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Bud Spencer (1929-2016)

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Era il gigante buono del Cinema italiano, qualsiasi altra parola detta sarebbe superflua.
Un altro dei miti dell'infanzia di tutti noi che se ne va.



Grazie di tutto Bud e che la terra ti sia lieve.

ACCADE IN ITALIA - SUMMER EDITION ! Le Segnalazioni di Luglio!

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Il mese scorso pensavo di aver terminato con le segnalazioni prima del periodo estivo, però nel frattempo mi sono arrivate delle notizie talmente ghiotte che sarebbe un peccato non parlarne. Si tratta di iniziative nelle quali credo molto, che vanno sostenute senza se e senza ma e, di conseguenza, mi è venuta una gran voglia di parlarne subito invece di aspettare a settembre.Quindi, con molto piacere vi propongo una puntata speciale di Accade in Italia
Prima di cominciare, come da tradizione, ecco una bella illustrazione realizzata da Paola Cocchetto

Copyright e diritti:Paola Cocchetto.
Ma procediamo con le anteprime.

- NOVITA' INDIPENDENT LEGIONS.

Nei giorni scorsi mi è capitato di sentire spesso il mio amico Alessandro Manzetti, che mi ha messo al corrente delle ultime uscite della sua CE.
Il giorno 23 giugno è uscito in preordine The Beauty of Dead una antologia di 40 racconti, con tutti i più grandi autori horror internazionali e ben sei Italiani. In inglese. Una opportunità unica per alcuni autori Italiani per farsi conoscere all'estero. Oltre 550 pagine, tra i nomi degli autori coinvolti troviamo: Ramsey Campbell; John Skipp; Lisa Morton;Gene O' Neill; Poppy Z. Brite e tra gli italiani Alessandro Manzetti;Paolo Di Orazio; Simonetta Santamaria;Luigi Musolino ; Nicola Lombardi e Stefano Santelli. All'interno ci sono solo 5/6 ristampe, tra le quali la novella di Straub 'Blue Rose', una delle più famose, tra i grandi manca solo King, tutti gli altri ci sono.
Quindi, come vedere tra gli autori ci sono molti nomi ospitati spesso su Nocturnia.
L'antologia è uscita in lingua inglese, qui trovate il link di Amazon

The Beauty of the Dead

The Beauty of Death Anthology, edited by Bram Stoker Award® Winning Author Alessandro Manzetti. 
Over 40 stories and novellas by both contemporary masters of horror and exciting newcomers. Stories by: Peter Straub, Ramsey Campbell, Edward Lee, John Skipp, Poppy Z. Brite, Nick Mamatas, Shane McKenzie,Tim Waggoner, Lisa Morton, Gene O'Neill, Linda Addison, Maria Alexander, Monica O'Rourke, John Palisano, Bruce Boston, Alessandro Manzetti, Rena Mason, Kevin Lucia, Daniel Braum, Colleen Anderson,Thersa Matsuura, John F.D. Taff, James Dorr, Marge Simon, Stefano Fantelli, John Claude Smith, K. Trap Jones, Del Howison, Paolo Di Orazio, Ron Breznay, Mike Lester, Annie Neugebauer, Nicola Lombardi, JG Faherty, Kevin David Anderson, Erinn Kemper, Adrian Ludens, Luigi Musolino, Alexander Zelenyj, Daniele Bonfanti, Kathryn Ptacek, Simonetta Santamaria. 
Cover Art by George Cotronis

Formato Kindle 
EURO: 7,99

Invece il 23 giugno è uscito in preordine, stavolta in lingua italiana. un titolo del grande Robert McCammon,un romanzo fino a questo momento totalmente inedito nel nostro paese.
Si tratta del primo capitolo di una saga vampirica, l'edizione in preordine è quella digitale, l'edizione cartacea sarà pubblicata entro Luglio 2016 (illustrata a china da Giampaolo Frizzi)

Io Viaggio di Notte.

.Da uno dei grandi maestri dell’horror mondiale, un’avvincente storia vampirica, una vicenda umana, quanto soprannaturale, ambientata nel selvaggio West. L’inizio di nuova saga che terrà in scacco tutti i fans di questo magnifico narratore. Gli orrori della Società Oscura, la sensibilità gotiche della vecchia New Orleans e l'esistenza tormentata del vampiro avventuriero, ex soldato confederato, Trevor Lawson si combinano in una miscela di forti emozioni. Per Lawson, gli orrori che hanno seguito la battaglia della Guerra Civile a Shiloh si sono rivelati peggiori della stessa guerra. Dopo aver ricevuto il dono della non-morte dalla misteriosa vampira Larouge, senza volerlo, Lawson ha scelto di aggrapparsi a ciò che gli restava della sua umanità liberandosi dalle grinfie della Società Oscura. Nei decenni successivi, ha vagato in America fino alla fine del XIX secolo, facendo ciò che è giusto, bevendo sangue animale, viaggiando solo di notte con la sua pistola caricata con pallottole d’argento, lottando contro il male comune e soprannaturale, cercando sempre la chiave per riconquistare la sua vita mortale. La chiave della sua libertà è nelle mani di chi lo ha trasformato in un vampiro; Lawson spera di trovare la demoniaca e sensuale Larouge al centro di una palude della Louisiana con l'aiuto di un prete e di un inaspettato alleato. Nella città fantasma di Nocturne, devastata da un tornado e divenuta un nido di malvagità, Lawson dovrà affrontare nemici mostruosi, il sole che sorge e la sua stessa natura. 
Traduzione di Alberto Priora, copertina e illustrazioni interne di Giampaolo Frizzi. 
Titolo originale: 'I Travel by Night'
Formato Kindle
 EURO:  7,99
Link per l'acquisto: QUI.

Ovviamente nei prossimi mesi vi darò altre info relative alle uscite Indipendent Legions e non è escluso che recensisca qualche titolo, quindi: Stay Tuned!

- TRE NUOVI E-BOOK DA PARTE DI MASSIMO CITI E SILVIA TREVES.

Mi scrive un altro amico, il buon Max Citi, per segnalarmi l'uscita di tre nuovi e-book nella collana "ALIA Arcipelago"è uscito a settembre 2015, con il titolo -per l'appunto di "Settembre"

Tre e-book. Un romanzo, un racconto lungo e 17 racconti brevi. per un totale di 500 e passa pagine.
A firma di tre nomi di ALIA Evo, Mario Giorgi, Fabio Lastrucci e Silvia Treves.
Racconti di fantascienza e racconti fantastici, storie ambientate sulla Terra e storie che nascono e si sviluppano su pianeti e satelliti del Sistema Solare, storie di speranza e storie di illusione, di curiose fissazioni, di singolari manie, di vicinanza e di distacco, di diversità e di somiglianza. Storie dove misteriose creature si sono impadronite di un angolo di Napoli, dove singolari mostri sopravvivono in cantina, dove fantasmi educati non vogliono abbandonare il loro piccolo mondo, dove nel nome di una misteriosa impresa si è pronti letteralmente a scomparire e storie dove una curiosa mummia può essere il quid che rende un nuovo mondo più accettabile.
Storie così, capaci di stupirvi, che escono nello stesso momento perché ALIA Evo ci ha insegnato che lavorando insieme si ha speranze di essere ascoltati. E letti.
Aiutare a vedere un mondo diverso, perché il fantastico è l'unica via per liberare una caratteristica profondamente umana: l'immaginazione. E ALIA Arcipelago lavora per farvi immaginare

Società del Programma Spaziale.

Autore: Mario Giorgi.

SinossiDalla prefazione di Silvia Treves: 
Pagina dopo pagina, SPS rivela ulteriori piani di lettura, che – come nei migliori romanzi fantastici – si spalancano sotto i piedi di chi legge incrinando la sua percezione del reale, la convinzione che tutti condividiamo, nonostante le mille evidenze contrarie, che il mondo sia intelligibile e razionale, i nessi di causa ed effetto chiari, i moventi altrui e i propri, se non spiegabili, siano almeno comprensibili. Poi il meccanismo perfetto della narrazione ha un altro scatto e un piano ancora più profondo viene alla luce: quello degli interrogativi etici, di ciò che è accettabile, sopportabile, intollerabile. 
A questo punto uscire da SPS diventa impossibile: per leggere le ultime venti pagine mi sono alzata di notte. E sono tornata a dormire piena di inquietudine. 
SPS è una lettura davvero notevole, frutto di una scrittura dosatissima, di una struttura ben orchestrata e di una sensibilità tenuta a freno e ben diretta da ironia e dalla capacità di esplorare il dubbio. E dimostra, come tutti i testi di Giorgi e come tante opere amate da noi lettori, che il genere fantastico parla di noi e del nostro mondo presente anche quando, apparentemente, ce ne porta lontani


Isola di Passaggio.



SinossiDalla prefazione: 
I talenti umani, i Nuovi, nella narrazione di Silvia Treves, sono individui autistici, ipersensibili, ombrosi, solitari, strani, detto in una singola parola, incapaci di individuare un canale di comunicazione con il resto degli esseri umani e felici, equilibrati e pienamente se stessi soltanto quando riescono a realizzare la promessa che loro stessi ignoravano di nascondere. 
Adesso non ditemi che non vi è tornato in mente Theodor Sturgeon, un maestro nel raccontare in romanzi come «Nascita del Superuomo» il legame particolare che si crea tra individui normalmente sospinti ai margini della cosiddetta società civile. 
Gli Strani, i Nuovi di Treves sono i veri protagonisti della lenta esplorazione del sistema solare, coloro che permetteranno all'umanità di spargersi per i mondi vicini come in altri tempi e in modi molto diversi ci hanno raccontato Arthur Clarke e altri autori. O, come in Isola di Passaggio, giungere molto, molto lontano al prezzo di dedicare un'intera vita al viaggio. Anche in Isola di Passaggio sono gli individui antisociali — gente con un storia di crimini comuni o di terrorismo politico — ad assumere su se stessi il prezzo dell'espansione umana, una caratteristica che non può non ricordare i forzati inviati nell'800 a colonizzare il nuovo continente, down under. Due parole che immagino richiamino alla mente di chi legge un altro grande autore come Cordwainer Smith. 
Combinare i temi privilegiati da tre autori tanto diversi, facendo nascere vicende nuove e appassionanti è stato lo sforzo di Silvia Treves


Da Zero ad Infinito.

Sinossi: Dalla prefazione di Max Citi:
Uno dei principali segni distintivi della narrativa di Fabio Lastrucci è la fine, una fine con la “f” minuscola, un giudizio universale che non ha nulla della tradizione cristiana né di altre religioni, ma che ha una risonanza saldamente laica, una cesura che viene a interrompere una successione di vite banali, terrene, spesso volgari, curve su una realtà asfittica e prive di qualsiasi impulso che possa salvarle dalla successione dei vuoti gesti quotidiani. 
Non una fine definitiva, ma un evento temporaneo, un'interruzione in qualche modo prevista, uno iato nella quotidianità che lascerà posto ad Altri e che rovescerà le carte mostrando il tessuto profondo del mondo. 
Andando nell'ordine della memoria questi Altri, i soli viventi della scena, potranno assumere panni estremamente diversi, segnati da un leggero ma incontenibile humour nero: uno scarafaggio incline a considerazioni sfiduciate, un cane di cartone, un licantropo di nobili natali, una galleria di vecchi cartoons in bianco e nero, un fantasma borghese, un minotauro condannato a ripercorrere gli stessi sotterranei metropolitani, un drop-out in una Ferrara dechirichiana, alieni che hanno dimenticato la loro missione, transessuali con una passione molto particolare, satanisti ingenui e ignoranti. Tutte creature ugualmente incerte, perplesse, obbligate a misurarsi con la propria natura – ferina o metodica, rabbiosa o malinconica – e sforzarsi di immaginare un mondo privo di un'umanità chiassosa e impudica


Link per l'acquisto:

– Per il formato .mobi,. su Amazon.it, impostando la ricerca su «ALIA Arcipelago». 

– Per il formato .epub su LN-LibriNuovi, nella pagina del Bookstore.  

EURO:   € 2,99 ognuno

- "IL SETTIMINO" DI FABRIZIO BORGIO.

E adesso una richiesta arrivata praticamente in "zona cesarini", mi scrive un altro amico lo scrittore Samuel Marolla, da tempo editore della Acheron Books per un altro romanzo che merita di essere pubblicizzato e letto.
Sto parlando dell' ultima fatica letteraria del bravo Fabrizio Borgio.

Il Settimino.



Nel folklore piemontese, un bambino nato prematuro al settimo mese viene chiamato setmìn, il Settimino. Secondo tradizione, è dotato di oscuri e terribili poteri sovrannaturali. Davide Bo è un Settimino; e questa è la sua storia. 

I misteri di Stato. Le stragi. Gli anni di piombo. La strategia della tensione. I terroristi. La massoneria. I servizi deviati. E' l'Italia; e questa è la sua storia. 

E quando la storia del più potente ESP al mondo si sovrappone alla storia di una nazione dalle mezze verità, dove dominano mafie, logge, rigurgiti totalitaristi e poteri occulti di ogni genere, il risultato finale non può che essere catastrofico. 

Ecco la nuova avventura di Stefano Drago, agente speciale del Dipartimento Indagini Paranormali; Fabrizio Borgio, raffinato giallista, per la prima volta nella narrativa di genere italiana mescola l'elemento supernatural con una trama poliziesca ad altissima tensione che, come il filo di una ragnatela, si ricongiunge con altre mille Trame segrete... 

... quelle del nostro Paese. 




Sinossi:
Il Settimino è un romanzo horror estremamente calato nella nostra società italiana moderna, con forti elementi di fantapolitica e di cospirazionismo.

Protagonista Stefano Drago, personaggio ben conosciuto ai lettori di Fabrizio Borgio essendo già protagonista di due romanzi per Frilli Editore - e ora passato sotto "cappello" Acheron. E' un agente speciale del DIP, il Dipartimento Indagini Paranormali. Una sorta di "man in black" italiani

Con sede a Torino, il DIP indaga sui casi di polizia che coinvolgono elementi sovrannaturali. Come in questo caso: un giovane ESP dai poteri incontrollabili inseguito da diverse forze in campo, fra cui esponenti di un movimento eversivo, legati a politici di estrema destra, che lo cercano per usarlo per i loro scopi.

Link per l'acquisto QUI.

Formato Kindle - EURO: 4,93

Formato Cartaceo - EURO: 12,00

- "BABY BOOMERS", UNA ANTOLOGIA DI MARCO PACCHIAROTTI.

Mi contatta anche Marco Pacchiarotti, di cui ho già parlato QUI.
Dopo il romanzo è arrivata anche una sua personale antologia di racconti


Titolo: Baby Boomers
Sottotitolo: Siamo la goccia che diventa mare
Autore: Mario Pacchiarotti
ISBN Cartaceo: 1533050325 - 978-1533050328
ISBN Kindle: 978-8890690433
ASIN: B01G7UZLDW
Link e-Book: http://amzn.to/1UasAax
Link Cartaceo: http://amzn.to/1OTsqD4
Web Page: http://www.paginesporche.it
Collana editoriale: Sad Dog Project
Contatto autore: mario@pacchiarotti.com


Sinossi:

Anni Venti del terzo millennio.
L’Italia è dominata dalla Fratellanza, un partito con pericolose tendenze assolutiste che ha ottenuto incredibili risultati elettorali. Vengono approvati provvedimenti iniqui, eppure popolari, come la legge che priva gli ultraottantenni del diritto di voto.
In questo clima autoritario e distopico, dove la corruzione è ormai pervasiva, c’è qualcuno che decide di ribellarsi. Si tratta dei Baby Boomers, sei affiatati vegliardi che decidono di sferrare un colpo al sistema di governo. Congegnando un piano minuzioso e audace, i rivoltosi organizzano un attacco terroristico contro il Nuovo Palazzo del Parlamento, centro nevralgico di un potere arrogante e insaziabile.
I Baby Boomers sono l’ultimo afflato di coraggio in una società assuefatta alla corruzione, l’emblema di una generazione che rischia tutto nel tentativo di risvegliare le coscienze, il gesto estremo e simbolico di un’età non avvezza al consenso: sono la goccia che diventa mare.

L'autore


Romano di nascita, nato nel 1959, vivo ad Albano Laziale, proprio sulle pendici di un antico e ora assopito vulcano (che spero vivamente tale rimanga per sempre). Completano la famiglia mia moglie Loredana, mia figlia Alessandra e un numero variabile di gatti.
Informatico di lungo corso ho sempre amato leggere e solo di recente mi sono dedicato alla scrittura (atto che ha sorpreso più me stesso che il resto del mondo).
Non riesco a identificare la mia scrittura con un genere anche se mi mantengo nel grande mare della fiction.
Partecipo all’iniziativa editoriale indie Sad Dog Project.
Con editori tradizionali ho pubblicato:
 un racconto nella raccolta “Occhi di drago” di Gainsworth Publishing
 un racconto nella raccolta “Racconti capitolini” di Historica Edizioni
 un racconto sulla rivista “Writers Magazine”
A cui si affiancano le mie pubblicazioni indipendenti:
 raccolta “Madre Terra” (Indie 2013-2014)
 racconto “Teutovirus” (Sad Dog Project 2015)
 racconto “Il papa nuovo” (Indie 2013-2016)
 raccolta di fantascienza “Fughe” (Sad Dog Project 2016)
 romanzo “Baby Boomers: Siamo la goccia che diventa mare” (Sad Dog Project 2016)
La mia pagina internet principale: www.paginesporche.it

Ed anche per questo mese è tutto ed è davvero tutto anche per Accade in Italia almeno fino a tutto il periodo estivo. Le segnalazioni torneranno a settembre, invece il blog andrà avanti almeno fino al giorno 15 luglioMi accomiato da voi pubblicando un'altra immagine della brava Paola Cocchetto

Tempera su Carta 2013
Copyright e diritti: Paola Cocchetto
Buone letture a tutti!

- AVVERTENZA:

Proprio perché il blog chiude per ferie dal 15 luglio al 31 agosto (fatta salva la pubblicazione di post imprevisti) e vista la sospensione totale di ogni forma di segnalazione in questo lasso di tempo, invito chiunque volesse mandarmi materiale in visione per future segnalazioni ad attendere e di effettuare l'invio delle richieste a fine agosto quando il blog tornerà a regime. Prima di quel momento eventuali richieste di segnalazioni che dovessero arrivare nel frattempo rischiano di cadere nel dimenticatoio.
Lo dico per voi, purtroppo la mia memoria (l'età avanza) non è più quella di una volta e rischierei di dimenticarmi le vostre mail.
Aiutiamoci a vicenda a compiere un servizio  utile a me come blogmaster di Nocturnia e a voi in quanto autori.
Grazie a tutti per la comprensione

Poche Gentili Parole per Claudio De Nardi.

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L'estensore di questo articolo desidera ringraziare Andrea Bonazzi e Pietro Guarriello per i preziosi consigli e l'ancora più prezioso aiuto da loro fornito.
Questo post rappresenta un tentativo di ricordare e far ricordare un importantissimo protagonista del mondo editoriale italiano scomparso qualche anno fa. Non è ancora una biografia completa, ma ci voglio arrivare. Consideriamolo un primo tentativo di costruire un ricordo articolato di Claudio De Nardi, anzi invito tutti gli amici ed i collaboratori di Claudio De Nardi, se lo vorranno, di contribuire a questo post con una loro testimonianza.


Claudio De Nardi nel 1989
La foto è di Giancarlo Pellegrin

Nel 1977 l'editore romano Fanucci edita due volumi destinati a fare epoca.
I due tomi, rispettivamente intitolati Il Guardiano della Soglia e La Lampada di Alzhared i rappresentano una sorta di pietra miliare nella storia e nelle fortune delle traduzioni dell'opera di Lovecraft in Italia, e questo non tanto per il contenuto in sé stesso (entrambi i volumi raccolgono le collaborazioni postume tra H.P.Lovecraft ed il suo editore americano August Derleth), e nemmeno per una sorta di primato editoriale ( già c'erano state altre pubblicazioni relative al "sognatore di Providence" nel nostro paese e tante altre sarebbero arrivate in quegli anni) quanto piuttosto per un particolare: in appendice al primo dei due volumi, viene pubblicato il saggio Alla Ricerca della Chiave d' Argento, dovuto alla penna  sensibile ed intelligente di Claudio De Nardi.
Col tempo lo stesso De Nardi sarebbe diventato uno dei maggiori esperti e conoscitori italiani dell'opera di Howard Philip Lovecraft.

Era da molto tempo che volevo scrivere un ricordo sulla figura di  De Nardi ( 1950- 2010) ed il motivo è molto semplice.
Se oggi nel 2016 la personalità e le opere di autori come Howard Phillips Lovecraft sono conosciute ed apprezzate nel nostro paese, lo dobbiamo a tutta una serie di esperti e appassionati che nel corso dei decenni- a partire dal lontano 1958, quando Mario Picchi scrisse tutta una serie di articoli dedicati allo scrittore del New England,-  hanno studiato lo scrittore, lo hanno tradotto e presentato ai lettori, sovente in un clima di grandi difficoltà.
Si tratta di esperti, di studiosi, spesso di veri e propri pionieri della saggistica e della critica di genere, persone che hanno dato tanto facendo molto maturare il settore dell'esegesi letteraria.  Solo che oggi mentre ne ricordiamo e ne valorizziamo giustamente alcuni come la grande coppia professionale rappresentata da Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco, altre tra queste figure sembrano essere caduti nel dimenticatoio o troppo poco ricordati.
E' il caso, per l'appunto, di Claudio De Nardi.

Partiamo da un assunto, anche in vita si parlava molto poco di Claudio De Nardi, la sua era piuttosto una presenza costante ma discreta De Nardi era sicuramente rispettato ed apprezzato dai suoi colleghi, le sue uscite venivano regolarmente segnalate, però la sua era una di quelle figure date quasi per scontate, di quelle che ci si aspettava rimanessero sempre costantemente al loro posto.
I suoi studi sulla vita e sull'attività letteraria di Howard Phillips Lovecraft hanno fatto scuola, hanno formato una interea generazione di lettori della'opera dello scrittore americano.
Profondo conoscitore degli scritti lovecraftiani (ma anche di molti altri autori) Claudio De Nardi ha dedicato una vita intera a sviscerarne le opere.
E a differenza di molti suoi colleghi, Claudio De Nardi sembrava interessato non solo all' H.P. Lovecraft scrittore ma anche - e soprattutto - all'H.P. Lovecraft "uomo", alla "persona" dietro lo scrittore con tutte le sue idiosincrasie, debolezze e le sue umane umanissime contraddizioni.

Scarse sono anche le note biografiche in circolazione su De Nardi, in sostanza l'idea che me ne sono fatto - e, nel caso, i suoi amici e le persone che lo hanno conosciuto mi diranno se ci ho preso o se ho scantonato di brutto- è quella di un ricercatore vecchio stile (detto nel senso migliore del termine), di uno studioso  che preferisse parlare di sé attraverso il suo lavoro, i suoi studi e le sue ricerche e di un uomo che cercasse sempre di andare oltre i limiti della conoscenza provando ad arricchirsi culturalmente sempre di più attraverso la ricerca di una propria chiave personale.
In buona sostanza era come se Claudio De Nardi cercasse di conoscere sé stesso attraverso la conoscenza degli scrittori che tanto amava, che provasse a comprendere la propria personale natura umana sviscerando le vite delle figure artistiche di cui trattava.
Sopratutto emerge il ritratto di un uomo che nel corso degli ultimi anni vivesse in un tempo che non sentiva totalmente come suo.
Quasi come se auspicasse di vivere negli anni dei suoi amati scrittori .
Vogliamo provare a tracciare una sorta di biografia minima ?

Sempre le scarne informazioni su di lui parlano di un uomo nato in Veneto ma trapiantato in Friuli, di un appassionato da sempre di letterature e poesie europee e nord americane che ha prima ottenuto  una laurea in Lettere con una tesi su Dino Campana e che poi, non pago, ha affrontato anche di successivi studi in Filosofia con conseguente seconda laurea
Claudio De Nardi fu quindi un uomo di grandi interessi, attento a tutto l'Universo della narrativa horror, gotica e weird e questo interesse, questa passione traspariva nei suoi scritti e nelle sue traduzioni e perfino nelle sue poesie.  
Perché in fondo Claudio De Nardi fu molte cose: traduttore, recensore, saggista,curatore, articolista e in qualche rara occasione perfino scrittore.

Nel corso del tempo lo studioso si sarebbe avvicinato sia ad importanti realtà editoriali sia ad alcuni capisaldi del primo fandom letterario, come la rivista amatoriale triestina Il Re in Giallo. Inoltre lo studioso si sarebbe occupato di vari aspetti della letteratura fantastica ed avrebbe trattato di autori come Arthur Machen; Arthur Conan Doyle o Lord Dunsany, ma come è detto fu Lovecraft lo scrittore al quale rimase più legato e fu Lovecraft l'autore al quale il nome di Claudio De Nardi rimase maggiormente legato durante il corso della sua vita professionale.

Dopo Alla Ricerca della Chiave d'Argento l'uomo sarebbe tornato diverse volte sull'argomento "Miti di Cthulhu", in diverse antologie o raccolte di grande interesse,  come ad esempio l'antologia Di Nuovo Weird Tales ( ancora per i tipi di Fanucci)  del 1986 all'interno della quale De Nardi curò la traduzione di due racconti ( The Disinterment e The Tree on the Hill ) attribuiti a Lovecraft solo in periodi recenti. Oppure lo splendido e fondamentale volume Vita Privata di H.P. Lovecraft pubblicato nel corso del 1987 dalla trentina Reverdito.
Probabilmente quest'ultima può essere considerata come l'antologia definitiva dedicata al sognatore di Providence ricca com'è di testimonianze da parte degli amici e dei colleghi dello scrittore americano e di materiali biografici in precedenza inediti nel nostro paese. Sicuramente è anche una delle opere migliori mai uscite in Italia in questo ambito.


Importante anche la sua collaborazione con la rivista Yorick per la quale nel 1995 curò il volume Lovecraftiana anche se il capitolo finale dei suoi studi su H.P.L e, al tempo stesso il suo testamento letterario, venne rappresentato dal libroTeoria dell'Orrore,pubblicato daCastelvecchinel 2001, all'interno del quale ( per la traduzione di De Nardi ) erano stati raccolti tutti i saggi dello scrittore statunitense.
Ma va detto che numerose sono state le case editrici per le quali ha lavorato l'esperto: oltre alle già ricordate Fanucci e Reverdito bisognerebbe citare perlomeno la Mondadori (per cui ha tradotto molti racconti di H.P.L per numerose edizioni Oscar, tra le quali un posto speciale ha la serie in quattro volumi H.P.Lovecraft Tutti i Racconti curata da Giuseppe Lippi), la Solfanelli ed Il Cerchio
Così come va ricordato che il talento del De Nardi saggista era stato riconosciuto anche all'estero, grazie alla pubblicazione di alcuni suoi scritti in Francia ( sulla rivista Antares), anzi ad un certo punto era arrivato anche l'interesse degli americani, anche se purtroppo molti progetti poi non si realizzarono.
E stranamente, una volta tanto anche in patria, la sua  attività di curatore venne premiata grazie alla vittoria nel 1995 del Premio San Marino segno che in parecchi si erano resi conto della particolar cura che lo studioso metteva nel suo lavoro.

