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GUARDIANI DELLA GALASSIA (2014)

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Il giovane Peter Quill, subito dopo la morte per cancro della madre viene rapito da un gruppo di predoni extraterrestri chiamati Ravagers.
Quill cresce nello Spazio, diventa uno di loro, ma durante una missione quando ruba una misteriosa sfera chiamata Orb attira troppe attenzioni su di sè.
C'è l'estremista Ronan detto il distruttore che gli sguinzaglia dietro la sicaria Gamora, ci sono due bizzarri cacciatori di taglie: l'albero vivente Groot ed il procione geneticamente modificato Rocket Racoon che cercano di catturare il predone.
C'è però anche l'impero dei Nova che vorrebbe impedire a Ronan d'impossessarsi della sfera Orb.
Ma dietro tutto c'è il tiranno Thanos che soffia sulle braci della precaria pace galattica per scatenare un nuovo e più distruttivo conflitto tra le razze e tra i mondi abitati.
I nemici saranno quasi obbligati a trasformarsi in alleati: catturati dall'Impero Nova e condotti in prigione Peter Quill; Gamora; Groot e Rocket Racoon dovranno unire le forze per cercare di scappare prima e sopravvivere poi.
Con loro ci sarà anche un altro prigioniero chiamato Drax il Distruttore che vorrebbe vendicare la morte della sua famiglia perita per mano di Ronan.
Sono nati i Guardiani della Galassia.

Nei mesi scorsi ne hanno parlato un po ovunque.
Quasi sempre in maniera entusiastica.
PerGuardiani della Galassiasono anche stati scomodati progenitori e confronti illustri, in molti ci hanno voluto vedere una sorta di Star Warsaggiornata agli tempi recenti.
Immagine vera ma sicuramente parziale e non certo conclusiva.
Di sicuro Guardiani della Galassiaè stato una delle pellicole evento dell'anno che si è appena concluso, ma è anche stata quella su cui i Marvel Studios avevano  maggiormente puntato gli occhi all' interno di quella che loro stessi avevano ribattezzato come "fase due".
 Prendere un gruppo di Supereroi  se non minori sicuramente secondari e renderli protagonisti di un  blockbuster non era sicuramente facile.
Non dico una sfida rischiosa, però sicuramente c'era qualche incognita in più rispetto a personaggi  come gli Avengers o ad Iron Man.

Probabilmente per questo si è voluto dotare il film di diverse anime.

C'è il riferimento già ricordato ad un modo per concepire il Cinema avventuroso e l'epica spaziale che possiamo far risalire proprio a Star Wars, ma che almeno secondo me più che come paragone diretto potremmo considerarlo come esempio, come prototipo a cui guardare, come tipologia di temi a cui ispirarsi, al massimo.

Ed ecco quindi che abbiamo uno scenario intergalattico, Imperi in lotta tra loro, infinite razze aliene che convivono più o meno pacificamente tra loro; Pianeti esotici e per finire un villain, un malvagio con la M maiscola come Ronan l' Accusatore (un  Lee Pace fresco reduce dall'aver interpretato l' Elfo Thranduil nella trilogia de Lo Hobbit ) con la volontà di cancellare intere civiltà, così come non mancano le armi di distruzione di massa talmente potenti da risultare inconcepibili.

C'è anche Peter Quill alias Star- Lord  (  interpretato da  un sorprendente Chris Pratt ) il classico l'eroe in cerca del suo passato, così come non ovviamente l' eterogeneo gruppo dei buoni, degli anti eroi, anzi degli eroi per caso che si uniscono a lui  con le loro dinamiche interne, i loro conflitti interpersonali che ancora più ovivamente finiranno per trasformarsi in stima e rispetto reciproci.
Insomma, in Guardiani della Galassia vengono proposti tutti temi usuali della più classica fantascienza cinematografica.
Niente di nuovo sotto il sole, niente che non si sia già visto centinaia di altre volte al Cinema.
Quello che cambia in questo caso non è "quello" che viene descritto, "quello" che viene detto, ma è il "come" viene descritto, il "modo" in cui le cose vengono raccontate.
E' in parole povere l'equilibrio generale  di tutte le componenti del film che funziona, l'alternanza dei tempi comici a quelli epici, dai momenti fracassoni  - che pure non mancano - a quelli drammatici.
Guardiani della Galassiaè uno di quei, sempre più rari, film in grado di non prendersi sul serio senza però mai scadere nel ridicolo. E dove l'utilizzo di tutti gli stilemi narrativi, non si trasforma nell'ennesimo vuoto videoclip, l'ennesimo frullato modaiolo senza anima ma semmai si riesce a trattare cose già dette centinaia di altre volte, in maniera da farle sembrare nuove e fresche senza nemmeno sminuire il risultato finale.



C'è anche ovviamente il legame con l'universo dei personaggi della Marvel - sia quello originale dei comics editi dalla Casa delle Idee, ma anche quello dei film precedenti - ed infatti ci  sono tutta una serie di riferimenti alle altre pellicole ( in primis lo stesso Avengers con la presenza di Thanos e del suo scagnozzo The Other  ed anche di  Thor: the Dark World con la ricomparsa del Collezionista  interpretato da Benicio del Toro )

Ma bisogna considerare anche un terzo aspetto in questo film.
E non possiamo farlo senza considerare l'importanza dell'influenza del suo regista.

La Marvel ha quasi sempre cercato di affidare la regia delle sue produzioni a cineasti veri, non a semplici shooters ma a gente dotata di una propria sensibilità personale, artisti capaci - pur nel rispetto della continuità stilistica della serie - di lasciare la propria impronta personale al girato ( a parte poche eccezioni come l' anonimo Marc Webb dell' orrido The AmazingSpider- Man 2: Il Potere di Electro); finora gli esempi più lampanti a testimonianza di  questa filosofia erano stati Joss Whedon e Kenneth Branagh ma in questo caso la produzione compie un ulteriore passo in avanti designando come regista di Guardiani della Galassia il talentuoso James Gunn.

Gunn proviene  dal mondo dell'horror, per anni ha infatti lavorato per la Troma Entertainment la piccola casa di produzione cinematografica indipendente specializzata in film dall'alto tasso di gore ed umorismo in veste di sceneggiatore e di regista, suo infatti era la responsabilità per quel piccolo gioiello del trash che fu Tromeo and Juliet in seguito lasciata la Troma, James Gunn ha diretto nel 2006 il  capolavoro  splatter intitolato Slither.
Tutte esperienze che il cineasta mette al servizio di questa produzione
Oltretutto, divertendosi un mondo al farlo.

Il film contiene per questo tutta una serie di citazioni e di rimandi ai precedenti lavori del regista.
Ed anche tutta una serie di guest star e di camei spesso però, facilmente riconoscibili solo agli occhi degli spettatori più esperti.
Dai tempi della Troma proviene ad esempio il cameo del patron di quella casa di produzione Lloyd Kaufman a suo tempo mentore proprio di Gunn ed ancora suo grandissimo amico, mentre daSlither arrivano gli attori Gregg Henry ( compare all'inizio del film nel piccolo ruolo del nonno di Peter Quill ) e Michael Rooker ( nella parte ben più corposa del criminale Yondu il capo dei Ravagers), nonché un minuscolo cameo vocale di Nathan Fillon. pearticolare questo - ovviamente - andato perso col doppiaggio italiano..
Quasi come se il regista sentisse il desiderio di chiudere tutti i conti con il suo passato lavorativo.


Non è solo questo comunque.
Guardiani della Galassiacontinua la tendenza, esplosa fin dai tempi del Batman nolaniano-  di far interpretare anche piccoli ruoli ad attori conosciuti, o comunque facilmente riconoscibili al punto che risulta difficile poterli citare tutti, tanti che sono.
 Elemento questo che per il cinephile rimane un valore aggiunto.
Non si può non citare comunque, perlomeno la star Glenn Close. Oppure  Karen Gillan la giovane attrice inglese proveniente dal mondo di Doctor Who  ( in quella serie era stata Amy Pond, una delle companion più amate del Dottore) ma qui risulta talmente truccata da risultare quasi irriconoscibile  nel ruolo della malvagia Nebula. Oppure l'altro attore britannico Peter Serafinovicz, uno dei comprimari di lusso di Shaun of  the Dead

Ma, il merito della riuscita del film deve essere riconosciuto in primo luogo al cast principale.
Se del Peter Quill di Chris Pratt abbiamo già detto, vanno sicuramente ricordati anche Zoe Saldana che veste i verdi panni di Gamora, va detto di come ormai l'attrice di origine dominicano-portoricana sia praticamente abituata a recitare sotto pesante make up sin dai tempi di Avatar.
Molto bravo anche il wrestler Dave Bautista, ultimo di una lunga serie di lottatori che cerca di riciclarsi in veste di attore e che in questo caso dimostra anche di saper recitare il minimo indispensabile per non sfigurare.

Sono però i due personaggi resi in motion capture ad aver attirato la maggior parte delle attenzioni: naturalmente sto parlando dell'uomo albero Groot  con la sua unica espressione tormentone "Io sono Groot" (doppiata nell'originale da Vin Diesel)  ed il burbero procione intelligente Rocket Racoon.
I loro battibecchi, la loro complicità forniscono quello che io chiamo l'apporto della filosofia  disneyana alla pellicola, e per filosofia disneiana intendo la descrizione dell'amicizia tra due esseri che si sentono e sanno di essere profondamente diversi da tutti quelli che li circondano e per questo sviluppano una profonda e sincera simbiosi.

La semplicità che si trasforma in visione epica, l'incontro degli stili che riescono a compenetrarsi tra loro, la rielaborazione della più classica space opera aggiornata agli anni duemila, battaglie spaziali, personaggi ed attori indovinati che riescono ad interagire in maniera ottimale tra loro questo è Guardiani della Galassia.
Niente di nuovo sotto il sole.
Ma la cosa più importante è che, almeno in questo caso, tutte queste cose messe assieme funzionano.



Ma funzionano perché dimostrano che si può realizzare un film commerciale senza sacrificare non dico la qualità ma perlomeno una certa coerenza nella realizzazione.
Guardiani della Galassia non sarà certo il nuovo Star Wars, e del resto, come potrebbe?
Però di sicuro, tra tutti i film prodotti ultimamente è forse quello che si avvicina maggiormente a quella filosofia, a quel modo di fare cinema di fantascienza.

ZOMBIES (2015)

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Sam Coleman è uno dei pochi sopravvissuti di un mondo distrutto da un virus che ha trasformato la maggior parte della popolazione umana in mostri affamati di carne umana.
L'uomo non è certo migliore di altri,infatti  è riuscito a sopravvivere solo grazie ad una sfortuna sfacciata; adesso però è in cerca di sua figlia Stacy. Flebili segnali sembrano far credere che la bambina sia ancora viva, nascosta dai militari non si sa dove.
Nel corso della sua estenuante ricerca, Sam  riscopre la speranza e si riappropria della propria umanità.  Arriva così l'incontro con Josh, un altro bambino di cui Sam finirà per diventare una sorta di figura paterna; arriva anche l'incontro con altri gruppi di sopravvissuti.
Ma la civiltà può essere ricostruita? Oppure la razza umana è costretta a ripercorrere sempre gli stessi medesimi errori?
Mentre Sam si pone tutte queste domande, mentre Serge La Pointe un ex attore canadese divenuto leader dei superstiti tenta di trovare un posto dove ricominciare per lui e per tutti i suoi compagni....gli zombi continuano ad aumentare.
E ad assediare i vivi.

Che i cari vecchi morti viventi siano di moda non è un segreto per nessuno, una buona parte - non tutta certamente, ma di sicuro una parte fondamentale del merito per la nascita di questa moda è stato l' arrivo nel 2005 del primo numero del fumettoThe Walking Dead  ( comics che continuo a leggere sempre con grande piacere ) e poi, qualche anno dopo, è arrivato anche il successo planetario del serial televisivo ( che invece mi lascia altamente perplesso a causa delle numerose cazzate ingenuità presenti puntata dopo puntata ) tratto dal medesimo fumetto.


Quel primo successo ha reso possibile la nascita di tutta una serie di progetti analoghi, alcuni riusciti, altri sinceramente molto meno.
Questo non solo in America ma in tutto il resto del mondo.
Nel 2010 infatti in Francia esce per i tipi delle edizioni Soleil il volume La Divine Comédie, il primo capitolo di una trilogia a fumetti chiamata Zombies.
Oggi, questo stesso fumetto sbarca anche in Italia tradotto in un unico volume che contiene  l'intera trilogia in edizione integrale.
Autori del fumetto sono due artisti transalpini: lo sceneggiatore Olivier Peru ed il disegnatore Sophian Cholet, entrambi molto giovani ma già talentuosi.

Olivier Peru racconta una vicenda che è certamente debitrice dei tanti film di George Romero e del già ricordato The Walking Dead , tanto per dire, anche in questo caso la narrazione comincia nel momento in cui tutte le strutture sociali e governative sono già cadute in un mondo in cui sacche disperate di umanità tentano di sopravvivere; perfino gli zombi presenti nel fumetto sono quelli che ormai siamo abituati a conoscere, e cioè:  famelici, pericolosi, contagiosi ed assolutamente inesorabili.
Gli elementi per raccontare la  solita lotta per la sopravvivenza, in definitiva,  ci sono decisamente tutti.
Al tempo stesso però lo scenarista riesce a far in modo che quegli stessi elementi siano aggiornati ed attualizzati in chiave differente dal solito.
Mi spiego meglio. 
Di solito quando si narra una storia "di" e "sugli" zombie  due sono le strade che potrebbero essere praticate dagli autori: la via semplice e in cui ci si può limitare a tratteggiare il semplice conflitto tra normali ed infetti, tra uomini e mostri, tra vivi e morti e così via.
Di solito chi pratica quella strada insiste molto su sparatorie, riserva grande attenzione verso gli aspetti gore e splatter e sulle attività alimentari dei morti viventi. Se poi  proprio dobbiamo dirla tutta, un autore che pratichi quella strada narrativa sovente  non insiste più di tanto su approfondimenti o sulla caratterizzazione dei suoi personaggi , che sono tutti anonimi, antipatici o intercambiabili;;anzi i vari personaggi hanno la stessa importanza e la stessa valenza narrativa che potrebbe avere un hamburger all'interno di un Mc Donald's 



Con la seconda via, quella autoriale invece il creatore sfrutta il contesto della zombie apocalypse come scusa per inserire  un messaggio.
Che, poi  - a voler vedere bene -  è sempre lo stesso.
Cioè che la maggior parte degli esseri umani, se posti in condizioni estreme, finiscono per perdere quella sottile patina di civiltà che li riveste, dimostrandosi più mostruosi dei mostri medesimi.

Ora, Olivier Peru almeno nei primi due tomi della serie ( il già ricordato La Divina Commedia e il successivo intitolato suggestivamente La Brevità della Vita) affronta le cose da un diverso punto di vista, offrendoci un ritratto meno nichilista del solito. I suoi personaggi, la maggior parte di loro  perlomeno, sono figure estremamente positive: lo stesso protagonista Sam Coleman praticamente adotta il piccolo Josh che ha perso il resto della sua famiglia e se ne prende cura quasi come se fosse lui il padre, lo stesso Josh, un bambino cresciuto troppo in fretta  sarà responsabile del recupero di una sorta di ottimismo e di gioia di vivere per Sam che credeva di aver perso tutto quello che gli rimaneva della sua vecchia natura; altrove troviamo un manipolo di militari che si prende veramente cura dei civili che gli sono stati affidati; in altre pagine ancora assistiamo ai tentativi dei vari gruppi di sopravvissuti non di farsi la guerra, non di depredare quel poco che è rimasto quanto bensì di aiutarsi a vicenda; lo stesso capo di uno di questi gruppi, un ex attore canadese di film action ( simpatica invenzione questa) come suo unico scopo ha quello di salvare quante più vite umane possibile. E, se anche capita che alcuni di questi personaggi possono compiere errori, a volte anche clamorosi spesso lo fanno animati da buone intenzioni( ad esempio, in una delle scene più strazianti del primo capitolo un uomo spara per errore ad un altro personaggio che sta avendo una crisi epilettica solo perché teme che sia stato morso dagli zombi.
Però, attenzione, Zombies non è certo una serie ingenua o dotata di una visione buonista e semplicista delle cose, quanto piuttosto è un tentativo di dare una chiave di lettura più ottimista che descrive il tentativo di ricostruzione di una forma di civiltà organizzata. Ma ricordiamoci che anche nel mondo di Zombies la tragedia è spesso dietro l'angolo e- credetemi - non mancano neppure momenti di crudeltà, di violenza ed  i gesti di egoismo, solo che spesso questi momenti vengono semplicemente raccontati e non mostrati, oppure rimangono sullo sfondo rispetto alle manifestazioni di umanità dei vari protagonisti principali.

 In una parola, Olivier Peru preferisce mantenere intatto il sottile fil rouge della speranza, magari lasciandolo sottofondo, magari mimetizzandolo ma preferisce che ci sia..

Anche se, questa visione nel terzo capitolo, Sommario di Decomposizione sarà parzialmente ribaltata e parzialmente stravolta. Perchè a qualsiasi sceneggiatore di una certa bravura piace rimescolare le carte e Olivier Peru non fa eccezione.

Così come non manca l' aspetto orrorifico e catastrofico e non si lesina nemmeno con la guerra contro gli infetti, che poi è la ragione prima per l'esistenza di ogni fumetto, film o telefilm a tema zombie che si rispetti, anzi diciamo pure che s'incontrano più morti viventi in una pagina di Zombies che in tutte le prime due stagioni televisive di The Walking Dead.

La sceneggiatura soffre però di una caratteristica comune del fumetto francese risultando in diversi momenti eccessivamente verbosa ed  a tratti prolissa. Non si tratta di una pecca in sè stessa però la cosa finisce spesso per ingabbiare e sacrificare i disegni del bravo Sophian Cholet, che meriterebbero spazi più ampi.

Cholet si dimostra la rivelazione migliore di tutto il libro, il suo tratto è preciso, dettagliato e maturo. Il disegnatore dimostra così di aver saputo unire la grande tradizione della scuola  della bande dessinèe francofona con la visione statunitense del fumetto d'azione.
Cosa che, visti i tempi, certamente non è poco.
Riguardo ai fumetti d'oltralpe devo aggiungere che ho sempre invidiato la capacità che hanno gli operatori di quel settore nel riuscire a mantenere una buona qualità media nelle loro produzioni, sia nelle serie di elite sia in quelle per il pubblico medio, sia nelle produzioni mainstream che in quelle di genere; capacità che un tempo possedevamo pure noi ma che nel corso dei decenni ci siamo lasciati sfuggire.
Non sto facendo un discorso esterofilo, sto semplicemente parlando di rispetto per il lavoro creativo che altrove c'è mentre in Italia manca.
Probabilmente è un ragionamento che dovremmo ricominciare a fare anche da noi.
Nnon solo per i fumetti, ma anche per il Cinema e per le serie Televisive.


Visto il successo della prima trilogia a fumetti in patria, Peru e Cholet sono già al lavoro su un secondo ciclo suddiviso in ulteriori tre volumi mentre da noi recentemente ci ha pensato - come ho scritto all'inizio del mio post - la Saldapress che ha pubblicare in un unico volume i tre tomi.

OLIVIER PERU -SOPHIAN CHOLET
ZOMBIES - EDIZIONE INTEGRALE.
Pag. 156         Edizioni SALDAPRESS.
Cartaceo         EURO 15,90.
ISBN   9788869190193

FANTASCIENZA IN TV: QUANDO LA RAI NON ERA SOLO PRETI E COMMISSARI.

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La televisione italiana. Le produzioni del nostro paese.
Le amiamo, le odiamo, più spesso ancora le ignoriamo preferendo soffermarci su serie televisive americane o inglesi.
E la cosa più triste è che spesso abbiamo ragione nel farlo.
Parliamoci chiaro: non è che ci sia molta scelta.
Le produzioni italiane di questi ultimi decenni sono un concentrato di luoghi comuni, pressapochismo, buonismo zuccheroso e rivoltante. La recitazione poi, il più delle volte è quella che è, senza dimenticare poi che i generi affrontati, gli argomenti trattati, i toni narrati sono sempre gli stessi: insomma se non si tratta di Commissari sono carabinieri, se non ci sono preti ci sono suore, oppure se andiamo proprio di lusso ci propinano  inattendibili biografie in cui il personaggio trattato è sempre invariabilmente bbbuono e sssanto. Alle volte, scherzando (ma non troppo), penso che se oggi facessero una versione televisiva dell'Iliade la RAI la farebbe finire con un prete che fa fare la pace a troiani e achei, e nell'ultima scena farebbero entrare Elena di Troia in Monastero pentita della sua precedente infedeltà così giusto per metterci un forzato lieto fine.
Oppure ancora più semplicemente la trasformerebbero in un giallo, con un commissario chiamato dagli achei ad investigare sull'omicidio di Menelao.
Eppure, non è sempre stato così.


C'è stata un epoca in cui la RAI -incredibile a dirsi- produceva sceneggiati a tema horror e perfino la tanto vituperata fantascienza.


