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INTERVISTA CON JOANA AFONSO. - Disegnatrice di Fumetti Portoghese

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Benvenuti! 
Vi propongo una nuova Intervista Nocturna. Come vi avevo preannunciato in questa scheda l'intervistata odierna è la disegnatrice lusitana Joana Afonso.
In questo modo spero di far conoscere alcune realtà fumettistiche -come quella portoghese- poco conosciute da noi. Voglio esprimere il mio ringraziamento a Joana Afonso che si è molto gentilmente prestata alle mie domande ed anche per il tempo per cui ha dovuto aspettare la pubblicazione di questa intervista (è stata rilasciata a maggio, ma complice la chiusura di Nocturnia sono adesso riesco a presentarla); cosa di cui mi scuso con la disegnatrice.
Tra parentesi- ed è  stata una inaspettata ma piacevole sorpresa anche per me- ho appena scoperto che O Baile sarà presto pubblicato anche in Italia col titolo "Il Ballo", l'editore dovrebbe essere  la Tunuè.
E' bello sapere di averci visto lontano.
 Intendo anche ricordare i miei due anfitrioni nel mondo dei fumetti portoghesi: l'appassionato italiano Marco "Mundo" Sabatino  è il "re" degli esperti portoghesi di banda desenhada Geraldes Lino
Come sempre vi auguro buona lettura!
(Para a versão em Português, por favor, vá para baixo)

Nick:  Ciao Joana, benvenuta su Nocturnia e grazie per aver accettato questa intervista. Come prima domanda ti chiedo di presentarti ai lettori italiani del mio blog.

 Joana Afonso: Ciò che posso dire, sono una ragazza che ha sempre amato fare bambole, o comunque le vogliamo chiamare, ho sempre visto molti cartoni animati,  più  che leggere fumetti, visto che all'interno della famiglia non c'era alcun tipo di tradizione artistica, quindi ho sempre considerato e preso in esame più le influenze dell'animazione che quelle più propriamente del fumetto. Inoltre insegno presso la Facoltà di Belle Arti nei settori che su cui più amo lavorare e dunque amo ciò che faccio.


Nick: Cosa ti ha avvicinato all' illustrazione e alla banda desenhada?

Joana: Da quando ho memoria ho sempre avuto l'abitudine di disegnare ovunque mi trovassi. Quindi, si può dire che questo tipo di espressione è cresciuto con me, è stata una naturale attrazione. Più tardi, quando ho dovuto decidere se questo fosse quello che volevo fare nella vita, la scelta è stata facile, nonostante tutti gli ostacoli che la mancanza di fiducia comportava. Ho scelto di seguire i miei studi in questi settori, ed è stato da quel momento che ho cominciato a capire meglio i linguaggi grafici e sempre da quel momento ho compreso sempre di più questo modo di raccontare storie, momenti o situazioni varie.

Nick:  Il tuo è uno stile quasi pittorico, con molti richiami ai cartoon. Quali sono stati gli autori ed i disegnatori che ti hanno maggiormente influenzato? Naturalmente puoi citare anche i libri, i film , i cartoons e tutto quello che ti viene in mente.

Joana: Forse dovrei iniziare sottolineando il fatto che l' illustrazione e il fumetto sono le espressioni di cui ho familiarizzato i termini espressivi prima di tutte quante le altre. Ma tornando al'illustrazione e al fumetto ritengo di possedere abbastanza influenze derivanti dal mondo del'animazione, soprattutto quando si tratta di character design.
In termini di influenze dirette, credo invece che si tratti di elementi molto ridotti. Ma ci sono un paio di influenze che naturalmente mi ispirano in termini di design specifici, ognuna di loro ha la sua importanza, ma sono innegabili le influenze di alcuni autori franco-belgi.

Nick: Uno dei tuoi lavori più conosciuti è la graphic novel"O Baile" scritta da Nuno Duarte e disegnata da te. Come vi è venuta l'idea di ambientare una storia di Zombie in un villaggio portoghese durante l'epoca della dittatura di Salazar? Inoltre m'interessa sapere come sei stata coinvolta nel progetto.

Joana: L'idea di inserire gli zombie nel periodo del'Estado Novoè stata in tutto e per tutto un idea di Nuno Duarte, io ho semplicemente trasformato queste idee scritte in forma pittoricaa. Abbiamo iniziato a lavorare insieme quando sono entrata far parte del Lisbon Studio, quello è stato il momento in cui mi ha offerto di collaborare.

Nick: Nuno Duarte viene considerato uno dei più bravi sceneggiatori del Portogallo, com'è stato collaborare con lui?

Joana: E 'stato un grande processo creativo, perché fino a quel momento non avevo mai lavorato con nessuno - io sono sempre stata una persona che non hai mai amato lavorare in gruppo. Ma quando ci sono due forze che lavorano per un risultato comune, è sempre una buona cosa. E 'stata un'esperienza che mi ha arricchito molto! Ci sono state delle evoluzioni, durante il processo di lavorazione durato circa due anni. Per questo ci sono state anche persone che mi hanno detto di aver notato differenze  tra l'inizio del libro e la sua fine.

Nick: Io ho notato che spesso i tuoi personaggi femminili ti somigliano molto fisicamente, Ti Diverti nel ritrarti nei tuoi fumetti?

Joana: Spesso faccio prendere questa forma ai miei  personaggi quasi in termini di sollievo, un po come se fosse un diario, in cui invece di scrivere ciò che mi sta accadendo su base giornaliera, ha  per me più senso  disegnare. Quasi per necessità, ho sempre fatto ricorso a questo tipo di esposizione, e poiché sono una persona fondamentalmente timida, di solito non ho l'abitudine di parlare molto di quello  di quello che penso delle cose o di come mi sento, così a volte sfogo con la carta, e sì, mi diverto sempre immensamente nel disegnarmi. Posso dire che è quasi terapeutico.

Nick:  Per "O Baile" hai utilizzato tinte di colore molto forti, in particolare hai utilizzato molto il rosso ed il marrone. Come mai questa scelta?

Joana: Ci sono diversi toni di colore dominanti in tutto il libro che vanno dal verde al rosso. Queste tinte mi sembravano più adatte a tradurre l'universo che Nuno Duarte ha creato questo script, perché si dovevano dipingere  gli zombie e allo stesso tempo le popolazioni rurali. Nuno a volte  ha voluto specificare anche i colori particolari per caratterizzare determinati ambienti e, naturalmente, questi toni hanno anche finito per influenzare il resto. Ad esempio, la prima sceneggiatura che ho ricevuto  faceva riferimento alle sfumature dei colori dei mattoni che hanno segnato alcuni scenari del libro.


Nick:  Sono molto incuriosito da un altro tuo lavoro, cioè i vari volumi di "Living Will"(1) che affrontano un tema importante come la vecchiaia. Ti andrebbe di parlarci di questa opera?

Joana: Questo lavoro è avvenuto in collaborazione con lo scrittore André Oliveira, penso che sia lui la persona giusta per parlare del tema della storia di "Living Will" cioè del"testamento biologico"

Nick: Hai vinto diversi premi importanti in Portogallo: tra gli altri cito il Premio AmadoraBD/2013 per "O Baile" e più recentemente il "PPBD"( 2) per "Living Will" Quanto ritieni siano importanti i premi per la carriera di un disegnatore? Sopratutto di un disegnatore giovane?

Joana: I premi sono sempre buon riconoscimento, ancor più per chi,come me, che è solo all'inizio della sua carriera, sono buoni incentivi, e sono anche buoni mezzi per pubblicizzare un lavoro.

Nick:  In Italia conosciamo molto poco del mondo della banda desenhada portoghese, anche se qualcosa sta cambiando ( recentemente "Fumo di China" la maggiore rivista specializzata di fumetti italiana ha dedicato un articolo al fumetto portoghese e in quell'articolo il giornalista parla anche di te) Secondo te quali sono le peculiarità ed i punti di forza della BD nel tuoi paese? E quali sono gli autori e i comics più importanti e che meriterebbero di essere conosciuti anche da noi?

Joana: Il mondo della BD in Portogallo è molto differenziato, per me questo porta grande ricchezza all'ambiente, ciascun autore ha il suo specifico registro,  ciascuno ha il suo modo di raccontare le proprie personali storie. L'elenco dei nomi da fare è vasto ma in fondo basterebbe ricordare tutti quelli che danno sudore e passione per questa arte.

Nick:  Un mio amico italiano che vive a Lisbona, sostiene che la differenza maggiore intercorrente tra la banda desenhada portoghese e quella degli altri paesi è che mentre in Italia, Francia ed USA esistono grandi autori e grandi personaggi ( Tex in Italia; Spirou e Tin Tin in Belgio e Batman in America, tanto per fare degli esempi ) in Portogallo invece esistono molti bravi autori ma nessun singolo personaggio rappresentativo. Secondo te è' una definizione giusta, questa?

Joana: Credo di aver risposto a questa domanda nella domanda precedente.

Nick : Invece quali sono i maggiori limiti e le maggiori difficoltà che un disegnatore di fumetti deve affrontare nel tuo paese? In particolare nel tuo caso quali sono state le maggiori difficoltà che hai dovuto affrontare tu?

Joana: Il futuro di ogni area è strettamente legata alla qualità delle persone che ci lavorano e posso dire a questo proposito è che ho visto un gran numero di autori portoghesi che riflettono con il loro lavoro lo sforzo di migliorare sempre di più la BD portoghese. In questo senso, come piattaforma di partenza, internet può svolgere un ruolo importante nella diffusione del lavoro di questi autori.

Nick: Quando ho intervistato Jorge Coelhoabbiamo parlato molto anche del The Lisbon Studio, dal momento che anche tu sei parte di quel collettivo di autori ti chiedo di cosa vi state occupando adesso come Lisbon Studio.

Joana: il The Lisbon Studio è senza alcun dubbio la migliore esperienza che ho avuto durante quest'ultimo anno, ho trovato uno spazio fantastico in cui tutte le persone, in questo caso grandi artisti, che vi lavorano, pur provenienti da campi diversi, alla fine parlano la stessa lingua e ciò arricchisce moltissimo non soltanto le giornata  o le persone, ma anche la qualità del lavoro stesso. Si può sempre contare su un secondo, terzo o quarto parere. Lì sto vivendo una esperienza molto felice, che sta migliorando i diversi lavori effettuati in maniera congiunta, come - ad esempio- la rivista MAG, di cui presto metteremo in vendita il secondo numero. Lo stesso vale anche per le commesse si di lavoro richieste dai vari clienti, nel caso in cui l'artista persona contattato non avesse tempo, ci sarebbe sempre la possibilità di essere sostituito da un altro collega.

Nick: Recentemente hai esposto alcune tue opere al Treviso Comics Book Festival nell'ambito della mostra "Quadradinhos: sguardi sul fumetto portoghese" dedicata agli artisti della tua nazione . Com'è andata questa esperienza e che ricordi ti sono rimasti della manifestazione?

Joana: Poter partecipare al Festival di Trevisoè stata una grande esperienza, purtroppo solo le mie opere possono avere ricordi ed esperienze della mostra, perché io personalmente non sono riuscita ad andare a Treviso.

Nick:  Progetti futuri: di cosa ti stai occupando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Joana Afonso nel prossimo futuro?

Joana: In questo momento, anche se sono esausta per via di quest'ultimo anno carico di progetti, sto finendo la seconda parte del diploma in Master in Design, che consiste nell'analisi della metodologia  che ho applicato nella realizzazione del libro "Deixa-me Entrar" edita dalla di "Polvo Editora". (3) Intanto cerco di maturare alcune idee che ho nel cassetto e continuare nel' illustrazione del numero 5  del "Living Will" di André Oliveira.


Nick:  Bene Joana è tutto. Grazie ancora per la tua disponibilità. Nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale del mio blog: esiste una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io non ti ho rivolto?

Joana: Credo di no, anche perché io sto cominciando a muovere i miei primi passi, e quindi dovrei vivere ancora molto per avere qualcosa in più da raccontare.
Però voglio lasciarti qui il mio ringraziamento per l'invito a questa intervista e ti auguro molto successo per il tuo blog.

NOTE:
(1) Testamento Biologico.
(2) Prémios Profissionais de BD ( Premio Professionisti del Fumetto.) un altro importante Premio lusitano.
(3) Editore portoghese attivo dal 1987, specializzato nella pubblicazione di fumetti.

ENTREVISTA COM JOANA AFONSO
VERSÃO EM PORTUGUÊS.

Bom Dia! 
Hoje vou apresentá-lo a minha entrevista com o artista Português Joana Afonso, dedico a minha entrevista para todos os meus leitores portugueses (e peço desculpas por meu pobre domínio desse idioma bonito é o Português)
Quero agradecer Joana Afonso por sua disponibilidade e por sua bondade.
Quero também mencionar Marco "Mundo" Sabatino e Geraldes Lino por sua ajuda
Buoa leitura para todos


Nick: Olá Joana, bem-vindo em Nocturnia Blog e obrigado por aceitar esta entrevista. Primeira pergunta que eu lhe pedir para se apresentar para os leitores italianos do meu blog.

Joana Afonso: O que posso eu dizer, sou uma rapariga que sempre gostou de fazer bonecos, ou que queiram chamar, sempre vi muitos desenhos animados, mais do que ler BD, visto que dentro da família não havia tradição artística alguma, daí considerar que tenho muito mais influencias da animação do que propriamente da Banda Desenhada. Dou aulas na Faculdade de Belas-Artes sobre as áreas que mais gosto trabalhar e por isso gosto do que faço.

Nick:  O que o atraiu para 'ilustração e a Banda Desenhada?

Joana: Tendo sempre o hábito de desenhar onde e o quer que seja desde sempre, basicamente nunca deixe de desenhar desde que me lembro de existir. Daí, poder dizer-se que este tipo de expressão cresceu comigo, foi uma atracção natural. Mais tarde quando tive de decidir se era isto que queria fazer da vida, a escolha era fácil, apesar de todos os entraves que a falta de confiança acarreta. Escolhi seguir os meus estudos nestas áreas, e foi a partir daqui que comecei a compreender melhor as linguagens gráficas e a gostar cada vez mais desta forma de contar histórias, momentos, ou desabafos.

Nick:  Seu estilo é quase pictórico, com muitas referências ao desenho animado Quais foram os autores e artistas que influenciaram você? É claro que você também pode mencionar os livros, filmes, desenhos animados e tudo o que vem à mente.

Joana:  Talvez comece por frisar o facto da ilustração e da BD serem as expressões com as quais me familiarizei mais cedo em termos expressivos próprios Mas voltando à ilustração e à BD sinto que tenho bastantes influencias da animação, especialmente no que toca ao desenho de personagens.
Em termos de influências directas, elas são reduzidas. Existem, sim, algumas influências que naturalmente me inspiram em termos de desenho. específicos, pois cada um tem a sua importância, mas são notórias as influências de alguns autores franco-belgas.



Nick:  Uma de suas obras mais conhecidas é a graphic novel "O Baile", escrito por Nuno Duarte e projetado por você. Como é que você começa a idéia de definir uma história de Zumbi em uma aldeia Português durante a época da ditadura de Salazar? Também estou interessado em saber como você se envolveu no projeto-

Joana:  A ideia de colocar zombies na época do Estado Novo foi ideia do Nuno Duarte, eu apenas tornei essas ideias escritas em algo pictórico. Começamos a trabalhar juntos quando entrei no The Lisbon Studio, lá ele propôs-me esta história.

Nick: Nuno Duarte é considerado um argumentista mais talentosos em Portugal, como foi trabalhar com ele?

Joana: Foi um processo óptimo, até porque nunca tinha trabalhado com ninguém – sempre fui uma pessoa que não gostava de trabalhar em grupo. Mas, quando são duas forças a trabalhar para o mesmo, é muito bom. Foi uma experiência que me enriqueceu bastante! Evoluí, aliás, durante o processo de cerca de dois anos e há, até, pessoas que notam diferenças do início do livro para o final.

Nick:  Eu Notei que muitas vezes seus personagens femininas se assemelham a você muito fisicamente, eu Divirta em ritrarti em seus quadradinhos?

Joana:  Muitas vezes desenho-me como personagem muito na forma de desabafo, um pouco como se fosse um diário, em que em vez de escrever o que se passa no dia a dia, faz-me mais sentido desenhar. Quase como se fosse uma necessidade, sempre recorri a este tipo de exposição, e como sou tendencialmente tímida, não costumo falar muito do que acho das coisas ou o que sinto, por vezes desabafo com o papel, e sim, divirto-me sempre imenso, posso dizer que é quase terapêutico.

Nick: Para "O Baile" você usou matizes de cores muito fortes, especialmente você usou muito vermelho e marrom. Por que essa escolha?

Joana:  Existem vários tons dominantes ao longo do livro que vão desde o esverdeado ao vermelho. Estes tons pareceram-me os mais indicados para traduzir o universo que o Nuno Duarte criou neste guião, visto ter de criar zombies e, simultaneamente, populações mais rurais. O Nuno por vezes também especificava tons particulares para caracterizar determinados ambientes e claro que esses tons acabaram também por influenciar o resto. Por exemplo, ele refere-se, logo na primeira sinopse que recebi, aos tons de tijolo que vão marcando determinados cenários do livro.

Nick:  Eu estou muito intrigado por outro o seu trabalho, ou seja, os volumes de "Living Will", que abordam uma questão importante como a velhice. Gostaria de nos dizer sobre este trabalho?

Joana: Este trabalho é em conjunto com o argumentista André Oliveira, penso que seja ele a pessoa mais indicada para falar sobre o tema da história de "Living Will".

Nick:  Você já ganhou vários prêmios importantes em Portugal, entre outros citam o Amadora BD / 2013 para "O Baile" e mais recentemente "PPBD" para "Living Will" Como você se sente são prêmios importantes para a carreira de um artista? Especialmente um jovem designer?

Joana:  Os prémios são sempre bons reconhecimentos, ainda para mais para alguém que está agora a começar, são muito bons incentivos, e são bons meios de divulgação do trabalho.

Nick:  Na Itália, sabemos muito pouco sobre o mundo da Banda Desenhada do Portugal, mesmo que algo está mudando (recentemente "Fumo di China" o maior revista da BD italiana dedicou um artigo para o comic do Portugal e nesse artigo o jornalista também fala sobre você) Na sua opinião, quais são as características e pontos fortes de BD no seu país? E quais são os autores e quadradrinhos mais importante e merece ser conhecida também por nós?

Joana: A BD em Portugal é muito diversa, para mim isso trás uma grande riqueza a este meio, cada um tem um registo próprio, cada um tem a sua maneira de contar as suas histórias. A lista de nomes é vasta, mas basicamente apontaria todos os que dão o seu suor e paixão a esta arte.

Nick:  Um meu amigo italiano que vive em Lisboa, diz-me que a maior diferença que existe entre a banda Desenhada do Portugal e de outros países é que, enquanto na Itália, França e America há grandes escritores e grandes personagens (Tex na Itália; Spirou e Tin Tin na Bélgica e Batman na América, só para citar alguns), em Portugal, em vez há muitos bons autores, mas sem caráter representativo. E você acha que 'a definição correta, isso?

Joana:  Penso que já respondi a esta pergunta na questão anterior.

Nick:  Mas quais são os limites cada vez mais dificuldades que um cartunista tem de enfrentar no seu país? Especialmente no seu caso, como illustradora e banda-desenhista quais foram os maiores desafios que você enfrentou?

Joana:  O futuro de qualquer área está intimamente ligado à qualidade das pessoas que trabalham nessa área e o que posso dizer nesse sentido é que tenho assistido a um grande número de autores portugueses que, cada vez mais, traduzem o esforço de fazer a BD portuguesa cada vez melhor. Nesse sentido, como plataforma inicial, a internet pode desempenhar um papel importante na divulgação desses autores.

Nick: Quando eu o entrevisteiJorge Coelho, falamos muito sobre o The Lisbon Studio, uma vez que também fazem parte do coletivo de autores que eu perguntar o que você está lidando com agora como Lisbon Studio.

Joana: O The Lisbon Studioé sem dúvida das melhores experiências que tive neste último ano, achei fantástico um espaço onde todas as pessoas, neste caso grandes artistas que lá trabalham, apesar de serem das mais variadas áreas, falarem a mesma língua e isso enriquece bastante não só os dias, as pessoas mas também os trabalhos. Pode-se contar sempre com uma segunda, terceira ou quarta opinião. É uma experiência bastante feliz que tenho, lá também se potenciam vários trabalhos em conjunto, como por exemplo a MAG, que brevemente terá o segundo número à venda.Como também, por vezes em situações de trabalhos pedidos por clientes, no caso da pessoa que foi contactada não tiver tempo, existe sempre a possibilidade de uma outra o fazer.

Nick: Você recentemente exibiu algumas de suas obras para Treviso Comics Book Festival como parte do "Quadradinhos: sguardi sul fumetto portoghese", uma exposição dedicada aos artistas da sua nação. Como foi essa experiência e as memórias que você tem deixado o show?

Joana:  Foi uma grande oportunidade poder participar na exposição do Festival de Treviso, infelizmente só os meus trabalhos podem ter memórias e experiências daquele espaço, pois não me foi possível fazer essa viagem.


Nick:  Projetos Futuro: o que você está trabalhando agora eo que podemos esperar de Joana Afonso, num futuro próximo?

Joana:  Neste momento, e apesar de exausta pelo último ano cheio de projectos, estou a acabar a segunda parte do mestrado em desenho, que consiste na analise da metodologia que apliquei na realização do livro "Deixa-me Entrar" editado pela "Polvo". Enquanto isso tento amadurecer algumas ideias que tenho na gaveta e continuo na ilustração no número 5 da história do "Living Will" de André Oliveira.


Nick:  Bem Joana  Mais uma vez obrigado pelo seu tempo. Em cumprimentá-lo virar a clàssico pergunta final do meu blog: há uma pergunta que você teria respondido de boa vontade e que não vou tê-lo para?

Joana:  Penso que não, penso também que só agora estou a dar os meus primeiros passos, e daí ter muito que viver para ter mais para contar. Deixando aqui o meu muito obrigada pelo convite para esta entrevista e muito sucesso para o blog.

Le Interviste di Ottobre.

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Tra pochi giorni uscirà la seconda parte del dossier su Louis Le Prince ( QUI la prima parte)  nel frattempo vi preannuncio le interviste del mese di Ottobre.
Anche in questo caso ho intenzione di alternare uno scrittore con un fumettista.

Graham Masterton.
Per quanto riguarda lo scrittore, il nostro ospite sarà il maestro inglese  (anche se naturalizzato americano) dell' orrore Graham Masterton, autore di capisaldi come The Hymn ( da noi L'Inno delle Salamandre per i tipi della Sperling & Kupfer) e del ciclo The Manitou ( l'uscita più recente è Il Sangue di Manitou per la Gargoyle).
Con Masterton aggiungo un altro tassello al' indagine sul fantastico mondiale che sto cercando di compiere da quando ho aperto il blog, un indagine di cui spero di potervi presentare a breve altri ospiti di primissimo piano.

Giuseppe di Bernardo.

Passiamo al mondo del fumetto.
In questo caso, rimaniamo in Italia.
L'ospite è infatti lo sceneggiatore e disegnatore Giuseppe di Bernardo, un autore che è stato spesso sfiorato nel corso delle mie precedenti interviste, sopratutto quando abbiamo parlato di miniserie come Cornelio o nei miei precedenti incontri con disegnatori come Daniele Statella.

Di Bernardo, oltre alla miniserie come Cornelio e Nuvole Nere ha lavorato a lungo sulle produzioni Star Comics, è l'autore della serie serie culto Desdy Metus - L'Insonne (personaggio che incuriosisce molto il nostroIvano Landi, anche per l'ambientazione fiorentina) ed è uno dei pilastri di Diabolik.
Non è finita qui, presto sarà recuperata l'intervista con Alessandro Vietti, mentre per il mese di novembre posso già anticipare una bella intervista con lo sceneggiatore francese Christophe Arleston, il creatore della saga di Lanfeust.
Come vedete il Buon Vecchio Zio Nick ce continua a provà ( a variare il menù del blog, cosa avevate capito?)
Per quanto riguarda il futuro, incrociate le dita perché sto aspettando notizie su altre tre interviste ( un disegnatore e due scrittori ).
Nel frattempo, ci sono suggerimenti? Richieste? Qualcuno che vorreste che io provassi ad intervistare?

OMBRE SULLO SCHERMO: LO STRANO CASO DI LOUIS LE PRINCE. - Seconda Parte.

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La prima parte di questo dossier è apparsa QUI

“Il cinema è solo una moda passeggera. È il dramma in lattina. Il pubblico vuole vedere storie di carne e di sangue rappresentate in palcoscenico.” 
Charlie Chaplin.

" Il cinema sonoro non soppianterà mai il cinema muto"
Thomas Alva Edison.


Arriva un momento nella vita di ogni persona in cui tutte le sicurezze, le convinzioni, le più piccole certezze acquisite nel corso degli anni vengono completamente spazzate via,  chi ci è passato sa di cosa stiamo parlando e se lo ricorda bene: si tratta di quel minuscolo, gigantesco e bruciante istante in cui tutto quello che si crede di sapere risulta distrutto.
Ed il mondo, quel mondo che fino a quel momento sembrava familiare frana addosso a chi rimane.

Ecco, per la famiglia di Louis Augustin Le Prince quel momento, quel giorno arriva la mattina del 16 settembre 1890.
Facciamo un passo indietro.

- L'UOMO CHE NON SCESE MAI DAL TRENO.

Dopo tanti anni di esperimenti la vita di Le Prince sta per subire un grosso cambio di prospettiva.
C'è un programma stabilito da lungo tempo, degli accordi presi in vista di un programma ambizioso: Louis Aimé Augustin Le Prince si sta preparando a far riconoscere le sue invenzioni. L'uomo è atteso negli Stati Uniti per effettuare una proiezione a New York, a questo scopo Le Prince ha scritto un 'ultima lettera alla moglie e al figlio chiedendogli di trovare il luogo adatto per la dimostrazione.

La telecamera costruita da Le Prince.

Il viaggio in Francia è quindi un modo per l'uomo per rilassarsi, per prepararsi in vista dei gravosi impegni che stanno arrivando.
E per sbrigare gli ultimi importanti impegni in terra europea.
Ad aspettarlo alla stazione di Parigi quella mattina del 16 settembre ci sono diversi amici dell'uomo, anche con loro Le Prince si è spesso sentito via lettera, preparando quella rimpatriata.
Nessuno di loro però lo vede scendere dal treno, nessuno di loro quando sale tra i vagoni a cercarlo trova tracce dell'inventore.
Anche tutti i bagagli sembrano scomparsi.
Quasi non fossero mai nemmeno esistiti.
Per quanto riguarda gli altri passeggeri, non ce n'è nemmeno uno che ricordi di aver visto l'uomo all'interno del treno. O di averci parlato assieme.
Louis Le Prince sembra diventato un fantasma.
Nessuno lo rivedrà mai più.
Un unico elemento risulta però certo: a causa della sparizione dell'inventore francese, la sua famiglia non riesce a registrare la sua invenzione, il tanto famoso e desiderato brevetto americano non arriverà mai.
Col tempo il nome di Le Prince cadrà lentamente nel dimenticatoio.
Lo stesso accadrà con le sue invenzioni.


Accordion Player (1888)
Un altro dei film di Le Prince
- IPOTESI ED INDAGINI.

Fin dall'inizio ci sono diversi elementi che non tornano.
Certo partono diverse indagini: indaga la polizia francese, investiga anche Scotland Yard, perfino la famiglia Whitley mette in mezzo dei suoi uomini.
In particolare è Elizabeth, la moglie di Louis che dimostra di avere le idee chiare, "Lizzie", come la chiamano in famiglia nel corso degli anni rivolgerà delle accuse ben precise, la donna punterà sempre il dito verso un'unica persona, farà sempre e solo un unico nome.
Il nome è quello del principale rivale di suo marito, dell' uomo che da tempo sta investendo soldi ed energie sullo stesso settore di Le Prince.
Il nome è quello di Thomas Alva Edison.

