco divertente  ambientato a Marsiglia), e Les Maîtres Cartographes un fantasy con Paul Glaudel. Sono andati abbastanza beneper far in modo che Mourad avesse voglia di continuare, e così ho seguire alle mie prime serie anche le nuove Les Feux d' Askell con Jean-Louis Mourier e Lanfeust con Didier Tarquin. Questa serie ha consentito all'editore di crescere e noi con lui.

Nick: Tuttavia l'anno in cui si realizza la svolta è il 1994 quando assieme al disegnatore Didier Tarquin pubblichi il primo volume della serie "Lanfeust de Troy", che diventa ben presto la tua serie simbolo. Come ti è nata l'ispirazione per quel fumetto? Quali personaggi preferisci nella serie e perchè ha secondo te ha avuto così tanto successo presso i lettori?

Arleston:  Sì, Lanfeust ha avuto subito un enorme successo. Mi ricordo il primo festival  delFumetto a cui ho partecipato con Didier Tarquin, una settimana dopo l'uscita dell'album,  non riuscivamo a credere che tutta quella folla fosse  lì per noi!  Ne rimanemmo davvero molto sorpresi.
Su quali cose mi abbiano ispirato Lanfeust, non ti so dire. Fino a quel momento, non avevo mai inserito la magia nel fantasy, avevo sempre pensato che fosse una facile scappatoia , non mi piacciono i maghi  con grande abito e cappello a punta che inviano palle di fuoco! C'era già stato  un Gandalf, quindi bastava così, non ne vale la pena rifarne altre 50 varianti simili! Così ho pensato, di non parlare di magia, ma di un sistema diverso ... e cosi mi è venuto l'idea dell' unico potere per persona,  che fosse importante o meno. Ed è stato così che tutto ha trovato il suo posto. La cosa importante è stata quello di aver trovato la regola del gioco.
Quanto al successo, è impossibile da spiegare. Siamo stati fortunati, abbiamo creato la storia giusta al momento giusto ... E dobbiamo aggiungere che Didier Tarquin è un narratore di grande talento. Regge molto bene la scena, i personaggi con lui a funzionano bene e sa guidare il lettore con  il suo forte carisma.



Nick: Nel corso degli anni l'universo di "Lanfeust" si è allargato enormemente grazie a tutta una serie di spin-off, sequel e prequel della serie originale (a proposito, quante sono adesso queste serie?) Io però vorrei soffermarmi in particolare su di alcune di queste: partiamo da "Trolls de Troy" ( nata nel 1997) Trovo molto interessante la creazione di un prequel in cui i protagonisti sono i Troll. Con "Trolls de Troy" volevate effettuare un ribaltamento di prospettiva mostrando come protagonisti Troll (in particolare il personaggio principale Tetram) e come cattivi gli esseri umani?

Arleston:   Non amo termini come  prequel; spin-off ... Tutto quello che ho fatto, Trolls, Les Conquerants de Troy, Gnomes, Légendes de Troy, sono semplicemente storie che stanno accadendo nello stesso universo. Ho un mondo così ricco che potrei trascorrere tutta la mia vita nel raccontarne la storia! Ma non si tratta di un semplice spin-off semplicemente ogni serie è completamente diversa dalla precedente. Ci può essere più o meno humour,  può essere ambientata in tempi e in luoghi completamente diversi, il tono, l'angolo di narrazione e lo stile grafico sono diversi: è l'opposto di uno spin-off  che finisce per rispettare le regole stabilite dalla serie originale. Qui, al contrario, mi proibisco sempre di fare qualcosa che sembri come la serie originale, ogni volta io uso solo il paesaggio!
Infatti per Trolls de Troy quello che mi interessava era di rovesciare il punto di vista. Fino a quel momento il punto di vista era quello degli esseri umani per cui i troll erano  solo animali selvatici, adesso ho voluto mostrare le cose con la mentalità dei troll. Essi non sono cattivi, è solo nella loro natura di mangiare i contadini esattamente come per i leoni è naturale mangiare le gazzelle.
E questo non rende certo il leone un animale malvagio !
Pe contro gli esseri umani stessi, loro si possono essere corrotti, e davvero malvagi. E quindi nei troll ho scelto di mettere molto più umorismo rispetto a quanto ne metto in  Lanfeust, una scelta legata anche alla personalità del disegnatore, Jean-Louis Mourier.

Nick:  Parliamo adesso di "Lanfeust Quest" (creata nel 2007) . Com'è nata e perché l'idea di una versione in stile manga della serie originale?

Arleston:  Avevamo avuto delle proposte per adattare Lanfeust  in un cartone animato, ma sapevamo che la Francia non possiede gli stessi mezzi della Pixar e della Dreamworks, e che la grafica di Didier Tarquin ne avrebbe sofferto! Così abbiamo fatto la scelta di creare noi stessi una serie che avesse le caratteristiche manga per poterla adattare più facilmente. Per noi si è trattato anche di un modo per proteggere l'immagine della serie originale separandola dal cartone animato.

Nick:  Infatti so che la rete televisiva francese "M6" assieme alla casa produttrice Gaumont ha realizzato una serie a cartoni animati di "Lanfeust Quest", il cartoon è stato venduto in tutto il mondo (ad esempio in Italia si è visto sul "Disney Channel) però molti appassionati della versione a fumetti non hanno apprezzato il cartoon. Da autore qual'è la tua impressione in proposito sul cartone animato di "Lanfeust Quest"?

Arleston:  Che abbiamo fatto bene a voler separare le due cose !
 La grafica è anche ben fatta, l'animazione e la realizzazione pure, ma le sceneggiature sono pari a zero! Purtroppo non abbiamo avuto nessun controllo su quello. Devo dire che non capisco il motivo per cui i produttori hanno acquistato il personaggio di Lanfeust solo per poi realizzare un cartone animato disegnato per  bambini di 5/8 anni!  Dentro non c'è più nulla dello spirito del fumetto.

Nick: Dal 1998 sei anche direttore del "Lanfeust Mag" Dal momento che la rivista non viene venduta sul territorio italiano ti chiedo di presentare agli appassionati italiani di bande dessinèe la rivista, le sue serie più importanti e di parlarci delle cose che ti hanno dato più soddisfazione.

Arleston:  Ho iniziato a leggere i fumetti su riviste come Spirou, Pilote, Charlie, A Suivre,  Métal Hurlant, Fluide Glacial, Tintin, Circus, Gomme, l' Echo des Savanes (1) ... e molte di queste adesso sono chiuse. Mi è sempre piaciuta la vita che può portare una rivista, molto meno fredda di un album. Ci sono storie brevi, gag in una tavola, rubriche, e poi una grande complicità tra i lettori e la redazione. Così ho voluto fondare una rivista, sono passati quasi 20 anni, e la rivista esiste ancora! E io me ne occupo ogni giorno, è una gioia. E' anche grazie alla studio dove lavoriamo con gli amici fumettisti che ci funge, allo stesso tempo redazione per il giornale. Questo è un posto molto importante perché si lì fondono le idee, l'energia è lì!

Nick: Per uno scrittore o uno sceneggiatore il momento creativo è importante: tu come gestisci il tuo lavoro? Hai riti particolari di scrittura (ad esempio: ascoltare musica o vedere film mentre scrivi)? Momenti preferiti per scrivere ? E sopratutto da dove trai l'ispirazione?

Arleston: Niente di speciale, se non che io ascolto un sacco di musica da film, quando scrivo. Trovo che questa musica aiuta lo spirito a liberare la sua immaginazione. E di tanto in tanto, quando mi sento bloccato e le idee non vengono, ascolto una parte di Ticket to Ride on line, dura 5 minuti e spesso mi libera la mente!

Nick: Un aspetto fondamentale del vostro lavoro riguarda il rapporto di collaborazione che si viene a creare tra la figura dello sceneggiatore e quella del disegnatore. Tu che hai collaborato con molti bravi disegnatori come Didier Tarquin o Jean-Louis Mourier come ti regoli, che tecnica e metodo di lavoro preferisci utilizzare:  Scrivi sceneggiature rigide e dettagliate oppure preferisci lasciare libero il disegnatore ? O magari ti adatti volta per volta a seconda del disegnatore che hai a disposizione in quel momento?

Arleston:  Fornisco sempre uno scenario molto preciso e dettagliato con una suddivisione in tavole (ti mando un allegato come esempio, l'inizio del prossimo  volume di Trolls). Voglio dare il numero massimo di elementi del disegnatore. Lui deve naturalmente soddisfano pienamente i dialoghi, e le pagine di inizio e fine, ma è libero di ri-regolare la messa in scena all'interno di una pagina, fino a quando va bene e funziona! Alcuni, come Tarquin, a volte cambiano le cose. Altri, come Mourier, rispettano rigorosamente la mia sceneggiatura
Consegno al disegnatore sequenze di 4 o 5 pagine, e procedo mano a mano assieme a lui. Quindi, in pratica, nella stessa settimana, lavorerò parallelamente su diverse serie differenti. Penso che sia un bene interrompersi, lavorare su una storia diversa quindi ritornare sulla precedente: dà più prospettiva, uno sguardo nuovo ogni volta. Naturalmente ho una sinossi globale abbastanza precisa, ma mi dà spesso modo di improvvisare, soprattutto per le serie umoristiche.

Qui e in basso esempi di storyboard e di sceneggiatura
applicati da Arleston: la prima pagina di "Trolls de Troy" #21
L'Or des Trolls

1. 
Jolie image, plan large d’une rivière assez large et peu profonde. Sur une barque, un paisible pêcheur à demi allongé, chapeau sur les yeux, casse croute posé sur un banc, peinard... Des poissons sautent gaiement, des oiseaux traversent le ciel, des petits animaux passent dans la forêt en avant ou arrière plan... 


Commentaire 
Quoi de plus paisible qu’une aimable rivière glougloutant doucement au rythme de la brise tiède dans les feuilles ? 

Pêcheur (en petit) 
rrffllzzzz 
2. 
Plan serré du pêcheur qui sursaute, brusquement réveillé. 


Voix off chants, notes zique 
LÈVE LA LOUIIIIIISE 
ROULE ET TAMIIIIIISE 
SOUS SA CHEMIIIIISE 

Pêcheur 
SCRGNULF ?!? 
Interruzione pagina 
3. 
Deux prospecteurs avancent en pataugeant dans la rivière, de l’eau jusqu’aux genoux, les pantalons remontés aux cuisses, des tamis à la mainIl y a un échalas roux maigre et barbu aux yeux chafouins (Novër) et un costaud ventripotent au crane rasé (Nenron). Ils arrivent sur le pêcheur dans sa barque. 


Pêcheur 
Chûûûût ! Vous allez réveiller le poisson ! 
4. 
Les prospecteurs désagréables sont rigolards. 


Novër 
On s’en fout du poisson ! 

Nenron 
Ouais, tant qu’il vient pas becqueter nos pépites... 
5. 
Nenron renverse la barque, mettant le pêcheur à l’eau, alors que Novër replonge son tamis dans l’eau. 


Novër 
Nous on est prospecteurs alors on prospecte ! 

Nenron 
Dégage de notre rivière ! 

VLARTCHBLL 
6. 
Novër remonte son tamis, les yeux exhorbités, une pépite brille au milieu du sable. 


Novër 
DE L’OR ! 

Nick: Descrivi una giornata tipo di Christophe Arleston.

Arleston:   Mi alzo verso le 09:00 del mattino, sono allo studio alle ore 10:00,  fino a mezzogiorno mi occupo delle mail, gestisco i documenti, la rivista, le interviste :) , poi comincio a scrivere le sceneggiature. Dapprima lentamente e poi procedo in maniera sempre più spedita fino al tardo pomeriggio! Mi fermo quando sono circa le 19:00, trascorro del tempo con mio figlio di 2 anni, con la mia ragazza Audrey Alwett  anche lei scrittrice e spesso lavoro nuovamente a casa tra le 22:00 e mezzanotte. E dopo il tempo libero, leggo fino alle 2:00 del mattino e poi a nanna!

Christophe Arleston assieme ai disegnatori Didier Tarquin e Jean-Louis Mourier
Nick:  Un aggettivo o una definizione per ognuno dei disegnatori con cui hai lavorato.

Arleston:  Ho lavorato con molte persone! Ci limiteremo a parlare di quelli con cui ho realizzato la maggior parte degli album ...
Didier Tarquin: il migliore nella narrazione pura, a suo agio sia nelle scene d'azione drammatiche che nella commedia.
Jean-Louis Mourier: il più dotato nel disegno. Ha una facilità straordinaria nel disegnare qualsiasi cosa, nulla lo spaventa!
Alessandro Barbucci: un carisma del disegno, una sensualità formidabile nel tratto. Devo confessare che, per uno sceneggiatore come me che ama le scene di commedia pura e l' umorismo, Barbucci Mourier  sono i disegnatori migliori per rendere bene tutto quello che amo!
Philippe Pellet: Un senso del dettaglio e della precisione incredibile, un grande creatore di stati d'animo. Il vero artista realistico al 100% . E' raro!
Adrien Floch: il tratto, la linea più elegante, con cui ho lavorato, assieme ad Olivier Vatine.

Nick:  Il fumetto in Francia è ancora in buona salute ?

Arleston:  A dire il vero sì. Si vendono sempre più album ogni anno. Ma molti autori hanno l'impressione che le vendite vadano giù  proprio perché aumenta sempre il numero degli album stampati. Io penso che questa quantità di pubblicazioni sia solo un segno di buona salute! Per contro la situazione economica di molti autori è precaria, e dobbiamo mettere le cose in chiaro con gli editori.

Nick:  Se dovessi consigliare un tuo fumetto (album o serie) a qualcuno che non ha letto niente di tuo cosa gli consiglieresti? 

Arleston:  Oh, questa è una risposta molto difficile ! Tutto dipende dalla persona e da ciò che cerca. Per esempio una serie come Opale, con i disegni di  Philippe Pellet, è un fantasy molto serio e realistico, e che va bene per un pubblico che ama quel tipo di fantasy e non ama  i Trolls o Lanfeust! Ma diciamo che oggi vorrei consigliare Ekhö o Trolls per chi  apprezza l' umorismo, e per coloro che invece preferiscono l'avventura Lanfeust o Les Naufragés d' Ythaq .

Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Christophe Arleston nel prossimo futuro?

Arleston: Il  continuo delle serie in corso, naturalmente, e poi vorrei trovare il tempo per scrivere un secondo romanzo. Ho fatto uscire quest'anno un primo romanzo light fantasy,  Le Souper desMaléfices (disponibile in francese su Amazon), che credo sia  molto divertente e ho apprezzato l'esercizio. Voglio continuare su questa strada e ovviamente  voglio scrivere tanti altri fumetti!

NOTE:
(1) le riviste che escono ancora tra quelle citate, le sopravvissute sono la belga Spirou e la dissacrante Fluide Glacial.

Entretien avec Christophe ARLESTON. - La version originale en FRANÇAIS.


Bienvenue! 
Aujourd'hui, je vais vous présenter mon entrevue avec Christophe Arleston, l'un des meilleurs écrivains  et scenaristes de France, célèbre pour des créations comme Lanfeust de Troy ou Trolls. Je tiens à remercier Christophe pour sa gentillesse, pour sa disponibilité et aussi pour avoir prêté à cette ma longue entrevue. Pour ceux qui sont intéressés à en apprendre davantage, je vous invite à lire cette dossier (en italien) sur Arleston
Bonne lecture !!! 
Je attends vos commentaires!

Nick:  Bienvenue Sur Nocturnia, Christophe Arleston, merci d'avoir accepté cette entrevue. Vous avez commencé votre carrière en tant que journaliste et dramaturge, puis vous vous êtes tourné vers la BD. Qu’est-ce qui vous y a attiré ?

Cristophe Arleston:  En réalité j’ai toujours été fan de BD, et je devais avoir 12 ou 13 ans lorsque j’ai décidé que ça serait mon métier ! Et comme tous les enfants, bien sûr, je voulais être dessinateur : on a du mal à imaginer, lorsqu’on est jeune, ce qu’est le travail d’un scénariste. J’ai dessiné des planches jusqu’à 18 ans. Et puis là, je me suis rendu compte que dans les festivals de BD où j’allais comme fan, je croisais beaucoup de jeunes dessinateurs bien meilleurs que moi, mais qui ne savaient pas quoi raconter. Alors que moi, au contraire, je bâclais mes planches parce que je voulais vite avancer dans le récit, j’avais trop d’idées en tête ! J’ai assez vite mis les choses à leur place : j’ai compris que ma place était du côté de l’écriture.
Mais bien sûr, difficile de vivre immédiatement de la BD. Donc j’ai continué mes études, en partie pour rassurer mes parents, puis j’ai fait une école de journalisme dont je suis sorti en 1987. Ma seconde passion a toujours été la radio. J’ai donc été journaliste dans la presse écrite et la radio. C’est un très bon exercice pour apprendre la rigueur de l’écriture, le choix du mot exact. Et puis j’ai commencé à écrire des pièces de théâtre radiophonique pour la radio où j’étais (France Inter, la grande radio nationale de service public en France). A l’époque j’essayais aussi de placer des scénarios de BD mais personne n’en voulait. Il a fallu plusieurs années avant que la BD démarre enfin. En 1991, j’ai sauté le pas et choisi de me consacrer à 100% au scénario de BD, mais c’était mon objectif depuis le début !


Nick:  Quels sont les auteurs et les œuvres qui vous ont influencé ?

C.A:  Il y en a beaucoup ! À la fois des écrivains, des auteurs de BD, des cinéastes. Lorsqu’on est jeune on est très perméable à tout ce qu’on lit, voit ou entend. Depuis l’enfance je lisais en BD des choses très différentes les unes des autres, comme le magazine Spirou, pour enfants, avec des auteurs comme Maurice Tillieux en particulier, je lisais Astérix et Lucky Luke, bien sûr, mais aussi, grâce à ma famille, un journal politique complètement adulte comme Charlie-Hebdo, avec des dessinateurs fantastiques comme Reiser, ainsi que le magazine Pilote, avec Lauzier ou Alexis. Tout ça a donné un drôle de mélange dans ma tête ! Je lisais beaucoup de romans policiers, et de la science fiction et fantasy avec surtout des écrivains américains : Jack Vance, particulièrement, mais aussi Fritz Leiber, Philip José Farmer ou Robert Silverberg. En ce qui concerne le cinéma, grace à mes grands parents professeurs de cinéma à la fac d’Aix en Provence, je connaissais tous les classiques américains, de John Fordà Mankiewicz , de John Hustonà Orson Welles, et puis de mon côté je découvrais dans mon adolescence Georges Lucas et Spielberg. Un drôle de mélange une fois de plus !

Nick:  Dans vos albums on retrouve à la fois de la fantasy adulte et de l’humour, des jeux de mots. On peut parfois penser à Astérix ou à Terry Pratchett. D'où vient ce mélange d'éléments ?

C.A:  Je crois que justement, le fait de mixer tous les genres vient du mélange qui se passait dans ma tête lorsque j’étais adolescent. Je n’ai jamais cherché à définir un genre en particulier, j’écris juste ce que j’ai envie comme j’en ai envie, après c’est aux éditeurs et aux lecteurs de savoir où ils veulent le ranger !

Nick: Et plus généralement, que doit avoir une bonne bande dessinée pour attirer les lecteurs?

C.A:  Je ne crois pas aux recettes toutes faites. Tous ceux qui essayent d’appliquer des méthodes échouent, on sent le pré-fabriqué. Et ce qui va attirer les lecteurs une année va passer de mode très vite ! Et il ne faut surtout jamais courir après la mode. Les livres (comme il en existe beaucoup dans le cinéma) sur « comment écrire un bon scénario » me font hurler de rire, c’est juste la chose la plus bête du monde que de penser qu’il y a une méthode universelle ! La meilleure chose à faire est d’écrire ce qu’on a en tête pour se faire plaisir à soi-même : à chaque fois que j’écris un album, c’est parce que j’aurais envie de le lire. Je ne me pose pas la question de ce qu’attendent les lecteurs mais de ce que j’attends, moi. Par exemple, quand j’ai commencé chez Soleil, mon éditeur me disait « ne mélange pas la fantasy et l’humour, ça ne va pas ensemble ! La fantasy ça doit être sérieux, dark ». Je ne l’ai pas écouté (parce que j’aime mettre de l’humour partout) et j’ai bien eu raison !

Nick: Que connaissez-vous de la bande dessinée italienne ?