Più volte ho parlato di queste vecchie produzioni, ad esempio quando ho parlato di A Come Andromeda.
Certo era un altro modo di fare televisione e quella era un altra RAI però - forse sarò un illuso ancora più probabilmente sarò un fottuto nostalgico - niente e nessuno mi leverà mai dalla testa che anche così si facesse servizio pubblico.
Ecco alcuni esempi, esempi di cui in futuro parlerò più diffusamente, dedicando nei prossimi mesi dei post appositi ad ognuno di loro, però cominciamo ad introdurli con qualche cenno: 

GAMMA  (1975)   

Comincia tutto con un condannato a morte che percorre futuristi corridoi, la sua destinazione finale è un' ancora più futuristica ghigliottina.
Che immancabilmente, compie il suo macabro dovere.
Tutto questo in prima serata.
Figuratevi cosa dovesse aver provato un bambino che nel 1975 si fosse trovato a dover assistere senza filtri ad una scena come questa.
Il giovane condannato si chiama Daniel Lucas, veniamo anche informati che ci troviamo nella Francia  di un imprecisato futuro, non viene detta una data precisa, ma siamo nel futuro.
Anche se è un futuro che sa tanto di anni 70 s
Poco dopo la morte di Daniel - che è sì colpevole ma che è stato strumentalizzato nei suoi crimini dalla senza scrupoli Marianne Laforet - facciamo la conoscenza con il vero protagonista di tutta la vicenda: il corridore Jean Delafoy.
Jean subisce un pesante incidente, che gli crea danni cerebrali permanenti, il suo destino parrebbe  quindi segnato  ma c'è un medico che propone alla famiglia di Jean un operazione innovativa.
Un trapianto di cervello.
L'identità del donatore dovrà rimanere anonima.
Inizialmente l'operazione sembra avere successo, ma dopo poco tempo le abitudini di Jean Delafoy cambiano radicalmente.
Diventando simili a quelle dello scomparso Daniel.
Sopratutto però Jean sembra desideroso di vendicarsi di Marianne, che lui apparentemente non conosce.

Questa era Gamma.
Quattro puntate in tutto, ognuna della durata di almeno un ora. andate in onda dal 21 ottobre all'11 novembre del 1975 sulla prima rete. La regia era stata affidata all'esperto Salvatore Nocita, mentre il soggetto era dovuto al medico Fabrizio Trecca  (si, proprio quel Fabrizio Trecca che nel corso di tutti gli anni 90s avrebbe imperversato all'interno di miriadi di reti private conducendo le più disparate rubriche di  medicina ).

Ad interpretare il ruolo di Jean Delafoy venne chiamato Giulio Brogi, che in seguito avrebbe preferito frequentare ruoli teatrali piuttosto che il piccolo schermo, mentre  Marianne ha le fattezze di Laura Belli. In un ruolo secondario si rivide anche la stessa Nicoletta Rizzi, che anni prima era stata protagonista di A Come Andromeda

Gamma in un certo senso soffriva dei limiti imposti dai canoni comuni imposti alle produzioni RAI del periodo, tanto per cominciare l'elemento fantascientifico è subordinato a quello giallo; i ritmi poi erano indubbiamente più lenti di quelli attuali.



Però la cura nella realizzazione, la qualità della recitazione, la colonna sonora sono spesso superiori a quelle attuali. Inoltre Gamma presenta numerose riflessioni su alcuni temi molto in voga in quella porzione degli anni 70s tra cui il diffondersi delle droghe ( che preoccupava molto la società italiana dell'epoca ), l'interesse per i progressi della medicina e la fine di molti degli idealismi e degli entusiasmi che avevano animato i decenni precedenti. 
Insomma, nonostante alcuni difetti, stiamo parlando di uno degli sceneggiati più famosi della produzione fantascientifica dell' emittente di stato.

EXTRA  (1976)
Extra è stato a lungo considerato una delle produzioni più anomale e misteriose di tutta la storia dellaRai-TV: proiettato una sola volta nel marzo del 1976 e poi per decenni mai più replicato. Per molto tempo sembrò che non se ne dovesse nemmeno parlare, che si volesse stabilire una sorta di oblio su questa produzione minore della nostra emittente di stato. 
Solo recentemente il tabù sembra stato infranto con la replica sul canale Rai Premium.

I motivi di questa dimenticanza ?
E' presto detto: Extra parlava di UFO, di alieni e di avvistamenti, un altro argomento che teneva banco nel corso degli anni 70s e lo faceva parlando di un controverso caso di cronaca, un presunto caso di abduction verificatosi nel 1973 nella piccola cittadina americana di Pascagoula, un caso rimasto insoluto ancora oggi.
Inoltre tra i personaggi compariva (interpretato dall'attore goriziano Mario Valdemarin ) il discusso ricercatore americano Joseph Allen Hynek
Protagonista dello sceneggiato era invece  Mario Albertini, un attore molto amato dal pubblico nonché una delle presenza costanti del piccolo schermo di quel decennio. 

 Non aiutarono la popolarità dello sceneggiato presso i benpensanti le dichiarazioni del regista Daniele D' Anza, il quale riferì di aver ricevuto "strane telefonate"  e di essere stato contattato da ancora più "strani esseri"subito dopo la conclusione dello sceneggiato.
D' Anza però era uno dei migliori registi che la televisione avesse a disposizione a quel tempo, per la RAI aveva infatti già realizzato IL Segno del Comando ( di cui ho parlato QUI) e L' Amaro Caso della Baronessa di Carini ( di cui ho parlato QUI e QUI). Da questi sceneggiati, proveniva anche lo sceneggiatore Lucio Mandarà, decisamente più scettico rispetto al suo amico D' Anza e più interessato all'aspetto sociologico e alle radici folkloristiche del Mistero piuttosto che al Mistero stesso.
Extra quindi è la summa del pensiero dei due autori, il risultato dell'incontro delle loro opposte visioni.
 Una via di mezzo tra lo sceneggiato e la docufiction, una inchiesta sul fenomeno UFO che alla fine non propende per nessuna delle due ipotesi.

Extra, col passare del tempo è diventato uno dei più oscuri oggetti del desiderio degli appassionati, non solo di fantascienza ma della televisione tout court.

UOVA FATALI (1977)

 Di genere totalmente diverso fu questo Uova Fatali.
Al timone c'era il maestro Ugo Gregoretti, uno di quei registi a cui dovrebbero dedicare statue in ogni piazza d'Italia. Autore anche della sceneggiatura il cineasta romano adattò per la televisione il romanzo omonimo dello scrittore russo Bulgakov amplificandone i toni satirici, la critica e l'ironica denuncia degli errori  dei governi totalitari.

Ma Gregoretti compì anche numerose scelte di regia decisamente pionieristiche per i tempi.
Venne fatto un massiccio uso del chroma key, vennero costruiti anche diversi modelli giganti di mostri.

La Trama?
Nella Mosca degli anni 20s, nel tentativo di porre rimedio ad una tremenda carestia che affligge la Russia, il professor Persikov sviluppa un potente raggio in grado di accelerare lo sviluppo delle cellule animali.  Lo scopo di Persikov sarebbe la creazione di una razza di galline giganti a scopi alimentari, ma a causa di un errore burocratico alla fattoria che si dovrebbe occupare dell'incubazione della nuova fonte di nutrimento vengono consegnate uova di rettili.
Inutile dire che il risultato finale sarà un cataclisma.
E creature giganti e sanguinarie simili a dinosauri devasteranno Mosca.




Lo stralunato ed ingenuo Persikov ebbe le fattezze di Gastone Moschin mentre nel cast spiccava anche un giovanissimo, ed all'epoca sconosciuto, Alessandro Haber.

Bisogna anche dire che i vertici dell'ente televisivo inizialmente tentennarono quando Gregoretti presentò il progetto dello sceneggiato.
I costi iniziali sembravano proibitivi, inoltre dal momento che molti effetti speciali erano in fase sperimentale i dirigenti dubitavano perfino che la RAI potesse realizzare una trasmissione televisiva.
Dal canto suo Gregoretti era disposto a concentrare tutta la storia in sole due puntate, ma non voleva rinunciare alla sua visione della sceneggiatura.

La soluzione, il compromesso lo trovò un grande giornalista.
Quel giornalista era il veneziano Ugo Zatterin.
 Zatterin era stato un collaboratore della RAI sin dagli albori delle trasmissioni televisive, non solo conosceva ogni angolo dell' azienda ma era uno che sapeva come gestire il mezzo televisivo.
Da qualche anno inoltre Ugo Zatterin era stato nominato direttore del Centro di Produzione di Torino che all'epoca era  tecnologicamente all'avanguardia in Italia e in Europa
Zatterin per ammortizzare i costi propose di girare le Uova Fatali proprio a Torino -dove esistevano tecnici in grado di ottenere ottimi risultati anche con pochi capitali, inoltre ebbe la felice intuizione di realizzare contemporaneamente allo sceneggiato un documentario in cui venivano svelati tutti i segreti, le tecniche di realizzazione e gli effetti speciali impiegati nello sceneggiato.


I Segreti delle Uova Fatali  divenne quindi a tutti gli effetti una sorta di terza puntata dello sceneggiato (che inutile dirlo ebbe un ottimo successo di pubblico )
Era un' altra RAI, per l'appunto.
Anche grazie alla gente che ci lavorava, professionisti come Gregoretti; Zatterin e gli anonimi tecnici che realizzarono gli effetti speciali de le Uova Fatali.

Negli anni successivi i dinosauri ed i rettiloni creati da Gregoretti vennero reimpiegati e riciclati in altre trasmissioni mentre il documentario I Segreti delle Uova Fatali venne adottato come "libro di testo" in numerose scuole di regia.
Certo, rivisti con gli occhi di oggi   molti di questi sceneggiati potrebbero sembrare eccessivamente lenti e fin troppo didascalici e pedagogici (gli anni passano per ogni cosa) però erano prodotti figli del loro tempo, un tempo in cui comunque esisteva voglia di sperimentare, di provare a battere strade nuove senza rinchiudersi all'interno di confini narrativi troppo stretti.
C'era una curiosità, una professionalità, una capacità di stare sulla contemporaneità che oggi spesso manca.
Alle volte mi chiedo, quando scrivo queste cose, se non sto diventando un vecchio nostalgico - o se sto diventando vecchio e basta - poi però mi capita di assistere all'ennesima replica de La Omicidi o de Il Capitano oppure a fiction religiose come Bakhita. La Santa Africana e mi chiedo se non è invece la RAI* ad essere diventata - espressivamente parlando - troppo vecchia e fuori dalla realtà.

* Ma il discorso vale anche per Mediaset (anzi su certe cose Mediaset è perfino peggio della RAI ) e per molte delle fiction odierne.
Ci sono naturalmente delle lodevoli eccezioni come Montalbano oppure la Gomorra di Sky, lo stesso Don Matteo preso in piccole dosi non è troppo male ( certo è pur sempre l'ennesima storia con protagonista un prete che cerca di convertire tutti e che effettua indagini su omicidi, però per chi come me è cresciuto negli anni 70 s Terence Hill rimane sempre Terence Hill!) ma il panorama generale, tra fiction religiose, santini, preti, commissari e carabinieri rimane abbastanza deprimente.
Per non dire noioso.
Parere personale.

TALKING ABOUT GENE O' NEILL

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Le avete chieste, le avete sollecitate quando le avevo eliminate, quindi ecco che con enorme gioia ( mia prima di tutto ) tornano le schede di presentazione dei futuri intervistati di Nocturnia.
Tornano quindi a grande richiesta i Talking About...
Stavolta l'ospite è uno scrittore famosissimo  nei paesi anglosassoni ma ancora poco pubblicato da noi (anche se le cose stanno lentamente cambiando,  come diremo verso la fine)

Preparatevi a fare la conoscenza con Gene O'Neill

Gene O' Neill  (classe 1938) è uno scrittore americano, attivo in tutti i settori della narrativa di genere ( un autore multiforme, quindi, anche se la sua maggiore specializzazione  rimane proprio ,l'horror )

O' Neill però prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura ha seguito la trafila classica degli scrittori USA, l'uomo infatti ha cercato di trovare una propria strada attraverso numerose attività differenti: il futuro scrittore nel corso degli anni ha lavorato come postino, è stato giocatore di basket, pugile dilettante e perfino prestato servizio come marine degli Stati Uniti.
Ma, nel 1979 qualcosa cambia,  frequenta i corsi del prestigioso Clarion West Writers Workshop e comincia così la sua lunga carriera professionale in veste di scrittore. Varie riviste specializzate, tra cui Fantasy and Science Fiction; Cemetery Dance Magazine e Twilight Zone Magazine (ed in anni più recenti anche la rivista digitale Apex Magazine ) cominciano ad ospitare i suoi racconti.
Ai racconti seguiranno splendidi romanzi.
Ed è una narrativa spesso ai confini dei generi, quella di O'Neill, le sue opere sono un riuscito mix di vari generi: Science fiction, fantasy ed horror,li racconti migliori dell'autore sono della fiabe dark apparentemente crudeli ma che nascondono una visione poetica ed altamente umanistica che cerca di coniugare al contempo emozione e riflessione.

Descriviamo un attimo, alcune tra le sue opere, lui tra racconti e romanzi, ne ha scritte almeno un centinaio, ma noi ne citeremo almeno tre:



Uno dei suoi romanzi più importantiThe Burden of Indigo pubblicato nel 2002 dalla Prime Booksè ambientato in un futuro post apocalittico, in cui l'umanità superstite vive per la maggior parte in città fortezze (mentre gli spazi aperti sono il regno di gruppi indipendenti chiamati Fremen)
Il protagonista del romanzo, Gaeton Nuccion si macchia di un crimine orribile e per punizione tutto il suo corpo viene  dipinto di indaco ( nel romanzo è il colore che viene  dipinto ai colpevoli dei reati di natura sessuale). L'uomo inoltre viene costretto a pellegrinare senza meta e senza potersi mai fermare per la terra devastata.
Ma dopo trent'anni di punizione Gaeton è un uomo diverso, ormai cambiato il protagonista  è pentito in cuor suo del suo passato gesto, la sua unica speranza è che la vernice che riveste la sua pelle un giorno possa scomparire per renderlo libero.
Però il colore indaco rimane e continua a macchiarlo - in tutti i sensi- nel corpo e nell'anima.
Il lettore è a conoscenza che in passato Gaeton Nuccionè stato una persona spregevole, l'autore anzi lo mette in chiaro senza possibilità di generare incomprensioni o fraintendimenti,  eppure però O'Neill porta lo stesso il lettore a chiedersi se Gaeton, ormai non sia diventato una persona diversa e quindi meritevole di redenzione e di perdono.
Una domanda difficile che darà luogo a risposte non univoche.

Il tema post apocalittico torna anche nel successivo The Confessions of St. Zach, una novellette di 55 pagine proposta dalla Bad Moon Books completamente incentrata sulla figura di Jacob Zachary, un professore universitario, che per puro caso si trova ad essere uno dei pochi scampati ad un olocausto nucleare.
L'uomo dovrà trovare nuovi e creativi modi per far restare in vita (e sopratutto in salute ) la sua famiglia.
Per farlo però dovrà compiere delle scelte .
Scelte che non saranno per niente facili.


Ma è con la raccolta The Taste of Teenderloin ( pubblicato dal piccolo editore Apex Pubblications, lo stesso  che in America pubblica i libri di Lavie Tidhar) che Gene O' Neill dà il meglio di sè. Lo scrittore sceglie di ambientare otto storie nel Tenderloin, il famigerato quartiere  a luci rosse di San Francisco, otto storie di vite - in alcuni casi intrecciate tra loro . Ma non abitanti qualsiasi. I protagonisti sono prevalentemente sconfitti, ousiders ed  emarginati della società che cercano comunque di conservare la loro umanità residuale.
L'autore così compie un unico lirico affresco, un quadro in cui viene ridata dignità ai loosers, tutte figure a cui l'artista ha sempre guardato con simpatia.
The Taste of Tenderloin vince nel 2010 il Bram Stoker Award, il massimo riconoscimento mondiale dedicato alla narrativa del perturbante, ma già in passato altre opere dello scrittore erano giunte in finale a quel premio ( così come in molte altre manifestazioni )

Nel corso degli anni, il successo  del "nostro" varca i confini dei paesi di lingua inglese,  i romanzi e le antologie di Gene O' Neill  sono dunque stati tradotti in molti altri paesi, tra cui  Russia,  Francia e  Spagna.
Qualcosa comincia a muoversi anche nel nostro paese, però.
Attorno al 20-23 giugno dovrebbe infatti uscire per i tipi di Kipple Officina Libraria la raccolta Tenderloin Sud 5, che avrà come contenuto due racconti lunghi di Gene O'Neill e due racconti dello scrittore italiano Alessandro Manzetti(  firmati con l'abituale A.K.A  Caleb Battiago )

E con questo, si può dire, che anche lo Zio Nick, di tanto in tanto riesce a dare qualche anteprima.

Oggi lo scrittore vive felicemente assieme alla moglie Kay nella loro casa tra i vigneti della californiana Napa Valley facendo quello che più ama al mondo.
Scrivere.

Tra qualche giorno farò uscire l'intervista (la prima concessa in Italia dallo scrittore ) nella consueta duplice versione in lingua italiana ed inglese.
Mi ci vorrà un pochettino perché il tempo a mia disposizione  diventa sempre meno.
Ma tanto voi mi capite, vero?

Caro Blog ti Scrivo...

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Questo post nasce dalle riflessioni causatemi dalla lettura di questo post di Patricia Moll.
La mia amica ne approfittava per festeggiare un anno di attività ( a proposito: ancora auguri Pat!) e da questo ne scaturivano tutta una serie di riflessioni sui motivi per cui aveva cominciato a scrivere e per cui continuava a farlo. Nello stesso periodo il bradipo costretto alla lontananza dalla rete per un problema al suo computer (bentornato fratello! Ci eri mancato) raccontava qui di quanto gli fosse mancata la sua attività di scrittura quotidiana, il suo contatti ed anche il momento in cui scriveva i suoi pensieri.
Nel frattempo io però, mi ritrovavo per caso davanti al mio primo post scritto ben quattro anni fa.
Quattro anni! No, dico quattro anni sono un' eternità in rete!
Ore levate alla famiglia, al sonno,  ad un mare di altre passioni, alle scampagnate al sole, alla collezione di francobolli, ai nipoti, alla lettura, porca miseria perfino alle cose più ridicole e stupide che mi possano venire in mente che però in questo momento potrebbe venirmi il desiderio di fare invece di scrivere i miei post.

Si, ok, sono passati quattro anni, ma non scrivo queste due parole in croce per autocelebrarmi e nemmeno per raccontare la storia di Nocturnia e della sua nascita.
Voglio dire IO conosco benissimo la storia della nascita di Nocturnia; storia che  oltretutto ho raccontato talmente tante di quelle volte che oramai volenti o nolenti, la conoscete anche voi.
No, il motivo è un altro, il motivo è capire cosa  continua a spingere ME dopo quattro anni a continuare a sedermi sulla solita sedia e scrivere i miei post.
Sopratutto in considerazione che altri blogger come Diego una volta terminata la loro attività pare non ne sentano per niente la mancanza.


Certo, a me scrivere piace, mi sembra ovvio, perfino scontato, se facessi una cosa senza piacere, per obbligo o se ancora peggio se facessi una cosa che mi fa soffrire tanto varrebbe farmi martellare i coglioni fare altro, le alternative sono tantissime.
Piace anche essere letto, anzi non credete a coloro che dicono il contrario, che scrivono solo per sé stessi perché mentono sapendo di mentire.
Eppure basta questo?
Possono da sole queste due cose a giustificare quattro anni di levatacce mattutine?
Evidentemente si.
Ma non da sole.
Sotto c'è anche qualcosa'altro.
Qualcosa di molto più profondo.

Sicuramente non lo faccio per dare lezioni di Stile o Vita.
Ma chiiii io con questa faccia? Ma l'avete vista bene?
Internet è piena di tizi che hanno una risposta pronta su tutto, di gente che ha capito tutto della vita, che lancia nuove scuole di pensiero o che è convinta di avere sempre ragione su ogni possibile argomento dello scibile umano.
Diffidate anche di loro, dal momento che chi è convinto di aver capito tutto di solito nasconde solo una immensa, incredibile, incommensurabile povertà di pensiero e di anima.
Ed inoltre, statisticamente i  "Maestri di Vita" quelli che vogliono Dispensare la loro Personale Versione della Verità Universale sono sempre quelli che scatenano i peggiori disastri.

No, dopo aver a lungo pensato credo di aver compreso i motivi per cui continuo a scrivere .
Vedete Nocturnia è il mio piccolo angolino di mondo, un posto dove posso dimenticare per qualche istante le brutture quotidiane , un po come fa col suo blog il caroAriano Geta.
Ma non è nemmeno solo questo
Scrivere su Nocturnia mi ha permesso di venire in contatto con gente decisamente molto in gamba, con la parte migliore dell'umanità- e poco importa se nel corso del tempo di quel gruppo di blogger che seguivo all'inizio molti di loro si sono rivelati diversi da quello che credevo - l'importante è invece che ho trovato molta gente entusiasta di quello che fa e, credetemi di questo in giro c'è bisogno come del pane.