Già perché sarebbe impossibile citare tutti i volumi curati da quell'esperto veneto trapiantato in Friuli che aveva debuttato professionalmente nei lontani anni 70s, numerosi sono state le iniziative a cui aveva partecipato per la diffusione della conoscenza del fantastico in Italia, infinite sono state le opere da lui tradotte ponendo le basi per chi sarebbe venuto dopo.
Eppure dal 2001 qualcosa cambia: cambia il mondo editoriale, si trasformano le esigenze dei lettori, invleve anche il mercato e sembra cambiare anche Claudio De Nardi, alcuni equilibri interni è come se si infrangessero e si comincia anche a parlare sempre di meno di quello che era uno dei massimi esperti del weird  e del gotico in Italia.

Anni di polvere che si sedimenta, anni di progressiva dimenticanza, di un vuoto che è talmente forte che pare urlare al buio.

Fino al giorno in cui nel 2010, qualcuno sembra ricordarsi di lui.
Si tratta dell' editore, Bietti , che decide di ristampare una nuova edizione di Teoria dell'Orrore.
Quando tutto ormai è sulla via di ricominciare, arriva un'altra notizia.
Quella della morte di Claudio De Nardi.
Che coglie tutti di sorpresa e, proprio perché inaspettata risulta anche, almeno in una fase iniziale, molto poco pubblicizzata.
Cala quindi il sipario sull'esperienza umana di Claudio De Nardi.
Rimangono i libri, rimangono le opere, questa è parte dell'eredità lasciata da Claudio De Nardi
Si, il lavoro svolto è solo parte della sua eredità.
La parte restante è dovuta al ricordo che lui ha lasciato in amici e collaboratori.
Ascoltiamone qualcuna.

- IL RICORDO DI PIETRO GUARRIELLO.

Che posso dirti su di lui? Sono passati molti anni dacché eravamo in amicizia (prevalentemente epistolare, e sporadicamente telefonica) e i ricordi si fanno via via più sbiaditi… L’ho incontrato di persona un’unica volta, ad un Convegno celebrativo su Lovecraft che si tenne a Firenze, dov’eravamo entrambi relatori, e lo ricordo come un signore di bell’aspetto, molto somigliante a Bram Stoker (a cui lui stesso si paragonava), distinto e di carattere mite e riservato. Come Lovecraft, un vero Gentiluomo d’altri tempi… Dovrei andare a spulciare tutte le decine e decine di vecchie lettere (tutte dattiloscritte nel rigoroso carattere della Olivetti lettera 22) che mi scriveva ai tempi della nostra corrispondenza, ma avercelo il tempo… Sì, perché con Claudio ho avuto, in epoca pre-Internet e pre-computer (davvero altri tempi!), un fitto scambio di corrispondenza durato oltre dieci anni (dal 1988 al 2000 circa). Allora lo consideravo (e lo considero ancora) il mio Maestro e mentore, perché da lui ho imparato molto sulla letteratura, non solo di genere, sull’amore per i libri, autori, ecc. Mi raccontò una miriade di fatti e di aneddoti gustosi legati alle pubblicazioni italiane di Lovecraft e alla letteratura fantastica in generale. Non so se hai mai avuto modo di leggere la sua bellissima rubrica sul fantastico che scriveva su “L’Altro Regno”, la vecchia rivista di Solfanelli, le sue recensioni sempre argute e polemiche, i suoi dotti articoli sulla vecchia “Abstracta”… Che dire? La mia disillusione sullo stato generale del fantastico in Italia (con le dovute eccezioni) era anche la sua… Uno dei suoi ultimi lavori era stato curare la “Lovecraftiana” uscita per le edizioni di Yorick (una specie di seguito a “Vita Privata di HPL”), a cui ho avuto il piacere di collaborare. Poi cadde in una profonda crisi depressiva, e le nostre lettere, che inizialmente erano lunghissime (anche dieci/venti pagine scritte fittamente) si fecero via via più corte e sporadiche, fino a terminare del tutto… L’ultima volta che gli scrissi, in occasione del mio matrimonio, nel 2004, gli spedii una cartolina da Loch Ness, dove mi trovavo in viaggio di nozze. Non ebbi mai risposta. Ricordo anche che uno degli ultimi libri da lui tradotti che mi mandò (lo faceva sempre) fu il mirabile “Bestie, Uomini, Dei. Il mistero del Re del Mondo” di Ossendowski. Claudio era anche un poeta, e un traduttore eccezionale (forse uno dei migliori nel nostro paese) e avrebbe potuto fare o continuare a fare grandi cose se la sfortuna (e la depressione, la sua bestia nera) non lo avessero fatto allontanare dal mondo, fino a diventare un recluso. Dopo il 2003 non l’ho più sentito (non era mai voluto passare ad Internet), nonostante abbia provato qualche volta a scrivergli. Finché, nel 2010, non ho saputo della sua morte, avvisato per telefono da Gianfranco de Turris… Per me, dovunque si trovi ora, in quell’Altrove che aveva sempre corteggiato, resterà sempre un Maestro… Che dire, ancora? Quand’era più giovane aveva insegnato letteratura nelle scuole (aveva due Lauree) e fatto molte ricerche sulla poesia e la vita di Dino Campana, i cui versi mi citava spesso nelle lettere; ma, come dicevo, era afflitto da un malessere interiore, un “male oscuro” che gli precluse poi ogni attività a parte lo studio e l’occuparsi dell’amata letteratura. Quanto al credo che lo animava, so che disprezzava tutte le religioni e soprattutto le sette, e qualche volta ne avevamo anche discusso. Era invece un serio appassionato e cultore di esoterismo, di simbolismo e di ermetismo, e si interessava soprattutto all’Ordine della “Golden Dawn” (a cui fecero parte molti weird writers degli anni D’Oro); possedeva tutti i libri usciti al mondo su questo argomento. Propose anche alle Edizioni Mediterranee la traduzione di “The Magicians of the Golden Dawn: A Documentary History of a Magical Order, 1887-1923” (Weiser Books, 1978), ma poi non se ne fece nulla. Aveva anche una notevole collezione di libri antichi, e poteva vantare nella sua biblioteca personale moltissime (e rarissime) prime edizioni di classici su fantasmi e ghost-stories. Aveva un libraio di fiducia  in Inghilterra, tale Ben Bass, che riusciva a procurargli qualunque libro gli interessasse, su qualunque argomento. Mi parlava spesso dei libri rari che annetteva alla sua biblioteca di genere, spendendoci anche delle piccole fortune. La sua passione per i vecchi libri, soprattutto se appartenenti ai generi del fantastico, del bizzarro e dell’occulto, era pura e genuina; amava il loro “profumo d’antico”, mi diceva…
A parte Lovecraft, gli autori weird che Claudio ammirava sopra tutti erano Bram Stoker, Abraham Merritt, Algernon Blackwood (di cui tradusse diversi racconti poi pubblicati su “Urania”), Arthur Conan Doyle, William Hope Hodgson, M.R. James, e Arthur Machen. Dopo Lovecraft era quest’ultimo il suo favorito. Curò e tradusse “The Hill of Dreams” (“La Collina dei Sogni”, Ed. Reverdito) in un periodo di estasi per questo autore e si identificava molto col personaggio decadente di Lucian Taylor. Era tra l’altro l’unico membro italiano della Arthur Machen Society, e partecipò ad alcuni incontri che questa organizzava in terra d’Albione. A me inviò una copia con dedica della sua traduzione di “The Hill of Dreams”, e ricordo che ne seguì un fitto intreccio epistolare che si protrasse per varie lettere e in cui sviscerammo il romanzo in ogni sua sfaccettatura. Claudio mi narrò diversi gustosi aneddoti legati a Machen, alla sua traduzione, e anche retroscena della sua associazione alla Society macheniana: ad esempio, un incontro che ebbe con Roger Dobson e Mark Valentine, esperti inglesi dello scrittore, avvenuto a Stonehenge, al crepuscolo, quando dietro un dolmen credettero di scorgere.. la figura di un satiro!
Ricordo inoltre che mi scrisse che aveva lavorato “alacremente e disperatamente” alla traduzione italiana del “Commonplace Book” di Lovecraft (“Diario di un Incubo”, Ed. Mondadori) e questo per non pensare alla morte di Otto, il suo cane bassotto a cui era tantissimo affezionato e che lo accompagnava sempre nelle sue solitarie passeggiate. Infatti in questo o in un altro suo libro (dovrei controllare) c’è una dedica ad Otto. Claudio era un vero amante degli animali, e li amava quasi più degli esseri umani. La morte del suo cane lo lasciò devastato, ebbe un esaurimento nervoso, e gli ci vollero diversi anni per riprendersi…
Ha lasciato diversi lavori e scritti inediti. Aveva tradotto e annotato anche un grosso saggio inglese sulla letteratura horror e fantastica, una delle opere fondamentali nel genere, ma non riuscì a trovare un editore e purtroppo anche questo suo lavoro è rimasto inedito.
Era un uomo fuori dai suoi tempi, Claudio, e in una delle sue ultime missive (che conservo tutte) scriveva che “l’impressione è che il Tempo, come un’inarrestabile marea, stia sgretolando poco a poco i fragili capisaldi della mia vita”. Il fantastico, la letteratura, l’esoterismo, i simboli, la poesia.. erano questi i suoi capisaldi.
Tempo fa avevo iniziato un progetto, su di lui, che avrei poi voluto pubblicare con la mia Dagon Press: l’idea era di raccogliere tutte le lettere più significative (decine e decine) che Claudio mi aveva scritto e raccoglierle in un volumetto. Quelle missive sono una testimonianza preziosa: sono argute, filosofiche, piene di riflessioni.. sulla letteratura, sull’amato fantastico, ma anche sulla vita. E sui libri. Alcune di esse sono molto lunghe, scritte in una maniera coltissima, quasi aulica, o “lovecraftiana”; raccontano una miriade di fatti, di aneddoti - spesso inediti e gustosi - legati agli autori del fantastico e a Lovecraft in particolare, alle pubblicazioni italiane e straniere di letteratura weird, e alla letteratura in generale. Ho trascritto (e annotato) solo poche di quelle lettere, forse le meno significative e le più corte, tutte relative all’anno 1996. Poi, vinto dalla nostalgia, ho accantonato il progetto.

- IL RICORDO DI ANDREA BONAZZI.

L' ho incontrato solo una volta di sfuggita, praticamente non lo conoscevo se non attraverso il suo impegno saggistico nell'ambito del weird, articoli e interventi giunti in inglese anche sui Lovecraft Studies di Joshi, e come traduttore di Lovecraft (e Machen, e Dunsany) oltre che curatore di volumi. Opera inestimabile di divulgazione e serio approfondimento del fantastico in Italia, tanto più necessario e rilevante in un periodo e ambiente che del fantastico tendeva, se mai ha smesso di farlo, a cogliere di più gli esoterismi e la politica che i veri contenuti letterari. Scomparso troppo presto, De Nardi ha contribuito al consolidamento di rigorose e salde e fondamenta nello studio di un genere spesso, e non solo allora, considerato con vaga sufficienza, a volte barricato fra le limitazioni del proprio stesso fandom. Strumenti, esempi, basi indispensabili sia ai successivi critici, "addetti ai lavori" e traduttori che ai "semplici" appassionati.

Si parlava delle testimonianze delle persone on cui si entra in contatto, io personalmente non ho mai conosciuto di persona Claudio De Nardi, ma se sono diventato un appassionato lettore di H.P.Lovecraft lo devo anche a lui ( e ad altri come de Turris e Fusco) e ai suoi scritti che mi hanno aiutato ad inquadrare meglio il volto umano dello scrittore. Finché ci saranno persone come Claudio De Nardi la passione per la narrativa fantastica avrà sempre una speranza di sopravvivere.
E forse anche la nostra voglia di conoscenza.

NOTE BIOGRAFICHE IN RETE:

-articolo di Andrea Bonazzi su Weirdletter

-Indice cronologico su De Nardi  come autore sul Catalogo Sf, Fantasy e Horror in Italia

Indice cronologico su De Nardi  come traduttore sul Catalogo Sf, Fantasy e Horror in Italia


- Scheda personale di Claudio De Nardi nel Prontuario narratori FS italiani su IntercoM


-  Science Fiction Station: Enciclopedia su IntercoM

-L'immagine Infinita (un saggio di Claudio De Nardi, recentemente ristampato su "Lune d' Acciaio" - I Miti della Fantascienza 9 / 2015

AV vs AV: Quando gli Scrittori si Incontrano.

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Segnalo con molto piacere una nuova iniziativa nata dalla mente di Alessandro Iascy , il patron della webzine Andromeda. La prima intervista tra due autori in cui ognuno dei due intervista l'altro.
Signori e signore ecco a voi: Av vs Av, cioè Andrea Viscusi vs Alessandro Vietti.


L'iniziativa, nata nell'ambito del Progetto Pax Fantascientifica, rappresenta un modo alternativo, piacevole e fresco di interazione tra scrittori e tra blogger.
Per questo - a corollario-  vi segnalo i miei precedenti interventi sui due autori protagonisti della doppia intervista:

-La Mia Intervista con Andrea Viscusi

-La mia Recensione a "Dimenticami Trovami Sognami"


- La Mia Intervista con Alessandro Vietti.




E adesso vi consiglio davvero di andare a leggere l'intervista AV vs AVche trovate QUI.

TALKING ABOUT LUIGI MUSOLINO

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In questo mese leggerete prevalentemente interviste - mi rendo conto che questo possa suonare come monotematico- ma la cosa mi serve sia per potervi presentare un discorso coerente sul weird italiano, facendo parlare direttamente la voce dei protagonisti del settore sia per poter chiudere in maniera coerente e completa certi discorsi iniziati molto tempo fa ( è il caso del film indipendente Strings, di cui abbiamo già accennato pochi giorni fa). Ad ogni modo a settembre Nocturnia tornerà alla sua consueta e varia programmazione ed anche ad avere un occhio prevalentemente internazionale.

L'intervista che però vi proporrò nei prossimi giorni ha per me una grossa importanza, di Luigi Musolino ho parlato spesso in passato e secondo l'umile parere del sottoscritto è uno di quegli autori da tenere d'occhio per il presente e per il futuro, uno scritotre su cui puntare ad occhi chiusi.
Perché quello di Musolino è un perturbante che non ha paura di mostrarsi in faccia, di unire il quotidiano allo straordinario, il naturale al soprannaturale, di giocare con le nostre paure e di sbatterci davanti agli occhi la falsità delle nostre illusorie convinzioni di "normalità".
Musolino inoltre scava all'interno del nostro passato, del folklore locale che proviene dalle nostre passate civiltà contadine.

I mostri di Musolino sono in fondo identificabilissimi, quasi di "famiglia", perché sono le creature che popolavano i racconti dei nostri nonni, che si tratti di Masche, di Uomini Cervo o di Benandanti dili riconosciamo sempre come "nostri", come connaturati alle varie reminiscenze del nostro patrimonio culturale.
E' quasi una sorta di etnografia dell'orrore, che proprio in quanto tale riesce ad essere apprezzata anche all'estero,come dimostrano la recente traduzione in Irlanda del raccontoIl Carnevale dell'Uomo Cervo.

Luigi Musolino nasce in Piemonte il 3 Novembre del 1982, se le nebbie delle valli piemontesi lo abbiano o meno ispirato sin da giovane, questo non si può dire, quello che è certo è che sin da giovane si comincia ad interessare alla narrativa macabra grazie alla biblioteca paterna.
Nomi come Poe; Bierce e Lovecraft diventano ben presto voci quotidiane nell'immaginario del futuro scrittore

I primi scritti cominciano ad arrivare già dai tempi del Liceo, grazie alla collaborazione con molte fanzine com Fantastique! o grazie ad i primi portali web. Nel 2008  la passione lovecraftiana porta il giovane a mettersi in contatto con la Dagon Press, una piccola casa editrice gestita dall' esperto Pietro Guarriello, che tra le altre cose pubblica l'interessante rivista Studi lovecraftiani. Per la Dagon Musolino lavora anche come curatore e traduttore occupandosi di editare due antologie di racconti di Carl Jacobi, uno dei giganti dimenticati dell'epoca del weird degli anni '30s e del periodo d'oro dei pulp magazines

Ma la vera passione rimane la scrittura.
E la partecipazione a vari concorsi diventa il modo di esercitarla ed affinarla sempre di più.
Nel 2010  infatti l'autore trionfa al 300 parole per un incubo e al Sanguinario Valentino, concorsi indetti rispettivamente da Scheletri.com e da  La Tela Nera. In seguito vince anche il concorso mensile di Edizioni XIIUna Storia al Mese, nell'edizione di maggio 2010
Ed è proprio la XII, una casa editrice che oggi non esiste più, ma che aveva creato molte speranza, a fornirgli una nuova occasione per cimentarsi come traduttore.
C'è questo autore americano, Brian Keene, di cui si dice un gran bene, vari blogger che fanno (vera o presunta ) tendenza non fanno altro che recensirne i libri usciti finora sul mercato americano, solo che in Italia i colossi editoriali fanno finta di non accorgersene preferendo ristampare le ristampe di Stephen King.
Magari provando a spacciarle come opere Thriller invece che horrors.


Nel 2011, quindi sarà la XII a prendere la palla al balzo aggiudicandosi i diritti di The Conqueror Worms, uno dei più bei romanzi scritti dall'autore statunitense, un'opera uscita in lingua originale nel 2005 e che mescola visioni apocalittiche, echi da Edgar Allen Poe e creature decisamente lovecraftiane.
L'edizione italiana si intitolerà I Vermi Conquistatori, e ad occuparsi della traduzione sarà proprio Luigi Musolino.

Il resto è cronaca recente: nel 2012 in veste di autore Musolino , che ha già pubblicato l'ebook Bialere -Storie da Idrasca, ottiene la vittoria al XVIII Trofeo RiLLgrazie al racconto Il Carnevale dell'Uomo Cervo ed in questa veste viene ospitato sull'omonima antologia annuale del concorso. Il racconto ispirato ad una leggenda molisana fornisce lo spunto iniziale per il progetto Oscure Regioni: venti racconti ambientati ognuno in una diversa regione italiana, nessuna esclusa. Ognuno incentrato su una bel specifica figura del folklore locale.
Il risultato saranno due antologie uscite rispettivamente, nel 2014 e nel 2015 che ottengono un buon successo di critica e di lettori.
Le due antologie si candidano per diventare una pietra miliare nella storia dell'horror italico, ma questo -se ben sfruttato- può rappresentare un punto d'inizio e non d'arrivo.
E questo vale sia per il settore nel suo complesso che per il  loro giovane autore.
Ma avremo modo di riparlarne durante l'intervista che pubblicherò tra qualche giorno.
A presto.

INTERVISTA CON LUIGI MUSOLINO

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Siamo arrivati a sabato, un assolato sabato di luglio, per farvi rilassare e distrarvi dal caldo vi propongo la mia intervista con Luigi Musolino, uno scrittore di cui abbiamo parlato numerose volte qui su Nocturnia. Se siete desiderosi di conoscere qualcosa in più riguardo MusolinoQUI trovate la sua biografia. Desidero ringraziare il mio intervistato per la sua gentilezza e per la sua disponibilità mentre a voi auguro, come sempre, una buona lettura.
Attendo i vostri commenti.


Nick:    Benvenuto su Nocturnia, Luigi, è grazie per aver accettato questa intervista. Come prima domanda ti chiedo di raccontarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Luigi Musolino:   Ciao Nick, grazie a te per l’invito!
Ricordo esattamente la prima volta in cui mi sono seduto al tavolo con l’intenzione di scrivere una storia “mia”, che non fosse il solito tema scolastico, potevo avere undici o dodici anni. Il racconto di un bambino che combatteva contro un mostriciattolo demoniaco nascosto nel suo appartamento; dopo mille peripezie riusciva a sconfiggerlo infilandolo nel frullatore. Poi però il bambino si faceva prendere la mano e riduceva a frappè anche il fratellino minore…
Quindi, per rispondere alla tua domanda, direi che ho iniziato a scrivere molto presto, mi è sempre piaciuto buttare su carta anche soltanto degli abbozzi di trama o delle descrizioni, ma l’idea di fare le cose sul serio è arrivata un dieci, dodici anni orsono, quando ho iniziato a collaborare con alcune realtà del fantastico italiano come Edizioni XII o la Dagon Press.

Nick:   Quali sono stati gli scrittori che ti hanno maggiormente influenzato come lettore prima ancora che come scrittore  Naturalmente puoi citare-se ti va- anche film, serie Tv; musica e tutto quello che ti viene in mente.

Luigi Musolino:   Anche per rispondere a questa domanda devo fare un bel po’ di passi indietro. Mio padre è un appassionato di narrativa e cinema horror, così come lo era mio nonno prima di lui. In casa giravano libri di King, Lovecraft, Barker, Laymon, Bierce, Maupassant, fumetti assortiti, VHS pirata degli ultimi horror che solo a infilarle nel videoregistratore si perdevano diottrie, riviste di cinema, e quelle copertine con creature urlanti e panorami assurdi mi affascinavano e terrorizzavano. Appena possibile ho iniziato a leggere quei romanzi che mi apparivano “proibiti”, a esplorare le videoteche di paese alla ricerca dell’ultimo Hellraiser, a prendere in prestito i numeri di “Splatter” e “Mostri” dal vicino di casa adolescente, poi è arrivata la scoperta del rock e dell’ heavy metal, e così via…
È cominciato tutto molto presto. Ho avuto un’infanzia magnifica, insomma, e così tanti input che è davvero difficile citare un autore o un disco o un film piuttosto che un altro. Diciamo che da quando ho memoria ho sempre avuto un’inclinazione verso il macabro, l’oscuro e il misterioso, una naturale propensione verso l’immaginario fantastico. E visti i precedenti familiari forse possiamo parlare di una sorta di eredità o tara genetica.

Nick:  In particolare cosa ti affascina nei generi horror e weird e cosa ti ha portato a scrivere di questi argomenti?

Luigi Musolino:  La componente che più mi affascina dell’horror e del weird è la fascinazione esercitata dalla paura e dall’inconoscibile su ognuno di noi. La paura provocata dal sovrannaturale è un sentimento che ha radici remote. E spesso la cerchiamo e desideriamo, così come cerchiamo la gioia, l’amore, l’appagamento dei sensi. Godiamo a provare quel tipo di sbigottimento, il timore che qualcosa di sconosciuto, inaffrontabile e non umano sia rintanato in un anfratto buio pronto ad assalirci se solo osiamo voltargli la schiena o proferire un suono. C’è una frase in un racconto di Maupassant contenuta in un racconto che si intitola appunto “La Paura” che trovo esplicativa:
«La paura — anche gli uomini più coraggiosi possono provarla — è un sentimento orrendo, una sensazione atroce, simile alla decomposizione dell’anima, uno spasimo spaventoso del pensiero e del cuore, il cui semplice ricordo provoca brividi d’angoscia. Ma, quando si è coraggiosi di natura, questo non avviene né davanti a un attacco pericoloso, né davanti a una morte inevitabile, né davanti a tutte le forme note del pericolo: ha luogo in circostanze anormali, sotto certe influenze misteriose, di fronte a rischi indefiniti. La vera paura è simile al ricordo dei terrori fantastici d’un tempo. Un uomo che crede ai fantasmi e che s’immagina di scorgere uno spettro nella notte, lui si che proverà la paura in tutto il suo orrore».
È una frase che trovo spieghi molto bene l’essenza dell’horror e del weird, e adoro quella definizione, “terrori fantastici d’un tempo”, perché per me la paura si accompagna spesso a un senso del meraviglioso che ha qualcosa di madornale, antico, quasi epico.

Nick:   Hai cominciato a pubblicare su riviste e su  fanzine come "Fantastique".  Dal momento che quello delle fanzine (da cui provengo anche io) oramai è un fenomeno  quasi del tutto scomparso, vorrei che tu ne descrivessi il mondo, l'ambiente ed i personaggi che vi gravitavano attorno ai lettori più giovani che non hanno fatto in tempo a conoscere quel tipo di pubblicazioni.

Luigi Musolino:  Di quel periodo ricordo soprattutto la volontà di confronto e la solidarietà reciproca, si scambiavano consigli, si leggevano e criticavano in modo costruttivo i testi altrui, insomma, un piccolo universo di persone unite da una passione comune che spesso si trasformava in amicizia.

Uno dei due volumi dedicati a
Carl Jacobi curati da Musolino.

 Nick:   Hai lavorato molto anche come traduttore e come curatore. di volumi In questa veste ti è capitato di tradurre per la Dagon Press due volumi delle opere di Carl Jacobi, uno dei giganti dimenticati del periodo d'oro delle riviste pulp e weird. Vorrei prima di tutto che tu spendessi due parole a proposito di Jacobi, uno scrittore che non è stato valorizzato abbastanza e in seconda battuta che tu ci parlassi della tua esperienza su questi due volumi.

Luigi Musolino:  Jacobi è stato un maestro dell’epoca d’oro del pulp magazine americano, a mio avviso di poco inferiore a figure di spicco come Howard o Ashton Smith. Era molto attivo nell’ambiente, amico di Robert Bloch e August Derleth, corrispondente di Lovecraft e Howard, giornalista, appassionato di storie avventurose e grande amante della narrativa fantastica, dotato di un’immaginazione fervidissima e peculiare.
Fu un racconto a “lanciarlo”, Mive, che comparve sulle pagine di Weird Tales, storia di una gigantesca farfalla carnivora che perseguita uno sfortunato viandante. Dopo la pubblicazione Lovecraft stesso scrisse a Jacobi per fargli i complimenti.
Era uno scrittore molto versatile, capace di spaziare dalla fantascienza al sovrannaturale, passando per i racconti d’avventura e il poliziesco con uno stile delicato e poetico, in cui riusciva a inserire squarci di visioni lisergiche. Tra le sue opere migliori ci sono Revelations in Black, un racconto di vampiri magistrale, e Carnaby’s Fish, che s’inserisce perfettamente nel solco dei Miti di Cthulhu. Come molti scrittori dell'epoca anche Jacobi aveva le sue "geografie d'incubo" dove amava ambientare i racconti, ad esempio le Rentharpian Hills, malinconiche colline battute dalla pioggia e soffocate da un perenne velo di nebbia. Ed estremamente suggestivi i titoli dei suoi innumerevoli pseudobiblia, tra cui mi piace citare l'Hydrophinnae di Gantley, Gli Abitatori degli Abissi di Gaston Le Fe, e Io sono un licantropo di Calumet.
Il lavoro di traduzione è stato appassionante, anche perché siamo riusciti a mettere le mani su del materiale inedito conservato all’ Università del Minnesota, e lavorare con Pietro Guarrielloè stato un grande piacere e un’esperienza formativa importantissima.

Nick:  Sempre Come traduttore, nel 2011  ti sei occupato- tra gli altri- de la prima versione italiana de "I Vermi Conquistatori" di Brian Keene. Parlaci di quell'esperienza: quali sono state le sfide, le difficoltà (ma anche le soddisfazioni) che ti ha comportato il lavorare su un’opera così importante?

Luigi Musolino:  Quello è stato un bel periodo. Frenetico, ma un bel periodo. L’attività di Edizioni XII era all’apice, avevo letto e amato il romanzo di Keene in lingua originale, e quando mi è stato proposto il lavoro di traduzione sono saltato sulla sedia. Eravamo i primi a portare un autore importante come Keene in Italia e si avvertiva un certo fermento nell’aria…
La difficoltà principale è stata rispettare le tempistiche, abbastanza strette, ma nel lavoro sono stato affiancato da uno dei migliori editor in circolazione, Daniele Bonfanti, e si è trattato di un viaggio piacevole sotto ogni aspetto.