C.A:  Juste une petite partie, comme la plupart des français. D’abord un des plus grands génies mondiaux de la BD, Hugo Pratt, bien sûr, que j’ai eu la chance de rencontrer. Corto Malteseétait le héros de mes 16 ans ! Je me laissais pousser les pattes sur les joues comme lui, je voulais mettre un anneau dans une oreille... Mais Prattétait vénitien, est-ce vraiment italien :D ? Et puis Manara, bien sûr, que je trouve très élégant mais dont les récits ne me passionnent guère, même chose pour Liberatore. Il y avait un auteur fabuleux lorsque j’étais jeune, Guido Buzzelli, qui avait fait quelques bouquins que j’aimais beaucoup, et aussi Bonvi. Par contre je ne connais pas du tout la BD d’aventures, tout ce qui est Dylan Dog, les séries de chez Bonelli. Et puis bien sûr il y a les grands de chez Disney Italie, Bottaro, Cavazzano, et le très talentueux Alessandro Barbucci avec qui j’ai la chance de travailler sur la série Ekhö.

Nick:  Vous commencez à collaborer avec Soleil en 1992, et vous devenez rapidement une des locomotives de cette maison d’édition. Comment cela s’est-il passé ?

C.A:  En 1989 j’avais sorti un premier album, pour enfants, chez Alpen/Humanoïdes-Associés qui s’appelait Manie Swing. Ce fut un échec total. J’écrivais des histoires courtes dans Circus, le magazine des éditions Glénat, et dans Spirou. Un ami m’a dit qu’un jeune libraire de Toulon, Mourad Boudjellal, lançait une petite maison d’édition. Nous nous sommes rencontrés et entendus tout de suite. J’ai immédiatement lancé deux séries Léo Loden avec Serge Carrère (qui existe toujour, du policier humoristique qui se passe à Marseille), et les Maîtres Cartographes avec Paul Glaudel, de la fantasy. Ça a marché assez pour que Mourad ait envie de continuer, et j’ai donc pu faire dans la foulée les Feux d’Askell avec Jean-Louis Mourier et Lanfeust avec Didier Tarquin. Cette série a permis à la maison d’édition de grandir, et nous avec.

Nick:  En 1994, donc, la sortie du premier Lanfeust est un succès immédiat. Qu’est-ce qui vous a inspiré cette histoire ? Vous pouvez expliquer ce succès ?


C.A:   Oui en effet, Lanfeust a tout de suite remporté un énorme succès. Je me souviens du premier festival avec Didier Tarquin, une semaine après la sortie de l’ album, on ne croyait pas que tout ce monde était là pour nous ! On était stupéfaits.
Sur ce qui m’a inspiré Lanfeust, je ne sais pas trop. Jusque là, je ne mettais jamais de magie dans la fantasy, je trouvais que c’était une solution de facilité, je n’aime pas les magiciens en grande robe et chapeau pointu qui envoient des boules de feu ! Il y a eu un Gandalf, ça suffit, ce n’est pas utile de le refaire 50 fois ! Donc je me suis dit, pourquoi pas la magie, mais avec un système différent... et puis là est venue l’idée d’un pouvoir unique par personne, important ou pas. Et ça y était, tout était en place. L’important était d’avoir trouvé la règle du jeu.
Quand au succès, impossible à expliquer. On a eu de la chance, on a sorti la bonne histoire au bon moment... Et puis il faut dire que Didier Tarquin a un formidable talent de narrateur. Il met très bien en scène, avec lui les personnages jouent bien, il sait guider le lecteur et il y a dans son trait un charisme très fort.

Nick:  Au fil des ans l'univers de Lanfeust s’est étendu grâce à une série de spin-offs, en particulier Trolls de Troy. Vous vouliez renverser le point de vue des lecteurs sur les trolls ?

C.A:  Je n’aime pas le mot de Spin-off, prequel... Tout ce que j’ai fait, les Trolls, les Conquérants deTroy, les Gnomes, les Légendes de Troy, ce sont tout simplement des histoires qui se passent dans le même univers. J’ai un monde tellement riche que je pourrais passer toute ma vie à en raconter l’histoire ! Mais si ce ne sont pas des simples spin-off, c’est que chaque série est complètement différente. Il peut y avoir plus ou moins d’humour, ça se passe à des périodes et en des lieux complètement différents, le ton, l’angle de narration et le style graphique sont différents : c’est l’inverse d’un spin-off qui foit respecter la charte établie par la série originale. Là au contraire je m’interdis de faire quelque chose qui ressemble à la série originale, je n’utilise que le décor !
En effet pour lestrolls ce qui m’intéressait était de renverser le point de vue. On était jusque là avec des humains et les trolls étaient des animaux sauvages, je voulais montrer les choses du point de vue des trolls. Ils ne sont pas méchants, c’est juste dans leur nature de manger des paysans, comme les lionsmangent des gazelles. Ça ne fait pas du lion un animal méchant ! Par contre les humains, eux, peuvent être corrompus, et vraiment mauvais. Et puis dans les trolls j’ai choisi de mettre beaucoup plus d’humour que dans Lanfeust, un choix lié à la personnalité du dessinateur, Jean-Louis Mourier.

Nick: Pourquoi avoir lancé un Lanfeust « manga », Lanfeust Quest ?


C.A: Nous avions eu des propositions pour adapter Lanfeust en cartoon, mais nous savions que la France n’a pas les mêmes moyens que Dreamworks ou Pixar, et que le graphisme de Didier Tarquin allait souffrir ! Nous avons donc fait le choix de créer nous-mêmes une série au trait manga pour qu’elle soit facile à adapter. C’était pour nous une façon de protéger l’image de la série originale en la déconnectant du cartoon.

Nick:  Lanfeust Quest est devenu une série de cartoons produite par Gaumont et la chaîne de télévision française "M6", une série a été vendue dans le monde (par exemple en Italie, il a été vu sur «Disney Channel"), mais de nombreux fans la version de bande dessinée n'ont pas aimé le dessin animé. Qu’avez-vous pensé de ce cartoon ?

C.A:  Qu’on a bien fait de vouloir se déconnecter ! Le graphisme est bien mené, l’animation et la réalisation aussi, mais les scénarios sont nuls ! Hélas nous n’avons pas pu avoir de contrôle là-dessus. Je dois dire que je ne comprends pas que des producteurs aient acheté l’IP Lanfeust pour en faire un cartoon destiné aux 5/8 ans ! Il ne reste plus rien de l’esprit de la BD.

Nick:  Depuis 1998, vous êtes également le créateur et rédacteur en chef de "Lanfeust Mag". Ce magazine est pas connu en Italie, vous pouvez nous en parler ?

C.A:  J’ai commencé à lire de la BD dans des magazines : Spirou, Pilote, Charlie, A Suivre, MétalHurlant, Fluide Glacial, Tintin, Circus, Gomme, l’Echo des Savanes... et puis beaucoup ont disparu. J’ai toujours aimé la vie que peut amener un magazine, beaucoup moins froid qu’un album. Il y a des histoires courtes, des gags en une planche, des rubriques, et puis une plus grande complicité entre les lecteurs et la rédaction. J’ai donc eu envie de lancer un magazine, il y a bientôt 20 ans, et il existe toujours ! Et je m’en occupe chaque jour, c’est un bonheur. C’est aussi grâce au studio où nous travaillons avec des amis dessinateurs, qui nous sert en même temps de salle de rédaction pour le journal. C’est un endroit très important car les idées fusent, l’énergie est là !

Nick:  Comment gérez-vous votre travail ? Vous avez des rites particuliers pour écrire ?

C.A:  Pas spécialement, à part que j’écoute beaucoup de musiques de films lorsque j’écris. Je trouve que ces musiques aident l’esprit à dérouler son imagination. Et de temps en temps, lorsque je bloque et que les idées ne viennent pas, je fais une partie de Ticket To Ride on line, ça dure 5 minutes et ça me libère souvent l’esprit !

Nick: Comment se passe votre collaboration avec les dessinateurs ? Vous donnez un scénario très strict ou le dessinateur a une grande liberté ? La méthode est la même avec tous les dessinateurs ?

C.A:  Je donne toujours un scénario très précis et détaillé, avec un découpage des cases (ci-joint un exemple, le début du prochain Trolls). Je veux donner le maximum d’éléments au dessinateur. Il doit bien sûr respecter strictement les dialogues, et les débuts et fin de pages, mais il est libre de ré-adapter la mise en scène à l’intérieur d’une page, du moment que c’est bon et que ça marche ! Certains, comme Tarquin, changent parfois des choses. D’autres, comme Mourier, respectent strictement mon scénario.
Je livre au dessinateur des séquences de 4 ou 5 pages, et j’avance au fur et à mesure en même temps que lui. Donc en pratique, dans la même semaine, je vais travailler sur plusieurs séries différentes en parallèle. Je trouve ça bien de s’interrompre, travailler sur une autre histoire puis revenir : ça donne plus de recul, un œil neuf à chaque fois. Bien sûr j’ai un synopsis global assez précis, mais je m’y laisse souvent la place d’improviser, surtout pour les séries d’humour.

Voici ci-dessous et des exemples de storyboard et de la scénario  appliquée
 par Arleston: la première page de "Trolls de Troy" # 21
 L'Or des Trolls
1. 
Jolie image, plan large d’une rivière assez large et peu profonde. Sur une barque, un paisible pêcheur à demi allongé, chapeau sur les yeux, casse croute posé sur un banc, peinard... Des poissons sautent gaiement, des oiseaux traversent le ciel, des petits animaux passent dans la forêt en avant ou arrière plan... 


Commentaire 
Quoi de plus paisible qu’une aimable rivière glougloutant doucement au rythme de la brise tiède dans les feuilles ? 

Pêcheur (en petit) 
rrffllzzzz 
2. 
Plan serré du pêcheur qui sursaute, brusquement réveillé. 


Voix off chants, notes zique 
LÈVE LA LOUIIIIIISE 
ROULE ET TAMIIIIIISE 
SOUS SA CHEMIIIIISE 

Pêcheur 
SCRGNULF ?!? 
Interruzione pagina 
3. 
Deux prospecteurs avancent en pataugeant dans la rivière, de l’eau jusqu’aux genoux, les pantalons remontés aux cuisses, des tamis à la mainIl y a un échalas roux maigre et barbu aux yeux chafouins (Novër) et un costaud ventripotent au crane rasé (Nenron). Ils arrivent sur le pêcheur dans sa barque. 


Pêcheur 
Chûûûût ! Vous allez réveiller le poisson ! 
4. 
Les prospecteurs désagréables sont rigolards. 


Novër 
On s’en fout du poisson ! 

Nenron 
Ouais, tant qu’il vient pas becqueter nos pépites... 
5. 
Nenron renverse la barque, mettant le pêcheur à l’eau, alors que Novër replonge son tamis dans l’eau. 


Novër 
Nous on est prospecteurs alors on prospecte ! 

Nenron 
Dégage de notre rivière ! 

VLARTCHBLL 
6. 
Novër remonte son tamis, les yeux exhorbités, une pépite brille au milieu du sable. 


Novër 
DE L’OR ! 

Nick:  Comment se passe une journée type de Christophe Arleston ?

C.A:  Je me lève vers 9 h du matin, je suis au studio à 10 h, jusqu’à midi je m’occupe des mails, des papiers à gérer, du magazine, des interviews :D, puis je commence à écrire du scénario. Lentement au début et puis ça vient de mieux en mieux jusqu’à la fin d’après midi ! J’arrête vers 19 h, je passe du temps avec mon fils qui a 2 ans, ma compagne Audrey Alwett qui est scénariste aussi, et souvent je travaille à nouveau, à la maison, entre 22 h et minuit. Et après temps libre, je lis jusqu’à 2 h du matin et dodo !

Audrey Alwett avec Christophe Arleston.
Nick:  Un mot pour définir chacun des dessinateurs avec qui vous avez travaillé ?

Nick:   J’ai travaillé avec beaucoup de monde ! On va juste citer ceux avec qui j’ai fait le plus d’albums...
Didier Tarquin : le meilleur en narration pure, aussi à l’aise dans les scènes d’action dramatiques que dans la comédie.
Jean-Louis Mourier : le plus doué en dessin. Il a une facilité incroyable pour dessiner n’importe quoi, rien ne lui fait peur !
Alessandro Barbucci : un charisme du dessin, une sensualité formidable dans le trait. Je dois avouer qu’en tant que scénariste qui aime beaucoup les scènes de comédie pure et d’humour, Barbucci et Mourier sont les dessinateurs les mieux placés pour rendre tout ce que j’aime !
Philippe Pellet : Un sens du détail et de la précision hallucinant, un grand créateur d’ambiances. Les vrais dessinateur 100% réalistes sont rares !
Adrien Floch : le trait, la ligne la plus élégante, avec Olivier Vatine, avec qui j’ai également travaillé.


Nick:  La BD en France est-elle en bonne santé ?

C.A    En réalité oui. Il se vend toujours plus d’albums chaque année. Mais beaucoup d’auteurs ont l’impression que ça baisse car il y a de plus en plus d’albums publiés. Moi je crois que cette quantité de publications est justement un signe de bonne santé ! Par contre la situation économique de beaucoup d’auteurs est précaire, et nous devons mettre des choses au point avec les éditeurs.


Nick:  Si Je devais recommander un de vos albums à quelqu’un qui n’en a jamais lu, lequel choisir ?

C.A:   Ah très difficile comme question ! Tout dépend de la personne, de ce qu’elle recherche. Par exemple une série comme Opale, avec Philippe Pellet, relève de la fantasy très sérieuse et réaliste, et il y a un public qui adore ça et qui n’aimera pas les Trolls ou Lanfeust ! Mais disons qu’aujourd’hui, je conseillerais Ekhö ou les Trolls pour ceux qui veulent de l’humour, Lanfeust ou les Naufragés d’Ythaq pour ceux qui préfèrent l’aventure.

Nick:  Quels sont vos projets ?

C.A: . Poursuivre les séries en cours, bien sûr, et puis dégager du temps pour écrire un second roman. J’ai fait cette année un premier roman de light fantasy, Le Souper des Maléfices (disponible en français sur Amazon) que je crois assez drôle, et l’exercice m’a beaucoup plu. J’ai envie de continuer dans cette voie en plus de la BD !

Paul Di Filippo Ospite di Nocturnia!

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Si avvicina Natale ed anche Nocturnia si appresta ad andare in ferie.
Il blog verrà sospeso in un giorno, ancora da definire, a cavallo tra il 15 ed il 20 dicembre, non si tratta solo di pigrizia (anche di quello, sono sincero) quanto più semplicemente di bisogno da parte mia di trovare un po di tempo per approntare alcune interviste per il prossimo anno.

Ho già preso i contatti con diversi tra scrittori, sceneggiatori e disegnatori e voglio fare le cose per bene.
Prima della fine dell'anno però vi preannuncio già l'ultima intervista del 2015: l'ospite sarà lo scrittore americano di fantascienza Paul Di Filippo, autore di opere come La Trilogia Steampunk ed abbondantemente tradotto anche da noi.

Dal momento che in questo caso i contatti di Paul mi sono stati forniti dall'amico Alessandro Iascy è possibile che l'intervista possa apparire in contemporanea su Nocturnia e su TrueFantasy

Il blog ripartirà nei primi giorni di gennaio ( tra il 2 ed il 7, non ho ancora deciso), sempre per pigrizia e sempre per preparare altre cose.
Ed anche per recuperare alcune letture arretrate.
Ci faremo gli auguri, più avanti, per ora le cose vanno avanti tranquillamente fino al momento delle ferie.

Per il 2016 posso già comunque anticiparvi alcune nuove splendide interviste, tra cui quella con la scrittrice Kristine Katryn Rusch e quella con un appassionato di San Pietroburgo riguardo alla situazione del mercato fantascientifico in Russia.
Adesso però, vi saluto, vado a scrivere la recensione de Il Racconto dei Racconti.

STEAMPUNK! (2014)

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Se esiste un genere diventato di moda nel corso di questi anni quello è indubbiamente lo Steampunk.
Se ne parla molto (spesso a sproposito). Sono nate convention apposite. E' diventato una sorta di sottocultura che attraversa diversi aspetti del nostro vivere: la moda, la musica e l'arredamento.
E tutto nasce ancora una volta dalla narrativa.
Si tratta di Storie spesso ambientate in una Londra e in mondo 
Vittoriano, Storie debitrici delle atmosfere dei libri di Verne; Wells e Conan Doyle; scenari ottocenteschi e fondamenta ucroniche in  cui al posto dell'energia elettrica è stato il vapore a diventare strumento dell'evoluzione.
 Ufficialmente il termine Steampunk è stato coniato nel 1987 dallo scrittore K.W Jeter per indicare il tipo di opere che - tra la fine degli anni 70s e l'inizio degli 80s- stava scrivendo lui ed i suoi due amici Tim Powers e James P. Blaylock.
Si era trattato di una definizione scherzosa, nata quasi per caso e per differenziarsi da quello che era il dirompente fenomeno (all'epoca) del Cyberpunk

Nessuno dei tre scrittori pensava e tanto meno voleva dar vita ad un nuovo movimento letterario ( ne ho parlato a suo tempo QUI; QUI e QUI)
Dopotutto si trattava di tre ragazzi appena usciti dal college, dopotutto romanzi e racconti precorritori di quel tipo di narrativa erano già stati pubblicati a partire dagli anni 60s.
Però le cose sono andate avanti e lentamente la curiosità e la passione per quel tipo di narrativa e di estetica sono letteralmente esplose.
Al punto che oggi lo Steampunk più che un sottogenere della fantascienza viene considerata una corrente, magari contigua ma a sé stante del fantastico.


E'steampunk un fumetto come La Lega degli Straordinari Gentiluomini, si può considerare steampunk un cartoon per il Cinema come Laputa o un film come Van Helsing
Nel frattempo però la narrativa non è stata con le mani in mano.
Romanzi e racconti nuovi vengono pubblicati in continuazione e, nel corso degli anni, sono nate diverse interessanti antologie che cercano di raccogliere il meglio della produzione.
Steampunk! curata dai coniugi Ann & Jeff VanderMeer è probabilmente la migliore tra tutte queste antologie.

Jeff &; Ann VanderMeer.

Lo scopo dichiarato dei curatori è quello di cercare di fornire, per quanto è possibile, un quadro d'insieme di tutte le sfumature possibili di questo sottogenere, per questo oltre ai racconti sono presenti anche tre saggi -abbastanza completi - a firma degli esperti Jess Nevins; Rick Klaw e Bill Baker sull' influenza dello Steampunk sul Cinema, fumetti, internet e la televisione realizzati in maniera talmente chiara e scorrevole da poter risultare interessanti anche per i neofiti.

Il pezzo forte però è rappresentato dalla narrativa.
Quasi a voler dare un primo inquadramento storico il primo pezzo presente nella raccolta, non è né un racconto né un romanzo breve, ma un estratto di un romanzo lungo: Benedizione è infatti un brano tratto da I Signori dell'Aria, un' opera di Michael Moorcock considerata precursiva di tutto il genere, leggere Moorcock (sia pure per poche pagine) significa ricevere una lezione sul come si debba scrivere, il grande leone inglese infatti con poche zampate riesce a creare un vero e proprio mondo descrivendo una scena di battaglia affascinante come poche.

Fondamentale, anche il secondo pezzo: La Macchina di Lord Kelvin scritto dal mio vecchio intervistato James P. Blaylockè uno dei romanzi che hanno creato il genere, La Macchina di LordKelvinche fa parte del ciclo conosciuto alternativamente come "di Langdon St.Ives" o "di Narbondo", dai nomi dell'eroe principale e dell'antagonista della serie) qui appare nella sua forma iniziale di racconto lungo, prima che l'autore decidesse di espanderlo sotto forma di romanzo ed è una lunga e godibile cavalcata tra Londra, il Sud America e l'estremo nord da parte dei vari personaggi per impedire una catastrofe.
Provate a pensare ad un Dickens sotto acidi che scriva sotto la dettatura di un organista barocco rapito dagli alieni ed avrete un pallido esempio di cosa possa essere la scrittura di Blaylock: follia e divertimento allo stato puro!

In definitiva, tutti i racconti ospitati nell'antologia sono di buona qualità: si va dal divertente Il Club di Giardinaggio di Selene scritto da Molly Brown -in cui un gruppo di Dame dell'alta società di Baltimora convince i personaggi creati da Jules Verne nel suo Dalla Terra alla Luna a terraformare il nostro satellite grazie alla spazzatura prodotta nelle grandi città - fino al commovente Settantadue Lettere, in cui il maestro del racconto breve Ted Chiang fornisce un'altra prova del suo talento rielaborando in chiave moderna ed assolutamente inaspettata la figura del Golem.

Ma, le opere che ho apprezzato di più sono state L'Ultimo Duello dell 'Uomo Locomotiva della Prateria ed il Cavaliere Oscuro: un Romanzo d' Avventura del grande Joe R. Lansdale e Vittoria dell'altrettanto grande Paul Di Filippo

Si tratta di due scritti divertenti ed inusuali, in cui la fantasia più sfrenata la fa da padrona, basti dire che il primo mette in scena il Viaggiatore del Tempo di Wells, trasformandolo in un Vampiro impazzito  in un eccentricoFar Weste che, invece di combattere i Morlock ne è diventato il sanguinario capo ( e questa è la parte più "normale" di tutta la storia) mentre nel secondo racconto, viene ipotizzata la sparizione della regina Vittoria (1), a pochi giorni dalla sua incoronazione, e la sua conseguente sostituzione con una salamandra mutante.
Oltretutto dotata di insaziabili appetiti sessuali.