Alla famiglia di Le Prince decisamente non va giù che immediatamente dopo la sparizione del loro congiunto in America qualcun altro stia ottenendo piano piano tutti i brevetti che in precedenza erano sempre stati negati a Louis.
Ben pochi le danno ascolto, almeno inizialmente.
Mancano le prove, inoltre c'è anche qualcosa d'altro da considerare: non solo Edison ha cominciato ad occuparsi della realizzazione delle macchine fotografiche abbastanza in ritardo rispetto agli altri pionieri del periodo, ma va anche detto che il miliardario americano ha da tempo preso l'abitudine di non seguire mai direttamente i tanti progetti di cui si occupa, quanto piuttosto di limitare a finanziarli e a  delegarne la realizzazione a vari assistenti.
In particolare, l'uomo che si occupa delle ricerche sul kinetograph per conto di Edison è un inglese che corrisponde al lunghissimo nome di William Kennedy Laurie Dickson.
Ricordatevi anche questo nome.
 Perché tornerà spesso nel corso di questa vicenda.

William Kennedy Laurie Dickson nel 1891
Ad ogni modo sarà proprio Dickson  a realizzare materialmente il primo prototipo funzionante del kinetoscoph nel 1891 assieme ai suoi collaboratori (Edison si era limitato infatti a concepire il progetto iniziale e a depositare le cauzioni iniziali a livello di brevetto) e a perfezionarne la versione finale a cavallo dei due anni successivi.

Gli investigatori preferiscono orientarsi verso altre strade, strade forse più prosaiche ma che almeno apparentemente forniscono maggiori prospettive.
Qualcuno comincia ad insinuare che gli affari della famiglia Le Prince/ Whitley non fossero poi così floridi come volevano far sembrare, le voci di un fallimento diventano sempre più forti.
Sotto questa luce anche il viaggio in Francia assume una diversa luce: la visita ai familiari, in particolare al fratello Albert, sarebbero solo un ultimo disperato tentativo di ottenere fondi e la propria parte dell'eredità.
Dopotutto Albert è l'amministratore unico del patrimonio familiare, dopotutto Albert è stata l'ultima persona a vedere vivo suo fratello. Anzi, escludendo proprio Albert Le Prince nessun altro sembra aver mai nemmeno visto Louis Aimé Augustin salire su quel maledetto espresso Digione- Parigi
Per lungo tempo l'ombra dei sospetti graverà sopra la testa di Albert Le Prince ma anche in questo caso non viene trovata alcuna prova certa.
Altri ancora- in particolare il figlio di Albert- intorbidano ulteriormente le acque sostenendo che suo zio volesse suicidarsi a causa dei suoi problemi economici.
Louis Aimé Augustin Le Prince viene dichiarato ufficialmente morto nel 1897
Non vengono trovati colpevoli, nessuno verrà mai processato, nessuna sentenza verrà mai emessa.
Nel frattempo, l'anno prima è avvenuta la prima proiezione ufficiale da parte di Edison e, andando più indietro di un altro anno ancora due fratelli parigini hanno effettuato la loro in Francia
Il Cinema è ufficialmente nato.
Sembrerebbe l'ultimo atto dell vicenda.
Invece le cose vanno avanti.
E la famiglia Le Prince continuerà a pagare un alto tributo di sangue


Thomas Alva Edison

- IL SANGUE DEI FIGLI.

Interviene un nuovo attore nel dramma.
All'interno della famiglia Le Prince non c'è solo Elizabeth ad accusare Edison di essere il responsabile -più o meno occulto - della scomparsa di Louis, ma a lei ben presto si affianca anche il figlio Adolphe.
Adolphe effettua delle indagini per conto suo, cerca il padre per anni e lentamente si convince che l'unica persona che poteva avvantaggiarsi seriamente da una uscita di scena del genitore sarebbe potuto essere solo il miliardario statunitense.
Per questo cerca ossessivamente la sua occasione non solo per screditare colui che ritiene il suo avversario ma anche per far finalmente riconoscere il primato creativo del padre.
L'occasione a lungo cercata sembra presentarsi finalmente nel 1898

In quell'anno infatti le strade di Thomas A. Edison e William Dickson si separano definitivamente.
Assieme ad altri inventori Dickson fonda una nuova compagnia, la American Mutoscope (1) che comincia a fare seriamente concorrenza al facoltoso ex principale; la società infatti lancia sul mercato un apparecchiatura chiamata Mutoscopio che contrasta il monopolio del Kinetoscopio all'interno delle prime sale cinematografiche (chiamate Nickelodeon )
C'è però il problema dell'esclusività  dei brevetti detenuta saldamente in mano da Edison, la nuova società rischia più volte di violare la legge e più volte rischia di incorrere in sanzioni.
Dickson si ricorda quindi del lavoro di Le Prince e chiama Adolphe come testimone in un processo contro la società di Edison, per dimostrare l'infondatezza delle pretese del suo ex datore di lavoro.
Adolphe accetta con entusiasmo, non solo si presenta in tribunale, non solo testimonia, ma porta con se i progetti e le macchine del padre.
Tutto si rivela inutile.
La Mutoscope perde la causa, per i magistrati americani l'unico detentore assoluto,l'unico inventore e proprietario del Cinema risulta Thomas Alva Edison. 
Ancora una volta sembrerebbe essere arrivata la fine della vicenda.
Ancora una volta capita qualcosa che rimette in discussione tutto quanto.
Tre anni dopo, durante l'inverno del 1901 mentre partecipa ad una caccia alle anatre nelle vicinanze del cottage americano di famiglia anche Adolphe scompare improvvisamente
Nel suo caso, lui però viene ritrovato.
Morto.
Il caso viene derubricato come morte accidentale.

- EPILOGHI.


La Targa commemorativa
esposta a Leeds

Thomas Alva Edison non si godette a lungo l'esclusiva sulla proprietà dei brevetti cinematografici, già l'anno successivo alla prima sentenza un nuovo processo annullò la sua vittoria.
Il settore fu quindi liberalizzato e da quel momento in poi il Cinema divenne proprietà  di tutti.

William Kennedy Laurie Dickson tornò in Inghilterra dove morì nel 1935
 Invece la Mutoscope  dopo un iniziale periodo di fortuna e splendore durato almeno fino al 1915 subì grossi contraccolpi e smise praticamente di produrre film già a partire dal '16  anche se continuò a lavorare come distributrice fino al 1928.
Gli ultimi diritti in mano alla compagnia andarono scaduti verso la fine della Seconda guerra Mondiale e non andarono mai più rinnovati
Di fatto però la società aveva cessato di esistere da molto molto tempo prima.

In quanto ad Elizabeth "Lizzie"Whitley visse ancora qualche anno. Fino alla morte restò convinta che il marito e il figlio fossero stati ammazzati, così come restò convinta che il mandante della morte di entrambi i suoi congiunti fosse Edison.

Il nome di Louis Le Prince venne a lungo dimenticato, tra i pochi che continuarono a ricordarsene va annoverato un ristretto numero di storici e ricercatori.
Non lo dimenticarono mai  gli abitanti di Leeds dove già nel 1930 venne apposta una targa commemorativa nel luogo dove sorgeva il laboratorio dell'inventore
Anche qualche giornalista tentò di ricostruire la storia della sua vita e- sopratutto - della sua morte.
Poi, lentamente, a partire dagli anni '60 del secolo scorso le cose cambiarono.
Ci fu una lenta riscoperta ed oggi molti considerano il suo nome come quello di uno dei padri o comunque come quello di uno dei pionieri del pre-Cinema.
C'è anche un museo a Londra con alcuni macchinari donati dalla figlia Marie.
Tuttavia sempre a partire dagli anni '60 sorsero altre versioni riguardanti la sua morte, una più fantasiosa dell'altra.
 Si è parlato di un omicidio commissionato dalla famiglia, di un suicidio per debiti, di un'allontanamento volontario dell'uomo per nascondere una sua presunta omosessualità.
Ma sono ipotesi che non sono corroborate da nessuna prova valida, vuote come possono essere tutte le ipotesi.
Rimangono in piedi le tesi maggiori, quelle ricordate all'inizio di questo post.
Forse però la verità non si conoscerà mai.

Il Cinema può essere tante cose. arte, divertimento, descrizione della realtà, denuncia, escapismo e tanto altro ancora, dipende dagli occhi di chi vede ma anche da quelli che lo realizzano.
Qualcuno lo mitizza, qualcuno lo idealizza altri lo sminuiscono..nessuno però può negare la sua carica magica.
A quanto sembra però la sua nascita è avvolta nel mistero.
E come tutti i misteri ha avuto i suoi martiri e le sue vittime sacrificali.
Rimane un'ultima cosa da dire.

- L'ULTIMA FOTO (?)

La foto che ritrarrebbe
il defunto Le Prince.
Nel 2003 da un archivio della polizia parigina è stata ritrovata una foto del 1890 che ritrae un uomo annegato.
Molti hanno creduto di riconoscere nel cadavere della foto il volto di Louis Aimé Augustin Le Prince
Il cerchio non sarà mai definitivamente chiuso, manca la soluzione, però per ora la Storia sembra aver raggiunto una sorta di finale.


NOTE:
 (1) Il nome completo è American Mutoscope and Biograph Company, ma come abbreviativo si è sempre preferito chiamarla Biograph.

Accade in Italia #4: Ulteriori Segnalazioni Letterarie.

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Fedele alla mia promessa, anche questo mese ripropongo il mio Accade in Italia che raccoglie alcune uscite letterarie nel mondo del fantastico 
Come sapete con il 2015 ho deciso di effettuare massimo una segnalazione al mese, che però raccoglie in un colpo due o tre eventi o pubblicazioni che riterrò degne di interesse,il risultato finale alla fine è sempre un post molto lungo.
Alessia H.V., The embrace's natural essence


Voi però così avrete possibilità di trovare e di leggere tra queste le cose che vi interesseranno maggiormente.
In questo post troverete le segnalazioni relative a tre persone che mi hanno contattato questa estate, inoltre, dal momento che per molti mesi Nocturnia è rimasta chiusa in questo ottobre - recuperare- ci sarà un ulteriore post per segnalare delle ulteriori novità (una riguarda la segnalazione del nuovo lavoro dell'amicoAriano Geta)
Nel frattempo continuo anche a presentare una delle splendide illustrazioni di Alessia del blogSicilianamente 
Bella anche questa, vero?

 1) "HODOEPORICON" DI ANDREA MICALONE.

Titolo: Hodoeporicon
Editore: Narcissus (self - publishing)
Prezzo: 0,99 euro
ISBN: 9786051767086

Quarta di copertina:
Romanzo finalista al "Premio Urania" della Mondadori Edizione 2012-2013



Barcellona, anno 2026.


Il viaggio nel tempo è entrato nelle modalità d'indagine della polizia. I cronoagenti, costretti a operare nel più stretto riserbo, sono tra noi e analizzano le vite di coloro che saranno assassinati in futuro.


Uno dei membri della Cronoforza Speciale, nome in codice “Tom Duval”, riceve l'incarico di investigare sul brutale omicidio di un anziano signore di origini italiane: Antonio Palmenti.


Duval, però, comprende subito che la vicenda lo coinvolge personalmente, poiché sul luogo del delitto trova la propria fede nuziale. È evidente che qualcuno vuole incastrarlo. Egli inizia così un viaggio a ritroso nel tempo per capire cosa lo lega alla vittima e a tutti i personaggi che vorticano in questa storia dai contorni poco chiari. I retroscena che sta per scoprire cambieranno per sempre la sua esistenza.


 Un romanzo che scorre all'indietro, partendo dal finale e conducendo il lettore in un cammino capovolto. I capitoli si muovono in un'inversione temporale che accompagna il viaggio del protagonista e che rende questo libro qualcosa di unico nel suo genere.

Link per l' acquisto:


Nota Biografica:
Andrea Micalone è nato ad Atri (Te) il 18/11/1990.
Diplomatosi al Liceo Scientifico Tecnologico "G.Marconi" di Pescara, sta ora seguendo il corso di Laurea in Lettere Moderne all'università "G. D'annunzio" di Chieti.
Ha scritto il suo primo libro all'età di otto anni e da allora non ha più smesso di sprecare inchiostro, nel tentativo di emulare i suoi inarrivabili punti di riferimento.
Nel 2010 una sua poesia è stata selezionata per la pubblicazione nell'antologia di poeti contemporanei "Il Sogno", curato dal collettivo Poesiaèrivoluzione.
Sempre nel 2010 ha ricevuto poi il Premio Speciale della giuria alla Dodicesima Edizione del Premio Nazionale di Poesia "Oreste Pelagatti" tenutosi a Civitella del Tronto.
Nel 2011 ha pubblicato una sua raccolta di racconti con Arduino Sacco Editore, dal titolo "Buonanotte ai Sognatori".
Nel 2013 invece, grazie al romanzo di genere fantascientifico "Hodoeporicon", è rientrato tra gli otto finalisti del Premio Urania della Arnoldo Mondadori Editore.
A partire dal 2014 sta distribuendo in ebook la sua prima saga fantasy "Il Tramonto della Luna". Sono già stati pubblicati i primi tre romanzi: "Le Origini della Notte", "I Signori dei Primordi" e "L'Alba di Sangue".
Collabora attivamente con alcuni siti e blog di interesse letterario. Potete trovare i suoi articoli su "Letture Fantastiche", "Penne Matte", "Wired.it" e "Le Lande Incantate


2) "UNA BESTIALE COMMEDIA" DI ALESSANDRO BAROCCHI.


Nota Biografica :

Alessandro Barocchi, 50 anni, sono nato e vivo  a Roma. Laurea in giurisprudenza alla Sapienza e diploma d’ ingegneria audio alla “School of Audio Engineering” di Londra. Ho dedicato gran parte della mia esperienza professionale alle produzioni musicali sia in Italia sia all’estero, creando un’etichetta discografica/ edizioni musicali chiamata Alta Tensione, che vive da circa 25 anni. 
Sono autore e compositore di musiche e testi per canzoni. 
Ho pubblicato il 10/07/2015 il mio primo romanzo breve “ Una Bestiale Commedia, edito dalla Cavinato Editore in formato ebook. 
Ho pubblicato nel lontano 1983 un piccolo racconto dal titolo “ Alfa e Omega” su un allegato chiamato “ Vomito” di  una rivista mensile di nome Frigidaire, curata da Vincenzo Sparagna nota al gran pubblico per i fumetti di Tanino Liberatore ed Andrea Pazienza. 



Sinossi dell'Opera:

In un giorno torbido della sua vita, il Signor Curioso si perde su una scala diroccata di un vecchio castello ed incontra Dante Alighieri, lo spirito guida che lo accompagnera’ nella visita all’Inferno. Un mondo oscuro, dove da un po’ di tempo il Creatore organizza pellegrinaggi per mostrare agli uomini gli orrori e le sofferenze delle anime dannate che lo popolano, nel tentativo di redimere e far ritrovare la giusta direzione ad un’umanita sempre piu’ smarrita. Un Inferno contaminato dal male della Terra ed un Diavolo che, vivendo il suo insospettato quotidiano, è costretto continuamente a lavorare per aggiornare le pene relative ai nuovi peccati commessi dall’uomo. Il Curioso, tra peripezie ed incontri-scontri con le creature che lo abitano e l’aiuto prezioso del “Maestro” Alighieri, lottera’ duramente per fronteggiare Satana e risalire al mondo dei vivi, forse con una nuova consapevolezza, ma soprattutto portando con sé un inestimabile dono ed una preziosa quanto insolita compagnia. 
Una scellerata ed irriverente rivisitazione dell’Inferno di Dante, nella speranza che non provochi sgradevoli alterazioni al riposo del Sommo Poeta. 

Qui di seguito i link del sito FB e del trailer del libro
https://www.facebook.com/pages/Una-Bestiale-Commedia-di-Alessandro-Barocchi/1450662125234492?ref=hl

https://www.youtube.com/watch?v=7ctjGtypXmw

3) "HOUSE OF ANGELS- OLD SOUL" DI EMMA RAIN.


Nota Biografica:
Mi chiamo Emmanuela, ho trentaquattro anni e vivo in provincia di Roma. Sono mamma di un bellissimo bimbo di tre anni e mezzo, di nome Cesare Elia, e compagna di Manolo da ben dodici anni. La passione per la scrittura l'ho sempre avuta, insieme a quella per il disegno, gli animali e la lettura... da piccola scrivevo molte poesie, all'età di quattordici anni ho scritto il mio primo romanzo, e un altro a diciotto, entrambi fantasy, rimasti però nel cassetto, e qualche racconto breve




The House of Angels - old soulè un urban fantasy/rosa (con una punta di erotico) la protagonista  è Magda, una ragazza con un passato difficile, che entrerà  in contatto, grazie ai suoi poteri, con la casa degli angeli, e lì ritroverà Jess, un angelo caduto … con questa mia ultima creazione, ho voluto provare la strada della pubblicazione, primo, perché mi sembrava abbastanza valida, e secondo, per mettermi alla prova, e vedere se realmente avrei potuto intraprendere la strada della scrittura, realizzando  così un mio sogno. Non so come descriverei la mia opera, il mio compagno dice che è avvincente, romantica e avventurosa, ma credo sia di parte hihihi … sul romantica però ha ragione.  Questo romanzo è il primo di una serie, e ringrazio la casa editrice "Lettere animate" per avermi offerto questa grande opportunità.

                                           
                                        
                                             Target 
The house of angels - old soul, si rivolge a un pubblico sia giovane sia maturo, per tutti gli amanti dell’urban fantasy e del romanzo rosa (con una punta di erotico). 

                                        Sinossi del Libro:
Magda è una ragazza con una vita difficile alle spalle, una madre morta prematuramente e un padre alcolizzato che per pagare i debiti ha venduto sua figlia ai demoni, a salvarla arriva Jess, un angelo che per poterla aiutare rinuncia alle sue ali e promette di non vederla mai più. 
Grazie al potere della ragazza di parlare con le anime, Mori, un angelo morto durante uno scontro con i demoni, riesce a mettersi in contatto con lei e avvertire così gli abitanti della casa degli angeli. 
Le strade di Magda e Jess s’intrecceranno ancora, ma Billy, un demone infatuato della ragazza non renderà la loro vita facile.  
   Link pagina facebook: 

 ISBN: 9788868823115  

Edito dalla casa editrice “Lettere Animate”. 






 (Da poco disponibile anche in versione cartacea al prezzo di 9,00 euro). 

E anche per questo post è tutto, nel prossimo articolo però darò qualche indicazione in più oltre che sulle uscite "arianesche" anche riguardo alla nuova CE di Alessandro Manzetti  e cioè la Indipendent Legion e sulle novità Acheron Books. Buone letture gente!
That's All Folks!!!!!

Lo Zio Nick e le "Stringhe di Ricerca"

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SOTTOTITOLO: PICCOLO DELIRIO PSICOSOMATICO IN MOLTI ATTI!


Me cojoni!!!!!
Di post come quello odierno ne scrivo pochi, un po perché non mi piace farne (sono un orso timidone, in fondo), un po perché non credo proprio che chi passa da queste parti lo faccia per leggere le mie opinioni e le mie maledizioni riguardanti l'universo mondo.
Un po anche perché ci sono in circolazione tantissimi miei colleghi estremamente più bravi (e tanto, tanto più abituati del sottoscritto ) a farlo.
 E poi non sono nemmeno dotato di una sufficiente Prosopopea* per scrivere certe cose.
Però  un post più leggero di tanto in tanto ci vuole, poi è autunno e a quanto pare dicono sia la stagione giusta per lamentarsi di tutto.
Nel mio caso preferisco tornare ad un altro classico di Nocturnia: le Stringhe di Ricerca.
Cose così insomma.
Ecco, un  altro piccolo campionario di casi eclatanti realmente accaduti al sottoscritto.
Vi avverto però: dimenticate i soliti toni concilianti dello zio Nick.
Questo sarà un post delirante in tutti i sensi.


Cominciamo con una cosa soft:

- ALAIN VOUDI COSA STA SCRIVENDO?

E a me lo chiedi?
Per la cronaca Alain Voudiè un bravissimo scrittore italiano, anzi a me piace pure molto come scrive.
Solo che non credo di averne mai parlato su Nocturnia (conto presto di rimediare però parlando preso del suo bel ciclo di Trainville ) quindi non capisco.
E poi....traduzioni...errori? Boooh?
Magari se il bravo Voudi passerà da queste parti me lo potrà spiegare lui.

Le cose cominciano a cambiare con la seconda stringa:

- PERCHE' IN "SUPERNATURAL" I PERSONAGGI MUOIONO SEMPRE?

....Azzo ne so io ?
Saranno sadici gli sceneggiatori, no???
In realtà suppongo che la cosa dipenda dal fatto che essendo Sam e Dean , i protagonisti di Supernatural, virtualmente intoccabili per esigenze di copione gli autori per mantenere intatto l'interesse degli spettatori introducano in continuazione nuovi comprimari destinati prima o poi a morire.
Però se debbo essere sincero, da quando in Supernatural hanno cominciato ad inserire i vari Angeli e Demoni ho cominciato a non capirci più un emerito....beeeep...e quindi la seguo meno rispetto a prima.

Questo però è ancora niente rispetto a :

- CATALESSI NOTTURNA.

Qui qualcuno mi sta perculando alla grande.


-NOIA NOTTURNA.

Qui mi si continua a perculare

- MOSTRI ITALIANI.

Questa invece mi fa preoccupare. Insomma non sarò mica bello però addirittura darmi del mostro!
Magari forse, dopo aver visto la foto che ho messo all'inizio del post.....
In realtà forse saranno arrivati sul blog cercando i miei post sul folklore, almeno spero.


- I VERI MOTIVI DEL LITIGIO TRA XXX E YYY ?

Faccio mica l'indovino, io! Chiedilo a loro!
I nomi li ho censurati per proteggere gli innocenti.

Non è finita qui. Volete le stringhe a luci rosse?
Celo.

- LA BARONESSA DI CARINI NUDA.

- BATES MOTEL SCENE PORNO.

Questo è troppo, perfino per me (SIC)

Certo ho volutamente esagerato, non capita mica tutti i giorni, questo sono le stringhe di ricerca "particolari" che mi è capitato di leggere nel corso di questi ultimi due anni, di solito anzi le diciture sono le più classiche e normali possibili.
Però di tanto in tanto è giusto scherzare senza prendersi troppo sul serio, altrimenti si finisce per diventare come quei barbogi noiosi e pesanti che sanno solo mettersi in cattedra.
Invece anche il blogging dovrebbe rimanere un gran divertimento.
E poi io le barzellette non le so raccontare! 
E voi avete qualche "stringa di ricerca" particolare che avete voglia di condividere?


* E con questo faccio contenta ancheRomina Tamerici partecipando alla sua iniziativa Una Parola al Mese

TALKING ABOUT GIUSEPPE DI BERNARDO

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Il nome di Giuseppe di Bernardoè stato citato spesso in questo blog, non solo mi è capitato di parlare di lui e dei suoi fumetti durante le mie precedenti interviste ma ho sempre ritenuto che sia uno dei migliori sceneggiatori tra quelli delle nuove generazioni ed il motivo è presto spiegato: apprezzo molto il suo stile ed i temi impiegati dalla sua scrittura, un misto tra avventura classica, horror, poliziottesco, folklore metropolitano e cultura pop con delle robuste immissioni di esoterismo ed uno spizzico di teorie della cospirazione.
Doveva arrivare prima o poi il momento in cui Di Bernardo sarebbe diventato uno degli ospiti delle Interviste Nocturne.
E quel giorno è finalmente arrivato.

Inoltre questa sarà l'occasione per parlare sia del Giuseppe Di Bernardo sceneggiatore di fumetti, sia del Giuseppe Di Bernardo disegnatore ed illustratore, due aspetti della sua attività altrettanto interessanti.

Una prima nota biografica:  Di Bernardo nasce a Firenze nel 1971, si diploma al Liceo Artistico e - successivamente-si iscrive alla Scuola Internazionale di Comics. Da quel momento in poi comincia la sua carriera nel mondo dell'illustrazione e del fumetto.


Desdemona Metus
L'Insonne
dai microfoni di Radio Strega.

A quel periodo risalgono le sue prime illustrazioni ( se non erro anche per le cards dei Gormiti ), ma l'anno in cui comincia a farsi notare è il 1994, quando Di Bernardo si classifica terzo al concorso per esordienti  di Prato. Come disegnatore poi comincia a lavorare per serie dalla breve vita come Demon Story.
Però sempre nel 1994 nasce un personaggio  che- nel bene e nel male- accompagnerà sempre il cammino del fumettista toscano. 
Il personaggio si chiama Desdemona "Desdy" Metus conosciuta anche come l'Insonne, perché un trauma infantile le ha causato una grave forma di insonnia. Desdemona è una figura forte e fragile, al tempo stesso, una persona che  porta numerose ferite  psicologiche, ma sempre estremamente desiderosa di ricostruire i frammenti della sua vita.
Desdemona sfrutta la sua limitazione lavorando durante le ore notturne come DJ  per una piccola emittente chiamata Radio Strega, ben presto però nella sua vita ritornerà il padre Isaia Metus ed il suo passato.
Isaia infatti, nel corso della sua vita è stato legato in maniera differente a due logge massoniche in perenne guerra tra di loro: la Fratellanza e laLoggia Nera
La cosa peggiore è che anche Desdy sembra legata a queste due Sette in una maniera che nemmeno lei sospetta.
Creata dallo stesso Di Bernardo e dal collega Andrea J. Polidori, questa prima incarnazione complice il fallimento della piccola casa editrice B.B.P. Presse dura solo tre numeri.
Se  Polidori si staccherà progressivamente dal mondo del fumetto, Di Bernardo invece intraprenderà una proficua carriera nel settore.

Uno dei numeri di Diabolik disegnati da Di Bernardo

Seconda nota biografica: a partire dal 1995 l'autore approda prima sulla rivista Selen per cui disegna numerose storie a sfondo erotico e poi anche sul Lazarus Ledd della Star Comics per cui disegna un episodio (il #60, L'Armatura Nera) e sempre su quel mensile incontra il disegnatore Jacopo Brandi che diventerà un suo collaboratore abbastanza abituale. Se il sodalizio con Selen e con il suo proprietario Stefano Trentini si interromperà dopo tre anni, quello con la Star andrà avanti- tra alti e bassi - molto a lungo. Come disegnatore in quel periodo va segnalata una breve parentesi bonelliana per Mister No ( un episodio: il # 253  Un Giorno da Cani) e un susseguirsi di progetti personali : Nebula il primo e-comics italiano creato proprio dall'artista e diversi altri progetti in cui Di Bernardo -sia in veste di disegnatore  che di sceneggiatore darà sempre più sfogo al suo interesse  (a livello strettamente narrativo) per temi quali l'esoterismo o l'ufologia .
Il 2002 segna un ulteriore traguardo per l'autore con l'approdo a Diabolik, uno dei capisaldi del fumetto nostrano, per cui disegnerà episodi importanti come Fermate la Ghigliottina; L'Ultimo Colpo; Una Maschera per Ginko e La Vera Storia dell'Isola di King. Il buon lavoro svolto su Diabolik e lo sbarco anche nel mercato francese con altri progetti permettono a Di Bernardo di riaprire il suo vecchio progetto Desdy Metus.


E' infatti il 2005 quando la Free Books, all'epoca in gran spolvero, fa tornare nelle edicole italiane e con il formato "bonellide"Desdemona.
Al timone dei testi adesso c'è il solo Giuseppe Di Bernardo.
Mano a mano che gli episodi vanno avanti aumentano i riferimenti esoterici, nel corso dei vari numeri vengono affrontati misteri come quello del Manoscritto Voynich e altri più prettamente storici come quelli dell'Armadio della Vergogna e della Crociata dei Bambini. L'ambientazione prettamente fiorentina (salvo poche eccezioni ) fa la sua parte. Da parte dello sceneggiatore\ creatore e dei numerosi disegnatori che si succedono numero dopo numero viene infatti dipinta una Firenze notturna, misteriosa e magica. Perfino onirica ed espressionista in alcuni momenti.
Le vendite vanno discretamente bene, la critica elogia la serie, un po tutti parlano di una delle poche serie italiane non Bonelli in grado di canalizzare l'interesse da parte di uno zoccolo duro di appassionati; sembrerebbe quindi giunta la volta buona. Purtroppo però la Free ha fatto tutta una serie di promesse che non è in grado di mantenere  e col tempo, accumula tutta una serie di ritardi su ritardi nelle pubblicazioni e così dopo 10 numeri ed uno speciale, proprio mentre la narrazione degli eventi si sta avviando verso la sua run finale la serie si interrompe di nuovo.
L'anno è il 2007.

