Che io sia un amante della cinematografia del passato è cosa nota ormai anche ai sassi. Specie quando si tratta di parlare dei cosidetti film di "genere". Il perché è presto detto: che si tratti di un film di Totò, di un horror di Mario Bava o di un poliziottesco degli anni '70s si riscontra spesso una creatività che il più delle volte latita nel cosidetto (e molto a sproposito "Cinema Alto"). Per quanto riguarda la differenziazione Cinema d'autore - Cinema popolare, per me semplicemente non esiste. Conta quello che che il film riesce a comunicare. E tante volte, più di quelle che gli stessi critici riuscirebbero ad ammettere riescono più a comunicareal pubblico registi come Armando Crispino o gli stessi Fulci e Bava che nella loro vita hanno fatto quasi solo film di "genere"di tanti "autori" molto più incensati. E che dire di talenti come Elio Petri o Pupi Avati?
Lo stesso ragionamento si può fare per gli attori.
Osservando i cast, i nomi coinvolti in ogni pellicola si possono scoprire tante connessioni, decine di talenti, di professionisti a volte dignitosi a volte bravissimi che con la loro semplice presenza arricchiscono il film stesso, lo rendono riconoscibile.Inoltre ci danno la possibilità di comprendere l'evoluzione stessa del medium Cinema nel corso del tempo.
Così continuo a parllare di alcuni attori stranieri che lavorarono in Italia (ne ho parlato QUI e QUI) ma il discorso è bel lontano dall'essere concluso.
Ecco quindi un altro paio di nomi da ricordare tra coloro che impreziosirono il nostro Cinema:
ANTON DIFFRING. (1918-1989)
Tedesco di Coblenza. Lo avrete visto in centinaia di parti da "cattivo" o comunque da "antagonista". In particolare la sua fisionomia "nordica", gli occhi azzurrissimi e la pelle ancora più chiara lo condannarono a rivestire spesso il ruolo dell'ufficiale nazista. Ho utilizzato l'espressione a proposito, perché quella fu la sua maledizione.
Diffring i nazisti li odiava e nemmeno troppo cordialmente perché avevano rovinato la sua infanzia e la sua gioventù.
Diffring infatti proveniva da una famiglia mista costituita da un padre di religione ebraica e madre cristiana. Il vero nome dell'attore era Alfred Pollack e riuscì a salvarsi dalle persecuzioni hitleriane solo nascondendosi. Nonostante questo Diffring interpretò sempre con grandissima professionalità anche quel tipo di parti. Spesso lavorò per produzioni britanniche, oltre ai film sulla Guerra, l'attore conparve in numerosi thriller, polizieschi e per produzioni horror e di fantascienza. Cito a caso alcuni titoli come The ManWho Could Cheat Death ( L'Uomo che Ingannò la Morte ) di Terence Fisher del 1959; Circus of Horror ( Il Circo degli Orrori) del 1960 e sopratutto il Fahrenheit 451 diretto nel 1966 dal grandissimo Francois Truffaut e trato dall'omonimo romanzo di Ray Bradbury.
Col cinema italiano i suoi contatti furono meno frequenti ma non per questo meno fecondi.
L'anno da tener d'occhio è il 1973 quando l'interprete tedesco comparve in due film notevoli: il "noir"Tony Arzenta (con un cast notevole, un film che vi consiglio di vedere senza se e senza ma) girato da Duccio Tessari e l'orrorifico La Morte negli Occhi del Gatto diretto da Antonio Margheriti (al quale parteciparono anche due nomi solitamente non collegati al cinema horror e cioè, gli allora fidanzati Jane Birkin e Serge Gainsbourg, freschi reduti dal successo e dallo scandalo di una certa canzone....)
All'epoca accadeva anche quello nel Cinema italiano.
MARC POREL. (1949-1983).
Nato in Svizzera ma francese di origine e per passaporto, la sua era una famiglia di attori. Il suo vero nome ( e preparatevi a qualcosa di chilometrico) era Marc Michel Marrier de Lagatinerie.
Considerato come uno dei belli della cinematografia francofona fu anche attore raffinato e sensibile. Purtroppo ebbe in dote un carattere molto fragile. Caratteristica, a quanto pare, comune in famiglia: un suo fratello si icidò in età giovanile e lo stesso Marc ebbe grossi problemi di dipendenza per buona parte della sua vita, la sua stessa fine molto
probabilmente venne causata da una overdose di stupefacenti.
L'attore aveva solo 34 anni.
Come tanti altri attori francesi della sua generazione Porel fu molto attivo nel nostro paese.