Il grande Joe Lansdale.


Sia Lansdale che Di Filippo vengono considerati due tra i più creativi e meno imbrigliabili scrittori degli ultimi anni, entrambi eccellono nei pastiches, ed anche in questo caso non si smentiscono.
Avete presente cosa scrivevo qualche rigo più sopra a proposito della scrittura di Blaylock?
Ecco, amplificatelo all'ennesima potenza ed avrete un pallido esempio di cosa riescono a fare Lansdale e Di Filippo nelle loro storie.
Decisamente l'immaginazione al potere, in ogni senso.

Ci sarebbe un' ultima cosa da segnalare, l'edizione italiana dell'antologia, uscita l'anno scorso per i tipi della Elara, presenta due racconti in più rispetto all'uscita americana, entrambi scritti da autori italiani, esclusivamente per il mercato interno.
Il primo, dal titolo La Volpe e il Leone è stato scritto da Stefano Carducci, anche traduttore del volume, ed è un'opera in cui lo steampunk si coniuga felicemente con la scuola ucronica italiana, mentre il secondo Abrace il Camminatore esce dalla penna diDario Tonani e rappresenta in poche pagine un po una sorta di excursus della sua produzione, sempre al confine dei generi, un esempio della fantascienza meticcia (definizione mia, quindi se volete usarla ricordatevi che ci ho il copyright, ci ho) dell'autore milanese.
Il tutto in un racconto che in paio di passaggi mi ha ricordato alcune delle atmosfere di Mondo9

In definitiva Steampunk!è un' ottima antologia, un rito di passaggio quasi obbligato per chiunque si voglia avvicinare alla corrente letteraria omonima.
Ed anche per chi già ama il genere e semplicemente desideri poter leggere degli ottimi esempi di narrativa.
Quello che mi stupisce è che di questa antologia se ne sia parlato meno di quanto avrebbe meritato.

STEAMPUNK!
AAVV  A Cura di Jeff & Ann VanderMeer
Traduzione di Stefano Carducci
Collana LIBRA FANTASTICA
Titolo Originale: STEAMPUNK
Anno della prima pubblicazione Straniera: 2008
Anno di pubblicazione Italiana: 2014
Pagine 436. Edizioni ELARA.
ISBN : 9772239833001
Edizione Cartacea: EURO 16,50.

Note:
(1) Vittoria è il primo dei tre racconti che costituiscono l'antologia intitolata La Trilogia Steampunk.

IL RACCONTO DEI RACCONTI - TALE OF TALES (2015)

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Tre regni confinanti, tre diverse vicende: la regina di Selvascura è ossessionata dal desiderio di avere figli, il dissoluto re di Roccaforte s'innamora di una donna dopo averne sentito la voce mentre il sovrano di Altomonte dedica il suo tempo ed il suo affetto più ad una pulce cresciuta a dismisura che alla propria figlia Viola.
La regina non esiterà a causare la morte del proprio marito mandandolo a cercare il cuore di un drago marino, da questo gesto otterrà si l'agognato figlio ma anche una sua serva partorirà.
E i due giovani albini che nasceranno ben difficilmente saranno separati, nonostante tutti i tentativi della regina.
Come se non bastasse la sconosciuta donna per cui il re di Roccaforte palpita tanto in realtà è Dora, una vecchia lavandaia, che spinta anche dalla sorella Imma decide di far credere al suo sire di essere una splendida ragazza.
Mentre ad Altomonte alla morte della pulce viene bandito un bizzarro concorso, che mette in palio la mano della principessa Viola.
A vincerlo però sarà un crudele orco.
Niente andrà come dovrebbe  e tutti dovranno pagare  un prezzo sia per il proprio amore che per il proprio egoismo.

Il Racconto dei Racconti ha raccolto reazioni contrastanti: a Cannes, dove era stato presentato in Concorso ha ottenuto nell'ordine: nessun premio, un certo apprezzamento del pubblico in sala e reazioni quantomeno tiepide da parte della critica e della stampa specializzata.
In Italia invece le cose sono andate più o meno così: qualche premio nelle categorie minori ai Nastrid' Argento e ailGlobo d'Oro, incassi inferiori di quanto il regista si aspettasse ma comunque non disprezzabili e reazioni quantomeno tiepide da parte di una certa porzione della critica e della stampa nostrana specializzata e non.

Insomma, pur essendo stato venduto con successo in molti paesi del mondo, non si può negare che, in una certa qual maniera Il Racconto dei Racconti abbia spiazzato diversi commentatori.
E la causa di tutto questo spiazzamento può essere addebitato solo ad un motivo, anzi ad un nome, quello del regista Matteo Garrone.


Matteo Garrone sul set.
In parole povere, in soldoni, sembra che in molti non abbiano voluto perdonare ad un regista di film "seri" come Gomorra e L'Imbalsamatore quale è Garrone il "peccato" (anzi "l'americanata", per utilizzare le paroie di alcuni critici) di aver realizzato un film fiabesco e fantasy.
Oltretutto un film tratto da una raccolta di favole barocche.
Ma di questo, del libro su cui si è ispirato Garrone, ne parleremo dopo.
Lo stesso Garrone ha più volte rimarcato di aver avuto diversi problemi durante tutta la fase di ricerca dei finanziamenti, se infatti enti come il Ministero RaiCinema hanno agevolmente fatto il loro mestiere non così è stato quando ci si è rivolti a banche o finanziarie italiane, costringendo così il regista a battere le porte di istituti di credito ed altri finanziatori francesi ed inglesi.
Certo il film nasceva già come una coproduzione tra ItaliaFrancia ed Inghilterra, era già previsto sin dall'inizio un nutrito cast internazionale , questo dobbiamo ricordarcelo, però fa lo stesso un certo effetto venire a sapere che all'estero credono molto di più nel potenziale di una pellicola tratta da un libro di favole italiane, anzi napoletane, rispetto a quanto ci crediamo noi.
O meglio rispetto a quanto ci credano le istituzioni economiche e culturali che operano nel nostro paese.

In fondo si tratta sempre dello stesso discorso fatto altre volte ( anche recentemente, nella recensione del film Janara)  che per essere "socialmente accettabile" un film debba per forza avere un tema "realistico".

In questo caso, però oltre alla già più volte notata miopia dei commentatori togati a proposito di quanto sia stato fondamentale in passato, l'apporto della Cinematografia di genere per la fama mondiale di tutto il settore italiano  ci si è voluti dimenticare anche di piccolo fondamentale particolare: cioè che Matteo Garrone in questo filmcompie semplicemente il suo lavoro di artista, che è quello di raccontare le Storie che ritiene interessanti.
Niente di più, niente di meno.

Inoltre volendo analizzare  Il Racconto dei Racconti ( sul mercato internazionale è circolato anche col titolo Tale of Tales) senza alcun tipo di pregiudizio, non si può non notare come questo sia un film "garroniano" dalla testa ai piedi.
Garrone è già di suo un regista molto barocco, un filmaker attento ai particolari e alla sontuosità della messa in scena,quindi  i lunghi silenzi e le ariose inquadrature, fanno parte da sempre della poetica del regista romano. All'interno de Il Racconto dei Racconti molti di questi particolari, già presenti in passato, sono semplicemente amplificati all'ennesima potenza.  Garrone ricostruisce un mondo passato quasi senza tempo, bloccato tra il medio evo e la corte rinascimentale e per farlo ricorre a quel'humus culturale tipico dell'Italia centro-meridionale che il regista ben conosce.
Al contempo però Garrone riesce a creare una chiave di lettura universalmente riconoscibile e comprensibile, in un prodotto cinematografico decisamente "glocal", cioè che unisce al suo interno il globale ed il locale.

Operazione che, se ci pensate, bene il nostro aveva già fatto parzialmente in altre sue pellicole, dimostrando così una coerenza narrativa rara.
Certo, non sto confrontando Il Racconto dei Racconti con Gomorra, non li sto mettendo sullo stesso piano, sto semplicemente dicendo che il modo di approcciarvisi da parte del regista è il medesimo, come medesima è la sensibilità narrativa dimostrata.
In questo caso però le influenze ( e ci sono tutte) vanno da Fellini a Bava, da Goya a Comencini, dai pittori fiamminghi a Guillermo Del Toroe tutte le influenze vengono inserite in un unico immenso frullatore su cui s'inserisce la bella colonna sonora confezionata dal francese Alexandre Desplat.


Il Racconto dei Racconti si dimostra una lunga fiaba dark, un immenso excursus fantasy in un mondo sospeso e diviso su tre vicende a sé stanti ma blandamente intrecciate all'interno di un quadro generale, quasi come se si trattasse non di un film ma di un dipinto allegorico. In questo il regista viene aiutato dagli splendidi scenari e dal buon comparto degli effetti speciali; se tra i primi sono riconoscibili Castel del Monte in Puglia e la Reggia di Capodimonte a Napoli ( ma altre location sono state scelte in Toscana; Lazio; Sicilia e Abruzzo)  per quanto riguarda i secondi, bisogna riconoscere che scene come quelle del drago marino o l'apparizione della pulce gigante ricordano la gloriosa tradizione dei vari artigiani come Bava padre.
Certo non tutto funziona, ci sono alcuni momenti di effettive lentezze non sempre giustificabili, ma si tratta al massimo di un paio di scene, piccoli momenti che non stonano con il quadro generale.

Per quanto riguarda gli attori, trattandosi di una coproduzione internazionale, i grandi nomi non mancano e, tra questi figurano molti abituè delle produzioni fantastiche: la quota francese è assicurata dalla presenza di Guillaime Delaunay nel ruolo dell'orco e Vincent Cassel nella parte del dissoluto e un po vigliacco re di Roccaforte, mentre da parte inglese ritroviamo molti comprimari ed attori di lusso come l'anglo-francese Stacy Martin ( la giovane lavandaia Dora che sarà oggetto delle attenzioni amorose da parte del personaggio di Cassel); il bravissimo Toby Jones ( il re diAltomonte), la londinese Bebe Cave ( sua figlia Viola, forseuna delle migliori interpretazioni di tutta la pellicola) e la scozzese Shirley Henderson (Imma, la sorella di Dora). Per quanto riguarda gli italiani, va detto che vengono tutti impiegati in piccoli ruoli - e questo un po dispiace-  in parti di contorno come Renato Scarpa oppure nelle scene di massa come comparse, le uniche eccezioni vengono rappresentate da Alba Rohrwacher e Massimo Ceccherini che recitano nel ruolo dei saltimbanchi,  personaggi che, nel film, funzionano un po da collante di tutte le vicende.  Inoltre, in funzione del mercato americano - cosa che non guasta mai-  sono stati cooptati anche la splendida attrice messicana Salma Hayek e il veterano John C. Reilly ( la regina ed il re di Selvascura). Se Reilly lo abbiamo recentemente visto in Guardiani della Galassia, debbo confessare invece che le apparizioni della Hayek e di Cassel  mi hanno ricordato i tempi in cui la prima vestiva i (pochi) conturbanti panni della regina dei vampiri Santanico Pandemonium all'interno del primo Dal Tramonto all'Alba mentre il secondo era tra i protagonisti del blockbuster francese Il Patto dei Lupi.

Tempi nemmeno troppo lontani, in cui si sperava in un rinascimento diverso del Cinema horror diverso da quello che poi sarebbe venuto fatto di found footage, di valanghe di inutili sequel, prequel e reeboot e mockumentary

Il Racconto dei Racconti si dimostra così un film ambizioso, dotato di un grosso budget ( si è parlato di 14,5 milioni di dollari) che regala momenti di grande cinema, penso ad esempio alla scena in cui Salma Hayek \ Regina di Selvascura divora il cuore del drago, e momenti in cui decisamente si avverte il distacco della narrazione rispetto alla messa in scena.

Vincent Cassel ha dichiarato durante le interviste di aver ignorato, almeno all'inizio, i veri volti di Shirley Henderson e Stacy Martin, avendole incontrate durante le prime scene sempre e solo  rivestite del trucco prostetico che ne invecchiava  le fattezze. Altrettanto hanno rivelato le due attrici sostenendo così, di non conoscere il viso l'una dell'altra ( non si sa se si è trattato di un caso o di una precisa scelta stilistica da parte del regista) però la cosa ha creato un curioso, ma non disprezzabile, effetto di straniamento durante il loro blocco di riprese.
Elemento questo che finisce con l'aggiungere un ulteriore tocco  di mistero e di fascino al clima generale della pellicola.


Il Racconto dei Racconti alla fine si dimostra niente di un apologo morale sul' egoismo e sulla grettezza umana: si dimostra egoista la regina di Selvascura con la sua ossessione per la maternità, si dimostra egoista ed infantile il re di di Altomonte nel suo voler preferire una pulce ammaestrata alla propria figlia. Si dimostra egoista la vecchia lavandaia Imma nel perseguitare la sorella Dora nel momento in cui questa ha finalmente trovato la sua felicità; un campionario che non conosce distinzioni di classi sociali e culturali. Quasi tutti i personaggi si rivelano totalmente amorali, tutti si dovranno scontrare con questo limite, al punto in cui le uniche vicende che si concluderanno bene saranno quelle di quei rari personaggi, come i due giovani albini che sapranno rinunciare al loro morboso individualismo ed impareranno che amare alle volte può e deve significare il lasciar andare via libero l'oggetto delle proprie attenzioni.
Una vicenda ed un insegnamento forse antico, ma che è ancora più triste proprio per la sua modernità.

BONUS CARD: IL LIBRO CHE DIEDE ORIGINE AL FILM

Ritratto di Gianbattista Basile
Lo potrete trovare citato anche nella
variante Giovan Battista Basile.
E' arrivato il momento di parlare del libro che ha ispirato il lavoro di Matteo Garrone.
Ho già scritto che si tratta di una raccolta di fiabe, e l'informazione è vera ed è falsa al tempo stesso.  Prima di tutto non si tratta certo di una raccolta qualsiasi, ma di una delle più importanti mai scritte: molti la conoscono anche come il Pentamerone, cioè uno dei capolavori della letteratura dialettale seicentesca italiana. Il nome con cui però venne scritta e descritta dal suo autore fu per la verità, il più lungo  Lo Cunto de li Cunti overo lo trattenemiento de Peccerille.
Lo Cunto de li Cunti non è altro che uno zibaldone di 50 novelle e venne composto in lingua napoletana da Giambattista Basile e poi uscito postumo negli anni a cavallo tra il 1634 ed il 1636.



Basile in pratica si basò sulla struttura del Decamerone di Boccaccio per scrivere e raccogliere tutta una serie di novelle; alcune di queste si basavano su racconti di origine medioevale, altre invece nascevano come fiabe popolari.  L'opera che ne venne fuori fu praticamente una delle prime forme di questo tipo di espressione popolare, al punto che tra le fiabe contenute vi si può trovare anche la più antica versione scritta della fiaba di Cenerentola (è  intitolata La Gatta Cenerentola e nel 1976 è stata adattata anche sotto forma di musical da Roberto de Simone ). Fu da questo modello primigenio che attinsero narratori come Charles Perrault ed i fratelli Grimm per le loro storie diventate poi famose.
Lo Cunto de li Cunti ebbe, invece una sorta di riscoperta, quando nel '900 il filosofo Benedetto Croce ne effettuò una traduzione in lingua italiana, rendendo così la fruizione del libro possibile anche a chi non masticava il napoletano antico.

Però non è certo La Gatta Cenerentola che ha voluto scegliere di adattare Matteo Garrone, anzi il cineasta per la sua pellicola ha deciso di basarsi su tre novelle meno note: La Cerva; La Pulce e La Vecchia Scorticata.
Meno note, ma non per questo meno interessanti, dal momento che forniscono uno spaccato interessante della cultura popolare italiana di quel periodo.
Una cultura, nonostante tutto, ancora molto vicina al nostro presente.

NOTE:

Hanno parlato di questo film anche :

-Ilgiornodeglizombi di Lucia.

-Le maratone di un bradipo cinefilo di Emidio

-Il Bollalmanacco di Cinemadi Babol.

- In Central Perk di  Lisa Costa.

- I 400 Calci di Jackie Lang e Darth von Trier.

TALKING ABOUT PAUL DI FILIPPO

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Puntuale come le tasse (ma spero più gradita) arriva la mia scheda della serie Talking About, come Paul Di Filippo, quindi procediamo senza indugio con la mia breve biografia, l'ultima di questo 2015 quasi agli sgoccioli (attimino di commozione, tre minuti di silenzio in memoria dell'anno che ci sta per lasciare anche se gli abbiamo voluto tanto bbbbbene e pronti a partire verso nuove e rutilanti avventure!)
oramai saprete il mio futuro intervistato è l'autore americano
Cominciamo subito col dire che Di Filippoè uno scrittore molto eclettico, saldamente legato alla fantascienza ma, all'interno di questo settore , in grado di spaziare da un genere anzi da una corrente all'altra.
Nelle storie di Di Filippo si può trovare infatti veramente di tutto dallo steampunk, al cyberpunk, dal weird al bizzarro fino alla fantascienza avventurosa e sempre in maniera estremamente prolifica, divertita, con continue strizzatine d'occhio e di altissima qualità.
Il nostro è in grado di spaziare da divertiti pastiches weird western in cui fa incontrare il Solomon Kane creato da Robert E. Howard con un giovane Cotton Mather, a invenzioni degne della miglior fantascienza come il mondo della città Lineare, per finire con racconti di viaggi nel tempo in cui il protagonista effettua il viaggio solo intende conoscere (anche in senso biblico) Maria di Nazareth il tutto mentre compone interessanti articoli critici


Di chiare origini italiane Paul Di Filippo, nasce nel 1954 nella cittadina di Woonsocket nel Rhode Island, il più piccolo tra gli Stati Uniti d' America, nel 1972 dopo aver ottenuto il diploma di scuola superiore, molla tutto e si trasferisce nella Hawaii.
Lo scopo dichiarato?
Quello di diventare scrittore a tempo pieno.
Le cose non andranno come previsto, ma Di Filippo ricorderà sempre con estrema ironia, quasi con nostalgia. questo primo periodo fatto di tentativi falliti e lavori part time.
L'anno dopo nel 1973, lo scrittore rientra nel Rhode Island, frequenta il locale college con profitto, si diploma nel 1979 e, al ritorno da un altro viaggio, stavolta in Europa, comincia a lavorare come programmatore di computer e come impiegato.
Il sogno nel frattempo però, non è cambiato, Paul Di Filippo vorrebbe ancora trasformarsi nel Paul Di Filippo "lo scrittore", quindi spesso si prende delle pause in cui vive dei suoi risparmi e scrive e tenta di vendere i suoi scritti.

Un primo parziale risultato arriva nel 1977, quando l'uomo riesce a vendere il racconto FallingExpectations. Ma subito dopo quel racconto, una parodia delle opere dello scrittore Barry Maltzberg (all'epoca un nome di primo piano) Di Filippo sembra fermarsi, l'uomo pare non aver trovato ancora la sue precisa direzione e nemmeno la sua dimensione letteraria.
Quindi dovrà passare ancora tanta acqua sotto i ponti prima di poter rivedere pubblicata una nuova opera di Paul Di Filippo.

Il fiume sembra fermarsi nel 1985, quando l'artista piazza quasi in contemporanea non uno ma ben due racconti: Rescuing Andy sulla rivista Twilight Zone Stone Lives sulla rivista F&SF, da allora sarà un crescendo, e sarà lo scrittore a non fermarsi più.
I racconti pubblicati aumentano poco alla volta, supereranno il numero di cento, giungeranno spesso in finale nei vari premi ( tra le vittorie segnalo l'inglese BSFA per Lennon Spex scritto nel 1992 e il francese Grand Prix  de L’Imaginaire nel 2001 per Karuna, Inc.) finché nel 1994 giunge il grande momento.
Paul Di Filippo, diventa uno scrittore a tempo pieno.

In questo modo, grazie alle varie pubblicazioni, quello di Di Filippo comincia ad essere un nome molto appetibile, uno di quelli amati dai lettori e che i curatori di riviste o delle varie antologie della miglior fantascienza dell'anno sempre più spesso inseriscono in copertina.
Arrivano anche le raccolte personali, nel 1995 esce The Steampunk Trilogy, una collezione di tre racconti che, a detta di critici, esperti e lettori, contribuisce a rilanciare la seconda fase della popolarità dello steampunk (ed è anche il primo libro ad utilizzare il termine coniato da K.W. Jeter in copertina). L'anno successivo è la volta di Ribofunk, una personale rielaborazione da parte dello scrittore del cyberpunk, un genere sicuramente molto amato da Di Filippo, a cui lo scrittore ha sicuramente contribuito ma di cui sempre più sembra comprenderne anche alcuni limiti.