Il destino editoriale de L'Insonne però non si ferma qui: non solo nel corso del 2008 per il piccolo editore bergamasco Arcadia escono gli ultimi tre numeri della serie regolare sempre scritti da Di Bernardo, ma, in aggiunta,  vengono prodotti anche numerosi audiofumetti, webcomics, giochi di ruolo dedicati a Desdy Metus, il  romanzo La Lunga Notte dell'Insonne (ovviamente scritto dal nostro intervistato )....ed è storia di questi giorni perfino un film attualmente in lavorazione.

Non si ferma nemmeno la carriera del suo autore, in qualità di sceneggiatore : per la perugina Star Comics l'autore toscano, in collaborazione con Mauro Smocovich e Carlo Lucarelli crea la miniserie Cornelio- Delitti d' Autore, di cui sceneggia anche molti degli episodi. Di poco successiva è la miniserie in otto numeri The Secret dedicata al tema delle abductions aliene. Inoltre, per due anni dal 2012 al 2014 Di Bernardo diventa editor per le produzioni italiane per l'editore umbro.
Il resto è storia di questi giorni: l'autore non solo continua le sue attività di sceneggiatore e di disegnatore,  non solo continua a lavorare su Diabolik ma intraprende anche l'attività di insegnante nella stessa scuola di comics dove si era diplomato. 
Tra pochi giorni vi presenterò l'intervista con Giuseppe Di Bernardo, nel frattempo per chi volesse approfondire, QUI trovate il blog dell'autore.

Link Notturni.

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Il Blogroll Espanso di Nocturnia.


Ultimamente il mio blogroll è diventato un luogo molto affollato.
Per fortuna i luoghi e gli amici conosciuti in rete, con cui condividere passioni ed interessi sono aumentati in maniera esponenziale. Per questo un semplice blogroll non basta più, così ho deciso di creare una vera e propria pagina statica, una sorta di lista e di archivio espanso dei blog che meritano di essere visitati e seguiti argomento per argomento.
Non sono il primo ad averlo fatto, ad esempio molti anni fa ci ha pensato il Girola, ma non solo.
Inutile dire che l'idea è buona, l'unica differenza è che io cercherò di differenziare i blog per argomento.
Lo considero sia un modo per dare libero sfogo alla mia natura di categorizzazione compulsivo, sia per rendere giustizia a tutti quei luoghi che meritano di essere visitati ma che, non sempre per meri motivi di spazio, finiscono inseriti nel blogroll classico.
Diversi blog sarebbero potuti essere inseriti in più categorie, quindi considerate la cosa non come una gabbia ma come una classificazione molto molto relativa. Però se qualcuno tra voi ritiene che il suo blog faccia parte di qualche categoria diversa rispetto a quella in cui l'ho inserita io me lo faccia sapere tranquillamente ed io cambierò settore.

- MISTERI, LEGGENDE E STUDIO SUL FOLKLORE.

The Obsidian Mirror    A cura di Obsidian \ TOM\ Severino

Pensiero Spensierato  A cura di Lady Ghost\ Donata Ginevra.

Blog Misteri Angie Ginev  A cura di Angie.

La Casa dalle Finestre che non Ridono   A cura di Aradia| Francesca laFranz.


-CULTURA ( in tutti i suoi aspetti ), LETTERATURA E SCRITTURA.

Moz  O' Clock   A cura di Miki

Ivano Landi A cura di Ivano Landi

Romina Tamerici A cura di Romina.

Ariano Geta    A cura di Ariano.

Gelostellato    A cura di  gelo

Del Furore di Avere Libri A cura di Loredana Gasparri

La Leggivendola  A cura di  Erika\ LaLeggivendola 

Penna Blu   A cura di  Daniele Imperi.

la nostra Libreria   A cura di Glò; Michele ( detto il  menestrello pignolo) e PiGreco

Osteria da Milone  A cura di Temistocle.

Appunti a Margine   A cura di  Chiara Solerio

Anima di Carta   A cura di Maria Teresa Steri.

Massimiliano Riccardi Infinitesimale   A cura di Massimiliano Riccardi

Io, la Letteratura e Chaplin     A cura di Luz.

Myrtilla'shouse       A cura di Patricia Moll

Bibliomania    A cura di Camilla Pellizzoli

Maria Todesco  A cura di Maria Todesco

CervelloBacato  A cura di Cervello

Kokoro  
                                I due blog di Marcella Andreini \Orlando Kokoro
Fiabe in Analisi 

Il Blog di Mundo  A cura di Marco "Mundo" Sabatino.

Astrofilosofo    A cura di Fabrizio Melodia - l'altro blogger di Mira (VE)




-  HORROR, FANTASY E FANTASCIENZA.

Frammenti e Tormenti A cura di Pirkaf \Tremotino

Fronte & Retro     A cura di Massimo Citi

A Noi Vivi  A cura di Alek; Estrolucente; Ataru Moroboshi e Fedmahn Kassad

Plutonia Experiment   A cura di  Alessandro Girola \ Alex MacNab

Strategie Evolutive A cura di Davide Mana

Gerundiopresente A cura di  Elisa \ Gi di Gardy.

Unknown to Millions    A cura di Andrea Viscusi\ Piscu

                                        I due blog di Marco Stabile \Salomon Xeno

Un Blog SenzaPretese   A cura di Derek Zoo

Baionette Librarie    il blog del Duca \ Marco Carrara.

Iguana Blog A cura di Giorgio Raffaelli\ Iguana Jo

Storie da Birreria  A cura di Moreno Pavanello \ Il Moro

Cronache di un Sole Lontano blog collettivo gestito da Sandro Pergameno 

TrueFantasy    blog collettivo gestito da Alessandro Iascy

La Zona Morta  blog collettivo  gestito da Davide Longoni





-CINEMA, TELEVISIONE E AFFINI.

IlGiornodegliZombi   A cura  di Lucia.

Il Bollalmanacco di Cinema   A cura di Erika \ Bolla

Le Maratone di un Bradipo Cinefilo  A cura di Emidio \ Il bradipo.

L'Osceno Desiderio     A cura di Belushi.

Obsploitation   Il secondo blog di  Obsidian \ TOM\ Severino.

Il Cimemanu    A cura di Manuela Bonci

500Filminsieme   A cura di Beatrix Kiddo.

Mari's Red Room   A cura di Marika Paracchini.

La Firma Cangiante A cura de La Firma Cangiante.

Il Cumbrugliume    A cura di Michele Borgogni.

Occhio sulle Espressioni    A cura di Luigi Castellitto \ occhiosullespressioni.

Beati Lotofagi     A cura di Ivano Satos.

La Bara Volante A cura di Cassidy.

Malpertuis  A cura di Elvezio Sciallis

- MUSICA.

Il Mondo di EDU     A cura di EDU \ Eduardo Vitolo.

Rock Music Space   A cura di Nella Crosiglia.

Silverfish Imperetrix   A cura di Diego Agosto.

Simmons Cottage  A cura di Lucrezia \ Lady Simmons.

- AMBIENTE E NATURA.

La Natura che ci Circonda   A cura di Poiana.

Let There Be Light    A cura di Anna Massè.


- FUMETTI, CARTOON, ILLUSTRAZIONE.

Fumetti Etruschi  A cura di  Lucius Etruscus.

L'Antro Atomico del Dr. Manhattan A cura di Dr. Manhattan

Sicilianamente    A cura di A.H.V.\Alessia.

Bandarra Bandurra (in lingua portoghese) A cura di Santos Costa

Divulgando Banda Desenhada(in lingua portoghese )  A cura di Geraldes Lino

-FOTOGRAFIA

Pap Smear of Zombies   (in lingua spagnola) A cura di Nuki

- SOCIETA' E DIRITTI CIVILI

Cristiana2022     A cura di Cristiana.


- RPG, LIBRIGAME E VIDEOGAMES

La Tana dello Sciamano  A cura di Matteo Poropat \Lo Sciamano

-ARTE E RECITAZIONE.

Drama Queen  A cura Elisa Elena Carollo




- BLOG DI SCRITTORI.

Anaconda Anoressica A cura di Consolata Lanza

Taccuino da Altri Mondi A cura di Fabrizio Borgio

Il Grande Avvilente   A cura di Alessandro Forlani

Il Grande Marziano A cura di Alessandro Vietti

- BLOGGING 

Blogghidee   A cura di  Ximi


-FORUM TEMATICI.

Urania-Mania  Appassionati di Urania e della Fantascienza in Generale.

Se ho dimenticato qualche blog o sito- o se qualcuno volesse vedere inserito il suo blog in questa lista può contattarmi tranquillamente alla solita mail  nicolapari@hotmail.it però, ricordatevi che accetterò gemellaggi solo con i blog che trattano argomenti similari a quelli che tratta Nocturnia.  Allo stesso modo se volete notificarmi la ripresa di qualche blog che seguivo in passato  fatemelo sapere ed io reinserirò molto volentieri il blog in questione in questa lista.
Naturalmente cancellerò quei blog  che non verranno aggiornati da tempo.
E voi, il vostro blog lo avete trovato all'interno di questa lista?

INTERVISTA CON GIUSEPPE DI BERNARDO.

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Oggi vi propongo l'intervista con il fumettista Giuseppe Di Bernardo, un nome che, come saprete, è stato fatto diverse volte su Nocturnia.
Ringrazio di vero cuore Giuseppe Di Bernardo per la disponibilità dimostratami e anche per la velocità che ha impiegato nel rispondermi. 
Come sempre vi auguro una buona lettura e per chi tra voi fosse interessato ad approfondire, QUI trovate una breve scheda da me scritta sull'autore.

Nick:  Ciao Giuseppe, sei il benvenuto su Nocturnia, era da parecchio che desideravo intervistarti, quindi come prima domanda ti chiedo cosa ti ha avvicinato al mondo del fumetto e quando hai deciso che avresti voluto lavorare in questo settore.

Giuseppe Di Bernardo: Ciao e un saluto che arriva dal profondo della notte, giusto per essere in tema.
Da sempre ho scritto e disegnato fumetti. Ne ho ricordo almeno dalla quinta elementare. Mi piaceva inventare storie e raccontarmele, e mi piace ancora. Lo faccio per quello, infatti, dentro di me c'è acciambellata come un gatto, la netta sensazione che il mio non sia un lavoro vero e proprio.

Nick:  Quali sono in particolare gli autori ed i comics che sono stati maggiormente importanti per te, prima come lettore e poi come autore?
Naturalmente poi citare anche libri, film, telefilm e dischi.

Di Bernardo: Se dicessi che è stato tutto importante direi una apparente banalità, ma sarebbe vero. Diciamo che a farmi amare il fumetto sono stati i Dylan Dog di Sclavi e Watchmen, mentre a formarmi come una persona che scrive (permettetemi di non usare il termine scrittore che mi pare abusato e degno di ben altri), Calvino, Benni, Fante, DeLillo e Poe. Poi ci sono Kolosimo, Coelho e Sibaldi, senza i quali non sarei quello che sono.

Nick:  Nel corso della tua carriera hai lavorato sia come sceneggiatore che come disegnatore, ma sotto quale veste ti senti maggiormente a tuo agio?

Di Bernardo: Oh, mi piacerebbe capirlo. Forse nessuna delle due cose ed è stato tutto un fottutissimo equivoco.

Nick: Se non erro cominci a farti notare nel 1994 al Concorso del festival di Prato ( ti classifichi terzo, giusto?) Quanto ritieni siano importanti manifestazioni come Prato (ma non solo ) per i giovani esordienti.

Di Bernardo: Vent'anni fa molto importanti. Oggi, grazie alla rete, direi assolutamente inutili.

Nick:  Sempre nel 1994 assieme ad Andrea J.Polidori crei la prima serie di Desdy Metus-L'Insonne, quella prima stagione dura poco però è il primo tassello di una serie che ha avuto diverse incarnazioni ed un personaggio alla quale io da lettore sono molto affezionato, sia per l'ambientazione fiorentina sia per il suo melange di thriller ed esoterismo. Vorrei quindi che tu parlassi di questo personaggio e di cosa rappresenta per te.

Di Bernardo: Desdemona è una parte di me, rappresenta il confrontarsi con un mondo che ci circonda, che è appena percepibile e che diventa appena più concreto quando calano tenebre. L'Insonnia di Desdemona è la metafora di chi non vuole concedersi a Morfeo e non ha nessuna intenzione di chiudere gli occhi sia di fronte al visibile che all'invisibile.

Nick:  Sbaglio o -a parte le varie incarnazioni a fumetti - hai dedicato anche dei romanzi a Desdy Metus?

Di Bernardo: Solo uno. Si intitola "La lunga notte de L'Insonne" ed è una specie di raccolta di storie brevi cucite insieme da una storia più lunga. Sono gli adattamenti romanzati di una serie di audiofumetti andati in onda in una piccola radio locale e che potete trovare in rete.
L'origine "onirica" dell' insonnia di
Desdemona Metus

Nick:  Il 2002 si rivela un altro anno fondamentale per te dal momento che cominci a lavorare per Diabolik della Astorina (a proposito: complimenti per episodi come "Doppia Trappola" e "Una Maschera per Ginko").
Diabolik è un personaggio iconico, uno dei characters più riconoscibili del fumetto italiano. Cosa ha significato per te arrivare a scrivere le avventure di Diabolik?  E come ti sei approcciato al personaggio.

Di Bernardo: Per i casi della vita. Dopo otto anni di prove e porte in faccia stavo per smetterla coi fumetti quando per caso ho conosciuto una persona che mi ha presentato un'altra persona che mi ha presentato alla casa editrice Astorina. Prove fatte, piaciute e subito al lavoro. Forse le mie oltre quaranta tavole di prova fatte in precedenza per altri editori non erano così male, ma si sa che le dinamiche umane sono più misteriose di una reazione alchemica. Oggi faccio Diabolik cercando di innovare restando fedele alla tradizione.

Nick: Ci sono alcuni punti fermi nella tua opera, alcuni temi che ritornano spesso nelle sceneggiature (come "Breve Storia degli UFO a Fumetti" del 2011) sia nelle storie da te disegnate ("Chirurgia Parallela " del 2000) Dell'esoterismo abbiamo già parlato ma anche ci sono anche l'interesse per le Arti, le teorie dei complotti e per i rapimenti alieni. Da cosa deriva la passione per questi temi?

Di Bernardo: Ci sarebbe anche "The Secret", una miniserie di otto numeri edita nel 2011 da Star Comics che tratta appunto il folklore che orbita intorno alle teorie del complotto. L'argomento è nato quando ero ragazzino leggendo i libri di Kolosimo, Erich Von Daniken, Hopkins, Strieber e Pinotti. mi interessavano sopratutto le teorie legate ad una antica civiltà antidiluviana e ai rapimenti alieni. Questi miei interessi sono confluiti in "The Secret", una miniserie che si vanta di essere basata su ricerche reali anche se borderline, e che sto ristampando per le Edizioni Inchiostro.

Nick: Nel corso della tua carriera successiva hai lavorato per molti editori: Bonelli, Free Books, la già ricordata Astorina ma il tuo nome rimane particolarmente legato alla collaborazione per le miniserie della Star Comics, in particolare vorrei soffermarmi su due di queste: "Cornelio, Delitti d'Autore" e "Nuvole Nere". nate a cavallo tra il 2008 e il 2009
La seconda è tratta dai racconti di Lucarelli mentre per quanto riguarda la prima il personaggio è costruito proprio sul personaggio dello scrittore. Per "Cornelio" oltre ad essere stato uno degli autori assieme a Mauro Smocovich e allo stesso Lucarelli ne hai scritto diverse sceneggiature Come sono stati in questi due casi i passaggi dal reale e dalla narrativa al fumetto?

Di Bernardo: Ho sempre apprezzato Carlo Lucarelli, la stessa genesi di Desdemona ne risente. L'amico Mauro Smocovich mi propose l'idea e io lo aiutai a svilupparla, fino a scrivere le prime tre sceneggiature della serie. E' stato un esperimento divertente che ha avuto anche un buon successo. In "Nuvole Nere", invece, ho avuto solo un ruolo marginale nella revisione del materiale, non creativo.

Nick: Per un breve periodo sei stato editor presso la Star Comics per il fumetto italiano gestendo alcune miniserie . Un esperienza al momento conclusa ( o sbaglio?) Vorrei che tu ce la raccontassi.

Di Bernardo: Breve non è stato, perché è durato due anni. E' stata la casa editrice a chiedermi di seguire la produzione italiana e io ho accettato con entusiasmo. Poi le testate italiane hanno iniziato a diminuire, vittime del mercato e della crisi. Io ho provato a presentare qualcosa di nuovo proponendo alla casa editrice di pubblicare "Davvero" di Paola Barbato e "Suore Ninja" di La Rosa e Cardinali, fino a inventare la formula delle "Graphic Novel", un formato che potesse reggere in edicola e in libreria, iniziando con il trasformare in carta il fenomeno Chef Rubio, diventato fumetto in "Food Fighter" di Cajelli e Fontana. Certamente ho commesso degli errori, ma ci tengo a sottolineare per l'ennesima volta che non ero io a decidere cosa e come pubblicare. Io proponevo delle idee che a volte venivano respinte e a volte accettate. Sono stati due anni difficili, dove ero in prima linea nei confronti dei lettori, dei critici (spesso polemici fino al parossistico), e degli autori. Mi interessava produrre dei buoni fumetti, almeno per quelli che sono i miei parametri e credo di esserci riuscito. Poi qualcosa è cambiato, sono subentrate nuove figure, nuove idee, nuove politiche e io ho fatto un passo indietro. Auguro alla casa editrice di Perugia e a tutti gli amici che ancora ci lavorano, un futuro di grandi successi. Il fumetto italiano ne ha bisogno.

Nick:  Di solito a questo punto domando sempre al mio intervistato una sua impressione sull'attuale stato di salute del fumetto italiano e su cosa si potrebbe fare per riportare lettori al media. Rigiro anche a te la stessa domanda.

Di Bernardo: Avete provato con qualche rito tribale? Magia nera, Sacrifici umani? Quando sul mio blog ho provato a dare delle "ricette" sono stato sbeffeggiato, perché tutti quanti hanno la ricettina giusta, peccato che siano in pochi a saper cucinare davvero e in tanti a saper solo aggiornare il loro status di Facebook..

Nick: Tra i tuoi colleghi sceneggiatori e disegnatori quali segui con maggiore attenzione ed interesse? E con quali sceneggiatori e disegnatori ti trovi maggiormente a tuo agio a collaborare?

Di Bernardo: Non posso di certo farti nomi. Ci sono autori che rappresentano esattamente quello che racconto e che anzi, lo migliorano. Ci sono anche sceneggiatori che amo disegnare mentre con altri faccio un po' più di fatica. Direi che in generale non ho problemi.

Nick: Se tu dovessi consigliare qualcosa di tuo ad una persona che non ha mai letto le tue opere cosa gli consiglieresti sia per quanto riguarda i fumetti da te disegnati sia per quanto riguarda quelli in cui hai lavorato come sceneggiatore?

Di Bernardo: Gli consiglierei qualcun altro, ovviamente. A parte gli scherzi, gli consiglierei di leggersi tutta "L'Insonne" e "The Secret". Del Di Bernardo disegnatore, invece proporrei certamente il prossimo volume che disegnerò, perché non sono mai troppo contento di ciò che ho fatto nel passato.

Nick:  Progetti futuri: a cosa ti stai dedicando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Giuseppe Di Bernardo nei prossimi mesi? Su cosa sei al lavoro in questo periodo ? Sopratutto ti vedremo ancora al lavoro su Desdy Metus?

Di Bernardo:  Ho appena consegnato il mio diciottesimo albo della serie regolare di Diabolik. Sono maggiorenne. A Lucca Comics verrà pubblicato il terzo volume su quattro della ristampa di The Secret. L'Insonneè ferma al palo. Ai grossi editori italiani pare proprio non interessare, presi come sono a pubblicare questo o quell'altro fenomeno. Desdemona non è mai stata un fenomeno mediatico, bisogna impegnarsi un po' per capirla. In compenso hanno finito di girare la puntata pilota della serie L'Insonne, interpretata da Chiara Gensini, ma se il mondo del fumetto italiano è complesso c'è da immaginarsi come lo sia quello della fiction televisiva. (1)
Nuovi progetti? Sì, fare altro. Magari un corso di Tip Tap o cake design, perché a volte penso che fare fumetti al di fuori dei grossi circuiti e dei salottini giusti, sia assolutamente inutile. Ideare una serie e farsela produrre oggi è davvero complicato, a meno che non si abbia dietro certi nomi che dovrebbero portare risultati in fatto di vendite. Per adesso mi fermo e vado a fare cose che mi fanno soffrire di meno e magari anche guadagnare due spiccioli. Lascio volentieri il palcoscenico a giovani rampanti intraprendenti e sgomitanti. Mi ritiro nell'ombra da cui provengo ad aspettare il momento giusto. Come recitavano i manifesti affissi a Firenze per allertare le coppiette sul rischio Mostro: "Occhio ragazzi".


L'attrice Chiara Gensini nel ruolo di
Desdemona Metus
Nick:  Bene, è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e ti saluto rivolgendoti la classica domanda finale di Nocturnia: c'è una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Di Bernardo:  Speravo in qualche domanda sui significati ermetici de L'Insonne e su quello che è scritto tra le righe di The Secret, ma vabè... in fondo i misteri sono affascinanti proprio perché restano tali.(1)

Nota di Nick:
 (1) : A quanto pare per ora è stato prodotto almeno un corto metraggio, ma su questo chiedo lumi all'autore.
(2):  Ah beh! Sono sempre in tempo per fartele quando vuoi quelle domande. ;)

Diabolik. diritti e copyright Edizioni Astorina.

CRONACHE DI MONDO9 (2015)

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Illuminato dalla luce delle sue lune Mondo9 è un luogo dove il colore dominante è quello della ruggine, un posto dove chi comanda non è l'uomo ma il Metallo.
Metallo che si è evoluto seguendo direzioni inaspettate: l'unica scienza possibile è la meccanica ed è proprio grazie alla meccanica che sono nate le grandi navi che percorrono le sabbie di Mondo9. 
Ma sono navi senzienti, creature vive in una maniera difficilmente comprensibile che hanno asservito la Natura e l'ecosistema  del pianeta stesso alle loro necessità.
C'è una guerra in corso, una guerra di cui nessuno ricorda l'origine ma che viene combattuta senza esclusione di colpi, nemmeno gli equipaggi possono dirsi al sicuro perché possono essere sacrificati in qualsiasi momento per la sopravvivenza delle navi dove sono imbarcati.
Chi vive su Mondo9 non si fa troppe illusioni, prima o poi chiunque finirà per ammalarsi.
Ed il morbo trasforma chiunque in metallo.
I più fortunati sono quelli che muoiono.
Gli altri? 
Beh, gli altri sono destinati a trasformarsi in qualcosa di estremamente diverso.


Ci sono due date importanti da ricordare, prima di cominciare la recensione vera e propria.
 Nel 2008 sul numero 54 della rivista Robot veniva pubblicato il racconto lungo Cardanica scritto da Dario Tonani.
Ben sette anni dopo nel corso dell'estate 2015 la Mondadori ha presentato  nelle edicole Cronache di Mondo9 il primo Millemondi dedicato ad un autore italiano.
Tenetele bene a mente perchè sono due date fondamentali ai fini di questo articolo. Due date in cui, per parafrasare quel grande  personaggio che fu Tomasi di Lampedusa, nel mondo della fantascienza italiana in un certo senso è cambiato tutto -e al tempo stesso - tante altre cose sono rimaste così com'erano.
Ma andiamo per ordine.

All'interno di quel primo racconto, anzi in quel primo tassello ( insisto molto sul termine tassello e più avanti capirete perché) Tonani introduceva i suoi lettori su un pianeta desertico e velenoso, dove tra le sabbie piene rugginose si celava un pericoloso morbo in grado di trasformare gli esseri viventi in ottone. Quel pianeta battezzato Mondo9 poteva essere attraversato solo grazie ad ancora più pericolose navi -forse dotate di coscienza, forse qualcosa di più- dove però non era per niente raccomandabile prestare servizio a bordo.
Cardanica conteneva molte delle suggestioni che poi sarebbero tornate all'interno delle opere dello scrittore milanese come l'ibridazione tra carne, sangue e metallo oppure la sempre maggiore cura nei confronti dell'aspetto visivo all'interno della narrazione.
Suggestioni indubbiamente già presenti da tempo ma che dopo Cardanica sarebbero state dirette dallo scrittore verso direzioni differenti rispetto a quelle battute in precedenza.

I racconti successivi, anzi gli otto tasselli successivi (scritti in due diverse sequenze temporali della vita dell'autore separate da una pausa creativa in cui lo scrittore si sarebbe dedicato ad altro) avrebbero continuato ed ampliato quelle suggestioni. 
Fino a diventare la raccolta che oggi è stata proposta col titoloCronache di Mondo9
Ma questo lo avevate già capito, vero?

Tecnicamente Cronache di Mondo9 può essere definito come un fix up, cioè  la proposizione di tutti e nove i racconti con l'aggiunta di tutta una serie di brani di raccordo (definiti interludi nel volume ) tesi a fare da collegamento, in maniera da creare quasi  una sorta di romanzo unico.
In più la Mondadori separa in due diversi archi narrativi le vicende, quasi due mini cicli all'interno dello stesso ciclo.
 Il primo "libro" composto dai racconti Cardanica, Robredo; Chatarra e Afritania è quello che pone le basi principali dell'ambientazione. Nel successivo ribattezzato Mechardionica (dal nome dato ai sopravvissuti al morbo di Mondo9 esseri una volta umani ma adesso creature totalmente metalliche, che riescono a mantenersi in vita solo rubando i cuori altrui) l'universo romanzesco si amplia grazie ai successivi Mechardionica; Abradabad; Coriolano; Bastian e Miserable.
E cambia anche la visione posta e gli elementi verso cui viene posta.


Illustrazione di Franco Brambilla

Quello che è interessante, perlomeno ai miei occhi di lettore, è infatti lo stacco tra le due parti, la differenza di struttura presente in loro e tra loro.
Tutta la prima parte è infatti impostata sulle Macchine, sulle grandi Navi. Ci vengono descritti i modi con cui queste irretiscono, schiavizzano ed- in qualche caso- con cui si nutrono degli esseri umani , ci viene descritto il loro interno al punto che sembra quasi di respirare gli afrori e di sentire i rumori del combustibile, di provare il calore delle giunture.
Lo stesso vale per l'ecosistema del pianeta totalmente adattato alle necessità del metallo, ci sembra di vedere davvero creature come i cardi mangiaruggine o i lumigechi, di avvertire la sensazione di marcio nei pochi luoghi dove cresce la vegetazione o dove cade la neve.
Ci vengono anche  descritte le scaramucce tra le Navi, in particolare vengono seguite le vicende di due di loro: l'Afritania e la Robredo, a quanto pare c'è infatti una guerra in corso, anche se non ce ne vengono forniti i particolari. 
In tutta questa prima fase Tonani sembra più interessato all'impatto immediato, alla visualizzazione nel breve periodo, anche se ci sono alcuni personaggi che ricorrono (penso al capitano Garrasco D.Bray) si comprende subito che non sono loro il focus principale della vicenda,  non rappresentano il fine ultimo della narrazione ma al massimo l'elemento di contorno se non propriamente le vittime sacrificali.
Sempre in questa prima parte lo scrittore pone la descrizione su due piani differenti: da un lato ricorre alla narrazione in prima persona utilizzando alcuni classici escamotage letterari quali il diario dei personaggi presentandoci gli eventi come già avvenuti, dall'altro impiega la narrazione in terza persona mostrandoci gli eventi mentre avvengono.  
Questo genera un alternanza non sgradevole del punto di vista ( il POV come direbbero i recensori bravi) dei racconti creando una riuscita tensione narrativa ed una catalizzazione dell'interesse dei lettori nei confronti non di "quello" che succederà nel racconto ma nei confronti "del come" questo avverrà.