Cosa sarebbe la rete senza le persone che ho citato prima o senza Elisa Elena Carollo con la sua volontà di diventare un'attrice, senza gli Eddy Mazzarini o senza i Juan Segundo ?
Senza l'impegno per gli animali di Poiana o per la rete di Ximi- Blogghidee saremmo tutti molto più poveri.
Cosa sarebbe stato questo blog senza  le Romina Tamerici , i Salomon Xeno, i TOM  e senza pensierospensierato, o Lady Simmons e senza tutti quelli che sono sul mio blogroll,  quelli che ne hanno fatto parte e anche per tutti coloro che sono passati almeno una volta a commentare siamo sicuri che sarebbe la stessa cosa?
Non è che forse staremmo un pochettino tutti peggio?

C'è bisogno che aggiunga altro?
Si, c'è un motivo per cui continuo a scrivere ed è solo per il piacere della vostra presenza.
Siete voi che arricchite me, ogni giorno.
Tutti voi, quelli che ho citato e quelli che non ho citato (solo per motivi di spazio)
E lo avete fatto ogni giorno in tutti questi lunghi quattro anni.
Grazie!

RAGNI (2013)

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In attesa di proporre l'intervista con lo scrittore Gene O' Neill, per ingannare l'attesa vi presento la mia recensione di questo libro horror scritto dal giovane scrittore Claudio Vastano, libro uscito un paio di anni fa ma ancora facilmente reperibile.
Nel frattempo: Buon 25 Aprile a Tutti!


 Sinossi ufficiale:Charles MacDermhott è l’ultimo superstite della città di Revel e lotta strenuamente contro i ragni giganti che hanno scalzato l’umanità dal podio di specie dominante del pianeta Terra. Le giornate dell’uomo trascorrono in completa solitudine fino all’arrivo di Lucia; la ragazzina è in fuga da Jacksonville, l’inferno terrestre presidiato da orde di aracnidi corridori. Nessuno sa da dove provengano queste creature né chi le abbia create. C’è una sola certezza: non c’è modo di arrestarne l’avanzata. Se MacDermhott sembra abituarsi alla sua nuova condizione di “cacciatore eremita”, altri individui non sono dello stesso parere. Dalle ceneri della società umana divorata dai ragni giganti iniziano a emergere nuovi e più terribili mostri. Chi sono i misteriosi uomini in nero che tiranneggiano fra le strade di una città in rovina e quali sono le loro intenzioni? Mentre una nuova progenie di incubi si appresta a invadere Revel, MacDermhott comprenderà che la più terribile delle minacce può nascondersi soltanto nei meandri più reconditi della mente umana.


La prima volta che ho sentito parlare di Ragni è stato un anno fa, grazie ad un paio di post usciti su  siti solitamente ben informati: mi riferisco a questa recensione del McNab e a quest'altra de Il Flauto di Pan. Due blog molto interessanti, che all'epoca frequentavo abbastanza assiduamente mentre oggi, per meri motivi di tempo non riesco più a seguire quanto vorrei.
E me ne dispiace molto.

Dopo aver letto il libro, in sostanza posso dire di concordare con le opinioni di chi mi ha preceduto.
Ragni è un buon libro, un romanzo scritto bene da un autore - Claudio Vastano, classe 1975, originario di Lucca - che dimostra di conoscere  le regole del genere post- apocalittico. Il romanzo oltretutto omaggia i B Movie degli anni 50 s e  sa rendere in maniera discretamente adeguata le atmosfere da assedio tipiche dei libri e dei film horror anni 70s.
Ma non la cosa , almeno per me,non si ferma qui.

Anche in questo caso non c'è niente di nuovo, così come non c'è niente di nuovo nella chiave di lettura data da Vastano tra pagine del suo romanzo, cioè che l'uomo rimane sempre il mostro peggiore di tutti, la bestia più crudele.
Non a caso la fonte d'ispirazione maggiormente citata (e a ragione dai recensori ) è il romanzo Io sono Leggenda di Richard Matheson, o il film Night of the Living Dead (che pure è abbondantemente debitore del romanzo di Matheson ) con qualcos'altro al posto dei vampiri o degli zombi.
Ma questa non deve essere visto come un limite eccessivo, quanto semmai come il rito di passaggio  che devono affrontare tutti gli autori che si approcciano al genere catastrofico o apocalittico verso i  capisaldi del genere stesso. Già in un mio precedente postrimarcavo quanto fosse difficile per un artista dire qualcosa di nuovo rispetto a quei capolavori che hanno dettato le regole e che in sostanza hanno già detto buona parte di quello che c'era da dire.
Un autore però, pur  seguendo le regole del genere, può provare a dare una risposta diversa seguendo la propria sensibilità personale.
Magari soffermandosi su uno o due aspetti in particolare.

Anche Claudio Vastano a suo modo lo fa.
Ragni  così diventa l'incontro del post apocalittico, con un altro filone: l'eco-vengeance, cioè quel particolare sottogenere catastrofico in cui la Natura - o una parte di essa - si ribella all'uomo  per distruggerlo.

Claudio Vastano.
Nello specifico Vastano mette in scena i cari vecchi aracnidi, scelta indovinata direi, considerando il tipo di reazione che questi esseri possono facilmente causare in molte persone.
I ragni del romanzo sono creature gigantesche, implacabili, pericolosissime.  Non si conosce bene la loro origine e già all'inizio del libro si racconta di come le bestie  abbiano preso preso il sopravvento cancellando quasi ogni forma di resistenza. Esistono diverse specie di ragni, ognuna con le sue specificità, ognuna dotata di una forma diversa di pericolosità.
Il protagonista della storia, Charles McDermhott dedica le sua giornate a cacciare e a distruggere quante più bestie gli riesce e per farlo cerca di conoscere il suo nemico, lo studia, pur odiando i mostri dimostra quasi di rispettarli molto di più di quanto rispetti i suoi simili.
Perché almeno da loro sa cosa aspettarsi, riesce a comprenderne i meccanismi comportamentali a differenza di quanto avviene con i suoi simili, con gli altri esseri umani.
Ed è questo l'aspetto più interessante del romanzo, almeno per un appassionato di horror: il rapporto che si crea tra cacciatore e cacciati.
Così come risultano piacevoli alcuni scenari di distruzione urbana in cui immense ragnatele avvolgono quello che resta delle case abbandonate.
In fondo, non serve che un romanzo sia innovativo per far divertire i lettori e sotto questo ambito Ragni riesce nel suo intento.

CLAUDIO VASTANO.
RAGNI.
Pag. 196   Edizioni DUNWICH.
EBook: Euro 2,49
Cartaceo: Euro 9,90
ISBN: 9788898361021

Il Mio 25 Aprile.

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Da più parti sento voci affermare che i morti sono tutti uguali.
Sento altri negare il valore della resistenza.
Penso a quelli che fanno di tutto per spezzare questo paese.
Poi penso a quei ragazzi morti tra il 1943 ed il 1945
perché credevano in qualcosa.
Perché credevano fosse giusto difendere un ideale di libertà.
Perfino la libertà di parola di quei coglioni che oggi disprezzano quei giovani.

Rispetto per tutti i morti.
Ma chi era dall'altra parte difendeva Aushwitz.
E chi oggi vuole spezzare questo paese.
Almeno oggi abbia il buon senso di rispettare quei giovani.
Il mio 25 Aprile è questo.

INTERVISTA CON GENE O'NEILL

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Vi presento la mia intervista con lo scrittore statunitense Gene O' Neill vincitore del Premio Bram Stoker, per tutti coloro che fossero desiderosi di approfondire QUI potrete trovare una breve scheda sullo scrittore.
Ringrazio lo scrittore per la sua disponibilità e gentilezza nel prestarsi al fuoco di fila delle mie domande.
Ringrazio anche lo scrittore italiano Alessandro Manzetti per avermi messo in contatto con il suo collega americano.
C'è però una terza persona che desidero ringraziare ed è mia moglie Venusia che mi ha revisionato la traduzione in un paio di punti.
A tutti voi auguro una buona lettura, aspetto i vostri commenti e pareri.

(For english version, please scroll down )

Nick: Ciao Gene, benvenuto su Nocturnia. E' un piacere averti come ospite.
Come prima domanda ti chiedo di parlarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Gene O' Neill: La mia prima risposta stabilirà un poco di storia personale che servirà come riferimento per questa domanda ed anche per quelle successive.
Sono stato cresciuto dai miei nonni, due immigrati che possedevano solo un 2° e 3° grado di istruzione, e sono cresciuto in un ghetto vicino ad un cantiere navale - eravamo classe operaia, poveri insomma. Però loro amavano i libri e li hanno fatti conoscere anche a me. Ma, naturalmente, nel luogo dove sono cresciuto, nessuno aspirava a diventare uno scrittore. Noi volevamo diventare pugili, giocatori di basket o cose simili. Purtroppo molti tra noi sono diventati invece criminali ed, alla fine, sono finiti in prigione. Ma, penso di aver avuto sin da quei tempi una reale sensibilità da scrittore. Ma come il grande James Michener, ho cominciato a scrivere relativamente tardi, solo quando ho raggiunto i miei trent'anni.


Nick: Tra le altre cose, mi sembra di aver letto che oltre l'attività di scrittore hai effettuato molti altri lavori: dal postino al pugile e sei stato anche marine. In che misura tutte queste attività hanno influenzato il tuo modo di scrivere e le tue opere?

O' Neill:  Questo è esatto, ho avuto molte occupazioni nella mia vita, compreso l'essere un Marine, sono stato postino, giocatore di basket del college, insegnante di educazione fisica, ed infine sono stato comproprietario di una fabbrica di isolanti - ma non sono mai stato in grado di mantenere un lavoro per lungo tempo. Tutti i giovani scrittori lavorano di giorno mentre imparano a scrivere. In realtà credo che questo in seguito sarà un contributo positivo alla causa della loro scrittura.(1)  
 Ho scritto storie (libri) su la maggior parte di queste occupazioni. Ma a causa della mia vicinanza con la classe operaia e l'interesse che provo per questa categoria, penso di aver personalmente imparato ad apprezzarle tutte, e a renderle rilevanti in molte delle mie opere in quanto scrittore.

Nick:  Quali sono stati gli scrittori e le opere che ti hanno influenzato maggiormente come scrittore prima ancora che come scrittore. Naturalmente puoi citare anche film, serie tv, comics, musica e tutto quanto ti venga in mente.

O' Neill:  All'inizio, mi piacevano le storie d'avventura: Re Artù, Robin Hood, e quando ero ancora più  piccolo anche Edgar Rice Burroughs  soprattutto  il suo ciclo Marziano. Questo accadeva quando vicino ad un espositore che vendeva  sigari  e tabacco ne potevo visualizzare un altro con tutte queste meravigliose riviste, alcune con coperture davvero luride- ma erano rappresentati tutti i tipi di generi, tra western, sf, fantasy, horror. Amavo quelle copertine affascinanti e leggevo tutte le storie con un senso di timore reverenziale. Quando sono cresciuto e sono diventato un po 'più esigente, ho sviluppato un gusto eclettico, arrivando a leggere un sacco di letteratura mainstream.  Nel periodo in cui cominciavo a frequentare l'università uno scrittore che amavo molto era Nelson Algren, uno scrittore di Chicago, che, per scelta viveva  in un ghetto polacco e che amava scrivere sulla classe operaia povera. Man with a Golden Arm e Walk on the Wildside  sono stati i suoi migliori lavori, inoltre da quei lavori sono stati tratti film di grande successo - casualmente ho amato entrambe le versioni e parlo sia dei libri che dei film. Quando ho iniziato a scrivere, sono rimasto impressionato e influenzato da S. King, Roald Dahl, Shirley Jackson, e forse il  più importante T.E.D Klein. Dopo Klein le mie storie sono state per lo più una mescolanza di generi rivolte però  nei confronti della dark fiction. Non mi sono mai curato se qualcuno mi ha definito uno scrittore sf o uno scrittore horror, purché usasse il denominatore  "bravo."


Gene O' Neill con lo scrittore ed editor Scott Edelman.

Nick:  La tua narrativa presenta sempre una combinazione di science fiction, horror e dark fantasy. Quanto questa commistione è voluta e quanto nasce dal caso?

O'Neill: Come ti ho detto prima non ho mai pensato a che tipo di storie stessi scrivendo. Come appena descritto ho utilizzato elementi da qualunque genere mi sembrasse rilevante. Sono andato al Clarion nel 1979, e già allora scrivevo mescolando tra loro i generi. Fui incoraggiato da Damon Knight e da sua moglie  Kate Wilhelm, lei vide qualcosa di buono in quei lavori per  cui valesse la pena di continuare. In effetti, la versione iniziale in forma di racconto breve  di "The Burden of Indigo", che mescola sf e dark fantasy, se non ricordo male, sia stata revisionata dai coniugi Knight .

Nick:  Il tuo romanzo "The Burden of Indigo" del 2002 affronta il tema della redenzione sullo sfondo di un mondo post apocalittico."The Burden of Indigo"è un romanzo notevole anche per la figura del suo protagonista Gaeton Nuccion : un individuo che è colpevole, che ha compiuto un crimine riprovevole ma con cui il lettore finisce per solidarizzare. Possiamo dire quindi che un altra delle caratteristiche della tua narrativa è il fatto che tu sia un autore molto empatico nei confronti dei tuoi personaggi?

O' Neill: Si, io penso che questa storia di colorare le persone in base ai loro crimini comporta un sacco di critica sociale riguardo al razzismo, classismo, il reietto trattato come un lebbroso, e così via. Ed io volutamente di solito non scrivo sul Bene e sul Male, o di buoni e malvagi. Molto raramente esprimo questo tipo di giudizi sui miei personaggi, perché non credo che le persone siano fondamentalmente buone e cattive. Semplicemente ne porto testimonianza. Quindi si, sono d'accordo nel definirmi empatico verso tutti i"tipi" di persone, e specialmente sui miei personaggi. Fondamentalmente non sono molto interessato alle conclusioni ma alla"lotta" dell'uomo comune ( o  della donna; le madri- single sono quanto di più vicino ad una vera eroina rispetto a chiunque altro io conosca nel mio lavoro o nella mia vita)

Nick:  Mi sembra di aver letto che per descrivere il tipo di punizione che viene inflitta a Gaeton Nuccion, il protagonista di "The Burden of Indigo" ti sei ispirato ad antiche tradizioni celtiche. E' vero ?

O'Neill:  Sì, una punizione storica orribile dei tempi antichi. Marchiare a caldo sulla fronte di qualcuno, che avesse commesso un crimine o di qualcuno che avesse una malattia altamente contagiosa. E 'difficile immaginare qualcuno fare questo - la permanenza di un qualcosa che una persona  doveva portare sul suo corpo per tutta la vita. E io ho visto e posso immaginare alcune delle cose orribili che avvengono in campo militare durante il combattimento. Così l'idea del dipingere "permanentemente" qualcuno era la mia rappresentazione del "lebbroso" in una società futura. In più l'accusare qualcuno di probabile pedofilia dipingendolo di indaco  fino al giorno della sua morte era la cosa più vicina al marchiare a fuoco che potessi mai immaginare.

Nick: Leggendo invece altre tue opere, come la raccolta"The Grand Struggle"del 2004 mi sembra che un tema costante delle tue opere, sia il senso della perdita (perdita dell'amore, della salute, della dignità personale, della speranza) E' una ricostruzione sbagliata la mia? E nel caso da cosa deriva il tuo interesse per questo tema?


O'Neill:  Penso di aver detto prima che tutte le persone - ricchi o poveri - lottano con gli eventi della vita. Ma una quindicenne che rimaneva incinta, nel luogo dove sono cresciuto a Chabot Terrace (un nome di classe per una triste baraccopoli )  non avrebbe vissuto lo stesso tipo di tragedia se fosse stata una studentessa della facoltà di legge ad Harvard  costretta ad abbandonare il college perché incinta. I corsi delle loro vite sarebbero state comunque molto diversi. Ed è questa Grande Lotta (Nota : traduzione letterale di Grand Struggle ) quello che mi ha sempre interessato, in particolare quella della gente comune.

Nick:   Un altra delle tue opere più rappresentative e conosciute è la raccolta "The Taste of Tenderloin" del 2009. Io personalmente trovo molto interessante l'idea di ambientare l'antologia. tutta all' interno del Tenderloin il quartiere considerato -erroneamente - a "Luci rosse" ) di San Francisco, inoltre ognuno scrivi ognuno dei racconti con uno stile che ricorda molto i vecchi episodi della serie Twilight Zone . Quali sono state le tue fonti d'ispirazione per la raccolta e cosa ti ha spinto ad ambientare una serie di storie all'interno di un quartiere particolare come il Tenderloin di San Francisco?


O'Neill:  Mio figlio era andato a studiare al SFCC(2) e alla SF State(3) , ed aveva scelto di vivere nel Tenderloin di San Francisco, perché gli affitti erano molto più economici. Naturalmente, denaro a parte, in quel luogo c'erano ben altri problemi.  Il Tenderloin è davvero uno dei quartieri a luce rossa di San Francisco. Forse l' immagine di copertina che ritrae una donna rapita dal suo modo di suonare  un violino è un buon esempio del perché ho scelto di scrivere una raccolta sui personaggi del "Loin. Questa donna era stata una violinista di formazione classica originaria dell'Europaorientale. Era venuta in California per migliorare i suoi studi musicali ... Ma era finita sulla strada a causa della,dipendenza da eroina. Mio figlio mi ha fatto conoscere questa persona mentre era su un angolo di strada ad esibirsi mentre la gente metteva soldi nel suo cappello. Io successivamente l' ho descritta come un angelo, con i piedi bloccati nel fango del Tenderloin, mentre cerca di fuggire volando via. Possiedo il dipinto della copertina, senza il titolo e il lettering dell'autore che oscurano le ali da angelo molto deboli ed impalpabili a malapena riflesse sul muro di mattoni dietro la donna. Un dipinto opera di Steve Gilbert che amo veramente molto.

Nick:"The Taste of Tenderloin", ha vinto il  Bram Stoker Award. Quanto è importante per uno scrittore vincere un premio come il Bram Stoker? E  cosa ha rappresentato per tequella vittoria?

O' Neill: Beh, la scrittura è una impresa singolare e solitaria. E penso che qualsiasi riconoscimento uno scrittore riceva debba essere accolto con umiltà e gratitudine. Uno Stoker è una pacca sulla spalla ricevuta dai propri colleghi. E io lo apprezzo e, in quanto tale accetto i due Stoker che mi sono stati assegnati.

Nick:  In questi anni abbiamo assistito a nuove tendenze mondiali , delle vere e proprie mode letterarie e cinematografiche che hanno trasformato (e per molti rovinato in maniera quasi mortale ) la concezione dell'horror trasformandolo quasi in una sorta di commedia romantica per adolescenti decerebrati, penso ad esempio ai vari Twilight; Anita Blake e Warm Bodies . Da scrittore qual è la tua opinione su queste tendenze e mode letterarie contemporanee ?

O' Neill:  Io non ho mai criticato pubblicamente nessuna cosa scritta da altri. Naturalmente ci sono state cose che ho scelto se leggere oppure no. Penso che la salute di un genere possa essere determinata dal numero di giovani scrittori realmente "bravi" che riescono ad emergere. Negli ultimi anni sono venuti fuori numerosi giovani e bravi scrittori che hanno pubblicato ottimo materiale nel settore della dark fiction. Io li cerco e li leggo. Come risulta, una gran parte di loro sono donne. Non sono sicuro che qualcuno tra loro abbia mai pubblicato un mix tra horror e commedia romantica.

Nick: Ci daresti una tua definizione di Horror ?

O' Neill:  Di solito non m'interessa troppo definire le aree di scrittura - quelle generalmente sono categorie editoriali e possono essere molto fuorvianti. Ad esempio un certo numero delle opere più recenti di Stephen King sono etichettate come horror, e vorrei suggerire che non lo sono se non con uno sforzo d'immaginazione -  vale a dire Lisey's Story, Duma Key, Under the Dome, Joyland e sicuramente 11/22/63 . Io preferisco utilizzare il mio termine Dark Fiction e lo descrivo vagamente come qualcosa di psicologico o soprannaturale che provoca un effetto sconvolgente nel lettore. Ma sono sicuro che i tuoi lettori possono facilmente distruggere tale definizione con  gli esempi.

Nick:  So che presto dovrebbe essere pubblicata in Italia l'antologia"Tenderloin Sud 5", una raccolta che contiene racconti tuoi e di Alessandro Manzetti. Ce ne vuoi parlare?

O'Neill:  Avevo letto alcuni dei precedenti lavori di Alessandro tra cui le cose riguardanti Sud 5. E nonostante che la sua produzione narrativa su Sud 5 sia ambientata in un futuro post olocausto, sono convinto che i suoi personaggi possiedano qualcosa in comune con i miei personaggi del Tenderloin.
Le loro battaglie sono di notevole interesse.

Nick:  Ci sai dire se oltre a"Tenderloin Sud 5"è prevista la traduzione di qualche altra tua opera in Italia?

O'Neill:  Se non ricordo male, in passato è capitato solo una volta che una piccola casa editrice tentasse una traduzione nella lingua italiana di The Burden of Indigo. Ma il tentativo non è andato in porto. Ma non tutto quello che faccio è disponibile. Forse un buon editore italiano acquisterà interesse dopo aver letto l'inusuale raccolta (4) dei racconti miei e di Alessandro.