Nick:  "I Vermi Conquistatori" un paio di anni fa è stato ristampato da Mondadori. Cosa pensi di questa nuova edizione?  

Luigi Musolino: A quanto ne so la traduzione dovrebbe essere la stessa della versione Edizioni XII del romanzo. Speriamo che dopo XII e Mondadori altre case editrici italiane prendano in considerazione l’idea di “spingere” questo autore…

Nick:   Qualcuno molto tempo fa ha detto che "tradurre è tradire". Sei d'accordo con questa affermazione?

Luigi Musolino:   In parte. C’è una componente di “tradimento” nel lavoro di traduzione, senza dubbio, pensiamo ad alcuni modi di dire che non trovano un corrispettivo nella lingua in cui vengono tradotti o a determinate espressioni che è necessario modificare, per forza di cose. Ma allo stesso tempo c’è la necessità di mantenersi il più fedeli possibile al testo originale, anche per quanto riguarda la metrica e il ritmo delle frasi.

Albedo One # 45 col racconto
 di Luigi Musolino tradotto in Irlanda
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 Nick:  Torniamo adesso alla tua attività di scrittore, hai cominciato a farti notare vincendo  diversi concorsi. Cito , tra gli altri: il Sanguinario Valentino indetto dal sito La Tela Nera nel 2010. Il 300 parole per un Incubo ( organizzato da Scheletri.com). Una Storia  al Mese, indetto da Edizioni XII (sempre nel 2010),Senza dimenticare il trofeo RiLL vinto due volte, nel 2010 e nel 2012. Quanto ritieni siano importanti i contest letterari specialmente per un autore esordiente? E quale tipologia di concorsi, secondo te, sarebbe invece da evitare?

Luigi Musolino:     Determinati tipi di concorsi sono molto utili per acquisire consapevolezza delle proprie capacità e per confrontarsi con altri autori. Ci sono concorsi sui forum di narrativa il cui principio è: “Pubblica un racconto e noi te lo massacriamo, senza peli sulla lingua”. Ed è un’ottima cosa. Credo sia fondamentale passare per questi canali, soprattutto per imparare ad apprezzare e analizzare le critiche.
Per quanto riguarda i concorsi da evitare, meglio tenersi alla larga da quelli che richiedono una spesa d’iscrizione eccessiva, eventuale pubblicazione a pagamento o traguardi impossibili.

Nick: Nel 2012 pubblichi la tua prima antologia personale Bialere -Storie da Idrasca. In questa antologia risulta evidente un elemento costante della tua narrativa, cioè l'attenzione ed il reimpiego nelle tue storie di molte vecchie tradizioni e delle leggende contadine. Quelle, per intenderci che raccontavano i nostri nonni  e bisnonni per spaventare i nostri genitori  quando erano bambini. Ritieni davvero che il folklore regionale possa rappresentare la carta giusta per creare una via italiana all'horror?

Luigi Musolino:  Come dicevo prima sono cresciuto circondato dall’immaginario fantastico, e allo stesso tempo sono sempre stato attorniato dalle storie contadine di masche e fantasmi, storie udite da nonni e zie, quindi per me è stato naturale attingere a queste figure quando ho iniziato a sperimentare con la narrativa. Il folclore regionale è una delle innumerevoli vie che può intraprendere l’horror italiano, un percorso radicato nel territorio e con una precisa identità geografica. C’è  un incredibile universo di creature e miti cui attingere per scrivere ottime storie, come ci hanno già dimostrato in passato narratori del calibro di Baldini e Arona, tanto per citare due tra i miei preferiti. Il cosiddetto “gotico rurale” è un sottogenere della narrativa fantastica che secondo me può e deve ancora essere esplorato e declinato, un filone tanto vasto e profondo da essere pressoché inesauribile.

Nick:  Proprio dalle vittorie del Trofeo RiLL uno dei concorsi menzionati in precedenza , arrivano i racconti Il Carnevale dell'Uomo Cervo (gl' Cierv)  e O' Mammone, che poi, in un certo senso fungeranno da base per il progetto Oscure Regioni. Pensavi sin dall'inizio ad allargare il discorso a tutte le regioni d'Italia oppure la scelta è avvenuta in un secondo momento?

Luigi Musolino:   Il punto di partenza di tutto è stato la masca, la strega-fattucchiera delle credenze popolari del Piemonte; quasi tutte le storie di Bialere sono imperniate su questa figura e sul paese immaginario di Idrasca, desolata località della Bassa dove forze sopite da secoli cominciano a risvegliarsi, entità e creature che non vogliono essere dimenticate.
Diciamo che dopo questo volume ho sentito l’esigenza di espandermi e andare a curiosare nel folclore delle altre regioni; credo di aver preso la decisione di intraprendere un lungo itinerario attraverso lo Stivale dopo la stesura del terzo o quarto racconto “regionale”, e di certo la vittoria al Rill dei due testi da te citati ha contribuito a rafforzare l’idea che quella strada poteva essere interessante.

Nick:   Il Carnevale dell'Uomo Cervo, è stato tradotto anche all'estero e segnatamente in Irlanda, sul numero 45 della rivista Albedo One col titolo di "The Stag". Sai dirci come è stata accolta  la tua storia dai lettori irlandesi ?

Luigi Musolino:   Albedo Oneè un’ottima rivista, ricca di approfondimenti e recensioni. Il racconto è stato ricevuto positivamente, anche se qualcuno è rimasto spiazzato da quel finale aperto che ha qualcosa di struggente e consolatorio.

Nick:   Come hai ripetuto più volte Il Carnevale dell'Uomo Cervo, si basa su un’antica festa popolare, tenuta nel comune di Castelnuovo al Volturno, un paese situato in provincia di Isernia. Come ti è venuta l’idea di dare alla tua storia un’ambientazione così particolare e così poco battuta dai tuoi colleghi?

Luigi Musolino:   Stavo effettuando alcune ricerche sui carnevali italiani, sperando di imbattermi in qualche manifestazione oscura e particolare, quand'ecco che l'Uomo Cervo ha incrociato la mia strada. La cosa che più mi ha colpito di questa parata carnevalesca è il modo in cui viene trasfigurato un animale considerato mite e sfuggente in una creatura bestiale, per alcuni versi demoniaca. Gl'Ciervè l'incarnazione della brutalità della Natura, dell'inarrestabile e spietato ciclo delle stagioni.
Inoltre c'è questa teoria molto fantasiosa, promulgata da alcuni studiosi, secondo la quale il rito dell'Uomo Cervo nascerebbe in tempi remoti per celebrare un animale estinto, il Megalocero, cervide di enormi dimensioni di cui sono stati effettivamente ritrovati numerosi fossili in Molise.
Impossibile non scriverci una storia, avendo a disposizione spunti simili. Nel racconto ho voluto soffermarmi su alcune tematiche: la piccolezza e la presunzione dell'essere umano rispetto alla Natura, il sopravvivere di concetti passati e antichissimi nonostante la proliferazione delle sovrastrutture moderne, la ciclicità di determinati errori e orrori…

Nick:  Come dicevamo prima, grazie al successo e all'esempio di quei due racconti ( O Mammone e de Il Carnevale dell'Uomo Cervo) nel 2014 e nel 2015 la RiLL ha pubblicato le due antologie"Oscure Regioni".all'interno delle quali tu dedichi un racconto horror per ognuna delle regioni italiane. La prima cosa che si nota all'interno di Oscure Regioniè il grande lavoro di documentazione da te svolto. Ci sono state storie più difficili di altre da scrivere? Regioni per cui è stato più complicato trovare gli elementi giusti? Racconti di cui sei meno soddisfatto rispetto agli altri? Raccontaci qualche aneddoto in proposito.

Luigi Musolino:    Il lavoro di documentazione è stato lungo e impegnativo, e allo stesso tempo avvincente, una continua scoperta. Quando possibile ho cercato di recuperare narrazioni di prima mano da amici, parenti e conoscenti, anche per richiamare il fatto che queste storie venivano trasmesse soprattutto per via orale.
“Sibillini Occhi d’Avorio”, il testo dedicato alle Marche, è stato tra quelli che mi ha dato più filo da torcere; volevo una storia che approfondisse gli aspetti storici del mito della Sibilla Appenninica e al tempo stesso terrorizzare il più possibile il lettore con elementi classici della narrativa e del cinema horror: bambini scomparsi, agghiaccianti incubi notturni, preveggenza, soffermandomi anche su paure moderne, come il terrorismo e la crisi economica. Bilanciare questi elementi non è stato semplice, e spero di esserci riuscito.
Ci sono racconti che trovo più riusciti, ad esempio “Crustumium, La Profondata”, “I Nastri di Larrie” oppure “Smeraldo”, ma in linea di massima sono soddisfatto dal risultato complessivo. I testi in fin dei conti sono uniti da un denominatore comune: i miti del folclore sono lo specchio di paure che ci portiamo dietro da quando eravamo poco più che scimmie, archetipi dell’oscurità. Possono mutare e nascondersi col trascorrere dei secoli, ma sono impossibili da estirpare…

Nick:  Proseguendo su questo discorso: c'è stata qualche leggenda, qualche tradizione o qualche figura del folklore che avresti voluto inserire all'interno dell'antologia e che invece hai dovuto lasciar fuori?

Luigi Musolino:   In Sardegna ho avuto non poche difficoltà, in questo senso… Il folclore sardo è tra i più avvincenti del nostro Paese, e la quantità di miti che si sono mantenuti nelle narrazioni popolari è sorprendente. Inoltre le antiche storie dell’isola hanno tutte un taglio piuttosto macabro, ideale per imbastire racconti dell’orrore “spinto”. È stata dura scegliere quali scartare. Probabilmente il mito delle Panas, gli spiriti delle donne morte di parto che ogni sette anni sono costrette a recarsi nei pressi dei canali di campagna per lavare i loro panni sporchi di sangue. O forse le Cogas, streghe-vampiro che di notte s’intrufolerebbero nelle case per rubare il respiro ai bambini addormentati…

Nick:  Leggendo "Oscure Regioni" mi sembra di notare che in questo lavoro tu abbia voluto unire elementi del weird classico ed omaggi lovecraftiani con toni volutamente grotteschi ed ironici, il tutto scritto con uno stile a volte cinematografico, ma con una certa attenzione all'horror psicologico. E' una ricostruzione sbagliata la mia?

Luigi Musolino:  No, niente affatto, hai centrato in pieno i punti chiave di OR.
I richiami a Lovecraft e più in generale alla narrativa weird sono evidenti, una sorta di omaggio spassionato, perché la mia formazione letteraria passa principalmente da lì.
Tutte le storie, pur parlando di leggende la cui origine si perde in tempi remoti, sono ambientate ai giorni nostri, e credo che spesso l’effetto grottesco nasca proprio da questo scontro tra passato e modernità.
Come hai sottolineato la narrazione ha un impianto piuttosto veloce, volevo che l’incursione dell’inconcepibile nel quotidiano arrivasse come uno schiaffone per ridurre ai minimi termini i protagonisti o rivelare qualche aspetto nascosto del loro passato e della loro natura.


Nick:    Sempre all'interno di "Oscure Regioni", è presente un gruppo di storie che si differenziano dalle altre (Penso ad esempio, oltre al già più volte  ricordato "Il Carnevale dell'Uomo Cervo",  a racconti come "I Nastri di Larrie" ed in misura minore a "Nato con la Camicia" ed "Un Selvaggio") in cui pare di avvertire una sorta di tono quasi ambientalista e di condanna dell'orgoglio umano. In sostanza è come se tu abbia voluto ricordare che non sempre quello che consideriamo paranormale ( o che semplicemente non conosciamo) sia per forza malvagio, ma semplicemente qualcosa che è "diverso" da noi e che non abbiamo ancora compreso. Per la seconda volta ti chiedo se è una ricostruzione sbagliata quella che ho fatto.

Luigi Musolino:  No, quel senso di meraviglioso ed estraneo cui accennavo prima rimanda proprio a questo, alla nostra presuntuosità di volere a ogni costo spiegare, analizzare, capire, e quando non riusciamo a farlo restiamo annichiliti, ridotti in uno stato di allucinato stupore. La Natura è spesso portatrice di questo senso assoluto del fantastico, di un Altrove sconcertante, come emerge in molti testi di alcuni giganti del fantastico, penso a Blackwood o a Machen, ed è una tematica che ritroviamo in numerose narrazioni e leggende popolari.

L'evocativa cover dell'edizione XII
de I Vermi Conquistatori realizzata da
 Diramazioni
Traduzione di Luigi Musolino

Nick:   Una tua definizione di Horror ?

Luigi Musolino:   Tutte le forme d’arte che si occupano dell’aliena, inaspettata e incomprensibile deformazione di ciò che riteniamo quotidiano, normale, accettabile.

Nick:  Come consideri l'attuale stato di saluto del settore e che consigli daresti a qualcuno che volesse cominciare oggi a scrivere ? 

Luigi Musolino:  Credo che la narrativa di genere, in Italia, stia conoscendo un buon periodo. Ci sono ottimi autori, blog e librerie dedicati, siti di approfondimento, tante piccole case editrici valide che cercano di farsi strada sul mercato, sbocchi che soltanto una decina d’anni fa sembravano impensabili, come l’autopubblicazione in ebook, che a mio avviso può essere un buon punto di partenza…
Per quanto riguarda i consigli, soltanto uno: scrivere è un processo stupendo ma faticoso, che richiede impegno. Non prendetelo alla leggera, ecco.

Nick: Tra i tuoi colleghi scrittori quali segui con maggiore attenzione ed interesse?

Luigi Musolino:  Cerco sempre di trovare tempo da dedicare ad autori italiani e stranieri di narrativa di genere, scoprire nomi nuovi.
Negli ultimi mesi ho letto e amato moltissimo “Cambio di Stagione” di Maurizio Cometto, autore torinese di cui colpevolmente avevo letto solo alcuni racconti, un vero maestro del “sussurrato”. E adesso sono alle prese con “William Killed the Radio Star” di Pietro Gandolfi, una scrittura vivida e cinematografica e una gestione del ritmo da manuale, horror puro e crudo.
La narrativa weird d’oltreoceano è un calderone ribollente di oscenità e meraviglie, cito Mike Allen che mi sento di consigliare a tutti, la sua antologia “Unseaming” è fenomenale.

Nick: Parliamo dei tuoi progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Luigi Musolino nei prossimi mesi ed anni?

Luigi Musolino: Ho concluso da poco una raccolta di racconti, materiale molto diverso da Oscure Regioni. Mi sono discostato dalle tematiche folk-horror per spostarmi verso lidi più angosciosi e surreali, e spero che l’antologia possa vedere la luce entro fine anno. È un lavoro cui tengo molto e che parla di forme di buio difficili da debellare, il buio che si annida nella mente umana, nei ricordi d’infanzia, nella solitudine, nelle pieghe della nostra coscienza. È sicuramente un volume più “intimo” rispetto a OR.

Nick:    Bene, è tutto. Ti ringrazio ancora e nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: c'è qualche domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Luigi Musolino:  Mi sarebbe piaciuto rispondere a una domanda classica che però non mi hanno mai fatto: ”Quali sono le cose che ti fanno più paura?” e io ti avrei risposto: ”Il dentista e le abductions aliene, che a ben pensarci hanno qualche punto in comune...”
Grazie per l’intervista, Nick!

DOSSIER "STRINGS" - UN FILM INDIPENDENTE ITALIANO

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Sono giorni in cui risulta difficile stare attaccati davanti ad un computer: il caldo martella inclemente, la maggior parte dei miei contatti sono in ferie e quindi internet 1.0 somiglia sempre più ad un condominio che si appresta a svuotarsi, quindi credo che anche io interromperò presto la programmazione. Dopotutto questi ultimi mesi sono stati particolarmente pesanti per il sottoscritto, tra la ricerca di un lavoro stabile che mi accompagna sin dai tempi del triste fallimento della ditta presso cui lavoravo e alcuni problemucci di salute che si sono ripresentati non è certo stato un periodo facile. Voi non ve siete accorti e non lo potete sapere, anche perché da tempo ho scelto di non parlare più dei "fatti miei " sul blog, preferendo destinare Nocturnia ad attività recensorie ed escapiste. Uno dei risultati di questi miei problemi è stato il rallentamento di tutta una serie di attività, come - per l'appunto- la segnalazione di iniziative interessanti come il film indipendente "Strings", un film realizzato da un gruppo di filmakers di Bolzano ed avente argomento fantascientifico. Alessio Vasarin mi contattò mesi fa ma io -e mi scuso- solo adesso riesco a parlare compiutamente della sua pellicola.

Oggi, troverete quindi il comunicato ufficiale contenente la trama, l'intervista che realizzai due anni fa con Alessio per la blogzine Il Futuro è Tornato e , per concludere, l'intervista realizzata poco tempo fa con lo stesso Alessio Vasarin a riprese terminate.
Buona lettura!


Sinossi:
David, studente di fisica, viene in possesso di uno strano oggetto che consente un salto in un'altra dimensione, del tutto simile alla nostra, ma nella quale le relazioni tra le persone sono rette da regole inquietanti. Sembra uno strano gioco senza particolari conseguenze, fino a quando qualcuno non cercherà in ogni modo di impedire che tutto questo accada. Agenti inviati dal futuro del mondo parallelo avranno il compito di fermare David e gli spostamenti dimensionali, i quali avrebbero come conseguenza la distruzione dell'ordine sociale del loro mondo

Note dei Registi:
Strings è un lungometraggio di fantascienza della durata di 104 minuti. Costato poco meno di 4.000 euro, è stato interamente autoprodotto e autofinanziato. E' il frutto di tre anni di lavoro, da settembre 2012, data di inizio scrittura della sceneggiatura, a ottobre 2015. Le riprese, terminate ad ottobre 2014, hanno coinvolto circa 15 attori nei ruoli principali e circa 70 comparse. È seguito un anno di lavoro per la composizione di musiche originali, per il montaggio e per la post-produzione, considerando gli effetti speciali da realizzare.

É stata un’avventura straordinaria, proprio per l'azzardo che conteneva. Tentare una produzione fantascientifica a bassissimo budget ha obbligato gli autori a lavorare molto sul piano della sceneggiatura, per costruire un intreccio che risultasse avvincente e convincente sul piano narrativo, senza dover ricorrere all'apparato visivo che normalmente associamo a film di questo genere. Il tema del tempo, delle variabili, del doppio e, in parallelo, i temi del destino, dell'irreversibilità delle scelte e degli avvenimenti sono gli ingredienti essenziali di una trama che - nel suo sviluppo - ha forti elementi di originalità.



I personaggi sono complessi, ambivalenti: danno origine a relazioni che non risultano mai appiattite sugli stereotipi dell'eroe positivo o dell'antagonista malvagio. La loro vicenda si snoda sullo sfondo di una realtà distopica, di un mondo parallelo dominato da un sistema logoro e ottuso che considera i sentimenti un ostacolo all'ordine stesso della società. Tema questo non nuovo per la fantascienza, ma ripensato in una chiave estremamente umana e non tecnocratica. L'architettura della vicenda, con continui colpi di scena e leggere distorsioni spiazzanti, si lascia decifrare poco alla volta, fino a rivelare un disegno complessivo dove nessun dettaglio è lasciato al caso. Su tutto domina una fotografia leggermente livida e malinconica che ci restituisce ancora una volta - come già nelle produzioni precedenti ma ad un livello decisamente più maturo - una visione inconsueta della nostra città (Bolzano) e degli ambienti, anche naturali, del nostro territorio (Alto Adige). Alessio Vasarin, Sandro Tarter – Registi di Strings – novembre 2015)


CREDITS Titolo originale STRINGS Regia ALESSIO VASARIN, SANDRO TARTER Produzione ALESSIO VASARIN, LUCA DE MARCHI , MICHELA PARLAVECCHIO interpreti LUCA DE MARCHI, ARIANNA AMBROSETTI ,LAURA PAN, STEFANO PANFILO, MATTEO RAFFAELLI, GRAZIANO HUELLER Sceneggiatura SANDRO TARTER, ALESSIO VASARIN Soggetto SANDRO TARTER ,ALESSIO VASARIN MICHELE CAGOL, AMEDEO SARTORI Direttore della fotografia ALESSIO VASARIN Montaggio ALESSIO VASARIN, SANDRO TARTER Musiche originali MICHELE CAGOL, ROBERTO VIANELLO   “STRINGS” scritta, composta ed eseguita da SIMONE GELMINI Suono in presa diretta MICHELE CAGOL, MARINA BALDO, MAURIZIO VESCOVI MORGANA TINEBRA, AARON LARCHER Scenografie MARINA BALDO, ALESSIO VASARIN, SANDRO TARTER Costumi MARINA BALDO, ALESSIO VASARIN Trucco LISA ZANIRATO, MORGANA TINEBRA Segretaria di edizione MORGANA TINEBRA, LISA ZANIRATO Oggetti di scena ALESSIO VASARIN, SANDRO TARTER Location manager ALESSIO VASARIN, SANDRO TARTER, MICHELA PARLAVECCHIO Effetti visivi digitali FRABIATODIGITAL Supervisione effetti speciali ALESSIO VASARIN



Fabio Tarter e Alessio Vasarin 
I due registi diStrings

L'INTERVISTA REALIZZATA NEL 2014.

La prima volta che sentii parlare di Strings, fu nel 2014 quando venni contattato dai ragazzi della FrabiatoFilm. Vasarin & soci, all'epoca cercavano di far conoscere i loro sforzi contattando tutti i mezzi di informazione dedicati dalla fantascienza. Non so come, ma una copia della loro mail finì anche nella mia cassetta della posta. Trovai subito il progetto interessante: una pellicola indipendente di fantascienza, realizzata in Italia
Ed oltretutto lontana dalle  maggiori rotte produttive !
Bisognava parlare del progetto, indipendentemente da come sarebbe andato a finire!
Nel 2014 ero stato coinvolto da altri blogger nella redazione di una blogzine chiamata Il Futuro è Tornato( in gergo IFET)  e ritenevo che quello fosse il luogo giusto per parlare di Strings.
Ma IFET di lì a poco avrebbe chiuso i battenti e tutto il materiale pubblicato al suo interno  sarebbe stato messo offline.
 Compresa l'intervista che adesso vi propongo e che fu da me  realizzata quando l la pellicola non era ancora terminata.Ve la propongo oggi a testimonianza di un periodo ben definito ma anchee degli sforzi che bisogna compiere nel nostro paese per mettere in piedi una produzione artistica, di b qualsiasi genere essa sia



Nick:  Ciao, benvenuti ragazzi, vi va di presentarvi ai nostri lettori e di presentare anche la FrabiatoFilm?

Alessio Vasarin:  Ciao Nicola e a tutti i lettori del blog, e grazie per quest'intervista.
Mi chiamo Alessio Vasarin, ho 25 anni e da un paio faccio il filmmaker di professione. Sempre da due anni esiste FrabiatoFilm, produzione video attiva a Bolzano.

Nick:  Come e quando è nata l'idea di metter su una struttura come la vostra? E per quali motivi?

Alessio Vasarin:  FrabiatoFilm nasce nella primavera del 2012 quando ho deciso di lasciare il mio lavoro da barista per potermi dedicare esclusivamente a lavori legati al video. Insieme a Michele Cagol, che si occupa principalmente di audio e musiche, abbiamo deciso di darci un nome e creare un piccolo marchio con il quale firmare i nostri lavori da lì in avanti.
In questi due anni di prove e tentativi abbiamo raccolto parecchie esperienze lavorative, collaborando con diversi professionisti del settore.
Noi crediamo molto nell'arte di arrangiarsi, che non significa avere la presunzione di saper e poter fare tutto. Semplicemente cerchiamo di lavorare su un progetto a 360 gradi, lavorando su tutti gli aspetti, dall'idea, alle riprese, al montaggio.
Per questo motivo riusciamo ad accogliere tutte le proposte che ci vengono fatte e che sono, per natura e contenuti, molto diverse fra loro.
In definitiva l'idea è quella di costruire una struttura solida che possa produrre in autonomia i propri progetti e quelli dei clienti.

Nick:   Quali sono state le vostre maggiori influenze? (sia come registi, che come attori e quant'altro vi venga in mente)

Alessio Vasarin:   Da cinefilo sfegatato questa domanda trova a fatica una risposta. Una grossa influenza l'hanno avuta un regista e un film in particolare: Alfred Hitchcock e L'esorcista. Dovessi andare su un'isola deserta col minimo indispensabile mi porterei dietro la filmografia di Hitchcock e il film di Friedkin (da guardare esclusivamente di giorno).
Nei lavori di Hitchcock trovo geniale l'equilibrio fra storia girata e storia montata: ovviamente una buona sceneggiatura, messa in scena e recitazione fanno sì che il film funzioni, ma senza il montaggio, senza il giusto susseguirsi delle inquadrature, rimarrebbe tutto inespresso (penso, ad esempio, a Psycho e all'inseguimento in macchina fra Marion Crane e il poliziotto). E' col montaggio che si costruisce un film, col montaggio che una scena girata bene diventa ottima e una scena girata male puoi ancora salvarla.


Luca De Marchi
David
nel film


Da L'esorcista e Friedkin ho imparato che il buon cinema rimane sottotono. Credo sia la definizione giusta. Cosa intendo con questo? Non c'è bisogno di ostentare alcunché in un film. Una buona storia, un buon dialogo, un bravo attore funzionano naturalmente, senza forzature. Compito del regista e del montatore sarà poi mettere insieme il tutto, anche qui in maniera naturale. Quanto una scena funziona te ne accorgi, scorre, ti prende. Ecco, il metro ultimo di giudizio per valutare qualcosa di buono è “se riguardi qualcosa per l'ennesima volta e alla fine ti chiedi ancora 'come andrà avanti?' allora stai lavorando bene”.
Poi ripeto, c'è tanto altro cinema che ci ha influenzato, ma a raccontarlo non finirei più.

Nick:  Voi provenite da una città come Bolzano che ha delle sue peculiarità, non ultima la convivenza tra abitanti di lingua tedesca e di lingua italiana. In che modo questo influenza la vostra attività? In particolare m'interessa sapere come i vostri concittadini si rapportano con la vostra iniziativa...in parole povere: cosa significa (nel bene e nel male) provare a fare del Cinema a Bolzano?

Alessio Vasarin:  Per noi fare cinema qui a Bolzano o da qualche altra parte assume la stessa dinamica.
La posizione geografica ci vede lontani dai principali centri produttivi (Roma e Milano), anche se da qualche anno la Film commission altoatesina stanzia dei fondi per far venire qui produzioni di vario genere. Questo ha consentito la nascita di un piccolo gruppo di tecnici e professionisti attivi sul territorio. Ne conosco molti, ho lavorato su qualche set con loro, ma poi ho deciso di mettermi in proprio.
Più che altro c'è da chiedersi cosa significa provare a fare cinema essendo dei Signor nessuno. Per me significa vivere dentro una piccola contraddizione: il fatto di non essere una produzione con un budget, piccolo o grande che sia, ci consente di passare inosservati e di non attirare su di noi le attenzioni che normalmente un set con attori e registi più o meno famosi attira. Insomma, si lavora meglio e senza dare nell'occhio.
Però il fatto di non apparire, a prima vista, come una produzione vera fa si che spesso la credibilità nei nostri confronti non sia altissima. Ci troviamo a dover giustificare quello che facciamo per far capire che l'equazione “più soldi hai, più sei un professionista” non è sempre vera.
Ma credo sia normale. La nostra sfida è dimostrare che low-budget può essere sinonimo di prodotto di qualità.