Con la seconda parte, con i 4 racconti racconti scritti in periodi più recenti  invece cambiano alcune cose, non solo Tonani sembra rinunciare alle parti scritte in prima persona- e questo porta ad una maggiore struttura-  ma si dimostra più attento nei confronti della narrazione ad ampio respiro.
Le vicende si intrecciano maggiormente, si dimostrano collegamenti inaspettati tra racconto e racconto ( anzi tra tassello e tassello ) ma lo scrittore trasferisce la sua attenzione nei confronti dei personaggi. Sia quelli nuovi come il  ladro Sargàn, il mechardionico Asur e l'adolescente Naila  (interessante in particolare il legame che si forma tra questi ultimi due) sia nei confronti di quelli già esistenti come Garrasco; perfino la Navi non sono più dipinte in maniera intercambiabile ma cominciano ad assumere una propria personalità distinta (il caso più eclatante è quello della Bastian, la nave capace di provare emozioni come la paura)
Insomma se si dovesse paragonare ad un pittore si potrebbe dire che nella seconda parte del ciclo Tonani non sia più interessato alla semplice immagine, alla singola pennellata ma all'intero quadro.

E' una fantascienza meticcia quella di Tonani, in cui si cerca e spesso si trova una sorta di melange tra le varie componenti. tra lo splatter di alcune descrizioni e la Quest avventurosa delle vicende di Asur e Naila, passando per la descrizione di un decadente mondo malato e la impossibile lotta per la sopravvivenza.
Un equilibrio che trova la sua giustificazione nella narrazione quasi cinematografica attuata dall'autore.

Certo, c'è ancora qualcosa di perfettibile, da lettore ( ma probabilmente è stato un limite mio ) mi è sembrato di avvertire in alcuni momenti quasi di indeterminatezza nella costruzione dello sfondo.
Mi spiego meglio
In un paio di momenti ho quasi avuto l'impressione come di una sorta di astrattezza o di contraddizione nel background esterno, nel world building di Mondo9:  tante cose non ci vengono dette mentre altre ci vengono appena accennate.
Un po come se l'attenzione verso dei determinati aspetti particolari sia stata maggiore rispetto a quello verso il quadro generale del'universo di Mondo9
Questo però credo dipenda dalla genesi stessa del ciclo.
Vedete, uno scenario si può costruire in due modi: con la prima modalità l'autore o gli autori si siedono a tavolino e stabiliscono regole ferree e scenari da seguire pedissequamente, scrivono sin dall'inizio una sorta di "bibbia" degli avvenimenti e della cronologia e poi rispettano rigorosamente  tutto quanto per filo e per segno.
Nel secondo caso l'autore, almeno inizialmente non intende costruire un ciclo - o comunque una ambientazione da riutilizzare più volte, ma comincia a scrivere quello che per lui dovrà essere un singolo racconti o romanzo...e piano piano si fa conquistare da quello che scrive e volta per volta aggiunge nuovi particolari o elementi, magari correggendo alcune cose già create in precedenza.
In questo caso le idee e le ambientazioni nascono d'istinto e quel mondo si costruisce poco a poco
Entrambi i sistemi sono validi, entrambi i modi di scrivere possiedono degli aspetti legittimi.

Io però credo - e me lo confermerà o smentirà stesso l'autore se vorrà intervenire nei commenti se ci ho visto giusto o meno- in questa particolare situazione si sia manifestata la seconda eventualità.
Credo cioè che almeno inizialmente le prime idee per i vari racconti che vanno a comporre Cronache di Mondo9 siano arrivate senza alcun tipo di programmazione  ma in maniera istintiva, passionale quasi viscerale.
E la produzione letteraria di Tonani è sempre stata - nel senso migliore e più onesto che si può dare a questi termini -passionale e viscerale.
Per questo in questa recensione ho preferito utilizzare il termine "tassello" al posto del termine "racconto", dal momento che  in fondo ognuna delle novelle della serie altro non è che una piccola tessera di un unico immenso affresco ancora in corso d'opera, un domino di cui forse stiamo semplicemente assistendo alle fasi iniziali.

In definitiva, Cronache di Mondo9è una buona opera, una buona opera contenente racconti che meritano di essere letti. Inoltre è un lavoro che dimostra la costante maturazione del suo autore ed anche i processi realizzati col suo stile. Forse un paio di minuscole imperfezioni, ma che rendono il lavoro più personale e più vero. Insomma un piacevole segnale per quanto di positivo la fantascienza italiana sta riuscendo a costruire in questi anni.
Per questo e per tutti i mondi che riusciamo ad immaginare.

NOTA: Per chi volesse approfondire QUI trovate la mia intervista con Dario Tonani.

.....OF THE DEAD. INFINITI ZOMBIE IN INFINITE COMBINAZIONI.

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La Notte dei Morti Viventiè probabilmente uno dei film più citati della Storia del Cinema, e non mi riferisco solo al genere Horror.
Nel mondo solo Il Padrino riesce a battere il film del debutto di George A. Romero in quanto ad influenza, citazioni, fama, parodie, longevità e quant'altro.
Eppure, come sappiamo il piccolo film di Romero fu una produzione piccola, non certo amatoriale ma realizzata la risparmio coinvolgendo amici e familiari che però non portò almeno inizialmente molta fortuna ad alcuni dei suoi "padri"
Infatti oltre a Romero, la primogenitura della pellicola va riconosciuta anche al suo socio RussStreiner, allo sceneggiatore John A. Russo e molti altri.
Tutti noi appassionati pensiamo di conoscere tutto riguardo a quello e agli altri film di Romero, con e sugli zombie
Eppure sbagliamo, perché sorprese ne escono sempre ad ogni nuova visione.
Eccone alcune.
Alcuni dei "morti viventi"all'attacco!
Al centro anche la madre di Russel Streiner
- IL NOME DELLA COSA.

Inizialmente sarebbe dovuto essere della partita anche Tom Savini che, desideroso di intraprendere una carriera come attore, aveva contattato il suo vecchio amico George Romero, quest'ultimo invece, conoscendo la bravura di Savini nel plasmare la materia gli aveva affidato il comparto degli effetti speciali
Purtroppo però poco dopo Savini ricevette la cartolina per il Vietnam e non se ne fece niente.
Perfino il titolo non venne trovato subito, finendo per subire molte variazioni. Infinite furono le diciture ipotizzate, dall'iniziale Night of Anubis fino a Night of the Flesh Eaters (cambiato solo sul finire della lavorazione perché troppo simile a quello di un altro film appena uscito ) al punto che gli autori mentre stavano girando avevano preso l'abitudine di definire la "roba che stavano girando" con l'appellativo di Monster Flick.
Cioè il "Filmetto sul Mostro"

- BILL HINZMAN ( 1936- 2012)

Bill Hinzman nel 1968 in
Night of the Living Dead 
Il primo zombie, lo "zombie del cimitero", quello che dà il via all'incubo ha il volto di Bill Hinzman.
Per la verità Hinzman non era nemmeno un attore, la sua vera occupazione, il suo vero mestiere era quello di fotografo di scena e tecnico delle luci. Sotto quella veste aveva cominciato a lavorare già a partire dal 1961 per la Latent Image, la casa di produzione fondata da George A. Romero e Russel Streiner.
Per anni, fino alla fatidica svolta del 1968, la Latent aveva prodotto zuccherosi spot pubblicitari, ma quando fu il momento di girare il loro primo film completo  fu a lui che pensarono per interpretare il ruolo del morto vivente che ammazza il personaggio di Johnny ( interpretato proprio da Russ Streiner).
La spiegazione ufficiale, non certamente elegante,  fu che serviva una persona che avesse il volto e l'aspetto di un vero morto.
Ad ogni modo l'attore accettò ed alla fine il suo rimase uno dei volti più riconoscibili di tutta la pellicola.
Al punto che quando  nel 1998 lo sceneggiatore John A. Russo decise di girare assieme a quel mestierante di Scott Vladimir Licina delle scene aggiuntive per la controversa edizione del trentennale di Night of the Living Dead, Hizman fu l'unico degli attori originali chiamato a interpretare il nuovo footage. (1)
Ovviamente il ruolo assegnatogli fu nuovamente quello dello zombie del cimitero .
Gli anni erano passati e si vedeva.
Sopratutto si notava chiaramente la differenza tra le scene in cui compariva un giovanile Hinzman e quelle in cui compariva lo stesso decisamente più attempato, ma Hinzman si lasciò convincere e recitò tutte le scene, perfino le più faticose con passione.
Bill Hinzman nel 1998 durante una pausa nelle riprese de:
Night of the Living Dead- 30 th Anniversay Edition
Dopotutto,  quel film cambiò la vita di Bill Hinzman molto più di quanto fece a molti altri interpreti: Hinzman immediatamente dopo divenne regista e produttore, più raramente lavorò come attore e sempre per film horror

- JOSEPHINE STREINER  (1918- 2012)
Samuel William " Bill" Hinzman è morto di cancro il 5 febbraio del 2012, per combinazione in quello stesso giorno è morta anche un'altra interprete del film.
Sempre nelle vesti di zombie.
Si trattava di Josephine Streiner.
Nemmeno lei era un'attrice, però si dava il caso che fosse la madre di Russell Streiner e si sa che i figli sò piezz 'e core.
Di conseguenza la non più giovanissima signora (era nata nel 1918) accettò di aiutare il proprio pargolo interpretando uno dei morti viventi che assediano la casa dove si erano asserragliati i protagonisti del film.
Josephine Streiner in una scena di
Night of the Living Dead
La signora Streiner è stata l'attrice con l'età più alta a comparire nel film.
Tra le altre cose, la donna era la vera proprietaria della macchina utilizzata dai personaggi di John ( interpretato, come sapete, dal figlio Russell ) e di Barbara e poi distrutta nelle prime scene del film.
Cosa non si farebbe per aiutare la famigghia , vero?

- LA DIETA DEGLI MORTI VIVENTI.
Night of the living Dead fu veramente una pellicola prodotta con pochi mezzi; i finanziatori maggiori in tutto furono tre: i primi due furono Karl Hardman e Marilyn Eastman che nel film interpretano rispettivamente le parti del pavido Ben Cooper e di sua moglie Helen
Il terzo fu un macellaio di Evans City.
Il suo compito maggiore fu quello di fornire la carne che gli zombi avrebbero dovuto mordere e mangiare durante le riprese.
Sul set vennero quindi fornite a profusione interiora d'agnello e prosciutto di maiale, solo che -sempre per esigenze sceniche- per simulare il sangue tutti i pezzi di carne cruda ( molti dei quali stavano anche cominciando ad andare a male) vennero completamente innaffiati di sciroppo al cioccolato.
Provate a pensare a tutte le volte che avete visto il film, provate a ricordare alle scene che vi hanno più spaventato, pensate a tutti quei morti viventi che vi hanno angosciato, ai loro sguardi vacui e minacciosi.
Pensate adesso che tutte quelle scene magiche, quasi oniriche altro non erano che il risultato, anzi il prodotto delle espressioni disgustate delle comparse per quello che erano costrette a mangiare durante le riprese
La cosa acquista un senso diverso, vero?
Secondo me subito dopo questi attori sono diventati vegetariani
Alla fine della lavorazione tutte le comparse che avevano impersonato il ruolo dei resuscitati cannibali vennero ricompensate con la paga simbolica di un dollaro e con una t shirt celebrativa.
E di un piccolo posto nella storia, visto che molti di loro ancora sbarcano il lunario come ospiti presso le varie convention e raduni di horror- fans

- DI REMAKE E DI OSPITI INASPETTATI.
Cambiano i tempi, ma non cambiano certe dinamiche.
Nel 1990 gli ex giovani di belle speranze ci riprovano.
Viene approntato un remake del capolavoro di Romero, lo scopo, come dichiarato più volte, dagli stessi John A. Russo e Russel Streiner era quello di farci finalmente un po di soldi sopra.
Come sceneggiatura viene riutilizzata quasi totalmente la partitura originale del '68, con degli adattamenti allo spirito dei tempi.
Cambia anche il regista, Romero preferisce infatti  lasciare le redini della regia a Tom Savini che, inizialmente, era stato cooptato per occuparsi degli effetti speciali. Savini alla sua prima -ed unica- regia se la caverà anche bene, ma durante tutto il tempo non farà altro che litigare con i produttori della 21 st Century Film Corporation rei secondo lui di avergli bocciato la maggioranza delle sue idee.
Una volta che il film esce non si dimostra poi un gran successo, al punto che solo in anni recenti è riuscito ad  assurgere allo status di "classico".
Certo, vengono coinvolti quasi molti di coloro che avevano partecipato al film del 1968: Russel Streiner stavolta veste i panni dello Sceriffo McClelland; Bill Cardille ( ne ho parlato QUI e QUI ) in un breve cameo riprende il suo ruolo da cronista.
Cardille e Streiner
In più, tra gli elementi di novità, vanno segnalate le ottime interpretazioni dell'icona horror Tony Todd nel ruolo di Ben e quella della splendida Patricia Tallman che (finalmente) crea una Barbara meno passiva e vera protagonista della pellicola.
Però queste sono le cose che già conosciamo.
Le vere sorprese si notano solo cercandole. Solo grattando in profondità.
Perché anche in questo caso ci sono alcune  comparse di lusso.
Infatti, tra i "morti viventi" del film si riconoscono alcune icone del genere horror, date una occhiata all'immagine qua sotto: lo "zombie" pelato al centro dell'immagine è il cartoonist ed illustratore Gahan Wilson ( ha collaborato con riviste come The Magazine of Fantasy & Science Fiction;The Twilight Zone; Playboy ; Realms of Fantasy e ha illustrato o realizzato numerose graphic novel e cover di tanti romanzi di genere SF; Fantasy ed horror). Mentre il morto vivente a cui Wilson si appoggia ( quello con barba e baffetti In  basso a destra)  altri non è che  lo scrittore splatterpunk Craig Spector.
La partecipazione  alla pellicola non solo mi è stata confermata dallo stesso Spector in una recente conversazione, ma viene citata da Savini alcuni audio commentary a corredo delle edizioni in DVD del suo film.
Il disegnatore Gahan Wilson ( al centro)
In basso a destra appena sotto di lui lo scrittore horror Craig Spector
Entrambi gli artisti compaiono nella scena in cui i personaggi di  Ben; Tom e Judy, nel tentativo di uscire dalla casa assediata, minacciano gli zombi con torce incendiarie. In un' altra scena, di poco successiva, compare invece anche lo scrittore John Skipp ( lo zombie con i capelli biondi a punta che indossa un giubbotto motociclista in pelle nera ).
A parte l'amicizia la presenza dei due scrittori nel lungometraggio era dovuta ad un semplice particolare.
L'anno prima Skipp & Spector (che in quegli anni avevano creato un buon sodalizio letterario, oggi infranto) avevano dato alle stampe un'antologia intitolata Book of the Dead ( tradotta anche da noi per i tipi della Bompiani con il titolo de Il Libro dei Morti Viventi ) dedicata proprio all'universo romeriano e che era stata alla base di una rinascita dell'interesse nei confronti dei morti viventi dopo un lungo periodo di appannamento.
Dite la verità, li invitereste a casa vostra per un caffè?
Si tratta di piccole cose, brevi chicche che di sicuro il conoscerle non cambierà la vita.
Ma, in fondo noi appassionati non viviamo anche di queste cose?

NOTE:
(1) Per chi volesse approfondire riguardo all' operazione Night of the Living Dead -30thAnniversary Edition vi rimando alla mia intervista con l'attrice e scream queen Debbie Rochon ( QUI e QUI)   coinvolta da John Russo nel film in alcune scene girate novo

HALLOWEEN IS COMING.....

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Lo so, sicuramente abbasserò molto il livello del blog però non ho saputo resistere.
Per la cronaca, per  effettuare questa foto non solo  Trixie non è stata oggetto di violenza, ma anzi quella grassona ha ottenuto anche delle crocchette in più.
E voi, vi stare preparando per Halloween?

PENNY DREADFUL -Prima Stagione

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Siamo a Londra nel 1891.
Ethan Chandler è un avventuriero americano sbandato e sbruffone che si guadagna da vivere esibendosi in spettacoli da circo. L'uomo millanta di essere l'unico sopravvissuto del massacro del Little Big Horn, però si dimostra bravo con le armi. Per questo durante una tournée del circo dove presta servizio l'uomo viene avvicinato dalla sfuggente Vanessa Ives. La donna propone a Chandler di accompagnare l'esploratore Malcolm Murray per i sobborghi della capitale alla ricerca della di lui scomparsa figlia Mina.
Oscure forze sono all'opera e ben presto l'americano si rende conto dell'esistenza di un mondo  soprannaturale parallelo al nostro. 
Un mondo estremamente pericoloso, in cui le creature che hanno rapito Mina, probabilmente dei vampiri antichi quanto i faraoni,  sono solo una piccola avanguardia. Le strade del terzetto si incroceranno con quelle di Victor Frankenstein e delle sue due creature, dell'irlandese Brona, che per sopravvivere lavora come prostituta; di un uomo che forse ha effettuato un empio patto e che risponde al nome di Dorian Grey e di un gruppo di artisti del Grand Guignol.
Quasi subito le ombre avvolgono nel loro incubo Ethan ed i suoi segreti, Vanessa ed il suo desiderio di redenzione e tutti coloro che gli stanno attorno.
Nel 1891, le strade di Londra oltre che da numerosi vampiri sembrano percorse anche da un licantropo.
Ma alla fine i nemici peggiori degli esseri umani saranno gli esseri umani stessi.

Sin dall'inizio, sin dall'incipit con cui Penny Dreadful si presenta si comprende che ci troveremo in presenza di una serie che non concede sconti a niente e a nessuno, uno show per niente consolatorio.
Non sto dicendo che per questo motivo Penny Dreadful sia una serie innovativa, non lo è per il semplice motivo che in questo segue una tendenza nata diversi anni fa.
Però basta assistere alla prima scena, in cui una donna e la sua piccola figlia appartenenti alla working class più povera e miserabile vengono brutalmente massacrate durante la notte mentre si apprestano ad andare al bagno, per comprendere che questa lezione è stata brillantemente appresa dai creatori della serie.
Che la portano fino alle sue estreme conseguenze.





Penny Dreadful possiede una sua forte estetica dark, dimenticate quindi i deliri visivi e narrativi (fenomenali e, almeno inizialmente quasi geniali certo ma a volte un po troppo kitsch e sopra le righe) di American Horror Story (ne ho parlato QUI e QUI )  dimenticate l'estremo niente che sta dietro a quell'inutile operazione modaiola che risponde al nome di The Walking Dead(ne ho parlato a suo tempo QUI). 
Qui, in questa serie si fa sul serio.
E ci si prende estremamente sul serio.

Una estetica dunque che ci trasporta all'interno della Londra del diciannovesimo secolo, in piena epoca vittoriana, periodo che, nell'immaginario anglosassone -ma non solo- rappresenta il punto più alto raggiunto dalla cultura britannica, dall' influenza britannica nel mondo e dalla potenza militare britannica..
Ma anche- e la cosa ci viene ricordata in continuazione - anche il momento in cui la povertà delle classi britanniche più basse ha raggiunto il suo nadir, il suo punto più basso, non solo a livello economico ma anche morale.
Un mondo diviso in due, anzi un demi-monde, per usare un termine ripetuto più volte all'interno della serie, già fecondo di suo e portatore di numerose fonti di ispirazioni per artisti e creativi.

 Penny Dreadful dimostra così di avere molti padri e numerose influenze culturali: a cominciare poprio da quei piccoli fascicoli settimanali a basso costo che, nell'ottocento furono antesignani delle pubblicazioni e del genere pulp, continuando col saccheggio effettuato a man bassa di alcuni dei maggiori personaggi iconici della  letteratura del XIX Secolo: da Dorian Gray; a Dracula e Mina Murray fino  alla Creatura di Frankenstein per concludere con quello che, probabilmente, è la vera fonte d'ispirazione del telefilm.
Il fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore.



E lo sceneggiatore e creatore della serie, il californiano John Logan, dimostra di aver appreso appieno la lezione mooriana cioè che il modo migliore per poter utilizzare un personaggio o un romanzo del passato è quello di fingere di distruggerne la caratteristiche principali, o quantomeno  destrutturarle tutte, amplificarne gli elementi già presenti in nuce ma magari sottintesi dagli autori originali (l'ambiguità sessuale in Dorian Gray; il rifiuto della responsabilità in Victor Frankestein o la malinconica solitudine di chi è scampato al male, ma proprio per questo non riesce più ad integrarsi appieno nella società).
E dopo aver fatto questo, riproporci lo stesso personaggio esattamente così com'era, semplicemente però presentato in maniera più brutta, sporca, cattiva, amorale, ambigua ed ambivalente.
Un operazione sicuramente facile, ma che per poterla attuare bene, bisogna conoscere fino in fondo la materia trattata.
Ed amarla profondamente, anche se si finge il contrario.
Era valido per quel geniaccio di Alan Moore ai tempi in cui riscriveva le saghe dei Super eroi, è valido in misura maggiore oggi per il sicuramente meno dotato John Logan
Principalmente però Penny Dreadfulè una serie horror a tutto tondo, in cui sia l'elemento gore che l'elemento gotico risultano ben equilibrati tra loro.
Equilibrio che, almeno sulla carta, non era per niente scontato né facile da raggiungere. 



Penny Dreadful, in fondo è il frutto, il risultato di una doppia filosofia produttiva, di una duplice visione sulla materia narrata, dell'opposta politica televisiva applicata sulle due sponde dell'Oceano.
Infatti, la serie è stata possibile grazie alla collaborazione tra la rete via cavo statunitense Showtime (è la rete che in passato ci ha dato Dexter) e la britannica Sky Atlantic cosa che ha permesso una cura certosina nei dettagli negli otto episodi della prima stagione.

Cura certosina che si riscontra nella regia ( i primi due episodi, ad esempio sono stati affidati allo spagnolo Juan Antonio Bayona, conosciuto per film come The Orphanage); nei set, quasi tutti ricostruiti negli Bray's Ardmore Studios di Dublino (per motivi fiscali); nella presenza di una evocativa sigla iniziale, tutta viole e violoncelli scritta da Abel Korzeniowski (e che Dio benedica tutte quelle serie che continuano ad avere una sigla vera e propria piuttosto che quelle insipide intro di pochi secondi che tanto vanno adesso ); ma anche nei dialoghi  nei quali vengono spesso adoperati i frasari e le terminologie impiegati nei romanzi d'appendice ottocenteschi o nella drammaturgia teatrale shakespeariana (dettaglio questo che, col il doppiaggio italiano purtroppo, va parzialmente perso) e- last but not least - con la creazione di un cast di altissimo livello.

La prova attoriale migliore la fornisce Eva Green  che interpreta Vanessa Ives.
L'attrice francese già in passato ha dimostrato di essere un'ottima interprete ed anche di trovarsi a suo agio in ruoli ed atmosfere gotiche, in questo caso però regala una caratterizzazione ben superiore alla media, gestendo un personaggio difficile e complesso, quello di una donna convinta cattolica e dotata con forti ansie di redenzione, ma toccata dal male, forse dal diavolo stesso. Questo legame, questo "tocco" che ha reso la donna vittima di visioni e di possessioni deturpa il personaggio nel corpo e nell'anima, l'attrice è brava a mostrarci tutta la sofferenza del personaggio, ad imbruttirsi a farsi violenza in continuazione.


Un 'interpretazione molto "fisica" e straziante quella della Green, che più volte finisce col rubare la scena a tutti gli altri personaggi della vicenda
Ma quello del "dualismo"è un tema che ricorre spesso per tutta la prima stagione di Penny Dreadful

E' ambivalente il rapporto che si crea tra tutti i vari personaggi, è ambivalente la caratterizzazione che viene data ad ognuno di loro (ma le "ombre" spesso superano le" luci")
E' molto ambivalente, ad esempio il personaggio di Sir Malcolm, gestito in maniera carismatica ma misurata dall' ex 007 Timothy Dalton. Divisione ancora più netta se si considera il Victor Frankenstein (interpretato dal'inglese Harry Treadaway ) da un lato freddo uomo di scienza, perfetto figlio del nuovo secolo che sta per arrivare e fiducioso portatore di tante promesse di nuove scoperte scientifiche, dall'altro oscuro alchimista che pratica studi proibiti.
E che dire del rapporto che intercorre tra lo scienziato e le sue creature? In questo caso, non una sola ma ben due (ed anche in questo caso si ripresenta il concetto del dualismo)
Con una, il timido e riuscito Proteo  assistiamo al positivo rapporto: figlio perfetto- padre orgoglioso. Proteo si dimostra entusiasta del dono ricevuto e pronto a godere della seconda possibilità offertagli  (L'attore Alex Price si dimostra bravo nel' interpretare un ruolo di "bambinonelcorpodiunadulto") mentre col secondo, la Creatura vera e propria estrapolata dal romanzo di Mary Shelley qui ribattezzata anche col nome di Calibano si ripresentano anche tutte le dinamiche della storia originale.
Ma Calibano non è solo il classico figlio rifiutato, Victor non è solo il classico padre fuggito alle sue responsabilità e pieno di sensi di colpa.


No, in questo caso il rapporto tra i due in alcuni momenti assume le fosche tinte di un rapporto tra due amanti vicendevolmente delusi da quello che l'altro è diventato.
Rory Kinnear, l'interprete di Calibano conosciuto in Inghilterra per le sue interpretazioni teatrali, specie per i suoi ruoli nelle opere di Shakespeare è uno di quei casi di cui parlavo prima, quando lamentavo della perdita di sfumature causata dal doppiaggio italiano, poiché la  particolare formazione di Kinnear fa si che l'attore caratterizzi il personaggio di Calibano\ Creatura con toni, dialoghi e movenze da tragedia greca.

Per il resto, vanno segnalate la, altrettanto buona interpretazione dell'altra attrice britannica Billie Piper ( Ve la ricordate? In passato è stata la companion Rose Tyler nelle prime stagioni della nuova Doctor Who) nel ruolo della prostituta malata di tubercolosi Brona Croft  e la discreta prova finalmente fornita dal'americano Josh Hartnett qui nella parte di Ethan Chandler reduce da diverse  caratterizzazioni incolori effettuate negli anni passati.


Tutti i personaggi subiranno una evoluzione nel corso della prima stagione, in alcuni casi potemmo parlare anche di una vera e propria trasformazione, se non proprio di un completo stravolgimento e verso la fine, verso le ultime scene capiremo anche parzialmente il perché del continuo insistere da parte di Logan sul concetto del "dualismo".
Perché per l'autore- e per i suoi co- sceneggiatori- il Bene e il Male, o se preferite, il Divino ed il Maligno non siano solo i due lati della stessa medaglia ma rischino di diventare la Stessa medesima cosa.
E di portare la medesima distruzione nelle vite delle persone.

Visto il buon successo della prima stagione, la Showtime ha dato il via libera al proseguimento dello show. Nel 2016 dovrebbe essere programmata la terza stagione mentre per quanto riguarda l'Italia la prima stagione è stata trasmessa recentemente da Rai 4 in versione censurata.

HORROR MASTER: TALKING ABOUT GRAHAM MASTERTON.

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Durante tutta questa settimana a causa di tutta una serie di motivi, sarò poco presente in rete, dovrei però riuscire a mettere online l'intervista con lo scrittore britannico Graham Masterton.

Veniamo ora al futuro ospite "Nocturno".
Graham Masterton è nato ad Edimburgo il 16 gennaio del 1946  e negli ultimi 40 anni è diventato uno dei più importanti scrittori horror della narrativa anglo-americana, anche se, per essere completamente sinceri, Masterton è arrivato solo in un secondo momento.
alla narrativa di genere

Il nostro infatti per lunghi anni è stato editor per riviste per adulti come la britannica Mayfair e per l'edizione locale di Penthouse.
In seguito, anche grazie a questa attività, lo scrittore, a partire dal 1971 si specializza nella realizzazione di manuali di educazione sessuale.
Molti di questi, come How to Drive Your Man Wild in Bed  (1976); How to Drive Your WomanWild in Bed (1987) e Wild Sex for New Lovers (2001) diventano anche dei bestsellers e dei classici del settore.
L'autore però sente che gli manca ancora qualcosa, che può esplorare altre strade e dar sfogo alla sua passione nei confronti della narrativa del Terrore.
Nel 1976 arriva quindi il primo romanzo.
Che darà via non solo alla carriera del suo autore, ma anche ad uno dei cicli fondamentali della letteratura horror mondiale.