Nick:  Quali sono gli scrittori tuoi colleghi che segui con maggiore attenzione ed interesse?

O' Neill:  Come ti ho detto cerco sempre di leggere le opere dei giovani scrittori di dark fiction. Naturalmente leggo ogni nuova opera di Mr. King che venga pubblicata. Ma non ho letto quanto avrei dovuto i grandi scrittori italiani moderni. Però posso dirti che ho letto ed apprezzato
le seguenti opere: Il Rinoceronte di Eugene Ionesco; Le città Invisibili di Italo Calvino; Il Nome della Rosa di Umberto Eco. In particolare considero il lavoro di Calvino  davvero impressionante.

Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Gene O' Neill nel prossimo futuro?

O'Neill:  Sto completando l'editing ai  libri che raccoglieranno  la mia serie in quattro volumi The Cal Wild Chronicles  e che verranno resi disponibili in edizione cartonata da Thunderstorm a partire da aprile fino  a luglio 2015; sto anche negoziando i diritti in versione TPB (5) con un altro editore americano. Sarebbe bello poter fare anche una grande versione italiana- sono disponibili eventuali acquirenti?
E sto lavorando su una lunga novella basata sull'idea della quantistica imbrigliata, la novella è  scritta  in collaborazione con una di quelle nascenti stelle femminili di cui abbiamo già parlato.Chris Marss ed io stiamo scrivendo questo libro intitolato Entangled Souls, Dovrebbe essere terminato ed inviato ad un editore questa Estate.

Nick:   Bene Gene, è tutto. Ti ringrazio ancora per aver accettato questa intervista. Nel salutarti, ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

O'Neill:  Ho appena ricevuto i risultati dell' analisi sul mio DNA. E come avevo sempre sospettato la maggior parte dei miei geni provengono dalle tribù celtiche dell'Europa Settentrionale. Tuttavia - e questo non me lo sarei mai immaginato - c'è una piccola porzione del mio DNA che è originaria dell'Italia meridionale- molto probabilmente della Sardegna.
E' andata così.

NOTE: 
(1)  In originale down the road: espressione gergale che significa in seguito, in futuro, in un secondo tempo.
(2) Il San Francisco City College .
(3) La San Francisco State University è l'Università pubblica di San Francisco.
(4) In originale il termine usato è chapbook, che per l'appunto indica una raccolta di poesie e racconti popolari.
(5) Trade Paperback : versione economica e popolare dei libri in formato brossurato

INTERVIEW WITH GENE O'NEILL  - THE ENGLISH VERSION.


 Today I present my interview with the American writer Gene O 'Neill.
 Gene O 'Neill is a bestselling author and was winner of the Bram Stoker Award, the highest literary award of horror fiction, and it's a great  pleasure for me to have him visiting my blog
I thank Mr. O 'Neill for his willingness to lend and kindness.
I also thank Mr. Alessandro Manzetti for putting me in touch with Mr. Gene O 'Neill.
I wish you all a pleasant reading.
I await your comments and opinions .

Nick:  Hello Gene, welcome on Nocturnia Blog. It 'a pleasure to have you as a guest.
First question I ask you to tell us about your beginnings and the moment when you decided to become a writer.

Gene O' Neill: My first answer will establish a little personal background that will relate to this question and additional ones further along.
I was raised by my grandparents, immigrants who only had a 2nd and 3rd grade education, growing up in a shipyard housing ghetto--the working class poor. They admired and introduced me to books. But, of course, no one where I grew up, aspired to be a writer. We wanted to be boxers, basketball players, or such. Unfortunately many became criminals, and eventually convicts. But I think I had a an early writer sensibility. But like the great James Michener, I started writing relatively late, in my 30s.

Nick:  Among other things, I think I read that over the writing activity you have done many other works: from the postman to the boxer and also marine. How all these activities have influenced the way you write and your works?

O' Neill:  That's correct, I've had many occupations including being a Marine, delivering mail, a college basketball player, a PE teacher, and eventually a part owner of an insulation manufacturing plant--ha, never able to hold a job long. All young writers hold day jobs to support themselves, while they teach themselves to write. Actually I believe this is a positive contribution to their writing down the road. I've written stories (books) about most of these occupations. But because of the closeness and a focus on the working class, I think I've personally grown to appreciate them, and feature them in a lot of my work.

Nick:  What Were the writers and the works that have influenced you most as a reader more than as a writer. Of course you can also mention movies, TV series, comics, music and anything else you can think of.

O' Neill:  Early on, I liked adventure stories: King Arthur, Robin Hood, and a littler later Edgar Rice Burroughs and especially the Mars stuff. This happened during the time when a nearby cigar/tobacco stand displayed all these wonderful magazines, some with lurid covers--all kinds of genres, including westerns, sf, fantasy, horror. I loved those fascinating covers and read the stories with a sense of awe. As I grew up and became a little more discriminating, I developed an eclectic taste, reading a lot of mainstream literature. A favorite about the time I started college was NelsonAlgren, Chicago writer, who lived in a Polish ghetto by choice and wrote about the working class poor. Man With a Golden Arm and Walk on the Wildside are his best work and were made into very successful movies--a case were I loved *both* the book and movies. After I began writing, I was impressed and influenced by S. King, Roald Dahl, Shirley Jackson, and perhaps most importantly Ted Klein. After Klein my mostly mixed-genre stories drifted more toward darker fiction. I've never cared whether someone called me a sf writer or a horror writer, as long as they used the modifier, *good.*

Nick:  Your narrative always presents a combination of science fiction, horror and dark fantasy. How much this mixture is desired or is born by chance?

O'Neill:  As implied above I never thought about what kind of story I was writing. I just wrote, used tropes from whatever genre seemed relevant. I went to Clarion in 1979, and even then I wrote mixed genre stuff. I was encouraged by Damon Knight and Kate Wilhelm, who saw something in that work to continue. In fact the early short story version of "The Burden of Indigo,"which mixes sf and dark fantsy, I think, was workshopped at the Knight's.

Nick:  Your novel "The Burden of Indigo" in 2002 deals with the theme of redemption in the background of a post apocalyptic world. "The Burden of Indigo" is a novel also notable for the shape of his protagonist Gaeton Nuccion: an individual who is guilty , which has taken a reprehensible crime but with which the reader ends up solidarity. We can therefore say that another of the features of your narrative is that you are an author very empathetic towards your characters?

O'Neill:  Yes, I think this story of dying people colors based on their crimes involves a lot of social criticism-about racism, classism, the outcast treated like a leper, and so forth.* And I intentionally usually don't write about good and evil or bad and good guys. I think I very seldom make those kinds judgments about my characters, because I don't believe in basically good and bad people. I just bear testament. So, yes, I'd agree that I am empathetic toward all *kinds* of people, and my own characters especially. Basically I'm not so much interested in outcomes, but the *struggle* of the common man (or women, single mothers being as close to a true heroines as anyone in my work/life).

Nick:  I mean I read that to describe the kind of punishment that is imposed to Gaeton Nuccion, the protagonist of "The Burden of Indigo"you inspired to ancient Celtic traditions. It 's true?

O'Neill: Yes, a horrible historical punishment in ancient times. The branding on the forehead of someone, who had committed a crime or of someone who had a highly communicable disease. It is hard to imagine someone doing this--the permanence of it, something a person carried as long as they lived. And I have seen and can imagine some of the horrible things that take place in the military during combat. So the idea of *permanently* dying someone was my representation the *leper* in a future society. And selecting a *probable* pedophile and dying him indigo was as close as I could come to branding.

Nick:  On The basis of your other works, such as the collection "The Grand Struggle" 2004 seems to me that a consistent theme of your works, and the sense of loss (loss of love, health, personal dignity, hope). Is it a wrong reconstruction this mine? And if where does come from your interest in this topic?

O' Neill:  I think I've mentioned before that all people--rich or poor--struggle with life events. But the fifteen-year--old who got pregnant where I grew up in Chabot Terrace (a classy name for a dismal slum)--is not the same degree of tragedy as a woman student at Harvard law student dropping out of college because she is pregnant. The courses of their lives were much different. And it is this GrandStruggle that interested me, especially the common man's.

Nick:   Another of your most representative works and well-known is the collection "The Taste of Tenderloin" of 2009. I personally find very interesting the idea to set the anthology throughout all 'inside of the Tenderloin district (in a wrong way considered in "Red Lights") of San Francisco, also each write each of the stories in a style that recalls the old episodes of the Twilight Zone. What were your sources of inspiration for the collection and what did prompted you to set a number of stories in a particular neighborhood as the Tenderloin of San Francisco?

O'Neill:  My son went to SFCC and SF State, and chose to live in the Tenderloin of San Francisco, because it was much cheaper rent. Of course there were other problems besides money living there. It is indeed one of the red light districts of SF. Perhaps the cover painting of a woman enraptured by her own playing of a violin is a good example of why a picked characters in the "Loin to write about. This woman was a classically trained violinist from Eastern Europe. She came to California to further her musical training...But hit a bump in the road, heroin addiction. My son introduced me to her on a street corner playing for hat money. I described her as an angel, with her feet stuck in the muck of the Tenderloin, trying to escape by flying away. I have the cover painting, without the title and author lettering obscuring the very faint gossamer angel wings barely reflected on the brick wall behind her. A painting by Steve Gilbert that I truly love.




Nick:   "The Taste of Tenderloin", won the Bram Stoker Award. How important is it for a writer to win an award like the Bram Stoker? And for you what it represented that victory?

O'Neill:  Well, writing is a singular, lonely undertaking. And I think any recognition a writer gets should be received with humble gratitude. A Stoker is a pat on back from one's colleagues. And I appreciate and accept the two stokers that I have been awarded as such.

Nick:  In Recent years we have witnessed new global trends, real mode of literature and film that have transformed (and for many ruined in an almost mortal) the conception of horror almost turning into a kind of romantic comedy for teens mindless: think for example the various Twilight; Anita Blake and Warm Bodies. As a writer, what is your opinion on these trends and fads of contemporary literature?

O'Neill:  I never publicly criticize any writing by others. Of course there are things I chose to read or not. I think the health of a genre can be determined by the number of really *good* young writers emerging. In the last few years there have been a score of great young writers publishing great stuff in dark fiction. I seek out and read them. As it turns out, a majority of them are women. Not sure any of them have published a mix of horror and romantic comedy.

Nick:  could you give us your own definition of horror?

 O'Neill:   I don't usually care too much for defining areas of writing--those are generally publishing categories and can be very misleading. For example, a number of Stephen King's fairly recent books are labelled horror, and I would suggest they are not by any stretch of the imagination--ie. Lisey's Story, Duma Key, Under the Dome, Joyland, and for sure 11/22/63. I'd prefer my term dark fiction, and describe it loosely as anything psychological or supernatural that causes an unsettling effect in the reader. But I'm sure your readers can easily destroy that definition with examples.

 Gene O' Neill (on the right) with Eric J. Guignard ( on the left )
at KillerCon 2012

Nick:   I know that soon will be published in Italy the anthology "Tenderloin Sud 5", a collection that contains your and Alessandro Manzetti stories. Would you talk about?

O' Neill: I've read some of Alessandro's previous work, including Sud 5 stuff. And despite his Sud 5 fiction being futuristic post holocaust environment, I think his characters have something in common with my Tenderloin characters. Their struggles are of major interest.

Nick:  Would you tell us if besides "Tenderloin Sud 5" translation is provided for your works somewhere else in Italy?

O'Neill:  I think at one time, a small press was going to do a translation of The Burden of  Indigo in Italian. That fell through. But I don't anything is available. Perhaps a good Italian publisher will take interest after reading Alessandro and my unusual combination chapbook.

Nick:  What Are the writers do you follow with greater attention and interest?

O'Neill:  I've mentioned the young dark fiction writers I seek out. Ofc I always read Mr. King's work as soon as it appears. I'm not as well read as I should be with some of your great modern Italian writers. But I have read and liked the following: The Rhinoceros by Eugene Ionescu; Invisible Cities by Italo Calvino; The name of the Rose by Umberto Eco. I think the work of Calvino is especially impressive.

Nick:  Projects Future: what are you working on now and what can we expect from Gene O' Neill in the near future?

O'Neill:  I'm just finishing final editing on my four book series The CalWild Chronicles, which will be brought out in s/l hardback by Thunderstorm beginning April-July 2015; and am negotiating TPB rights with another American publisher. Make a great Italian series--any takers? And I am working on a long novella collaboration loosely base on quantum entanglement ideas, with one of those rising female stars. Chris Marrs and I are doing Entangled Souls. Should be done and ready to send to a publisher some time this summer.

Nick:  Well Gene, is all. Thank you again for agreeing to this interview. In saying goodbye, I address the classic final question of Nocturnia Blog: is there a question that you would have responded willingly and yet I will not I addressed?

O'Neill: I just had my DNA researched. And as suspected I mostly come from The northern Europen Celtic tribes. But not suspected was a smaller part of my DNA crossed southern Italy--possibly Sardinia.
So it goes.

Un Altro Piccolo Fermo...

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Niente di preoccupante.
Semplicemente nei prossimi giorni sarò parecchio impegnato con diverse cosucce che mi sono piovute tra capo e collo improvvisamente ( ripeto niente di preoccupante, semplicemente, nei prossimi giorni  avrò davvero poco tempo per il blog)
Inoltre il 1° maggio sarà il mio compleanno, ma mai come quest'anno ho così poca voglia di festeggiarlo.



Così Nocturnia rimarrà chiuso per alcuni giorni, ci rivediamo quindi il 5 maggio, nel frattempo se avete voglia  e sentite la mancanza  del sottoscrittopotete leggere la mia intervista con lo scrittore Gene O'Neilluscita Ieri ma per i soliti fail di blogger non correttamente segnalata nei vari blogroll.
Ci risentiamo tra qualche giorno.
A presto a tutti.

Accade in Italia #4: Ulteriori Segnalazioni Letterarie

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Sono rientrato.
Non ho ancora risolto del tutto quei piccoli problemucci, anzi credo che la cosa si trascinerà ancora per un paio di mesetti, ma piano piano ne dovrei venire a capo.
In compenso il mio è stato un compleanno tranquillo: 46 anni e non sentirli (come diceva Nanni Moretti mi comporto come uno splendido quarantenne)
Tra qualche giorno riprenderò a postare con regolarità, prima però continuo la mia regolare rubrica di segnalazioni librarie dedicate al variegato mondo editoriale italiano.

Alessia H.V., 'A newborn Sphinx', pencil on paper, 2015
La rubrica sta andando bene, e ne sono contento, la cosa inoltre mi dà l'occasione per poter continuare a presentare le splendide illustrazioni di Alessia del blog Sicilianamente.
E' una soddisfazione enorme, questa.


1) ARRESTO DI SISTEMA - CHARLES STROSS.

Mi scrive Giorgio Raffaelli di Zona 42 per segnalarmi l'uscita di loro nuovo libro:


Parte del Comunicato Ufficiale:

Zona 42è lieta di annunciare l’uscita di Arresto di Sistema, romanzo del pluripremiato autore britannico Charles Stross, che sarà disponibile sul sito della casa editrice e in libreria a partire da lunedì 4 maggio.

In Arresto di Sistema, ambientato nella Edimburgo del 2017, un’avvincente indagine poliziesca dalle notevoli suggestioni tecnologiche incrocia il variegato mondo dei giochi on-line, con esiti che si ripercuotono in maniera piuttosto spettacolare sulla vita reale dei protagonisti della vicenda. Il tutto narrato dalla brillante scrittura di Charles Stross, che si conferma una delle voci più immaginifiche e autorevoli della scena contemporanea.

L’edizione di Arresto di Sistema pubblicata da Zona 42è arricchita da una postfazione esclusiva dell’autore scritta appositamente per i lettori italiani.

Arresto di sistema è stato tradotto in italiano da Marco Piva-Dittrich.

Per concludere questa presentazione minima del romanzo scegliamo le parole dell’autore, estratte dalla sua postfazione:
Arresto di Sistema ha finito per essere qualcosa di assolutamente imprevedibile: il romanzo che sfonda e ti cambia la carriera. Ha preso il volo. La Ace ha aumentato il numero di copie stampate in edizione brossurata, poi il libro è andato esaurito ancora prima di uscire e hanno dovuto ristamparlo subito. Grandi recensioni, un posto tra i finalisti dei premi Hugo e Locus, moltissime copie vendute in edizione tascabile.”
CHARLES STROSS.    ARRESTO DI SISTEMA.
VERSIONE CARTACEA 352 pagine, Ed. ZONA 42
Euro 15,90


2) VAPORTEPPA.

Mi scrive anche Marco Carrara a proposito della collana Vaporteppa e delle sue pubblicazioni:


Vaporteppa è una collana di Antonio Tombolini Editore dedicata a Fantascienza e Fantasy, nata nel 2014. Horror di tipo "fantastico", Steampunk, Bizarro Fiction e altre etichette varie di utilità più o meno dubbia: tutto ciò che è Fantasy o Fantascienza, e che non sia banale, ci interessa.

Al momento stiamo pubblicando per lo più opere di Bizarro Fiction scritte da Carlton Mellick III, nell'attesa di avere altre opere italiane pronte. ll lavoro con gli autori selezionati fino ad adesso è molto intenso, soprattutto sul modo di ragionare attorno a una storia. Cerchiamo autori che abbiano una visione delle cose da trasmettere e che siano interessati a esplorare i modi in cui è possibile realizzare la loro visione al meglio 

Tra le opere più rilevanti per Vaporteppa ci sono il romanzo "Abaddon" (fantascienza militare, con venature horror) e il romanzo steampunk "Caligo" (commedia avventurosa, con venature erotiche). La prima opere che abbiamo pubblicato è stata "Gli Dei di Mosca", romanzo di Michael Swanwick.

Sono molto felice di averlo portato in Italia, come sono anche più felice di aver portato Carlton Mellick III, ma nulla è importante per il progetto Vaporteppa quanto gli autori italiani...




Al momento abbiamo in programma, oltre a proseguire con Carlton Mellick III, di portare appena saranno pronti due romanzi brevi italiani di ambientazione contemporanea, entrambi di fantascienza, entrambi con aspetti comici non irrilevanti. E di portare il primo volume di una serie di romanzi fantasy, anche questi ambientati ai giorni d'oggi, in Italia, progettati da una nostra autrice, Giulia Besa, di cui abbiamo già pubblicato un racconto, "La Gatta degli Haiku".

E a breve avremo anche i primi cartacei in vendita. Per ora siamo stati presenti solo in digitale, ma l'obiettivo dichiarato fin dall'inizio è stato di fornire anche i cartacei appena fosse stato possibile.



Di mio aggiungo che Carlton Mellick IIIè - al contempo - uno dei creatori ed uno dei maggiori esponenti della corrente letteraria denominata Bizzarro Fiction.
La Bizzaro Fiction contiene elementi di fantascienza, fantasy ed horror (in percentuali variabili) uniti ad elementi grotteschi, surreali, dell'assurdo e satirici.
La corrente è nata verso la fine degli anni 90s ed ha assunto l' attuale denominazione verso il 2005. Nel corso degli anni gli esponenti della Bizzarro Fiction hanno dato alla luce principalmente racconti ,molto meno romanzi, racconti che in alcuni casi sono arrivati in finale in diversi premi letterari.
Ecco, queste sono alcune informazioni, una semplice infarinatura di base  ma sono certo che un esperto riuscirebbe a parlarne meglio ed in maniera più approfondita di me.


Mi ha contattato anche Alda Teodorani, a proposito delle nuove uscite di Future Fiction
tra queste oggi scelgo di parlare di questo  Mono no Aware e Altre Storie  di Ken Liu, una delle stelle nascenti della science fiction





Parte della Sinossi Ufficiale:
Nell’antologia “Mono no Aware” si raccolgono per la prima volta in italiano quattro racconti che spaziano dal genere fantastico alle riflessioni più profonde sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia: un padre che ricrea il simulacro elettronico di sua figlia con conseguenze nefaste; un figlio che si sacrifica per rendere onore al padre e salvare il futuro dell’umanità; e ancora una famiglia alle prese con il processo di mind-uploading che minaccia l’esistenza di una piccola comunità di persone e infine una madre che – prima di partire per una missione spaziale – vuole mostrare alla figlia cosa è rimasto della Terra di un tempo.
Una sorta di fil rouge unisce questi splendidi racconti: il destino che decide delle vite umane, malgrado tutti gli sforzi che si possono fare per cambiarlo, il tempo che scorre inesorabile, il ricongiungimento e la separazione dagli esseri amati


Liu ha vinto diverse volte il premio Nebula, il World Fantasy Award ed il premio Hugo ( in particolare proprio il racconto Mono no Aware ha vinto l'edizione  del 2013 dello Hugo come miglior racconto) e si sta dimostrando sempre più come uno degli autori più importanti del decennio.
Maggiori informazioni le trovate QUI.

E anche per questo mese è tutto per quanto riguarda le segnalazioni, ci vediamo tra un paio di giorni.
A proposito: quali tra queste segnalazioni vi incuriosisce di più?