Laura Pan
Alice nel film

Nick:  Quanti film avete già prodotto e come sono stati accolti?

Alessio Vasarin:  Con FrabiatoFilm questo è il primo lungometraggio che produciamo e realizziamo, ma in realtà abbiamo già parecchi lavori alle spalle. Nel 2006 è uscito il nostro primo lungometraggio, Cecità, seguito nel 2009 da Anila e nel 2011 dal documentario Breaking – Equilibri al limite. Questi tre lavori, i più lunghi in termini di durata e di impegno, sono stati realizzati all'interno del laboratorio Effetto Notte, nato al liceo classico G. Carducci di Bolzano da un'idea del prof. Sandro Tarter (insieme a me regista e sceneggiatore di Strings). Un miracolo, pensando in che condizioni di ristrettezza di mezzi sono stati realizzati. Io da studente ho iniziato proprio con Cecità, avevo 16 anni.
Oggi il laboratorio esiste ancora e si dedica ad attività per i giovani legate al cinema e al video, e io sono uno dei responsabili del progetto. L'eredità continua.

Nick:  Parliamo di Strings.
Come mai avete scelto di realizzare un film di fantascienza?

Alessio Vasarin:  Perché fondamentalmente sia io che Sandro siamo degli eterni bambini e fare un film di fantascienza ci sembrava un'idea fantasmagorica. Probabilmente se abitassimo vicino al mare avremmo provato a fare un film di pirati.
Scherzi a parte, l'idea è nata un po' per caso. Eravamo in pizzeria io, Sandro e Michele quando ad un certo punto salta fuori la domanda: e se ci fosse la possibilità di spostarsi nel tempo e nello spazio? Cosa faresti? Modificheresti quello che non ti piace? Modificheresti il corso della tua vita? A questa idea di base, che è il nocciolo del film, abbiamo affiancato e immaginato un complesso e intricato intreccio.

Arianna Ambrosetti
Irin nel film

Nick:   Eravate già appassionati del genere in precedenza o vi state avvicinando adesso?

Alessio Vasarin:   Sandro viene dalla generazione che ha potuto vedere 2001:Odissea nello Spazio e Blade Runner al cinema, e credo che questo abbia segnato il suo immaginario cinematografico.
Io adoro i vecchi film di fantascienza anni 40-50 e la serie Ai Confini della Realtà.
Tutti e tre (io, Sandro, Michele) siamo affascinati e interessati a questioni che riguardano il tempo, lo spazio, l'universo, la fisica.
E' stato quasi naturale unire tutti questi puntini per lavorare in maniera seria e intelligente alla backstory del film.

Nick: Di cosa parla in particolare Strings?

Alessio Vasarin:  Strings parla di viaggi spazio-temporali, di universi paralleli, di un governo distopico, di agenti speciali senza scrupoli, di teoria delle stringhe e fisica quantistica. Insomma, parecchia carne al fuoco.
Per la trama, mi permetto di riportare alla lettera quella che usiamo per tutti gli articoli scritti. Non per pigrizia, ma perché l'intreccio è molto difficile da riassumere diversamente.

David, studente universitario di fisica, viene in possesso di uno strano oggetto che consente uno spostamento dimensionale in un'altra Terra, del tutto simile al nostro pianeta.

L'unica, sostanziale differenza fra i due mondi fa decidere a David di non effettuare più questo passaggio dimensionale, ma un evento accidentale lo costringe, suo malgrado, ad utilizzare l'oggetto un'ultima volta.

La storia di David si intreccia a quella di Irin, un'agente che viene dal futuro del mondo parallelo, con l'obiettivo di fermare David e gli spostamenti dimensionali, che avrebbero come conseguenza la distruzione dell'ordine di governo del mondo parallelo.

Giordano Di Stazio
Agente G

Nick:  Come sono stati scelti gli attori?

Alessio Vasarin:  La maggior parte degli attori è stata scelta all'interno del laboratorio Effetto Notte. Tutti gli altri sono stati scelti fra amici, conoscenti, amici di amici. Ovviamente non abbiamo potuto rivolgerci ad agenzie di casting o ad attori professionisti, per mancanza assoluta di budget.
Questo non significa che la recitazione sia scadente, anzi. Siamo molto contenti ed orgogliosi dei nostri attori protagonisti, insieme a loro siamo riusciti a dar vita a dei personaggi credibili e che funzionano.
Abbiamo imparato moltissimo su come si dirigono gli attori. Anche in questo caso è stato tutto un work in progress, cercando di imparare dai nostri errori.

Il mio personaggio preferito è Vargas, interpretato dal bravissimo Stefano Panfilo, alla prima esperienza come attore. Anche il trio dei protagonisti, David (Luca De Marchi), Irin (AriannaAmbrosetti), e Alice (Laura Pan), si sono dimostrati capaci di interpretare personaggi a volte vicinissimi e a volte molto distanti dal loro carattere. Se teniamo conto che tutti quanti hanno recitato dedicando il proprio tempo libero a questo progetto, la questione diventa ancora una volta miracolosa.

Nick:   A che punto siete della lavorazione?

Alessio Vasarin:  Ad oggi(10 aprile 2014), su circa 130 scene ne mancano 34, un po' più di un quarto di film. Ovviamente, sono le scene più complicate da girare. Contiamo di chiudere con le riprese principali a fine maggio, tenendo in coda alcune scene secondarie che non coinvolgono gli attori principali.

Nick:  Il Cinema italiano, si sa, è in crisi da anni, in particolar modo quello di genere. Secondo voi quali sono stati i motivi che hanno portato alla crisi di questo settore un tempo così florido? E quali sono i mali peggiori, ma anche i migliori pregi dell'attuale ambiente cinematografico nostrano?

Alessio Vasarin:   Dal mio punto di vista (quello di chi vive lontano dai circuiti produttivi tradizionali) credo che si sia creato un bel circolo vizioso che ha fatto sì che il cinema di genere si estinguesse. Purtroppo noi italiani abbiamo il vizio di vivere un po' di rendita, continuando a crogiolarci con un passato cinematografico che ovviamente non va dimenticato, ma che va interpretato e volendo riportato in auge. Penso ad esempio a filoni come il poliziesco, il giallo, il thriller, l'horror all'italiana: siamo riusciti a fare scuola in tutto il resto del mondo, ma qui in Italia? Perché dobbiamo aspettare che sia Tarantino a rispolverare Quel Maledetto Treno Blindato e Lucio Fulci?

Oltre a questo c'è stata una saturazione da importazione: anche ad occhio ci accorgiamo che la maggior parte dei film e delle serie TV che girano in Italia sono principalmente produzioni USA o comunque non italiane. Questo ha viziato l'occhio dello spettatore medio, che preferisce guardarsi CSI piuttosto che Carabinieri. I produttori italiani hanno paura ad investire, e allora producono progetti sicuri (per loro). E via di cinepanettoni, commedie che fanno discutibilmente ridere, drammi familiari triti e ritriti, serie TV che guarda forse mia nonna.

Ecco, io non dico che questo non si debba fare, il cinema è democratico proprio perché spazia dal prodotto più di consumo che esista al capolavoro del secolo. Però l'Italia può essere più di questo. Tanti dicono “bisogna andare all'estero per lavorare davvero nel cinema”. Ma io amo il mio paese, perché non posso lavorarci qui? Ed ecco che l'alternativa è provarci con le proprie forze, autoproducendosi.


Nick:  Quali sono le maggiori difficoltà per un giovane che voglia intraprendere la strada del Cinema?

Alessio Vasarin:  Ho avuto modo di lavorare qui in Alto Adige su un paio di set, nulla di gigantesco. Bellissima esperienza, ma se vuoi crescere dall'interno la strada non è in salita, nemmeno in verticale, devi proprio camminare a testa in giù.
L'alternativa valida (almeno per me), è stato mettere insieme le mie forze e quelle di pochi altri che ci credono e tentare di arrangiarsi e di autoprodursi. E poi ci vuole una buona dose di fortuna (ma quella purtroppo non si può comandare).

Nick:  Secondo voi qual'è la ricetta giusta per invertire la tendenza?

Alessio Vasarin:  Viviamo in un'epoca in cui le tecnologie sono disponibili a costi relativamente bassi. Da questo punto di vista è possibile, ma non facile e semplice, fare un film vero praticamente senza budget.
E poi c'è internet, che va usato con intelligenza. E' una vetrina che ti consente di relazionarti con tutto il mondo, ed è completamente gratuito. Se il progetto vale e se ci si rimbocca le maniche per promuoverlo bene, si può arrivare molto lontani.
Insomma, bisogna essere flessibili e inventare da capo un nuovo modo di fare e vedere il cinema.

Nick:   Avete già qualche contatto per presentare Strings a qualche festival?

Alessio Vasarin: E' una parte del progetto sulla quale stiamo cominciando a lavorare. Il fatto che il film sia di genere ci consente di proporlo e mandarlo a concorsi dedicati alla fantascienza (penso al Fantafestival di Roma o al Science+fiction di Trieste, per citarne due). Ovviamente lo proporremo un po' a tappeto in Italia. E poi contiamo in una distribuzione un po' più ambiziosa all'estero, chissà, magari il Sundance. La partecipazione a concorsi è una parte della lavorazione di un film importantissima, che purtroppo con gli altri lavori abbiamo seguito poco e male.

Oltre ai festival abbiamo intenzione, partendo da Bolzano, di proiettarlo in alcune sale cinematografiche e di organizzare proiezioni in tour. Purtroppo questo ultimo step non è possibile mandarlo avanti senza un budget dedicato. Stiamo anche pensando ad una campagna di fundraising per la distribuzione. Ci sono parecchie idee sul tavolo.


Nick:  Progetti futuri: cosa farete dopo Strings? Farete ancora qualcosa di fantascientifico?

Alessio Vasarin:  Di fantascientifico non saprei, credo che resteremo sul film di genere, spostandoci questa volta sul thriller. Abbiamo nel cassetto una sceneggiatura molto interessante, ambientata in un piccolo paesino di montagna qui in Alto Adige, a Solda. L'auspicio è che a questo prossimo film si possa lavorare un po' più da professionisti, con un budget che ci consenta di compattare le riprese e di retribuire chi ci lavorerà. Speriamo che Strings ci dia questa opportunità.

 L'INTERVISTA REALIZZATA NEL 2016 DOPO LA CONCLUSIONE DELLE RIPRESE.

Invece questa seconda intervista è stata da me realizzata poco tempo fa, subito dopo la conclusione delle riprese e dopo la partecipazione di Strings ad alcuni festival nazionali ed internazionali. Nelle mie intenzioni iniziali queste ulteriori domande avrebbero dovuto integrare la precedente intervista nella sua riproposizione su Nocturnia, però in ultima analisi ho preferito mantenere separate le due interviste a testimonianza di un "prima" e un "dopo" la conclusione del progetto.
Ritengo che così funzioni meglio, voi invece che dite?

Nick:  Adesso che il film è concluso quali sono le sensazioni che maggiormente provate?

Alessio Vasarin:  Sicuramente possiamo ritenerci molto soddisfatti e quasi fortunati ad essere arrivati fino in fondo ad un progetto ambizioso e pieno di ostacoli come Strings. Lavorare ad un lungometraggio è già di per se un'avventura pazzesca; lavorare ad un lungometraggio, sull'arco di tre anni e mezzo, con risorse e mezzi inesistenti, è davvero un azzardo pazzesco.



Nick:   Presenta gli attori di "Strings" ai lettori di Nocturnia e dedica  qualche parola per ognuno di loro.

Alessio Vasarin:  Tutti gli attori che hanno recitato nel film non sono professionisti. Possiamo, anche su questo frangente, ritenerci complessivamente soddisfatti del loro lavoro.
Luca De Marchi, che interpreta David, è sicuramente l'attore con cui abbiamo più lavorato e che più si è impegnato, cercando di capire davvero il personaggio, rendendolo vero e sincero. Questo risultato lo ha quasi messo in secondo piano rispetto ad altri personaggi più caratterizzati e coerenti con un film di questo genere. David è un personaggio molto lontano da Luca, che però è riuscito a far sua la parte e a comprendere e capire David, quasi affezionandosi a lui.

Arianna Ambrosetti, nei panni di Irin, è riuscita in qualche modo a rendere l'apatia del suo personaggio, un personaggio che si confronta per la prima volta con emozioni forti, amore, rabbia, vendetta. E' il personaggio che più è emerso grazie al montaggio. Siamo infatti riusciti a costruire, attraverso gli ottimi fuori campi di Irin, alcuni momenti molto intensi, dove il dramma che sta vivendo emerge appieno.

Laura Panè invece quella che più assomiglia al suo personaggio, Alice. In fase di scrittura abbiamo infatti cercato di costruire il suo personaggio partendo proprio dal carattere di Laura. E' anche il personaggio che abbiamo sacrificato di più in fase di montaggio, dovendo sacrificare parte della sua storia e della storia d'amore con David per restare più aderenti alla trama principale (quasi 20 minuti di tagli nella versione definitiva).

Il personaggio invece riuscito meglio, e che continua tuttora a stupire e a stupirci e Vargas, interpretato dal bravissimo Stefano Panfilo. Con Stefano è riuscito proprio un lavoro di caratterizzazione, lavorando al personaggio di Vargas quasi fosse un personaggio di un film di Sergio Leone. Ed è infatti, a detta del pubblico, il personaggio che più resta impresso guardando il film, nonostante non compaia in molte scene.

Un grandissimo aiuto ci è arrivato da Max Meraner, che interpreta l'istruttore degli agenti nel futuro del mondo parallelo. Nonostante compaia solo in tre scene, abbiamo affidato alla sua ottima recitazione tutto il racconto filmico del mondo parallelo che, per questione di mezzi e budget, non saremmo stati in grado di rendere altrimenti.



Nick:  Il film è stato presentato in diversi festival internazionali e ha ottenuto anche alcuni risultati interessanti. Quali sono stati i festival dove ha ottenuto maggiore attenzione e di quali riconoscimenti voi della Frabiato siete più soddisfatti?

Alessio Vasarin:   Sicuramente il festival che più ci ha soddisfatto a livello personale è stato il Science+Fiction Festival di Trieste, sia perché qui ha avuto luogo la prima proiezione pubblica del film, sia per il confronto avuto con il pubblico del festival, che è stato positivo.
Il riconoscimento invece che ci rende più felici è sicuramente il premio alla Miglior Sceneggiatura ricevuto al Singapore Film Festival. Un premio inaspettato ma forse il più appropriato, che sottolinea come l'unico aspetto slegato da budget e risorse (la sceneggiatura) sia in realtà molto solida ed avvincente.

Nick:   In Italia invece come è stato accolto?

Alessio Vasarin:  Il film è stato replicato al cinema per ben 6 volte a Bolzano, portando in sala circa un migliaio di persone (la sala è stata sempre piena). Abbiamo incontrato l'interesse della RAI locale, che ha deciso di acquistarne i diritti televisivi (locali) per un passaggio in televisione. Stiamo al momento aspettando un feedback da parte del Fantafestival di Roma, a cui abbiamo iscritto il film. Abbiamo però l'impressione che un prodotto del genere possa stimolare ed interessare quasi di più all'estero che non in patria.




Nick:   Ci sono possibilità sul fatto che possa venire distribuito in grande stile?

Alessio Vasarin:  A fine marzo 2016 abbiamo firmato un contratto di distribuzione con una piccola casa di distribuzione indipendente canadese, la Intellect pictures. Certo, non ci aspettiamo che il film venga distribuito al cinema come le sue controparti milionarie, ma questo interesse da oltreoceano ci fa ben sperare che qualcuno possa effettivamente interessarsi al progetto, alla storia, intuendone le potenzialità anche commerciali.

Nick:   Parliamo in maniera più generale: da qualche tempo il Cinema di genere italiano sta dando qualche timido segnale di ripresa, grazie alla presenza di alcune pellicole interessanti. Voi come vedete lo stato di salute del nostro Cinema?

Alessio Vasarin:  Non c'è dubbio che nell'ultimo anno, con l'uscita di titoli come Lo Chiamavano Jeeg Robot o Veloce come il Vento, il cinema italiano stia dando dei deboli segnali di ripresa. Dal nostro punto di vista bisognerebbe scommettere un po' di più e azzardare storie con un respiro più internazionale, tenendo sempre conto della bontà della storia, ma senza dimenticare che poi se qualcuno ci mette dei soldi per realizzare il film significa che sta investendo in un prodotto commerciale, che deve essere visto (e venduto). Le idee ci sono, le possibilità economiche anche (penso a finanziamenti, contributi, coproduzioni), bisogna solo fidarsi un po' di più di nuovi autori e registi. A noi piacerebbe davvero molto poter riprendere in mano la storia e l'universo di Strings, potendo disporre di mezzi e risorse adeguate alla sua realizzazione in grande stile (stiamo già pensando ad una trilogia!).

Per quanto riguarda la visione del film, stiamo lavorando insieme ad una piattaforma di streaming per poter condividere ufficialmente il film online. Su questo aspetto ti tengo aggiornato perché potremmo a brevissimo aver tutto pronto.



Per chi fosse interessato:

- Il link di Strings alla pagina ufficiale di FrabiatoFilm

-Il trailer ufficiale di Strings

LA SECONDA INTERVISTA CON FRANCESCO TROCCOLI

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Come penultimo post prima della chiusura, vi propongo una nuova intervista a Francesco Troccoli, l'occasione è data dall' uscita per i tipi di Delos del suo romanzo Mondi senza Tempo, l'ultimo della Trilogia degli Insonni. l'intervista nell'ambito del Progetto Pax SF, è uscita anche su Andromeda. (la trovate QUI)
Con la presente intervista cessa anche il mese dedicato al fantastico italiano 2016. Quest'anno mi sono concentrato principalmente sul weird , quindi sentivo il bisogno di chiudere con la mia amata fantascienza.



Dall'anno prossimo  il "mese italiano di Nocturnia" tornerà alla sua naturale programmazione di marzo, max aprile e non più in estate. Mentre da settembre le interviste torneranno (sia per nei confronti di italiani che stranieri ) al numero abituale di una o due al mese, intervallate da altri post.
Sto già preparando delle succose interviews destinate ad autori stranieri, quindi stay tuned!   
Però per ora si conclude alla grande con il bravissimo Francesco Troccoli, un grande talento della fantascienza, un nome venuto meritatamente alla ribalta in questi ultimi anni.
Per l'occasione vi ricordo :

- La recensione di Ferro Sette.

-Il "Talking About...." dedicato a Francesco Troccoli

-La mia precedente intervista allo scrittore.

Buona lettura! Attendo i vostri commenti e le vostre impressioni.  ;)




Nick:  Ciao Francesco, bentornato su queste pagine virtuali! L'intervista odierna si baserà principalmente sulla tua ultima uscita "Mondi senza Tempo", che conclude-idealmente e praticamente- la tua saga degli "Insonni". So che è difficile farlo, ma se tu oggi dovessi tracciare un bilancio, a livello professionale ed umano di questa tua esperienza, quali sarebbero le sensazioni più importanti provate e quali sarebbero i termini che useresti per descriverle? 

Francesco Troccoli:  Direi che è stata ed è tuttora un’affascinante e intensa avventura che, attraverso l’esplorazione dello spazio profondo di un remoto futuro, mi ha consentito di esplorare lo spazio profondo all’interno degli esseri umani che ne sono personaggi ricavandone, per parafrasare il protagonista Tobruk Ramarren, la “conoscenza come unica ricchezza”. Dal punto di vista professionale si è trattato di un percorso in continua crescita e sono felice della differenza che oggi noto per primo rileggendoli, dal primo, al secondo e infine al terzo libro, quello appena uscito.
Nick:  La trilogia, ricordiamolo, parte da un presupposto interessante, quello di una cultura futura in cui la maggior parte della razza umana per motivi politici e per il profitto di poche elite è stata privata del sonno. Quando ti è nata per la prima volta questa idea e quali sono state le ispirazioni maggiori su cui ti sei basato.

Francesco Troccoli:  L’idea di fondo è nata nel 2009 da un racconto, che prolungai finché divenne il primo dei tre romanzi. Avevo appena lasciato la mia “vecchia vita” di manager in un’azienda multinazionale e penso che la necessità di “riappropriarmi” del tempo sia stata determinante nella rappresentazione di un mondo immaginario in cui la libertà di godere della propria vita, soprattutto della sua parte più profonda (sonno, sogni, arte) è stata del tutto soppressa. L’immagine del protagonista che, da singolo individuo angosciato e cinico, “gettato” in questa condizione drammatica, diventa parte di un progetto di ribellione fruttuosa e persegue un suo equilibrio nuovo, in un collettivo, ha risentito molto delle letture dei romanzi di fantascienza di Ursula K. Le Guin, i cui protagonisti sono veri e propri “Ulisse”, ciascuno travolto dalla sua Odissea attraverso mondi futuri. La mia “Oikos delle Genti”, la grande Alleanza di mondi che comunicano attraverso l’ansible, è esattamente una rivisitazione dell’“Ekumene”.

Nick:  Quando ti intervistai per la prima volta due anni fa, ti chiesi visto che in "Ferro Sette" avevi proiettato un tema molto sentito in questi tempi di crisi , cioè quello della produttività ad ogni costo e delle conseguenze che questo comporta per i lavoratori che importanza avessero questi temi per te. Ti rivolgo nuovamente questa domanda adesso per vedere se per te è cambiato qualcosa nella tua visione

Francesco Troccoli:  L’ulteriore “involuzione” verificatasi in questi quattro anni è una conferma della tendenza di allora: le cose sono persino peggiorate. Se ieri la produzione e l’economia erano il motore unico del mondo, oggi permeano l’aria che respiriamo. L’oligarchia dominante vuole ridurci a numeri: codice fiscale, conto corrente e, soprattutto, carta di credito. Manca solo che ci imprimano sul polso un codice a barre, come accadeva in un film. Il credito umano è ridotto a moneta, a ciò che abbiamo, mentre ciò che siamo, chi siamo, nel profondo della nostra individualità, è secondario. Il che ha prodotto la degenerazione della “diversità” umana da ricchezza interiore, culturale, a pretesto per sbandierare un pericolo, ove quella diversità non si traduca in un consistente apporto di denaro. Ribellarsi a tutto questo, anche solo nelle scelte di vita quotidiana, è imperativo. E viene naturale farlo anche scrivendo e leggendo.


Nick:  I tre romanzi della trilogia si differenziano l'uno dall'altro per diversi motivi. Il primo "Ferro Sette"è più attento allo sfondo generale e agli scenari, il secondo "Falsi Dei" contiene molta più azione. Invece come possiamo definire "Mondi senza Tempo"?

Francesco Troccoli:   “Mondi senza Tempo” è una storia di azione che parte da un nuovo e imprevisto stato di solitudine estrema di Tobruk. La necessità di cambiare radicalmente la realtà in cui si trova diventa così il motore per un’ulteriore trasformazione di se stesso. In questo modo l’azione, movimento nello spazio, diventa vita, movimento interiore. L’assenza di Tempo, che si riferisce a una dimensione di annullamento e negazione (individuali e collettivi), diventa una condizione da far sparire per recuperare il corso degli eventi, il progresso, la storia dell’Umanità e la propria, e quindi anche la vita, gli affetti. Ritrovare il Tempo, ancora una volta, è l’obiettivo ultimo.

 Nick:   E' stata una scelta cosciente quella di far evolvere continuamente e completamente la saga ed i suoi personaggi (anche quelli in continua trasformazione) oppure è avvenuto tutto in maniera causale?

Francesco Troccoli:  No, non è stata una scelta cosciente. Ma questo non significa che sia stata casuale. Le scelte che facciamo, le cose che scriviamo, pur essendo frutto di movimento spontaneo, non progettuale, sono coerenti con chi siamo e ciò che pensiamo, il che impedisce che siano frutto del caso. Venendo ai miei romanzi, spero che sia proprio così che è andata, ma se ho ragione o no non potranno che giudicarlo i lettori, perché solo se il romanzo piacerà vorrà dire che il “meccanismo non cosciente” ha funzionato, per così dire.

Nick:   Cosa conta per te di più ai fini della riuscita di un romanzo o di una serie, il world building, la trama, lo stile o i personaggi?

Francesco Troccoli:  Tutti questi fattori sono egualmente importanti. L’esigenza di fondo è che concorrano a sviluppare un’immagine valida, verosimile, in cui identificarsi per la sola durata della storia e da cui separarsi arricchiti e, magari, con il desiderio di riprenderla in seguito.

Nick:  La Delos che ha proposto "Mondi senza Tempo" ha riproposto  anche i due precedenti romanzi . Come sta andando quest'operazione? E soprattutto Come risponde il pubblico? 

Francesco Troccoli: È un po’ presto per dirlo. Però sono rimasto sorpreso da quanti hanno apprezzato la disponibilità dei primi due romanzi in e-book, sia fra chi li conosceva che da parte di chi ancora non li aveva letti. Evidentemente la fruizione di questi formati si sta finalmente affermando e diffondendo. Sono contento che Silvio Sosio abbia apprezzato la trilogia, anche perché Delos sta svolgendo un lavoro fondamentale per la fantascienza italiana.

Nick:  Una domanda più generale: come vedi adesso nel 2016 lo stato di salute della scena italiana  nel settore fantascientifico ? Quali ritieni che siano i suoi punti di forza, quali i limiti? E quali gli autori e le opere su cui puntare maggiormente?

Francesco Troccoli:  Mi pare che nella Fantascienza italiana in molti stiano lavorando per varcare le frontiere e pubblicare in altre lingue, il che è assai positivo. A me piacerebbe molto se, restando in Italia, uno sforzo simile venisse compiuto anche per varcare il (labile, a mio parere) confine con il  “mainstream”. Non è un caso se ho lanciato l’hashtag #Fantascienzapertutti, che adesso è anche una pagina Facebook. Voglio dire che la fantascienza può interessare tutti, purché l’autore e/o l’editore abbiano interesse a coinvolgere tutti. Se c’è un limite oggi, è questo. I vampiri, gli zombie e l’aldilà vendono più di navi spaziali e viaggi nel tempo perché la gente s’identifica facilmente con i personaggi di quelle storie. Bisognerebbe far lo stesso anche con la fantascienza, come avveniva una volta. Tentare di coinvolgere. I punti di forza sono soprattutto nei tanti bravi autori, anche giovani, che stanno facendo un grande lavoro. E le nuove realtà editoriali come Future Fiction e Zona 42. A mio parere, infine, è necessario cercare di passare, tutti, sempre più, dalla concezione della scrittura come “hobby” a vera professione. Con tutto quel che comporta, comprese le ovvie difficoltà economiche.

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Francesco Troccoli nel prossimo futuro?

Francesco Troccoli:  Ora sono impegnato nel lancio di questo romanzo, la cui realizzazione ha richiesto molto impegno da tutti i punti di vista, comprese numerose e lunghe revisioni, e sono in fase progettuale sia nella scrittura che nella traduzione. Vorrei anche scrivere qualcosa che esuli dal genere. Strizzandogli comunque l’occhio.