Il romanzo in questione s'intitola The Manitou, in esso l'autore che, da tempo preferisce risiedere i America, non solo adotta una ambientazione statunitense ma utilizza molti degli temi cari all horror yankee, quali lo sciamanesimo indiano.


The Manitouè infatti la storia di una donna Karen Tandy a cui sta crescendo un insolito tumore sulla schiena, tumore che quasi subito si scopre essere un feto che si sta sviluppando ad altissima velocità. Ma The Manitou, è anche la storia di Harry Erskine, l'ex fidanzato di Karen, un uomo profondamente ironico,un finto cinico ai confini del cialtronesco, al punto da guadagnarsi da vivere effettuando lettura di tarocchi per vecchiette.
Alla fine il feto si rivelerà essere un antico uomo medicina indiano che sta per tornare sulla faccia della Terra per vendicarsi dei bianchi che hanno annientato quasi del tutto la sua gente.
Il romanzo ha un ottimo successo, anche grazie ai suoi personaggi principali: i lettori apprezzano l'"eroe" Harry Erskine un personaggio apparentemente scalcagnato e sopra le righe  ma dotato di buon cuore ed apprezzano anche il "cattivo"Misquamacus, il nativo americano, che durante tutta la vicenda compie  certamente tutta una serie di azioni malvagie ma che continuamente ricorda alla cattiva coscienza dell'uomo bianco  i ben peggiori crimini compiuti durante l'epopea della Frontiera.
Lo stesso nome Misquamacus inoltre cela in sé una gustosa citazione lovecraftiana, essendo un personaggio già comparso nel pastiche The Lurker at the Threshold, un romanzo breve composto da August Derleth nel 1945 sulla base di un frammento incompiuto lasciato da Lovecraft prima della sua morte avvenuta nel 1937.

Nel 1978  The Manitou diventa anche un film (per la verità niente di eccelso, ma a suo modo contribuisce alla fama del'autore) per la regia di William Girdler in cui il ruolo di Harry Erskine viene interpretato in maniera gigionesca da Tony Curtis, all'epoca un attore molto popolare grazie a serie come The Persuaders! ( da noi conosciuta come Attenti a quei Due!)

Nel frattempo la carriera di Masterton procede spedita: nel 1977 il personaggio di Erskine torna nel romanzo The Djinn in vicende slegate dagli eventi di The Manitoudal momento che stavolta lo scalcinato investigatore dell'occulto si trova a dover affrontare i demoni della mitologia araba. Nel 1979 è invece il momento in cui lo scrittore dà origine ad una vera e propria saga con Revenge of the Manitou  in cui effettua il suo ritorno anche il villain Misquamacus.


Tony Curtisè Harry Erskine
nel film The Manitou (1978)
tratto dal romanzo di Graham Masterton
Complessivamente la serie andrà avanti fino ai giorni nostri comprendendo anche i romanzi:
Burial (1991); Manitou Blood (2005); Blind Panic (2009) ed il recente Plague of the Manitou uscito proprio quest'anno; ai quali si deve andare ad aggiungere il racconto Spirit Jump (1996).
Di tutti questi in Italia sono stati però tradotti solo il capostipite The Manitou e Manitou Blood,. Il primo venne tradotto nel 1978 col titolo Manitù lo Spirito del Male (lo  stesso titolo è stato assegnato anche alla versione italiana del film di Gindler) per l'editore Cappelli, anche se va detto che da quella prima volta non è stato più ristampato ed è difficile da reperire.
Mentre per quanto riguarda il secondo titolo, fortunatamente le cose vanno molto meglio in quanto se ne è occupata la Gargoyle traducendolo come Il Sangue di Manitou nel 2009 (e da quello che so è ancora in catalogo)

Parlare della carriera di Graham Masterton limitandosi solo alle Manitou Series sarebbe però riduttivo. 
L'autore nel corso dei decenni ha continuato a scrivere altri poderosi cicli horror quali la serie di Rook cominciata nel 1997 e quella dei Night Warriors cominciata col romanzo omonimo nel 1985 ( tradotto nel nostro paese come I Guerrieri della Notte, stavolta grazie a Fanucci).
Ma ha scritto anche romanzi singoli in cui si diverte a mescolare ambientazioni californiane, nazisti redivivi; fuoco, sangue e sesso come  The Hymn (1991)- Da noi L'Inno delle Salamandre per le Edizioni Sperling & Kupfner (1995)- o come il celebrato Spirit ispirato alle novelle di Andersen.

E quello delle influenze rimane un discorso interessante, che se volessimo approfondire prenderebbe intere pagine, per ora basta citare quella di Lovecraft a cui Masterton si ispira (anche se così apparentemente non sembrerebbe) per la stesura di altri suoi romanzi (uno su tutti: Prey scritto nel 1992)

Di successo in successo l'autore non solo ha continuato a comporre sia i suoi romanzi e racconti horror sia i suoi manuali di educazione sessuale, ma si è saputo distinguere anche nel genere thriller e nella fiction storica.
In anni recenti tre suoi racconti sono serviti come soggetto per altrettanti episodi della serie televisiva  The Hunger creata da Tony Scott (ve la ricordate?) ed uno di questi è stato in lizza per la vittoria al Bram Stoker Award, mentre molti altri sono stati antologizzati nelle migliori raccolte del genere un po in tutto il mondo. Da noi, ad esempio, diversi racconti sono arrivati tramite la traduzione delle antologie inglesi della serie The Mammoth Books of... edite oltremanica dalla Robinson Press e adattate nel nostro paese dai tipi della Newton verso la fine degli anni '90 s del XX Secolo.

Nel corso degli anni Graham Masteron ha anche vinto numerosi premi: per i suoi thriller ha ottenuto il prestigioso Edgar Award, il massimo riconoscimento nell'ambito della narrativa gialla, invece grazie al suo romanzo Family Portrait scritto nel 1985 e che rielabora alla maniera "mastertoniana" Il tema del Dorian Grayè stato l'unico scrittore non francofono ad ottenere il transalpino Prix Julia Verlanger.

Sempre dal film The Manitou
ecco la caratterizzazione di Misquamacus
Certo non è stato sempre facile, come in tutte le umane vicende anche la vita dello scrittore britannico ha subito la sua dose di dolori e di ferite, come quando nel 2011 è venuta a mancare l'amata moglie Wiescka, la compagna di tutta una vita.  Per molti anni Graham e Wiescka Masterton erano stati una delle coppie più affiatate dell'ambiente e la donna di origine polacca era stata anche l'agente letteraria dello scrittore ( tra le altre cose, anche a causa di questo legame, Graham Mastertonè uno degli scrittori horror più popolari in Polonia)

Masterton che adesso vive nella zona del Surrey in Inghilterra spesso e volentieri mette il suo nome, la sua penna e la sua voce a favore di iniziative benefiche, recentemente ad esempio con la sua antologia Scare Care lo scrittore ha raccolto fondi a sostegno della terapia per bambini vittime di abusi sessuali sia in America che in Europa
Con oltre cento romanzi al suo attivo Graham Masterton è uno degli scrittori del perturbante più prolifici di questi ultimi decenni, un autore che meriterebbe di essere più conosciuto anche qui da noi in Italia, nei prossimi giorni conto quindi di potervi proporre l'intervista che lo scrittore mi ha concesso.


BONUS CARD:
Per chi fosse interessato vi posto alcuni link utili:
-Il suo blog personale in inglese (QUI)
- Il suo blog in lingua polacca ( QUI)
- Le pubblicazioni italiane di Graham Masterton- e ringrazio l'ottimo Catalogo Vegetti per questo.

INTERVISTA INTEGRALE CON GRAHAM MASTERTON

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Benvenuti a tutti quanti!
Stiamo attraversando in pieno i giorni di Halloween, per festeggiare la ricorrenza vi propongo la mia intervista con Graham Masterton, uno dei pesi massimi della letteratura horror mondiale. Masterton ( QUI trovatela mia scheda sull'autore) è autore di romanzi fondamentali come il ciclo di Manitou e Rules of Duel, scritto in collaborazione con William S. Burroughs
Desidero ringraziare Graham per l'enorme gentilezza che mi ha dimostrato, per la grandissima disponibilità che ha avuto nei miei confronti e anche per la splendida intervista che mi ha rilasciato.
Intervista di cui sono estremamente orgoglioso.
Spero che il risultato finale sia di vostro gradimento!
Buona lettura !!!!
(For english version, please scroll down )

Nick: Benvenuto sul blog Nocturnia, è un onore averti ospite Graham. Di solito come prima domanda ai miei ospiti chiedo di narrare i loro inizi ed il momento in cui hanno deciso di diventare scrittori, quindi rigiro anche a te la stessa domanda.

Graham Masterton:  Non ho mai deciso in maniera consapevole di diventare uno scrittore. Mi è invece sempre piaciuto scrivere storie e disegnare cartoni animati e immagini sin da quando ero molto giovane.Ricordo che disegnavo un fumetto intitolato "Flash" per i miei amici al cui interno inserivo storie spaziali e western, e poi ho cominciato a scrivere i miei libri basandomi sulle opere di Jules Verne. All'epoca apprezzavo particolarmente "Ventimila Leghe sotto i Mari" con le sue descrizioni di battaglie contro i calamari giganti. Ho sempre scritto poesie e racconti, e quando ho poi scoperto Edgar Allan Poe  ho cominciato a scrivere brevi storie dell'orrore di leggere ai miei amici a scuola. Anni dopo uno di questi miei amici mi ha confessato che le mie storie  lo spaventavano talmente tanto che bagnava il letto perché aveva troppo paura di alzarsi al buio per andare in bagno durante la notte.


Nick:  Sei uno scrittore molto versatile, però prima di arrivare a dedicarti  al genere horror, sei stato molto attivo come redattore di riviste come l'edizione britannica di "Penthouse" e Mayfair" ed avevi scritto diversi manuali di educazione sessuale. Cosa ti ha portato all'horror?

Graham Masterton:  Come ti ho raccontato, mi è capitato di di rimanere affascinato dalla scoperta dei racconti di Edgar Allan Poe e, successivamente anche da quelli di Bram Stoker e altri scrittori horror. All'età di 13 o 14 ho scritto due completi romanzi horror, uno su granchi demoniaci e l'altro sui vampiri. Conservo ancora il libro scritto a mano su i granchi! Da adulto ho avuto una formazione da giornalista e, in seguito, ho lavorato su Mayfair e su Penthouse, ma era solo per caso che ho scritto The Manitou. Avevo una settimana di stacco tra la scrittura di un manuale di sesso e l'altro e ho scritto questo romanzo semplicemente per divertire me stesso. L'ispirazione è nata dalla prima gravidanza di mia moglie Wiescka e un'idea trovata sulla rivista The Buffalo Bill Annual  1955

Nick:  Leggendo i tuoi lavori noto che spesso sono evidenti omaggi e ispirazioni tratte dai classici: Lovecraft a cui ti ispiri per romanzi come "The Wells of Hells" (1981) o "Prey" del 1992 ed il racconto "Will"; Oscar Wilde per "Family Portrait" (1985) e Lewis Carrol con il romanzo "Mirror" (1988). A parte questi quali sono stati gli scrittori ed i romanzi che ti hanno formato maggiormente come lettore prima ancora che come scrittore? naturalmente puoi citare anche film, serie televisive, musica e tutto quello che ti viene in mente.

Graham Masterton:  Ho imparato molto dai tenaci scrittori americani degli anni 50 e 60 come Nelson Algren (L'Uomo dal Braccio d'Oro) e Herman Wouk (L'Ammutinamento del Caine). Successivamente sono diventato molto attratto dalla scrittura dei beat americani come Jack Kerouac (Sulla Strada \ On the Road), Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti e William S. Burroughs (The Naked Lunch \ Il Pasto Nudo). Ho ammirato il loro coraggio e il modo in cui erano pronti a scrivere di qualsiasi cosa in uno stile che era completamente aperto e franco. Ho scritto a William Burroughs quando ancora viveva a Tangeri e alla fine quando è venuto a vivere a Londra lui ed io siamo diventati buoni amici. L'ho incaricato di scrivere una serie di articoli per la rivista Mayfair una sorta di rubrica intitolata "The Burroughs Academy", che sono stati un grande punto di svolta nella sua carriera. Con la sua partecipazione  ho scritto un romanzo nello stile "cut-up"(1) con il quale lui stava spesso sperimentando - Il romanzo si intitola Rules of Duel. Parlare di stile"Cut-up" significa che scrivi un paio di frasi e poi le tagli a caso per vedere quale nuovo senso puoi dare loro. Ho ammirato il loro punto di svolta tenace  che era anche completamente sincero e deciso - Secondo te ci sono riuscito  ?

Una recente edizione ebook in lingua inglese
di Rules of Duel

Nick:  L'anno in cui ti fai conoscere è il 1976 quando esce il romanzo "Manitou. Lo Spirito del Male", il tuo primo grande successo nel campo della narrativa horror. Vorrei che tu andassi indietro nel tempo per noi e ci raccontassi le emozioni e le sensazioni che hai provato nel vedere il tuo libro stampato e nelle librerie.

Graham Masterton: So che può sembrare blasé, ma io stavo pubblicando la mia pagina su un giornale di musica sotto il mio nome da quando avevo 18 anni, e avevo regolarmente pubblicato articoli in Mayfair e Penthouse sotto il mio nome. Oltretutto avevo anche  pubblicato diverse guide  sul sesso che erano diventate dei best-seller, quindi quando è stato pubblicato Manitù. Lo Spirito del Male non provavo molta eccitazione  nel vedere il mio nome in copertina.
 Era solo il mio lavoro, e lo è ancora

Nick: Mi sembra di aver letto che "Manitou. Lo Spirito del Male"sia stato ispirato dalla lettura di alcuni vecchie leggende indiane avvenuta durante la gravidanza di tua moglie. 
E' vero? E più in generale quali sono le tue forme preferite d'ispirazione?

Graham Masterton:  C'è ispirazione ovunque. Ti potrei raccontare un paio di storie fantastiche riguardo "a dove trovo le idee", ma la semplice  realtà è che io ho ricevuto una formazione da reporter all'interno del giornale presso cui ho lavorato e, grazie a questa formazione posso vedere ovunque attorno a me storie interessanti e degne di nota. Mi piace, però, provare a mettere in una nuova luce e  dare una diversa interessante interpretazione ad una storia che i lettori già conoscono, come ho fatto con Alice Attraverso lo Specchio nella mia opera Mirror e con Il Ritratto di Dorian Gray nella mia opera Family Portrait. Se i lettori conoscono già le storie originali, penso che l'operazione potrà dar loro un po' di divertimento in più e fa anche si che le storie sembrino più credibili. Per esempio, ho scritto un breve racconto intitolato The Night Watcher che si basava su Il Leone, la Strega e l' Armadio di CS Lewis e ho fornito una spiegazione completamente differente (e molto più paurosa) per il modo in cui Lewis ha inventato Narnia. Ho letto questa storia in un tour di lettura durato una settimana in giro tra Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia dove il racconto è stato accolto molto bene.

Nick:  Il successo di "Manitou. Lo Spirito del Male" ha dato vita ad un lungo ciclo e a numerosi seguiti. Una delle cose più interessanti, una delle ragioni del successo della serie sta proprio nella figura del "villain", dell'antagonista. Misquamacus, il nativo indiano è decisamente una figura negativa, però al contempo tu mostri che ha dei validi motivi per odiare gli uomini bianchi per tutto quello che hanno fatto al suo popolo. I tuoi cattivi spesso si odiano ma contemporaneamente vengono compresi e quasi compatiti. Quanto è difficile fare in modo che il lettore provi sia paura che simpatia per la figura del cattivo o dell' antagonista?

Graham Masterton:* E 'importante all'interno di ogni storia far comprendere le motivazioni di entrambi i personaggi principali: l'eroe e l'antagonista. Ciò che è stato fatto alle tribù dei nativi americani da parte dei coloni bianchi è stato barbaro, ma è stato compiuto tutto giustificandolo in nome del "destino manifesto"(2). Come era possibile per un continente delle dimensioni degli Stati Uniti restare sempre così poco sviluppato, nonostante tutta la ricchezza della cultura dei nativi americani e  del loro stile di vita? Io ho sempre cercato di spiegarlo nei romanzi della serie Manitou, anche, per chiarire il motivo per cui gli indiani si sono sentiti così vendicativi. Questo è stato apprezzato dalla nipote del grande capo Sioux Toro Seduto, che mi ha portato a pranzo a New York e mi ha regalato una foto incorniciata di Toro Seduto a titolo di apprezzamento per aver portato la mitologia indiana all'attenzione del grande pubblico.

Nick:  Dal romanzo"Manitou. Lo Spirito del Male" nel 1978 è stato anche tratto un film e in anni recenti molti tuoi racconti sono stati adattati per la televisione da Tony Scott per la sua serie "Hunger".  Sappiamo che non sempre gli adattamenti cinematografici o televisivi sono fedeli alla versione stampata e non sempre gli scrittori apprezzano i film tratti dalle loro opere. Nel tuo caso specifico quali elementi hai apprezzato degli adattamenti delle tue opere e cosa invece non ti è piaciuto? E più in generale cosa ne pensi degli adattamenti cinematografici delle opere horror?

Graham Masterton:  Io personalmente, avrei voluto che molti più adattamenti cinematografici delle mie opere fossero giunti a buon fine! Oltre dieci dei miei libri sono stati opzionati nel corso degli anni per il cinema, tra cui Family Portrait, The Pariah, Walkers e Prey. Trauma è stato opzionato da Jonathan Mostow il regista del film U-571; Family Portrait dalla Gold Circle; e The Pariah dalla Phoenix Pictures; Walkersè stato opzionato da Jules Stewart, la madre di Kristen Stewart per la sua casa di produzione Libertine Films. Nessuno di loro però ha mai raggiunto lo schermo per vari motivi (di solito motivi finanziari, perché i film horror sono notoriamente costosi per via degli effetti speciali di cui hanno bisogno.) Invece ho apprezzato molto il risultato finale del film Manitou. Lo Spirito del Male. Ho pensato che fosse molto vicino allo spirito originale del romanzo, inoltre Tony Curtis ha tratteggiato un grande Harry Erskine.
 Per quanto riguarda la serie The Hungers ho apprezzato il lavoro che Tony Scott ha fatto nell'episodio  The Secret Shih-Tan ... mentre per gli altri due episodi Anais e Bridal Suite debbo dire che non erano certo  male, ma niente di sorprendente

Immagini da Bridal Suite, uno dei tre episodi della serie The Hunger
tratti dai racconti di Graham Masterton. Tra gli interpreti si
riconosce la
futura Star della serie Eureka Colin Ferguson,

Nick: Nelle tue opere una costante è il tema del male antico ( o comunque proveniente dal passato) che rivisita il mondo moderno, può trattarsi di una maledizione degli sciamani indiani, l'occultismo europeo e gli strigoi come nel ciclo di "Manitou", gli scienziati nazisti de "L'Innodelle Salamandre" oppure la famiglia immortale del già ricordato "Family Portrait". Questo del male eterno è uno dei concetti più diffusi della letteratura horror. Cosa ti affascina ( o cosa ti fa paura) in questo tema?

Graham Masterton: Prima che le persone cominciassero a comprendere che malattie vengono causate da virus e che cose come la siccità le tempeste e terremoti altro non erano che fenomeni naturali, gli esseri umani attribuivano la causa di tutti i disastri delle loro vite a demoni e spiriti maligni inventati considerandoli  responsabili per tutte queste cose. Queste figure demoniache erano così vivide che mi piace scrivere su di loro immaginandomi come li affronterebbero oggi le persone comuni se davvero esistessero i demoni.

Nick: Una seconda costante della tua narrativa è l'ambientazione americana, talmente tante delle tue opere sono ambientate in America ed hanno protagonisti americani che molti lettori non hanno la percezione di te come autore inglese quanto piuttosto di autore yankee.
Tu come vivi questa cosa?

Graham Masterton: Io utilizzo ambientazioni  americani (a) perché quando ho iniziato a scrivere i miei romanzi stavo trascorrendo un sacco di tempo in America e, ad un certo punto, stavo andando effettivamente a vivere lì; e (b) perché internazionalmente il pubblico di ogni paese ha familiarità con le ambientazioni americane a causa di film e TV, e sono quindi a loro agio con personaggi e sfondi americani. Inoltre, per uno scrittore, ha commercialmente senso ambientare i suoi libri nel paese che ha il più grande numero di lettori potenziali.

Nick:  Un terzo elemento comune è la commistione tra horror e sesso, tanto per fare un esempio, ne "L'Inno delle Salamandre" (The Himn") del 1991 sono presenti un paio di situazioni estremamente esplicite. Ti è mai capitato di ricevere critiche o censure per questo motivo da parte di editori, lettori o critici? E se si raccontacene qualcuna.

Graham Masterton:  Ho sempre ricevuto pochissime critiche riguardo alle mie scene di sesso. Le persone fanno sesso. Le persone tendono ad avere rapporti sessuali quando sono sotto pressione, ed i miei personaggi sono sempre sotto pressione. Inoltre come dimostra il successo de Le Cinquanta Sfumature di Grigio, alla gente piace leggere sul sesso. Comunque io cerco di creare scene di sesso un po 'più interessanti e e sofisticate rispetto a quelle presenti nelle Cinquanta Sfumature.

Nick:  Uno dei tuoi lavori più recenti è il thriller "Rules of Duel" uscito nel 2010 in cui sei co-accreditato assieme a William S. Burroughs. Burroughs aveva scritto le sue parti (se non erro ) negli anni '60. Ti va di parlarci della genesi di questo libro e di questa collaborazione?

Graham Masterton: Come ti ho raccontato prima, io ero rimasto affascinato dal romanzo di William The Naked Lunch (Pasto Nudo), sin da quando era stato pubblicato in Inghilterra nel 1960 e ho cominciato a scrivergli al suo indirizzo di Tangeri dove viveva allora. Abbiamo corrispondeva per diversi anni prima che lui decidesse di venire a vivere a Londra a quell'epoca io avevo lasciato il mio lavoro da giornalista per diventare il vice direttore della rivista maschile Mayfair. William e io ci siamo incontrati e abbiamo discusso sulla sua scrittura, io gli ho suggerito di scrivere tutta una serie di articoli per noi, cosa che poi lui ha effettivamente fatto. Durante una delle tante serate trascorse insieme a parlare di scrittura tecnica abbiamo avuto l'idea per un romanzo avente come argomento la soppressione del governo di Londra. Abbiamo deciso di scrivere il romanzo in stile "cut-up", una tecnica che era stata ideato dal suo amico artista e scrittore Brion Gysin. Ho scritto io la maggior parte del testo, ma William avuto in tutta l'operazione un notevole input ed è così che Rules of Duelè venuto alla luce.  Il libro è rimasto inedito per anni fino a quando ho parlato con il mio amico David Howe che gestisce un editore indipendente denominato Telos Books,(3) che ha comprato l'opera e l' ha  pubblicata.

Nick: Un altro tuo lavoro recente è l'antologia "Scare Care"di cui sei stato il curatore. Io trovo che sia un lavoro con un scopo molto meritevole. Vuoi parlare di "Scare Care"ai lettori horror italiani?

Graham Masterton: Sono sempre stato entusiasta di aiutare i bambini svantaggiati e Scare Careè stata un modo in cui sono riuscito a farlo. Tutti i racconti dell' antologia sono stati concessi gratuitamente da famosi autori dell'orrore e credo che, in totale, abbiamo raccolto più di un quarto di milione di dollari per opere di beneficenza ai bambini sfortunati negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in altri paesi, tra cui anche l'Italia. In questi giorni io sto supportando un orfanotrofio per bambini in Polonia e anche un ente di beneficenza sempre in Polonia, che sta cercando di aiutare i bambini che, in passato sono stati costretti a prostituirsi. Non è facile, perché la Polonia è una nazione molto cattolica e, per questo motivo ai polacchi non piace discutere di queste cose apertamente ... ma credo che con l'aiuto di questo ente di beneficenza stiamo facendo alcuni piccoli progressi.

Graham Masterton intervistato da una emittente dell'Est europa

Nick:  I tuoi libri sono stati venduti in tutto il mondo, eppure so che sei particolarmente popolare in Polonia e che in quel paese esiste anche un tuo sito ufficiale in lingua polacca. E' vero?

Graham Masterton:  La mia defunta moglie Wiescka era polacca di origine, anche se era nata in Germania immediatamente dopo la seconda guerra mondiale e non era mai nemmeno stata in Polonia. Nel 1989 quando quella nazione era ancora sotto un regime comunista, mi capitò di venire avvicinato da un editore che voleva proporre Manitou in Polonia. Quell'editore mi disse però che non poteva pagarmi perché lo zloty a quei tempi non era convertibile con le valute occidentali. Inizialmente quindi rifiutai la sua proposta, ma quando lo stesso editore come pagamento ci ha offerto un soggiorno proprio in Polonia, Wiescka, naturalmente, diventò  molto ansiosa di andare a visitare la sua terra di origine, e così ho accettato. Quella scelta, col senno di poi, si è rivelata una gran buona mossa perché The Manitou è diventato il primo romanzo horror occidentale a venire pubblicato in quella nazione dai tempi della guerra. Successivamente il romanzo è stato seguito dai miei manuali sul sesso, tra cui How to Drive your Man Wild in Bed (che è stato pubblicato sotto il titolo di Magia Seksu o Magic Sex). Wiescka é tragicamente scomparsa nel 2011, ma io continuo ancora a visitare la Polonia, partecipo regolarmente alle locali  convention fantasy e horror  e spesso mi capita di essere ospitato nei programmi della televisione polacca. I miei amici polacchi Piotr Pocztarek e Robert Cichowlas mandano avanti il mio sito ufficiale, e tra le mie amicizie conto diverse giovani donne polacche.
Ho sempre pensato che le donne polacche siano molto attraenti (per la verità penso la stessa cosa delle donne italiane!),

Nick: Tra le opere che hai scritto, a quali sei particolarmente affezionato e quali consiglieresti come indicativo della tua narrativa a qualcuno che non ha letto mai niente di tuo? E quali invece oggi come oggi non riscriveresti ( o riscriveresti in maniera totalmente diversa?)

Graham Masterton:  E' una scelta difficile. Per quanto mi riguarda, il libro che preferisco è sempre quello che sto scrivendo. Per le persone che non hanno mai letto i miei libri precedenti, mi sento di consigliare  i libri Mirror, Pariah e Prey per quanto riguarda il genere horror. Per gli amanti del fantasy, invece consiglio i romanzi della serie Night Warriors tra cui, per l'appunto Night Warriors oppure Death Dream e The Ninth Nightmare. Se vi piacciono i romanzi che trattano di catastrofi ci sono Drought, Famine e Plague. Se invece siete amanti delle saghe storiche, potete provare Rich e Railroad e Maiden Voyage. Se siete tipi da crime, c'è la mia nuova serie basata su sul personaggio di Katie Maguire  un detective della polizia irlandese....sono romanzi intitolati White Bones, Broken Angels e Red Light. Il mio preferito però è Trauma, basato su una donna  che ha una impresa di pulizie per scene del crimine che lentamente cade a pezzi per via delle pressioni che il lavoro le comporta e per la crisi del suo matrimonio

Nick:  Vorrei adesso il tuo parere da scrittore: l'horror è uno di quei generi che sia pure sotto forme diverse è sempre esistito, magari nascosto, magari travestito da altro ma è sempre esistito. Secondo te, perché la gente sente tanto il bisogno non dico di essere spaventata ma di poter credere che ci sia altro oltre la nostra dimensione della quotidianità?