TALKING ABOUT DIRAMAZIONI

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Riprendono anche le Interviste Nocturne anzi in un certo senso raddoppiano!
Visto il gradimento riscontrato dalla mia precedente intervista doppia ho deciso di replicare l'iniziativa incontrando una coppia di artisti che chi frequenta questo blog avrà sentito nominare almeno un centinaio di volte.
Jessica Angiulli e Lucio Mondini sono due illustratori e graphic designer italiani.
Presi singolarmente sono molto bravi, messi assieme diventano una vera e propria forza della Natura.
Voi probabilmente li conoscete col nome Diramazioni.

La prima volta che mi sono imbattuto nei loro lavori è stato verso la fine del 2009. All'epoca giovane ed imberbe appassionato senza nemmeno un blob personale ( in quei giorni nemmeno ci pensavo ad aprire Nocturnia) seguendo i consigli di numerosi amici comprai diversi libri delle, oggi purtroppo defunte, Edizioni XII. Quei volumi, belli già per conto loro, erano ulteriormente arricchiti dalle splendide cover realizzate proprio dai ragazzi di Diramazioni

Si trattava e si tratta di illustrazioni molto evocative, in cui è facile trovare riferimenti a Magritte o a Dalì ma anche a Böcklin o a Füssli e a decine di altre influenze.  Lo stile grafico di Jessica Angiulli e di Lucio Mondini  era ed  è una mescolanza tra disegno, utilizzo di fotografia e Photoshop che risulta  carico di suggestioni surrealiste, espressioniste e perfino simboliste che i due riescono a combinare in maniera personale e talmente immediata, che finiamo per trovarci davanti ad uno di quei rari casi in cui risulta impossibile distinguere l'intervento dell'una o dell'altro all'interno di una illustrazione.



Una delle cover realizzate da
Diramazioni per Samuel Marolla.

Naturalmente parlare di Diramazioni solo come illustratori di copertine risulterebbe riduttivo:

Infatti, quando lavorano assieme i due creano splendide immagini anche per le illustrazioni interne di vari volumi per l'Italia ma anche per il mercato estero, da sola Jessica illustra Tarocchi mentre Lucio dopo aver creato disegni per diverse fanzines adesso illustra copertine per dischi musicali (prevalentemente nel genere heavy metal).
Tutto questo comincia nell'anno 2000 quando i due si conoscono frequentando una Scuola di illustrazione nel milanese, i due sono in classi diverse ma si riconoscono come simili ed attorno al 2002 inizia la loro collaborazione.

Nel corso degli anni successivi i due che già hanno cominciato a chiamarsi Diramazioni partecipano a diverse mostre collettive ( ottenendo anche diverse menzioni)  o private, illustrano graphic novel e cominciano ad ottenere i primi contatti con case editrici.

Cover de I Vermi Conquistatori

In particolare comincia un lungo sodalizio con la già ricordata XII
Della casa editrice di Lecco i due diventano gli art directors ufficiali realizzando  le copertine di praticamente tutte le uscite.
Molte fanno scuola, altre rimangono impresse nella mente dei lettori come quelle per I Vermi Conquistatoridi Brian Keene o perLa Mezzanotte del Secolo diSamuel Marolla (anche con quest'ultimo comincerà una lunga collaborazione professionale, dal momento che sceglierà proprio Diramazioni per illustrare molte cover dei suoi racconti auto-prodotti)

Ma anche le cose belle prima o poi sono destinate a finire e nel dicembre del 2012 la XII cessa le pubblicazioni

Per Lucio Mondini e per Jessica Angiulli però le cose non finiscono qui.
I due infatti, terminata l'esperienza "dodicina" cominciano a collaborare con numerose altre case editrici come la RiLL , la Acheron, la rivista Terre di Confine ed ( in misura minore) la Mezzotints.
Oltre a tante altre cose ancora.


Lunettina la gatta dei ragazzi di Diramazioni
Non sembra la gemella della mia Trixie?

Oggi i due ragazzi di Diramazioni continuano a vivere e a lavorare a Milano assieme a colei che dirige le loro giornate lavorative, cioè la loro gatta Lunettina.
Nei prossimi giorni pubblicherò la mia intervista con Diramazioni, naturalmente siete tutti invitati.
Nel frattempo, per chi volesse approfondire QUI si può trovare il loro sito ufficiale.

Si dice che non si dovrebbe mai giudicare un libro in base alla copertina, ma quante volte abbiamo deciso di comprare un libro proprio perché attratti dalla copertina?
Ecco, se lo facciamo è proprio grazie a gente come Jessica Angiulli e Lucio Mondini

INTERVISTA CON DIRAMAZIONI.

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Con grande piacere pubblico oggi l'intervista con gli illustratori Jessica Angiulli e Lucio Mondini ( meglio conosciuti come Diramazioni). Da sempre sono un grandissimo fan delle cover realizzate dai due artisti milanesi, quindi per me è doppiamente motivo di orgoglio poterli finalmente  incontrare sul mio blog. Ringrazio Jessica e Lucio per essersi prestati al mio "interrogatorio" -ed anche per le splendide foto della loro gatta Lunettina, che sembra davvero la "separata alla nascita" della mia Trixie.
A tutti voi, auguro ancora una volta una buona lettura (QUI trovate il mio usuale "Talking About..." dedicato ai ragazzi di Diramazioni ) e mi auguro che l'intervista sia di vostro gradimento.



Nick:  Oggi intervistiamo gli illustratori Jessica Angiulli e Lucio Mondini.
Ragazzi è un piacere avervi come ospiti, gli appassionati vi conoscono col nome collettivo di "Diramazioni". Come prima domanda Vi chiedo se andrebbe di presentarvi ai lettori di Nocturnia.

Diramazioni:  Grazie, è davvero un piacere anche per noi.
Diramazioni è composta da due illustratori, Jessica e Lucio (aka Vocisconnesse e Tryfar) e nasce come collaborazione creativa più di una decina d'anni fa, può essere considerato il nostro studio di illustrazione. Viviamo e lavoriamo insieme a Milano occupandoci sia di illustrazione che di grafica in diversi settori, ma il nostro preferito è quello editoriale, in particolare nell'ambito del "fantastico".
Il nome "Diramazioni" rimanda al concetto di idee, stratificazione di pensieri, ricordi, ramificazione, crescita ed ha anche a che vedere col processo creativo (da un'idea se ne possono generare molte altre, e da un esperimento avere vari risultati, così come da un'immagine si possono trarre diverse interpretazioni) e ricorda l'integrità degli alberi, un soggetto che ci piace molto.

Jessica Angiulli e Lucio Mondini
A.k.a  "Diramazioni"

Nick:  Quando è nata in voi la passione per l'illustrazione (ed anche per il fantastico) e quali sono stati gli illustratori che vi hanno affascinato maggiormente e che hanno contribuito a creare il vostro immaginario e la vostra poetica grafica? Naturalmente potete citare anche scrittori, registi , musicisti e tutto quello che vi venga in mente.

Jessica: non ricordo un momento preciso, direi che c'è sempre stata. Fin da piccola mi è sempre piaciuto disegnare e tutto ciò che era illustrato, meglio ancora se "fantastico".
Siamo influenzati dall'arte simbolista (ad esempio Bosch, Böcklin, Waterhouse, Delville, Redon) ed espressionista, dall'arte fantastica e simbolica di Remedios Varo e Leonora Carrington, ma in parte anche dalla fotografia e dal cinema (per esempio Jeunet e alcuni lavori di Gilliam, Fincher, del Toro), dalle animazioni dei fratelli Quay e Svankmajer, che crediamo abbiamo influenzato uno dei nostri illustratori preferiti: Dave McKean. Tra gli artisti e illustratori contemporanei che apprezziamo ci sono anche: Stasys Eidrigevicius, Spalenka, Shaun Tan, Octavia Monaco, Toccafondo, Gipi, Stefano Ricci.
Lucio: anch' io disegno sin da piccolo, ricordo che disegnare era uno dei miei "giochi/passatempo" preferiti.

Nick: Due momenti importanti per la vostra vita professionale: il momento in cui vi siete conosciuti ed il momento in cui avete deciso di cominciare a lavorare assieme

Diramazioni: Possiamo dire che questi due momenti coincidono quasi: ci siamo conosciuti intorno al 2000/2001, frequentavamo la stessa scuola di illustrazione, in due classi diverse. Avevamo praticamente gli stessi gusti sia in fatto di arte e illustrazione che di musica, e collaborare è stata una conseguenza naturale. Lucio ha finito la scuola un anno prima ed ha cominciato a lavorare come freelancer (dovrebbe essere tra il 2001 e il 2002), l'anno successiva abbiamo iniziato a collaborare come "Diramazioni" (di conseguenza abbiamo creato la prima versione del sito), inizialmente creando lavori personali e sperimentando a quattro mani, partecipando a dei concorsi, poi su progetti commissionati.

Nick.  Siete conosciuti principalmente per il vostro lavoro come realizzatori di copertine. L'attività di copertinisti è stata una scelta voluta oppure una necessità ?

Diramazioni: E' stata una scelta, è proprio quello che volevamo fare e su cui vorremmo puntare, aumentando il numero di commissioni (speriamo!). Il settore dell'illustrazione editoriale è quello che ci interessa maggiormente, e che riflette le nostre passioni, per i libri e per il fantastico in particolare. Ci piace entrare nell'essenza di un racconto o comunque di un mondo raccontato a parole e cercare il più possibile di rappresentarlo visivamente. L'illustrazione è quindi una scelta, invece il lavoro prettamente grafico è stata più una necessità, che comunque abbiamo fatto con piacere e stimolo creativo, ma è fin dall'inizio l'illustrazione il nostro principale interesse e l'attività che vorremmo portare avanti.

Nick:  La prima volta che ho sentito parlare di voi è stato all'epoca delle copertine per la Edizioni XII, in particolare apprezzai molto cover come quelle perI Vermi Conquistatori di Brian Keene e per Malapunta di Danilo Arona. A distanza di tempo cosa ricordate di quel periodo e di quella casa editrice?

Diramazioni:  È stato un periodo molto intenso, si lavorava molto bene, con un gruppo di persone tutte molto competenti, disponibili e oneste. Abbiamo avuto l'occasione di imparare molto e di sperimentare diverse soluzioni illustrative e l'opportunità forse unica di cimentarci come Art Director, nonchè di conoscere diversi autori con cui collaboriamo tuttora, come Gigi Musolino e Samuel Marolla e di lavorare sui testi di autori come Keene e Arona. Se tutto si fosse evoluto nel modo giusto sarebbe stato l'ideale per un illustratore.

Nick:  E cosa avete provato quando la XII ha chiuso?

Diramazioni:  E' stato davvero un peccato, ci è dispiaciuto molto. Ma evidentemente doveva andare così: la piccola editoria è penalizzata nel panorama italiano e fa fatica ad andare avanti con le proprie forze. XII stava raggiungendo traguardi molto interessanti, e proprio nel momento di decollo e di maggiore interesse da parte dei lettori si è trovata costretta a chiudere. Non mancavano i clienti (lettori), non mancavano gli scrittori interessati a pubblicare con loro, e l'opportunità di portare in Italia lavori molto apprezzati all'estero, ma mancavano le principali risorse, come il tempo da dedicare ad un'esperienza così impegnativa.
Il ricordo è molto positivo, in particolare ci interfacciavamo direttamente con l'editore e autore Daniele Bonfanti, che ha sicuramente dato spazio al nostro lavoro con una certa apertura mentale e con cui c'è stata un'affinità di idee (infatti siamo rimasti in contatto).

Nick:  In un certo senso l'esperienza della XII è stata continuata per un certo periodo da Mezzotints edizioni. In particolare che cosa avete realizzato per Mezzotints ?

Diramazioni: XII a nostro parere aveva (anche per risorse umani disponibili) un diverso approccio, completamente rivolto alla qualità ed anche alla sperimentazione (raccolte di racconti tematici illustrati come Archetipi, Carnevale ed altre idee che non si è fatto in tempo a realizzare). L'esperienza con Mezzontints è durata molto poco, abbiamo realizzato solo la copertina per “Non Toccatemi il Sangue” di Diana Lama. Attualmente collaboriamo con Acheron Books (www.acheronbooks.com), di cui fanno parte alcuni ex-soci di Mezzotints, e per la quale ci occupiamo delle copertine della collana horror, oltre ad aver realizzato il logo della casa editrice.


Nick:  Come vi approcciate ad un libro per il quale dovete realizzare un illustrazione per la copertina di un libro? Ad esempio leggete prima il libro oppure no, ricevete indicazioni o procedete con la massima libertà ?

Diramazioni: Dipende, può variare in base alla richiesta del committente. Ma in genere leggiamo almeno una parte del libro, che può essere un estratto indicato dall'autore e particolarmente significativo (a volte, se c'è il tempo, anche tutto il testo). Se ci sono indicazioni particolari ne teniamo conto, qualche autore ha voluto dare dei suggerimenti, ma spesso abbiamo la possibilità di decidere in libertà.

Nick: Il vostro stile è un misto di tecnica pittorica e tecnica fotografica, in cui poi si notano diverse influenze, dal simbolismo al surrealismo fino all'espressionismo. Però in sostanza, voi come definireste il vostro stile?

Diramazioni:  Esatto! Dobbiamo dire che hai osservato bene e hai occhio da intenditore :) Non tutti captano questo tipo di influenze, e sono proprio queste. Al di là di questo preferiamo non dare una definizione precisa al nostro stile, quello di captare l'immagine è un processo più intuitivo, che difficilmente è ben descrivibile con troppe parole.

Nick:  In particolare che tecniche ( o quali programmi) prediligete per il vostro lavoro? E quanto ritenete sia importante la grafica 3D oggi per un artista?

Diramazioni:  Di solito usiamo tecniche miste, che vanno da quelle materiche (per esempio acrilico, inchiostro, a volte collage, qualche volta anche piccole sculture fatte a mano con pasta modellabile) a quelle digitali (principalmente photoshop e fotografia). Ci sbizzarriamo anche con il recupero di materiali vecchi da scandire, usurati, le cui rovinature diventano interessanti textures o forme da rielaborare. Sinceramente non riteniamo fondamentale la grafica 3D, preferiamo un approccio più "tradizionale", anche se usiamo molto il digitale, ci piace però mantenere un effetto materico. Ma sicuramente quello del 3D è un campo che può dare più opportunità e se ben applicato anche risultati, soprattutto nell'ambito del cinema d'animazione. In ogni caso per il momento la grafica 3D vera e propria non ci compete. Secondo noi spesso il 3D crea un effetto "artificioso/legnoso", e bisogna essere davvero molto bravi per mascherarlo e rendere le immagini più "credibili/vive".

Nick:  Una delle cose più complesse nella collaborazione tra disegnatori è l'incontro e la commistione di stili, tecniche e modalità di lavoro diverse. Nel vostro caso come gestite il vostro lavoro? Vi suddividete i compiti ?

Diramazioni: Non in maniera così netta, nel senso che entrambi possiamo fare le stesse cose in linea di massima. Però per esempio Lucio è più specializzato nella parte fotografica e Jessica in quella pittorica. Non abbiamo una vera e propria separazione di ruoli, che in qualche modo vanno a sovrapporsi, però soprattutto ultimamente, Jessica si dedica un po' di più alla parte materica e Lucio a quella digitale. In ogni caso di solito ci passiamo avanti e indietro il lavoro, quindi uno interviene su quanto fatto dall'altro finchè il risultato non ci soddisfa. Qualche volta richiede più lavoro e più tempo, altre volte invece così il tutto si semplifica e si ottimizzano i tempi.

Nick:  Ci descrivete una giornata tipica di Diramazioni?

Diramazioni: Ce la prendiamo con calma! E dipende anche dagli umori della nostra gatta art-director :)
In realtà è difficile dire una giornata tipo dato che il nostro lavoro è al momento un po' frammentato, data la necessità di lavorare anche come grafici siamo spesso in balia dei clienti e dei flussi dei loro lavori; sicuramente se si riuscisse a lavorare di più come illustratori, si potrebbe strutturare la giornata diversamente, dividendola tra momenti "meditativi" o di ricerca ad altri più esecutivi. Inoltre abbiamo degli e-shop, che gestiamo nei momenti liberi, dove sono disponibili stampe dei nostri lavori e altro materiale creativo.

Lunettina la (bellissima ) gatta di Diramazioni
Non somiglia tantissimo alla mia Trixie ?

Nick: Domanda singola per Lucio: parlaci del tuo lavoro nel settore musicale.

Lucio: Essendo un appassionato di musica (specialmente alcune declinazioni di Heavy Metal) creare le copertine dei dischi mi è sempre sembrata una delle cose più interessanti e gratificanti (quando si usavano ancora le cassette, ero solito illustrare manualmente le mie copie, non ce la facevo ad avere una cassetta senza copertina!). Quindi nel tempo ho sempre cercato di rimanere in contatto con questo mondo e cercare qualche opportunità per cimentarmi effettivamente. All'inizio assieme ad altri amici ho fondato una label (trazeroeuno) per la quale ho curato tutta l'immagine sia per la l'etichetta che per i gruppi, ora, dopo diverse difficoltà la cosa si è un po' ridimensionata, la label ha preso il nome Bruma (brumamusic.tumblr.com) e collaboro con la più conosciuta Avantgarde Music. Come accennato sopra attualmente stiamo anche lavorando alla copertina di un disco , un'edizione particolare super limitata, questa volta a quattro mani (come Diramazioni) .
Illustrare partendo da materiale sonoro è per me davvero interessante perché si ha la possibilità di farsi suggestionare e guidare da un'espressione che non è completamente legata all'uomo (come la parola) ma che anzi in qualche modo è sempre presente e ci precede.


Nick:  Domanda singola per Jessica: parlaci del tuo lavoro di illustratrice di Tarocchi

Jessica:  Quello dei Tarocchi è un soggetto che mi ha sempre affascinato. L'opportunità pratica di lavorare su questo tema è stato un concorso indetto dalla casa editrice Hermatena (ora Museo dei Tarocchi), cui partecipai parecchi anni fa e fui più volte selezionata. Mi fu proposto di realizzare un intero mazzo in piena libertà in termini di interpretazione, testo e aspetto visivo (mentre il packaging fu curato dall'editore), che la casa editrice pubblicò nel 2006/2007 ed entrata a far parte della collezione del Museo dei Tarocchi: "Tarocchi di Connessione". Nel 2011 ho creato una nuova edizione, questa volta autoprodotta, le carte sono le stesse (22 Arcani Maggiori) ma con una variazione grafica sul retro della carta e packaging personalizzato, attualmente disponibile in poche copie sul mio e-shop. Il nome enfatizza l'idea di collegare simboli, figure, significati, ricordi, eventi, archetipi, che è tipica dei Tarocchi e più in generale del linguaggio visivo ed ho cercato di creare un sistema di significati interattivi, creando un'interpretazione personale dei classici Arcani (con influenze simboliste, onirico-surreali, mitologiche e fantastiche, pagane…).
Non è escluso che prima o poi nascano in collaborazione anche i Tarocchi di "Diramazioni" visto che anche a Lucio non dispiacerebbe lavorare su questa tematica.


Nick: Nel corso degli anni avete collaborato con diverse case editrici e riviste italiane ( le già citate ed. XII; Mezzotints, Terre di Confine,La Tela Nera; la RiLL e tante altre) e scrittori come Samuel Marolla. Secondo voi qual'è lo stato dell'illustrazione in Italia e quali sono le differenze di trattamento (anche economico) rispetto ad altri paesi?

Diramazioni:  Questa è una domanda difficile, sia perché con altri paesi non abbiamo ancora avuto un numero significativo di esperienze, sia perché anche in Italia le cose possono essere molto diverse, a volte poi sembra di stare sempre lì a lamentarsi del proprio paese, ma effettivamente le difficoltà ci sono.
Al momento ci pare comunque che la difficoltà maggiore qui da noi sia quella di "fare impresa", nel senso che molti hanno provato o vorrebbero provare (anche noi nel nostro piccolo) a creare qualcosa, ma se non si ha una buona base economica alle spalle si va in contro a molti rischi, ad una paura di investire per poi non riuscire a raccogliere. Parliamo di attività "fatte bene" ovviamente, attività per le quali si ha un occhio di riguardo più per i contenuti e la sostanza che per l'aspetto commerciale (soprattutto inteso come: appiattire il prodotto per renderlo appetibile ai più, affrontare tematiche in modo superficiale). All'estero poi si ha la sensazione che si abbia meno paura di rischiare, fare cose diverse, di provare soluzioni nuove e strade meno battute, mentre in Italia spesso si segue ciò che va al momento (anche in ritardo ovviamente) e raramente si pianifica qualcosa che possa durare almeno per un certo arco di tempo (in un mercato saturo di uscite poi noi non capiamo come mai ci sia sempre una fretta esagerata, un corsa a pubblicare, pubblicare, pubblicare). Poi sicuramente all'estero cercano sempre (o molto spesso) le persone più adatte ad un certo lavoro o comunque di dare spazio a molti, in Italia invece sembrerebbe molto difficile "infilarsi" in certi settori, i grandi editori paiono impenetrabili e impermeabili a tutto un sottobosco italiano (scrittori, illustratori, traduttori…) che infatti alla fine preferisce tentare all'estero. All'estero ad esempio ci imbattiamo spesso in pubblicazioni molto curate, stranissime, di autori sconosciuti, spesso al primo libro, a dimostrare che i piccoli e medi editori hanno comunque un mercato e una capacità (anche economica) superiore di pubblicare materiali particolari.
Le piccole case editrici con cui abbiamo collaborato invece fanno del loro meglio, rimanendo oneste anche se per forza di cose con un occhio al risparmio, invece ci è capitato il caso di editori ben più grandi (italiani) che tentano di sfruttarti ed in qualche caso addirittura di non pagarti. Inoltre le cosiddette "prove" realizzate per editori esteri per esempio ci sono state pagate, mentre i committenti italiani tentano sempre di farle fare gratis (anche se si tratta di progetti editoriali di un certo livello). Ma non è detto che sia sempre così (speriamo). Poi ci sono anche progetti ben strutturati come la Acheron Books (tra i cui fondatori c'è Samuel Marolla) che potrebbe emergere anche da noi, puntando però inizialmente sempre sul mercato estero. I fondatori definiscono Acheron come una realtà nata per esportare nel mondo la speculative fiction italiana, incrociando la lingua inglese e il formato ebook, credendo fortemente nella qualità degli scrittori italiani del Fantastico (fantasy, fantascienza e horror), e ritenendo che l'editoria nazionale non investa a sufficienza o nel modo corretto su tale eccellenza.


