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PIU' QUARANT'ANNI CON STAR WARS: SENSAZIONI E SUGGESTIONI .

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Il 25 maggio del 1977 negli Stati Uniti usciva il primo Star Wars, quello che anni dopo sarebbe stato conosciuto meglio come Episodio IV: A New Hope.  Ben pochi scommisero sul successo della pellicola, tra questi c'era perfino l'attore più famoso tra quelli che avevano partecipato alle riprese, il britannico Alec Guinness (che ebbe sempre un rapporto molto controverso con la saga e con Obi-Wan Kenobi il personaggio da lui interpretato). Nei primi giorni solo una quarantina di sale in tutto il territorio americano accettarono di proiettare la pellicola e oltretutto solo in accoppiata con un altro film.
Dopo pochi giorni Star Wars si era trasformato nel maggior successo di quell'annata a livello mondiale.
Anche nel nostro paeseGuerre Stellari, come fu tradotto da noi il titolo,si  rivelò come il film di maggior incasso del periodo, numerose persone accorsero a vedere quel film che all'inizio nessun Cinema voleva.
Tra questi c'era anche un bambino di appena otto anni portato al Cinema da suo padre, quel bambino come avrete capito ero io, la passione per la fantascienza ce l'avevo già ma quel film che nessun esercente voleva avrebbe rappresentato la consacrazione definitiva.
Questo però è un altro discorso. 
E lo faremo un'altra volta.



Maggio 2020.
Con la distribuzione nelle edicole e nei negozi specializzati di Star Wars: l'Ascesa di Skywalker in DVD è BluRay si chiude decisamente un ciclo. Nelle intenzioni della Disney che ne detiene i diritti questo non rappresenterà la chiusura del franchise che invece- come testimonia la serie The Mandalorian- dovrebbe continuare a lungo, ma solo la fine delle vicende della famiglia Skywalker.
Con L'Ascesa di Skywalker si conclude comunque un ciclo, un percorso durato 43 anni, una lunghissima cavalcata, sia pure con numerosi stop ed errori di percorso, che ha condizionato sia nel bene che nel male l'evoluzione dello stesso concetto di intrattenimento popolare.
Ma film dopo film, sceneggiatura dopo sceneggiatura si assiste anche a qualcosa d'altro.


Si nota come siano cambiate le nostre società e come si siano trasformati i rapporti all'interno di esse.

Prima suggestione:

Quando fu prodotto Episodio IV nel 1977 la quasi totalità dei personaggi principali appartenevano al sesso maschile. Protagonista assoluto era Luke Skywalker (l'attore Mark Hamill), spalla e comprimario l'antieroe Ian o Han Solo (quel'Harrison Ford che grazie a quella saga sarebbe diventato una star di fama globale). Lo stesso valeva per i piloti della Ribellione, per gli Assaltatori Imperiali, per i generali e per il villain Dart Fener\ Darth Vader.
L'eccezione in quel caso era rappresentata da Leia o Leila  Organa (l'attrice Carrie Fisher)che pur rappresentando un personaggio forte e volitivo, in grado di tener testa alle sue controparti maschili rimaneva pur sempre la classica "Principessa da Salvare."
Non si trattava di una scelta razzista o sessista, era semplicemente lo Spirito dei Tempi e (quasi) nessuno se ne stupì.
Quella era la norma, l'innovazione era rappresentata da Ridley Scott che in Alien nel 1979 creava una figura di donna indipendente (anche dal punto di vista sessuale) come Ellen Ripley, la differenza la cercava George Romero in Zombi \ Dawn of the Dead del 1978 raccontava un gruppo di sopravvissuti con un leader afromericano ma anche  di una ragazza che piano piano si affrancava sempre di più da una relazione limitante scoprendosi molto più coriacea di quanto essa stessa pensasse.
Ma Star Wars che metteva in scena una "Galassia lontana lontana"multietnica, polireligiosa e sopratutto multi-linguistica intendeva raccontare prima di tutto una bella e tradizionale fiaba adattandola ad uno scenario simil-fantascientifico e semi-fantasy.

Nel 1980 con Episodio V: L'Impero Colpisce Ancora sarebbe arrivato il primo comprimario afro-americano nella persona di Lando Calrissian (Billy Dee Williams)segno di una volontà di essere via via sempre più inclusivi (anche se va ricordato che già con Una Nuova Speranza la voce originale di Darth Vader proveniva dal grande attore afro-americano James Earl Jones.)  Inoltre i personaggi femminili avrebbero, sia pur lentamente, acquisito una sempre maggior rilevanza capitolo dopo capitolo.
Al punto che quando nel 2016 la Disney e J. J. Abrams con la sua Bad Robot vollero dare il via all'ultima delle tre Trilogie col Capitolo VII: Il Risveglio della Forzaappena arrivò il momento di creare dei personaggi nuovi inserirono non un ma una protagonista assoluta chiamata Rey (la britannica Daisy Ridley) assistita da Finn un coprotagonista di colore (John Boyega)
In fondo non fecero altro che ri-narrare la stessa vicenda di Una Nuova Speranza ma da un punto di vista diverso, un voler forse giocare sul sicuro ma che non faceva altro che riflettere lo specchio di un mondo più globalizzato e interconnesso.
E nessuno (se non le menti più retrograde ) se ne è stupito o ci ha trovato qualcosa da ridire.
Era ancora una volta lo Spirito dei Tempi che era cambiato.