Fino a quel momento Di Filippoè uno scrittore conosciuto ed apprezzato principalmente per i suoi racconti, molti lo spingono quindi a cimentarsi nella dimensione più ampia del romanzo. Cosa che, puntualmente avviene nel 1997 con Ciphers a cui fa seguito nel 2000 Joe 's Liver, anche se l'artista continuerà sempre a preferire le raccolte, sopratutto quelle tematiche perché gli permettono di poter raccogliere in un unica sede diversi racconti scritti su un determinato argomento.
Difficile nominare tutte le opere notevoli composte dall'autore, in questa sede mi limito a segnalare le raccolte Lost Pages (1998); Strange Trades (2001); Babylon Sister (2002); Neutrino Drag (2004) e The Emperor of Gondwanaland and other stories del 2005 tradotto da Mondadori come L'Imperatore di Gondwana su Urania nel 2007.  Mentre per quanto riguarda la narrativa lunga bisogna ricordare il bellissimo ed innovativo dittico della Città Lineare costituito dai romanzi brevi A Year in the Linear City del 2002 e A Princes of a Linear Jungle scritto due anni dopo. Il mini ciclo è stato presentato anche in Italia dalla Delos nella collana Odissea Fantascienza, rispettivamente, nei numeri 26 il primo volume con il titolo Un Anno nella Città Lineare e 55 con il titolo La Principessa della Giungla Lineare. Sempre Odissea Fantascienza ha proposto La Trilogia Steampunk (# 51) a riprova di un interesse sempre crescente da parte del mondo della fantascienza italiana nei confronti dello scrittore italo americano e della sua opera.
Per chi volesse approfondire con le varie traduzioni italiane di Di Filippo, vi propongo il link dell'ottimo Catalogo Vegetti.

Molto attivo anche nel settore della critica e delle recensioni letterarie, lo scrittore conduce diverse rubriche sulle maggiori riviste del settore, se -ad esempio - anche da noi ormai è conosciuta la rubrica di mini racconti Plumage from Pegasus grazie all'edizione italiana diF &SF, molte altre sono state le riviste che hanno ospitato gli interventi di Di Filippo, come la IASFM e Interzone.

Paul Di Filippoè un autore brillante, sempre pronto a mettersi in gioco e a lanciarsi in nuove iniziative, recentemente ha dato il via ad una forma di collaborazione con lo scrittore italiano Claudio Chillemi, collaborazione da cui al momento sono nati due racconti: The Panisperna Boys in "Operation Harmony" pubblicato su F & SF (e tradotto sul numero 13 dell'edizione italiana della rivista, edita da Elara) e The Horror at Gancio Rosso ( editato sia nella versione italiana che in quella internazionale in inglese da Acheron Books)

Rimane un' ultima cosa da dire, una curiosità interessante: Paul Di Filippo, da sempre vive a Providence, la città natale di H.P. Lovecraft e questo ha portato spesso e volentieri a creare confronti tra i due scrittori più conosciuti del Rhode Island. Si tratta ovviamente di due scrittori molto diversi ed è impossibile poterli paragonare, ma Di Filippo ha sempre dimostrato un grande amore ed un ancor più grande rispetto per Lovecraft e in più di un occasione si è divertito ad omaggiarlo e a citarlo.
Entro pochi giorni vi proporrò l'intervista con lo scrittore italo americano, l'intervista uscirà in contemporanea sul sito TrueFantasy.
Sarà un buon modo per chiudere in bellezza un altro anno Nocturniano.
Siete tutti invitati.

Accade in Italia # 7 - Xmas Edition.

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Ultimo post di segnalazioni per questo 2015, bello corposo come sempre.
Per quanto riguarda l'anno prossimo dovrò decidere se continuare con questo format o sperimentare qualche altra soluzione.
Ma per ora è prematuro.
Però chiudiamo alla grande.
Per cominciare diamo il bentornato alle illustrazioni di Alessia del blog Sicilianamente, recentemente tornata in attività.

Alessia H.V., 'Light passes through', digital 2015
Cosa ne dite, vogliamo dare tutti il bentornato ad Alessia?
Che la ragazza se lo merita in pieno.

1) NOVITA' NERO PRESS.

La Nero Press Edizioniè una CE molto interessante, che si occupa di narrativa  horror,Thriller,weird e noir. Per essere più specifici Nero Press Edizioniè il marchio editoriale dell’Associazione Culturale Nero Cafè.
Finora ne ho parlato poco ma ritengo che stiano facendo un ottimo lavoro con i loro eBook, quindi oggi cominciamo a "conoscerci" con questa segnalazione e poi, in un futuro non troppo lontano potrebbero giungere delle recensioni vere e proprie.
Comunque, mi scrive Daniele Picciuti, per informarmi delle lor nuove uscite ed io- come suo dirsi- volentieri pubblico:

IL GIOCO DELL’ERBORISTA – LA PROFEZIA DI ROMILDA (VOL. II), di Luca Di Gialleonardo



Panfilo è un predestinato. Questo, almeno, dice una profezia pronunciata anni prima della sua nascita da parte di Romilda, maga al servizio di Alberto, re dell’Isola Corvina. È colpa di questa profezia se Panfilo è stato rapito dai Selleri, da tempi immemori in guerra con i Corviniani. I Selleri non credono nella profezia, ma vogliono sfruttare la superstizione dei Corviniani per penetrare nella Roccaforte. E sembra che il piano stia funzionando, contro ogni aspettativa. La guerra tra Selleri e Corviniani sembra arrivata a un punto di svolta e Panfilo dovrà giocare un ruolo decisivo, tra dubbi laceranti e mille paure. È davvero un predestinato o Romilda ha solo raccontato un mucchio di frottole?

Editore: Nero Press Edizioni – Collana Intrecci
Disponibile su tutti gli store online e sul sito dell’editore
Prezzo: 2,49 € – Formato Ebook

47 GRADINI AL BUIO, di Simone Lega

Una terribile leggenda aleggia sulla rocca di Castroverde: si mormora che di notte i morti della cripta si alzino dalle loro tombe per unirsi al diavolo in festini allucinanti e osceni. In paese nessuno osa parlarne ad alta voce: il signore della rocca, Riccardo, è un tiranno crudele capace di tagliare la lingua al malcapitato che non sa tenerla a freno. La morte della signora della rocca scuote la quiete del paesino di Castroverde e richiama l’unica figlia di Riccardo, Vittoria, dall’esilio impostole dal padre. L’arrivo di Vittoria e quello di un misterioso monaco vagabondo di nome Armando minacciano di riportare a galla gli orribili segreti di Castroverde che Riccardo per tutta la vita ha tentato di mantenere celati.

Editore: Nero Press Edizioni – Collana Insonnia
Disponibile su tutti gli store online e sul sito dell’editore
Prezzo: 2,49 € – Formato Ebook


ETTORE GREPPI: DELITTI NELLA NEBBIA – BRAVE PERSONE, di Maurizio Mos


Una ragazza morta per overdose trovata nel posto sbagliato, con amicizie tra la gente bene di una cittadina di provincia. Le indagini vengono affidate a Ettore Greppi, a detta di molti un commissario strano, che sembra non pensare alla carriera né alle amicizie che possono essergli utili, ma soltanto a risolvere il caso. Droga, prostituzione, affari illeciti vengono lentamente a galla. Ma, dietro a tutto, c’è anche la storia triste di due ragazzi innamorati che la vita ha separato.


Editore: Nero Press Edizioni – Collana intrighi
Disponibile su tutti gli store online e sul sito dell’editore
Prezzo: 0,99 € – Formato Ebook

Per quanto mi riguarda, tra questi tre c'è un libro che m'interessa e che potrei comprare presto, voi che mi conoscete bene, avete già indovinato di quale si tratta?
E voi, in base ai vostri gusti, quale preferireste?

2) "SODALITIUM PIANIUM" DI MARCO TROGI.

Mi scrive anche Marco Trogi, un autore toscano per informarmi dell'uscita del suo nuovo libro.
L'argomento, come vedrete si ispira a molti tristi eventi della stretta e recente attualità.


Gli attacchi terroristici dei fondamentalisti islamici e delle frange anarchico˗rivoluzionarie interne, diretti verso le istituzioni di tutti i governi occidentali e verso la Santa Chiesa, si stanno moltiplicando. Il malcontento popolare, dovuto alla pesante crisi economica e finanziaria, alla delusione verso un sistema e alla gestione corrotta dello stesso, sta portando la gente alla rivolta. Una nuova epidemia del virus Ebola, in una forma mutante e più spietata, sta seminando ogni giorno sempre più morti in tutto il mondo. Siamo al tramonto di un’era. Il sistema politico ed economico che fino ad adesso abbiamo conosciuto e nel quale abbiamo vissuto è in piena agonia. I segnali d’allarme arrivati negli anni precedenti, sono stati incoscientemente ignorati da tutti i governi e adesso, la situazione è entrata nella zona di “non ritorno”. La mancanza di lavoro, di aspettative, di futuro, si stanno trasformando in violenza, in rivoluzione. Una rivoluzione globale che sta coinvolgendo anche la Santa Chiesa, oramai vista come un’entità sempre più astratta e incapace di fornire risposte concrete e, verso la quale, sta crescendo un cieco e spietato sentimento di odio e di rivalsa. Il Santo Padre, rimane vittima di un attentato della Jihad, la Santa Sede è vacante ma, a questo punto, non sarà più sufficiente eleggere semplicemente un nuovo Pontefice secondo il Sacro Ordinamento Apostolico. L’Istituzione della Santa Madre Chiesa sta vacillando e c’è l’assoluta necessità di trovare qualcuno in grado di sorreggerla e condurla fuori dalla tempesta che l’ha travolta ma… chi potrà farlo? Chi sarà l’uomo che Padre Umberto Solari dovrà trovare e, soprattutto, convincere a gravarsi di quest’oneroso e importante fardello? Un incredibile e allucinante viaggio che condurrà il protagonista di questa storia al cospetto della più cruda e dolorosa verità.

Marco Trogi, nasce a Pisa il 6 dicembre del 1961. Si diploma nel 1980 presso l’Istituto d'Arte "Stagio Stagi" a Pietrasanta e nel 1992, presso il Centro Regionale Organizzazione Studi di Informatica Applicata di Ferrara. Artista poliedrico; grafico, pittore, scrittore e inoltre musicista, autore di testi e compositore, fa il suo esordio nel campo letterario nel 2011 con il romanzo, “Persone che non c’erano”, un giallo che trova libera ispirazione in un’esperienza personale e con il quale si aggiudica il Concorso Letterario “Prima della linea d’ombra”, indetto dal Comune e dalla Provincia di Taranto ricevendo, inoltre, nello stesso anno, la Nomination al Premio letterario "Lo Scrittore Toscano dell'Anno". Nel 2013, pubblica il suo secondo lavoro, “Camaiore, 25 dicembre 12078”, grazie al quale, ancora una volta, risulterà tra i finalisti all’edizione 2014 del medesimo Premio Letterario. 
Scheda Tecnica:
Titolo: "Sodalitium Pianum"
Autore: Marco Trogi
Genere: Fantascienza (Thriller fanta-politico-religioso)
Editore: GDS editrice
Data di uscita: 1° dicembre 2015 (formato e-book)
                      Febbraio 2016 (formato cartaceo)
Numero pagine:312
Prezzo: € 3,49 (E-book)


Infine "Last but not least" mi scrive anche Sergio L. Duma riguardo al suo nuovo libro.

I LIBRI DEGLI INCUBI
Autore: Sergio L. Duma
Editore: Teomedia
Prezzo: € 4,99
Pag. 233
ISBN: 9788897692607

Ragazzine scomparse in un centro commerciale, strani giochi da tavolo con omicidio, ristoranti per cannibali, San Giovanni Battista che ascolta i Death In Vegas con il walkman, demoni seducenti che insidiano sacerdoti, bizzarre prostitute, pornostar coinvolte in brutte situazioni. Sono solo alcuni dei personaggi protagonisti della nuova raccolta di racconti di Sergio L. Duma pubblicata da Teomedia. Ordinabile dal sito della casa editrice e prossimamente da Amazon e dagli altri store online.


Sergio L. Duma è nato e vive a Galatina (Lecce). Si occupa di Letteratura Inglese e Americana e si ritiene influenzato dalla corrente letteraria Avant-Pop. Ha pubblicato racconti per Besa Editore, Coniglio Editore, Giulio Perrone Editore, EF Edizioni, il romanzo Tempi Terribili (Libro Aperto International Publishing, 2012), la raccolta di racconti Il Mondo dei Sogni (Teomedia, 2014) e i romanzi Isteria.Com (Inspired Digital Publishing, 2015) e Scorpio Baby Rose (Eretica Edizioni, 2015). Il romanzo Campo di Concentramento Senza Lacrime è in corso di pubblicazione con i tipi di Panesi Editore.

Bene e con questo è veramente tutto.
Ricordo che tutte le segnalazioni fatte in questo (ed anche nei precedenti post della serie Accade in Italia ) riguardano case editrici non a pagamento - è bene sempre ripetere questo particolare che è cosa buona e giusta.
Mi auguro che questa raccolta di uscite editoriali vi sia piaciuta, che abbiate trovato qualche testo di vostro gradimento e con le segnalazioni ci aggiorniamo all'anno prossimo.

INTERVISTA CON PAUL DI FILIPPO.

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Ci siamo! Oggi è il giorno dell'intervista con lo scrittore statunitense Paul Di Filippo!
Quest'intervista esce in contemporanea (o quasi !) su Nocturnia e su TrueFantasy 
Desidero ringraziare tre persone: la prima è lo scrittore italo americano. Paul si è dimostrato una persona di una simpatia e di una gentilezza rara, di quelle che è un vero piacere conoscere e non lo sto dicendo tanto per dire. Di Filippo ha reso ancora più preziosa questa conversazione grazie al suo umorismo e ci tengo a sottolineare anche la sua ecletticità.
 La seconda persona è l'appassionato siciliano Alessandro Iascy , il blogmaster di TrueFantasy, che mi ha messo in contatto con lo scrittore.
E la terza è la mia compagna di vita Venusia, che con la sua pazienza ha revisionato alcuni punti della traduzione dall'inglese all'italiano.
Eventuali errori sono però imputabili solo alla mia persona.
Ci sarebbe però un ultimo ringraziamento che intendo fare.
Cioè a tutti voi lettori di questo blog!
Senza di voi Nocturnia non esisterebbe.
Questo sarà l'ultimo post del 2015 il blog si ferma per Natale . Ci rivediamo nel 2016!
Buona lettura!!! Attendo i vostri commenti!

(For english version, please scroll down )

Nick: Benvenuto su Nocturnia, Paul è grazie per aver accettato questa intervista. 

Paul Di Filippo: Sono molto felice di questa conversazione, e mi auguro di potermi fare tanti nuovi amici nel mio secondo paese preferito ( dopo gli Stati Uniti ovviamente) l'Italia!


Nick: Come prima domanda ti chiedo di raccontarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Paul Di Filippo: Quando ho terminato gli studi alla High School (1) avevo diciassette anni, ed ero già pieno di sogni sul diventare uno scrittore di fantascienza, perché avevo scritto saggi divertenti e parodie per il giornale della mia scuola. Certo, mi piaceva leggere libri più di ogni altra cosa, un requisito necessario, credo. Così ho ritardato  l'iscrizione al college, e ha deciso di andare fuori in  qualche posto esotico, come avevano fatto Jack London o Herman Melville. Ma non ero così coraggioso da immaginare il trasferimento in un paese straniero, così ho scelto le Hawaii! Sempre negli Stati Uniti, ma opportunamente "straniere" Mi sono trasferito lì con una valigia piena di libri e di pochi vestiti, e la mia macchina da scrivere portatile. Inutile dire che non ero pronto per una tale ambiziosa carriera. Non ero prodigio come Chip Delany! Dopo un mezzo anno in cui non ero riuscito a scrivere nulla di consequenziale, sono tornato di nuovo a casa nel Rhode Island e mi sono iscritto al college. Dopo aver lasciato l'università, ho trovato un lavoro come programmatore. Dopo alcuni anni di questa vita, ho realizzato che dovevo perseguire il mio sogno di scrittore fino a quel momento sempre ritardato, era arrivato il momento dell' ora o mai più. Questo avveniva nel 1982 (anche se non ho davvero iniziato a vendere fino a tre anni dopo). Ho lasciato il mio lavoro, mi sono immerso dentro, e non mi sono mai guardato indietro preso dai rimpianti da allora!

Nick:  Sei nato nel Rhode Island e vivi a Providence, questo nella mente di molti fa nascere associazioni con Lovecraft, uno scrittore  sicuramente molto diverso da te, di cui però dimostri di apprezzare l'influenza e l'eredità letteraria. Cosa apprezzai in particolare della sua narrativa e quanto  (se Lo ha fatto ) ritieni ti abbia influenzato?

Di Filippo:  Ho scoperto gli scritti di HPL al liceo, perché all'epoca vennero ristampati in edizione brossurata da Ballantine, e li ho divorati tutti. Mi è piaciuto tutto, ma non pensavo di basare miei scritti su Lovecraft. Ho apprezzato anche molti altri generi e stili per pensare di concentrarmi su uno solo tra questi. Questo è un fondamento della mia carriera ancora ancora vero anche oggi! Quando ho cominciato  a visitare Providence e quando poi mi ci sono trasferito, ho iniziato ad assaporare le pietre di paragone fisiche della sua vita. Appena ho iniziato a scrivere professionalmente, ho così aggiunto piccoli riferimenti su HPL, all'interno di alcune delle mie storie ma non ho mai effettuato un omaggio in piena regola. Recentemente, in occasione della NecronomiCon,  la meravigliosa convention locale, ho riletto molto del suo lavoro per la prima volta da decenni, e sono stato sorpreso di scoprire quanto bene avevano contenuto e accompagnato il mio entusiasmo adolescenziale. Forse sono finalmente pronto per la mia storia tributo a HPL!

Nick:  Più in generale, quali sono stati gli scrittori che ti hanno maggiormente influenzato come lettore prima ancora che come scrittore ( sbaglio se dico che mi sembra di notare influenze di Ballard, Malzberg  e di Farmer?) e cosa ti ha avvicinato alla fantascienza e alla narrativa fantastica in generale?

Di Filippo:  *Quei tre scrittori che hai nominato mi hanno influenzato moltissimo. Permettimi di darti alcuni paragrafi che ho recentemente usato per iniziare una recensione di A. Bertram Chandler.

Nel 1985, all'età di trent'anni, ho deciso di aprire un database di tutti i libri che possedevo. Avevo appena intrapreso il mio sogno di diventare uno scrittore  professionista di fantascienza. Penso che forse quella transizione  avesse costituito un motivo inconscio per la valutazione e la catalogazione della mia biblioteca. Ma la ragione principale di cui ho ricordo era  che così potevo portare in giro una stampa dei libri in mio possesso quando andavo a fare acquisti in modo da evitare di comprare tanti duplicati maledetti di titoli dimenticati che possedevo, ma non avevo letto e che non ricordavo. A quel tempo, i miei libri, forse 2000 o giù di lì, furono infatti suddivisi sulle mensole in letti e da leggere. Non avevo un sofisticato software per l'indicizzazione,  1985, ricordi? -quindi Ho semplicemente iniziato prendendo i libri e digitando i loro dati in un file di word-processing, catalogando manualmente in ordine alfabetico autore per autore.

Per qualche motivo, ho deciso di fare due file separati: letti e non letti. Avrei potuto catalogare per titoli, ma non l'ho fatto.

Ora i numeri della mia biblioteca contano circa 14.000 libri, e io continuo a registrare i dati di ogni nuova voce.

Col senno di poi, sono felice di aver diviso le mie proprietà libresche in due categorie, perché uno di questi file rappresenta un'istantanea risalente al 1985 di tutto ciò che avevo acquistato e letto nel periodo intercorrente tra i miei circa dodici anni fino almeno ai trenta anni. La roba formativa, prima del tentativo di diventare un professionista. Vedo vaste fasce di Van Vogt, Ellison, Asimov, Moorcock, Philip K Dick, James Graham Ballard, Simak, Heinlein, Andre Norton, Poul Anderson, Gordon Dickson, Brian Aldiss, e tanti altri titani del settore, molti dei quali divorati da adolescente, quando il tempo di leggere sembrava infinito.*

Nick:  Leggendo le tue opere si nota che una costante della tua narrativa è da un lato il profondo eclettismo (sei stato associato sia allo steampunk che al cyberpunk) dall'altro dal rifiuto costante dell'appartenenza ad un unico genere letterario: la tua fantascienza, la tua narrativa è un misto di diversi generi (ucronia; steampunk; cyberpunk; weird ....), che unisci con una robusta dose di satira,  di aspirazione all'utopia e di umorismo nero. E' una ricostruzione sbagliata la mia?