Graham Masterton: La mia esperienza come giornalista mi ha insegnato fin dal primo giorno di lavoro, e quando ho cominciato avevo solo 17 anni che la maggior parte delle persone sono spaventate, confuse, e vittime della sensazione che attorno a loro non ci sia nessuno in grado di aiutarli. Ho trascorso tutta la mia vita lavorativa cercando di mostrare alle persone che tutti possiedono una propria forza interiore e che tutti possono superare ciò che li spaventa. Questo è quello di cui tutti i miei romanzi horror trattano in fondo. Io non credo in cose come i fantasmi, i demoni, o le manifestazioni del soprannaturale, anche se sono tranquillamente disposto ad ammettere che c'è ancora molto nell'universo che non capiamo. La mia personale sensazione è che la religione ha causato più devastazione e sofferenza  di qualsiasi virus possiamo immaginare. Si, in giro attorno a noi vi è una peste nera, che indossa abiti neri in diverse chiese e sinagoghe e moschee. Io invece credo nella gentilezza, nella compassione e nella comprensione, punto e basta.

Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando e cosa ci dobbiamo aspettare da Graham Masterton nel prossimo futuro?

Graham Masterton:  Sto lavorando sulla mia serie di romanzi polizieschi che caratterizzano il soprintendente Katie Maguire che si sono rivelati così popolari tra i lettori che il mio editore mi ha incaricato di scriverne sette  .. adesso me ne rimane  solo 1 ½ da terminare - ma nel frattempo  scriverò un romanzo horror basato (che ci crediate o no) sul settore dell' abbigliamento di seconda mano. Sono stato ispirato dal mio amico Dawn Harris, che gestisce un negozio di beneficenza per le vittime de cancro che mi ha dato alcune informazioni di prima mano sull'ambiente. Lasciate che vi dia un avvertimento: se qualcuno vicino a voi è morto - è meglio sbarazzarsi dei suoi vestiti. .
E sopratutto, è meglio farlo rapidamente.

Nick: Siamo arrivati alla fine di questa lunga intervista. Io ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e per la tua gentilezza. Nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale del blog Nocturnia: esiste una questione di cui avresti parlato volentieri, una domanda a cui avresti risposto con piacere e che io invece non ti ho rivolto?

Graham Masterton: Ho diversi rimpianti nella vita. Naturalmente avrei voluto che la mia bella moglie non fosse morta così giovane, ma non c'è nulla che io possa fare al riguardo, tranne il conservare il suo ricordo con amore eterno. Vorrei, inoltre, poter avere nella mia vita il tempo di scrivere tutte le storie che voglio  ... Ma il tempo passa così velocemente
Dovrebbero insegnare ai bambini nelle scuole che prima che essi  se ne rendano conto saranno cresciuti, e poi saranno persone di mezza età, e dopo ancora saranno vecchi. Il tempo passerà con la velocità del lampeggio di un otturatore della fotocamera. Ho 11 nipoti adesso! Come è potuto succedere? (Forse non avrei dovuto parlare di sesso ai miei figli).


NOTE:
(1) Cut-Up: traduzione letteraria "tagliuzzato".
(2) Manifest Destiny:  un concetto nato negli Stati Uniti, nel XIX secolo. In breve si diffuse trasformandosi in una sorta di espressione politica che sosteneva che gli Stai Uniti non avessero solo la necessità ma addirittura il diritto di espandersi sia a livello territoriale sia come diffusione del modo di vivere, della politica e delle idee americane nel mondo.
Questa filosofia fu una delle maggiori giustificazioni per molti atti sia interni (la strage delle popolazioni indiane, ad esempio). Sia internazionali ( la guerra contro la Spagna scatenata da Theodore Roosevelt).
Inutile dire che se ne avvertono gli effetti ancora oggi. 
(3) La Telos Publishing è anche l'editore inglese di molte altre opere di Graham Masterton, oltre a pubblicare anche novellizazioni sul Doctor Who e su tante altre serie televisive, nonché un ricco catalogo di romanzi SF; Fantasy ed horror.

INTERVIEW WITH GRAHAM MASTERTON - THE ENGLISH VERSION


 Today I propose you my interview with Graham Masterton, one of the most worldwide important writers of horror literature. Masterton (HERE is my dossier about the author) is the author of novels such as the fundamental Manitou series and Rules of Duel, written in collaboration with William S. Burroughs 
I Would like to thank to Mr.Graham Masteton for his great kindness, for his great availability and also for the wonderful interview that he released me. 
 Thanks again Graham
Happy reading to All! 

Nick:  Welcome on Nocturnia blog, it is an honor to have you guest Graham. Usually as the first question I ask my guests to tell their beginnings and the time when they decided to be a writer, then reversal to you the same question.

Graham Masterton:  I never consciously decided to be a writer. I was always writing stories and drawing cartoons and pictures from a very young age. I used to draw a comic called “Flash” for my friends which had space stories and Westerns in it, and then I began to write my own books based on the works of Jules Verne. I particularly liked “Twenty Thousand Leagues Under the Sea” and battles with giant squids. I have always written poems and short stories, and when I discovered Edgar Allan Poe I used to write short horror stories to read to my friends at school. Years later one of m y friends told me that my stories used to frighten him so much that he wet the bed because he was too scared to go the toilet in the night.

Nick: You are a very versatile writer, but before arriving to dedicate to horror, you have been very active as editor of magazines such as the British edition of "Penthouse" and "Mayfair" and had written several manuals of sex education. What has led to horror?


Graham Masterton:  As I say, I became fascinated by the stories of Edgar Allan Poe and then Bram Stoker and other horror writers. At the age of 13 or 14 I wrote two full-length horror novels, one about demonic crabs and the other about vampires. I still have the handwritten book about the crabs! I was trained as a newspaper reporter and then went on to edit Mayfair and Penthouse, but it was only by chance that I wrote The Manitou. I had a spare week in between writing sex manuals and I wrote it simply to amuse myself. It was inspired by my wife Wiescka’s first pregnancy and an idea from The Buffalo Bill Annual 1955.

Nick:  Reading your work known to often have obvious gifts and inspirations drawn from the classics: Lovecraft who inspires you for novels such as "The wells of Hells" (1981): "Prey" in 1992 and the story "Will"; Oscar Wilde for "Family Portrait" (1985) and Lewis Carroll with the novel "Mirror" (1988). Aside from those who have been writers and novels that you have formed more as a player more than as a writer? of course you can also mention movies, TV shows, music and all you can think of.

Graham Masterton:  I learned a great deal from the hard-bitten American writers of the 1950s and 1960s like Nelson Algren (The Man With The Golden Arm) and Herman Wouk (The CaineMutiny) . Then I became very interested in the writing of the American Beats like Jack Kerouac (On The Road), Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti and William S. Burroughs (The NakedLunch). I admired their fearlessness and the way they were prepared to write about anything in a style that was completely frank and open. I wrote to William Burroughs when he was still living in Tangiers and eventually when he came to live in London he and I became friends. I commissioned him to write a series of articles for Mayfair magazine “The Burroughs Academy” which were a big turning point in his career. With his involvement I wrote a novel in the “cut-up” style with which he was experimenting – Rules of Duel. “Cut-up” meant that you write a few sentences and then cut them up at random to see what new sense you could make of them. I admired their hard-bitten turning-point which was completely frank and interested – get it?


Nick: The year in which you do know is 1976 when she published the novel "The Manitou", your first great success in the field of horror fiction. I would like you to go back in time for us and raccontassi the emotions and feelings you experienced in seeing your book printed and in bookstores.

Graham Masterton: I know it may sound blasé, but I had been publishing my own newspaper music page under a by-line since I was 18 years old, and I had regularly published articles in Mayfair and Penthouse under my own name. Apart from that I had published several best-selling sex guides, so when The Manitou was published there wasn’t much excitement in seeing my name in print. It was just my job, and still is.

Nick: I think I read that "The Manitou" was inspired by reading some old Indian legends occurred during pregnancy of your wife. It is true? And more generally, what are your favorite forms of inspiration?

Graham Masterton: There is inspiration everywhere. I tell a couple of fantastic stories avbout “where I get mi ideas from” but the simple fact is that I was trained a s a newspaper reporter and I can see interesting and newsworthy stories all around me. I do like, though, to put a new and interesting interpretation on a story with which readers are already very familiar, like Alice ThroughThe Looking-Glass in Mirror and The Picture of Dorian Gray in Family Portrait. If readers know the original stories already, I think it gives them some extra amusement and also makes the stories seem more believable. I wrote a short story called The Night Watcher which was based on The Lion, The Witch and The Wardrobe by CS Lewis and I gave a completely different (and scary) explanation for the way in which he invented Narnia. I read this story on a week-long reading tour of the Czech Republic, Slovakia and Poland it was very well received.

Nick: The success of "The Manitou" has created a long cycle and several sequels. One of the most interesting things, one of the reasons for the success of the series lies in the figure of the "villain" of the antagonist. Misquamacus, the native Indian is definitely a negative figure, but at the same time show that you have good reasons to hate the white men for all they have done to his people. Your bad often hate each other but simultaneously are included and almost pitied. How hard is it to make sure that the reader feel both fear that sympathy for the figure of evil or of 'antagonistic?

Graham Masterton: It is important in any story to understand the motivations of both the hero and the villain. What was done to the Native American tribes by the white settlers was barbaric, and yet it was all done in the name of “manifest destiny.” How could a continent the size of the United States remain comparatively undeveloped, for all of the richness of the Native American culture and way of life? I have always tried in the Manitou novels, though, to make it clear why the Indians felt so vengeful. This was appreciated by the grand-daughter of the great Sioux chief Sitting Bull, who took me to lunch in New York and presented me with a framed picture of Sitting Bull by way of appreciation for bringing Indian mythology to public attention.

Italian Poster for the Movie
"The Manitou"

Nick: From "The Manitou" in 1978 was also made into a movie and in recent years many of your stories have been adapted for television by Tony Scott for his series "The Hunger". We know that not always the film adaptations or television are faithful to the printed version, and writers do not always appreciate the films of their writing. In your particular case which elements you enjoy the adaptations of your work and what did not you like? And more generally, what do you think of the film adaptations of the works of horror?

Graham Masterton:  I wish more film versions had come to fruition! Over ten of my books have been optioned over the years for feature films, including Family Portrait, The Pariah, Walkers and Prey. Trauma was optioned by Jonathan Mostow who made U-571; Family Portrait by Gold Circle; and The Pariah by Phoenix Pictures; Walkers was optioned by Jules Stewart the mother of Kristen Stewart for her Libertine Films. None of them ever made it to the screen for various reasons (usually finance, because horror films are notoriously expensive fior the special effects they require.) I liked The Manitou. I thought it was very close to the spirit of the novel and Tony Curtis made a great Harry Erskine. I also liked Tony Scott’sThe Secret Shih-Tan which he made for The Hunger series...the other two Anais and Bridal Suite were OK but not startling.

Misquamacus in action. Image from The Manitou (1978)

Nick:  In your work is a constant theme of ancient evil (or at least from the past) that revisits the modern world, it can be a curse of the Indian shamans, occultism and the European strigoi as in the cycle of "The Manitou" , Nazi scientists of "The Hymn" or the immortal family of the already mentioned "Family Portrait". This evil is forever one of the most popular concepts of horror literature. What fascinates you (or what scares you) in this issue?

Graham Masterton:  Before people began to understand that plagues were caused by viruses and that droughts and storms and earthquakes were natural phenomena, they explained the disasters in their lives by inventing demons and evil spirits who were responsible for all of these things. Their imaginations were very vivid and I like to visit these imaginary demons on ordinary people of today to see how they would cope with them if they really existed.

Nick: A second constant in your narrative is the American setting, so many of your works are set in America and American protagonists have some players do not have a sense of yourself as a writer rather than English author Yankees. You live like this?

Graham Masterton: I use American settings (a) because when I started writing fiction I spent a lot of time in America and was actually going to live there at one stage; and (b) because international audiences in every country are familiar with American settings because of movies and TV, and are therefore comfortable with American characters and backgrounds. Also, for a writer, it makes commercial sense to set your books in the country which has the biggest potential readership.

Nick: A third common element is the mixture of horror and sex, to cite one example, in "The Himn " (1991), there are a couple of situations extremely explicit. Did you ever receive criticism or censure for this reason on the part of publishers, readers and critics, and if so raccontacene some.


Graham Masterton:  I have had very little criticism about my sex scenes. People have sex. People tend to have sex when they are under pressure, as my characters always are. As the success of Fifty Shades of Grey shows, people like to read about sex. However I try to makemy sex scenes a bit more interesting and sophisticated than Grey.

 Nick:  One of your most recent work is the thriller "Rules of Duel" released in 2010 in which six co-credited along with William S. Burroughs. Burroughs wrote the parts (if I remember correctly) in the 60s. Would you like to tell us about the genesis of this book and of this collaboration?

Graham Masterton: As I said before, I was interested in William’s novel The Naked Lunch when it was first published in England in the 1960s and I wrote to him in Tangiers where he was living then. We corresponded for several years before he came to live in London and I left my job as a newspaper reporter to be the deputy editor of the men’s magazine Mayfair. William and I met and discussed his writing and I suggested that he wrote a series of articles for us, which he did. During one of the many evenings we spent together talking about writing technique we had the idea for a novel about government suppression in London. We decided to write it in the ”cut-up” style which had been devised by his friend the artist and writer Brion Gysin. I wrote most of the text but William had considerable input and that is how Rules of Duel came to be. It remained unpublished for years until I mentioned it to my friend David Howe who runs an independent publisher called Telos Books, and he took it on and published it.

Nick:   Another your recent work is the anthology "Scare Care" of which you were the editor. I find it is a job with a very worthy goal. Want to talk about "Scare Care" at horror's Italian readers?

Graham Masterton:  I have always been enthusiastic about helping disadvantaged children and Scare Care was one way in which I could do it. All of the stories in the anthology were contributed for free by well-known horror authors and I think in the end we raised well over a quarter of a million dollars for children’s charities in the USA, the UK, and other countries, including Italy. These days I support a children’s orphanage in Poland and also a charity in Poland which is trying to help children who have been used for prostitution. It isn’t easy because Poland is very Roman Catholic and they do not like to discuss such things openly...but I think with the aid of a charity there we are making slow progress.

Nick: Your books have been sold around the world, and yet I know you are very popular in Poland and that in that country there is also your official website in Polish. It is true?

Graham Masterton: My late wife Wiescka was Polish although she was born in Germany just after World War Two and had never been to Poland. I was approached in 1989 when Poland was still Communist by a publisher who wanted to bring out The Manitouin Poland. He said he could not pay me because the zloty in those days was not convertible with Western currencies. I said no, but when the publisher offered to fly us to Poland, Wiescka was of course very keen to go, so I gave in. It was a good move because The Manitou then became the first Western horror novel to be published in Poland since the war, and this was followed by my sex guides like How to Drive YourMan Wild in Bed (which was published as Magia Seksu or Magic Sex). Wiescka tragically passed away in 2011 but I still visit Poland very regularly for fantasy and horror conventions and to appear on Polish television. My Polish friends Piotr Pocztarek and Robert Cichowlas run my official website, and I have several young Polish women friends. I have always thought that Polish women are very attractive (and Italian women too!),

Italian edition of the novel "Night Warriors"

Nick:  Among the works you have written, in which you are particularly fond of and what would you suggest as indicative of your fiction to someone who has not read anything of yours? And which ones nowadays you not riscriveresti (or you write totally differently?)

Graham Masterton:  This is hard. For me, the book I am writing at the moment is always my favourite. For people who have never read my books before, and who like horror, I would recommend Mirror and The Pariah and Prey. For fantasy lovers, the Night Warriors series like Night Warriors and Death Dream and The Ninth Nightmare. If you like disasters, then Drought and Famine and Plague. If you like historical sagas, then Rich and Railroad and Maiden Voyage. If you like crime, my new series based on Irish police detective Katie Maguire...White Bones and Broken Angels and Red Light. My own personal favourite is Trauma, about a woman crime-scene cleaner who gradually falls apart under the pressures of her job and her collapsing marriage.

Nick:  I would now like your opinion as a writer: the horror is one of those genres that albeit in different forms has always existed, perhaps hidden, perhaps disguised as another but has always existed. In your opinion, why do people feel the urgent need not tell you to be afraid but to be able to believe that there is another dimension beyond our everyday life?

Graham Masterton: My experience as a newspaper reporter told me right from the very first day when I was aged 17 that most people are frightened, confused, and feel that they don’t have anybody to help them. I have spent my whole working life trying to show people that they have inner strength and that they can overcome whatever frightens them. That is what my horror novels are all about. I do not personally believe in ghosts, or demons, or the "supernatural", although I am quite prepared to amdit that there is still much in the universe we don’t understand. My personal feeling is that more devastation and distress has been caused by religion than any virus you could think of. There is a Black Death, yes, and it wears black robes in many different churches and synagogues and mosques. I believe in kindness and sympathy and understanding, full stop.

Nick:  Future projects: what are you working and what can we expect from Graham Masterton in the near future?

Graham Masterton:  My series of crime novels featuring Detective Superintendent Katie Maguire have proved so popular that my publisher commissioned me to write seven of them.. I have only 1 ½ to go now – but in between I shall be writing a horror novel based (believe it or not) on the second-hand clothing industry. I was inspired by my friend Dawn Harris who runs a cancer charity shop and has given me some great inside information. Let me give you one warning: if somebody close to you has died -- get rid of their clothes. Quick.

Nick:  We arrived at the end of this long interview. I thank you again for your time and for your kindness. In greet I address the classic final question of the Nocturnia blog: there is an issue that would have gladly talked, a question I would answer with pleasure and yet I will not have it for?

Graham Masterton: I have several regrets in life. Of course I wish that my beautiful wife had not died so young, but there is nothing I can do about that except remember her with undying love. I also wish that there was going to be time in my own life to write all of the stories that I want to write about...but time passes so quickly. They ought to teach children in schools that before they know it they will be grown up, and then they will be middle-aged, and then they will be old. It will pass like the blinking of a camera shutter. I have 11 grandchildren now! How did that happen? (Maybe I shouldn’’t have told my sons about sex).


That's all! 
Thanks Graham, thank you again for this wonderful interview !

Ci sono Cose....

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Allora, sto procedendo un po a rilento, come avrete capito.
A quanto pare ci sono cose che richiedono la mia attenzione, quindi questa settimana la programmazione di Nocturnia sarà decisamente più lenta.
Niente di che, dopo aver accusato il colpo della definitiva perdita di speranze riguardanti il mio ex luogo di lavoro, in questi giorni ho un paio di colloqui importanti, cose che potrebbero portare a qualche miglioramento nel lungo periodo.
Non subito, ma per ora non mi dilungo più di tanto.
Mi scuso quindi se nel corso dei prossimi giorni non sarà tanto presente in rete ed anche se non riuscirò a girare sui vostri blog, ma insomma, ho un paio di cosucce da risolvere.
Dovrei comunque riuscire nei prossimi giorni a postare una recensione ed anche un articolo di segnalazioni.




Lo so, forse sbaglio io ogni volta a fare questo tipo di comunicazioni, ma ormai siete tutti di famiglia e non avvertire per i ritardi mi sembrerebbe scortese.
Che volete farci, sono un uomo di altri tempi.

Accade in Italia #5: Segnalazioni Letterarie di Novembre.

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Nonostante i problemi di mancanza di tempo, sono riuscito a terminare la mia mensile scheda di segnalazioni librarie. Questo è un piccolo concentrato di quanto sta avvenendo nel mercato dell'editoria di genere italiana, alcune uscite che meritano di non andare smarrite nel mare magnum delle pubblicazioni.
Vogliamo cominciare?

1) NUOVE ANTOLOGIE DALLA RiLL.

Mi scrive Alberto Panicucci della RiLL. Alberto è appena rientrato dalla manifestazione di Lucca Comics & Games 2015, dove la RiLL ha presentato due nuove antologie.

La prima è  la raccolta "Non di solo pane e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni", tredicesima uscita della collana "Mondi Incantati"(ed. Wild Boar), che pubblica ogni anno i migliori racconti del Trofeo RiLL e di SFIDA, e che è realizzata col patrocinio di Lucca Comics & Games.
Inoltre, il volume contiene quest´anno una sezione speciale, con i racconti vincitori di cinque premi letterari banditi all'estero e dedicati al fantastico: l'Aeon Award Contest (Irlanda); il James White Award (Regno Unito); il premio Visiones (Spagna); ilNova Short StoryCompetition (Sud Africa); l' AHWA Flash & Short FictionCompetition (Australia). Dal 2013 RiLL porta avanti il progetto RiLL Europe: una serie di gemellaggi con altri concorsi letterari europei, i cui racconti vincitori vengono pubblicati su "Mondi Incantati". L'interesse suscitato dall'iniziativa ha spinto RiLL ad allargarne la portata, e quindi per il 2015 RiLL Europe diventa RiLL World Tour, grazie alle nuove collaborazioni con la Science Fiction and Fantasy South Africa (SFFSA) e l'Australian Horror Writers Association (AHWA).

"Non di solo pane e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni"è un'antologia di quindici racconti, per arrivare senza fatica, senza passaporto e senza visto d'ingresso oltre i confini della fantasia e dell'ignoto, oltre la frontiera fra il mondo visibile e quello invisibile.
Aprono il volume i cinque racconti premiati del XXI Trofeo RiLL, scelti dalla giuria del concorso, composta da scrittori, giornalisti, accademici e autori di giochi: quest'anno il vincitore è il veronese Davide Camparsi col racconto "Non di Solo Pane" che dà titolo al volume.
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Ho già parlato delle antologie, nate dal Trofeo RiLL, ecco infatti le mie recensioni delle antologie nate dalla XIX e dalla XX edizione del premio.

La seconda antologia presentata dalla RiLL è "Oscure Regioni - racconti dell´orrore (volume 2)", di Luigi Musolino.


"Oscure Regioni"è un progetto editoriale in due volumi, che propone un percorso nelle leggende e nei miti del folclore italiano. Un viaggio in venti racconti, uno per regione, nel lato oscuro di quello che troppo spesso e troppo superficialmente è chiamato "il paese del sole e del mare".

Entrambe le antologie "Oscure Regioni" escono nella collana Memorie dal Futuro, edita da Wild Boar e curata dall´associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare.
Memorie dal Futuroè una collana di antologie personali, dedicate ai racconti degli autori che più si sono distinti nei concorsi letterari organizzati da RiLL, e in particolare nel Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico (uno dei più importanti premi italiani del settore, cui partecipano circa 250 racconti all´anno).

Con "Oscure Regioni - volume 1", presentato con successo a Lucca Comics & Games 2014, gli appassionati italiani hanno conosciuto e apprezzato le storie dell´orrore di Luigi Musolino: trentatre anni, piemontese, editor e traduttore per molte case editrici specializzate in letteratura fantastica e horror.

I dieci nuovi racconti di "Oscure Regioni - volume 2" sono ambientati soprattutto nell´Italia centro-settentrionale.
Come già nella sua prima antologia, Luigi Musolino descrive un paese fatto di boschi atri, cascine abbandonate, popolato di streghe e mostruose creature. Un´Italia assolutamente non da cartolina, in cui lo "scivolo nell´Abisso"è sorprendentemente vicino... a meno di un passo di distanza dal quotidiano che tutti conosciamo. E l´orrore che irrompe nella realtà è sia alieno (nel senso di altro rispetto alla routine di ogni giorno) sia una proiezione delle grandi paure di tutti: la solitudine, la perdita, la malattia, la morte.

Qualche tempo fa ho recensito la prima parte di "Oscure Regioni", QUI trovate il mio articolo.

2) PRESENTAZIONE ALIA COLLANA 

Chi frequenta questo blog sin dai suoi inizi, conosce molto bene le antologie ALIA, ne ho parlato spesso (fu una dei miei primi post) perché è un progetto in cui credo moltissimo.
Alcune delle mie precedenti recensioni, infatti le potete trovare QUI, QUI e QUI. Come sapete però le traversie in cui è sprofondata un po tutta quanta la nostra editoria di genere causarono la fine temporanea di quella esperienza, per fortuna però il cammino di ALIA non si è fermato per niente.
Non solo Max  Citi e sua moglie Silvia Treves hanno deciso di riproporre la loro creatura (stavolta nella sola veste digitale) con la nuova incarnazione ALIA EVO, ma hanno anche deciso di raddoppiare, come anticipato anche dallo stesso Massimo in questo SUO post.
Rimarrà in piedi la pubblicazione aperiodica, anzi verso i primi mesi del'anno prossimo è prevista l'uscita di ALIA EVO 2.0. 



Almeno inizialmente l'attenzione sarà posta nei confronti di autori italiani, sono previsti, ad esempio, racconti di scrittori, quali: Vittorio Catani, Vincent Spasaro, Maurizio Cometto, Danilo Arona, Francesco Troccoli, Chiara Negrini, Fabio Lastrucci, Mario Giorgi, Davide Zampatori e Paolo Cavazza ma molti altri racconti sono in dirittura d'arrivo, compresi quelli di Max e Silvia.
Oltre alla rivista che uscirà con sequenza annuale o semestrale, però sono previsti in edizioni eBook (al momento in kindle ma in seguito anche per altri formati ) anche racconti e romanzi che usciranno singolarmente per una nuova collana che uscirà sempre con il logo ALIA.
Per ALIA COLLANAè già prevista l'uscita di un romanzo di Mario Giorgi (a cui va riconosciuta anche la primogenitura dell'idea iniziale della collana), materiale di Silvia Treves, un romanzo di Massimo Citi. Seguiranno testi di Consolata Lanza, di Paolo Cavazza, di Fabio Lastrucci, di Francesco Troccoli e molti altri.
Questo è solo l'inizio, ad ogni modo seguirò con molto interesse l'evoluzione delle cose e vi terrò aggiornati.

3) ALIENI COPROFAGI DALLO SPAZIO PROFONDO di Marco Crescizz.

Marco Carrara m'informa dell'ultima uscita per Vaporteppa. Un ebook sicuramente dotato di una carica di ironia provocatoria come pochi. Di Marco Crescizz me ne parlano da più parti come di un autore talentuoso e da tenere d'occhio per il futuro, inoltre Vaporteppa sta facendo un buon lavoro proponendo opere di scrittori come Swanwick; Carlton Mellick III e Bernardo Cicchetti Quindi segnalo ben volentieri quest'uscita così come segnalerò sempre volentieri le future uscite di Vaporteppa.


TITOLO: Alieni Coprofagi dallo Spazio Profondo

AUTORE: Marco Crescizz

EDITORE: Vaporteppa - Antonio Tombolini Editore

GENERE: Fantascienza tragicomica

PREZZO: 2,99 euro

PAGINE: 97 pagine.


DATA di USCITA: 4 novembre, cioè oggi.


TRAMA:

Nunzio è timido, privo di fiducia in sé stesso e pesa due quintali.
Più Nunzio diventa grasso e più si chiude in sé stesso. Da anni non vede i genitori, a cui mente fingendosi ormai magro. Al lavoro è lo zimbello dei colleghi e subisce le angherie del direttore. Il suo unico amico non esiste: è un’allucinazione di Schwarzenegger, il suo attore preferito, che appare per incitarlo a mangiare meno e a fare ginnastica.

Dopo l’ennesima umiliazione Nunzio decide di perdere peso, ma non ha la forza di volontà per riuscire da solo e cade vittima di un trafficante di obesi. Attirato in trappola con la promessa di un rapido dimagrimento e l’acquisizione di muscoli enormi, si ritrova rapito sul disco volante di alieni che trafficano in escrementi umani, una potente droga sul loro pianeta. Ormai ridotto allo stato bestiale di “mucca mungi merda”, Nunzio dovrà trovare la forza dentro di sé per lottare: il peggior nemico da sconfiggere non è il grasso, ma la paura.

MINI-BIO  DELL'AUTORE:

Marco Crescizz, classe 1983.
Da tempo si dedica alla narrativa fantastica, soprattutto horror e fantascienza.
Le sue opere sono connotate da una forte componente provocatoria. Un mix di satira, humor demenziale e pulp nell’accezione più ampia. Finalista al Premio Robot 2008, ma visto che non frega a nessuno facciamo finta non sia mai successo.
Odia la censura, di qualsiasi tipo. Ama la birra.