Nick: Sono molto incuriosito dal vostro lavoro su The Illustrated Edgar Allan Poe, ce ne volete parlare?

Diramazioni:  E' stata un'ottima esperienza. La Quarto children's Books di Londra ci ha contattato chiedendoci di realizzare prima delle prove di copertina (pagate), poi dopo una selezione tra diversi illustratori ci ha comunicato di averci scelti, quindi abbiamo illustrato l' intero libro: illustrazione di copertina, 23 illustrazioni e 6 pop-up che accompagnano quattro racconti di Poe (La Caduta della casa Usher, il Pozzo e il Pendolo, il Cuore Rivelatore e il Barile di Amontillado). Inoltre il titolo di ogni racconto è stato arricchito da un disegno di Tom Duxbury. La Quarto si è occupata del progetto, mentre poi il libro è stato pubblicato da Thunderbay Press (UK)/ Canterbury Classics. Siamo stati molto contenti perché si trattava di un'edizione molto particolare e curata, da collezione, un pop-up per adulti, di genere horror, un progetto davvero originale. Il soggetto dei racconti di Poe ci ha dato molta ispirazione, in ogni caso non siamo stati completamente liberi nella realizzazione, la casa editrice ha voluto indicarci quali passaggi illustrare e darci per alcune immagini delle indicazioni sul soggetto da illustrare. In linea di massima comunque c'è stato molto spazio per la creatività e la personalizzazione. Inoltre per i 6 pop-up il paper-engineer aveva già predisposto le "sagome" entro cui dovevamo in linea dì massima stare, quindi abbiamo potuto dedicarci unicamente alle illustrazioni, tenendo però conto di alcuni aspetti tecnici. Abbiamo dovuto un po' correre in certi momenti, perchè nonostante fosse un lavoro molto lungo c'erano determinate scadenze. Alla fine tutti sono rimasti molto soddisfatti e anche noi, quando abbiamo ricevuto il libro vero e proprio è stato emozionante.

Nick: Tra i vostri colleghi illustratori e copertinisti quali sono quelli che seguite con maggiore attenzione ed interesse?

Diramazioni:  Mah, per la verità noi ce ne stiamo un po' appartati, non siamo sempre aggiornati sulle ultime novità, per così dire. Controlliamo sempre se Dave McKean produce qualcosa di nuovo. Tra gli illustratori italiani che ci avevano colpito c'è Stefano Ricci, apprezziamo anche Gipi che ormai è molto conosciuto e altri, alcuni già citati qui sopra (alla prima domanda).

Nick:  Progetti futuri, a cosa state lavorando e cosa ci dovremmo aspettare da Diramazioni nel prossimo futuro?

Diramazioni:  Stiamo lavorando ad un'edizione limitata "dipinta a mano" del disco Nortt per Avantgarde Music, nuovi progetti e idee nell'aria (a lungo termine): un progetto in collaborazione con Daniele, nuovi Tarocchi, dipinti a tema mitologico-arboreo (uomo verde). E poi speriamo che arrivino nuove proposte interessanti…

Nick: Bene ragazzi, è tutto. Vi ringrazio ancora per la vostra disponibilità. Nel salutarvi mi accomiato con la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una questione che avreste affrontato con piacere, una domanda a cui avreste risposto volentieri e che io invece non vi ho rivolto?

Diramazioni: Le domande andavano benissimo così. Grazie a te!

sito: www.diramazioni.it
shop: www.diramazioni.etsy.com
blog: diramazioni.tumblr.com

LA LEGGENDA DELLE MASCHE. - Introduzione.

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"La credenza che esistono esseri quali le streghe è parte cosi essenziale della Fede cattolica che il sostenere ostinatamente l'opinione opposta sa manifestamente di eresia."
Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer. Malleus Maleficarum. Anno 1487

"In realtà non ci sono state streghe, ma i terribili effetti della credenza nelle streghe sono stati gli stessi quasi come se le streghe fossero realmente esistite."
Friedrich Nietzsche. Anno    1879

Sono passati quattro secoli tra le due affermazioni. Nell'intervallo tra la prima e la seconda frase non è cambiato solo un intero mondo quanto piuttosto si è trasformata la società umana, è nata una nuova sensibilità ed un diverso modo di guardare alla Storia e alla Filosofia.
E cosa più importante la stessa considerazione della figura femminile è cambiata.

E' una questione molto antica, quella della Stregoneria, una storia  vecchia quanto il Mondo, coeva di quella realtà rurale che i nostri nonni conoscevano bene e che, in alcune pieghe del tempo, ancora attecchisce e sopravvive.
Non sarà una narrazione lineare, non potrà esserlo.
Non potrà nemmeno essere una descrizione esaustiva, troppo è andato perduto nella tradizione orale, spesso poi basta allontanarsi di pochi chilometri e le stesse tradizioni cambiano, assumono mille varianti differenti  ed anche il vostro umile narratore - giocoforza - è condizionato dalla sua personale sensibilità.
Però se vorrete seguirmi in questo nuovo lungo viaggio quella che andremo a narrare sarà la Storia delle Masche.
Le Streghe piemontesi.
Il cosiddetto Ponte delle Masche
 sul Rio Castellazzo in Piemonte

Mettetevi comodi.

- IL LUOGO.

Il Piemonte.
Terra complessa, legata a doppio filo alle sue montagne, alle sue valli.
E' una regione che profuma di vigneti, di tartufi, di formaggi d'alpeggio, una zona dove le nebbie autunnali alpine cedono il passo ai pallidi soli primaverili.
E' il luogo dove nascono gli affluenti del fiume Po, è il luogo dove nasce lo stesso fiume Po.
Sono persone orgogliose i piemontesi, estremamente legate alle loro tradizioni ed alla loro terra.
Tradizioni millenarie che convivono con la modernità, eppure tra tutte queste ce ne sono alcune particolarmente interessanti ai fini del folklore regionalistico.
Tradizioni che interessano principalmente la zona delle Langhe, ma anche l'Astigiano, il Cuneese, l'Alessandrino, il Roero, perfino la zona di Biella, in alcuni casi poi queste leggende arrivano fino alla Liguria dove si confondono con le locali Strie . Ogni famiglia, ogni anziano, se glielo chiederete vi racconterà una qualche leggenda sulle fattucchiere locali.
Leggende ironiche, leggende spaventose, controverse,  alle volte perfino crudeli.
Perché le Masche non sono streghe come le altre.
Ma come nasce il termine "Masca" ?

- STORIA E POSSIBILI ETIMOLOGIE DI UN NOME.

Il termine compare per la prima volta nell' Anno Domine 643 .
 C'è un passaggio all'interno dell'Editto di Rotari che recita più o meno così:

"Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit"

E quel verso che parla di anime di morti dà la prima interpretazione possibile del fenomeno.
La leggenda vuole che l'etimologia nasca da una commistione tra la lingua dei celti e quella degli antichi liguri.
Probabile, ma nessuno dei due popoli ha lasciato testimonianze scritte in proposito.

Esiste anche una seconda versione che vorrebbe come origine il vocabolo franco-provenzale "Mascar", che indicava il gesto del pronunciare borbottando sinistri incantesimi.

Ma, secondo altri ancora, l'origine più corretta dovrebbe essere ricercata chiamando in causa i longobardi che utilizzavano il termine "Maskar" per definire tutte le entità soprannaturali di cui la razza umana non può assolutamente fidarsi.

Quale che sia la teoria giusta, la verità è andata perduta tra le pieghe del tempo.
Però le Masche hanno davvero fatto parte della cultura popolare piemontese.
E secondo alcuni sono realmente esistite, mentre secondo altri hanno realmente camminato per le contrade delle Langhe.
(Continua....)

LA LEGGENDA DELLE MASCHE. - Primi Dati.

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Il post precedente è uscito QUI

"Non esistono due mondi separati, due realtà diverse, un mondo normale e uno paranormale... esiste un mondo unico, che si può "guardare" o "vedere". "
Carlos Castaneda

"j'o vist l masche"
(Ho visto le masche) 
Antica espressione piemontese.


Una delle cose che più facilmente stupiscono chiunque voglia parlare delle Masche consiste proprio nell'alto numero di fonti e di testimonianze (spesso orali )  sull'argomento.
Laddove in altre realtà locali sembra esistere quasi una sorta di pudore, quasi di vergogna, nel descrivere le proprie leggende, credenze popolari e tradizioni a tema stregonesco, in Piemonte sovente accade il contrario.
Le Masche sembrano quindi una realtà ben integrata nel passato del territorio ed estremamente presenti, sia pure in centinaia di varianti e di versioni contraddittorie tra loro, praticamente un po ovunque Quasi ogni paese, ogni borgo, contrada, valle ha avuto la propria Strega personale ed ognuno l'ha voluta raccontare.
A modo suo.
Esistono due chiavi di lettura che affronteremo in questo secondo post ed anche nel prossimo.
Nella prima, daremo qualche nozione sull'aspetto leggendario e folkloristico della materia, nella seconda cercheremo di trattare la realtà storica e quelli che sono stati gli elementi reali che diedero origine alle leggende stesse.
Ricordiamoci sempre però che tutto nasce nell'ambito di società chiuse su sè stesse.
Ma cosa sappiamo di preciso?

- I MILLE VOLTI DI UNA MASCA.

Quello che sostiene la tradizione: 
-La tradizione racconta come la maggior parte della Masche fossero appartenenti al sesso femminile, più rari erano gli esempi in cui gli stregoni fossero uomini ed allora venivano definiti Mascoùn.
Questi ultimi in genere venivano identificati in individui di grande cultura, in possesso di molti libri ed in grado di leggere in latino. Per fare un esempio in alcuni paesi come Balme il Mascoùn ad un certo punto venne identificato nella figura del prete dell'epoca (un prete però che utilizzava le sue arti per irretire le donne del posto) In  altri casi si poteva anche trattare di un insegnante venuto da fuori.
Una possibile spiegazione razionale:  
- I motivi di questa identificazione erano presto detti: una volta preti ed insegnanti ( e molto spesso le due figure si equivalevano) erano gli unici in grado di leggere o che possedessero qualche libro.
E, in un ambiente chiuso c'e sempre diffidenza nei confronti di chi viene da fuori o nei confronti della cultura.
Ma teniamo presente l'elemento "libro, perché ci torneremo sopra più avanti.

Ma per quanto riguarda la Masche vere e proprie?

Quello che sostiene la tradizione:  
- L'iconografia classica descrive quasi sempre le Masche come donne anziane dall'aspetto cadente e ributtante, qualche volta però potevano essere raffigurate come  splendide ragazze dotate di una bellezza mozzafiato.
Primo particolare interessante: la Masca non era per forza una figura negativa, le leggende e la tradizione raccontano sia di streghe in grado di compiere atti di generosità, sia di fattucchiere semplicemente dispettose nei confronti degli esseri umani, anche se - ovviamente- quelle che colpiscono maggiormente l'immaginazione sono i racconti sulle Masche malvagie.
Ad ogni modo sia le Masche che i Mascoùn possedevano il potere di "fare la fisica" cioè di esercitare la magia e il malcapitato che incorreva nei loro sortilegi si diceva che venisse "ammascato"
Ma le leggende abbondano di particolari ancora più inquietanti.
Con sentori sulfurei.


Tutte le Masche erano in grado di assumere diverse sembianze, sia di animali che di organismi vegetali.
Si tratta davvero di un elenco lunghissimo, quasi illimitato: si va dalle pecore alle galline, dai caproni ai  maiali, perfino alberi o radici e -naturalmente - i sempreverdi gatti  e pipistrelli. Tutti gli avvistamenti  e gli avvenimenti più"strani" venivano attribuiti alla trasformazione di qualche Masca. 
Se vi trovavate dalle parti di Balme  avreste  potuto  avvistare la famosa vatchi tchùca, cioè un bovino facilmente riconoscibile per via del suo unico  e storto corno, ma anche di uno sguardo maligno ed una particolare intelligenza, mentre invece i viaggiatori che si recassero ad Ossola si sarebbero facilmente imbattuti in un neonato piangente, guai però a lasciarsi impietosire, perché in realtà si trattata di una strega chiamata Vaina. Ma ad Ossola operava anche una seconda fattucchiera chiamata Splorcia che amava comparire sotto forma di creatura patchwork: zampe di rospo, testa di maiale ed ali di pipistrello. Vicino a Novara, sul luogo di un'antica battaglia si diceva passasse spesso uno stregone  accompagnato da un gruppo di spiriti. Per non parlare delle varie leggende sorte a proposito della famigerata Masca Micilina o Micillina ( ne parleremo nel prossimo post)
Infiniti erano i poteri attribuiti a questa tipologia di esseri; in buona sostanza erano considerate responsabili di tutti gli eventi negativi o inspiegabili che avvenivano all'interno di una comunità, dalla morte di un figlio alla perdita di un raccolto, da una malattia improvvisa alla sparizione di un qualsiasi oggetto.

Una possibile spiegazione razionale: 

- Molti studiosi ipotizzano che quelle che all'epoca venivano considerate come streghe, in realtà fossero - anche in questo caso - solo donne ai margini della società, isolate dal resto delle comunità, quasi con la funzione di catalizzatore, di vittime predestinate ( di capro espiatorio, se vogliamo ) da incolpare per ogni avvenimento imprevisto. Insomma, un modo per giustificare con sé stessi  l'arrivo di una carestia o di un alluvione improvviso oppure ancora la morte di un neonato additando un colpevole tra i diversi e tra i non integrati.
Persone reiette, magari anziane sole che conoscevano le virtù medicinali delle varie erbe, oppure persone poco gradite da qualche vicino, o magari ancora ragazze che avevano respinto le attenzioni di qualche spasimante poco gradito  che per vendetta le aveva calunniate.
C'è tuttavia anche un' altra ipotesi: un residuo di sciamanesimo o di paganesimo di origine celtica che ancora sopravviveva tra le pieghe della società cristiana.
Ma basta questo a spiegare l'inquietante alone che circonda le Masche?  

Bisogna considerare anche che quelli della Masca erano poteri ereditari, di solito si trasferivano di madre in figlia o di nonna in nipote. La strega che non avesse discendenza propria aveva comunque la facoltà di scegliere una erede al di fuori della propria cerchia familiare  (solo in casi disperati potevano  scegliere un uomo come futuro depositario, in quel caso poi il tutto si sarebbe successivamente estinto alla morte del Mascoùn, un uomo infatti poteva ereditare il potere ma non trasmetterlo )
Parlo di casi disperati per un motivo ben preciso.
Già, perché qui giungono le parti veramente macabre dei racconti e delle leggende.

- DI LIBRI DEL COMANDO E DI ALTRI STRUMENTI.




Oscure tradizioni sostengono infatti che una Masca che non riesca o che non voglia passare le proprie facoltà ad altri sia condannata a morire in maniera atroce tra enormi dolori e sofferenze. A volte la maga che ritenesse di non voler trasmettere quella che riteneva come la sua maledizione riuscisse a trovare una scappatoia dislocando il potere ad un albero e poi incenerendo, ma in linea di massima il destino di chi non tramandava la sua arte era segnato.
Una variante della leggenda descrive le Masche come creature soggette ad invecchiamento ma virtualmente immortali  e che, solo con la cessione della magia potessero sfuggire alla innaturale durata della loro esistenza.

Diverse le modalità di trasmissione: se nella maggior parte dei casi bastava il semplice contatto fisico, per le Masche attive nel paese di Camburzano preferivano passare uno dei loro strumenti più amati : il gomitül (gomitolo ) stregato. Animato di vita propria il gomitül era difficile da domare e se la prescelta non riusciva a comandarlo era destinata a fare una brutta fine. Mentre le streghe di Pragelato preferivano affidarsi al caso, gettando un bastone in mezzo ad una strada poco trafficata, cosicché la prima persona che avesse raccolto il bastone ereditava il marchio della strega. Dalle parti di Cuneo invece la Masca consegnava un altro importante strumento magico il casül (mestolo) pronunciando alcune fasi di rito.
Ma era un altro strumento il più ambito.
Ed anche il più pericoloso.
Era un libro, ma non un libro qualsiasi.
Un volume pieno di formule, secondo la tradizione scritto direttamente dal Demonio.
Il Libro del Comando.
Il Libèr dël Comànd.

Ogni Masca ne possedeva uno. Ogni Masca tendeva a consegnare il proprio Libro del Comando in punto di morte all'erede scelto.
Non sempre però questo avveniva, cosicché ancora oggi in Piemonte sentirete raccontare fiabe nere su Libri del Comando nascosti tra i boschi e tra le capanne in precedenza abitate dalle streghe.
E questo, a suo modo, aggiunge ulteriore fascino ad una storia già complessa di suo.
Eppure  questo non è ancora tutto, non siamo giunti alla fine.
C'è ancora tanto da narrare, tanto ancora sospeso tra leggenda e verità storica. Così come  ci furono Masche più famose di altre. Senza dimenticare che ci furono modi in cui le popolazioni delle valli provarono a difendersi e a reagire.
E ci furono anche processi. Processi sanguinosi in cui tante, troppe donne incolpevoli morirono.
L'eredità peggiore fu proprio questa.
(Continua....)

Addendum del 15/05/2015:  oggi Patricia Moll ha scritto un interessante post in cui racconta alcuni aneddoti sulle Masche.
Lettura consigliatissima!

E VENNE IL GIORNO (2008)

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Gli Stati Uniti vengono flagellati da una inspiegabile epidemia di suicidi. L'ipotesi iniziale che chiama in causa un improbabile attacco terrorista tramonta quasi immediatamente nel momento in cui si rende conto che dietro a tutto potrebbero esserci delle tossine di origine vegetale.
Una coppia di insegnanti in piena crisi matrimoniale Elliot ed Alma Moore cercano, tra mille difficoltà di dirigersi verso Filadelfia. Ben presto ad Elliot e Alma si unisce Julian un collega di Elliot e sua figlia Jess.
Le speranze sembrano però ridursi sempre di più.
Che sia arrivata la fine per la razza umana? Possibile che siano davvero le piante a voler distruggere la vita animale sulla Terra?

Mi prendo un attimo di pausa dal dossier sulle Masche per recensire un film di qualche anno fa.
C'è un motivo particolare per cui parlo di E Venne il Giorno, vidi il film spinto dai pareri entusiastici di un paio di miei conoscenti quando era appena uscito e sinceramente non m'impressionò più di tanto.
Capita però che i gusti cambino, che una cosa che magari può non piacere tempo fa magari venga apprezzata in anni più maturi.
Insomma, c'è un frutto per ogni stagione, mi ero detto.
Venerdì sera mi è capitato di rivedere il film in DVD assieme a mia moglie.
E, purtroppo mentre partivano le risate involontarie della mia consorte nei confronti di numerose scelte narrative della pellicola mi sono ritrovato  davanti al risorgere degli stessi dubbi già provati in passato.


Da sempre provo sensazioni ambivalenti nei confronti di M. Night Shyamalan.
Intendiamoci, ritengo che sia un cineasta geniale, con delle ottime intuizioni nonché uno dei pochi in grado di riuscire a costruire a costruire film di atmosfera e tensione con poche (spesso ) indovinate pennellate.


Però vedete, quello che mi lascia perplesso è comunque l'estrema discontinuità che il regista di origine indiana ottiene con le sue pellicole.
Provate a farci caso, Shyamalan passa con estrema disinvoltura da un film ottimo come The Village ad una immane cazzata ad un prodotto con enormi buchi in fase di sceneggiatura come Signs, da un film ambizioso come Lady in the Water (che fu un insuccesso di critica e pubblico ma che avrebbe meritato un destino diverso) finendo con l'immenso Il Sesto Senso, un capolavoro assoluto.