Seconda Suggestione: 

Quando George Lucas ha cominciato a girare la Trilogia Prequel o seconda Trilogia nel 1999 dopo una pausa di più di venti anni il mondo del Cinema non era certo stato fermo.
In particolare e quasi in contemporanea alla lavorazione del nuovo trittico di pellicole ( 1999-2002- 2005) c'erano in uscita  altre due trilogie che si contendettero i favori del pubblico e dei botteghini con l'universo della Forza; mi sto riferendo alle Matrix Series (1999- 2003-2003) dei fratelli e poi sorelle Wachowski e alla trilogia de il Signore degli Anelli di Peter Jackson (2001-2002-2003)
Furono in particolare gli Hobbit e gli Elfi neo-zelandesi gli ossi più duri, al punto che molti ipotizzarono o temettero la nascita quasi di una sorta di rivalità (molto più proclamata che reale) tra i rispettivi fandom.

Echi di quel confronto tra saghe si possono trovare in Clerks II il"parto"artistico del 2006 di un nerd e fan di tutto rispetto come Kevin Smith.
In una delle scene più conosciute Smith maestro e creatore del genere del meta-cazzeggio mette in piedi una discussione tra appassionati: RandalGraves, uno dei personaggi ricorrenti del suo universo (eh si, non solo esiste ma ha anche un nome: il View Askewniverse le cui figure più famose sono i due spacciatori Jay e Silent Bob, quest'ultimo interpretato dallo stesso Smith) ragazzone ormai sulla quarantina fanatico alla follia di Star Wars si trova a discutere con una persona vent'anni più giovane di lui che invece gli oppone il Signore degli Anelli come esempio di ciclo perfetto.
Una discussione tra "soggettoni" con gli stessi percorsi di vita ma con età diverse, in questa maniera la scena finisce per assumere  la valenza di un passaggio del testimone tra vecchi e nuovi nerd.

Va detto che Kevin Smith non è nuovo a questo tipo di interventi, il regista e sceneggiatore proveniente da RedBanks, New Jersey ama talmente la saga al punto da aver ironizzato diverse volte su di essa, spingendosi al punto di sbeffeggiare la natura del Mito stesso. Alcuni anni prima del film appena citato nel breve ciclo a fumetti di Clerks da lui scritti, lo stesso Randall e il suo amico Dante si imbattono e prendono parte ad un commercio illegale di rarissime, trashissime e sboccatissime (e per fortuna inesistenti nella realtà) action figures di Guerre Stellari che ritraggono i personaggi del film nelle posizioni più imbarazzanti possibili, compresa una  collezione chiamata Luke & Leia: Incesto. (Che-ripeto- nella realtà non sono mai esistite, ma solo una invenzione satirica della mente di Kevin Smith, per ironizzare sugli eccessi di un certo tipo di collezionismo)
 Ancora prima nel 1994 proprio con Clerks (film col quale Smith ha debuttato professionalmente),  Dante e Randall affrontano un altro dialogo rimasto famoso nel quale i due commessi si fanno domande sul destino degli operai che hanno costruito la Morte Nera e se abbiano mai goduto dei diritti sindacali.

Ma aldilà del meta-cazzeggio smithiano, la discussione tra Randall e il giovane appassionato del Signore degli Anelli esposta in Clerks II sia pure in maniera ruvida e pacchiana espone una verità assoluta. Ogni epoca, ogni generazione ha i suoi Simboli, i suoi punti di riferimento e i suoi capolari, veri o presunti che siano.
E ci sarà sempre qualcuno pronto ad appropriarsene.
Ora accantoniamo il mondo citazionista di Kevin Smith e torniamo al cuore della Trilogia delle Trilogie.

Un'altra conseguenza intrinseca delle grandi saghe e dei cicli di successo è che i volti degli attori coinvolti finiscono per essere associati a quel ruolo per la vita: per quanti film abbia mai interpretato Christopher Lee nella sua vita, per la maggior parte delle persone lui sarà solo sempre e solo Dracula;  Elijah Wood rimarrà Frodo in eterno e Mark Hamill lo Jedi Luke Skywalker.
Ecco, proprio giocando su queste assonanze e magari anche memore del precedente confronto tra le due epopee seriali, J.J. Abrams per la terza trilogia ha procurato -probabilmente in maniera incosapevole- un certo brivido a tutti gli appassionati assegnando delle parti ad un paio di attori reduci dal ciclo "concorrente", come Andy Serkis (era stato Gollum nel'epica tolkeniana e adesso Supremo Snoke nei primi due film della terza trilogia, entrambi i ruoli realizzati in motion capture) e Dominic Monaghan come membro della ribellione nel finale L'Ascesa di Skywalker.
 Più di qualcuno ci ha voluto vedere un desiderio di omaggiare o unificare i vari cicli, altri la volontà uniformante della Disney. Molto più probabilmente nella scelta di Monaghan per una parte, seppur minore c'era un altra volontà da parte di Abrams.
Più o meno ogni regista ha degli attori preferiti, artisti con cui lavorano in continuazione, a volte per amicizia a volte per fiducia nelle loro doti professionali, altre volte perché i registi, quelli con forte personalità si comportano come animali "che marcano il territorio".
 J.J Abrams più o meno ha fatto lo stesso nei due film del ciclo che ha diretto personalmente: il Capitolo VII: Il Risveglio della Forza e il IX: L'Ascesa di Skywalker assumendo in essi per piccole parti attori con cui aveva già lavorato in serial come Alias o Lost: lo stesso Monaghan, KenLeung o Greg Grunberg.

Sia come sia, voluta o casuale, la scelta di Serkis e Monaghan ha creato delle indubbia ebbrezza in molti appassionati e più di qualcuno ci ha voluto vedere degli omaggi e delle associazioni che forse non erano nemmeno previste.
Ma è il destino di tutte le mitologie quello di creare echi, sentimenti e discussioni che molto spesso vanno oltre le intenzioni principali.
E la cosa vale anche per le mitologie di celluloide.

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