E con questo abbiamo concluso anche per il mese di novembre. Per la prossima rubrica di segnalazioni ci rivediamo verso fine mese \ inizio dicembre.
That's all Folks.

JANARA (2014)

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Mentre si accinge a sviluppare delle foto un uomo muore vittima di un infarto.
 Il decesso dell'anziano fornisce a sua nipote Marta l'occasione per tornare dopo anni di assenza nella sua terra natale. Giunti però nel piccolo paese di San Lupo Marta e suo marito Alessandro si ritrovano immediatamente circondati dal clima di paura e sospetto generalizzato che sembra regnare tra gli abitanti del borgo, perfino la sorella di Marta, la  sensuale,Veronica, fa di tutto per allontanare la donna . Le uniche persone, almeno in apparenza, a dimostrarsi felici del ritorno della ragazza sembrano essere una vecchia zia fuori di testa e Don Andrea, un giovane prete americano, in passato legato sentimentalmente alla ragazza stessa.
Col passare dei giorni la coppia viene sempre più avvolta da una pesante cappa di terrore: a San Lupo qualcuno o qualcosa sta trucidando violentemente i bambini della zona, la polizia sospetta l'opera di un pedofilo, mentre tra i boschi del Sannio si  bisbiglia sul ritorno di una strega già bruciata dagli abitanti di San Lupo nel 1803.
Quale che sia la verità Marta comincia ad essere vittima di misteriosi incubi notturni.
Come se non bastasse, Marta è incinta.

C'era una volta il Cinema di genere italiano.
No, tranquilli, questo non sarà un post "nostalgico", uno di quelli che rimpiangono i bei tempi andati coi Fulci, gli Argento e gli Bava che non ci sono più, ma è un dato di fatto che da un certo momento in poi (vogliamo dire dagli anni '80s?) quello che era un patrimonio della nostra cinematografia è stato progressivamente svuotato, depauperato dei suoi contenuti e poi abbandonato.

Non c'è un unico colpevole in questo, non è responsabilità di un'unica categoria, semplicemente sono avvenute troppe cose tutte assieme: il mercato si è ristretto, un po tutti quanti abbiamo accettato che la qualità delle opere procedesse nella direzione di un progressivo livellamento verso il basso, i critici hanno cominciato a raccontarci che l'unico tipo di storie degne di essere narrate erano quelle "realistiche" o, tuttalpiù, le commedie romantiche o i gialli. I produttori hanno voluto giocare sul sicuro investendo sempre meno in prodotti alternativi, i registi e gli attori si sono adeguati per poter lavorare.


E in quanto a noi spettatori, beh....noi spettatori non sempre siamo stati in grado di dirigere bene le nostre scelte finendo per pilotare il successo di prodotti non sempre validi ( se anche in Italia c'è chi considera un capolavoro un obbrobrio come la serie di The Walking Dead, qualche domandina bisognerebbe che ce la facessimo, non credete?)

Ed è' per questo che sono particolarmente importanti operazioni come quelle compiute da Matteo Garrone ne Il Racconto dei Racconti e, in misura minore, anche il presente Janara, film sicuramente imperfetti ma che rappresentano almeno una piccola ma importante inversione di tendenza.
Anche perché compiono un' operazione meritoria nel raccontare storie culturalmente a noi vicine, andando a pescare nel bagaglio della tradizione letteraria ( il film di Garrone) e folkloristica ( Janara) italiana.


Roberto Bontà Polito
Peccato però che se per Il Racconto dei Racconti si possano trovare tanti pregi e tante altre da salvare, per quanto riguarda invece Janara le cose da salvare siano davvero molte di meno.

Certo le basi c'erano tutte, il film- almeno sulla carta - è un tentativo di gotico rurale che sfrutta alcune delle leggende sulle streghe della Campania, le famose Janare ( ne ho parlato a suo tempo QUI e QUI) come tale quindi è un operazione nata nel territorio e che dal territorio medesimo ne utilizza tutte le caratteristiche specifiche: è napoletano ad esempio il regista Roberto Bontà Polito, qui alla sua prima prova su un lungometraggio dopo la realizzazione di alcuni ottimi documentari; sono beneventane le ambientazioni impiegate, essendo il film stato girato tra i comuni sannitici di Guardia Sanframondi e San Lupo (il paese esiste veramente e, come quasi tutti i comuni della zona possiede le sue brave dosi di leggende in merito all'argomento).
Sono di San Lupo e delle zone limitrofe anche quasi tutte le comparse impiegate, così come è campana buona parte del cast principale, come ad esempio la veterana Rosaria De Cicco ( gli appassionati di soap se la ricorderanno nel ruolo di Aida, un personaggio ricorrente di Un Posto al Sole) che veste i panni della vecchia Giovanna.


, sempre a Benevento si è tenuta in anteprima la presentazione nazionale della pellicola. Il legame e l'amore con il territorio da parte del suo regista quindi c'è e si vede.
Peccato che nemmeno questo serva a salvare la qualità del risultato finale.

La Janara ha dalla sua una buona costruzione delle atmosfere, un discreto lavoro in sede di fotografia, un accettabile recitazione da parte dei due attori scelti per interpretare i due ruoli principali di Marta (Laura Sinceri) e Alessandro ( l'attore romano Alessandro D'Ambrosi), un paio di scene indovinate, un clima di tensione che si respira per buona parte della prima metà del film,  purtroppo però dove spesso viene a cadere è in fase di sceneggiatura con alcune incongruenze anche abbastanza grosse.
Incongruenze presenti anche nella caratterizzazione di alcuni personaggi, in primis quello di Don Alessio, il prete (ma anche di molti altri) e dei loro comportamenti durante il corso della pellicola.
Così come si notano alcune ingenuità in fase di regia e nelle capacità recitative delle comparse.

Shining in salsa sannitica?
Janara quindi rimane un film con molti difetti, un'operazione meritoria nelle premesse ma profondamente imperfetta nella sua realizzazione finale, con alcuni momenti riusciti, una solida capacità tecnica da parte di un regista come Polito che i numeri e le capacità dimostra di averle, una discreta confezione sopratutto nella prima parte, ma con diversi difetti  specie verso le fasi finali.
Qualcosa da salvare c'è ma manca il guizzo, manca la coerenza narrativa, manca l'amalgama giusta.
Bisogna lavorarci, bisogna effettivamente lavorarci ancora sopra.
O meglio, se volessi usare una parafrasi potrei anche dire che siamo all'inizio della strada ma la dirittura d'arrivo è ancora molto lontana. Non basta la semplice passione per ricreare il Cinema di genere italiano
Non basta, non ora, non ancora.


BONUS CARD: LA VERA JANARA DI SAN LUPO

"Unguento unguento, mandame alla noce di Benvento
supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo...".

Posto nella parte nord orientale della Campania, in piena provincia di Benevento il comune di San Lupo (come già detto) esiste davvero.
Ovviamente si tratta di un tranquillo paesino che non raggiunge nemmeno i mille abitanti.
Uno dei tanti del nostro Sud, anzi uno dei tanti disseminati per la provincia italiana.
Il vero San Lupoè un luogo piacevole dove i bambini crescono sereni senza nessun rischio ( nè da parte di Serial Killer nè da parte di streghe vendicative) e decisamente parecchio più accogliente di quanto descritto (per meri motivi scenici) nella pellicola.
Tuttavia, come la maggior parte dei paesi, dei monti e delle foreste del Sannio anche San Lupo possiede la sua dose di fiabe, leggende, storie e tradizioni sulle Streghe.

San Lupo (BN)
Ma cosa racconta il film?
All'interno di Janara viene narrato che la causa della morte dei bambini che avviene all'inizio della trama, nel momento in cui Marta e Alessandro arrivano in paese deva andare ricercata nella vicenda di una giovane fattucchiera vissuta tra il 1700 e il 1800 - in realtà, tra le righe viene anche fatto capire che la fattucchiera poteva essere solo una emarginata che si guadagnava da vivere compiendo aborti clandestini oppure preparando pozioni curative-  Questa tregue però si spezza il giorno in cui  la donna si presenta incinta al centro del paese, sostenendo davanti a tutti i concittadini che il padre del nascituro fosse Satana in persona.
In seguito la donna prova anche ad imporre agli abitanti di fornirle tutto quello che voleva, pena il verificarsi di varie tragedie.
Sempre nel film, si narra però i paesani non solo non cedono alla minaccia ma, dopo aver chiamato un esorcista, mandano a morte la donna ed il bambino.
Probabilmente anche per celare la vera identità del padre  del nascituro, sicuramente uno dei maggiorenti della zona.
La conseguente maledizione effettuata dalla strega prima di morire nei confronti dei bambini del paese, scatenerà poi l'ondata degli omicidi descritti nel corso della pellicola.
Questo è quanto narrato nel film.
Nella realtà le leggende raccontate effettivamente a San Lupo sono leggermente diverse.
Però a noi ce ne interessa una in particolare.
Torniamo per un istante a descrivere il nostro paese nel Sannio, creiamo un minimo di atmosfera e diciamo che la zona di San Lupo è attraversata da un Torrente detto delle Janare,  inoltre in quella località si può trovare ancora il Ponte delle Streghe, così chiamato perché si diceva che proprio su quel ponte si dessero convegno queste creature.

Ponte delle Streghe ( o delle Janare)
Alcuni anni fa mani ignote hanno sottratto alcune pietre
.
Mettetevi dunque comodi, perché quella che vi racconterò è una Storia di Streghe, anzi una vera e propria fiaba nera.
E come per tutte le Storie di Streghe se ne possono trovare varianti più o meno simili un po in tutte le regioni italiane.

La leggenda comincia con una neonata, una bellissima ma intirizzita bambina ritrovata da alcuni abitanti nel corso di una fredda mattinata  proprio vicino al greto del Torrente delle Janare,
 Quasi contemporaneamente al ritrovamento nacquero però anche le prime voci.
Molti sussurrarono che la neonata potesse essere stata partorita durante un Sabba, altri proposero di lasciarla lì dove era stata trovata.
Le voci però non impedirono ad una coppia di pastori di prendere a pietà la neonata, di adottarla e di crescerla come se fosse la loro.
Così la trovatella crebbe in maniera assolutamente normale, assieme alla sua famiglia adottiva e crescendo quella che era stata una bellissima neonata si trasformò anno dopo anno in una splendida adolescente.
La splendida adolescente si trasformò a sua volta in un meravigliosa ragazza, tanto bella da attirare l'attenzione di tutti gli uomini che la incontravano.
Purtroppo però la bella ma sfortunata ragazza finì per attirare anche le attenzioni sbagliate.
E le voglie di un anziano nobile del luogo, tanto vecchio da poter essere quasi suo padre.
Attenzioni  e voglie che la ragazza rifiutò.
Fu in quel momento che le cose precipitarono.
Quell'anziano nobile per vendicarsi fece quello che in ogni tempo ed in ogni luogo hanno fatto i piccoli uomini con un immeritato potere: cominciò a calunniare la giovane
Il nobiluomo accusò la giovane pastorella di stregoneria, di aver tentato di effettuargli un maleficio e le scagliò contro tutti gli abitanti del paese.
Il resto è facile da intuire.
Gli animi si infiammarono velocemente, il resto lo fece la superstizione, fatto sta che una folla inferocita cominciò a dare la caccia alla ragazza.
Nel tentativo di fuggire alla morte l'adolescente si gettò nel torrente, proprio dalla cima del Ponte delle Streghe.
Sparendo immediatamente tra i flutti.



 A molti sembrò quasi come se la donna non fosse mai nemmeno esistita.
La leggenda continua ricordando che, non solo, il  corpo della vittima non venne mai ritrovato, ma da quel momento si moltiplicarono gli strani avvistamenti riguardanti una nuda figura femminile guizzare tra le onde del torrente.
In molti provarono a catturare l'apparizione.
Senza successo.
La vicenda a questo punto sembrava conclusa, ma il vero epilogo giunse molti anni dopo.
Quando un giovane cavaliere, incuriosito dalla leggenda non provò a seguire dentro all'acqua la misteriosa presenza.

Il suo cadavere annegato venne restituito dal fiume qualche giorno dopo.
Qualcuno si ricordò che il ragazzo altri non era che un discendente dell'anziano nobile che anni prima aveva mosso le false accuse alla donna.
Da quel momento la donna nell'acqua fu per tutti la Janara di San Lupo.

E divenne quello che in fondo sono un po tutte le Storie di questo tipo: spauracchi per bambini troppo curiosi, ma in fondo, questi racconti rurali sono così tanto diversi dalle attuali leggende metropolitane?
Cambiano i tempi, cambiano le società, arrivano cose come l'evoluzione ed il progresso che ci fanno illudere di essere diventati individui migliori e più civilizzati, ma in fondo per noi esseri umani certe cose rimangono sempre uguali.
Come la paura del buio.

Per chi volesse approfondire segnalo anche due belle e complete recensioni dedicate al film Janara: quella  di Ivano Satos e quella di Emidio il bradipo.

INTERVISTA CON ALESSANDRO VIETTI.

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Buon pomeriggio a tutti!
Qualche mese fa mi fu chiesto di preparare per l'ottimo sito TrueFantasy una intervista con lo scrittore italiano Alessandro Vietti, richiesta che accettai volentieri, sia perché chi me lo chiedeva (e cioè l'amico Alessandro Iascy, il curatore di TrueFantasy) è una persona molto gentile ed è un vero appassionato, sia perché Vietti era uno di quegli scrittori che desideravo intervistare da tempo.
L'intervista riscontrò un buon successo e dio sono molto felice della mia collaborazione con TrueFantasy, però- come sapete- la casa delle interviste del Buon Vecchio Zio Nickè e rimarrà sempre Nocturnia
Per questo oggi ripubblico l'intervista, in una sorta di versione Reloaded. Ho chiesto infatti a Vietti di rispondere a cinque ulteriore domande (le riconoscete facilmente grazie al cambio di colore) ed Alessandro ha aderito con entusiasmo.
Quindi ecco a voi l'Intervista Realoaded con Alessandro Vietti!
Attendo le vostre impressioni.

Nick:  Ciao Alessandro. Benvenuto! È un piacere averti ospite. Come prima domanda ti chiedo di presentarti ai nostri lettori e di parlarci del primo momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Alessandro Vietti:  Ciao Nick e grazie a te a Nocturnia per l’ospitalità. Devo dire che per me non c’è stata alcuna decisione del genere. Anzi, era una cosa molto distante dal mio orizzonte. Peraltro credo che decidere di diventare scrittore e diventarlo sul serio, siano due cose distanti tra loro anni luce, come peraltro credo valga per molte aspettative della nostra vita. Nella maggioranza dei casi, quella di scrivere narrativa è una cosa che a un certo punto, in genere dopo che hai letto molto e ti sei appassionato a un certo tipo di storie, decidi di provare a fare e scopri che in qualche modo ti riesce ma, soprattutto, ti dà soddisfazione. E allora pensi che valga la pena continuare. Pubblichi le prime cose. Ne pubblichi altre. Poi ogni tanto provi ad alzare l’asticella, provi a passare dal racconto al romanzo, provi a passare dalla fanzine alla pubblicazione professionale, e qualche volta ti capita di non farla cadere, l’asticella. Il salto riesce. Così vai avanti, cercando di fare sempre qualcosa di più, qualcosa di meglio, mettendoti continuamente alla prova, aumentando la difficoltà della scalata. Insomma, non decidi di diventare “scrittore”, né lo diventi. Succede solo che a un certo punto ti ritrovi ad aver pubblicato un po’ di cose. E a un dato momento sono gli altri che cominciano a definirti così. Personalmente, non mi ci definisco e in genere cerco di dissuadere gli altri dal farlo. Pensarmi “scrittore” mi fa, semplicemente, sorridere. Gli “scrittori” sono altri. Al massimo chiamatemi autore.


Nick:  In particolare cosa ti ha avvicinato alla fantascienza e quali sono stati gli scrittori ed i romanzi che ti hanno formato maggiormente come lettore prima ancora che come scrittore?

Vietti:  Secondo te, quando ti capita di vedere Guerre Stellari al cinema a otto anni, come ne esci? La mia prima fantascienza, quella che mi ha nutrito fin dall’adolescenza, è stata innanzitutto televisiva e cinematografica. Parliamo, appunto degli anni ’70, primi ’80: roba tipo Star Trek, Ufo, Spazio 1999, Star Wars, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, E.T., in quello che, a ben pensarci, è stato forse uno dei momenti migliori per la fantascienza sia sul grande che sul piccolo schermo e passarci dentro a quell’età qualcosa dentro le tue cellule, come per osmosi, te lo lasciava ogni volta. Poi c’erano anche i fumetti, Marvel in testa. Ricordo con nostalgia la caccia alle varie uscite, soprattutto dell’Uomo Ragno e dei Fantastici Quattro.
 Una passione un po’ a tutto tondo, la mia, insomma, comunque sorretta da una base di grande interesse per tutto ciò che concerneva lo spazio, che non so se sia stata una conseguenza o una causa. In effetti è un po’ un mistero, perché non c’era nessuno in casa da cui avrei potuta recepirla. A volte mi piace pensare che a cambiarmi per sempre sia stato nascere proprio nel marzo del 1969 e trovarmi lì, quattro mesi dopo, insonne nel mio passeggino a ciucciarmi i piedi, a guardare Neil Armstrong fare quel grande passo per l’umanità. La letteratura invece l’ho scoperta un po’ più tardi, nella tarda adolescenza, insieme con la passione per la lettura, purtroppo consolidatasi in occasione di un periodo molto difficile della mia vita. Mia madre fu colpita da una malattia molto grave e in quei mesi questo mondo era troppo brutto da sopportare, così ho avuto bisogno di scappare, andare altrove, il più lontano possibile. Alla fine lei se n’è andata e la mia passione per la fantascienza e per la lettura è rimasta e, anzi, è evoluta e divenuta sempre più importante nell’economia della mia vita. Quanto alla scelta dei testi, la mia inclinazione verso le materie scientifiche, condita dalla passione per l’astronomia, sono state il filtro primordiale. Dunque fu abbastanza naturale che iniziassi col prediligere soprattutto gli scienziati: Asimov e Clarke su tutti, in quella che forse, però, è una “educazione fantascientifica” piuttosto comune a molti, a quell’età e in quel periodo.

Nick: Tu hai una formazione scientifica, sei laureato in ingegneria elettrotecnica e lavori per l’Ansaldo Energia. Quanto è importante, secondo te, possedere un background scientifico, per poter scrivere una fantascienza credibile? Soprattutto in un paese come l’Italia in cui sopravvivono ancora tanti luoghi comuni sul genere e sui suoi scrittori…

Vietti: La storia della fantascienza sta lì a dimostrarci che la preparazione scientifica non è così importante come si può pensare. Pensa, per dire, solo a Bradbury, Ballard e Dick. Sono convinto che dipenda più che altro dalla propria sensibilità, dal personale livello di soglia di sospensione della credulità e, infine, ovviamente, dalle capacità letterarie di ciascuno. In Italia i luoghi comuni sul genere hanno una radice complessa e diversificata. Credo che un po’ derivino dalla diffidenza atavica nei confronti della letteratura di intrattenimento made in Italy (ma che ormai da qualche anno è in remissione), un po’ dalla povertà della cultura scientifica in Italia, per lo meno negli anni in cui la fantascienza è cresciuta e divenuta grande negli USA, un po’ dalla carenza di personalità e situazioni capaci di promuovere il genere in Italia e i suoi scrittori.

Nick: Ecco, questa domanda è conseguente alla precedente: Fantascienza in Italia e Fantascienza Italiana un binomio non sempre facile, secondo te perché?

Vietti:  A mio avviso sono due aspetti che vanno distinti e per i quali ci vorrebbe molto spazio, e magari un dibattito, per cercare di snocciolare qualcosa di compiuto. Cercando di farla breve, senza nel contempo semplificare troppo: da un lato in realtà la fantascienza in Italia è un genere che a tratti è stato anche piuttosto popolare, per quanto popolare possa essere mai un genere in un paese che ha sempre avuto qualche allergia nei confronti della lettura. Penso al successo di Urania, che per molti, molti anni ebbe due uscite mensili con tirature di tutto rispetto, e delle sontuose pubblicazioni della casa editrice Nord tra gli anni ’70 e ’80, con due collane belle e ricche come Cosmo Oro e Cosmo Argento. Le librerie avevano un discreto assortimento e si trovavano molte traduzioni. Insomma, per essere l’Italia che leggeva (e legge) poco, almeno dal punto di vista editoriale la fantascienza in Italia la sua piccola golden age l’ha avuta. Una situazione che però, a mio avviso è andata deteriorandosi globalmente quando, a partire dagli anni ’90 fino a oggi, è venuta a crollare la visione del futuro e la tecnologia ha invaso il nostro presente fantascientifizzando la nostra realtà. Dall’altro, poi, come accennavo anche prima, la fantascienza italianaè invece sempre stata in affanno soprattutto per colpa della mancanza di situazioni e personalità capaci di promuovere il genere in Italia e con questo intendo sia rispetto alla formazione degli autori, che al gusto dei lettori. Non abbiamo avuto né l’equivalente delle riviste Pulp, per intenderci, ma neanche alcun John W. Campbell o Hugo Gernsback. Anzi, chi nel momento storico più favorevole aveva il potere di farlo, ebbe a dire che un disco volante non poteva atterrare a Lucca, spegnendo così ogni potenziale velleità e facendo così molto male a un intero movimento culturale. È peraltro evidente che un’affermazione del genere non può essere ritenuta casuale o frutto di una contingenza momentanea, ma è figlia di una ben precisa visione culturale, quella in cui si è ritrovata l’Italia del secondo dopoguerra, troppo legata a una tradizione “letteraria” (alta?) che aborriva qualsiasi tentativo di deviare nei generi, se non in rarissimi casi per i quali però quelle parole (fantascienza, fantasy, horror ecc.) erano comunque tabù. Penso a Calvino, a Buzzati, a Landolfi, tanto per citare tre dei maggiori esponenti.


Nick:  Veniamo all’Alessandro Vietti scrittore, se non ricordo male, tu hai cominciato a scrivere professionalmente attorno al 1993, facendoti notare grazie alla tua partecipazione ai vari concorsi letterari e grazie a racconti. In particolare ricordo lo splendido “Daneel” apparso sulla scomparsa “L’Eternauta”. Vorrei che ci parlassi di quel racconto e delle tue sensazioni quando lo vedesti pubblicato.

Vietti:  Daneel nacque come mio personale omaggio ad Asimov, la cui morte avvenuta nell’aprile del 1992 mi aveva colpito molto. Ricordo che lo scrissi e lo mandai (per lettera) alla redazione dell’Eternauta i cui racconti all’epoca erano selezionati da Gianfranco De Turris. Ricordo che De Turris mi rispose non molto tempo dopo a sua volta con una lettera molto incoraggiante, dicendo che il racconto era buono, ma non abbastanza per essere pubblicato.
E mi diede qualche consiglio. Se ci avessi rimesso le mani sopra e lo avessi migliorato, lo avrebbe pubblicato. Quindi, insomma, la sua risposta fu confortante: ci lavorai su e rispedii il racconto, cui avevo aggiunto tutta la parte centrale. Lui ne fu entusiasta e lo pubblicò. In effetti il racconto era molto migliore. Così, oltre all’emozione di vedere il primo racconto pubblicato su una pubblicazione professionale prestigiosa come L’Eternauta, in una volta sola imparai due lezioni molto importanti: (1) lavora sempre duro su quello che hai scritto senza affezionartici e senza aver paura di tornarci sopra e (2) sii umile e dai sempre retta agli editor: probabilmente vedono qualcosa che tu non stai vedendo.

Nick:  In seguito arrivano anche i romanzi, nel 1996 arriva “Cyberworld” pubblicato dalla Nord (grazie alla vittoria del premio Cosmo) e per lungo tempo sei stato così identificato come uno dei volti italiani del Cyberpunk, eppure tu all’epoca non solo dichiarasti di non aver letto molto di quel genere letterario, ma di non considerare la tua creazione come un “prodotto Cyberpunk”. A distanza di tempo quali sono le tue impressioni su quel genere letterario, nel bene o nel male?

Vietti:  Cyberworld derivò innanzitutto dalla mia passione per i computer e dal fascino che la realtà virtuale, di cui si parlava davvero moltissimo in quegli anni, esercitava su di me. Circa la lettura del cyberpunk, ricordo che avevo letto Neuromante, che mi aveva colpito, ma che non era mi piaciuto davvero. L’avevo trovato troppo difficile, astruso, come un gomitolo di una matassa bellissima, ma difficile da dipanare. Dopodiché in quel periodo volli evitare altre letture del genere, soprattutto per non correre il rischio di “copiare” involontariamente.
Volevo qualcosa che fosse veramente mio. Così, memore di Neuromante, sono partito dal presupposto di cercare di fare qualcosa di più fruibile dal pubblico, a dispetto di voler parlare comunque di realtà virtuale. Difatti è vero quello che dici: non volevo scrivere un romanzo cyberpunk. Alla fine però, paradossalmente credo di non essere riuscito in nessuna delle due cose. Innanzitutto perché non sono convinto che Cyberworld sia un libro davvero facilmente fruibile (per lo meno nell’edizione del ’96, in quella del 2015 ho adottato alcuni accorgimenti per agevolare la lettura) e in secondo luogo ormai sono dovuto venire a patti con la consapevolezza che Cyberworld è, di fatto, un romanzo assolutamente cyberpunk. Sono giunto alla conclusione che, se vuoi parlare di quell’argomento e vuoi restare credibile, non puoi a sottrarti ai paradigmi letterari e linguistici che delimitano quell’etichetta. Pensa a Stross

Nick:  Uno dei pregi migliori di “Cyberworld” sta proprio nel suo scenario e nel world-building che gli sta dietro. Quali sono state le fonti d’ispirazione maggiori per la sua creazione?

Vietti:  Saggistica, davvero un sacco di saggistica. Poiché in quel periodo stavo terminando l’università, mi proposi di scrivere il libro quando mi fossi laureato, nella certezza di avere almeno qualche mese di “disoccupazione” dopo la laurea a disposizione per scrivere. Così in effetti fu, anche se quel tempo alla fine fu un po’ meno del previsto. Scrissi il romanzo in poco più di tre mesi, ma per prepararmi nei mesi precedenti avevo letto moltissima saggistica, sia tecnica che filosofica sulla realtà virtuale. Dopodiché ricordo che mi lasciai suggestionare, come cito in fondo ai ringraziamenti del libro, dalla musica dei Pink Floyd che è stata la tracklist dell’intera stesura. Una specie di trip, ma senza francobolli, insomma! Devo dire, comunque che hai centrato il punto. Personalmente considero Cyberworld un romanzo di formazione letteraria in cui lo scenario e la sua credibilità hanno avuto la parte preponderante delle mie attenzioni. Forse era inevitabile, visto che si tratta di una storia che si svolge interamente nel ciberspazio, per cui alla fine proprio il ciberspazio risulta il vero protagonista del libro.

Nick:  Nel 1999 arriva, sempre per la Nord, “Il Codice dell’Invasore”, che a tutt’oggi rimane uno dei tuoi lavori più rappresentativi. Rileggendo “Il Codice dell’Invasore” con il suo bel mix tra cyberpunk e sana vecchia fantascienza spaziale, tra avventura e SF catastrofica mi sembra che una delle costanti della tua narrativa sia il voler giocare tra i generi, il non volerti fossilizzare su un filone unico. È una sensazione sbagliata la mia?


Vietti:  Mi piace molto il termine “sana vecchia fantascienza spaziale”, perché è il sottogenere con cui sono cresciuto, quella di cui ti parlavo, degli Asimov e dei Clarke, e che più avanti è stato quello – per dire – dei Benford e dei Brin (e come vedi sono sempre scienziati). Comunque, è vero, hai ragione anche in questo caso. Non ho mai pensato a conformarmi in un genere o in un filone. Scrivo quello che mi piace in quel determinato momento della mia vita, quello in cui mi imbatto, che mi diverte e che mi fa stare a mio agio con le mani sulla tastiera. E visto che noi stessi cambiamo gusti a mano a mano che evolviamo (ehm, invecchiamo), non si può mai dire di preciso che cosa scriverò dopo, anche se resto sempre comunque fedele all’idea di “fantastico”, ancorché nella sua accezione più ampia possibile. Per dire, pur restando sempre in ambito non realistico, oggi mi capita di scrivere cose abbastanza diverse.