La mia perplessità va da ricercarsi non solo in funzione del risultato finale di ognuna di queste pellicole, ma anche nei dubbi che ogni volta mi nascono in merito alle effettive capacità del regista che in molti casi spreca delle ottime intuizioni innestandole con delle enormi, pacchianissime ingenuità ( Signs è forse l'esempio più azzeccato che si possa fare in proposito)

Però la cifra stilistica di un filmaker dovrebbe essere ricercata anche nei suoi lavori cosiddetti minori come questo E Venne il Giorno (  anche se preferisco il titolo originale The Happening )
E Venne il Giornoè indubbiamente un film minore, secondario nella filmografia del nostro venuto fuori subito dopo la batosta commerciale di Lady in the Water ed è stato anche vittima di diverse riscritture in fase di sceneggiatura; riscritture che, bisogna riconoscerlo, devono essere ascritte non al regista ma alla 20th Century Fox che annacquò molto le idee originali di M. Night Shyamalan.
E come sempre un fallimento ha molti padri, anche se molti di questi padri poi cercano sempre di negare la propria paternità.

Eppure le premesse iniziali per un buon film c'erano comunque tutte, anzi  il film parte con tutta una serie di suicidi inspiegabili in varie città americane: da New York a Filadelfia, la cosa fa entrare immediatamente in medias res nel climax della pellicola.
  Inoltre andando avanti nella visione ci si imbatte in un altro paio di  momenti ben riusciti, penso ad esempio alla scena del treno con i protagonisti costretto a fermarsi  in una stazione  in mezzo al nulla.
La società è collassata e non c'è modo migliore per farlo capire senza troppi giri di parole.

In quella scena ed una manciata di altre inquadrature ancora si riesce a intravedere la mano del
regista di razza, in questi casi Shyamalan ha buon gioco nell'inserire quelle lentezze e quei silenzi intimistici che sono praticamente il suo marchio di fabbrica.
Shyamalan dimostra così,in quella manciata di  momenti, di aver appreso la lezione di Hitchcock riuscendo a lavorare sui dettagli e sui piccoli gesti.


Interessante anche il concetto che sta alla base dell' improvvisa ed apparente inspiegabile epidemia di suicidi, quello della tossina killer prodotta dalle piante per contrastare l'infestazione umana sulla Terra.  E tra tutti i vari generi l' eco- vengeanceè forse uno di quelli che meriterebbe una maggiore attenzione in tempi come questi.

Purtroppo gli elementi positivi terminano decisamente qui.
Come altre volte Shyamalan decide di utilizzare una cifra stilistica decisamente intimistica.
Ed è qui che il film frana clamorosamente perché se la cosa può funzionare in ambienti chiusi come quelli descritti in The Village invece in ambiti e scenari aperti come le immense pianure dove si aggirano i nostri protagonisti.
Falliscono anzi risultano risibili anche parte delle motivazioni inserite nei comportamenti dei personaggi.
Tanto per fare un esempio E Venne il Giornoè imperniato su una coppia in crisi Elliot e AlmaMoore, per questo si penserebbe a tradimenti, ad incomprensioni, a litigi...beh, lo scoprire che questa immensa crisi coniugale dipende principalmente dal fatto che Alma sia andata a prendere un cappuccino con un suo allievo francamente mi sembra parecchio debole come causa scatenante della crisi.

Non aiutano gli attori tutti decisamente fuori parte.
Se già di suo Mark Walhberg che interpreta il ruolo di Elliot risulta davvero poco credibile come professore di matematica, ancora più difficile risulta sospendere l'incredulità per- il pur bravo -  John Leguizamo che veste i panni del suo collega Julian.
Leguizamo è uno di quegli interpreti che dà il meglio di se quando gestisce ruoli di personaggi fuori di testa o completamente psicopatici ( un po come ha fatto quando ha interpretato la parte Cholo DeMora  nel romeriano Land of Dead ),  però non funziona allo stesso modo quando interpreta  un buon marito e padre di famiglia.  Ma l'esecuzione peggiore di tutti probabilmente la fornisce la decisamente incolore Zooey Deshanel.
La Deshanel decisamente ha un gran bel faccino ed in altri ruoli ha decisamente fatto meglio, però la sua Ava non solo risulta il personaggio peggio caratterizzato di tutto il film ma si aggira con la stessa espressione monocorde dalla prima all'ultima inquadratura.
Con questo non sto dicendo che E Venne il Giorno sia un film brutto, dico semplicemente che non mantiene anzi svilisce totalmente molte delle aspettative iniziali.

E che forse tutti noi, me per primo dovremmo fidarci maggiormente della prima
impressione.
E voi cosa ne pensate di E Venne il Giorno?

Privacy Policy

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Tra qualche giorno, precisamente il 2 di giugno sarà l'ultima data utile per adeguarsi alla normativa sui Cookies.
Sinceramente ho ancora le idee poco chiare in proposito, però dal momento che - a quanto pare - per chi non si adegua sono previste sanzioni anche salate ho inserito sia un banner a lato sia una pagina apposita chiamata Privacy Policy
Sperando che che questo basti a mettermi in regola - nel caso accetto consigli anche su come inserire una navbar apposita - per una maggiore trasparenza riposto anche qui il tutto.
Desidero ringraziare per i preziosi consigli e l'insostituibile aiuto Ximi-Blogghidee e Davide Novelli.
Una richiesta per gli eventuali commentatori: non chiedetemi consigli tecnici perché io per primo ho avuto enormi difficoltà con questa cosa.  ;)

Privacy Policy
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Così giusto per chiarire. ;)

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LUSITANIA #3: TALKING ABOUT JORGE COELHO.

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Non c'è alcun dubbio che  la vicenda delle Privacy Policyabbiano sconvolto la normale programmazione del blog. Adesso però è il momento di tornare alla vita quotidiana.
La settimana prossima uscirà la mia intervista con il disegnatore portoghese Jorge Coelho, facente  parte del ciclo Il Giro d' Europa a Fumetti qualche giorno prima però pubblicherò la terza ed ultima parte del post sulle Masche Piemontesi.
Com'è  tradizione di Nocturnia ecco una scheda sull'autore.

Jorge Coelho (o come preferisce farsi chiamare JCoelho ) nasce a Lisbona, la capitale portoghese nel 1977, sin da piccolo comincia a disegnare e a sperimentare con pennelli e matite.
La passione per il disegno lo porta nel 1996 a studiare grafica ed arte della comunicazione presso l'Istituto di Belle Arti ( Escola de Artes )  António Arroio .

Nel corso degli anni successivi Coelho lavora  con diverse riviste e giornali lusitani come Diário deNotícias, ADWeek ed editori come ASA (Grupo Leya, che rimane uno dei maggiori se non il più grande gruppo editoriale portoghese che si occupa di fumetti) , realizza illustrazioni pubblicitarie ( molto famosi in patria sono stati i suoi lavori per una marca di caffè molto famosa nel mercato lusitano il Cafè Tofa) .
Ma il "nostro" presta la sua arte  principalmente nel settore dei fumetti e dell'animazione: nel 2002 collabora alla serie animata "Angelitos" (1)

Da sempre appassionato dei comics americani sviluppa uno stile iper realista che, nel corso degli anni, gli aprirà le porte di mercati esteri.

Infatti Coelho lavora molto per gli Stati Uniti disegnando fumetti come Outlaw Territory #2 e Forgetless per l'editore Image;  Venom per la Marvel e Polarity per i Boom! Studios

Nel frattempo però l'autore non dimentica certo le sue origini facendo la sua parte per lo sviluppo della banda desenhada lusitana; tra le altre cose partecipa al volume collettivo "É De Noite Que Faço As Perguntas" per l'editore Saída De Emergência ed ambientato durante il periodo della dittatura portoghese.
Jorge Coelhoè un disegnatore molto interessante, in grado di essere un ottimo trait d'union tra la tradizione europea e quella statunitense.
Nei prossimi giorni arriverà la mia intervista con lui e, successivamente, una scheda sul mondo del fumetto lusitano; questi saranno al momento gli interventi conclusivi della mia escursione nel mondo artistico di quel paese.
In attesa di passare ad altre nazioni.

(1)Angelitos è una coproduzione tra Portogallo e Brasile, si tratta di una serie di 120 episodi tutti della durata di 1 minuto.  La casa di produzione si chiama Animanostra

Nel Frattempo a Milano....

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Sabato 23 è stata una gran bella giornata.
Dopo tanto parlare, tanto programmare sopratutto con Romina Tamerici ieri il Buon Vecchio Zio Nick  è sbarcato a Milano ad incontrare alcuni blogger nella capitale lombarda.
Vedete i contatti in rete sono bellissimi però niente di meglio dei sani vecchi contatti personali.
 Quindi....siete pronti a conoscere il lato oscuramente vero dei vostri blogger preferiti? I vostri cuori saranno abbastanza forti per scoprire  the schocking truth?
 Ecchesaràmai!!!! 

- LA PARTENZA.
  Avete presente cosa significa sentirsi suonare la sveglia alle 05.30 del mattina di sabato?
Non ci sarebbe niente di strano, però c'è il piccolo particolare che per paura di non svegliarmi avevo impostato la sveglia con una canzone degli Helloween (Walls of Jericho per la precisione)
E -ripeto - avete presente cosa significhi svegliarsi con gli Helloween alle 05:30 del mattino????
Gli Helloween:  se non mi sono suicidato sul momento è già tanto.



The Band: Elisa; Maria; i coniugi Obsidianici; Romina e Marco 

Un assonato Zio Nick in fretta e furia si è lavato,  vestito, sbarbato, ingurgitato un caffè bollente (il tutto non necessariamente in quest'ordine ) ed è uscito per prendere il treno.
Obiettivo, essere in stazione a Mestre per poter prendere il treno delle 07:50 per Milano
Scopo nemmeno tanto segreto: incontrare quanti più blogger possibili.


Il tempo ieri a Milano 
A proposito, riconoscete il monumento nella foto?
Vi fornisco un aiutino: non è il Colosseo !

A suo tempo avevo invitato anche il mio vecchio amico Elvezio Sciallis di Malpertuis, il quale fino all'ultimo momento aveva dato per certa la sua presenza.
Sennonché verso le 08: 00  mi arrivava un SMS di Elvezio  che mi avvertiva che essendo appena tornato dalla discoteca non poteva essere presente.
Vabbè succede! Ma essendo già avvenuto altre volte che il caro vecchio Elvezio "pacca"all'ultimo momento un incontro (in passato lo fece con Iguanae Marco ) da adesso in poi sarà ribattezzato Pac Man.
Ciao Elvezio! Ti vogliamo sempre bene  ma così impari a stordirti di Techno, che non ci hai più venti anni ! 

Nella splendida cornice del Castello Sforzesco nell'ordine da sinistra a destra:
Severino Forini di Obsidian Mirror, il sempre vostro Nick di NocturniaMarco Stabile di
Argonauta Xeno

- L'ARRIVO A MILANO.

Fortunatamente però mi rincuorano alcune cose: il treno nonostante che si sia in pieno periodo EXPO è semivuoto, quindi il viaggio è tranquillo, Trenitalia riesce anche ad arrivare in orario e così con una precisione asburgica alle 10:00 in punto sbarco alla Stazione Centrale di Mediolanum.
Lo squadrato quadratone di origine fascista della Stazione è esattamente come ricordavo, in precedenza ero stato solo nella capitale lombarda e ne avevo ricordi bellissimi.
 Una volta  ad aspettarmi trovo  i simpaticissimi Romina Tamerici e Salomon Xeno che fanno gli onori di casa, poco prima di me da Vicenza erano arrivate la dolcissimaMaria Todesco e, nonostante il fatto che non si sentisse troppo bene a causa di una influenza non ancora del tutto smaltita, anche Elisa Elena Carollo di Drama Queen

Maria Todesco al centro ed ai suoi lati i coniugi Obsidianici
Dopo un paio di giri in metropolitana, alla Stazione di Brera Lanza si uniscono a noi anche Severino ( TOM ) Forini di Obsidian Mirror e consortesca consorte (entrambi splendidi )
Adesso il gruppo è quasi completo, manca solo una persona che arriverà in un secondo momento.
Ancora una volta sono preda di quella strana sensazione che si prova quando si incontrano dal vivo delle persone con cui finora si era interagito solo attraverso la rete e ci si rende conto che di persona sono perfino  molto meglio che in rete. 
Spero sia stato reciproco, tra parentesi.



Il momento in cui Romina Tamerici
 (al centro ) cerca una pistola per dimostrare a
Marco Stabile quanto abbia gradito le sue barzellette.
 Alla destra di Romina la splendida Drama Queen

La giornata scorre veloce, nell'arco di poche ore visitiamo i giardini del Castello Sforzesco ( pare che la colonia felina che abita lì sia uno dei segreti  meglio conservati di tutta la Lombardia ), giriamo attorno al Piccolo Teatro, ci aggiriamo scansando come possiamo le immense comitive di turisti all'interno della Galleria Vittorio Emanuele e a Piazza Duomo con annessa bela madunina dove si unisce a noi anche la Camilla di Bibliomania
Il Duomo  visto dall'esterno è qualcosa di spettacolare, ma ad entrare vista la fila immensa non se ne parla nemmeno.


Lo Zio Nick e la Cammidi Bibliomania.
Ma non si vive di sola Cultura, nel frattempo si è fatta l'Una del pomeriggio e la fame si fa sentire .

- IL MISTERO DELLA PIZZA SCOMPARSA.

I ragazzi per farmi sentire a casa mi portano da I Fratelli La Bufala dove la pizza che avevo ordinata viene consegnata per un errore ad un altro tavolo, vabbè cose che succedono...peccato che il caffè che avevano promesso di offrire per farsi perdonare del disguido poi ce lo facciano pagare regolarmente.
Ah ! Fratellini, fratellini....
La conversazione però è piacevole, discutiamo amabilmente di libri, editoria, Zerocalcare, Gipi e tante altre cose.  Romina mostra orgogliosamente le foto del suo gattino Conan mentre io compio la stessa cosa con la mia Trixie.
Non guardatemi con quella faccia: chi non ha animali non può capire! LOL

Dopo pranzo rimane il tempo per una ultima passeggiata direzione Teatro della Scala e una ultima chiacchierata.
La giornata però volge al termine, rimane però il tempo per un' ultima foto prima di salutarci.
Questa:

Visto che carini ?
Riorganizzeremo altre giornate come questa?
Sicuramente si.
Magari se potrò mi piacerebbe organizzare una cosa del genere anche con i blogger piemontesi  in occasione del Salone del Libro di Torino cosa che ho promesso da tempo a Max Citi e a Lady Simmons
Da una giornata come questa ho capito che: I contatti in rete sono belli ma niente potrà mai sostituire i contatti dal vivo.
Ed anche che: Gli italiani del Nord e del Sud possono tranquillamente andare d'accordo tra loro, ma questo mi raccomando, non ditelo a Salvini.

Momento comico della giornata: Quando una coppia di turisti in mezzo ad un mare di milanesi ha fermato ME per chiedere informazioni sulle vie di Milano.

Momento Splatter della Giornata: Quando io e Maria Todesco abbiamo chiesto agli altri quali fossero i souvenir tipici di Milano.

E con questo chiudo definitivamente questo delirante (ma spero simpatico ) post, ci rivediamo tra un paio di giorni con un articolo serio.
Nel frattempo un saluto circolare al gatto Conan.

LA LEGGENDA DELLE MASCHE. - Esecuzione.

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 I post precedenti di questo dossier sono apparsi QUI e QUI.

"Non da teologo, né da giurista, bensì da semplice storico, penso che la questione di stregoneria sia destinata a produrre più che altro pietà: pietà verso i perseguitati, che desiderarono fare cose cattive, benché non le avessero fatte, che vissero nella maggior parte vite frustrate e tragiche. Pietà anche verso i persecutori, perché si credettero minacciati da pericoli reali e soltanto per questo motivo reagirono brutalmente."
G. C. Baroja

Eppure le cose sono perfino più complesse di quello che è stato detto finora.
Non tutte le Masche avevano una reputazione negativa, non di tutte quante si dicesse che fossero collegate al Demonio.  In molti casi anzi erano se non accette, perlomeno tollerate all'interno della loro comunità. Questo genere di masche partecipava alla vita religiosa del paese, spesso andava anche in chiesa.
Però, ovviamente, era di quelle"altre" masche che la gente preferiva parlare.
Erano infatti sulle streghe malvagie e del  Libro del Comando che gli anziano dei villaggi intessevano storie e racconti durante le "vijà" le tradizionali "veglie"(1) che si tenevano nelle stalle e nella cascine fino a qualche decennio fa.
Durante i freddi e nebbiosi inverni piemontesi  le famiglie si riunivano nelle ore serali: scaldati dal fieno e dal fiato degli animali l'intera comunità cantava, giocava, mangiava, le future coppie si scrutavano da lontano.


Foto di una vecchia "vijà" del Cuneese

E c'era sempre qualcuno che raccontava Storie.
Storie di Masche e di altri malefici.
Ci sono nomi che ritornano più volte.
Nomi e vicende entrati di peso nel folkore regionale piemontese.
Eccone qualcuno:

- MICILINA E LE ALTRE.
 
In questi casi Storia e leggenda spesso si fondono, s'intersecano e il più delle volte risulta difficile scoprire dove comincia l'una e dove finisce l'altra
- Storia di Clerionessa:
Era la Masca di Giaveno, un comune del torinese. La sua probabilmente è una delle leggende più antiche, dal momento che risale al 1300
Le cronache medievali narrano di come si dicesse esperta in filtri e sortilegi d'amore.
Peccato che spesso le ragazze destinatarie dei suoi filtri morissero tra atroci tormenti.
Condannata ad essere murata viva all'interno della torre dove si diceva vivesse il suo cadavere non è mai stato ritrovato.
Da Masca a fantasma.

- Storia di Sabrota la Longia:
Di lei invece si raccontano ancora le vicende nella zona di Asti.
Vissuta verosimilmente nel '500 ( ma nessuno ne è sicuro) era la classica strega da Sabba e da Balli delle Masche.
Di Sabrota veniva spesso messa in evidenza la leggendaria bruttezza ed il fatto che fosse  anche lei esperta in filtri e malefici ma che preferisse trasformarsi in gatto per spaventare ed uccidere i viandanti.
Ci sarebbe solo da scegliere riguardo alle leggende nate sulla sua figura, probabilmente  la più conosciuta è quella che narra di un soldato costretto ad aggirasi di notte per i boschi infestati dalle streghe. Aggredito da un inquietante e gigantesco felino dal pelo ispido e nero invece di fuggire il milite riesce a trafiggere con la spada una delle zampe dell'aggressore.
Inutile dire che nei giorni successivi  Sabrota sia stata vista dai paesani  ricorrere alle cure del medico per farsi curare una ferita da taglio al braccio,

Le successive leggende sono perfino più oscure e raccontano di uomini maledetti dalla fattucchiera convinti di essere alternativamente cani o vitelli, di esorcismi praticati dai preti nel tentativo di salvare le vittime della strega.
Il finale della fiaba?
Termina con la morte della strega, anche in questo caso però la certezza non è assoluta.
Quando la strega muore inizialmente nessuno vuole trasportare la bara della donna, alla fine si fanno avanti i tre uomini più forti del villaggio, uno dei tre inciampa quasi subito, la bara si rovescia lasciando scivolare via il coperchio.
La bara si rivela vuota.
Per secoli durante le "veglie" i nonni hanno spaventato i nipoti raccontando storielle sul come anche molto dopo la morte della masca i pastori abbiano continuato a trovare ciocche dei capelli di Sabrota la Longia nei luoghi (molto spesso radure) dei Sabba.

- Storia di Micilina:
Ho già accennato di sfuggita alla Masca del Roero più volte in questo post.
E per un motivo ben preciso.
Micillina o secondo altre fonti Micilina, non è solo il nome più conosciuto, quello che ritorna più spesso nei racconti popolari  ma  è anche una di quelle di cui esistono effettivamente testimonianze storiche,  inutile aggiungere che anche stavolta cronaca storica e leggenda popolare si sono sovrapposte fondendosi in un melange in cui è difficile riconoscere la verità storica dall'esagerazione folcloristica.
Partiamo prima dalla leggenda.

Le tradizioni popolari sulla Masca più conosciuta del Roero sono particolarmente diffuse tra Asti e Cuneo già a partire dal '500, in particolare nei comuni di Barolo ( il probabile luogo di nascita della donna ) e Pocapaglia, dove la donna si unì in matrimonio con un contadino del luogo.
Subito cominciarono le maldicenze, acuite dal racconto di un incontro nel bosco con un cavaliere vestito di nero che -dopo un patto - fece aumentare i già presenti poteri della donna.
Il povero ed incolpevole marito della strega fece le spese dell'accordo malefico lasciandoci le penne quasi subito.
La donna sentendosi così libera cominciò a compiere numerosi sortilegi, i classici delle Masche: da quelli semplicemente dispettosi come il far crescere la barba alle bambine, fino a quelli più completamente malvagi come il gettare le fatture ed il malocchio sulle persone, facendo morire gli adulti o causando malformazioni nei  corpicini dei neonati.
Le cose però non durarono a lungo, l'ira dei contadini portarono a delle denunce sia nei confronti dell'autorità civile che di quella religiosa. Una volta  incarcerata la donna confessò abiurando il suo passato.
Le penitenze però non salvarono Micilina dalla morte.