Nick:  Ci sei già passato e quindi sai che ti tocca: nel salutare i lettori, ci puoi dire se esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Francesco Troccoli:  Be’ uso volentieri le ultime righe per pubblicizzare il concorso letterario “Fantasticamente” (so che lo hai già rilanciato su Nocturnia e te ne ringrazio), organizzato dagli amici dell’Associazione “Vele di Carta”, quindi la domanda è: “Francesco, ce ne vuoi parlare?” La giuria è composta da Luigina Sgarro, Stefano Sacchini, Flavio Alunni e me. L’associazione non si occupa precipuamente di fantascienza e fantasy, e proprio per questo trovo che lo sforzo divulgativo che sta facendo sia importante, anche considerato che è prevista la pubblicazione dei trenta finalisti in un volume. Il link al regolamento è questo: http://www.veledicarta.it/fantasticamente-2016. E questa invece è la premiazione della scorsa edizione, alla Fiera romana Più Libri2015: https://www.youtube.com/watch?v=9082U9D4nf4. 

A CENA CON ....JEAN RAY

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Con oggi sospendo il blog per tutto il periodo estivo.
Non nascondo una certa stanchezza, ma quello è il caldo, non nascondo nemmeno qualche problemuccio fisico per cui è arrivato il momento di fare un tagliando di controllo, ma quella è l'età che avanza e il corpo non più giovanissimo, quindi è arrivato il momento di riprendere un poco di fiato.
Prima di staccare però ne approfitto per partecipare ad un meme molto carino.
Questo, per la precisione:


L'idea è nata a  Marilena \Fata Confetto del blogParole di Contorno, ma io l'ho scoperta grazie alla mia amica Glò de La Nostra Libreria.
L'idea, molto semplice consiste nello scegliersi un personaggio (storico o immaginario, personaggi del presente o del passato, protagonisti della storia o del costume, idoli canori o sportivi, un super eroe, un personaggio di un romanzo o di un cartone..,) e immaginare un menù adatto a lui. Le regole le trovate QUI)
Mi sembra una iniziativa divertente ed anche un modo gradevole per accomiatarvi da voi ridendo e scherzando.
E dopotutto, la cucina anzi il cibo è un' altra delle mie passioni.

Nocturnia però è un blog che si occupa principalmente di fantastico, quindi come combinare le due cose?  Come riuscire magari ad aggiungere anche qualcun altro dei miei amori come quello per la cultura francofona, la fascinazione per gli scenari del Centro e del Nord Europa con le loro nebbie, le loro lunghe ombre invernali e le immense cattedrali gotiche punto d'incontro tra cielo bigio e una ancora più grigia terra; ma anche quella per un assolato mediterraneo, atavico ed ancestrale ricco di pini ed arbusti da dove il frinire di grilli e cicale testimonia nel suo canto il ricordo del passaggio di tanti di popoli e culture?
La soluzione c'era ed era a portata di mano.
Bastava semplicemente pensarci.

Ecco quindi spuntar fuori il nome di Jean Ray ( 1887-1964) l'autore di romanzi capolavoro del gotico  come Malpertuis e padre del detective Harry Dickson.  Raymond Jean Marie De Kremer (questo il suo vero nome ) fu  uno scrittore belga, nativo delle Fiandre, fiammingo di origine quindi, ma adoratissimo principalmente dai Valloni e nato e morto a Gand, una città dove la cultura latina e francofona s'incontra con quella fiamminga e nord europea. 

Un maestro nella descrizione di quelle atmosfere crepuscolari che citavo prima, nonché uno dei maggiori autori di narrativa fantastica del vecchio continente.
Il "Lovecraft" europeo era stato definito.
E con questo il primo tassello era andato al suo posto.

A volte, inoltre, l'autore si divertiva ad inserire nei suoi racconti personaggi decisamente "gourmand", con gusti veramente terragni. Ne Il Cugino Passeroux ( Le Cousin Passeroux ) un piccolo scritto composto  nel 1947 viene raccontata la triste storia di Jo Gellert, un uomo che mal sopporta la quaresima col suo regime di rinunce (anche culinarie). Sarà l'incontro con Pacome Passeroux ,un lontano parente, a fornirgli la possibilità di sfuggire alla tradizione ed infrangere il regime di restrizioni, grazie anche ai racconti favolosi del lontano congiunto.
Peccato però che che Pacome sia portatore di una maledizione che alla di lui morte passerà dritta dritta nelle braccia del povero Jo.

Quello che importa è che durante quella lunga giornata di Jo Gellert ci vengono raccontati con dovizia di particolari tutti i pasti compiuti in barba alla tradizione:
- Una colazione fatta di caffe e latte, gamberetti, pan di segale imburrato e spruzzato di marmellata di cotogne.
-Un pranzo consistente di una portata di coniglio ai porri ed un soufflè al limone come dessert.
E per concludere, una cena suddivisa da un piatto principale: Tortino di Anguilla e come secondo un bel pollastro intero intero.
Il tutto annaffiato da vari tipi di liquori suddivisi nel corso della giornata, che dopotutto siamo belgi e non sia mai detto che rifiutiamo.
In un altro racconto Il Guardiano del Cimitero ( Le Guardien du Cimitière)  scritto nel 1925, il  protagonista della storia, nonché voce narrante della vicenda, si ritrova ad essere assunto -dopo un lungo periodo di disoccupazione- come guardiano (anzi come terzo guardiano ) del cimitero di San Guittone, un  cimitero privato appartenente ad una antica famiglia nobiliare. Per tutta la durata del racconto l'uomo viene praticamente servito e riverito dagli altri due guardiani ( che lavorano in quel posto da mooolto più tempo di lui) e che non perdono l'occasione di rimpinguarlo con eccellenti piatti di cacciagione.
Ancora una volta si tratta di piatti dal sapore grasso, nordico e contadino: fagiani; piccioni e conigli selvatici preparati in gelatina, serviti con tartufi e tante altre prelibatezze.
Purtroppo lo scopo dei guardiani è semplicemente quello di portare all'ingrasso il malcapitato prima di gettarlo nelle fauci di una antica ed affamatissima vampira.

Entrambi i racconti sono stati pubblicati nell'antologia 25 Racconti Neri e Fantastici tradotta da noi nel lontano 1963, ma non è quello che importa ai fini dell'articolo. E' che sulla base di questi racconti finalmente avevo trovato la "quadra" per combinare il tutto.
Nello stile dei racconti citati avrei "ipoteticamente " invitato il fiammingo ma di cultura francofona Jean Ray a pranzo, ma tenendo fede alla sorpresa finale delle due storie...gli avrei preparato piatti tipici della cucina mediterranea.
Napoletana per la precisione.
Ed anche l'ultimo tassello era andato al posto giusto.

Quindi ecco il mio menù per Jean Ray e (anche per i suoi personaggi)
Con alcune varianti adatte al periodo estivo ed altre adatte a quello invernale.
Dopotutto con questi belgi non si sa mai quando arrivano.  ;)

Antipasto napoletano misto consistente in:



-Arancini di Riso

- Crocchè di Patate.   

- Frittelle di Cecinielli   ( o bianchetti)  *

I cecinielli o cicinielli sono piccoli pesciolini ( Bianchetti in italiano) spesso si usa il novellame. La cosa più simile a questo piatto è la cosidetta"frittatina di uomini nudi"della Riviera Romagnola.

Primo piatto estivo:



- Spaghetti alla Nerano   

In alternativa agli spaghetti vanno bene anche i Fusilli. E' un piatto tradizionale che farà felici i vegetariani ( ma non i vegani ) visto che contempla l'impiego di zucchine e di un prodotto caseario tipico della Campania: il Provolone del Monaco.

Primo piatto invernale:



- Pasta e Fagioli con le Cozze

In realtà andrebbe bene anche d'estate, visto che si usa moltissimo nelle zone di mare della Campania.
E' un po una delle varianti locali della classica Pasta e Fagioli, ma visto che sia gli italiani che i belgi adorano le cozze...perché non utilizzarlo?
Nelle zone di Montagna al posto delle cozze si usano le castagne (ebbene sì! ) ed il risultato è ottimo.

Contorno estivo:



- Zucchine alla Scapece.

La tradizione vuole che questo piatto di zucchine prima fritte e poi marinate nell'aceto ed accompagnate da foglioline di menta risalga ad una antica ricetta del romano Apicio, in realtà probabilmente si tratta di una eredità della dominazione spagnola. Mia nonna quando ero piccolo, per farmele mangiare mi raccontava che furono inventate da un cuoco innamorato per conquistare la sua donna.
Ed io ovviamente preferisco la versione di mia nonna.
Ad ogni modo si tratta di un piatto fresco che va bene sia come antipasto che come contorno.

Contorno invernale:



- Scarola mbuttunata  ( imbottita)

Altro piatto "leggerissimo", considerate però una cosa...questo tipo di ricette erano spesso mangiati durante le festività, tipo Natale. Il popolino napoletano spesso (e questo almeno fino agli anni '50 s del XX secolo ) era abituato a mangiare molto poco durante i giorni feriali, la stessa pizza era nata come una sorta di rimedio per poter mettere qualcosa dentro lo stomaco ad orario di pranzo ed arrivare così alla sera senza stramazzare a terra per la fame. Logico quindi che di domenica o nelle festività importanti (Pasqua; Natale e poche altre) si cercasse di "recuperare" concedendosi tutti quegli stravizi e quelle pietanze che di norma non ci si poteva permettere.
Piatti come questi nobilitavano ingredienti "poveri" ....ogni regione ha le sue, ma i napoletani sono famosi per essere sempre riusciti a fare "di necessità virtù".
E le vostre specialità quali sono ?

Secondo estivo:



-Pesce Spada alla griglia (al limone) 

Meglio di una bistecca. Con l'aggiunta di limone poi sarebbe come avere davvero il mediterraneo in tavola

Secondo invernale:



- Stoccafisso con le Patate.
E questo potrebbe piacere anche ad una persona dai gusti " nordici" e "continentali".

Certo finora ho scelto piatti a base di pesce, ma se il signor Jean Ray invece preferisse la carne, niente paura, non ci vuole niente a preparare il vero "must" della cucina campana, roba che ad ogni vero napoletano solo a sentire il suono delle parole gli scappa la lacrimuccia di commozione, si mette sull'attenti, ti fa il saluto militare e ti canta l'inno nazionale in tutte le lingue del mondo:



- Salsicce e friarielli:

Per la cronaca, per "friarielli" s'intende una verdura tipica della Campania, strettamente imparentata con le cime di rapa pugliesi, solo un po più amara della sua controparte pugliese. Le foglie e le cime vengono prima sbollentate e poi passate in padella. L'aggiunta di peperoncino completa il tutto.

E siamo arrivati al dolce ed anche qui ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta.
Però io per rimanere in tema, nomino un dolce molto fresco ed estivo ed uno più conosciuto ma adatto per tutte le stagioni

Dolce Estivo:



-Delizia al Limone 

Dolce per tutte le stagioni:

Torta Caprese.



E con questo siamo arrivati alla fine del pasto. Il tutto ovviamente, visto che i belgi passano per gran bevitori, annaffiato da ottimi vini locali della Campania. La regione ha tanti vini, spesso ottenuti da antichissimi vitigni autoctoni, ancora più spesso di origine monocultivar.
Quindi come vini: a scelta per i piatti di pesce Falanghina; Greco di Tufo; Coda di Volpe oppure Fiano di Avellino. Se invece Jean Ray volesse proprio provare le salsicce coi friarielli allora andrebbe bene un Pallagrello casertano o un Aglianico del Beneventano.
Come liquore in accompagnamento ai dolci un classico Limoncello.
E per non farsi mancare niente: un goccio di anice nel caffè.
E con questo abbiamo davvero finito, credo che Jean Ray non avrebbe niente di che lamentarsi.
Ci rivediamo il 1 settembre ragazzi, buone vacanze a tutti.
E a voi piacerebbe un menu come questo?

NOTA: Non sono cieco, so quello che sta accadendo nel mondo, il fatto che abbia smesso di parlare di tutte le tragedie che avvengono attorno a menon significa che non me ne freghi niente. Nizza è solo l'ultimo esempio delle tante tragedie che stanno insanguinando il mio cuore a settembre scriverò un post in cui dico la mia. Sto scrivendo  questi post " leggeri" solo perché intendo continuare a fare il mio dovere di essere umano e cioè contrastare la follia e l'estremismo con la Cultura e la fremezza. Sono solidale con le vittime, piango i morti e più che mai auspico una risposta comune e decisa da parte di tutte le persone di buona volontà, qualsiasi sia la loro razza e religione. I vari fanatici di tutti i credi si sconfiggono anche non lasciandosi abbattere dalla paura e dall'intolleranza. Io intendo continuare il mio stile di vita senza farmi  condizionare da quei coglioni che credono che sia giusto ammazzare in nome dell' Odio.
Non della Fede ma dell'Odio.
Ci risentiamo a settembre.

Si Riparte!

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Lo ammetto! Quest'anno mi ci è voluto un poco più di tempo per ricominciare, per ripartire col blog.
Non che la passione fosse diminuita, anzi tutt'altro! Venivo però da mesi pesanti a cui si era aggiunta la sempre costante preoccupazione per la mia precaria situazione lavorativa, aggiungiamoci anche le mie perplessità nei confronti di alcune polemiche sorte (tanto per cambiare) nell'ambiente italico.
Non lo scrivo però per lamentarmi, non è questo che m'interessa, ho smesso di farlo da molto tempo preferendo dedicarmi all'azione pratica e al tentativo (spero riuscito ) di costruire qualcosa di buono.
Tutto questo è solo per dire il perché io abbia preferito praticare una così lunga chiusura, degna di ferie ministeriali
Adesso però si riparte, piano piano, secondo i miei attuali ritmi di produzione, quindi aspettiamoci almeno per queste prime settimane qualche post in meno ed uscite al massimo ogni 4\5 giorni finché non riprenderò a carburare.



Spero che abbiate passato delle buone vacanze,se volete anzi possiamo usare i commenti di questo post per raccontarcele. Per quanto riguarda il sottoscritto ne ho approfittato per leggere  (meno di quanto avrei voluto, però sono riuscito a sfoltire tutti gli arretrati di Fumo di China e Nocturno che avevo lasciato accumulare da mesi ), vedere e ri-vedere molti vecchi film sia di genere horror e sf ( per future recensioni ) che film comici italiani  (cosa che mi servirà per quel mio progetto sul Cinema italiano degli anni di Guerra)
Viaggi pochi: giusto una capatina a Roma in occasione del matrimonio di uno dei miei adorati  fratelli e grazie ad una amica e alla sua barca qualche bagno tra le isole della laguna veneziana.
Ho trovato una Roma caotica, ma -come sempre- affascinante e molto più pulita di quanto sia stata raccontata negli ultimi mesi, il matrimonio è stato ovviamente commovente anche se il momento che ho preferito tra tutti è stato quando il giorno dopo ci siamo rivisti tutti in una trattoria a Frascati
Ebbene sì, siamo otto tra fratelli e sorelle e considerando anche i vari coniugi e i nipoti che stanno arrivando copiosi in questi ultimi anni, ormai noi Parisi siamo un piccolo esercito e si può tranquillamente dire che tra un porzione porchetta di Frascati ed una portata di pasta alla carbonara abbiamo tranquillamente "terremotato" il locale che ci ha ospitato.



In quanto alle mie escursioni in Laguna debbo dire che dopo alcuni incontri poco piacevoli con veneti razzisti (una minoranza per fortuna rispetto alla maggior parte delle persone che compongono questo splendido popolo...però ci sono anche loro), questi momenti in mezzo alla natura mi hanno fatto ricordare perché io ami tanto questa terra meravigliosa.

Nel frattempo il mondo è andato avanti, c'è stata la Brexit con il suo carico di conseguenze ancora non del tutto chiare, c'è stato un terremoto nel centro Italia con il suo carico di morti, distruzioni, polemiche sulle costruzioni, ricerca di colpevoli che non verranno mai trovati e l'ennesima serie di promesse che non verranno mantenute... almeno fino alla prossima catastrofe quando questo balletto tutto italiano non farà altro che ricominciare.
Se per quanto riguarda il secondo avvenimento credo di aver già detto tutto quello che c'era da dire e piango i morti e le persone che hanno perso la casa, per quanto riguarda la Brexit, la sensazione che mi rimane è che tutta questa faccenda sia stata gestita in maniera quantomeno cinica e dilettantesca dai politici inglesi, Cameron in primis, ma anche Jonhson e  Farage, quest'ultimo già il giorno dopo il voto è stato sbugiardato dalla rete britannica ITV per le bugie raccontate in campagna elettorale. Non a caso tutti dimessisi immediatamente  dopo la consultazione, segno evidente che nessuno di loro possedesse un Piano B o quantomeno un programma a lungo termine. Ma -continuando con le mie senzazioni- mi ha lasciato ancora più perplesso il vedere come una larga fetta della popolazione inglese (si è parlato di almeno un milione di persone) che dopo aver votato per la separazione della Gran Bretagna dall'UE si sono dichiarati immediatamente pentiti portando spiegazioni del tipo: l'aver cambiato idea, il non aver avuto ben presente le conseguenze, il non aver capito il tema del referendum, il non aver pensato che il proprio voto avrebbe contato (Sic!) e così via.....
Insomma pensatela come volete sull'argomento ma l'amaro in bocca rimane, così come rimangono i dubbi in proposito all'educazione e all'informazione di quello che una volta si chiamava l'uomo della strada.
Questo discorso comunque rimane ancora aperto, anzi si può dire che sia appena cominciato e già all'orizzonte s'intravedono le prime conseguenze, non ultimo l'affinarsi della unghie da parte della Scozia e del suo governo dalle ispirazioni separatiste nei confronti di Londra.
Sembrerebbe un post rinunciatario questo che ho appena scritto, invece -credetemi- non è così.
A 47 anni compiuti mi rendo conto di aver conservato la mia capacità di indignarmi, da non rassegnarmi anzi ad avere ancora voglia di impegnarmi per provare quantomeno a cambiare le cose.
Un attimino più disilluso nei confronti della natura umana, questo si, ma di sicuro ancora pronto  a lottare per le cose per cui credo.
Certo, c'è ancora da capire se questa sia una cosa buona oppure no.
Ma come sempre questo lo capirò giorno dopo giorno.

Catherine Asaro

Veniamo a noi.
Nocturnia va avanti, si riprende con lentezza ma pronti a continuare per almeno un altro anno, in questi giorni tornerò anche a visitare i vostri blog.
Si riprende con gioia, posso già segnalare una bella intervista con la scrittrice americana- due volte Premio Nebula- Catherine Asaro ed un Midnight Club dedicato ad un mistero veneto, tra le prime cose del nuovo corso autunnale
Mi siete mancati gente!

MIDNIGHT CLUB #8: LA VALLE DEI SETTE MORTI.

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"Questo è il Midnight Club!
B
envenuti!
mettetevi comodi e raccontateci la vostra storia.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
Sentitevi a casa vostra.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
I bambini lasciati incustoditi saranno venduti come schiavi"




Brevi e strani post per brevi storie, in alcuni casi dei semplici flash.
 Storie macabre, fantastiche, dedicate a figure particolari della storia, eventi e personaggi "strani," a volte semplicemente fuori dalla norma ma incastonati in vicende troppo brevi da inserire nei normali
 Dossier Mysteri Notturni 
Questo post come tutti quelli futuri contrassegnati con questo banner  andrebbe letto sul finire del giorno, quasi verso la mezzanotte, un po come quei racconti sui fantasmi che i nostri nonni raccontavano  attorno ad un fuoco; figurine di un album,  tessere di un antico domino, ospiti non invitati delle vostre serate, desiderosi di raccontarvi la loro vicenda umana.

Ed anche le loro vicende inumane.
Chiudete bene la porta, assicuratevi di aver serrato correttamente le finestre e soprattutto lasciate accesa la luce.
Andiamo a cominciare.

LA VALLE DEI SETTE MORTI.

"Ogni Uomo Prima di Morire Vede il Diavolo"
Antico Proverbio Inglese.

Esistono leggende molto antiche.
Leggende che fanno parte del nostro passato ma che rischiano di andare perdute.
Quella che narrerò stasera risale alla fine del XIX secolo, negli anni immediatamente successivi all'Unità d'Italia: anni di conflitti e di povertà, anni in cui all'interno di una giovane nazione si cercava  di raggiungere un primo precario equilibrio
Equilibrio che, in parte cerchiamo di raggiungere, ancora oggi.
Ad ogni modo questa leggenda, questa storia era molto diffusa e popolare in tutta la Laguna di Venezia.

Chioggia.


A me è stata raccontata da un pescatore chioggioto durante una sera d'inverno mentre i crepuscolari vapori delle nebbie salivano dai canali della città e da lontano, molto da lontano giungevano gli echi delle sirene dalle navi che vagavano per la Laguna e ve la ripeto così come mi è stata riferita.
Ho abitato per qualche anno a Chioggia e se ripenso a quel periodo sfortunato della mia vita mi sembra di aver assistito ad un sogno fatto nemmeno da me ma da un altra persona.
Però questa storia merita di essere raccontata.

Era arrivato il giorno dei morti.
Un giorno in cui solitamente i marinai evitavano di scendere in acqua, si diceva che fosse un grande affronto andare a pesca proprio il 2 Novembre.
Un oltraggio nei confronti della religione, una mancanza di rispetto verso le anime dei morti.
E non è mai esistita categoria più superstiziosa di quella dei marinai.

Tuttavia ci fu un equipaggio che decise di sfidare la sorte.
Sette uomini che col loro bragosso ( o bragozzo, la tradizionale nave da pesca del luogo) andarono per mare proprio in quel giorno.
Se partirono da Chioggia o da Venezia, questo non è dato saperlo.
Quello che conta è che ognuno di quei sette marinai sembrava la rappresentazione di uno dei sette vizi capitali: dalla superbia rappresentata dal capitano, la lussuria rivestita da uno dei marinai pieno di donne in ogni porto fino all'avarizia di un altro dei marinai e così via.


Alcuni bragozzi in una vecchia foto ottocentesca.
Ancora oggi la forma non è cambiata.
Quel giorno c'era anche un giovane mozzo alle prime armi, un'anima candida ma non troppo intelligente ed in quanto tale perennemente vittima dei soprusi del resto dell'equipaggio.
Il ragazzo costretto a quel lavoro dalla famiglia nel tentativo di guadagnare qualche soldo si era portato dietro anche il proprio cane.
Che in quel giorno subì anche lui i maltrattamenti del resto della ciurma.

La navigazione però non fu facile e la pesca estremamente scarsa, giusto qualche anguilla, il sole stava calando e quello che era peggio è che all'orizzonte si stava avvicinando una tempesta. Il capitano però mosso da non so quale intuizione diede l'ordine di gettare le reti un'ultima volta in mare. Quello che pescarono però non fu un carico di pesce bensì il corpo di un uomo, probabilmente un altro marinaio annegato in mare da chi sa quanto tempo.
Altro avvenimento, di certo non raro a quei tempi, ma che nella mentalità dei marinai di ogni epoca ed ogni luogo ha rappresentato un altro segnale di imminente sfortuna.

L'unico a non accorgersi del rinvenimento fu proprio il giovane mozzo impegnato a giocare col proprio cane; il comandante diede così ordine di sistemare il corpo dello sconosciuto sotto una coperta a prua della nave. Nel frattempo era giunto il buio e con esso la tempesta.
Impossibilitati a tornare indietro i sette marinai decisero di fermarsi presso un "cason" ( un casone, una di quelle costruzioni sorte in laguna presso le varie isolette o gli scogli costruite proprio dai pescatori come rifugio per evenienze come quelle) per passare lì la notte.

Ruderi del Casone Millecampi vicino Chioggia
Secondo molti sarebbe quello il vero
"Casone dei Sette Morti
"

Appena giunti all'interno del casone gli uomini si diedero immediatamente a preparare quel po' di pesce pescato e una robusta dose di polenta a mo' di cena rifiutandosi però di condividere il pasto con il ragazzo ed il suo cane. Il giovane sempre più affamato ed infreddolito scongiurò i compagni di ricevere anche lui qualcosa da mangiare ottenendo però come risposta sempre e solo risate di scherno ed ingiurie.
Il comandante a quel punto per divertire la ciurma disse al giovane che lo avrebbero fatto mangiare solo se fosse riuscito a svegliare quel "loro amico che gli aveva fatto visita e che adesso dormiva sopra la barca"
Ovviamente il ragazzo provò più e più volte a svegliare il cadavere senza però ottenere nessun risultato e ad ogni tentativo la cattiveria dei marinai aumentava esponenzialmente.
Finché a notte fonda all'ultimo disperato tentativo del ragazzino avvenne qualcosa che nessuno si aspettava.
Quello che sarebbe dovuto essere solo un corpo vuoto, un morto senza nome improvvisamente aprì gli occhi.
Occhi acquosi carichi di alghe e semi masticati dai pesci e dai granchi.
E seguì il bambino all'interno del Casone.


Un altra immagine del "Cason dei Sette Morti"

Cosa avvenne poi?
Il giorno dopo in quel luogo giunse un altro bragozzo.
Si trattava di un equipaggio di soccorso partito alla ricerca della nave scomparsa il giorno prima.
All'interno del casone però non trovarono alcuna traccia del cadavere pescato in mare.
In compenso ne trovarono altri sette.
Sette corpi, sette morti.
I marinai del bragozzo partito nel giorno dei morti erano tutti defunti.
Sembravano tutti morti nel terrore.
Solo il bambino ed il cane risultavano ancora in vita. Il bambino raccontò che era stato il cadavere pescato in mare ad uccidere i marinai con la sola forza della sua voce come punizione per i loro peccati; il ragazzo e l'animale erano stati risparmiati dalla furia omicida in quanto erano gli unici due esseri senza peccato all'interno del luogo.
Questo almeno fu quello che raccontò il giovane.
 Ai soccorritori non restò nient'altro da fare che caricare i morti sulla nave e riportare il giovane mozzo ed il suo cane dritti dritti tra le braccia della loro famiglia.
Da quel momento in poi quel tratto d'acqua tra Chioggia e il mare aperto fu ribattezzato come "la Valle dei Sette Morti."

Questa la leggenda, affascinante ma imprecisa come tutte le leggende.
Già, perché ne esistono numerose varianti in tutta la zona ed ognuno vi racconterà la sua; dipende solo da chi incontrate.
La più diffusa è che il ragazzo non fosse neanche il mozzo della barca partita il 2 novembre ma che fosse stato abbandonato da un'altra barca  in quel casone in mezzo al mare assieme al cane numerosi giorni prima che vi arrivassero i sette pescatori.
E quella versione è perfino più macabra di quella che vi ho raccontato.
Avrebbe senso, vero? Pensateci un attimo, renderebbe il comportamento dei sette pescatori ancora più perfido: rifiutare di dar da mangiare ad un bambino abbandonato ed affamato da giorni è uno degli atti più esecrabili che possano esserci; raccontare una versione del genere significa rendere ancora più "cattivi, più "antipatici" i  marinai della vicenda agli occhi di chi ascolta la storia.
Ma questa versione racconta di come ancora oggi il luogo risuoni delle voci dei morti che chiedono il perdono per i peccati commessi in vita e di come durante la notte all'interno dei ruderi si accendano strane e fluttuanti luci

C'è qualcosa di vero in tutto questo?
Probabilmente no. O forse, ancora più probabilmente la voce popolare si è impossessata di una delle tante tragedie nate in mare nei secoli scorsi trasformandola in un racconto per spaventare i bambini.

Ma si tratta solo di leggende, racconti di pescatori, per l'appunto.
Storie narrate mentre la nebbia sale tra gli antichi palazzi di Chioggia.