Ovviamente i più ricordati sono i noir o poliziotteschi (anche lui prese parte al già ricordato TonyArzenta \ Big Guns) ma anche la commedia in costune Il Soldato di Ventura (altra pellicola che consiglio senza se e senza ma) con Bud Spencer. Però, a parer mio, le cose più notevoli vennero fuori dalle sue collaborarazioni con cineasti come Lucio Fulci e Mario Bava.
Con Bava l'attore lavorò nel film televisivo La Venere d'Ille del 1979.
Mentre con Fulci, Porel lavorò nei due classici Non si Sevizia un Paperino (ne ho parlato QUI) del '72 e Sette Note in Nero ( del 1977, ne ho parlato QUI). Non si trattò comunque di esperienze serene, della prima pellicola sono rimasti famosi i dissidi col coprotagonista Tomas Milian. I rapporti col famoso "Cubano de Roma" non dovettero essere per niente sereni e secondo molte testimonianze dell'epoca durante la famosa scena finale del film i due finirono per picchiarsi davvero.
Questo non impedì comunque alla pellicola di acquisire un suo "status" ed una sua fama anche internazionale.
BONUS CARD: QUANDO LA MAGNANI NON VOLEVA LAVORARE CON TOTO'.
Non c'entra niente con l'argomento artisti stranieri in Italia però quello che sto per narrare (alcuni tra voi penso conosceranno già l'aneddoto) dimostra come anche tra attori nascano gerarchie ed intolleranze. Che lavorare con una certa persona veniva considerato come un titolo di demerito, un passo indietro nella carriera. Oggi Totò viene universalmente riconosciuto come un attore geniale e come il re dei comici. Non sempre però è stato così.
Se infatti il pubblico si riversava entusiasta nelle sale, non si poteva dire lo stesso con la critica. Ed anche con i colleghi non sempre erano tutte rose e fiori.
Carlo Mazzarella che poi diventò un ottimo giornalista per la Rai ( fu lui a ribattezzare Emilio Fede come Sciupone l'Africano), autore di tanti servizi sul Cinema e sulla Mostra di Venezia, non era mai troppo contento quando gli ricordavano i suoi inizi nelle pellicole del Principe della Risata. GaleazzoBenti che attore lo rimase per tutta la vita, incazzava come una belva quando gli chiedevano di fare la spalla dell'attore napoletano (anche perché di solito gli chiedevano di fare quasi sempre il ruolo del Gagà sfaccendato per quel tipo di film)
Ma l'esempio più lampante avvenne nel 1960 quando chiesero alla Magnani di partecipare come protagonista femminile per "Risate di Gioia".
"Nannarella", si sa , non aveva certo un buon carattere ma quel film nacque sin da subito sotto una cattiva stella.
L'attrice doveva dei soldi ad un produttore, o forse era il produttore a dovere dei soldi alla grande artista romana, le fonti sono discordi in proposito, i due però ben presto finirono in tribunale. Ne venne fuori un accordo, si sarebbe realizzato un film per saldare gli impegni dell'uno con l'altro.
Una commedia per la regia di Mario Monicelli.
Quando però proposero alla Magnani di lavorare in coppia con Totò, la donna diede di matto. I due avevano lavorato per anni a Teatro e da quello che si sa si stimavano reciprocamente, quindi in teoria non ci sarebbero dovuti essere problemi. Ma se il Principe de Curtis si dichiarò sin dall'inizio entusiasta di lavorare di nuovo con la sua ex partner professionale, la Magnani ebbe una reazione molto differente.
Narrano le cronache che si recò come una furia nell'ufficio del produttore a lamentarsi. La tesi che portò che i film che faceva lei erano film impegnati, pellicole d'autore e che non voleva associare il suo nome a quello di Totò che invece realizzava "filmetti", cose di cassetta. Va detto, a parziale discolpa dell'attrice, che pochi anni prima aveva vinto un Oscar, quindi le sue preoccupazioni erano se non giustificabili, perlomeno capibili in parte.
La risposta del produttore fu breve ma concisa.
Si limitò a ricordare all'attrice umiliandola anche un po, che si era vero, lei realizzava film d'autore, ma che poi nelle sale si rivelavano sempre dei clamorosi fallimenti commerciali mentre Totò faceva si filmetti ma i cosidetti filmetti di Totò facevano sempre il tutto esaurito .
E questo chiuse definitivamente la questione.
Per la cronaca "Risate di Gioia" si rivelò un flop al botteghino, la Magnani s'infortunò durante la lavorazione e i due attori (che pure avevano interagito bene durante le riprese) non lavorarono mai più insieme.