Di Filippo:  Questo è molto vero. Io sono una"farfalla letteraria", svolazzante da un fiore all'altro. semplicemente  adoro così tanti tipi diversi di fantascienza che non riesco a scegliere una qualsiasi singolo tipo.  Mi annoierei !

Ma penso che questo eclettismo preveda interessanti ibridi e fusioni. Dobbiamo mescolare i genomi letterari in modo da non sviluppare individui malaticci e prose deboli di mente a causa della consanguineità! Tuttavia, i lettori spesso adorano stereotipare un autore (o  un attore o un musicista o pittore o politico) e si aspettano solo la singola cosa coerente da loro, diventando delusi quando le aspettative non sono soddisfatte. Quindi forse ho sabotato la mia carriera, proprio quando avrei potuto essere il prossimo George RR Martin

Nick:  Una seconda costante della tua produzione letterarie è quella delle raccolte tematiche . The Steampunk Trilogy (1995) esplora l'epoca vittoriana; Neutrino Drag (2004)  la fantascienza umoristica; mentre invece Ribofunk (1996) è una variante del Cyberpunk basata sulla biologia; così come Strange Trades (2001) rappresenta una critica al capitalismo.  E'stata una tua scelta cosciente questa? E se si cosa ti affascina delle collezioni tematiche?

Di Filippo:  Sì, le miei prime raccolte di racconti  furono deliberatamente assemblate in maniera tematica. Quando ho trovato il mio primo editore specializzato in libri, Four Walls Eight Windows, mi sono ritrovato con un grosso arretrato di racconti non-ristampati che ho potuto utilizzare in questo modo. Forse perché non avevo prodotto molti romanzi, mi sono servite come opere semi-unificate che assomigliavano a un romanzo. Ma le mie nuovissime collezioni contengono campioni delle mie numerose voci, fuori dalla necessità, forse, dal momento che non lascio passare molto tempo tra le collezioni, nelle quali posso produrre un volume di valore con i pezzi tematicamente collegati.

Penso che una collezione tematica si distingua meglio nella memoria del lettore, e magari crei un impressione più forte e renda la lettura un'esperienza leggermente più divertente rispetto a una raccolta comunque meravigliosa ma disomogenea. Forse il mio mentore in questo campo è stato Harlan Ellison con  volumi come le Deathbird Stories


Nick: Una Terza costante è  l'uso che fai dei personaggi; in molti casi ti piace utilizzare come personaggi degli scrittori famosi (l'antologia Lost Pages del 1998) in altri casi impieghi personaggi creati da altri (come Solomon Kane nel racconto "Fenomeni Osservabili" nella raccolta L'Imperatore di Gondwana). Quanto ti affascina plasmare personaggi già esistiti o creati da altri?

Di Filippo:   Spero che il mio utilizzo di personaggi reali e personaggi di fantasia creato da altri trascenda la mera "fan fiction" e si avvicini al livello di un Alan Moore. Spero anche che non sia un modo pigro di prendere in prestito la magia creata da altri scrittori. Ma se la narrativa, soprattutto narrativa di genere - è davvero un grande dialogo culturale, come qualcuno ha ipotizzato, allora io sto semplicemente utilizzando le invenzioni di altri come piattaforme di lancio da cui partire per offrire le mie percezioni e valutazioni e pensieri su questioni inizialmente sollevate da tali eroi come ho fatto con Solomon Kane, e da figure pubbliche come ho fatto con Anna Frank, nella mia storia "Anne."

Nick:  Invece quando crei invece personaggi tuoi, si ha come l'impressione che tu ti diverta invece a maltrattarli. Per la seconda volta ti chiedo se è una ricostruzione sbagliata la mia?

Di Filippo: Beh, l'essenza di ogni narrazione coinvolgente, il motore che guida le nostre storie più primordiali, sembra essere conflitto, difficoltà,  miseria e le sfide! Come ha detto recentemente Umberto Eco, "La narrativa dovrebbe parlare dei  perdenti!" Detto questo, penso che sia molto meno dura per i miei personaggi rispetto a quelli di molti altri scrittori. Prova ad immaginare a immaginare cosa debba essere vivere in un libro di Stephen King! Sono fondamentalmente una persona ottimista e  felice, così cerco di dare ai miei protagonisti un finale e un destino ottimista, anche se  prima di arrivarci devono passare attraverso l'inferno !

Nick:  Torniamo ai tuoi inizi come scrittore: Nel 1985 vendi i tuoi primi racconti "Rescuing Andy" a T.E.D Klein per la rivista Twilight Zone e "Stone Lives" ad Ed Ferman per Fantasy & Science Fiction . Ti chiedo quindi di tornare alla memoria a quei giorni e descriverci le sensazioni che hai provato quando hai visto i due racconti venduti e pubblicati.

Di Filippo:  Provai  immenso orgoglio e  gioia, e una stretta fragile sulle realtà editoriali. All'epoca  pensai che il mio cammino verso la fama e fortuna fosse ormai ben consolidato grazie a queste due storie molto ben accolte. Sicuramente i grandi editori mi  avrebbero buttare soldi a ceste. Ahimè, dopo 30 anni,, tendo a credere, di aver compiuto un sacco di lavoro prezioso, ma senza raggiungere una vera stabilità economica. Ma alla fine, chi se ne frega! Quei sogni giovanili rimangono la stella polare che mi guida !
Edizione Italiana
de La Trilogia Steampunk
Edizioni Delos.

Nick:  Dieci anni dopo.  nel 1995 arriva "La Trilogia Steampunk". (Se non erro sei stato uno dei primi ad utilizzare la parola "steampunk" in un titolo, giusto?) Con questa tua opera hai contribuito a portare al successo il genere creato da Blaylock; Powers e K.W Jeter. All'epoca immaginavi che sarebbe diventato quel fenomeno di moda che è oggi? E più in generale cosa apprezzi e cosa non apprezzi nello steampunk?

Di Filippo:   Non avevo idea del futuro dello steampunk quando ho impiegato il termine come parte del titolo, ed effettivamente, si tratta della prima volta che se ne faceva un tale uso. Essendo  io un appassionato di storia e di romanzi storici, ho solo pensato di essere davanti ad una nicchia più fruttifera  che  la fantascienza e fantasy avrebbero potuto colonizzare. Ora, naturalmente, la prosa steampunk è diventata la coda di un immenso cane fatto di cosplay, musica, fabbricanti di berretti, e arte visuale. Sono molto orgoglioso di aver fatto parte delle radici di questo fenomeno inarrestabile. L'età vittoriana continua a fare i miracoli e impartire lezioni a tutti noi.

Nick:  Come dicevamo  però Sei stato  associato anche al cyberpunk, dal momento che il tuo racconto "Stone Lives"è apparso anche su Mirrorshades. A distanza di anni qual'è la tua opinione sul cyberpunk: è stata una rivoluzione ormai compiuta oppure il genere ha ancora qualcosa da dire?

Di Filippo: Il Cyberpunk è stato uno dei movimenti più importanti e produttivi della fantascienza moderna, e sono orgoglioso di averne fatto parte. Io uso ancora le tecniche  e gli insegnamenti del cyberpunk nei miei scritti oggi, sia pure in forme più sofisticate. Il cyberpunk ha fatto un ottimo lavoro per comprendere e raffigurare il mondo in cui oggi viviamo. Tutti i successivi movimenti del settore da allora sono sembrati un po forzati, limitati e artificiali. Il cyberpunk potrebbe essere considerato  come l'ultima grande ed autentica, tendenza unificante della SF, dato che il settore è ora troppo frammentato perché una qualsiasi cosa possa comprenderlo e attraversarlo in tutte le sue parti.

Nick: Un 'altra tua antologia molto importante è "Ribofunk", uscita nel 1996 n cui dai la sensazione di distaccarti un po dalle atmosfere e dalle tematiche del cyberpunk. Possiamo dire che "Ribofunk" sia un po la tua risposta ad alcuni limiti o difetti della visione artistica del cyberpunk? E sopratutto ti va di parlare ai tuoi lettori italiani di come sono nati sia il termine che l'antologia?

Di Filippo:  Sì, nel bel mezzo del massimo splendore del cyberpunk, ho cominciato a notare che veniva posta troppa enfasi sul silicio, e non abbastanza sui sistemi organici. Ho messo insieme un manifesto di massima sul futuro dell'ingegneria genetica nella narrativa, che ho spedito in giro e che all'epoca è stato pubblicato in un paio di zines. Poi, dopo aver aperto la mia enorme boccaccia, ho dovuto creare alcune buone storie che potessero giustificare la mia ideologia programmatica! Ho scritto le storie a intervalli casuali senza grandi globali"archi narrativi". Poi, quando ho avuto abbastanza materiale per un libro, io li ho raccolti. Uno o due racconti, pubblicati successivamente a quella raccolta, rimangono al di fuori del volume, e dovrebbero essere incorporati in una nuova edizione. In sostanza, il mio obiettivo era quello di mostrare come gli esseri umani e tutte le forme di vita organiche sono il più grande esempio di tecnologia che si possa immaginare, al di là di qualsiasi cosa meccanica.

Nick: Veniamo adesso ai tuoi romanzi . Una delle tue opere più popolari in Italia è il dittico della "Città Lineare", in cui descrivi un mondo affascinante ma poco plausibile scientificamente. Quanto è importante per te il worldbuilding nella tua narrativa? E cosa conta di più per la riuscita di una buona storia: lo scenario, i worldbuilding, i personaggi o lo stile di scrittura?

Di Filippo:   Worldbuilding è qualcosa che solo i generi  della tipologia del fantastika (per usare un termine di John Clute) possono davvero fare bene. Uno scrittore mimetico potrebbe riuscire molto bene nella costruzione di un simulacro su pagina di New York o di Parigi o della corte di Enrico VIII, ma sarà solo un  trascrivere la realtà adattandola attraverso il suo occhio visionario e la sua sensibilità. Confina con il mero giornalismo. Ma nei generi di fantastika si possono inventare ogni nuovo mondo esotico che si possa immaginare. Detto questo, io mi schiero assieme con M. John Harrison, che ha sostenuto che il worldbuilding può diventare un feticcio, e ostacolare la narrazione. Quindi direi, i personaggi, lo stile e la prosa vengono per primi, il worldbuilding per secondo.


Nick:  Nello scriverei tuoi romanzi applichi lo stesso processo e le stesse regole di scrittura che impieghi per i tuoi racconti? E dove trovi l'ispirazione per le tue storie?


Di Filippo:  Probabilmente tendo a delineare di più per le opere più lunghe. Ma il processo di scrittura giorno per giorno rimane la stesso. Provo a realizzare 500-1000 buone parole che non dovrò buttare via il giorno dopo, per far avanzare la storia secondo la mia visione. Per quanto riguarda l'ispirazione, la trovo dappertutto, dai libri e dalla vita al tempo stesso. Ad esempio, un giorno stavo camminando attraverso il campus della nostra locale Università, la  Brown University, e ho visto delle matricole alla giornata di orientamento sul prato a giocare al gioco del Twister, come parte dei riti ufficiali di accoglienza. Mi sono detto, "Ma questo è un asilo o un istituto superiore?"
In quel momento, ho ideato un romanzo per una storia alternativa in cui il mondo del 2015 sarebbe stato molto differente.
L'ispirazione è ovunque, basta rimanere di mentalità aperta, ed essere attenti e curiosi.

Nick: Recentemente hai dato il via ad una collaborazione con lo scrittore italiano Claudio Chillemi. Il primi due frutti di questa collaborazione , cioè i racconti"The Via Panisperna Boys in 'Operation Harmony"è "The Horror at Gancio Rosso" sono stati pubblicati sia negli Usa che in Italia ( il primo sull'edizione americana e poi in quella italiana di F& SF ed il secondo  per la Acheron ) Sono molto incuriosito da questa collaborazione. Ci puoi raccontare com'è nata, come si è sviluppata, e qualche aneddoto sulla scelta dei protagonisti dei rispettivi racconti (Ettore Majorana e Joe Petrosino) ?

Di Filippo: Sono stato molto fortunato ad essere invitato alla STICCON nel 2012, dove ho fatto la conoscenza di Claudio e di tanti altri meravigliosi amici italiani. Claudio ed io ci siamo trovati subito reciprocamente simpatici (2), e quando poi lui ha suggerito che collaborassimo, ero ansioso di farlo. In entrambi i casi, Claudio ha fornito i personaggi e concetti originali, che io ho elaborato. Ad esempio, io conoscevo  Majorana, ma non sapevo nulla di Petrosino prima delle grandi idee di Claudio.

Nick: Ho aspettato fino a quasi la fine dell'intervista per porti questa domanda, visto che te la fanno abbastanza spesso: qual'è l'apporto o l'influenza delle  tue origini italiane all'interno delle storie che scrivi?

Di Filippo:  La mia eredità italiana è dunque questa: da parte di mia madre, i suoi nonni erano la generazione di immigrati. Da parte di mio padre, i suoi genitori erano i nuovi arrivati ​​negli Stati Uniti. Così non ho potuto mai conoscere la generazione del bisnonno, dal momento che se n'erano andati quando sono nato, ma ho conosciuto molto la cultura italiana tramite mio nonno paterno, con il quale abbiamo vissuto come una giovane famiglia. Ahimè, nessuna delle due parti ha mantenuto tutti i ricordi o le tradizioni orali delle nostre radici in Italia! Hanno subito voluto dimenticare per diventare dei "buoni americani". Così ho dovuto raccogliere gran parte della mia conoscenza della cultura italiana da adulto. A parte le storie scritte con Claudio, non ho utilizzato le mie radici troppo nei miei romanzi.  Ma la mia storia, "The Mill" riflette il vero lavoro svolto dai miei antenati italiani  nella loro vita nelle fabbriche tessili del New England, un mestiere che ho praticato molto anche io durante le estati dei miei anni al college.

Ma non è mai troppo tardi per aggiungere nuove pietre di paragone culturali ai miei prossimi lavori!


The Horror at Gancio Rosso

Nick:  Sei anche un ottimo critico letterario, in questa veste hai lavorato e lavori per diverse riviste americane ed inglesi ( IASFM; F &SF; Interzone) Quanto è  importante la critica letteraria per lo sviluppo della fantascienza come genere? E sopratutto  quanto è importante che a farla sia un critico che conosce il settore anche come scrittore? 

Di Filippo:  Uno dei libri maggiormente fondamentali che abbia letto da adolescente è stato In Search of Wonder di Damon Knight. Fu allora che mi resi conto che l'analisi percettiva della letteratura che amavo avrebbe potuto contribuire a migliorarla. Poi, dopo Knight, ho scoperto i saggi di James Blish. Da allora ho dedicato buona parte del mio tempo e delle mie energie per cercare di portare avanti i loro progetti di critica della SFdal punto di vista di un insider innamorato che vuole solo vedere il genere migliorare sempre di più. Penso che tale lavoro sia essenziale per ogni reale progresso.

Nick: molti critici la fantascienza sarebbe un genere ormai morto: tu cosa diresti a loro per convincerli del contrario? E più in generale che futuro e quali sfide attendono ancora la fantascienza?

Di Filippo:  La fantascienza è stato spinto verso la parte bassa delle vendite e del successo di pubblico a causa della popolarità di produzioni  fantasy, come i romanzi di George RR Martin. Ma rimane l'unica borsa degli strumenti che abbiamo per anticipare il futuro e per immaginare modi alternativi di vita che potrebbero un giorno effettivamente posti in essere. E' un valore inestimabile ed anche divertente in un modo che la pura fantasy non può corrispondere, dal momento che il lettore può credere leggendo, "io o i miei figli un giorno potremmo abitare in un tale regno." Però voi non potrete mai vivere nella Terra di Mezzo, mentre si potrebbe verificare la stessa situazione vissuta dall'eroe di The Martian.

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Paul Di Filippo nel prossimo futuro?


Di Filippo:  Devo completare diverse opere brevi entro la fine dell'anno, tra cui il mio primo racconto che coinvolge Sherlock Holmes. Poi, come esempio del mio comportamento "a farfalla", potrei tentare  di scrivere un romanzo giallo, chiamato Big-Get Even. Qualcosa sulla falsariga di un libro di Donald Westlake, in parte divertente,in  parte serio.

Forse potrei anche metterci un eroe italo-americano!

Note: 
1) High School: la nostra Scuola Superiore
(2) In originale Paul utilizza la parola italiana " simpatico"

INTERVIEW WITH PAUL DI FILIPPO. - THE ENGLISH VERSION !


Welcome!
I today I propose to you an interview with the great science fiction author Paul Di Filippo!
I would like to thank Paul Di Filippo for his availability and his kindness.
A wonderful person and a wonderful writer.
The interview comes out in Italian and in English both of which Nocturnia on TrueFantasy(to thank the italian fans Alessandro Iascy , who put me in contact with Paul Di Filippo)
I wish you all a good read !!!

Nick:  Welcome on Nocturnia, thank you Paul for accepting this interview.

Paul Di Filippo:  I am very happy to be having this conversation, and hopefully making new friends in my second-favorite country (after the USA), Italy!

Nick:  As a first question I ask you to tell us about your beginnings and the moment when you decided to become a writer.

Di Filippo:  When I graduated from high school at age seventeen, I already had dreams of becoming a fiction writer, having written amusing essays and parodies for my school newspaper. Of course, I loved reading books more than anything else, a necessary prerequisite, I think. So I delayed college, and decided to strike out for some exotic place, like Jack London or Herman Melville did. But I was not so brave as to imagine relocating to a foreign country, so I chose Hawaii! Still in the USA, but suitably “foreign!” I moved there with a suitcase full of books and a few clothes, and my portable manual typewriter. Needless to say, I was not ready for any such ambitious career. I was no Chip Delany prodigy! After half a year of writing nothing consequential, I was back home in Rhode Island and enrolled in college. After leaving the university, I got a job as a programmer. After a few years of that, I realized I must pursue my delayed dream of writing now or never. This was in 1982 (although I did not really start making sales until three years later). I quit my job, plunged in, and have never looked back in regret since!

Nick:  You Are born and live in Rhode Island in Providence and this, in many minds, raises associations with Lovecraft, a writer certainly very different from you, which, however, you prove to appreciate the influence and literary heritage. What do you like in particular of his fiction and how much (even if he did) do you feel have influenced you?

Di Filippo: I encountered HPL’s writing in high school, when it was newly issued in Ballantine paperbacks, and I devoured all of it. I loved it all, but I did not think to base my own writings on Lovecraft. I liked too many other genres and modes to settle down on any one type. This is still true of my career today! As I began to explore Providence and eventually live here, I came to relish the physical touchstones of his life as well. As I began writing professionally, I added little HPL references to some stories of mine, but have never done a full-blown homage. Recently, in connection with the wonderful local convention, NecronomiCon, I reread much of his work for the first time in decades, and was amazed to see how well it held up and matched my teenage enthusiasm. Perhaps I am finally ready for my full-scale tribute story to HPL!

Nick:  More Generally, what were the writers who have influenced you as a player more than as a writer (Am I wrong when I say that I seem to notice influences of Ballard, Malzberg and Farmer?) And what did drawn you to science fiction and fantastic fiction in general?

Di Filippo:  Those three writers you name were all highly influential on me. Let me give you a few paragraphs which I recently used to open a review of A. Bertram Chandler.

In 1985, at the age of thirty, I decided to start a database of all the books I owned. I was freshly embarked on my dream of becoming a professional SF writer. I think maybe that transition formed a subconscious reason for assessing and cataloguing my library. But the main reason I recall was so that I could carry around a printout of my holdings when I went book-shopping and avoid buying so many damn duplicates of forgotten titles I owned but hadn’t read and remembered.

At this time, my books—maybe 2000 or so—were indeed divided into read and unread shelves. I had no sophisticated software for indexing—1985, remember?—so I just started grabbing books and typing their data into a word-processing file, alphabetizing manually by author as I went.

For some reason, I decided to make two separate files: the read and the unread. I could have collated the titles, but I did not.

Now my library numbers about 14,000 books, and I still capture the data on each new entry.

In retrospect, I am glad I divided my holdings into two categories, because one of these files represents a 1985 snapshot of all I had purchased and read from about age twelve to age thirty. The formative stuff, prior to trying to become a professional. I see vast swathes of Van Vogt, Ellison, Asimov, Moorcock, PKD, JGB, Simak, Heinlein, Andre Norton, Poul Anderson, Gordon Dickson, Brian Aldiss, and so many other titans of the field, many swallowed whole as a teenager, when time to read seemed infinite.



