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AMERICAN HORROR STORY: DA "HOTEL" A "ROANOKE." - Introduzione.

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American Horror Story è una di quella serie che non concede mezze misure: o la si ama per principio o la si odia e nemmeno troppo cordialmente. Sin dalla sua prima apparizione nel 2011 la serie antologica della rete FX si è sempre contraddistinta nel suo generare emozioni e sensazioni forti tra gli spettatori.

 Reazioni forti e a volte anche contraddittorie.

Personalmente anche io ho avuto un rapporto decisamente molto controverso con American Horror Story (da qui in poi A.H.S) , ho visto tutte le puntate di tutte le nove stagioni fin qui realizzate, ne possiedo parecchie in cofanetto ed ammetto che in questi mesi di lockdown ne ho approfittato per rinsaldarne la conoscenza. Tuttavia le mie idee in proposito sono parecchio cambiate nel corso degli anni. Sono passato dall'entusiasmo più totale per le prime due stagioni Murder House o Asylum al tiepido gradimento per le successive senza però nascondere di aver provato enorme delusione per alcune annate (Coven o Kult)  fino a raggiungere le attuali punte di apatico distacco nei confronti delle ultime uscite.

 I motivi di questa progressiva evoluzione sono molteplici. Tra i suoi punti di forza, A.H.S può contare su ottimi attori e sopratutto attrici eccezionali, due ideatori e showrunners geniali come Ryan Murphy e Brad Falchuk e delle scenografie una più grandiosa dell'altra. L'aspetto visuale è stato sempre molto curato. Inoltre A.H.S sin dai suoi inizi si è dimostrata come una produzione molto "politica", chiaramente schierata a sostegno dei diritti della comunità LGBT e delle minoranze. Ha dato ruoli importanti e rispetto ad attori ed attrici diversamente abili dimostrando quanto oggi non abbia davvero più senso di parlare di "normalità" e di "anormalità"  E che -tra le altre cose-ha fatto lavorare attori ed attrici diversamente abili.  Però, al netto di tutti i vari ed indiscussi pregi, se si mettesserro di fianco tutte e nove le stagioni assisteremmo ad un lento ma inesorabile spegnersi, un continuo riciclo sempre delle stesse idee. Ed anche se non si può parlare di una vera e propria decadenza, ma quantomeno la sensazione di essere arrivati ad uno stato di stallo.Ed annata dopo annata alcuni difetti e limiti sono diventati sempre più evidenti. 

Mi spiego meglio.

Sin dalla prima stagione quello che ha contraddistinto tutte le stagioni di A.H.S è stato l'immenso numero di dettagli, sottotrame, azioni e situazioni. Un vero e proprio pantheon di personaggi e di azioni che si accavallavano uno sull'altro. Con il trascorrere delle varie puntate però non sempre gli showrunners (in particolare il geniale ma discontinuo Murphy) riuscivano a stare dietro a tutto quanto, troppa carne sul fuoco in parole povere. Alcune trame si sgonfiavano, altre venivano trascurate. Personaggi inizialmente nati come potenzialmente importanti finivano per subire depotenziamenti improvvisi. 

Così come altri finivano semplicemente per sparire.

Intendiamoci, questa è una caratteristica comune alla stragrande maggioranza delle produzioni seriali, specialmente di quelle di lunga durata.

Non sempre, anzi quasi mai, quello che è il disegno iniziale complessivo riesce a a realizzarsi appieno.

E' la maniera con cui vengono gestite le variazioni, gli imprevisiti, i cambi della scaletta, gli incidenti di percorso, e gli inconvenientiche fa la differenza.

Un'altro elemento caratterizzante è la già ricordata "politicità" di A.H.S.

I sottotesti sociali sono sempre stati più che evidenti praticamente sbandierati sin dagli inizi. E questo di per sè è un bene perché si gioca a carte scoperte con gli spettatori. Tra i più ricorrenti ( e riconoscibili)  ha sempre giocato un ruolo di primo piano il conflitto tra patriarcato e matriarcato. Concetto importante ed estremamente simbolico, che anzi è destinato a diventare sempre più identificativo di una società destinata a decidere se vuole diventare effettivamente paritaria, responsabile ed inclusiva (come sarebbe giusto) oppure condannata a rimanere sbilanciata e diseguale.

Dall'una o dall'altra parte. Ed in entrambi i casi finiremmo per perdere tutti. 

Nella serie si è tornati più volte sull'argomento, il più delle volte con cognizione di causa, per una minoranza di situazioni però il  tema è stato utilizzato in maniera totalmente fuori contesto. Anche questo è un ragionamento che si potrebbe applicare a molte realtà seriali sia televisive che inametografice. Nei tempi più recenti però, nel corso delle ultime annate, questa decontestualizzazione, questo utilizzo a sproposito è aumentato. E quando in una serie il sottotesto (qualsiasi esso sia, qualsiasi sia la serie) a lungo andare diventa l'unico testo possibile, questo diventa indice di una carenza di idee, del bisogno di rinnovamento. Non è un caso che tra le stagioni più recenti quella risultata più convincente per molti fans e critici sia stata l'ottava, battezzata Apocalypse, praticamente un crossover tra tre delle stagioni iniziali e che vedeva il ritorno in scena di molti personaggi e situazioni passate.

Ovviamente il mio non è un giudizio assoluto, mi auguro di sbagliare, abbiamo bisogno di produzioni intelligenti e di qualità e personamente una possibilità alla nuova imminente A.H.S: Double Feature con un ritrovato Macaulay Culkin nel cast.

  

Sopratutto abbiamo bisogno di cose che ci facciano pensare, che ci costringano a rimettere in discussione le nostre certezze, le nostre opinioni e perché nò anche capire i nostri preconcetti e di combatterli.

Che ci facciano discutere, magari lasciandoci la nostra libertà di dissentire, ma che rimettano in circolazione le idee. Che non ci coccolino nella nostra aurea mediocritas ma che mettano il dito nella piaga sulle contradioni della società moderna.

Ed in questo senso anche una realtà come A.H.S con tutti pregi ma anche con la somma dei suoi limiti e difetti ci può aiutare molto. 

Nei prossimi giorni riprenderò il discorso affrontando la quinta e la sesta stagione: Hotel e Roanoke, entrambe molto collegate ad alcune cose di cui ho parlato spesso nel passato.


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