ACCADE IN ITALIA # 17 - Le Segnalazioni di Settembre.

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Torna anche Accade in Italia dopo la sospensione dovuta alla pausa estiva.
Inizialmente avevo dei dubbi su questa rubrica, nonostante l'avessi creata io mi chiedevo se potesse suscitare il giusto interesse uno spazio di segnalazioni collettive dedicato a quanto esce nel comparto editoriale, senza fare differenze tra cartaceo e digitale, tra auto-prodotto e parti di case editrici, tra autori indie e scrittori sotto contratto. Invece devo dire che puntata dopo puntata la rubrica è cresciuta, si è saputa conquistare il suo giusto spazio in rete finendo per diventare un'appuntamento apprezzato da autori, editori e lettori.
Cosa dire?
Che sono sempre contento quando mi sbaglio in questa maniera.

Adesso si riprende, intanto questa è la prossima puntata saranno quasi monotematiche perché mi dedicherò a segnalare e a far conoscere tutta una serie di opere di un paio di autori molto attivi nel settore.
Ma bando alle ciance, cominciamo con:

1) ALCUNE OPERE DI DAVIDE MANA.

Se bazzicate la rete da più di qualche tempo, il nome di Davide Mana non vi sarà sconosciuto, dal momento che grazie ai suoi blog si tratta di uno dei veterani del nostro settore della blogosfera, la sua produzione in quanto scrittore è davvero molto vasta. Proprio per questo motivo, d'accordo con l'autore, ho deciso di proporre una piccola selezione dell' opera del Mana, sia per quanto riguarda la saggistica che la narrativa.
Ecco le scelte effettuate:

ASTERIA ALLA CORTE DI MINOSSE.


"Il Tempo e l'Occasione sono padroni inflessibili."
Strappata ad una eternità di nulla e perduta nel tempo e nello spazio, Asteria è al servizio di forze che non riesce a comprendere.

Per risolvere il mistero della propria esistenza, Asteria dovrà prima risolvere il mistero che avvolge la Corte di Minosse.
Dovrà sopravvivere alla furia del Minotauro.
E questa è solo la prima delle prove che l'attendono.
Formato Kindle.
Prezzo: Euro 1,50
Lunghezza: 71 Pagine
Link per l'acquisto: QUI.

BURAN.


25 anni fa, l'ESA lanciò una sonda oltre le Nubi di Oort.
Sarebbe stata l'ultima missione ESA.
Dieci anni fa, la sonda RALEIGH scomparve senza lasciare traccia.
E a nessuno interessava davvero ritrovarla.
Ora, la sonda RALEIGH è ricomparsa.
Nessuno sa dove sia stata.
Nessuno sa come sia tornata.
Ma sta puntando verso la Terra.
E sulla Terra non c'è più nessuno che sappia cosa fare.
O no?

Originariamente pubblicato nel 2006 e da tempo difficile da reperire, BURAN è un racconto di fantascienza che in otto anni ha allineato cinque previsioni azzeccate sui futuri sviluppi della società e della ricerca.
Un paio di previsioni molto facili.
Un paio maledettamente improbabili


Formato Kindle

Prezzo: Euro 1,99

Lunghezza: 84 Pagine.

Link per l'Acquisto: QUI

AVVENTURIERI SUL CROCEVIA DEL MONDO.

Le storie degli uomini e delle donne che, all'inizio del ventesimo secolo, si avventurarono sulla Via della Seta, tra la Russia sconvolta dalla rivoluzione e i resti dell'Impero Cinese.
Scienziati, esploratori, mistici, signori della guerra, avventurieri, cialtroni, giornalisti, spie.
Un campionario di avventure improbabili, imprese eroiche e scellerate, misteri e banalità.
Sul Crocevia del Mondo, tra le due guerre.


Formato: Kindle

Genere: Saggistica. Storiografia.

Prezzo: Euro 3,57

Lunghezza: 141 Pagine

Link per l' Acquisto: QUI.

LA MISURA DEL TEMPO GEOLOGICO.


La questione dell'età del nostro pianeta è stata a lungo dibattuta, e rimane un elemento centrale nella comprensione della storia della vita sulla Terra.
Originariamente pensato come agile testo di riferimento per insegnanti, La Misura del Tempo Geologico presenta con taglio divulgativo una panoramica di idee, teorie, metodi, dai filosofi greci alle moderne datazioni radiometriche,
Include una bibliografia minima ed una webbografia di riferimento


Formato: Kindle

Genere: Saggistica

Prezzo: Euro 0,99 

Lunghezza:  32 Pagine 

Link per l'acquisto: QUI.

Ecco: questi erano solo alcuni esempi della scrittura di Davide Mana, molto altro potrete trovarlo tra le pagine di Amazon.

2)  "ITALIA: ULTIMO ATTO. L'ALTRO CINEMA ITALIANO" DI FABRIZIO FOGLIATO.

Mi contatta Fabrizio Fogliato, un bravissimo critico cinematografico per presentarmi il suo ultimo lavoro.
Fogliato scrive su uno degli argomenti che più interessano il sottoscritto, quindi con vero piacere vi segnalo l'uscita de:

ITALIA: ULTIMO ATTO. L'ALTRO CINEMA ITALIANO"  VOLUME I.



Film censurati, bocciati, cancellati, dimenticati, rimossi; e, ancora, registi, derisi, sbeffeggiati, umiliati, incompresi, sottovalutati.

"Italia: ultimo atto"è un progetto multimediale che, attraverso libri, proiezioni, incontri ed eventi vuole restituire dignità ma, soprattutto, visibilità a quelle opere e a quei registi del cinema italiano a cui, nel tempo, è stata negata la possibilità di mostrarsi e raccontarsi.

Cinema, storia, società, cronaca (nera e rosa), costume, tutti elementi proiettati all'interno di un progetto che ha l'ambizione e la "follia" di raccontare, senza né retorica, né moralismi, né piagnistei le radici di un "paese mancato" (secondo definizione di Guido Crainz). L'ultimo atto, è quello su cui deve ancora calare il sipario: quello di una recita perenne sospesa tra la farsa e la tragedia.

Sinossi:


Il “cittadino-medio”, quello che nel corso della storia italiana, diventa “spettatore” è qui identificato come guida. Il Virgilio di un “viaggio infernale” tra i serpenti di celluloide di un cinema e di una storia mai raccontati. Documenti inediti, interviste e testimonianze di una “contro-storia” del Cinema Italiano. Un cinema italiano, nascosto, rimosso, sottaciuto e bandito che diventa cartina di tornasole del “Paese reale”. Sole (1928) di Alessandro Blasetti, Rotaie (1929) di Mario Camerini, La peccatrice (1940) di Amleto Palermi, Tombolo paradiso nero (1947) di Giorgio Ferroni, La strada buia (1950) di Marino Girolami e Sidney Salkow, L’inferno addosso (1959) di Gianni Vernuccio, Milano nera (1962) di Rocco & Serpi, La cuccagna (1962) di Luciano Salce, Silvia e L’amore (1968) di Sergio Bergonzelli, Top Sensation (1969) di Ottavio Alessi, Le salamandre (1968) di Aberto Cavallone, Morire gratis (1968) di Sandro Franchina, Delitto al circolo del tennis (1969) di Franco Rossetti, Vergogna schifosi!… (1969) di Mauro Severino, Flashback (1968) di Raffaele Andreassi…. E tantissimi altri titoli ….da (ri)scoprire….E per la prima volta l’analisi completa della figura e del cinema di Massimo Pirri.


L'Autore:

Nato a Torino nel 1974, risiede ad Alzate Brianza. E' docente e coordinatore didattico presso Starting Work Como. Negli anni è stato redattore di Nocturno Cinema, Zabriskiepoint.net. e del portale digitale di cultura cinematografica Rapportoconfidenziale.org.
E' organizzatore di rassegne cinematografiche sul territorio Lombardo.
Attualmente è curatore del Cineforum “STORIE – appunti sparsi di diversi viaggi” per la BCC dell’ Alta Brianza e direttore del CINEFORUM del cinema Excelsior di Erba (CO)
E' autore dei seguenti volumi:
  • “Flesh and Redemption: il cinema di Abel Ferrara” (Ed. Falsopiano, 2006)
  • “Saw-analisi di un successo annunciato” (Morpheo edizioni, 2008)
  • “La visione negata: il cinema di Michael Haneke” (Ed. Falsopiano, 2009)
  • “La visione negata: il nastro bianco” (eBook – Ed. Falsopiano, 2011)
  • “Abel Ferrara - Un filmaker a passeggio tra i generi (Ed. Sovera, 2013)
  • "Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo (Ed. Il Foglio Letterario - 2014)
  • "Italia: ultimo atto.L'altro cinema italiano - Vol. 1 - Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri" 
  • (Ed. Il Foglio Letterario -2015)

Formato Kindle: Euro 8,99  (Disponibile anche in PDF; ePUB  & Mobi)

Formato Cartaceo con Cover flessibile: Euro 17,00

Lunghezza: 463 Pagine

Editore: Ass. Culturale Il Foglio

Landing Page del volume: QUI.

Link per l'Acquisto:  QUI.

Ed anche per questa puntata è tutto!
Buone letture a tutti e fate le vostre scelte gente!

TALIKING ABOUT CATHERINE ASARO !

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Nei prossimi giorni Nocturnia vi proporrà una intervista con la scrittrice americana Catherine Asaro, grazie a questo incontro il mio piccolo blog torna ad affacciarsi sulla scena internazionale ed io posso ricominciare a presentarvi qualche assaggio della vasta produzione fantascientifica che esiste al di fuori del nostro piccolo paese.
Se infatti da noi la narrativa della Asaro, tranne poche eccezioni come il romanzo La Rosa Quantica (  Quantum Rose pubblicato nell'anno 2000), risulta quasi totalmente inedita, negli States e nel resto del mondo anglosassone, il suo è diventato un nome di primo piano molto apprezzato da lettori e colleghi grazie ai suoi libri che uniscono fantascienza tecnologica, speculazioni matematiche e romanticismo.
Una popolarità ed una bravura avallate anche da due premi Nebula, il primo nel 2001 proprio per La Rosa Quantica ed un secondo ottenuto nel 2008 per il romanzo The Space-Time Pool.
Senza contare tanti altri riconoscimenti raccolti nel corso degli anni come vari Prism Award.
Ma -come dico sempre- andiamo per ordine.


Catherine Ann Asaro nasce ad Oakland in California il 6 Novembre del 1955 e si può dire che sin da piccola dentro casa sua respira il profumo della scienza: il padre Frank è un valente Chimico Nucleare, sarà proprio lui infatti a scoprire l'anomala alta percentuale di Iridio in terreni risalenti all'era del Cretaceo-Paleocene, segno di una probabile caduta di un asteroide sulla crosta terrestre.
Sarà proprio grazie a questa scoperta che poco dopo un team di scienziati di cui farà parte lo stesso Frank Asaro ( gli altri sono Helen Michel e Luis e Walter Alvarez) postuleranno la famosa, ed ormai quasi universalmente accettata, teoria dell'impatto  quale causa di estinzione dei dinosauri e della maggioranza delle forme di vita terrestri del periodo.

Se c'è una cosa che non manca nella famiglia Asaro, quindi è proprio la formazione scientifica e la stessa Catherine seguirà le orme familiari.
La futura scrittrice ottiene una laurea in Chimica presso la UCLA, un secondo titolo di laurea in Fisica ed anche un dottorato in Chimica Fisica presso Harvard e passa i suoi primi anni post studio come ricercatrice in Canada ed in Germania prima di approdare all'insegnamento universitario.
Le materie?
Matematica, fisica e chimica.
A questo proposito, una piccola curiosità: i suoi studenti spesso sono arrivati ai primi posti nei massimi tornei di Matematica tenutisi negli States.

Ma la cosa non si ferma qui, a testimonianza di una profonda varietà di interessi e di passioni Cat Asaro diventa una bravissima ballerina dedicandosi sia alla danza classica che al Jazz, la donna fonda gruppi di ballo, ne diventa direttore artistico mentre di altri ne diventa prima ballerina.
Una passione che l'accompagnerà per tutta la sua vita procedendo in binari paralleli rispetto all'insegnamento e alla scrittura.

Già, la scrittura.
Nel 1994 la scrittrice vende il suo primo racconto alla rivista Analog, l'anno dopo arriva anche il primo romanzo intitolato Primary Inversion
Con quel romanzo Catherine Asaro darà vita al suo ciclo più conosciuto, quello dello della Ruby Dinasty, meglio conosciuto anche come la Saga of the Skolian Empire.
La serie, tutt'ora in corso, composta da numerosi romanzi e racconti non verte su un unico protagonista  ma sulle vicende di diversi  personaggi disseminati per varie generazioni all' interno  di un Impero Interstellare (l'Impero Skoliano, per l'appunto). La saga affronta sia i conflitti con la fazione rivale (la Concordia Eubiana) , sia le questioni personali dei vari protagonisti, in particolare i vari discendenti della dinastia regnante nell'Impero.
E' presente un innegabile alto tasso di romanticismo nella serie, ma con un riuscitissimo e personale mix l'autrice ne approfitta per affrontare speculazioni scientifiche (l'amata matematica o anche le possibili conseguenze dovute all'evoluzione di reti neurali di computer o la possibilità di astronavi più veloci della luce) che morali.
Certo non tutta la produzione letteraria della Asaro si riduce ai romanzi della Ruby Dinasty ma possiamo tranquillamente dire che questa serie  definisca le capacità dell'autrice al suo meglio, perché la scrittrice ama parlare della scienza, delle teorie  e delle tecnologie che possono diventare possibili già a partire da oggi, se solo volessimo.


Quello della scrittrice per la narrativa fantastica è un amore profondo e sincero: l'autrice è stata per ben due volte presidentessa dalla SFWA ( l'associazione degli scrittori di fantascienza e fantasy americani) e sotto il suo mandato ha fatto istituire un premio per la narrativa young Adult SF e Fantasy ( l'Andrè Norton Award)

Catherine Asaro vive nel Maryland assieme al marito John Kendal Cannizzo, un astrofisico che lavora per la NASA e alla loro figlia, continua a scrivere e ad amare quello che fa.
In Italia finora di suo sono stati tradotti il racconto Aurora a quattro Voci ( nel 1999 su Cosmo #302 delle Edizioni Nord), il romanzo Un Ponte sull'Abisso ( da Delos nel 2006) e, ovviamente, La Rosa Quantica tramite Armenia nel 2007. (1)
Tra pochi giorni vi proporrò l'intervista che mi ha concesso.
Siete tutti invitati.
Ci sarete?

(1) E se ho dimenticato qualcosa, fatemelo sapere senza problemi.

E ci Risiamo col P.C. Indemoniato.....

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Pare fatto apposta....
Sono rientrato da pochi giorni ed il pc già comincia a fare le bizze: lo accendo e dopo pochi minuti la schermata s' impalla e si trascina nel lato basso della pagina e per quanto io faccia non riesco a farla risalire. Non serve cambiare browser o pagina.
Antimalware ed antivirus mi dicono che è tutto a posto intanto però il problema permane. Temo che questo comporterà un ritardo nei programmi dei prossimi giorni.
Mi scuso con tutti ma non riesco ad utilizzare il mio Pc.
Ci sentiamo quanto prima....nel frattempo io cerco di risolvere il problema.
A presto...spero.....





DEADPOOL (2016)

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A quanto pare lentamente sto riuscendo a tornare alla normalità, il mio PC opportunamente "convinto con le cattive" sta riprendendo a funzionare. Ne approfitto così per riprendere il mano il progetto di collaborazione tra blogger creato da me e da  Arne Saknussemm del blog "Cronache di un Sole Lontano"






Il progetto -ricorderete era stato battezzato Pax Fantascientifica e lo scopo era quello quello di promuovere collaborazioni tra persone che condividono l’amore per la fantascienza e amano parlarne sui propri blog, insomma di creare una sorta di "rete" tra blog e siti che si stimano. Con settembre Pax SF entra nella sua seconda fase, allargando anche il giro delle collaborazioni. Anche per questo, per dimostrare una sorta di nuova maturità il progetto di "scambi culturali"è stato ribattezzato Cosmolinea B-Log. 
Stavolta vi propongo quindi una collaborazione tra me e la brava Linda De Santi del blog "Verso l'Infinito a Tappe". Io oggi vi presenterò la mia recensione del film Deadpool uscito al cinema qualche mese fa e Linda vi parlerà di Deadpool inteso come personaggio dei fumetti proponendovi una bella scheda su questo bizzarro anti-eroe. La scheda la trovate QUI.
Fateci sapere cosa ne pensate di questa nuova collaborazione.
E- come sempre- buona lettura!



Wade Wilson è in cerca della sua vendetta.
Ed è lo stesso Wilson -sboccato e chiacchierone come pochi- a svelarne subito i motivi
L'uomo dopo aver lavorato a lungo nelle forze armate adesso -tra molti bassi e pochissimi alti- sopravviveva come può lavorando come mercenario e "riparatorti" a pagamento. L'incontro con Vanessa una ragazza che condivideva la medesima filosofia di vita dell'uomo aveva messo Wilson in condizione di poter vivere l'anno più felice della sua vita.
Fino al momento in cui la notizia di un cancro terminale non aveva sconvolto questo equilibrio.
Per non far soffrire Vanessa, il giovane Wilson aveva deciso di scomparire per sottoporsi alle cure di Francis "Ajax"Freeman, un medico inglese che promette l'esistenza di una miracolosa cura.
Purtroppo però non solo la cura non esiste ma quello che interessa realmente a Francis e alla sua collaboratrice Angel Dust è la creazione di una nuova generazione di mutanti grazie ad esperimenti sempre più dolorosi.
Nel caso di Wade la terapia funziona, l'uomo ottiene una sorta di potere rigenerante ma ad un prezzo troppo alto.
L'uomo si ritrova con l'intera superficie del corpo sfigurata e coperta di cicatrici al punto tale che Wilson ha paura di essere rifiutato da Vanessa mentre Francis ed il resto della sua organizzazione fanno perdere le loro traccie. Wilson che adesso indossa il costume di Deadpool consacra quanto rimane della sua esistenza per ritrovare Francis.
Ma a modo suo e senza smentire il suo peculiare senso dell'umorismo.
Ed il suo ancora più peculiare senso morale.

In molti hanno tentato di liquidare un film come Deadpool in poche parole prima che uscisse.
Ma quelli che ci hanno provato si sono arenati quasi subito immediatamente dopo averlo effettivamente visto.
Dopotutto quando è uscito nel febbraio di questo anno il film girato da Tim Miller si era ritrovato incastrato da una lunga sequenza di Cinecomics che l'avevano preceduto, mentre altri l'avrebbero quasi immediatamente succeduto.
E almeno un paio tra questi si sarebbero dimostrati dei buoni successi al botteghino




E questo dimostra senza ombra di dubbio quanto, nonostante lo sfruttamento intensivo, quello dei Cinecomics sia un filone che continua ad essere appetibile per produttori e filmakers in termini di ritorno economico, per attori in termini di di ritorno di fama e di successo per la carriera ed anche per gli appassionati e gli spettatori non fidelizzati, che salvo pochissime occasioni ( qualcuno ha detto Fantastic 4 di Josh Trank ?) si ritrovano a vedere un prodotto di alta qualità e ad assicurarsi qualche ora di piacevole visione.
Se poi il successo dei film si riversi effettivamente  anche sulle vendite dei fumetti da cui sono tratti, beh questa è tutta un'altra questione.

Però, per tornare a quanto scritto all'inizio di questo post, è anche vero che in questi ultimi anni il numero di pellicole di questo peculiare genere sia cresciuto esponenzialmente fino a sfiorare una sorta di intasamento, principalmente tra pellicole dedicate agli eroi D.C. e  film tratti dalle vicende degli eroi Marvel, e per quanto riguarda quest'ultime lo spezzettamento dei diritti di concessione cinematografica, tra le produzioni "quasi interne" realizzate da Kevin Feige e dai Marvel Studios ( coi vari ThorCaptain America; Iron Man; Avengers; Guardiani della Galassia ed Ant Man) e quelli assegnati  all'inizio degli anni 2000 a figure come Avi Arad e alla 20th Century Fox (come i già ricordati Fantastici Quattro e l'intera saga degli X-Men di cui fa parte lo stesso Deadpool) o alla Sony per quanto riguarda il solo Spider-Man e questo di fatto ha finito per creare la peculiare situazione di tre universi distinti (cinematograficamente parlando) spesso altamente in competizione tra loro ma relativi a personaggi e a serie che a livello editoriale appartengono ad una sola casa editrice.


Inoltre Deadpool -nonostante della sua realizzazione se fosse parlato almeno dal 2004, individuando anche già allora nella figura di Ryan Reynolds il suo attore interprete - con soli 54 milioni di dollari di budget si poteva configurare come un b-movie, una produzione minore. Senza dimenticare un altro piccolo particolare cioè che il personaggio di Wade Wilson \ Deadpool era certamente molto popolare tra i lettori di fumetti sin dalla sua creazione avvenuta nel 1991 per opera di Rob Liefeld e Fabian Nicieza (ma, vi ricordo che del personaggio a fumetti ve ne parla in maniera più compiuta e precisa la mia amica Linda De SantiQUI) era praticamente sconosciuto al mare magnum degli spettatori abituali delle Sale cinematografiche.
Come poteva quindi questo piccolo film riuscire a ritagliarsi il suo spazio? sarebbe stato in grado di farsi notare in mezzo a tanti blockbuster?
Le cronache di febbraio e di marzo i mesi nei quali il film è stato in programmazione, ci hanno fornito la risposta.
Una risposta più che positiva.
Nonostante i divieti per i minori di diciassette anni ( o forse proprio grazie ad essi ) la pellicola solo negli Stati Uniti ha incassato qualcosa come 363 Milioni d dollari risultando una delle più viste del 2016, nel resto del mondo e le cose sono andate anche meglio ed anche la critica in genere ha dimostrato di saper apprezzare il risultato finale


Il merito?
Sicuramente non grazie alla trama.
Il plot scritto da Rhett Reese e Paul Wernick in fondo non aggiunge niente di nuovo alle classiche storie del genere: Deapool è sia un racconto di Supereroi, che la vicenda di un anti-eroe che aspira ad una sorta di redenzione morale, ma è anche la cronaca di una vendetta, ed ovviamente non si fa mancare l'immancabile (scusate il gioco di parole) storia d'amore.
Probabilmente non è nemmeno completamente merito di chi ha diretto il film.
Intendiamoci Tim Miller, qui alla sua prima regia ma che già si era fatto le ossa lavorando per anni nel comparto degli effetti speciali con la sua compagnia dei Blur Studios, dimostra di avere una certa dose di stoffa, dirige bene le scene d'azione, gestisce in maniera discreta il poco budget a disposizione però oltre questo non va. Il suo stile di riprese si rivela ordinario, forse non anonimo ma decisamente impersonale, Miller svolge il suo compitino con equilibrio e diligenza ma senza punte di eccellenza.
Quello che cambia, ciò che rende il film piacevole e degno di essere visto è "il modo" con cui la storia viene raccontata



I dialoghi, le situazioni narrate, i linguaggi impiegati risultano sin dalla prima inquadratura estremamente sarcastici, irriverenti e sopra le righe, di politically correct in questa pellicola ne troverete ben poca; Deadpool anzi non si prende sul serio è un film volutamente fracassone, umorale ed a-morale che in molti momenti si spinge ad irridere l'intero genere dei Cinecomics.
Questa sua scanzonatezza di fondo fa sì che lo spettacolo possa essere apprezzato non solo dagli appassionati ma anche e sopratutto dal pubblico giovane e dalla gran massa degli spettatori che magari non andrebbero a vedere Avengers o non ne gradirebbero l'estrema pomposità. Si respira quasi un'aria da metacinema, con i personaggi che spesso infrangono la quarta parete rivolgendosi direttamente agli spettatori e proprio questo fa dimenticare una sceneggiatura fin troppo scontata e con scarsi se non quasi nulli colpi di scena.
L'ironia decontestualizza la violenza, comunque presente nel film.

Sotto questo aspetto il mattatore assoluto si dimostra proprio Ryan Reynolds nei panni e nel lattice del protagonista, il suo Wade Wilson dà il via ad un vero e proprio show con continue strizzatine d'occhio e battute ai fans. L'attore che ha dovuto aspettare dodici anni per rivestire il ruolo di Deadpool (e che mentre aspettava si è però tolto lo sfizio di interpretare Green Lantern, un altro personaggio dei fumetti, stavolta appartenente alla Distinta Concorrenza, ed anche in chiave più seria ) e che ha talmente creduto nel progetto da volerne diventare uno dei produttori risparmia nessuno ironizzando sul basso budget del film, sulla continuity dei film degli X-Men e perfino sulle scarse capacità attoriali di Ryan Reynolds, per l'appunto.


Un ottima scelta si rivela anche la presenza di Morena Baccarin nel ruolo di Vanessa, la compagna di Wilson, l'attrice brasiliana, procede sempre più a grandi balzi nel trasformarsi in una figura costante in produzioni legate al mondo dei fumetti vista anche la sua recente partecipazione alla serie Gotham (che recensirò a breve), in questo caso specifico la Baccarin crea una ennesima variante alla sua caratterizzazione di donne forti, non stereotipate e sessualmente emancipate, parti per cui l'attrice eccelle alla grande.

Da segnalare anche la partecipazione al film dell'ex lottatrice Gina Carano ( nelle vesti della villainAngel Dust), l'abituale cameo di Stan Lee, stavolta nei panni di un maestro cerimoniere di uno strip club e la presenza della coppia di mutanti Ciclope e Testata Mutante Negasonica, giusto  per far contenti i patiti della continuity e per garantire, sia pure al minimo sindacale, i collegamenti con le altre pellicole del ciclo degli X-Men.
Deadpool si rivela così come un'operazione commercialmente furbetta ma decisamente riuscita e divertente, il Cinema di genere ha sempre avuto bisogno di operazioni come queste, produzioni di  serie B ma onesta e dichiarata, per poter continuare a narrare sogni.
Il non prendersi sul serio inoltre sembra dimostrarsi come la carta vincente, almeno se si vuole affrontare un personaggio apparentemente "minore".


Ma che sia questa la strada giusta per conservare il successo di un genere ormai inflazionato come quello dei cinecomics?
Ne riparleremo.
Eccome se ne riparleremo.

LA Sindrome del Personaggio Dimenticato.

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Le serie televisive.
Ognuna di loro rappresenta un mondo a parte, ognuna di loro compie un percorso a parte e ognuna di loro finisce per vedere compiuto un destino particolare.
Alcune tra loro finiscono per diventare successi epocali.
In numero sempre minore mano a mano che aumentano i canali di trasmissione.
E ci sono serie che finiscono presto nel dimenticatoio, una volta terminati gli episodi.
Allo stesso modo abbiamo conosciuto serie che sono riuscite ad arrivare alla loro naturale conclusione ed altre che sono state interrotte per scarso successo.
Lo stesso avviene con i singoli personaggi.
Personaggi di successo, personaggi di contorno, figure che arrivano fino alla conclusione della serie, personaggi cancellati ed altri molto longevi ma che nel corso degli anni sono stati interpretati da attori diversi.
C'è però anche una situazione molto diversa: personaggi nati con le migliori intenzioni, inseriti nel cast principale e poi dopo un certo numero di episodi cancellati senza alcuna spiegazione, senza essere neppure più nominati.
Al punto tale che negli episodi successivi gli sceneggiatori, le trame ed anche gli altri characters si comportavano come se quel determinato personaggio non fosse mai esistito, era come se una damnatio memoriae fosse calata sul nome e sulle gesta della figura "cancellata".
Sono casi rari ma esistono.
E che ci crediate o meno tutto cominciò con Happy Days.