Nick:  Reading your works, you notice that a constant in your narrative is on the one hand the profound eclecticism (you have been associated with both the steampunk to cyberpunk) other by constant rejection of belonging to a single genre: your science fiction, your narrative is a mixture of different kinds (ucronia; steampunk, cyberpunk, weird ....), which combine with a strong dose of satire, utopian aspiration and black humor. Is my rebuilding wrong?

Di Filippo:  This is very true. I am a “literary butterfly,” flitting from one flower to another. I just adore so many different kinds of fiction that I cannot settle on any single mode. I would be bored!

But I think this eclecticism provides for interesting hybrids and fusions. We must mix up the literary genomes so that we do not develop weaklings and feeble-minded prose through inbreeding! However, readers often like to typecast an author (or actor or musician or painter or politician) and expect just the single consistent thing from them, becoming disappointed when expectations are unfulfilled. So maybe I have sabotaged my career, just when I could have been the next George R RMartin!

Nick:  A second constant of your literary production is about the thematic collections. The Steampunk Trilogy (1995) explores the Victorian Age; Neutrino Drag (2004), the comic science fiction; Ribofunk (1996) a variant of cyberpunk based on biology; Strange Trades (2001), a critique of capitalism. Was a conscious choice of yours this? And if, what does appeal of thematic collections?

Di Filippo:  Yes, my early story collections were deliberately assembled around themes. When I got my first book publisher, Four Walls Eight Windows, I had a big backlog of un-reprinted tales that I could mine in this fashion. Maybe because I had not produced many novels, they served me as semi-unified works that resembled a novel. But my newest collections contain samples of all my many voices, out of necessity perhaps, since I do not let much time pass between collections, wherein I could manufacture a volume’s worth of thematically linked pieces.

I think a thematic collection stands out better in the reader’s memory, and maybe makes a stronger impression and slightly more fun reading experience than a scattershot book, however wonderful. Maybe my mentor in this arena is Harlan Ellison with such volumes as Deathbird Stories.

Nick:  Third Constant use of the characters: in many cases you like to use famous writers as characters (the anthology Lost Pages of 1998) in other cases uses characters created by others (such as Solomon Kane in the story "Observable Things" in your collection The Emperor of Gondwanaland). What does fascinate you shaping the characters already existed or created by others?

Di Filippo:  I hope that my usage of real personages and fictional characters created by others transcends mere “fan fiction” and approaches the level of an Alan Moore. I also hope it is not a lazy way of borrowing the magic created by other writers. But if fiction—especially genre fiction--is indeed one big cultural dialogue, as some have postulated, then I am using the inventions from others as launching pads from which to offer my perceptions and feedback and thoughts about the issues intitially raised by such heroes as Solomon Kane, and such public figures as Anne Frank, in my story “Anne.”


Nick:  When you're creating your characters, instead, it seems that you have fun to mistreat them. For the second time I ask you if is a wrong reconstruction that mine

Di Filippo:  Well, the essence of any engaging narrative, the engine that drives our most primal tales, seems to be conflict and trouble and misery and challenges! As Umberto Eco recently said, “Fiction should be about losers!” Having said that, I think I am less harsh to my characters than many other writers. Can you imagine living in a Stephen King book! I am basically an optimist and happy person, so I try to give my protagonists an upbeat ending and fate, even if they have to go through hell to get there!


Nick:  Let's go back to your beginnings as a writer: In 1985 you sell your first stories "Rescuing Andy" to T.E.D.  Klein for the magazine Twilight Zone and "Stone Lives" to Ed Ferman and for Fantasy & Science Fiction. I ask you then to return to the memory of those days and describe the feelings that you felt when you saw the two stories published and sold.

Di Filippo:  I had immense pride and joy, and a frail grasp on publishing realities. I thought my path to fame and fortune was now well-established with these two well-received stories. Surely big publishers would throw money at me in baskets. Alas, after 30 years, I have accomplished a lot of valuable work, I tend to believe, but without achieving any real economic stability. But in the end, who cares! Those youthful dreams remain a Pole Star to steer by!

Nick:  Ten years later. In 1995 comes "The Steampunk Trilogy". (If I remember correctly you were one of the first to use the word "steampunk" in the title, right?) With your work you have helped lead to the success of the kind created by Blaylock; Powers and K.W Jeter. At that time did you imagined that it would become the fashion phenomenon that it is today? And more generally, what do you value and what does not appreciate about steampunk?

Di Filippo:  I had no idea of steampunk’s future when I employed it as part of my book’s title—indeed, the first such usage. Being a fan of history and historical novels, I merely thought that here was one more fruitful niche that science fiction and fantasy could colonize. Now, of course, prose steampunk is the tail on an immense dog of cosplay, music, maker-hood, and visual art. I am very proud to have been part of the roots of this unstoppable phenomenon. The Victorian Age continues to hold miracles and lessons for us all.

Nick:  as we're saying, you were also associated with the cyberpunk, because your story "Stone Lives" also appeared on Mirrorshades. Years later, what is your opinion on the cyberpunk: a revolution now finished, or has the genre still something to say?

Di Filippo:  Cyberpunk was one of the most valuable and productive movements in modern science fiction, and I am proud to have been a part of it. I still use the techniques and lessons of cyberpunk in my writings today, albeit in more sophisticated forms. Cyberpunk did an amazing job of understanding and depicting the world we now live in. All the subsequent movements in the genre since then have seemed somewhat contrived, limited and artificial. Cyberpunk might go down as the last big unified, authentic trend in SF, since the field is now too fractured for any one thing to encompass and sweep through it all.

Nick:  An other anthology of yours very important is "Ribofunk" released in 1996 in which you seem detach from the feeling of some atmospheres and themes of cyberpunk. Can we say that "Ribofunk" is a bit your response to some limits or defects about the artistic cyberpunk vision? And above all, do you want to talk to your italian readers how are born the term and the anthology?

Di Filippo:  Yes, in the midst of cyberpunk’s heyday, I began to notice that too much emphasis was placed on silicon, and not enough on organic systems. I cobbled together a rough manifesto about the future of genetic engineering in fiction, which I mailed out and which was reproduced in a couple of zines at the time. Then, having opened my big mouth, I had to come up with some good stories that justified my programmatic ideology! I wrote the stories with no great overarching “narrative arc” at random intervals. Then, when I had enough for a book, I collected them. One or two, published since, remain outside that volume, and should be incorporated in a new edition. Basically, my goal was to show how humans and organic lifeforms are the greatest technology imaginable, beyond anything mechanical.

Nick:  Let's come now to your novels: One of your most popular works in Italy is the diptych of "Linear City", in which you describe a fascinating world but scientifically implausible. How important is for you the worldbuilding in your fiction? And what does matter most to the success of a good story: the scenery, the worldbuilding, the characters or the writing style?

Di Filippo:  Worldbuilding is something only the genres of fantastika (to use John Clute’s term) can really do right. A mimetic writer might succeed very well in constructing a simulacrum on the page of New York or Paris or the court of Henry VIII, but he will only be transcribing reality—admittedly through his visionary lens and sensibility. It borders on mere journalism. But in the genres of fantastika you can invent any new exotic world you can imagine. Having said that, I will side with M. John Harrison who has maintained that worldbuilding can become a fetish, and hinder the storytelling. So I would say, characters, style and prose first, worldbuilding second.

Nick:  Writing your novels do you apply the same process and the same rules of writing that uses for your stories? And where do you find inspiration for your stories?

Di Filippo:   I might tend to outline more for longer works. But the day-to-day process of writing remains the same. Try to accomplish 500-1000 good words that you don’t have to throw away tomorrow, which advances the story according to my vision. As for inspiration, it comes from everywhere, books and life together. For instance, I was walking across the campus of our university here, Brown University, and I saw freshmen at orientation day on the lawn playing the game of Twister, as part of the official welcoming rites. I said to myself, “Is this kindergarten or higher education?” From there, I conceived of an alternate history novel where the world of 2015 would be much different.

Inspiration is everywhere if you remain open-minded and alert and curious!


Nick:  Recently You have embarked on a partnership with the Italian writer Claudio Chillemi. The first two fruits of this cooperation , the stories "The Via Panisperna Boys in 'Operation Harmony" and "The Horror at Gancio Rosso" were published both in the US and in Italy (the first on an issue of the F & SF and the second on  volume by the Acheron Books) I am very intrigued by this collaboration. Can you tell us how does it born, how developed, and some anecdotes on the choice of the protagonists (the respective stories (Ettore Majorana and Joe Petrosino)?

Di Filippo:  I was very lucky to be invited to Sticcon in 2012, where I made the acquaintance of Claudio and many other wonderful Italian friends. Claudio and I were immediately simpatico, and when he later suggested that we collaborate, I was eager to do so. In both case, Claudio came up with the original characters and conceits, and I elaborated. For instance, I knew Majorana, but nothing of Petrosino prior to Claudio’s great ideas.

Nick:  I waited until almost the end of the interview to bring this question, because they do it often : what is the contribution or the influence of your Italian heritage within the stories you write?

Di Filippo:  My Italian heritage is thus: on my mother’s side, her Grandparents were the immigrant generation. On my father’s side, his Parents were the new arrivals to the USA. So I could never know that great-grandparent generation, they were gone when I was born, but I did get much Italian culture from my paternal grandfather, with whom we lived as a young family. Alas, neither side maintained any records or oral traditions of our roots in Italy! They just wanted to forget and become “good Americans.” So I have had to assemble much of my appreciation for Italian culture as an adult. Aside from the stories written with Claudio, I have not utilized my roots too much in my fiction. But my story, “The Mill” reflects the real life work done by my Italian ancestors in the textile mills of New England, a trade that I too followed during the summers of my college years.

But it is never too late to add more such cultural touchstones to my new work!

Nick: You Are also a great literary critic, in this capacity you worked and works for several american and english magazines and (IASFM; F & SF; Interzone) How important is literary criticism for the development of science fiction as a genre? And above all how important is that in making a critic is who knows the industry well as a writer?

Di Filippo:  One of the most pivotal books I read as a teenager was Damon Knight’sIn Search of Wonder. It was then that I realized that perceptive analysis of the literature I loved could help to improve it. Then, after Knight, I discovered the essays of James Blish. I have since dedicated a good part of my time and energy to trying to carry forward their programs of criticizing SF from the viewpoint of a loving insider who only wants the genre to get better and better. I think such work is essential for any real progress.

Nick:  Many critics think that science fiction is a dead genre: what would you say to them to convince them otherwise? And more generally what future and what challenges does still await the science fiction?

Di Filippo:  Science fiction has been pushed to the rear in sales and public profile by the popularity of fantasy, such as the novels of George RR Martin. But it remains the only reall toolkit we have for antcipating the future and envisioning alternate ways of life that might actually come into being. It is invaluable and also entertaining in a way that pure fantasy cannot match, since the reader can believe while reading, “I or my children might one day inhabit such a realm.” You will never live in Middle Earth, but you might be in the same fix as the hero of The Martian.

Nick:  Projects Future: what are you working on now and what we'll expect from Paul Di Filippo in the near future?

Di Filippo:  I must complete several short stories by the end of the year, including my first tale involving Sherlock Holmes. Then, as part of my “butterfly” behavior, I might attempt a crime novel, to be called The Big Get-Even. Something along the lines of a Donald Westlake book, part funny, part serious.

Maybe I will even make the hero Italian-American!

Buon Natale

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Il blog è chiuso per le ferie, però non si può chiudere così come se niente fosse...
un ultima cosa bisogna dirla a tutti voi che avete reso possibile quest'altro meraviglioso anno per Nocturnia:

AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO !!!



Noi ci rivediamo attorno al 3\4 gennaio 2016 giusto per ricaricare un po le batterie.


Intanto voglio comunicare una piccola soddisfazione, giusto per condividerla con voi  (ed alla faccia dei vari troll che ultimamente stanno arrivando ).
Un saluto particolare anche a quei 6 follower persi da un istante all'altro senza nemmeno capire il perché, anche se ovviamente ringrazio molto di più i 201 che sono rimasti. ;)
Vedete la mia gioia è dovuta ad un unico motivo, la mia intervista con Paul Di Filippoè stata taggata su SF Signal
http://www.sfsignal.com/archives/2015/12/sffh-link-post-force-awakens-premiere-expanse-adaptation-childhoods-end-reviews/

Per chi se lo chiedesse SF Signalè un blog, anzi per meglio una fanzine elettronica americana orientata verso la fantascienzae nel corso degli anni ha vinto due volte (nel 2012e nel 2013) il Premio Hugo come miglior fanzine e una volta (nel 2014) quello come miglior fancast, quindi i suoi curatori  non sono propriamente gli ultimi arrivati.
E vedere il blog Nocturnia citato in quella sede è una gran bella soddisfazione che ripaga ampiamente di tutto.
Un bel modo per chiudere l'anno, non credete?

Si Ritorna in Pista!

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Anno 2016!
Primo post della nuova stagione, quest'anno mi ci è voluto un po di più (che ci volete fare, con l'età mi sto impigrendo )
Ho cominciato con Nocturnia nel 2011 e se questo non farà certamente di me uno dei "grandi vecchi della blogosfera" (ce ne sono tanti altri in circolazione da molto più tempo e molto più meritevoli di me di fregiarsi di questo titolo) sicuramente contribuisce a rendere il mio blogghettino un sito abbastanza "consolidato" nel mare magnum delle proposte della rete.
Una mia amica recentemente ha perfino definito Nocturnia come un sito istituzionale.
La cosa mi fa piacere, ma guardatemi...istituzionale io?
Sinceramente però quando mi giro indietro e ripenso ai blog che c'erano quando ho cominciato (ed anche a quelli che hanno cominciato con me) e che oggi non ci sono più alle volte mi sento come un sopravvissuto.
Ma bando alle ciance, scommetto che siete curiosi di sapere qualche anticipazione riguardo ai programmi per il nuovo anno, giusto?


Beh, è presto detto: quest'anno "venendo incontro alle numerose richieste che da tempo giungono dagli appassionati" (cit.) cominceremo con una bella disanima del romanzo 50 Sfumature di Grigio, proseguirò poi con un dossier sugli amori di Belen per chiudere alla grande con le recensioni dell'ultimo film di Checco Zalone e dei programmi di Fabio Volo
Seguirà una nuova rubrica: tutte le fiction ad argomento religioso di Rai e Mediaset riunite in un' unica entusiastica carrellata.
Il titolo?
Vite dei Santi per un Migliore Futuro Catodico dell'Italia ( Padania Compresa)
E se questo non è ancora abbastanza, un concorso a premi a tema:
"Le Più Belle Canzoni di Sanremo!"


Ehy! Cosa sono quelle facce sconvolte???? Cosa sono quelle gocce di sudore freddo che vedo scorrere dalle vostre fronti spaziose?
Mica ci avrete davvero creduto?
Stavo scherzando gente!
Vivo benissimo anche senza parlare per forza di Checco Zalone, anche se ammetto una insana passione per Un Posto al Sole.
Non faccio programmi perché come sapete io ho una strategia a lungo termine che consiste nell'assoluta mancanza di strategie, continuerò a parlare degli argomenti di cui ho sempre parlato, con solo due  -parziali eccezioni- la prima eccezione potrà essere rappresentata dalla recensione della prima stagione del serial della rete americana HBO  True Detective 
I motivi di questa scelta saranno chiari quando uscirà il dossier sulla sparizione misteriosa dello scrittore americano Ambrose Bierce. Ci saranno altri corposi Dossier Noctuni tra cui anche qualcosa scritto in collaborazione con altri bloggers sul modello di quanto fatto anni fa con Fra Moretta per il Vampiro di Highgate.
Già, le collaborazioni.
La vera novità quest'anno sarà quella di tentare questo esperimento, fedele al mio secondo motto: "meglio la collaborazione che la guerra tra appassionati, perché la collaborazione arricchisce, ma la guerra tra gruppi e bande rende più povero l'ambiente. 
Ed inoltre fa solo perdere tempo !"

Naturalmente non mancheranno le Interviste Notturne e le prime saranno dedicate al lato femminile del fantastico, visto che le prime chiacchierate del 2016 saranno con scrittrici e disegnatrici. Così come non mancheranno recensioni di libri ( tra le prime le antologie Nuovi Incubi della Hypnos; Oscure Regioni 2 della RiLL e il romanzo Regina del Sole di Zona42), di film e di serie Tv.
Qui compare la seconda eccezione, con un articolo sulla storica serie anni '70 s Attenti a quei Due ( The Persuaders) con Roger Moore e Tony Curtis
Ve la ricordate voi che eravate bambini negli anni '70 s?

Per mia scelta uscirà anche un articolo sulle migliori letture del 2015, voglio farlo apparire fuori tempo massimo già col nuovo anno inoltrato per raccogliere meglio le mie impressioni su quanto è apparso nel nostro paese, così a bocce ferme. Per il resto non credo che farò altre classifiche e raccolte del meglio ( c'è chi lo sa fare meglio di me) a parte il solito "istituzionale"Franken- Meme"
sul finire dell'anno che tanto ci fa divertire ogni volta.
E ci sarà anche una nuova rubrica: Midnight Club, è presto per parlarne comunque, ma è un discorso che riprenderemo a breve.

Tornerà anche Il File dei Film Perduti con altri film scomparsi e ritrovati ed il Folklore Italiano
Mi ci vorrà comunque un poco di tempo prima di riprendere i vecchi ritmi, quindi datemi qualche giorno ancora, abbiate pazienza che almeno all'inizio procederò a scartamento ridotto: la settimana prossima tornerò a visitare i vostri blog e piano piano usciranno i primi articoli.

Ecco, non volevo dare troppe anticipazioni e mi rendo conto di aver parlato fin troppo. Piano piano ci aggiorneremo.
Nel frattempo, volevo ringraziare gli amici Derek Zoo (QUI)  e Gi di Gardy (QUI) che hanno dedicato delle belle parole a Nocturnia.
 Si ricomincia ragazzi, si ricomincia.

MIDNIGHT CLUB # 1: LADY BABUSHKA!

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"Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
mettetevi comodi e raccontateci la vostra storia.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
Sentitevi a casa vostra.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
I bambini lasciati incustoditi saranno venduti come schiavi"


Vi introduco brevemente la nuova rubrica di Nocturnia.
Storie macabre, fantastiche, dedicate a figure particolari della storia, eventi e personaggi "strani" a volte semplicemente fuori dalla norma ma incastonati in vicende troppo brevi da inserire nei normaliDossier Mysteri Notturni
Brevi post per brevi storie, a volte semplici flash.
I post segnati con questo banner appariranno con cadenza variabile ma sempre verso la mezzanotte, quasi come racconti di fantasmi; figurine di un album, ospiti non invitati delle vostre serate, desiderosi di raccontarvi la loro vicenda umana.
In questo caso, per rodare la rubrica compio un eccezione facendo uscire il primo post in orari "normali".
Andiamo a cominciare.

LADY BABUSHKA.


Il 22 Novembre 1963 è una di quelle date che hanno fatto la Storia, anzi il 22 Novembre 1963 è una di quelle date che hanno "stravolto" la Storia: un istante prima sembra che le cose possano procedere verso una sicura e ben determinata destinazione, l'istante successivo non c'è più niente di certo.
Nemmeno la vita delle persone.

Siamo a Dallas e un corteo sta attraversando il percorso tra Elm Street e il Dealey Plaza, il corteo è quello del presidente Kennedy.
Non c'è bisogno di ricordare quello che avviene dopo.
Ma la morte di Kennedy è l'unica cosa certa di quel giorno, per quanto riguarda tutto il resto l'America sembra entrare in una sorte di psicodramma collettivo fatto di Teorie, Voci, Complotti e Ossessioni che - in parte - dura fino ai nostri giorni.
Ma non è questo quello che ci interessa.
Oggi non discuteremo se sia stato veramente Lee Harvey Oswald ad ammazzare John Fitzgerald Kennedy.

No, perché all'interno dello psicodramma collettivo c'è una vicenda minore che però contribuisce ad aggiungere la sua dose di macabro fascino a tutta la narrazione.
Tra il pubblico accorso c'è una donna: una signora di mezz'età con il volto coperto dagli occhiali e da un lungo foulard simile a quelli utilizzati dalle donne slave, le babushke.


La donna visibile nelle prime file del pubblico compare in tutti i filmati raccolti in quel giorno il celebre video di Abraham Zapruder la inquadra in diversi momenti, lo stesso avviene con il girato dell'altro grande testimone di quel giorno Orville Nix e perfino in quelli meno conosciuti di Mark Bell e Marie Muchmore.
Tutti quanti testimoniano della presenza di questa donna che sembra fare di tutto per non essere inquadrata direttamente.
E che oltretutto sembra stia fotografando o riprendendo anche lei quello che sta avvenendo.
Fin qui niente di strano.

C'è però qualcosa che effettivamente colpisce l'immaginario collettivo: quando parte lo sparo che cambierà tutto la donna sembra essere tra le poche persone presenti che non si scompone, anzi lei reagisce tranquillamente quasi come se sapesse ciò che sta avvenendo. Mentre gli altri passanti  fuggono spaventati la signora si allontana verso Elm Street quasi come se la cosa non la riguardasse, camminando piano, senza battere ciglio.