Nick:  Un’altra costante della tua narrativa, un argomento che ricorre molto sempre ne “Il Codice dell’Invasore” è rappresentato dal tema della costante lotta per mantenere intatta la propria umanità nonostante tutti i cambiamenti culturali e tecnologici che possono interessare la società. Non a caso il misterioso morbo che fai comparire nel romanzo e il tentativo di combatterlo attraverso la clonazione sono solo strumenti che tu utilizzi per descrivere questa lotta. Per la seconda volta ti chiedo se la mia è una sensazione sbagliata e poi- conseguentemente- ti chiedo da cosa nasce il tuo interesse per questi temi.

Vietti:  A me piace affrontare sempre questioni estreme, in un certo senso, temi che ci toccano profondamente, che sono quelli che interessano prima me e poi, spero, i lettori. In Cyberworld per esempio i temi portanti sono due: (1) l’uomo nella realtà virtuale, ovvero una realtà di cui egli è artefice e di cui quindi si può finalmente davvero considerare dio, ma nella quale paradossalmente si ritrova a essere scavalcato da un autentico essere onnipotente e (2) lo scontro ideologico e profondissimo tra realtà reale e realtà virtuale, oggi potremmo dire tra il vivere-al-pub e il vivere-su-Facebook. Ne Il Codice dell’Invasore invece i temi portanti sono: (1) da dove nasce la nostra umanità, ovvero da dove nascono i pensieri che ci rendono diversi da una macchina, che ci rendono umani? (2) Siamo davvero liberi di pensare quello che vogliamo, o il nostro libero arbitrio è solo illusione? Insomma, mica roba da niente.

Nick:  Nel settembre di quest'anno “Il Codice dell’ Invasore” è stato riproposto dalla Delos. Parlaci di questa ristampa.

Vietti:  In realtà non è stato“stampato” niente, nel senso che l’edizione è solo digitale, per tutte le piattaforme di lettori disponibili. È stato Silvio Sosio di Delos Books a chiedermi di poter ripubblicare i romanzi che ormai da tempo non erano più disponibili e io sono stato entusiasta di accettare la sua proposta. Ma siccome volevo comunque dare ai lettori qualcosa di più rispetto alle edizioni originali, ho voluto che ci fosse un’introduzione a entrambi i volumi. Così, se per Cyberworld, uscito qualche mese fa, ho trovato la gentile disponibilità di Giovanni De Matteo, la personalità più adatta a farlo nel suo ruolo di co-fondatore del Movimento Connettivista, di cui Cyberworld in qualche modo precorre le orme, per Il Codice dell’Invasore ho avuto l’onore di ospitare nientemeno che una bellissima prefazione di Sandro Pergameno. Hai bisogno che ti dica chi è Sandro Pergameno? Insomma, cosa potevo volere di più?


Nick:  Rispetto al 1999 quali sono gli elementi del tuo romanzo che trovi ancora attuali e perché e, invece c’è qualche pagina, elemento o personaggio che adesso come adesso avresti la tentazione di cambiare o riscrivere?

Vietti:  A questo proposito ti invito a leggere la lunga postfazione che ho scritto per la nuova edizione di Cyberworld, ma che, almeno nella parte iniziale, è perfettamente valida anche per Il Codice dell’Invasore: cosa succede a rileggere un tuo romanzo dopo quindici anni? È un’esperienza molto interessante, ma anche un po’ spaventosa, scary, direbbero gli inglesi. Tuttavia devo dire che non solo ne sono uscito indenne, ma ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, per entrambi i romanzi. Insomma, non ho avuto l’impulso di rinnegare alcunché di quello che ho scritto. Questo non significa che non mi sia accorto che avrebbe potuto essere fatto meglio o che oggi non lo riscriverei in maniera (completamente?) diversa. Ma complessivamente secondo me i due libri funzionano ancora bene. In particolare Il Codice dell’Invasore, per la sua struttura complessa di trame e sottotrame, resta una sorprendente impresa di incastri che alla fine vanno ancora tutti al loro posto. Così, insomma, non doversi rinnegare alla fine della rilettura è stato parecchio consolatorio.

Nick:  Nel corso degli ultimi anni hai partecipato con tuoi racconti a diverse antologie interessanti. In particolare vorrei che tu ci parlassi del racconto "Lo Spread Spiegato a Mio Figlio"su Crisis. Parlaci del racconto e dell'antologia.



Vietti:   Eravamo nel pieno, il culmine forse, della crisi economica ed era l'epoca in cui ogni giorno sentivamo parlare di questo fantomatico spread, questa entità finanziaria difficile da capire per chi - come me - non mastica di economia. In quel periodo mi pervenne la richiesta di Alberto Cola per un racconto proprio sul tema della crisi, ma vista in una prospettiva futura, un futuro vicino, da qui a pochi anni, una sorta di "come saremo" o di "come andrà a finire questa storia". Nel mio caso, quello che è venuto fuori è forse uno dei miei racconti più complessi. In altre parole immagino che in un mondo messo in ginocchio dalla crisi e in cui il capitalismo è scomparso schiacciato da se stesso, il bisogno dell'acquisto compulsivo presso gli individui sia comunque ancora molto forte, come una dipendenza ormai connaturata all'essere umano. Così ho immaginato l'esistenza di una droga, l'Amex (che forse qualcuno avrà notato essere non a caso il nome con cui viene abbreviata l'American Express) che viene propinata scientemente dallo Stato ai cittadini e che permette di vivere esperienze consumistiche virtuali. Il problema è che dopo un po' l'esperienza non basta più e chi usa questa droga tende a volere di più e dunque a utilizzarla in un modo particolarmente estremo. Lo spread è proprio l'esasperazione di questa pratica ed è inutile dire che è anche molto pericolosa. Si tratta, insomma, di un racconto che prende una posizione netta contro il consumismo nel quale siamo immersi a dispetto della crisi e in particolare contro quel concetto di "crescita" che tentano di propinarci come unico modo per uscirne, quando invece tutti possono rendersi conto che una crescita infinita è fisicamente, economicamente, biologicamente ed ecologicamente impossibile.


Nick:  Com'è cambiato nel corso del tempo l'approccio alla scrittura di Alessandro Vietti?

Vietti.   Sono abbastanza convinto che sia più semplice valutare come cambia nel tempo il proprio approccio alla scrittura, osservando come evolve nel corso della propria vita il proprio approccio alla lettura. Perché la scrittura è innanzitutto lo specchio di una sensibilità. Lo stile, il modo di scrivere, i temi che un autore vuole affrontare con la scrittura sono frutto dell'evoluzione della sua personalità e riflettono ciò che della realtà fa vibrare le corde del suo animo, ciò che gli piace, che gli interessa, che lo fa incazzare, che in qualche modo sente come parte di lui nel bene e nel male. Ma la lettura non è molto diversa. Il meccanismo con cui scegliamo i libri e con cui li giudichiamo attinge alla stessa personalità e agli stessi meccanismi di similarità. Insomma, se adesso trovo noiosa o letterariamente poco interessante una narrativa che invece mi garbava molto vent'anni fa, sarà difficile che adesso io scriva come scrivevo vent'anni fa. La mia scrittura sarà evoluta (è anche un auspicio, questo) nello stesso modo, insomma. Magari con questo non si riuscirà a dire esattamente dove uno è finito, però dice senza dubbio dove uno non è più e, forse, quale strada ha intrapreso. Nella fattispecie mi sono reso conto di aver bisogno di letterarietà, di libri complessi (ma non complicati), di ironia intelligente, di creatività e di personalità, di sentire forte il timbro dell'autore e di affrontare temi intensi che riescano a coniugare profondità, ma anche intrattenimento. E questo è quello che mi propongo di mettere nei miei scritti. Che poi, a pensare a ciò che ho scritto in passato, forse potenzialmente questa visione c'è sempre stata, solo che adesso è più consapevole e ricercata.



Nick:  Nell’ ambiente sei conosciuto anche per la tua attività di saggista e di blogger, in particolare penso al sito Il Grande Marziano da te creato e sul quale scrivi da tanti anni. Racconta qualcosa di quel blog a chi ancora non lo conosce.

Vietti:  Qui parliamo di un’esperienza di scrittura completamente diversa, con la quale ho voluto mettermi alla prova qualche anno fa, in concomitanza con una cosa che stavo scrivendo e che aveva un’attinenza perlomeno trasversale con lo spirito del blog. Il grande marziano richiama il suo nome dal grande fratello di orwelliana memoria, proponendosi di fungere da osservatorio esterno privilegiato, per cercare di proporre prospettive o stimolare punti di vista alternativi rispetto a quelli comunemente diffusi dai media, con un occhio anche alla provocazione e alla satira sociale. Cercare di riflettere con lucidità e indipendenza su tutto quello ci accade intorno. Si parla quindi soprattutto di cronaca, società, politica, sport, ma anche, inevitabilmente, di letteratura, cinema e, a tratti, anche di fantascienza. È dunque un esperimento prima di tutto su me stesso, per allenarmi all’ analisi al di fuori dagli schemi consolidati e in secondo luogo per costringermi anche in questo contesto a mantenere una scrittura efficace. In effetti, soprattutto nella sua incarnazione su Facebook , il blog ha un discreto seguito e quindi cerco non senza fatica di portarlo avanti con la costanza di cui attività di questo genere hanno bisogno per continuare a vivere. Internet e i social sono divoratori e digeritori di contenuti. L’aggiornamento frequente è una condizione necessaria.

Nick:  Questa è una domanda per l’Alessandro Vietti saggista, recentemente ho apprezzato il tuo I Nuovi Orizzonti Della Fantascienza, quindi la domanda ti tocca: qual è lo stato di salute della fantascienza? Naturalmente se vuoi puoi darci tu una tua definizione di cosa rappresenti per TE la SF.

Vietti:  In quel saggio giungevo alla conclusione che la fantascienza stesse cambiando pelle, come ha cambiato pelle il rapporto della società con la scienza e la tecnologia che costituiscono l’humus stesso della fantascienza. Quindi se da un lato scienza e tecnologia ci hanno abituati a vivere nella fantascienza, non sorprende che la fantascienza veda lentamente sbiadire l’etichetta della sua nicchia e tenda sempre più a rientrare nella narrativa tout-court, quella propria della realtà, come sempre più spesso si vede accadere anche all’interno delle case editrici più importanti, notoriamente refrattarie alla fantascienza propriamente detta. Per il noir, il giallo e l’horrorè già avvenuto. Perché dunque non può succedere anche con la fantascienza? Così su due piedi mi vengono in mente titoli come La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger, Sirene di Laura Pugno, Gli scaduti di Lidia Ravera, Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio, Storia di Karel di Antonio Pennacchi, per non parlare delle opere di Jonathan Lethem o di quelle di George Saunders, tutti usciti per case editrici di primaria importanza che nulla avevano a che fare con la fantascienza. Quindi nessuna morte della fantascienza, anzi, la fantascienza è quanto mai in salute, ma forse sta avviandosi verso una vita completamente nuova. Il problema dell’appassionato, semmai, sarà quello di scovare le opere fantascientifiche perdute nel maelström dei titoli mainstream, in mancanza dello scaffale dedicato. Ma da questo punto di vista penso che la rete saprà essere la nuova bussola dell’appassionato. In fondo lo scaffale della fantascienza per certi versi ha già perduto terreno da tempo.

Nick:  Se dovessi consigliare qualcosa di tuo a chi non ha mai letto niente scritto da te, cosa gli consiglieresti?

Vietti:  Dipende anche dal lettore, naturalmente, e dalle sue predilezioni. Nella fattispecie direi di provare con "Il Nonno non è Quello che Sembra" per due motivi. Il primo è perché si tratta di un racconto disponibile gratuitamente, recentissimo, uscito solo pochi giorni fa nell'antologia in ebook TrueFantasy Horror Stories 2015 (la trovate scaricabile qui: http://truefantasy.altervista.org/tag/truefantasy-horror-stories-2015/). Devo confessare che è stato scritto in soli cinque giorni, che per me è un autentico record, quindi potrebbe non essere limato alla perfezione, però trovo sia un bello specchio di quello che intendo per narrativa in questo momento. Nella fattispecie uso lo stratagemma del genere horror per affrontare in modo inedito uno dei conflitti più classici: i giovani contro i vecchi, ovvero la vecchiaia vista dalla prospettiva (distorta) della gioventù. Alternativamente consiglio il racconto "Emocrazia" incluso nell'antologia Sinistre presenze (Bietti), che ritengo una delle mie cose migliori, un lavoro nuovamente horror, su politica e società scritto nel 2010, ma terribilmente attuale.

Nick:  Interessante il tuo spunto: sei conosciuto per i tuoi romanzi di fantascienza eppure hai citato due opere horror. Quindi come definiresti l'Alessandro Vietti scrittore?

Vietti:   Questo credo faccia parte dell'evoluzione di autore di cui ti parlavo prima. Il genere horror è entrato nelle mie letture più tardi rispetto alla fantascienza e quindi l'ho assimilato più di tardi in termini di bagaglio espressivo. In ogni caso, rispetto anche solo alle tematiche sulle quali mi soffermo per la mia narrativa, devo dire che non mi considero un autore di fantascienza, bensì uno che usa la potenza letteraria del fantastico per parlare dei temi che di volta in volta più gli stanno a cuore. A volte può essere la fantascienza, a volte l'horror, a volte né l'uno, né l'altro. Del resto, perché negarsi l'uso di strumenti così potenti? Per esempio, la storia con cui sono alle prese in questo periodo è molto surreale, dunque non appartiene strettamente né alla fantascienza, né all'horror. Insomma, quello che posso affermare è che il realismo non appartiene al mio registro. Ma non posso escludere a priori che la mia evoluzione non mi porti prima o poi anche da quelle parti.

Nick: Tra i tuoi colleghi scrittori italiani e stranieri quali sono quelli che segui con maggiore attenzione ed interesse?

Vietti:  Ormai da qualche anno la fantascienza come lettura non occupa i primi posti della mia read list. C’è troppo mondo, là fuori, e troppo poco tempo in questa vita, per trascurarlo. Quindi leggo davvero di tutto, compresi certi classici che avevo colpevolmente lasciato indietro. Ultimamente tra gli stranieri emergenti mi ha impressionato moltissimo Ben Lerner di Nel Mondo a Venire, un libro pazzesco. Altri che apprezzo parecchio sono David Mitchell, Jonathan Lethem e George Saunders. E qui siamo comunque abbastanza nei territori della fantascienza o comunque del fantastico che piace a me, anche nel caso di Saunders, che vi straconsiglio di andare a cercare. Nella fantascienza più propriamente detta, penso che Ted Chiang e China Mièville siano tra coloro che hanno quel quid in più. Quanto all’Italia, ci sono molti scrittori di fantascienza che si stanno imponendo sulla scena nazionale e una citazione parziale rischia di fare torto a qualcuno. Faccio dunque un solo nome, che è quello che più mi ha impressionato di recente: Andrea Viscusi. Il suo Dimenticami Trovami Sognami edito da Zona 42è un romanzo davvero molto bello, interessante e, rispetto alla sua originalità e diversità nei confronti di quanto siamo abituati a leggere di solito, coraggioso. Chi non l’ha fatto, rimedi: lo legga.

Nick:  Torniamo un attimo all'Alessandro Vietti saggista. Spesso nel corso dei tuoi articoli (penso ad esempio a quelli scritti per Robot) affronti i cambiamenti della tecnologia e l'impatto che questi hanno nelle nostre vite. Ma quanto, secondo te, la realtà ha trasformato (o magari ucciso) la capacità immaginativa della fantascienza?

Vietti:  Quando Neil Armstrong mise piede sulla Luna, Ray Bradbury disse che quel giorno la fantascienza era morta. Invece è ancora qui. Però senza dubbio è cambiata. Io credo ci siano soprattutto due cose da considerare. La prima è l'idea che abbiamo noi, adesso, del futuro nostro e del genere umano, nel breve e nel lungo periodo. La fantascienza è un genere molto legato a questo concetto e non può prescindere da esso. La seconda è il nostro rapporto con la scienza e la tecnologia, ma non tanto rispetto alla loro evoluzione quanto, per così dire, rispetto alla derivata della loro evoluzione, ovvero rispetto alla velocità con cui questo cambiamento ci ha travolto e ci sta travolgendo. Dunque credo che la fantascienza non soffra tanto il progresso in assoluto, quanto la velocità con cui esso avviene, in quanto soffoca gli autori nel suo andare più veloce della loro immaginazione. Negli ultimi vent'anni abbiamo visto le nostre esistenze circondate, immerse, assediate dalla fantascienza reale, dai progressi incredibili dell'Information Technology, dalla facilità con cui oggi andiamo su Marte e vediamo quotidianamente paesaggi alieni, ma ormai del tutto familiari, in tempo praticamente reale. La fantascienza si è sempre nutrita di mitologie, che poi ha assimilato reinventandole. Ovviamente ciò che non è più mito, non è più così semplice da "fantascientifizzare", perché non sollecita più il nostro immaginario. Dunque la fantascienza deve rivolgersi altrove. Negli anni '80, morta la corsa allo spazio, lo ha fatto col cyberpunk. Oggi, morto il cyberpunk, forse non è così semplice trovare un nuovo sguardo, per lo meno uno sguardo comune, strutturato, istituzionalizzato, così finiscono per contare la prospettiva e la sensibilità dei singoli autori ancor più di quanto questo sia valso in passato

Nick:  Progetti futuri. di cosa ti stai occupando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Alessandro Vietti nel prossimo futuro?

Vietti:  Ho un romanzo di fantascienza cui credo molto e sul quale ho speso davvero parecchie energie e che è là fuori da qualche tempo, in cerca di fortuna. La speranza è che possa trovare presto una casa che lo valorizzi e lo proponga finalmente al pubblico. Sono convinto che valga davvero la pena, anche perché la ritengo la cosa migliore che ho scritto finora. Poi attualmente sto scrivendo un’altra cosa che è nel contempo piuttosto ambiziosa (diciamo che in questo caso l’asticella l’ho alzata parecchio) e, per certi aspetti, anche piuttosto… scandalosa. Forse tanto l’una quanto l’altra. Qui siamo solo un poco più distanti dalla fantascienza vera e propria, anche se l’aspetto fantastico non manca. Entro i primi mesi del 2016 dovrebbe essere finito. Dopodiché anche lui cercherà ospitalità in giro.

Nick:  Bene, è tutto, nel ringraziarti per la tua disponibilità e per la tua gentilezza ti chiedo se esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Vietti:  Questa è una chiosa un po’ marzulliana e mi diverte molto. In effetti sarei tentato di dirti che c’è già un sacco di carne al fuoco (il che è vero), che abbiamo già tediato moltissimo i lettori che non arriveranno mai a leggere fin qui (il che è probabile, ma nel caso più per le mie risposte che per le tue domande) e che la tua intervista è già completissima e sviscera davvero a fondo tutti gli aspetti del mio essere autore (il che è innegabile), svelando cose di me di cui nemmeno io ero consapevole prima di rispondere. Praticamente come una seduta psicanalitica, ma bella! Per questo lascia che rinnovi il mio sincero ringraziamento a te, a Nocturnia e a True Fantasy per l'edizione precedente e concentrata di questa intervista. e a tutti i lettori che hanno (o non hanno) avuto la pazienza di seguirci fino qui. Però a pensarci bene una domanda ci sarebbe ed è la seguente: Sembra dunque che la tua scrittura non possa prescindere dall’elemento fantastico. Perché per te è così importante? La mia risposta sarebbe stata questa: Perché col fantastico riesci a parlare del presente facendo finta di parlare di qualcos’altro. Perché il fantastico ti permette di simbolizzare, senza incorrere nella stucchevolezza dell’essere esplicito e, quindi, noiosamente didascalico. Perché il fantastico ti consente di trattare di tematiche importanti con una forza e un’incisività sconosciute alla narrativa convenzionale. E perché il fantastico è, incredibilmente, assolutamente, tremendamente più divertente. Ti pare poco?


- ALESSANDRO VIETTI: UNA NOTA BIOGRAFICA (Ottobre 2015)

Alessandro Vietti, ingegnere, nasce giusto in tempo per essere presente alla conquista della Luna. Forse è per questo che è da sempre appassionato di astronomia e fantascienza. Vive e lavora a Genova nel settore dell'energia e nel tempo libero si occupa di divulgazione scientifica e scrittura. Suoi articoli sono apparsi sulla rivista Robot e sui mensili Coelum, Le Stelle e L'Astronomia. Nelle vesti di autore ha pubblicato i romanzi Cyberworld e Il codice dell'invasore, il primo dei quali vincitore del Premio Cosmo 1996, nonché svariati racconti. Di recente suoi lavori sono apparsi nelle antologie Ambigue utopie (Bietti), Sinistre presenze (Bietti), Crisis (Della Vigna), I sogni di Cartesio (Della Vigna), Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici? (Della Vigna). Il grande marziano (http://ilgrandemarziano.blogspot.com) è il suo blog.

QUALI SONO I VOSTRI POST DI NOCTURNIA PREFERITI?

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Il Buon Vecchio Zio Nick continua a fare colloqui, l'ultimo fresco fresco stamattina.
Nel frattempo, vogliamo provare a lanciare un giochino diverso, volete?
Ogni blogger è curioso, molti tra noi diranno di no, ma a tutti noi piace essere letti, in cuor nostro desideriamo ricevere dei feedback.
Feedback di qualsiasi tipo: commenti, condivisioni e quanto altro volete, ma quando li riceviamo siamo sempre estremamente contenti.
Esistono in rete iniziative ottime, come La Blogosfera Condivide di Romina Tamerici che vi consiglio vivamente.
A me però interessa capire quali sono i post ed le tipologie di post che riscontrano maggiore successo tra i miei lettori.
Quindi mi piacerebbe che voi mi raccontaste quali sono stati gli articoli pubblicati da questo blog che vi sono piaciuti maggiormente ed anche il perché, quelli che magari hanno fatto si che voi scopriste Nocturnia e-se vi va- di segnalarmi cosa vorreste vedere più spesso su queste pagine virtuali.


- LE INTERVISTE.


Probabilmente è l'attività che qualifica maggiormente Nocturnia, sicuramente è quella che differenzia il mio blog rispetto alla maggioranza degli altri. Però è anche quella che mi costa maggiore fatica tra il contattare i possibili intervistati, formulare le domande, tradurle nella lingua dell'intervistato, aspettare una risposta e poi ritradurre tutto, revisionare per controllare sviste o errori. 
Non vi dico poi quando l'intervistato utilizza qualche termine gergale che non conosco! Inoltre, svelo un piccolo segreto: mi sono capitate anche delle persone che dopo aver accettato e dopo essersi fatte mandare le domande sono praticamente scomparse negandosi completamente, non tantissime, per carità però sono capitate.
Però non smetterei per niente al mondo, le soddisfazioni sono immense ed il risultato finale ripaga sempre di tutte le fatiche fatte.
Ogni intervista è una storia a sè stante, ognuna è rimasta nel mio cuore, dovendone scegliere una direi che una tra quelle che mi è rimasta più nel cuore é:

-L'Intervista con Zienia Merton

Ricevere una bella lettera cartacea da parte dell'attrice che ha interpretato Sandra Benes in Spazio: 1999è stata una fantastica sorpresa, una bella ciliegina sulla torta a corredo di una passione per il fantastico che dura da anni.
E voi, invece quali tra le mie interviste avete apprezzato di più?
Inoltre, quali personaggi vorreste vedere intervistati da Nocturnia?

- MISTERI E FOLKLORE.



Ho sempre pensato che fossero gli articoli graditi di più dalla maggioranza dei miei lettori, vorrei quindi capire se la mia idea corrisponde al vero.
Che si tratti di Folklore regionale come il Dossier sulla Stregoneria in Italia, che si tratti dei racconti sui maggiori Serial Killer della storia, che si tratti di sparizioni misteriose come quelle di Roanoke ( QUI e QUI) so che attraggono molto.
Certo le vicende della Vampira di Barcellona (QUI, QUI e QUI ) hanno fatto star male me per primo, in compenso la Triste Storia della Black Dahlia ( QUI; QUI e QUI) ha commosso un po tutti quanti.
Dovendo scegliere, però io citerei il trittico su:

-Il Macellaio di Chicago.(QUI, QUI e QUI)

E voi invece quali articoli "misteriosi" avete apprezzato maggiormente? Vi bastano? Ne volete di più? Di meno?

-RECENSIONI DI LIBRI E FUMETTI.

Secondo molti miei illustri colleghi non varrebbe nemmeno più la pena di effettuare recensioni, la lamentatio che gira in circolazione è che non vengano lette più come un tempo.
Io però mi diverto ancora a scriverne e , sinceramente, non mi sembra che vengano apprezzate di meno rispetto agli altri post.
Voi però cosa ne dite? Qual'è la vostra esperienza in proposito?

Dovendo scegliere alcune mie recensioni, citerei- tra le tante-  almeno queste:

-Malapunta.

-Ombre a Venezia.

-Crisis

-The Walking Dead

-Il Sole dei Soli.

E mi fermo qui? Voi invece quali tra i miei post dedicati a libri, comics e riviste avete apprezato maggiormente?

-FILM; TELEFILM E SCENEGGIATI.



Lo ammetto: ho una vera e propria passione per le produzioni per il piccolo schermo.
C'è spazio per un operazione totalmente nostalgica, un memento delle vecchie serie o dei preziosi sceneggiati RAI, vera e propria testimonianza di una televisione che fu.
Ed anche di un modo di fare la televisione.
Quindi parliamo di cose come:

-Il Segno del Comando.

-Ritratto di Donna Velata.

- Agente Speciale ( QUI e QUI)

Ma c'è spazio anche per le serie più recenti.
Cito almeno queste:

-Salem. (QUI)

-American Horror Story (QUI e QUI)

-Aquaman e Le Serie Non Nate.

-UFO I Film Tratti dalla Serie Televisiva.

-In the Flesh  (QUI e QUI)

Ma anche film:



-La Horde

-The Avengers

E voi invece, quali scegliereste?

-TUTTO IL RESTO.

Ma definire un blog solo in base a pochi argomenti sarebbe riduttivo. 
Il Mio blog, i Vostri blog sono molto di più, siamo Noi, rappresentano le nostre vite, le nostre passioni, perfino le nostre debolezze ed idiosincrasie.
Alla fine non facciamo altro che celebrare le nostre vite,  goderci un attimo lontano dalle grande preoccupazioni della vita, esporre la nostra legittima aspirazione a non ingrigirci.
Magari conoscere persone interessanti che condividano queste stesse passioni.
Quindi io mi fermo qui: potrei citare i post da cazzeggio, le segnalazioni, gli incontri tra blogger, i film perduti e quelli ritrovati, le biografie dei grandi personaggi, i meme.
Dite voi adesso cosa avete apprezzato di più finora, cosa vorreste vedere di più su Nocturnia
Non è un vero e proprio sondaggio, ma servirà a me capire, cosa vi piacerebbe leggere per il futuro.
Anzi, sarebbe bello se anche voi raccontaste quali sono i post e gli argomenti dei vostri blog che vi hanno più soddisfatto, quelli che vi è piaciuto di più scrivere...e quelli che hanno ottenuto maggiore successo.
Cominciamo? 

Il Sangue di Parigi.

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Mi chiedo se serva a qualcosa continuare a fare quello che faccio,
Mi chiedo se serva postare articoli su cosucce come i miei quando fuori il mondo brucia
Mi chiedo che senso abbiad illudermi che la razza umana sia fondamentalmente buona.
E scusatemi una volta tanto una polemica, mi piacerebbe una volta, una volta solo che i miei tanti amici mussulmani, invece di continuare a ripetere che la loro è una religione di pace, cominciassero a condannare con forza questo tipo di attacchi.
E a capire tutti noi assieme che in fondo se esiste un Dio (cosa di cui dubito da tempo) non ci ha mai chiesto niente.
Meno che mai uccidere in suo nome.
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