Una foto della famiglia Cunningham
 
nella prima stagione di  Happy Days.
Indovina chi è l'intruso?


- CHI HA INCASTRATO CHUCK CUNNINGHAM ?

E' il 1974 e la rete americana ABC sta per lanciare un nuovo programma sui punta molto.
Per la verità lo sceneggiatore Garry Marshall la prima bozza di idea l'avrebbe già avuta nel 1971 quando all'interno del programma antologico Love, American Style ha la prima bozza di idea relativa alla famiglia Cunningham: all'interno di quella prima trasmissione sono presenti già molte delle idee e dei componenti che poi sarebbero confluite nello show del 1974.
Certo, per la maggior parte dei casi i ruoli erano ricoperti da attori diversi, però in quel primordiale nucleo di interpreti figuravano già Ron Howard nella parte di Ritchie Cunningham; Marion Ross in quello di sua madre ed Anson Williams nelle vesti del fraterno amico Potsie
Però quando arriva il momento di lanciare Happy Days e di sfruttare il nascente revival degli anni '50s e '60s  il buon Garry Marshall pensa ad un paio di variazioni nella trama, tanto per cominciare i coniugi Howard e MarionCunningham dovranno avere non due bensì tre figli; oltre a Ritchie e a Joanie ci sarà anche  Charles detto Chuck il fratello maggiore che dovrà essere nella serie la "guida" di Ritchie, il suo mentore verso la vita ed il mondo.
Ah già.....in extremis nella serie viene inserito anche un personaggio minore che più minore non si può, una sorta di teppistello giovanile, una figura alla Marlon Brando o alla James Dean, giusto per dare allo show quasi una sorta di maggior aderenza al periodo storico.

Missing in Action

Però il ruolo di Arthur Fonzarelli - che dovrà usare solo giubbotti bianchi- detto anche TheFonz ( o Fonzie in Italia) è destinato a rimanere marginale, anzi a scomparire dopo poche puntate.
Tutti ne sono coscienti e più di tutti ne è cosciente il suo interprete, il semi-debuttante e sconosciutissimo Henry Winkler
La serie parte nel gennaio 1974, i primi episodi vengono trasmessi riscontrando un grande interesse da parte degli spettatori, le vicende della famiglia Cunningham nella idealizzata cornice della Milwaukee degli anni '50s catalizzano gli sguardi della maggior parte degli americani.
Sorgono però anche i primi problemi.

Infatti, se la maggior parte dei personaggi funziona alla grande, se poco alla volta The Fonz si trasforma nel beniamino degli spettatori è il ruolo di Chuck Cunningham a risultare sempre meno interessante agli occhi del pubblico.
Certo, gli sceneggiatori lo impiegano poco e male, le sue apparizioni si fanno sempre più rare e meno incisive e cosa ancora più grave l' attore che lo interpreta, l'irlandese Gavan O' Herlihy si dimostra apatico e per nulla interessato a continuare con lo show rimpiangendo i suoi giorni passati con la precedente occupazione, quella del tennista.


Randolph Roberts
Missing in Action II

Le cose non migliorano con la seconda stagione, O' Herlihy abbandona il set ed i produttori affidano il personaggio ad un altro attore, il misconosciuto Randolph Roberts.
Che viene fatto comparire sono in una manciata di episodi, al massimo un paio.
Urge una soluzione.
E gli sceneggiatori scelgono la più semplice: da quel momento in poi sarà come se Charles "Chuck" Cunningham non fosse nemmeno esistito, Una puntata c'era ed in quella successiva tutto era come se non ci fosse mai nemmeno stato.
 Così da quel giorno Howard e Marion parleranno sempre dei loro "due" figli.
Il caso ha fatto scuola e  la singolare scelta narrativa è stata  battezzata come la "The Chuck Cunningham Syndrome".
La Sindrome di Chuck Cunningham.
Ed Arthur Fonzarelli ha cominciato ad indossare solo giubbotti neri.

- LA SINDROME SI DIFFONDE.

Sia pure con lentezza quasi come se fosse davvero una pestilenza la Sindrome di Chuck Cunningham ha imperversato per gli schermi, diffondendosi tra le produzioni televisive di ogni ordine e nazione, certo le più colpite sono state le sit com e le soap operas. In Italia un caso piuttosto recente si è verificato nel 2010 nel cast della soap Un Posto al Sole con la cancellazione improvvisa e senza spiegazioni del personaggio di Alfredo Benvenuto interpretato da Mario Porfito.
Ovviamente casi di personaggi colpiti dalla Chuck Cunningham Syndrome sono stati numerosi anche all'interno di serie come quelle apprezzate qui su Nocturnia e cioè produzioni di Fantascienza od horrorifiche .
Ecco qualche esempio:

- AMY JESSUP IN "FRINGE".



Tra tutte le serie Fringe è stata quella che è andata più vicina ad essere accreditata quale erede di X-Files. Dopotutto i temi trattati, almeno all'inizio, erano molto simili a quelli della creatura di Chris Carter, alcune delle soluzioni narrative anche e perfino il network americano di trasmissione, cioè la FOX
Purtroppo però, un'altra cosa che i due serial condividono è anche l'alto numero di sotto trame, di idee e di personaggi inseriti e poi abbandonati o perfino dimenticati in maniera incoerente.
Il caso più eclatante riguarda la figura di Amy Jessup interpretata da Megan Markle
Introdotta all'inizio della seconda stagione, nell'episodio A New Day in the Old Town, in un momento molto delicato, questo giovane agente dell'FBI prende  il posto della protagonista Olivia Dunham durante alcune indagini a fianco di Peter Bishop e , nel finale del'episodio finisce perfino per salvare la vita alla stessa Olivia.
Secondo le impostazioni fornite da J.J Abrams la Jessup sembrerebbe destinata a diventare un nuovo personaggio fisso all'interno della serie.
Peccato però che il personaggio venga poi fatto apparire solo un'altra volta nell'episodio Night of Desiderable Objects e praticamente "dimenticato" nel bel mezzo di una indagine importante
Indagine che riprende nella puntata successiva ma senza alcuna presenza della Jessup.
I fans della serie si chiedono ancora oggi se la giovane agente dell'FBI stia percorrendo sotterranei e corridoi della divisione Fringe ignara che le indagini sono ormai concluse.

-  BANTA  IN "GOLDRAKE".


Ok, tecnicamente qui non stiamo più parlando di una serie televisiva ma di un vero e proprio anime, però il principio è lo stesso.
Si voglia chiamare Goldrake o Atlas UFO Robot all'italiana o Goldorak alla francese o se si preferisce la dizione originale giapponese  UFOロボグレンダイザ  UFO Robot Grendzinger è indubbio che la serie creata da Go Nagai abbia rappresentato un vero e proprio rito di passaggio per molti di noi.
Creata nel 1975 per la giapponese Fuji Tv (mentre da noi ha debuttato sugli schermi RAI-TV nel 1978) la serie animata in realtà rappresenta il terzo capitolo di una ideale trilogia nata negli anni settanta con Mazinger-Z e poi proseguita con il Grande Mazinger.

Nei 74 episodi della serie quelli tra noi che erano bambini assistettero ai sempre più epici combattimenti tra il "robottone"Goldrake" guidato da Actarus \ Duke Fleed contro gli invasori di Vega, fu l'occasione giusta per cominciare a conoscere il mondo dell'animazione giapponese e perché no, anche a sognare l'esplorazione dello Spazio.
Dopotutto per questo sogno vivevamo ancora in anni e in un clima favorevole .

A divertire i giovani telespettatori (ed anche molti dei loro genitori, compreso il mio) furono non solo le ipertecnologiche armi di Goldrake anche molti dei comprimari della serie, a cominciare dal fraterno amico ed alleato Alcor -che come avremmo scoperto anni dopo in realtà non era altri che Koij Kabuto il pilota del primo Mazinga-Z- la giovane Venusia sentimentalmente attratta da Actarus, il di lei padre Rigel agricoltore per lavoro ma ufologo dilettante per passione e molti altri.
La maggior parte di questi comprimari venivano utilizzati spesso anche come intermezzo comico, come strumento per smussare il clima drammatico dei combattimenti.
Tra questi all'interno dei primi episodi compariva spesso anche il massiccio Banta Arano



Il giovane presentato come il classico bonaccione che però finge di essere arrogante ed attaccabrighe era un fattore vicino di casa di Rigel, perennemente tra i piedi nella fattoria di quest'ultimo  perché
 innamorato senza speranza di Venusia e la cosa, ovviamente, dava luogo a diverse gags ed ironici fraintendimenti.
Banta  indossava spesso un enorme sombrero che non solo ne rendeva riconoscibile la figura ma che ha fatto nascere tra i fans più di una speculazione  riguardo ad una possibile origine messicana o comunque sud-americana del personaggio.

Banta assume spesso un ruolo di primo piano in molti episodi, ma ad un terzo della serie praticamente scomparve senza alcuna spiegazione.
Lo stesso avvenne per sua madre Hara, altra figura comica all'interno delle prime avventure in Goldrake.
Ecco questi sono solo un paio di esempi relativi a serie di genere, ma ce ne sarebbero decine da fare sopratutto se riferiti al complesso delle serie televisive tout court.
A voi ve ne viene in mente qualcuno?

L'INTERVISTA INTEGRALE CON CATHERINE ASARO!

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Con qualche giorno di ritardo a causa dei miei ben noti problemi al computer riesco a presentarvi l'intervista con la scrittrice statunitense Catherine Asaro , due volte vincitrice del premio Nebula, l'intervista per accordi con la scrittrice è leggermente più breve rispetto a quelle a cui vi ho abituato in passato ma rende comunque benissimo l'idea della carriera e del talento di un' artista ancora non adeguatamente tradotta nel nostro paese.
Ringrazio Catherine Asaro per la sua gentilezza e per la sua disponibilità, per chi volesse approfondire QUI trovate la mia scheda sulla scrittrice.
Nel frattempo: buon fine settimana a tutti! Ci risentiamo martedì

(For english version, please scroll down )

Nick:  Benvenuta su Nocturnia, è un onore averti ospite. e grazie per aver accettato questa intervista. Come prima domanda mi piacerebbe parlare dei tuoi inizi e del percorso che hai compiuto prima di diventare unascrittrice

Catherine Asaro: Ciao Nicola. E 'un piacere essere qui.

Nick:  Tu hai un solido background scientifico con studi presso Harvard e la UCLA, tuo padre è quel Frank Asaro che per primo ha scoperto le anomalie di iridio che hanno portato alla formulazione della teoria dell'asteroide caduto sulla Terra 66 milioni di anni fa. E molte delle tue opere- a cominciare dal tuo primo romanzo "Primary Inversion (1995)- contiene molta hard sf. Quanto ritieni che sia importante possedere un solido background scientifico per diventare un buon scrittore di Sf?

Catherine Asaro:  Io devo ammettere che non ci ho mai pensato le prime volte che ho iniziato a scrivere  Ho inserito la scienza nelle mie storie perché è una cosa che mi viene così naturale. Non ho cominciato a pensarci in maniera consapevole fino a quando le persone  hanno iniziato a fare commenti riguardo ai miei  libri di  hard science fiction  (1) . Io in realtà non sapevo nemmeno cosa volesse dire hard science fiction fino a quel momento.

Non credo che ci sia bisogno di un forte background scientifico per scrivere  della buona fantascienza. Diamine, non tutto ciò che scrivo io può essere considerato come hard sf. Io credo che sia importante includere le corrette teorie scientifiche, se le si conosce, all'interno dei libri che si scrive. Se non si conosce la scienza, allora è bene lasciarla fuori. Si può solo dire "the starship drive", per esempio, invece di cercare di spiegare la fisica. Se si desidera includere la scienza, ma non la si conosce, si può sempre contattare  uno scienziato a cui chiedere aiuto, o un altro scrittore, o chiunque sia in grado di rispondere alle domande riguardo alla scienza nella fantascienza.

Nick:  In Italia ha avuto molto successo il tuo romanzo La Rosa Quantica del 2000. Il romanzo fa parte del tuo ciclo più famoso, la saga dell'Impero Skoliano  al cui interno tu unisci hard science fiction, romance( 2) e  la space opera. Unire storie d'amore e hard sciencefiction rappresenta un poco il tuo personale approccio alla narrativa, cosa ti affascina in questo mix?

Catherine Asaro:  Questo è un altro aspetto a cui io non avevo mai pensato, prima. L'ho appena fatto adesso. Io non sapevo nemmeno che esistesse il romance come genere fino a quando il mio primo libro è uscito sono stata colta di sorpresa da tutte le polemiche che sono cominciate riguardo al come io avessi mescolato una versione romantica della storia di Romeo e Giulietta storia (ma con un finale più felice) con la hard sf. Dopo tutto, le relazioni intime sono parte della vita. La Rosa Quantica in definitiva è una rivisitazione del racconto popolare della Bella e la Bestia, immerso però in una ambientazione di fantascienza

Il Quantum Rose è anche un'allegoria  sulla teoria della dispersione quantistica, come descritto in un saggio alla fine del libro ;da qui il titolo. Non è in realtà così difficile in termini fantascientifici, almeno rispetto ad alcuni dei miei altri libri, perché si svolge su un pianeta di tecnologia inferiore. L'allegoria è nata perché stavo scrivendo la mia tesi di dottorato sul teoria della dispersione quantistica  accoppiata alla  fotodissociazione poliatomica proprio nello stesso momento in stavo lavorando su un progetto del libro. Almeno inizialmente non ho lavorato consciamente per creare l'allegoria, ma parzialmente attraverso la stesura del libro ho capito quello che stavo facendo; i miei personaggi stavano mettendo in pratica nella loro storia quei concetti e quei simboli  che riflettevano quello che cioè facendo nella vita con le equazioni e la fisica della mia tesi di laurea.*

Nick:  Leggendo la tua Serie dell'Impero Skoliano ho la sensazione che tutta la serie rappresenti anche una tua analisi di come la tecnologia e la scienza cambino le persone ed anche i rapporti interpersonali, che tutta la serie racconti di come cambi la definizione di "altro", di "estraneo" e di "alieno". E' una ricostruzione sbagliata la mia?

Catherine Asaro:  Penso che questo definisca molto la mia scrittura. In quanto donna di scienza,  sono sempre stata cosciente di rappresentare " l'altro", soprattutto quando ho iniziato a praticare i miei studi negli anni '70. Allora c'erano davvero ben poche di noi nel'ambiente della matematica e della fisica. Anche prima di questo, però, sono stata consapevole degli aspetti delle relazioni che hai menzionato. E 'solo semplicemente parte della mia visione del mondo

Nick:  Le storie dell'Impero Skoliano sono incentrata sulle vicende di un unica famiglia, la dinastia Ruby. Come mai questa idea? Ha rappresentato per te un modo di dare una maggiore continuità alle vicende? Oppure è una maniera di far affezionare i lettori?

Catherine Asaro:  Ho iniziato a  scrivere le loro storie sin da quando ero una bambina. Mi piaceva farlo. era divertente. Durante la mia frequenza universitaria, sia quando ero studentessa che nel periodo post laurea, mi ha offerto un modo  per rilassarmi dagli studi. Un giorno, ho iniziato a scrivere le storie, e ho compreso la direzione da prendere. Sapevo quindi che volevo essere una scrittrice. Ho terminato il dottorato, ho fatto un postdoc, e poi sono stata un' insegnante per un paio di anni prima che finalmente cedessi e decidessi di scrivere a tempo pieno.

Nick: Tu sei sempre stata molto attenta alla caratterizzazione dei personaggi. Cosa conta di più per il successo di una buona storia: l'ambientazione, il world building; una buona trama o dei personaggi ben riusciti?

Catherine Asaro: I personaggi vengono effettivamente al primo posto per me, con le loro relazioni di qualunque genere siano, le loro situazioni di vita, le loro storie. Ma le loro storie sono così avvolte nella costruzione del mondo all'interno del quale operano e con le direzioni della trama, che è difficile separarli. So che per quanto mi riguarda, che se i personaggi non mi interessano, non riesco ad apprezzare più di tanto una storia, e questo vale sia per le storie scritte da altri sia per quelle che scrivo io. Per questo per me i personaggi vengono prima di tutto il resto

Nick:  Puoi darci una tua personale definizione di fantascienza? E Come vedi lo stato di salute del genere oggi?

Catherine Asaro:  Definirei fantascienza qualsiasi  tipo di narrativa che attinge alla  nostra conoscenza scientifica, a differenza del fantasy che viene ispirato dal folklore o  da tutte le mitologie. Entrambi i generi cercano di spiegare come funziona l'universo, ma partendo da direzioni diverse. Amo entrambi i generi, e penso che i confini sono così confusi che è impossibile distinguerli l' uno dall'altro.

Il genere sta prosperando. Oggi si scrive molta più fantascienza e fantasy  di quanta ne venisse scritta in passato, esistono molti più generi e sottogeneri, e sono molti più inclusivi adesso più di quanto non sia stato fatto prima. Il settore si è sviluppato in maniera così grande e diversificata fino a comprendere storie per un pubblico molto più ampio. È ancora possibile trovare sf nello stile tradizionale della fantascienza con il quale sono cresciuta  e che mi ha portato ad amare il genere, ma al giorno d'oggi si possono trovare approcci molto più vari. Mi sento molto ottimista sulle direzioni che il settore sta intraprendendo.



Nick:   Progetti futuri: di cosa ti stai occupando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Catherine Asaro nel prossimo futuro?

Catherine Asaro: Giusto oggi ho ricevuto i pareri del mio editor riguardo al mio prossimo romanzo Beneath the Bronzed Skies, che fa parte della mia serie mistery di  Major Bhaajan. Questo libro dovrebbe uscire entro i prossimi pochi mesi. Ho anche intenzione di dare un seguito a Lightning Strike il prima  possibile,  Il secondo volume dovrebbe uscire al più presto. L'uscita ha subito dei ritardi negli ultimi due anni a causa del mio pesante  programma di insegnamento.

Per i lettori interessati, segnalo alcuni siti web:

Facebook: https://www.facebook.com/Catherine.Asaro/
Twitter: https://twitter.com/Catherine_Asaro
Google+: https://plus.google.com/u/0/116671511828914129713/posts

Grazie per l'intervista, ed i miei migliori auguri a tutti i lettori.

NOTE:
(1) hard science fiction: in italiano "fantascienza tecnologica"è quella corrente della fantascienza che pone particolare attenzione ai dettagli scientifici e tecnologici . Gli scrittori hard sf cercano sempre il massimo dell'accuratezza scientifica all'interno delle loro opere.
(2)  romance: in italiano corrisponde più o meno al nostro romanzo rosa, genere che sostanzialmente tratta di storie d'amore tra due individui destinate ad avere un finale positivo.

INTERVIEW WITH CATHERINE ASARO- THE ENGLISH VERSION!


This interview is dedicated to the American  science fiction writer (twice winner of the Nebula Award) Catherine Asaro. I thank the writer for his kindness and for his availability.
HERE you can get a small portrait, which I dedicated to the writer
I wish you a good read!

Nick: Wellcome on Nocturnia, it is an honor to have you as a guest. and thank you for accepting this interview.
As a first question I'd like to talk about your beginnings and the journey that you have made before he became a writer

Catherine Asaro: Nicola, hello. It's a pleasure to be here.

Nick:  You have a solid background with scientific studies at Harvard and UCLA, your father is that Frank Asaro who first discovered the iridium anomalies that led to the formulation of the asteroid theory fell to Earth 66 million years ago. And many of your works- starting with your first novel "Primary Inversion (1995) - contains a lot of hard sf. How do you consider important to have a solid scientific background to become a good sf writer ?

Catherine Asaro:  I have to admit, I never really thought about it when I first started writing. I put science in my stories because it comes so naturally to me. I didn't consciously think about it until people started commenting on my hard science fiction books. I didn't actually know what hard sf meant until that happened.

I don't think you need a strong science background to write good science fiction. Heck, not everything I write is hard sf. I do think it's important to get the science right if you include it in your books. If you don't know the science, it's okay to leave it out. You can just say "the starship drive," for example, instead of trying to explain the physics. If you want to include science but don't know it, you can always ask a scientist for help, either another writer, or someone they might be able to recommend who is open to answering questions about the science in science fiction.

Nick:  In Italy has been very successful your novel The Quantum Rose ( in italian: La Rosa Quantica) in 2000. The Quantum Rose is one of your most famous  books of the saga of Skolian Empire where you connect hard science fiction, romance and space opera. To combine romance and hard science fiction is a little your personal approach to narrative. What does fascinate you in this mix?

Catherine Asaro:  That's another aspect I never thought about, either. I just did it. I also didn't know romance existed as a genre until my first book came out and all the controversy started about how I mixed a romantic version of the Romeo and Juliet story (but with a happier ending) with very hard science fiction. I caught me by surprise. After all, intimate relationships are part of life. The Quantum Rose is a retelling of the Beauty and the Beast folk tale, set in a science fiction milieu.

The Quantum Rose is also an allegory for quantum scattering theory, as described in an essay at the end of the book; hence the title. It isn't actually all that hard in terms of science fiction, at least compared to some of my other books, because it takes place on a lower technology planet. The allegory came about because I was writing my doctoral thesis on the coupled channel quantum scattering theory of polyatomic photodissociation at the time I was working on a draft of the book. I didn't set out initially to create the allegory, but partway through writing the book I realized what I was doing; my characters were playing out stories that symbolized what I was doing with the equations and physics in my thesis.

Nick :  Reading your Saga of Skolian Empire I have the feeling that the whole serie represents your analysis  about how technology and science change the people and the interpersonal relationships too, and that the whole series of stories talks about how the definition of "other" , of "foreign" and "alien" changes. Is it a wrong reconstruction this mine?

Catherine Asaro: I think that does inform my writing a great deal. I've always been aware, as a woman in science, of being "the other," especially when I first started to pursue my studies, back in the 1970s. There were even fewer of us in math and physics back then. Even before that, though, I was always been aware of the aspects of relationships that you mention. It's just part of my world view.

Nick:  The Saga of SkolianEmpire is focused on the events of a single family, the Ruby Dynasty. Why this idea? Has it represented a way for you to give more continuity to the events? Or is it a way to attach the readers?

Catherine Asaro:  I started making up their stories when I was a little girl. I loved doing it. it was fun. At university, both undergraduate and graduate school, it offered a way for me to unwind from my studies. One day, I started writing down the stories, and it took over. I knew then I wanted to be a writer. I went on to finish my doctorate, did a postdoc, and then was a professor for a few years before I finally gave in and decided to write full time.

Nick:  You're always been very attentive to the characterization. What matters most to the success of a good story: the setting, the world building; a good plot or a well-managed characters?

Catherine Asaro:   The characters do indeed come first for me, their relationships of all kinds, their situations in life, their stories. But their stories are so wrapped up in the world building and the plot lines, that it is hard to separate them. I know for myself, though, that if I don't care about the characters, I don't enjoy a story as much, either others or my own. So character comes first.

Nick:  Could you give us your personal definition of science fiction? And How do you see the health of this genre today?

Catherine Asaro:  I would call science fiction any fiction that draws on our scientific knowledge, in contrast to fantasy which draws on folklore or mythologies. Both seek to explain how the universe works, but coming from different directions. I love both genres, and I think the boundaries are so blurred that it is impossible to define one of the other.

The genre is thriving. We have more science fiction and fantasy being written today than ever before, in more genres and sub-genres, and it's more inclusive than it has been in the past. The field has grown so big and diverse, it includes stories for a much broader audience. You can still find sf in the traditional style of the science fiction I grew up with, that led me to love the genre, but you can find so much more varied approaches nowadays. I'm thoroughly encouraged by the directions I see the field taking.

Nick:  Future plans: What are you working on now and what should we expect from Catherine Asaro in the near future?

Catherine Asaro:  I just today got back my editor's comments for my next book, Beneath the Bronzed Skies, which is in the Major Bhaajanmystery series. That one should be coming out sometime within the next few months. I've also been meaning to get Lightning Strike, Book II out as soon as possible. That one was delayed due to my heavy teaching schedule the past two years.

For interested readers, I have some websites at:

Facebook: https://www.facebook.com/Catherine.Asaro/
Twitter: https://twitter.com/Catherine_Asaro
Google+: https://plus.google.com/u/0/116671511828914129713/posts



Thank you for the interview, and my best wishes to all your readers.

Gli Universi Oscuri di Clark Ashton Smith

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Il menù di oggi sarà leggermente diverso dal solito, vi propongo infatti una piccola biografia di Clark Ashton Smith. Smith fu assieme a Robert E. Howard e H.P. Lovecraft uno dei cosidetti " tre moschettieri di Weird Tales" , in parole povere per tutto il periodo a cavallo tra gli anni '20s e i '30s del XX secolo questo artista californiano fu uno di quegli autori che furono più amati dai lettori dei pulp magazines americani.

Assieme agli altri due, C.A. Smith ricreò un vero e proprio sotto-filone del fantastico e tra tutti e tre lui fu indubbiamente il più "letterario" nelle sue composizioni, anche se a differenza di Howard e di Lovecraft oggi il suo nome risulta un po caduto nel dimenticatoio, in maniera del tutto immeritata.
La scheda non è mia ma è stata scritta qualche anno fa dal bravo Davide Longoni. Longoni, tra le altre cose , è l'anima dell'ottimo sito La Zona Morta.

La Zona Mortaè una delle realtà più attive della rete per quanto riguarda il genere fantastico e quest'anno ha  meritatamente trionfato al Premio Italia( battendo anche un certo Nick Parisi del blog Nocturnia). Per suggellare il risultato ho proposto a Longoni una partecipazione al Progetto Pax Sf (nel frattempo tramutatosi in Cosmolinea B-Log) Quindi oggi trovate il risultato di quella chiacchierata: io ripubblicherò un suo vecchio post ( QUI trovate il link originale) e La Zona Morta verso ottobre ripubblicherà il mio omaggio aClaudio De Nardi  (quando sarà vi farò trovare il link)
L'ottica è sempre quella una collaborazione tra veri appassionati e tra siti che si rispettano.
Attendo i vostri commenti.

-CLARK ASHTON SMITH



Clark Ashton Smith, nato ad Auburn il 13 gennaio 1893, è stato un poeta, uno scultore e un pittore statunitense, ma soprattutto lo si ricorda perché è stato uno degli autori di racconti fantasy, horror e di fantascienza più interessanti del secolo scorso: infatti è proprio per queste storie e per la sua grande amicizia letteraria con Howard Phillips Lovecraft, praticamente dal 1922 fino alla morte di Lovecraft nel 1937, e con Robert Ervin Howard, che egli è maggiormente acclamato dagli appassionati del genere fantastico.

Smith trascorse la maggior parte della sua vita nella piccola cittadina di Auburn, in California, vivendo in una piccola casa con i suoi genitori, Fanny e Timeus Smith. A causa delle condizioni disagiate in cui versava la sua famiglia, la sua educazione formale fu limitata; seguì solo otto anni di scuola secondaria per poi passare alla scuola superiore. Comunque egli continuò ad apprendere da solo dopo aver lasciato la scuola, imparando latino, francese e spagnolo e la sua memoria eccezionale gli permise di ottenere moltissimo dalla semplice lettura, che includeva quella di interi dizionari ed enciclopedie.