Non sarà mai identificata.
Anche le foto da lei scattate non appariranno mai.
Nonostante le testimonianze oculari, nonostante i filmati come quello di Zapruder comprovino la presenza in loco di questa sconosciuta nessuno conoscerà mai il suo nome.
Perfino le successive indagini dell
FBI non approderanno a niente.
Tutte le persone presenti in Dealey Plaza in  quel maledetto 22 Novembre 1963 verranno identificate dagli agenti federali.
Tutte meno una.
Tutte meno la donna col foulard e col lungo cappotto.
Che da quel momento, per tutti sarà semplicemente, la Babushka Lady.

Nel corso dei decenni successivi fioccheranno le ipotesi più bizzarre, nascono infatti le più disparate ricostruzioni: giornalisti, storici, investigatori, fanatici delle Teorie del Complotto ognuno vorrà dire la sua.
In alcuni momenti si arriverà a sfiorare il ridicolo

L' ipotesi più paranoica?
La donna formalmente conosciuta come Babushka Lady era presente quel giorno in veste di membro  di una non ben definita Agenzia Segreta.
L'ipotesi più "Complottista"?
La donna formalmente conosciuta come Babushka Lady era presente quel giorno perché era una complice dell'assassino o degli assassini del presidente Kennedy.
L'ipotesi più fantasiosa?
La donna formalmente conosciuta come Babushka Lady era una Viaggiatrice del Tempo.
L'ipotesi più probabile ( e per inciso quella in cui crede anche lo Zio Nick ) ? 
La donna formalmente conosciuta come Babushka Lady era solo una persona spaventata che non desiderava in alcun modo essere coinvolta da qualcosa più grande di lei e di cui forse non aveva nemmeno compreso fino in fondo l'enormità.


L'unica cosa certa è che la donna scompare quasi inghiottita dalle nebbie della Storia.
Senza lasciare traccia di sé.

Alcuni anni dopo, nel 1970 si fa però avanti una certa Beverly Oliver; in più occasioni la Oliver dichiarerà di essere lei la Lady Babushka.
A chi le chiede che fine hanno fatto le sue foto la Oliver risponderà sempre di averle consegnate ad agenti dell'FBI dietro richiesta dei vertici dell' Agenzia.
Ma non porterà mai prove credibili a sostegno delle sue dichiarazioni e spesso finirà per contraddirsi.

A tutt'oggi l'identità della Babushka Lady rimane ignota.
E dopo 53 anni continua ad essere l'unica persona il cui nome non è stato svelato tra persone presenti al Dealey Plaza al momento dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy.
Anche così si creano le leggende.

UNA PICCOLA NECESSARIA NOTA: Chi scrive è un semplice narratore, non è uno "scettico a tutti i costi" ma nemmeno un "credente" e non fa certo parte le file dei Seguaci delle Teorie del Complotto.
Certo, anche io ritengo che non ci sia stata raccontata tutta la verità sugli eventi di Dallas e che ci sia ancora qualcosa da scoprire sull'assassinio del Presidente J.F. Kennedy, e - se me lo chiedete- credo che Lee Oswald fu davvero un capro espiatorio, però faccio ancora più fatica ad accettare la plausibilità di molte pseudo dottrine cospirazioniste.
Probabilmente la realtà è drammaticamente più semplice di quanto pensino sia i paladini della teoria del "cecchino solitario" sia delle ricostruzioni strampalate di certe trasmissioni televisive.
Forse davanti a vicende come quella dell'attentato a Kennedy dovremmo provare a fare tutti un passo indietro e cercare di valutare quei pochi elementi certi con obiettività.
Non è facile, me ne rendo conto.

ADDENDUM DEL 18/01/2016:  Di Lady Babushka ne ha parlato anche Donata "Lady Ghost" Ginevra. 
Il link lo trovate proprio QUI.

NUOVI INCUBI. I MIGLIORI RACCONTI WEIRD.

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Non c'è che dire, il 2015 è stato l'ennesimo anno difficile per l'editoria italiana, sopratutto per l'editoria di genere.
Eppure nonostante i numerosi segnali quantomeno in chiaroscuro, non sono mancate ottime uscite, uscite dovute, il più delle volte, grazie all'attivismo di quelle associazioni o di quei tanti editori medio-piccoli che continuano a sfidare la crisi investendo in prodotti forse di nicchia, ma sicuramente di buona qualità.
E' il caso, ad esempio, di Nuovi Incubi l' antologia pubblicata dalla Hypnose dedicata al meglio della narrativa weird mondiale.

Dopotutto quello del weird è sempre stato uno dei due settori d'interesse privilegiato dell'editore milanese sin dalla sua nascita avvenuta nel 2010 (l'altro è stata la narrativa fantastica tout court, con il recupero di parecchi autori classici) . Interesse quasi sublimato grazie a questa antologia.
Infatti, dietro al lunghissimo  titolo italiano Nuovi Incubi. I Migliori Racconti Weird si cela un esperimento interessante,il tentativo di proporre nel nostro paese la traduzione delle raccolte americane della serie Year's Best Weird Fiction. 

Nuovi Incubiè la versione quasi integrale ( dopo spiegherò il perché di quel quasi) del Vol. 1 della serie uscito oltreoceano nel 2013 e curato dallo scrittore statunitense Laird Barron ( un nome che comincia ad essere conosciuto anche da noi) e del curatore ed editor canadese Michael Kelly, un volume che cerca di colmare un vuoto rispetto ad un tipo di narrativa che è sempre esistito da che esiste la letteratura fantastica ma che, per la sua stessa natura, è difficile da inquadrare.

Il "Weird" non è infatti un genere unico ed univoco che si possa catalogare facilmente ma un qualcosa di contiguo ai generi del' Horror e al Fantasy, in cui vengono inseriti tutti quei racconti e romanzi talmente "strani" ( e "strano"è infatti la traduzione italiana di "Weird" ) o macabri, soprannaturali, bizzarri o semplicemente ambigui e stravaganti da non poter essere iscritti negli altri generi.
Anche un racconto di fantasmi o di entità aliene può essere "Weird" l'importante è comunicare un determinato stato d'animo o quella certa sensazione di straniamento rispetto ad orrori così enormi (o semplicemente così "altri") da non poter essere compresi a livello razionale.

Proprio per questa sua caratteristica erano  sempre mancate raccolte del meglio per il weird a differenza di tanti altri generi  -negli U.S.A, tanto per dire solo della fantascienza esistono almeno quattro o cinque antologie annuali della migliore produzione( QUI e QUI trovate ad esempio due recensioni riguardanti l'appena chiusa serie Year's Best SF di David Hartwell ) - e gli stessi curatori, tra le righe delle loro introduzioni fanno capire di aver avuto qualche difficoltà in fase di finanziamento e di prime critiche.


Laird Barron

Critiche però superate abilmente dal successo della raccolta, tanto che oltreoceano l'editore originale la Undertow Publications ha già pubblicato altri due volumi annuali dopo il capostipite, ognuno con curatori diversi dal precedente in modo da poter garantire una maggior varietà nelle scelte.

Veniamo ora a questo Nuovi Incubi.

Tecnicamente il volume ospita ventidue racconti, nella composizione  Barron & Kelly compiono un lavoro egregio nel cercare di dar voce a tutte le diverse sfumature del Weird, da quello ispirato a Bierce e Lovecraft a quello fantascientifico, da storie collegate ai viaggi attraverso altre dimensioni fino a racconti in cui l'elemento straniante s'incunea nella vita quotidiana dei protagonisti. Inoltre i due fanno quello che ogni buon curatore dovrebbe sempre tenere a mente quando si compila una "raccolta del meglio" e cioè, cercare di dare un quadro il più ampio possibile sia a livello geografico (ed ecco che oltre alle storie prodotte in paesi anglofoni come USA, Canada ed Inghilterra in Nuovi Incubi possiamo trovare anche tre racconti pubblicati originariamente in Cina; Francia e Svezia) ed anche di varietà delle pubblicazioni, ecco quindi che i vari racconti risultano scelti sia da riviste cartacee di ampia diffusione come la famosissima F & SF fino a pubblicazioni più piccole come la rivista Shadows & Tall Trees diretta dallo stesso Kelly, per finire a  piccole realtà digitali come la Lovecraft eZine, da antologie ultra-famose a microscopiche pubblicazioni di poche centinaia di copie; racconti di autori conosciutissimi come Jeff VanderMeer affiancati ad altri ancora poco famosi.
Tutto per garantire la maggior pluralità di voci possibile.


Michael Kelly

Certo proprio questa pluralità di voci potrebbe causare una sorta di straniamento nei confronti dei lettori meno abituati ad "uscire fuori dagli schemi",  inoltre molti di noi sono abituati a considerare come narrativa "weird" solo quella di stampo lovecraftiano, quando in realtà come abbiamo visto il fenomeno è estremamente più ampio e variegato ( storie con quel tipo di ispirazione tuttavia sono lo stesso presenti all'interno del libro ).
Questo è un avvertimento che mi sento di fare.
Però Nuovi Incubiè un'ottima antologia, contenente diversi racconti di buon livello nonché un modo per scoprire alcune delle tendenze attuali del fantastico.

Personalmente ho apprezzato molto racconti come Il Diciannovesimo Gradinodel canadese Simon Strantzas, opera in cui l'insolito entra nel vissuto giornaliero di una coppia che ha appena comprato casa e il divertente Il Dottor Blood e l'Ultra Favoloso Squadrone Glitterato di A.C. Wise un' ironica novella di fantascienza nella quale un variopinto gruppo di travestiti viene mandato nello spazio a contrastare le mire di un tremendo Mad Doctor.

Una bella sorpresa è stata rappresentata anche dal racconto cinese. Devo confessare di essere stato prevenuto nei confronti della fantascienza di quel paese sin dai tempi delle due poco riuscite antologie realizzate anni fa da Urania Mondadori, in cui la qualità media delle opere era alquanto...beh....imbarazzante, invece L'Anno del Ratto di Chen Qiufan (e tradotto in inglese dal bravo Ken Liu ) si dimostra un racconto convincente, maturo, a metà tra fantascienza e fantasy e che contiene anche echi di critica politica e sociale della situazione cinese. Piacevole anche il poetico Bor Urus dell'americano John Langan racconto di un uomo che potrebbe aver trovato un modo per viaggiare nel tempo e nello spazio, peccato che questa sua ossessione rischi di farlo allontanare dalle persone che più ama al mondo.

Simon Strantzas

Un'altra sorpresa è rappresentata da Nei Meandri del Sogno di W.H.Pugmire un bell'omaggio alle atmosfere del Lovecraft prima maniera, quello dei racconti dedicati alla terre del sogno a laLord Dunsany. Singolare personaggio (nell'arte come nella vita) Wilum Hopfrog Pugmire sta lentamente diventando uno degli epigoni moderni del "solitario di Providence", grazie anche ad antologie come Bohemians of Sesqua Valley ( da cui è, per l'appunto tratto Nei Meandri del Sogno) che stanno ridefinendo in chiave moderna aggiungendo anche nuove chiavi di lettura i Miti di Chtulhu.

Sono presenti anche bei racconti di fantasmi quali La Ragazza con il Cappotto Azzurro della britannica Anna Taborska, che riesce ad aggiungere qualcosa di nuovo al triste sfondo della persecuzione degli ebrei nella Polonia occupata dai Nazisti (consigliato a tutti i revisionisti ed anche a coloro che vorrebbero rimuovere certe pagine dalla Storia ); oppure Un Piccolo Demone dello statunitense Jeffrey Ford con protagonista una Emily Dickinson un pò diversa da come ci viene consegnata dalle biografie ufficiali.

Certo non tutti i racconti sono altrettanto riusciti e comunque quando si parla di raccolte di racconti bisogna sempre tenere a mente che molto del risultato finale è dovuto alla sensibilità personale e al gradimento di chi legge. Un qualcosa che legittimamente può piacere a me, altrettanto legittimamente potrebbe non essere apprezzato da un altro lettore.
Però il dato obiettivo è che la qualità complessiva di Nuovi Incubiè senza dubbio molto buona.

Rimane un' ultima cosa da aggiungere. più sopra scrivevo di come Nuovi Incubi sia la traduzione "quasi" integrale di Year's Best Weird Fiction Vol. 1. Bene, è arrivato il momento di spiegare quel "quasi":dal momento che in fase di cessione dei diritti uno degli autori presenti nella versione americana non ha concesso l'autorizzazione all'utilizzo del suo racconto in Italia, i curatori della Hypnos hanno deciso di inserire una storia italiana per fornire un esempio di weird nostrano. La scelta è quindi caduta su Il Suo Sguardo di Moreno Pavanello (un nome ben conosciuto ai frequentatori di Nocturnia) già vincitore del premio Hypnos.
Il Suo Sguardo, narrazione di una inconsueta  ricerca di Dio è un affresco al tempo stesso ironico, satirico e crudele che ben merita il suo posto nell'antologia assieme a tutti gli altri "pezzi".

Diversi pezzi per un unico mosaico, una sfida questa di Nuovi Incubi che merita di essere vinta.

NUOVI INCUBI. I MAGGIORI RACCONTI WEIRD.   AAVV
A cura di Michael Kelly e Laird Barron
Edizioni HYPNOS. 
VERSIONE CARTACEA
498 Pagine, EURO 18,90 
ISBN 9788896952276

TALKING ABOUT KRISTINE KATHRYN RUSCH.

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In questo nuovo anno mi piacerebbe dedicare più spazio alle donne sul blog, anche per questo le prime due interviste del 2016 saranno dedicate a scrittrici.
Se per quanto riguarda il secondo nome mantengo ancora per un pochetto il riserbo, vi presento immediatamente la prima intervistata del nuovo anno: la scrittrice Kristine Kathryn Rusch.
Un nome di primo piano nella fantascienza americana, sia per la sua attività di autrice che per il suo fondamentale lavoro di editor per riviste e case editrici.
Ma cominciamo per ordine.

Kristine K. Rusch nasce il 4 giugno 1960 ad Oneonta nello Stato di New York e, giovanissima, esordisce nel 1988 alla direzione della Pulphouse Publishing  una piccola ma prestigiosa casa editrice, specializzata nella pubblicazione di riviste e romanzi di fantascienza e fantasy. Nel corso degli anni la Pulphouse, fondata dalla stessa Rusch assieme al marito Dean Wesley Smith si fa notare tra gli appassionati grazie alle sue edizioni di qualità delle opere di autori come Harlan Ellison e Michael Swanwick.
Le vendite vanno bene, la coppia si fa notare e- ciliegina sulla torta- la Pulphouse vince un World Fantasy Award come miglior casa editrice nel 1989
Ed è per merito di quest'attività che nel corso del 1991 viene chiamata -prima donna in assoluto -alla direzione della prestigiosa rivista americana F & SF

Si tratta di un incarico importante: la Rusch riesce a dare una nuova e personale impronta ad un magazine storico ma , a quell'epoca, un po appannato: arrivano nuovi autori, nascono alcune nuove interessanti rubriche, aumenta il numero degli abbonamenti ed anche i grandi nomi del settore riprendono a vendere regolarmente i loro lavori alla rivista.

Certo gli anni '90s sono gli anni d'oro della rivista rivale Isaac Asimov's Science Fiction Magazine gestita dal bravissimo Gardner Dozois che praticamente domina il settore, ottenendo ottime vendite, buone critiche ed il monopolio quasi completo dei maggiori premi come lo Hugo ed il Nebula, però la Rusch riesce a compiere quasi un miracolo, con il suo lavoro in quel decennio sarà praticamente l'unica curatrice di rivista o di antologia che riuscirà a scalfire questo predominio, giungendo in alcuni casi anche a battere la rivale.
Infatti diversi tra racconti e romanzi brevi durante la gestione Rusch, praticamente stracciano la concorrenza, vincendo dei meritati premi Hugo (specie durante le edizioni del 1995 e del '96 *) dopo tanto tempo che questo non accadeva.
Inoltre nel 1994 è la stessa Kristine Katryn Rusch ad aggiudicarsi il premio come miglior editor proprio per la sua attività su F & SF.

Sono anni importanti, quindi.
Ma anche anni difficili.

Già, perché la Rusch accettando l'incarico ha sostituito alla direzione della rivista un esponente della vecchia guardia (che non la prende bene), una frangia minoritaria tra esperti ed autori non accetta il fatto che ci sia una donna alla direzione, di conseguenza la direttrice subisce una sorta di guerra interna ed esterna che finisce col ripercuotersi non solo nella vita professionale, ma anche in quella privata dell' autrice.
Aggiungiamoci la chiusura della Pulphouse avvenuta nel 1996 (per altri motivi) ed il quadro risulta completo.
L'anno successivo, una stanca Kristine Katryn Rusch decide di rassegnare le sue dimissioni dal timone di F & SF per dedicarsi a tempo pieno alla sua attività di scrittrice.

Sotto questa veste l'artista aveva debuttato già durante il 1991 con il romanzo breve The Gallery of His Dreams, storia di un viaggio nel Tempo avvenuto nel periodo della Guerra civile Americana.
Sempre a quell'anno risale anche il suo primo romanzo fantasy The White Mist of Power mentre l'anno dopo arriva il primo romanzo di SF Afterimage, scritto in collaborazione con Kevin J. Anderson.


Già perché una cosa che va riconosciuta alla scrittrice è la sua estrema versatilità, la sua capacità a passare da un genere all'altro ed anche la sua propensione a scrivere sia in collaborazione sia in solitaria.
La Rusch ha infatti scritto gialli storici come il bel Hitler's Angel (1998), fantasy; fantascienza spaziale e ucronica; novellizazioni di serie tv come Roswell, Quantum Leap e  Star Trek o di saghe cinematografiche come Star Wars; Alien; Predator; X-Men e Batman.
Ha collaborato con scrittori come i già ricordati Anderson e Wesley Smith, ma anche con Jerry Oltion. Oltre che con il suo nome ha lavorato sotto diversi pseudonimi, di cui i più famosi sono Kristine Grayson; Kristine Dexter; Sandy Schofield e Kris Nelscott.

Per quanto riguarda il genere fantasy fondamentale è l'universo di The Fey  incentrato sul conflitto a base di magia tra un violento Impero colonialista e la popolazione di un isola ancora autonoma. Isola su cui apparentemente potrebbe trovarsi il luogo da cui la stessa magia è nata.
Il ciclo principale la cosiddetta Fey Series consta di cinque volumi scritti tra il 1995 ed il 1998 ed è stata tradotta anche da noi, a questo è succeduto il ciclo collegato del Black Throne (1999-2000)

Per quanto riguarda la fantascienza, impossibile non citare la saga del Retrieval Artist nata nel 2000 con l'omonimo  romanzo breve (e che continua ancora oggi) una bellissima serie ambientata in lontano futuro in cui la razza umana coesiste, non sempre tranquillamente, con moltissime altre razza.
Si tratta di una serie che parla di rapporti e di conflitti culturali tra le varie specie arrivando anche a toccare gli aspetti legali della questione.
Può un sistema giudiziario galattico decidere in maniera corretta e coerente per tante culture spesso così diverse le une dalle altre?
Questo è il leit motiv nemmeno tanto sotterraneo di tutta la saga.

Interessanti (e parzialmente tradotti anche da noi a suo tempo dalla Fanucci) anche i romanzi legati all'universo trekkie, vera fan Kristine Kathryn Rusch ha scritto romanzi per quasi tutte le serie del mondo di Gene Roddemberry , tra cui mi sento di citare Echoes ( ambientata nel ciclo di Star Trek Voyager) e scritta assieme a Nina Kiriki Hoffman e  ( La Tavola del Capitano #3: Il Segreto dei Mist) The Captain Table # 3: The Mist ambientata invece nello scenario di Deep Space Nine.

Bisogna però aggiungere che la dimensione migliore la scrittrice statunitense spesso la trova quando si cimenta nei nella categorie del romanzo breve e del racconto.
Esempi chiari e specifici sono il romanzo breve Il Recupero dell'Apollo 8 scritto nel 2008 per cui ha vinto il Sidewise Award (il premio che viene assegnato annualmente alla miglior storia ambientata in un Universo Alternativo) ed il racconto Millenium Babies vincitore dello Hugo nel 2001.
Kristine Kathryn Ruschè una scrittrice completa, in grado di scrivere storie di fantascienza in cui i sentimenti sono preminenti.
La settimana prossima vi presenterò la mia intervista con la scrittrice.
Posso contare sulla vostra presenza?


Per chi fosse interessato alle traduzioni italiane  delle opere di Kristine Kathryn Rusch vi rimando alla sua pagina QUI del Catalogo Vegetti.

* Ricordiamo che ad ogni edizione  vengono premiate le uscite dell'anno precedente.