Clark iniziò a scrivere storie nientemeno che all’età di undici anni e due di loro, “The sword of Zagan”e “The black diamonds”, sono state pubblicate dallaHippocampus Press nei primi anni del XXI secolo. Entrambe le storie sono ambientate in uno scenario orientaleggiante da “Le mille e una notte”, raccolta che, insieme ai lavori di Edgar Allan Poe e alle favole dei Fratelli Grimm, ha influenzato moltissimo le prime opere di Smith.
Nella sua più tarda giovinezza Clark divenne poi un protetto di George Sterling, poeta di San Francisco, dal quale fu aiutato a pubblicare il suo primo volume di poesie, “The Star-Treader and other poems”, quando aveva solo diciannove anni. “The Star-Treader” fu accolto molto favorevolmente dai critici americani, tanto che uno di essi lo chiamò addirittura “il Keats del Pacifico”. Smith fece la conoscenza di Sterling attraverso un membro del locale Aubur Monday Night Club, dove recitò molti suoi poemi con considerevole successo. La pubblicazione di “Ebony and Crystal” nel 1922 fu seguita dalla prima lettera di una lunga corrispondenza da parte di H. P. Lovecraft.




Clark Ashton Smith rimase povero per gran parte della sua vita e fu spesso costretto a fare lavori manuali come raccoglitore di frutta o boscaiolo per poter mantenere sé stesso e i suoi genitori.
In seguito alla morte di questi si sposò con Carol Jones Dorman il 10 novembre 1954 e si trasferì a Pacific Grove, sempre in California, dove con lei e i suoi tre figli mise su una famiglia.
Nonostante Smith sia stato sempre un artista che lavorava tramite molte forme d’espressione, è possibile identificare tre fasi distinte in ognuna delle quali una forma prevale sulle altre.
Clark pubblicò la maggior parte dei suoi volumi di poesia nel periodo della sua giovinezza. Vanno ricordati “The Star-Treader and other poems”, “Odes and Sonnets” (1918), Ebony and Crystal” (1922) e “Sandalwood” (1925).
Dopo le prime lettere con Lovecraft, Smith scrisse la maggior parte dei suoi racconti horror e storie appartenenti alla mitologia di Cthulhu, probabilmente sotto l’influenza diretta proprio di H. P. Lovecraft che aveva ideato una cosmogonia fantastica tutta sua. Creature di sua invenzione includono Aforgomon, Rlim-Shaikorth, Mordiggian, Tsathoggua, il mago Eibon e molti altri.
Tutte le storie di genere fantastico di Clark Ashton Smith formano diversi cicli, chiamati secondo le terre in cui sono ambientati: tra i tanti segnaliamo, oltre ai già citati racconti dedicati ai miti di Cthulhu, “Averoigne”, “Hyperborea”, “Marte”, “Poseidonis”, “Xiccarph”, “Zothique”.
La saga di “Averoigne” prende spunto da una immaginaria provincia della Francia medievale e mescola sapientemente cristianesimo, civiltà e magia pagana in un fantasy di altissimo livello.
Con “HyperboreaClark Ashton Smith ci catapulta invece in un lontanissimo passato in cui gli uomini devono ogni giorno lottare per la sopravvivenza della specie contro creature mostruose e dei primordiali.

Le storie ambientate in “Zothique” appartengono al sottogenere fantascientifico “Dying Earth”, ovvero la Terra morente: si tratta infatti di un ciclo di racconti ambientati in un futuro lontanissimo (dopo il passato lontanissimo), in una Terra ormai sopraffatta dalle tenebre a causa dello spegnimento del Sole e in balia di altre mostruose creature che stavolta hanno preso il sopravvento sull’uomo, relegato in secondo piano ad aspettare la fine.
I suoi racconti apparvero originariamente nelle riviste “Weird Tales”, “Strange Tales”, “Astounding Stories”, “Stirring Science Stories”e “Wonder Stories”.
Dal 1935 in poi il suo interesse per la scrittura andò affievolendosi, fino ad abbandonare del tutto la professione primaria; Smith si dedicò così, nell’ultima parte della sua vita, all’attività di scultore e di pittore.
Morì il 14 agosto 1961 proprio a Pacific Grove dove si era trasferito.

Davide Longoni

E per concludere vi presento il nuovo logo ufficiale di Cosmolinea B-Log realizzato in diverse varianti dal bravissimo Tiziano Cremonini di Cronache di un Sole Lontano.
Cosa ne pensate?

A presto gente.

Accade in Italia # 18- Le Altre Segnalazioni di Settembre

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Settembre è stato un altro mese lungo e complicato per il sottoscritto, però come diremmo a Napoli "sono riuscito a tener botta", la messe di segnalazioni anche questa volta è bella corposa quindi procediamo senza indugio con le novità:

1) ALCUNE OPERE DI FABIO CENTAMORE.

Come nella puntata precedente anche in questa occasione dedico molto spazio ad un autore molto presente in rete. Stavolta "l'ospite d'onoreFabio Filadelfo Centamore. La sua produzione in quanto scrittore è davvero molto vasta. Proprio per questo motivo, d'accordo con l'autore, ho deciso di proporre una piccola selezione dell' opera del nostro ospite,  tutte di narrativa. Tutte orbitanti nel settore della fantascienza.
Ecco le scelte effettuate:

LUNGO LA NOTTE.


Teo Mallia non è un investigatore. Tutt'altro: è un musicista, di talento: "Tu sì che fai godere le donne. Peccato che lo fai solo con la musica", gli dicono. Però ha anche un altro talento: quello di ritrovare le persone scomparse. Un po'è il saper fare le domande giuste, un po'è intuito innato. Quando scompare un oscuro ma brillante scienziato, così, è a Teo Mallia che la moglie si rivolge per ritrovarlo. Cacciandolo in un guaio molto più grosso di lui. In una Sicilia futura, in un'Italia divisa e decaduta, un'indagine dai risvolti anticipatori e inquietanti

Prezzo Euro: 3,99

Editore: Delos Digital.

Link per l'acquisto:  Amazon: Kobo; Delos Store.


SOGNI ALIENI.

Actaeon, piccolo pianeta sperduto dove si celano intricati misteri. Ospiti indesiderati, ancorché pericolosi, nella stazione spaziale Etna VI. Un reality sanguinoso e mortale, in cui si combatte per la vita e dove l'imprevisto è norma. Anche i viaggi più noiosi possono trasformarsi in incubo popolato di creature assurde, specialmente se qualche dio fa i capricci. Non sempre il talento aiuta a semplificare la vita, anzi può accadere il contrario; avere talento può rivelarsi una maledizione infinita se la Compagnia non vuol saperne di lasciarti andare. In ognuna di queste storie, ambientate in futuri indeterminati e forse impossibili, l'elemento portante è la materia di cui sono fatti i sogni. Siamo portati a pensare che i sogni possano essere separati dalla nostra realtà quotidiana, eppure dove è scritto che debba essere così? Dove è stabilito che la realtà stessa, quella che calpestiamo tutti i giorni, non debba contenere la stessa materia e non sia della stessa natura? In queste novelle o, se preferite, romanzi brevi, ho voluto esplorare proprio questo elemento onirico e spingere la realtà narrativa laddove sfuma o si incontra nel sogno. Tutto per portare il lettore al confine dove tutto può essere e nulla è impossibile.



Editore: Unreal Books

Link per l'acquisto: Amazon

LOTTO 117 


Marte è ormai fuori moda, non regge il confronto con i super accessoriati habitat orbitanti attorno ai pianeti maggiori. Solo i pazzi, i disperati o i fuorilegge potrebbero decidere di comprarvi una proprietà. Bastiano Malpelo non appartiene a nessuna di queste categorie umane. Eppure si ritrova il (quasi) felice proprietario di un lotto di terra marziana... con relativo, inquietante, sottosuolo annesso

Editore: Lettere Animate


Link per l'acquisto: Amazon: Kobo.

Ecco: questi erano solo alcuni esempi della scrittura di Fabio Centamore, molto altro potrete trovare tra le pagine di Amazon.


2) "ANDORAX. IL RITORNO DEL NAHYSMI" DI FEDERICA SANTNI.

Mi scrive Federica Santini, una giovane scrittrice, per chiedermi di pubblicizzare su Nocturnia il suo romanzo autoprodotto, il genere è il cosiddetto fantasy medioevale.


Sinossi
La magia sembra essere scomparsa da più di duecento anni dalla terra di Alghend, in favore dell’acciaio e della forza umana.

Un ultimo stregone, Élian, è però sopravvissuto allo sterminio, nel silenzio, attraverso i secoli. Nel suo anonimo vagabondare, un sogno ricorrente lo spinge fino ai confini di una leggendaria città, Gwynnélas: la città del Dio. Nel sogno gli appaiono immagini enigmatiche che rimandano alla Profezia pronunciata da Andòrax, ultimo capo degli stregoni: essa annuncia il ritorno della magia in seguito alla nascita di un predestinato mortale che porta su di sé una piccola ala stilizzata, il segno del nahysmi, elemento supremo – un mortale la cui vita o la cui morte possono essere portatrici allo stesso tempo di salvezza e di equilibrio, così come di caos e terrore. A Gwynnélas Élian si imbatte per un caso fortuito in Armin, una ragazza soldato sohlohst che si rivela essere proprio la predestinata di cui parla la Profezia.

Assieme alla ragazza, Élian si mette in viaggio attraverso Alghend spinto dalla speranza di far rinascere grazie ad Armin lo scomparso ordine di stregoni custodi dei segreti della magia. I due troveranno un aiuto inaspettato negli erdemiani, cavalieri ribelli seguaci di Erdem, un cavaliere che secoli prima aveva fondato un esercito in difesa degli stregoni e combattuto al loro fianco. A tutti loro si opporranno sia i quattro ordini di cavalieri regolari, sia una coalizione di elfi guidati dai nahìma, immortali guardiani elfici dei quattro elementi naturali – acqua, terra, fuoco e aria – che sono a loro volta all'inseguimento di Armin: il loro intento è quello di liberare attraverso il predestinato della Profezia l'anima esiliata di un elfo stregone e imporre cosìil dominio degli elfi e degli elementi su Alghend.

L'Autrice:




All'anagrafe Federica Stefania Zozzoli Santini, sono nata a Como da madre comasca e padre toscano, i quali adesso vivono rispettivamente in Kenya e in Messico. Ho vissuto per una trentina d'anni tra Verona e provincia. Nel 2008, dopo aver conosciuto l'uomo che adesso è mio marito, mi sono trasferita in un paese ai piedi delle colline piacentine nella Val Trebbia, dove viviamo con i nostri due cani.
Ragioniera pentita, laureata con il massimo dei voti e la lode in lingue e letterature straniere all'Università di Trento, parlo inglese e spagnolo, tedesco scolastico e qualcosina di francese. Ho lavorato per nove anni per una compagnia aerea presso l'aeroporto di Verona Villafranca. Da anni sono un'impiegata commerciale precaria che rincorre la passione per la scrittura, compagna quotidiana.
Sto studiando il gaelico scozzese.

Link per i Contatti: QUI.

Link per l'Acquisto:

3) VAPORTEPPA PRESENTA "TESTA D'UOVO" DI CARLTON MELLICK III

Il buon Carlton Mellick III gode di molti fans tra i lettori di Nocturnia, quindi quando il Duca mi ha scritto qualche settimana fa per annunciarmi l'uscita di un altro romanzo breve dell'autore americano ho accettato con piacere di segnalare l'uscita.




TITOLO
: Testa d'UovoTITOLO ORIGINALE: The Egg Man
AUTORE: Carlton Mellick III
TRADUTTORE: Melissa Camotti
EDITORE: Vaporteppa - Antonio Tombolini Editore
GENERE: Fantascienza, Distopia, Bizarro Fiction
PREZZO: 2,99 euro
PAGINE: 125 pagine secondo Amazon (23.000 parole, più postfazione e note editoriali)
DATA DI USCITA: 7/9/2016LINK per l' Acquisto:   StreetLib Store; Amazon.

TRAMA:
In una Terra alternativa in cui gli uomini si riproducono come insetti e i bambini sono proprietà delle corporazioni, solo i più adatti possono sopravvivere.
Una distopia in cui le persone nascono con uno dei sensi più sviluppato degli altri quattro, e questo influenza tutta la loro vita.
Lincoln sta affrontando il mondo per la prima volta dopo essere stato educato e cresciuto per tutta la vita dalla Georges Organization, una corporazione che crea artisti.
Lincoln è un pittore, ma il suo senso dominante è l’olfatto e questo è un grosso problema perché solo chi ha un’ottima vista può diventare un grande pittore.
Poco considerato dalla sua stessa corporazione, Lincoln si ritrova sbattuto a vivere in periferia, in un edificio fatiscente popolato da operai della vicina acciaieria. Lì incontra Lucy, una ragazza stramba e sempre sporca, che vive passando da un compagno all’altro.
Sarà proprio nel degrado e nella puzza di Lucy, per lui intollerabili, che Lincoln potrà trovare la propria originalità come artista e l’amore.
Lucy, divenuta la musa di Lincoln, lo trascina alla scoperta della verità dietro il misterioso Testa d’Uovo che vive nell’appartamento accanto. Chi è quel tizio con un gigantesco cervello, tanto grande da non poter mai uscire di casa?


4) "GUIDA AL CINEMA DEGLI ZOMBI" DI MARCELLO GAGLIANI CAPUTO.

Ed infine, sempre con lo spirito "last but not least" torniamo a parlare di Cinema di genere e  di Marcello Gagliani Caputo.

Dopo la sfortunata esperienza con Fazi, “Zombie al cinema” torna in esclusiva su Amazon con il nuovo titolo "Guida al cinema degli zombie", diviso in tre volumi e, per la prima volta, anche in formato cartaceo. In circa mille pagine, si racconta la straordinaria avventura degli zombie sul grande schermo, da "L'isola degli zombie", primo film girato nel 1932, fino al kolossal "World War Z", passando per gli spaghetti-zombie e le pellicole di George Romero, il maestro che ha trasformato in icona un personaggio "normale".


Sinossi: In un periodo storico in cui la figura dello zombie sta vivendo un periodo d’oro simile a quello vissuto dai vampiri negli anni scorsi, la collana "Guida al cinema degli zombie" si pone l’obiettivo di analizzarne l’evoluzione cinematografica da “L’isola degli zombie” di Victor Halperin (1932) fino a "World War Z", ultimo kolossal in tema di zombie. "Guida al cinema degli zombie"è una collana in tre volumi.

Link per l’acquisto: Guida al cinema degli zombie 



L’autore: Marcello Gagliani Caputo è nato a Palermo il 30 ottobre 1974, vive a Roma con la famiglia ed è scrittore, saggista e critico cinematografico e letterario. Ha pubblicato la prima monografia su David Fincher, The Fincher Network (Bietti Edizioni) e ha partecipato ai libri Christopher Lee - Il Principe delle Tenebre (Profondo Rosso Edizioni), Il Cinema di Michael Winner (Edizioni Il Foglio) e The Walking Dead – L’evoluzione degli zombie in tv, nel fumetto e nel videogioco edito da Universitalia. Sulla figura dello zombie sono anche il saggio Zombie in TV, il racconto Protocollo 19 e il romanzo Un colpo alla speranza, mentre nel 2015 ha pubblicato Guida al cinema di Stephen King, Universal Monsters - L'epopea dei mostri in bianco e nero e Guida al cinema di Bud Spencer e Terence Hill. Suo anche il volume Bad Boys. I grandi cattivi del cinema - Dalle origini agli anni ’40 dedicato agli attori passati alla storia per aver interpretato indimenticabili ruoli da cattivo, mentre alla sua squadra del cuore, la Juventus, ha dedicato  diversi volumi.

E con questo per il mese di settembre abbiamo davvero concluso, ci sentiamo ad ottobre per un altro giro di segnalazioni.
A presto gente.

WAYWARD PINES - Prima Stagione (2015)

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"Non provare ad andare via. 
Non parlare del passato.
 Non parlare della tua vita precedente.
 Rispondi sempre al telefono se squilla. 
Lavora sodo, sii felice. 
Goditi la vita a Wayward Pines"

Tutto comincia con un incidente di macchina, un uomo Ethan Burke, di professione agente federale sopravvive a stento ad un grave scontro mentre è alla ricerca di due suoi colleghi recentemente scomparsi, tra cui la sua ex amante. Ethan si risveglia nell'ospedale di una piccola cittadina nel centro dell' Idaho. Ad unaprima impressione Wayward Pines sembra un luogo come tanti altri ma ad uno sguardo più approfondito molti tra i maggiorenti della città, a cominciare dallo sceriffo Pope, dal medico cittadino Dottor Jenkins e dal' infermiera Pilcher, nascondono altre intenzioni. Diversi tra i residenti si comportano come se fossero prigionieri ed onnipresenti telecamere spiano in continuazione ogni momento della giornata.
Wayward Pines è una prigione animata da proprie regole e la fuga è punita con la morte, ben presto anche Ethan e la sua famiglia, che nel frattempo lo ha raggiunto, entrano a far parte dell'ingranaggio.
Chi detiene le chiavi della verità: chi ha in mano la verità? Coloro che vogliono scappare? O quelli come il misterioso David Pilcher che vorrebbero tenere tutti dentro?
Fuori Wayward Pines c'è un mondo più grande, ma è ancora il nostro mondo?

Esistono numerosi punti di vista da cui partire per raccontare una buona Storia, tanti esattamente quante sono le persone coinvolte nella Storia medesima. E' un ragionamento, anzi un concetto narrativo che può considerarsi valido per qualsiasi tipo di racconto corale, però per una serie televisiva vale anche in maniera più immediata, più agilmente assimilabile.
Nel bene come nel male, per gli aspetti positivi così come per gli aspetti negativi.

Wayward Pines quantomeno nella sua prima stagione ha rappresentato una sorta di summa tematica e teoretica di tutte le attuali tendenze narrative contemporanee,  uno strano ibrido testuale che, nel corso delle dieci puntate della sua prima stagione ha rappresentato una interessante cavalcata tra i generi narrativi. Lo show, infatti comincia come il più paranoico e complottista dei thriller, regalandoci le atmosfere cupe ed uggiose di una realtà  piena di segreti,  presentandoci anzi un microcosmo costituito da un minuscolo ed autosufficiente paesino sperduto tra le cime delle Montagne Rocciose  in cui quasi nessuno sembra esservi giunto di propria volontà e dove sembra impossibile fuggire. Il climax, forse non innovativo, sicuramente tradizionale e già visto visto centinaia di volte risulta comunque decisamente di effetto. Certo, il tutto sembra preso di petto da serie di culto come; LostTwin Peaks o The Prisoner o, in alcuni momenti con echi debitori film come il The Village di  M. Night Shyamalan.
 Dopo i primi episodi di assestamento, però ecco spuntare prepotenti riferimenti horror. Anche questi visti decine di volte,ma utilizzati decisamente bene. Le atmosfere si trasformano, così come le psicologie dei personaggi.Particolari che all'inizio avevamo giudicato in un determinato modo vengono ripresentati in maniera diametralmente opposta. Chi sembrava stare dalla parte dei cosidetti "Buoni" adesso appare sotto tutta un'altra luce, lo stesso vale per quei personaggi che erano stati frettolosamente assegnati nello schieramento dei villains. Insomma, tutte le assegnazioni  effettuate all'interno dello scacchiera della trama vengono ulteriormente ridefinite. Sennonché quando tutto sembra apparire finalmente chiaro,una terza ed ultima scomposizione stravolge ancora una volta quello che ormai avevamo dato per definito e  scontato con l'aggiunta degli ultimi particolari e Wayward Pines si dimostra come una serie dal'ispirazione fantascientifica, in cui prepotenti  risuonano echi apocalittici e survivalisti


E badate bene uso il termine scomposizione in maniera cosciente.
 Perché niente all'interno di Wayward Pines viene lasciato al caso, ogni più piccolo dettaglio, ogni singolo particolare si dimostra rivelatore dell'immenso gioco a cui i personaggi vengono sottoposti, tutto è chiaro sin dal primo istante a cominciare dall'evocativa sigla che mostra i vari protagonisti e gli ambienti della cittadina  nelle vesti di soldatini disposti sopra una tavola da modellismo.
Solo che siamo talmente presi dalle atmosfere e dai riferimenti a decine di produzioni già fatte, già avvenute, già viste da lasciarci traviare e da non accorgerci dove conduce il gioco.


Wayward Pines alla fine è un immenso patchwork con pezzi presi un po ovunque che per fortuna alla fine come risultato finale riesce a funzionare.
Solo che non era una cosa così scontata.
Non era così scontato che così tante ispirazioni, così tanti "padri nobili" potessero produrre un "buon figlio".

Tutto in Wayward Pines sembra già visto (perché lo è, intendiamoci), tutto sembra già avvenuto in decine di altri film e serie perché non c'è niente di veramente originale ed innovativo. Perfino la maniera in cui tutti gli elementi e le trame di cui finora abbiamo parlato vengono mescolati è decisamente sa di già "visto"
Però, come dicevo,  funziona.

Uno degli attuali logo della FOX

Perfino i paragoni che ho ricordato anche i, i nomi che ho citato risultano decisamente voluti, a cominciare da quello relativo a Twin Peaks. E' stata infatti la stessa FOX, la rete americana a presentare al mondo Wayward Pines come l'erede della  famosa serie realizzata dalla rivale ABC negli anni '90 s
Singolare cammino quello della FOX, chiunque bazzichi almeno superficialmente le cronache americane lo conosce: politicamente  si tratta del network più provocatoriamente fazioso e spostato su posizioni repubblicane e conservatrici d'America, una rete dove lavorano  fior di anchomen pronti a giurare sopra una montagna di Bibbie ereditate dal proprio bisnonno sassone che George W. Bush ha fatto bene ad invadere l'Iraq e che le armi di distruzione di massa di Saddam esistevano veramente ma che a livello televisivo è riuscita comunque a produrre un fenomeno di culto quale X-Files, anche quello a suo tempo proposto- almeno all'inizio ed in maniera del tutto involontaria- quale erede di quel successo che fu  il Twin Peaks di David Lynch e che da allora ha sempre cercato di ritrovare  con scarsi risultati quel successo globale di pubblico e di critica per le sue serie di argomento fantastico ( con la parziale eccezione del Fringe di J. J. Abrams).

In quanto poi all' ex fenomeno Shyamalan, non solo il suo nome figura tra i produttori, ma il regista si prende lo sfizio di dirigere anche il primo episodio, fornendo così le coordinate che lo show sarà obbligato a seguire per tutte e dieci le puntate della prima stagione. Il cineasta di origine indiana dopotutto anche nei suoi giorni peggiori è sempre stato un maestro del sottintendere, del sussurrare invece che del mostrare apertamente e per questo durante la sua gestione si dimostra abilissimo nel depistare, nel farci credere davvero di ritrovarci davanti in tutto e  per tutto ad un altro The Village.

Il coinvolgimento di Shyamalan d'altra parte è stato fortemente voluto dal vero creatore della serie, il bravo Chad Hodge, da sempre appassionato di fantascienza e in passato responsabile di produzioni quali Veritas: the Quest e Runaway e che  per l'occasione ha adatto l'omonima trilogia letteraria composta dall' autore americano Blake Crouch, (i cui libri però non ho letto e quindi non sono in grado di dire quale sia il grado di fedeltà seguito dalla serie televisiva rispetto ai romanzi )

Ma Wayward Pines si trasforma ben presto in molto altro.
In una sorta di apologo sull'eterno scontro tra "verità" e "libertà", sul come anche quella che vorrebbe partire come la più illuminata delle democrazie possa trasformarsi nella peggiore delle dittature, sui sogni che degradano lentamente fino a trasformasi in incubi
O su come i veri mostri siano le creature che premono oltre la barricata che protegge i confini della città o siano anche gli Umani rinchiusi al suo interno.

Wayward Pines
E quando si credeva di aver capito tutto....

Questo è rappresentato in particolare dalle figure di alcuni personaggi: da David Pilcher, l'uomo che mette in piedi l'intero progetto di Wayward Pines ed interpretato in maniera sorniona, addirittura quasi soave dal britannico Toby Jones, caratterizzato fino all'ultimo istante in maniera tale da non riuscire a comprendere si si tratti di un brillante idealista animato da buone intenzioni o di un pazzo maniaco del controllo.
O di entrambe le cose.
Da sua sorella Pam (interpretata dalla brava Melissa Leo) che invece compie praticamente il cammino opposto, fino ai diversi ruoli minori ( e solo apparentemente secondari) , dall'ex agente ed ora prigioniera della città Kate Hewson ( la splendida veterana di tante serie Sf Carla Gugino)
Il tutto arricchito da un cast decisamente di ottimo livello,con la ciliegina sulla torta fornita dalla presenza nei primi episodi dell'attrice e cantante Juliette Lewis ( ve la ricordate nel primo Dal Tramonto all'Alba?) e da Terrence Howard nei panni dello sceriffo Pope.


Wayward Pines
E quando si credeva di aver capito tutto....( e due!)

Quella che invece lascia perplessa è la performance decisamente monocorde e poco comunicativa dell'attore chiamato a vestire le gesta del protagonista Ethan Burke.
C'è stato un periodo lontano, più o meno a cavallo tra la fine degli anni '70s e l'inizio degli '80S in cui Matt Dillon incarnava la figura dell'adolescente di buon cuore ma insofferente alle regole, del rebel without a cause ben prima che altri come Rob Lowe o Tom Cruise facessero propri il ruolo, ma a differenza di questi ultimi, con il passare del tempo, con il raggiungimento dell'età adulta Dillon non è riuscito a rinnovarsi e a trovare una sua strada alternativa.
Ed anche in Wayward Pines la sua recitazione legnosa conferma tutti i suoi limiti.

Limiti che, riscontriamo in misura se possibile più accentuata, anche nel giovane attore Charlie Tahan, che nella serie interpreta  Ben il figlio di Burke 
Sono loro due i veri punti dolenti all'interno di un riuscito cast.

Santo o Folle? Genio visionario o criminale senza coscienza?
Decidetelo voi.

Puntata dopo puntata Wayward Pines senza aggiungere niente di nuovo riesce a raccontare la sua storia in maniera coerente, chiude dignitosamente e con pochi buchi, tutte le sotto-trame cominciate (lasciando anche aperte le porte per possibili sviluppi futuri)
Niente di innovativo ma raccontato bene, per l'appunto.

Nelle intenzioni originali dei suoi produttori Wayward Pines sarebbe dovuta durare una sola ed auto conclusiva stagione con un finale ben definito, visto il buon successo di pubblico ( le reazioni della critica sono stata invece abbastanza discontinue con alcuni recensori che parlavano senza mezzi termini di capolavoro ed altri che hanno stroncato senza appello lo show criticandone il riciclo continuo dei soliti temi) la Fox ha invece deciso di prorogare la serie per almeno una seconda stagione con un cast parzialmente rinnovato. Ciò ha prodotto tutta una serie di dissidi con il reparto creativo culminati con le dimissioni di Hodge e la sua sostituzione.

The Future's so Bright!


Nel panorama statunitense ci sono cose che cambiano ed altre che rimangono sempre uguali.
Una di queste è il poco rispetto che i vertici della Fox - da sempre - nutrono per gli ideatori ed i produttori di serie televisive.
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