MIDNIGHT CLUB #2: IL QUADRO MALEDETTO !

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"Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
mettetevi comodi e raccontateci la vostra storia.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
Sentitevi a casa vostra.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
I bambini lasciati incustoditi saranno venduti come schiavi"


A quanto sembra la prima puntata di questa nuova rubrica ha ottenuto un grosso successo, quindi con raddoppiato entusiasmo vi propongo una seconda incursione del Midnight Club e cioè di quei brevi post per brevi storie, in alcuni casi dei semplici flash.
 Storie macabre, fantastiche, dedicate a figure particolari della storia, eventi e personaggi "strani" a volte semplicemente fuori dalla norma ma incastonati in vicende troppo brevi da inserire nei normali Dossier Mysteri Notturni 
Questo post come tutti quelli futuri contrassegnati con questo banner non andrebbe letto sul finire del giorno, quasi verso la mezzanotte, un po come quei racconti sui fantasmi che i nostri nonni raccontavano  attorno ad un fuoco; figurine di un album, ospiti non invitati delle vostre serate, desiderosi di raccontarvi la loro vicenda umana.
Ed anche le loro vicende inumane.
Chiudete bene la porta, assicuratevi di aver serrato correttamente le finestre e soprattutto lasciate accesa la luce.
Andiamo a cominciare.

- IL QUADRO " MALEDETTO".



Lo hanno chiamato in parecchi modi: "Il Quado Maledetto di ebay"; "Il Quadro infernale"più decine di altri meno ripetibili.
E' stato responsabile di una delle più conosciute leggende metropolitane moderne, il "caso"è stato uno dei più virali di internet ( in tutti i sensi) e di ebay .
Se girerete per la rete, troverete testimonianze di persone pronte a dichiarare di aver provato una crescente inquietudine ad osservare questo dipinto, perfino una forte paura. Forum dell'orrore e dell'occulto che narrino di come tutti i proprietari dell'opera siano morti uno dopo l'altro e perfino di voci sul fatto che sia meglio non osservare l'originale di notte dal momento che le figure del bambino dall'espressione seria, della bambola che regge una pila e delle mani fuori la porta in orari notturni tendono a muoversi e perfino a fuoriuscire dalla tela.
Queste sono le leggende
Ma se volete conoscere la vera vicenda di questo quadro non avete altro da fare che andare avanti con la lettura.


La storia di "The Hands Restist Him", ( Le Mani gli Resistono ) questo è il vero nome del dipinto, incomincia nel 1972 quando viene realizzato ad Oakland da Bill Stoneham, un artista californiano un po hippy e parecchio fricchettone,  ma in questo non troppo diverso da decine di suoi colleghi dell'epoca.
Il quadro viene acquistato da un attore, il mestierante John Marley, che sta vivendo il suo momento di gloria per aver interpretato il ruolo di Jack Woltz nella saga de Il Padrino
Marley effettivamente muore dopo aver acquistato il quadro, ma muore nel 1984, quindi ben 12 anni dopo esser diventato proprietario dell'oggetto.
Subito dopo la morte dell'attore il dipinto finisce in un magazzino di una fabbrica abbandonata assieme a decine di altri oggetti, il magazzino viene poi rilevato da una coppia di anziani coniugi californiani.
Che lo conservano fino al 2000.
Che è poi l'anno in cui cominciano tutte le voci. 




All'inizio del nuovo millennio infatti la coppia (o gli eredi, non tutte le fonti concordano) decide di mettere in vendita online il quadro, il prezzo iniziale di acquisto è di 199 dollari.
Però -ed è qui che le cose si fanno interessanti- lo descrivono come The Haunted Painting :  i proprietari sostengono che di notte le figure si muovono, che la pila nelle mani della bambola si trasforma in una pistola e che il bambino esce dal quadro.
Ci sono le brave foto con auto scatto e perfino la testimonianza delle figlia di quattro anni della coppia.
Ma video non ci sono, chi lo sa perché in circostanze come queste non ci sono mai video.
Vengono aggiunte alcune raccomandazioni, tra cui quella di non tenere il quadro vicino a bambini o a persone fragili di mente, quella di non inserire mai il quadro come sfondo di un laptop o di un cellulare e che è meglio che chi compri il quadro possieda almeno qualche infarinatura di magia o di rimedi soprannaturali per potersi difendere. Per correlare meglio il tutto i responsabili della vendita su eBay ci aggiungono anche un esonero di responsabilità per eventuali danni capitati ai futuri acquirenti.

La notizia diventa immediatamente di dominio pubblico, in pochi giorni il sito di eBay riceve qualcosa come 30.000 visualizzazioni ( e se oggi sembrano poche, vi assicuro che nel 2000 non era così), tra i visitatori ci sono anche diversi commentatori che sostengono di essersi sentiti male, molto male osservando la foto di The Hands Resist Him

C'è però qualcuno che non si spaventa, alla fine un acquirente si trova.
E' un anonimo che si firma come Lucky Bidder ( "il Fortunato Compratore") che sgancia qualcosa come 1025 dollari e batte al fotofinish una trentina circa di concorrenti.
A questo punto la vicenda sembrerebbe conclusa.
Ed invece no. Non è per niente così

William " Bill" Stoneham

L'ignoto acquirente in realtà si rivela essere una galleria d'arte, la Perception Gallery di Grand Rapids nel Michigan
Come prima cosa, il responsabile della Perception Gallery va in cerca dell'autore del quadro per conoscere la verità.
O perlomeno della sua versione dei fatti.
Che non è per niente quella che tutti si aspettano.

Non solo Stoneham è ancora vivo, ma si dimostra sconvolto ed incredulo quando viene a conoscere tutte le dicerie che circolano sulla sua opera. L'artista nega ogni legame soprannaturale, sostiene inoltre di aver voluto dare al bambino del ritratto l'espressione che aveva lui in una vecchia foto realizzata quando aveva solo cinque anni.
Laddove molti critici ci avevano ricamato sopra ipotizzando un eventuale segno di violenze infantili, l'autore ribatte rispondendo che nel periodo in cui lui era bambino era la norma fare foto serie e seriose anche con i bambini.


La foto utilizzata da Stoneham (e che ritrae
lui bambino) come soggetto del suo quadro.

Arrivano però anche altre risposte.
La porta?
Simboleggerebbe solo la divisione tra il mondo reale e quello meraviglioso dei sogni.
La bambola?
Una sorta di "guida", di "Virgilio" tra i due mondi.
Le mani fuori la porta?
Le vite alternative, le scelte possibili che ognuno di noi compie per definire il suo futuro.
Insomma, nonostante tutto una rappresentazione forse surreale, ma alla fine ottimista.
Sembrerebbe finita tutta la vicenda, vero?
Non proprio.
Questo è il tipo di vicende che non si concludono mai definitivamente.
Qualche tempo dopo, sempre parlando con Lucky Bidder sembrerà ricordarsi di altri particolari, come la morte improvvisa del primo gallerista che aveva esposto il suo quadro ed anche quella di un  critico che aveva recensito l'opera.
Entrambi scomparsi  un anno dopo essere entrati in contatto con l'opera.

Resistance At The Threshold
il secondo quadro realizzato quaranta anni dopo
Un tentativo di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte? Un modo per continuare a sfruttare la fama della sua opera?
Estremamente probabile.
Fatto sta che nel corso degli anni successivi Stoneham ha prodotto e venduto numerose copie (anche tridimensionali ) del suo primo quadro, inoltre un altro cliente gli ha commissionato una sorta di nuovo quadro che è sia un omaggio che una sorta di seguito di The Hands Resist Him
in cui far comparire gli stessi due personaggi e la stessa location quaranta anni dopo, cosa che Bill Stoneham effettivamente compie.
 la nuova opera si chiama Resistance at the Threshold ( Resistenza sulla Soglia) a cui poi il pittore aggiungerà un terzo dipinto, in una sorta di ideale trilogia che concluda la sua narrazione onirica.


2nd Sequel to The Hands Resist Him
Nessuna delle due opere successive ha fatto parlare di se in termini di maledizioni, nessuna nuova voce è nata al loro riguardo e per quanto ne so io i responsabili della Perception Gallery di Grand Rapids nel Michigan stanno bene e vi salutano.
C'è solo un vecchio un artista californiano un po hippy e parecchio fricchettone che continua a lavorare e godere della pubblicità -forse un po macabra, ma sicuramente tanto diffusa - della sua  opera più conosciuta.
E di sicuro internet in questo caso ha avuto le sue responsabilità.
Forse se c'è una morale in questa storia è che The Hands Resist Him, come tutte le opere d'arte, ha finito per assumere il valore ed il significato che noi abbiamo deciso di dagli.
E probabilmente si tratta solo di un brutto quadro.
Disegnato anche male.
Probabilmente.

Accade in Italia #8 - Altre Segnalazioni Librarie.

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Prima segnalazione del 2016 ed io ne approfitto per parlarvi di tutta una serie di segnalazioni che mi erano arrivate (per la maggior parte ) durante il periodo Natalizio quando il blog era chiuso per ferie.
Sono tutte uscite importati che dimostrano come nel settore ci sia ancora vitalità ed anche possibilità di scelta per tutti.
Come sempre vi propongo anche una illustrazione della brava Alessia H.Vdel blog Sicilianamente, mi piace sempre far conoscere i giovani illustratori, anzi vi chiedo un favore, se ne conoscete qualcuno di valido e meritevole non fatevi problemi a farmi conoscere i loro nomi ed io sarò ben contento di mostrare qualche loro disegno in questi miei post di segnalazioni

Loss of the Innocence
copyright Alessia.
Andiamo a cominciare.

1) "IL GRANDE STRAPPO" DI GIUSEPPE MENCONI.

Mi scrive Matteo Carrara per parlarmi dell'ultima uscita di Vaporteppa.

Torna un autore già pubblicato, Giuseppe Menconi, con un romanzo di Fantascienza ("distopica", se vogliamo precisare) molto diverso dal precedente "Abaddon". Meno azione, più scelte morali, più dolore psicologico. La storia di una padre che cerca di salvare la propria famiglia.
Una tragedia individuale sullo sfondo di una tragedia collettiva, l'umanità in guerra nel tentativo di fuggire dall'Universo e salvarsi dal Grande Strappo.

SINOSSI :
È il XXV secolo e l’umanità si è espansa oltre il sistema solare, ma aver colonizzato altri mondi non ha cambiato la natura umana: l’Unione di Mizar e la Federazione Terrestre si combattono da oltre un secolo. Una guerra senza la possibilità di una pace, perché entrambe le fazioni lottano per scappare da un Universo morente.
Solo un Portale verso un altro mondo può salvare l’umanità dal “Grande Strappo” che sta lacerando una galassia dopo l’altra, ma una sola delle due fazioni potrà usarlo. Chi lo attraverserà quando verrà il momento?

Landon Banes è uno dei coraggiosi minatori federali che estraggono il taunuxanio, necessario per completare il Portale. Una vita faticosa in una remota colonia, lontana dalle comodità della Terra, difficile da sopportare soprattutto per la sua famiglia.
Fede, devozione, coraggio: queste sono le doti richieste a ogni buon cittadino della Federazione. La propaganda federale e le parole del Papa sono la guida di Landon, un uomo giusto che ha sempre fatto il suo dovere.

Ma l’arrivo di una spedizione militare dell’Unione obbligherà Landon ad abbandonare la sua vita di comode menzogne e affrontare un universo di scomode verità. Come deve agire un uomo giusto quando l’unico modo per fare la cosa giusta diventa fare la cosa sbagliata? A quali compromessi deve scendere per salvare la propria famiglia?
«Il cielo è buio dietro l'illusione della luce.»
ARTICOLO di uscita:
L' AUTORE:
Giuseppe Menconi è nato nel 1978 e vive a Carrara. Le sue opere mischiano fantascienza, fantasy e horror. Ama gli antieroi e le storie crude e violente. Scrive nel tempo libero. Con Vaporteppa ha pubblicato i romanzi di fantascienza Abaddon (2014) e Il Grande Strappo (2015).
LINK ACQUISTO:


2) "DAS APFELSTRUDEL" DI FRANCESCO TROCCOLI

Mi scrive anche il mio amico Francesco Troccoli, per segnalarmi l'ultima uscita che lo riguarda.

Das Apfelstrudel di Francesco Troccoli
Edizioni Imperium – collana fantascienza
"Das Apfelstrudel",  è un racconto (in italiano!) in e-book, versione rieditata e rinnovata di"Strudel alla viennese", finalista nel 2012 al Premio Italia.
Questo è il link all'acquisto in Amazon (QUI

SinossiPeenemunde, Mar Baltico, 1942. Wernher Von Braun, capo progettista incaricato dello sviluppo delle micidiali “armi segrete” del Führer, si ritrova fra le mani un piccolo busto raffigurante Hermann Göring, con un’incisione alla base in caratteri cirillici. A saperne qualcosa potrebbe essere la nuova cuoca, Maria Luise. 
La passione per il volo e quella per il cibo sono le dominanti della vita dell’ingegnere. E poi la ragazza è così bella, che forse vale la pena dedicare più tempo a lei e ai suoi manicaretti che al programma bellico dei nazisti. Altrimenti, un giorno…
Può una porzione di dessert cambiare il corso della storia?

Dimenticavo, un particolare importante: sul sito segnalano che l'illustratore di questo volume è il grande Franco Brambilla, mi sembrava giusto ricordarlo


Infine last but not least vi parlo delle ultime uscite della Nero Press, si tratta di due EBook usciti verso la fine dell'anno scorso.

LA RAGAZZA DAGLI OCCHI DI CARTA, di Ilaria Tuti



Un uomo vaga sul ciglio di una strada in montagna, i suoi abiti sono sporchi di sangue, nel suo zaino viene trovata una mano mozzata con un anello e la foto di un volto di ragazza con due ellissi di carta sugli occhi. Teresa Battaglia, commissario di polizia a Udine, si butta anima e corpo sul caso. Ma sono troppe le cose che non quadrano: un uomo in stato confusionale da cui non riescono a sapere nulla e lo spettro della pazzia in un caso di omicidio. E se, invece, la ragazza non fosse ancora morta e ci fosse tempo per salvarla? Ma il tempo, a Teresa, divorata dal diabete e da una malattia che le rosicchia giorno dopo giorno frammenti sempre più ampi di memoria, è l’unica cosa che manca.
Con La ragazza dagli occhi di carta Ilaria Tuti, astro nascente della narrativa di genere italiana, è arrivata finalista al Premio Grado Giallo 2015.

Editore: Nero Press Edizioni – Collana Intrighi
Disponibile su tutti gli store online e sul sito dell’editore / Prezzo: 0,99 € – Formato Ebook


JINGLE BLOODY BELLS, di AA.VV.



Babbo Natale pubblica il suo primo libro ed esordisce in digitale, attraverso le narrazioni di nove autori italiani che ci parlano della propria visione del Natale. La notte più magica dell’anno si trasforma così in un teatro di morte e orrore, a volte venato di ironia, a volte sprofondato nella tenebra più profonda. Follia, perfidia, vendetta, mostruosità, demoni, zombie e folletti si alternano sul palcoscenico natalizio, dando vita a una giostra di sangue che vi farà dubitare della bontà del Natale. Per fortuna, penserà Santa Claus a mettere tutto a posto. Dalla sua introduzione: Natale non è soltanto la gioiosa festa che tutti pensano, per quanto io mi sforzi di far sì che tutti lo credano, è chiaro. In questo giorno – e soprattutto la notte – accadono le cose più assurde. Solo in superficie è un momento di gioia, per molti il Natale è quell’unico giorno nell’anno in cui fare qualcosa di diverso per cambiare le cose. E, in genere, in peggio.
Gli autori: Angelo Marenzana, Matteo Bertone, Emanuele Corsi, Vito Pirrò, Armando Rotondi, Gianluca Ingaramo, Francesco Calè, Paolo Campana e Alberto Büchi

Editore: Nero Press Edizioni – Collana Insonnia
Disponibile su tutti gli store online e sul sito dell’editore / Prezzo: 0,99 € – Formato Ebook

E anche per stavolta è tutto, ci vediamo presto.
Voi quali tra queste segnalazioni preferite?

Poche Gentili Parole per David G. Hartwell (1941-2016)

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Di solito cerco di non parlare mai dei fatti di cronaca o delle notizie, così come tempo fa ho smesso di pubblicare necrologi riguardanti le personalità del Cinema o della Letteratura.
Però le antologie di Hartwell io le compravo volentieri e le ho anche recensite in un paio di occasioni ( qui e qui) ....
Quindi mi sembra non solo giusto ma anche come dovuto il dedicare uno spazio ad uno dei migliori antologisti degli ultimi decenni.

David Geddes Hartwell è nato a Salem nel Massachussetts il 10 luglio del 1941 ed è scomparso improvvisamente il 20 gennaio di quest'anno, la morte causata un trauma cranico (una brutta caduta avvenuta dentro casa) ha rappresentato uno shock per tutto l'ambiente.
In mezzo a queste fredde date, come sempre accade c'è tutta una vita.
Una vita dedicata alla letteratura di genere.
Anzi dedicata alla letteratura in tutti i sensi.



Il nostro segue la trafila classica: si laurea nel 1963; ottiene un master nel 1965 e poi nel 1973 arriva il dottorato di ricerca in Letteratura Medievale Comparata, nel frattempo però Hartwell stava già lavorando come curatore e come editore per una piccola rivista.
Piccola di nome e di fatto: The Little Magazine, questo è il nome della pubblicazione comincia a far conoscere ed apprezzare nel settore il lavoro del nuovo appassionato.
Dopo The Little Magazine il professionista si occupa di Cosmos, una rivista che dura solo quattro numeri ma che pubblica racconti di ottima qualità.

Ben presto Hartwell prende a lavorare presso le maggiori case editrici statunitensi: la Signet; la Berkley Putnam; la Tor e la Pocket Books
E sarà proprio per quest'ultima CE che Hartwell trova la sua dimensione ideale: quella di curatore di antologie.
Per la Pocket Books infatti l'esperto nel 1981 lancia la collana Timescape, dedicata alla pubblicazione sia in cartonato che in brossurato di opere vincitrici ( o comunque giunte in finale) presso i maggiori premi del settore. La collana, inutile dirlo, ispirata all'omonimo libro del grande Gregory Benford fresco trionfatore del Nebula 
La serie ottiene ottime critiche, buone vendite però l'editore Simon & Shuster che detiene la maggioranza della proprietà della Pocket considera comunque non abbastanza redditizia l'operazione e nel 1985 decide di chiudere la collana.
Però, in compenso, sempre per la Pocket l'esperto lancia quasi subito una seconda collana dedicata a Star Trek 
Ed il ciclo ricomincia.

Ma non sono solo le antologie ad impegnare Hartwell: ci sono le amate riviste come The New York Review of Science Fiction fondata nel 1988 e di cui in seguito l'autore diventa anche proprietario, c'è l'amministrazione del Philip K. Dick Award ( il premio dedicato alle migliori opere pubblicate direttamente in paperback ) e c'è anche la presidenza del consiglio di amministrazione della World Fantasy Convention


Però in primo piano ci sono le altrettanto amate antologie.
Sempre nel 1988 per una di queste antologie The Dark Descend  ( in Italia Il Colore del Male ) il curatore ottiene il World Fantasy Award
In particolare però sono ci due serie: la Year's Best SF cominciata nel 1996 e conclusa per volontà del suo autore nel 2012 e la collana sorella del Year's Best Fantasy (attiva dal 2002 al 2010) gestita assieme alla seconda moglie Kathryn Cramer ( e la stessa Cramer collaborerà a diverse edizioni dello Year's Best SF)

Rigoroso ma dalla mente aperta, Hartwell ben presto diventa sinonimo di qualità, a differenza di molti altri suoi colleghi redattori di analoghe antologie del meglio concorrenti, non mescola Fantasy e Fantascienza nelle sue raccolte, però all'interno dei due generi separati cerca di presentarne ogni sfumatura.
Inoltre, sempre a differenza di molti altri antologisti, cerca quando può di proporre anche esempi di fantascienza non anglofona. Il lavoro di Hartwell come curatore ottiene diverse nomination al Premio Hugo vincendolo per ben tre volte.

Entrambe le serie vengono tradotte in diverse nazioni, in Italia, ad esempio Mondadori traduce (anche se non integralmente perché, effettivamente manca qualcosina) la serie Year's Best SF alternativamente sulla collana Urania o su Millemondi.
Proprio in questi giorni era stata pubblicata Orizzonti Infiniti l'ultima tranche che la casa editrice di Segrate, aveva dedicato alla serie e che avrebbe concluso il progetto.
Io la stavo leggendo e avrei voluto dedicare un articolo a questa serie, invece, è arrivata questa brutta notizia e nel cambio sto scrivendo questo necrologio.
Nel cambio ci siamo andati a perdere.
Tutti quanti.
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