Il Bric d'la Masca Micilina.
Il luogo dove Micaela Angiolina Damasius venne prima impiccata e poi bruciata.
Il luogo possiede tutt'ora oggi una fama sinistra. Secondo la tradizione le chiazze di 

terreno più scuro sarebbero i resti del sangue della strega.
Così un giorno venne condotta al suplizio, mentre i suoi guardiani l'accompagnavano presso il patibolo nell'aria volarono strane urla e miagolii indispettiti, diavoli e streghe tentarono fino all'ultimo di gettare gomitoli e bandoli per salvarle la vita.
Senza successo.
Così la strega venne prima impiccata, poi il corpo venne bruciato e le ceneri sparse al vento. La vicenda ebbe comunque un finale malevolo; nel corso degli anni successivi, tutta la zona di Pocapaglia subì la vendetta delle compagne di Micilina:  numerosi animali deformi nacquero nel paese, nuove tragedie avvennero tra le famiglie ed ancora oggi si vocifera che il Libro del Comando della maga sia nascosto da qualche parte in attesa della mano che sia degna di impossessarsene.
Questa la leggenda.
Ma la realtà storica?


Una donna di nome Micaela Angiolina Damasius detta la Micilina fu effettivamente bruciata dopo un processo per stregoneria nel 1544.  La donna aveva ammesso le colpe imputatele, ma solo dopo un interrogatorio lungo e carico di numerose sevizie.
Il luogo dove avvenne il supplizio esiste davvero ed ancora oggi viene chiamato Bric d'la Masca
In quanto al marito della Damasius, molto probabilmente fu una persona molto meno innocente di quanto tramandi la leggenda, ma piuttosto un individuo violento con la chiara tendenza a picchiare la moglie
Questa la cronaca storica
Ovviamente però leggende hanno preso il sopravvento.

Ma di leggende, di nomi nel corso dei secoli in Piemonte ce ne furono tanti altri, leggenda dopo leggenda, testimonianza (orale o scritta che fosse) dopo testimonianza venne composto uno scrigno ricco di tradizioni senza pari, basti dire che ad un certo punto che nacquero leggende pure sulla Regina Giovanna II d'Angio. Giovanna II fu la controversa regina che governò nel Regno di Napoli dal 1414 al 1435 (una che quindi in territorio piemontese probabilmente non mise mai piede) venne equiparata al rango di strega. Giovanna II governò con pugno di ferro il suo regno, spesso senza controparte maschile (cosa questa impensabile all'epoca)  causando molte inimicizie e calunnie che dalla patria si diffusero in mezza Europa.
Piemonte compreso.
Quindi se andrete nel comune di Boves vi racconteranno la leggenda della strega Regina Giovanna.
L'ultima Masca di una certa fama fu  la cosiddetta La Marchesa attiva nel Canavese durante la prima metà del 1800.  Anche se va detto che a livello di substrato culturale le tradizioni in proposito ebbero una importanza di primo piano nella società rurale piemontese sicuramente fino a tutti gli anni '50s del nostro secolo e, probabilmente, anche molto oltre-  chiaro simbolo del ricordo di un epoca che stava morendo.

La Collina della Zizzola a Bra
Altro luogo dove si diceva si riunissero la Masche
(ma anche i fantasmi)
La cultura popolare forniva anche i modi per contrastare l'opera delle streghe.
Con qualche sorpresa.

- I MODI.

Già, perché ci sono elementi specifici di quel mondo alpino ed altri che invece ritornano un po in tutte le culture. Sto parlando di attività quali  gli esorcismi verso le persone o gli indumenti soggetti alla "fisica" della Strega. Oppure dell'abitudine ad appoggiare una scopa sul focolare in modo da distrarre la Masca introdottasi nelle case facendole contare il numero dei fili.
Abitudine simile a quella utilizzata in Campania contro le Janare
Ci sono usanze che ritornano.
Esistevano però anche erbe anti- stregoneria come l'ortica, la malva, la ruta, la verbena, l'artemisia e le foglie di ulivo.  Oppure si preferiva  appoggiare dei rametti a forma di croce sulle porte delle abitazioni o magari circondare la propria casa da un filo di canapa per evitare che le manifestazioni del Male si avvicinassero. 
Per quanto riguarda invece le usanze tipicamente locali, c'era solo l'imbarazzo della scelta.
 Nelle Langhe ad esempio, si cercava di non asciugare mai all'aperto gli abiti dei bambini per evitare che la streghe o gli spiriti portassero via con loro i minori, mentre se si aveva il sospetto che ad essere maledetto fosse stato un indumento di un adulto allora si bolliva l'abito stesso.
Esistevano altri tipi di cure per contrastare l'opera delle streghe, ma queste facevano parte delle credenze popolari ed ogni località aveva praticamente le sue.
Questo per quanto riguarda il folklore .
A livello storico però venne dato un altro tipo di risposta.
La risposta che gli uomini danno sempre in circostanze come queste.
E che ovviamente prevedeva una lunga scia di sangue.

-GLI ANNI DELLA PERSECUZIONE.

Anche il Piemonte quindi pagò un pesante tributo nel clima di isteria collettiva che insanguinava l'Europa;  in particolare fu la zona di Novara a vivere gli eventi peggiori.
Tre donne vennero condotte al rogo  a Forno Rivara il 29 settembre 1472; due anni dopo nel Canavese ci fu un secondo processo che coinvolse quattro donne.
Due di queste vennero bruciare ancora vive a Prà Quazzoglio
Altre persecuzioni vennero effettuate a Ciriè e a Rivara
Fu solo l'inizio.
Perché vedete, la gente ha sempre bisogno di un nemico, di qualcuno da additare in quanto diverso e diverse erano le donne ai margini della società, le vecchie che vivevano da sole, le persone in grado di conoscere le virtù medicinali delle piante.
O peggio solo perché erano vittime delle maldicenze altrui.
C'era la paura certo.
Ma quando si comincia a perseguitare le situazioni o le persone di cui si ha paura o quello che si ritiene sbagliato si diventa uguali a quello che si cerca di combattere.

Siamo arrivati alla fine della mia lunga incursione nell'universo delle Masche piemontesi, tre lunghissimi articoli e mi rendo conto di aver solo appena scalfito la superficie dell'argomento. 
Mi riservo quindi per il futuro - se vorrete- una ulteriore puntata sui processi  più famosi rivolti alle streghe piemontesi.
Provate a pensare a quando il villaggio, il borgo, la campagna, le montagne o i boschi adiacenti erano  il Mondo intero, l'unico  tipo di confine o di orizzonte possibili.
Era una condizione di vita migliore o peggiore rispetto a quella a cui siamo oggi abituati?

Ma un mondo chiuso crea per necessità di cose le sue peculiarità, le sue credenze.
Una cosa del genere è accaduta in Piemonte con le Masche.
Rimane un ultima cosa da considerare.
Avete mai notato l'assonanza del nome "Masche" col termine "Maschera", ci avete mai fatto caso?
E cosa è in fondo una maschera se non un nome, una copertura che noi diamo a tutto ciò che non conosciamo e che non comprendiamo?
FINE.

Immagine presa da QUESTO articolo del blog Beati Lotofagi.
Grazie  Ivano Satos e complimenti a Vanni Cuoghi !!!

- NOTE:
(1) In Veneto esisteva una tradizione molto simile chiamata "filò". In alcune zone del Polesine questa tradizione resiste ancora.

PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE:

Grado Giovanni Merlo  STREGHE.  Ed. Il Mulino Saggi
Pinuccia Di Gesaro   STREGHE. L'OSSESSIONE DEL DIAVOLO IL REPERTORIO DEI MALEFIZI. LA REPRESSIONE .   Ed. Praxis 3
Per questi due ringrazio i consigli di Ariadia1111

In rete invece trovate:
https://taccuinodaaltrimondi.wordpress.com/2013/10/30/immancabile-special-per-halloween-le-masche-e-linquietante-folklore-piemontese/

Naturalmente sono in attesa dei vostri preziosi consigli sia a riguardo di libri e articoli sia per i post interessanti dispersi in rete.

INTERVISTA CON JORGE COELHO. - Disegnatore di fumetti portoghese.

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Buongiorno!
Vi presento finalmente la mia intervista con il disegnatore portoghese Jorge Coelho, Jorge è un disegnatore molto attivo, che lavora per editori americani (come i BOOM!Studios) , portoghesi e (qualcosa di suo è apparso ) anche per il mercato italiano.
Ringrazio Coelho per la sua gentilezza e disponibilità e mi scuso con lui per il tempo che ha dovuto aspettare per vedere pubblicata l'intervista (QUI trovate una breve scheda dedicata al disegnatore)
L'intervista apparirà nella doppia versione italiano- inglese (la chiacchierata è stata effettuata proprio nella lingua di Shakespeare
Ringrazio come sempre anche i miei amici e contatti lusitani: Geraldes Lino e Marco -Mundo -Sabatino.
Adesso Nocturnia si prenderà qualche giorno di break, a tutti voi invece auguro una buona lettura, attendo i vostri commenti!
(For english version, please scroll down )


Nick : Quando ti è nata la passione per la Banda Desenhada? E quali fumetti e quali disegnatori ti hanno influenzato maggiormente come lettore prima ancora che come artista? Naturalmente puoi citare anche film, libri, serie televisive e tutto quello che ti viene in mente.

Jorge Coelho:  Ciao! Tutto è iniziato quando avevo tre o quattro anni, a quell'epoca ho visto dei fumetti esposti nelle edicole e ho costretto mio padre a comprarmene qualcuno rimanendone poi conquistato. Ho amato il disegno e i fumetti da allora. Il mio primo fumetto di sempre è stato Spider man against Morbius disegnato da Gil Kane . L'idea che mi sono fatto è che dai tempi della scuola primaria solo una manciata di amici non hanno rinunciato a disegnare mentre solo io e un paio di compagni ancora continuiamo a farlo, per divertimento, naturalmente.

Sono sempre stato un grande fan di Neal Adams; John Byrne; Frank Miller; John Buscema; Arthur Adams; Barry Windsor-Smith; Mike Zeck. Io ho letteralmente divorato i fumetti degli anni 80s e dei primi anni 90s

Nick:  Sono incuriosito da due progetti di cui tu fai parte. Il primo è il "The Lisbon Studio", da te fondato con diversi colleghi. Il secondo è il collettivo "Brand New Nostalgia" Descrivici queste due realtà!

Jorge Coelho: "The Lisbon Studio"​​è uno studiospace ed una collettività fisica fisico e collettiva dove collaboriamo con alcuni dei migliori illustratori e creativi del ​​Portogallo e concui condividiamo uno spazio artistico,  dividiamo l'affitto e cerchiamo di alimentare la carriera di ognuno di noi, lavorando insieme in eventi come mostre, convegni fumettistici e con una rivista digitale gratuita chiamato The Lisbon Studio Mag. E' da quando ho letto le interviste a stampa nei  fumetti della mia infanzia,  dove, per esempio si parlava del Barry Windsor Smith's The Studio,  che mi sono innamorato dell'idea di andare a lavorare nei fumetti in uno studio con altri fumettisti. E a poco a poco grazie all'aiuto di qualche stregoneria, l' abbiamo reso reale!

"Brand New Nostalgia"è invece un grande collettivo digitale  formato da artisti emergenti immaginato e creato da Andrew McLean,  per come la vedo io, dal momento che tutti noi giravamo e creavamo intorno  a Deviantart e allora Andrew pensato perché non fare un collettivo, un blog contenente delle sfide settimanali e usabile  per alimentare le nostre creatività e, auspicabilmente, dare anche nuovo impulso al nostro lavoro ? E ha funzionato! Tutti noi abbiamo suggerito un tema settimanale da trasformare in traccie disegnate è come se non ci fosse un domani. Qualche mese dopo che abbiamo avuto tutti una notevole quantità di nuovi pezzi freschi e abbiamo lanciato un libro intitolato "kaBOOMbox" ed i risultati non potevano essere migliori. In questo momento molti se non tutti gli artisti stanno lavorando a un livello professionale e creativo superiore.

Nick: Col The Lisbon Studio avete fatto uscire un unico numero della fanzine in cartaceo e poi siete passati al digitale. Come mai questa scelta?


Jorge Coelho: Abbiamo pubblicato un solo numero in cartaceo e cambiato, perché l'obiettivo principale è quello di diffondere il lavoro non la creazione di nuovi pezzi esclusivi anche se lo facciamo comunque a volte . Invece, per ora non ci interessa avventurarci nel settore dell'editoria. Così il formato digitale è più economico e raggiunge più occhi dalla carta.

Nick: Con il tuo collega Erik Skilman avevi lanciato un paio di anni fa il webcomics "Suckers" . Di cosa parla e come è andato a finire questo progetto?

Jorge Coelho:  Ho smesso di lavorare su "Suckers" assieme ad  Eric, ma la verità è che ho accettato così tanti lavori su commissione, che il mi opersonale lavoro creator owned ha dovuto essere messo in attesa.  Trovare un modo per riattivarl - è nel mio piano quinquennale!

Nick:  Uno dei tuoi comics più conosciuti però rimane"Black Odissey"un progetto internazionale, lanciato da Valentino Sergi per la "Passengers Press". 
Black Odisseyè praticamente la rilettura in chiave fantasy erotica dell' Odissea di Omero. Raccontaci un po di questa tua esperienza

Jorge Coelho: Avevo già lavorato con Christian G. Marra che considero il cuore e l'anima della Passenger Press così, quando ha suggerito Black Odyssey come una fresco reinterpretazione in un formato diverso ho subito accettato. Mentre stavamo lavorando in squadra squadra ho scoperto che ero il puritano del gruppo, la pecora nera che ha voluto rinunciare un po 'nella rappresentazione grafica del mio lavoro, che è risultato un po impacciato! Entro la fine di tutto il nostro lavoro, quando abbiamo visto tutto ciò siamo tutti d'accordo che le tre storie che componevano il volume avevano raggiunto il risultato in modo chiaro con la forza di cui avevano bisogno in tre stili diversi.


Nick: Guardando il tuo vecchio blog, osservando le tue illustrazioni ho la sensazione che tu sia molto amante della fantascienza e dell'horror e che tu ami disegnare quel tipo di storie e di personaggi. E' una sensazione sbagliata la mia?

Jorge Coelho: Io amo follemente le ambientazioni dark e la possibilità di poter sempre giocare con le ombre, dato che il mio lavoro come fumettista fondamentalmente riguarda i americani ma con i quali utilizzo un approccio alternativo quasi indy. Questo è il pezzo del puzzle porto dall'Europa nei confronti delle mie influenze artistiche prevalentemente americane.

Ad essere onesti non so, il mio obiettivo è quello di migliorare e raccontare storie al mio meglio e come meglio posso. Il lavoro è già cambiato così tanto che non posso garantire come evolverà in futuro.

Nick:  In Italia conosciamo molto poco sul mondo della BD portoghese. Secondo te quali sono le peculiarità ed i punti di forza della BD nel tuo paese? E quai sono gli autori e i comics più importanti e che meriterebbero di essere conosciuti anche da noi?

Jorge Coelho:  La caratteristica principale è la dimensione,  molto piccola, anche per un paese abitato da 10 milioni di persone. Forse perché l' abitudine alla lettura è ancora un qualcosa di nuovo per la maggior parte della popolazione dei circa quarantenni, e per il loro  potere d'acquisto, naturalmente. Una cosa di cui CB Cebulsky (1)  ha parlato e che mi è rimasta impressa è stato qualcosa intorno alla definizione degli "artisti portoghesi che non hanno un unico stile" e penso che la cosa ci definisca molto bene, a partire da Ricardo Cabral con il suo lavoro basato  sull' osservazione della sua immaginazione delirante, l'azione di filatura di  Filipe Andrade, le forme di eleganti di Nuno Plati,  gli ambienti spaziosi di André Lima Araújo,  i folli personaggi cool di Ricardo Tercio, dal mondo lirico di  João Lemos allo stile punk rock di Zé Burnay  e la poesia oscura di Paulo Monteiro ed ancora ai colpi monolitici di João Sequeira,  per finire al personalissimo approccio alla vita  di David Campos ...

Nick: Invece quali sono i maggiori limiti le maggiori difficoltà che un disegnatore di fumetti deve affrontare nel tuo paese? In particolare quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato tu?

Jorge Coelho: Come ti ho detto siamo così tanti. Eppure, il nostro mercato è follemente piccolo e la maggior parte degli artisti portoghesi devono lavorare all'estero per essere in grado di produrre realmente pagine di BD. E 'un paradosso - al giorno d'oggi stiamo vivendo una sorta di rinascita del fumetto e dell'illustrazione e nello stesso tempo non c'è alcun vero mercato in grado di sostenere gli artisti professionisti nazionali.

Nick:  Invertiamo invece il discorso: in Portogallo cosa conoscete del fumetto italiano? So per certo che i fumetti Bonelli sono molto popolari e che il fans Club portoghese di Tex è uno dei più attivi al mondo, ma a parte questo quali altri fumetti italiani vengono tradotti in Portogallo?

Jorge Coelho: Non c'è molto ad onor del vero. A parte alcune eccezioni come Toppi, Pratt, Manara che conoscete, ci sono pochi artisti tradotti ... siamo spesso abituati ad essere accostati  con stupefacenti artisti italiani. Personalmente amo i lavori di Matteo Scalera, Gigi Cavenago e Luca Conca che considero anche dei buoni amici. La squadra degli artisti italiani è anche un concentrato di talento e sono anche dei ragazzi fantastici. Di solito comunque bado alla ricerca di titoli ma alla ricerca di talento.

Nick: Veniamo adesso all'aspetto tecnico del tuo lavoro: che strumenti utilizzi per disegnare? Preferisci il pennino o il pennello (o magari i supporti digitali) ? E quanto tempo mediamente impieghi per disegnare una pagina?

Jorge Coelho:  Sono a mio agio con gli strumenti digitali e utilizzo un 12 "Wacom Cintiq per il colore e ritocchi ma per il resto  rimango un esponente della vecchia scuola  della carta originale. Amo lavorare con una buona carta come la Canson Comic Book Art Boards, disegno e realizzo gli inchiostri in un A5 suddiviso in due pagine, le scansiono, per farle risaltare a pieno formato 11 "x17", le stampo in azzurro con bordi realizzati al computer e inizio a lavorare a matita con una matita  meccanica blu 0,7 poi comincio l' inchiostrazione con inchiostro Talen's Indian un pennino Deleter Maru per i tratteggi e un pennello Windsor &Newtonserie 7 Numero 3 per le ombreggiature, e posso usare copiosamente cose come  UHU  e Posca per i toni di bianco e per le correzioni Di solito ci metto circa 12 ore per realizzare una pagina, sì ....

Nick:  Descrivici una giornata tipo di Jorge Coelho

Jorge Coelho:  Sveglia alle 9:00 o alle 10:00, doccia, Metropolitana, lavoro nel The  Lisbon Studio, pranzo da Freixo (2),  torno a lavorare al The Lisbon Studio,  riprendo la Metro  con fermata al supermercato Pingo Doce (3), casa / studio,  cena, infine lavoro fino a circa le ore 2:00 o le 3:00 quando mi decido ad andare a dormire ...

Nick:  Se dovessi consigliare una tua opera a qualcuno che non ha mai letto niente di tuo cosa consiglieresti come maggiormente rappresentativo del tuo lavoro?

Jorge Coelho:  Questo è un consiglio difficile da dare. Vado per la risposta semplice: l'ultimo lavoro, la mini serie Sleepy Hollow prodotta dall'editore americano BOOM! Studios. Ma solo perché è il più recente.

Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Jorge Coelho nel prossimo futuro?

Jorge Coelho:  Comincerò a lavorare ad una nuova mini serie per i BOOM! Studios (ancora segretissima) fino ad agosto e poi spero di trovare un lavoro fisso. Idealmente, mi piacerebbe lavorare per una vasta gamma di diversi editori e titoli per raccogliere esperienze e ricomiciare da lì.

Nick: Bene Jorge è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua gentilezza. Prima di salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Jorge Coelho: Grazie a te Nicola! In questo momento non mi viene in mente nessuna domanda diversa rispetto a quelle che mi hai già fatto .

(1) Un talent scout che lavora per la Marvel Comics.
(2) Palacio do Freixo è un albergo con annesso servizio ristorante costruito nel XIX secolo e dichiarato monumento nazionale nel 1910.
(3) Pingo Doce Cafeteria è una istituzione a Lisbona, si tratta di un supermercato che però possiede anche un reparto dove ci si può fermare a mangiare, pare che sia molto amato dai turisti perché permette di mangiare bene a prezzi modici. 

INTERVIEW WITH JORGE COELHO -THE ENGLISH VERSION !


Good morning!
I present my last interview with the Portuguese artist Jorge Coelho, Jorge is an artist very active, working for American publishers (like the BOOM! Studios), and Portuguese (something her appeared for the Italian market also ).
I Thank so much Jorge Coelho for his kindness and helpfulness and I apologize to him for the time he had to wait to see published the interview (HERE is a short schedule dedicated to the artist)
The interview will appear in two versions Italian- English languages (the talk was made precisely in the language of Shakespeare)

 I want to Thanks always also at  my friends and my lusitanian contacts: Geraldes Lino and Marco -Mundo -Sabatino.
Happy Reading to All.

Nick: When did your passion for the BD? And what comics and cartoonists who have influenced you the most as a player before that as an artist? Of course you can also mention movies, books, TV shows and everything that comes to mind.

Jorge Coelho: Hello! It all started around the age of three or four, since I saw them exposed at the quiosques and forced my dad to buy some I was hooked. I already loved drawing and comics by then. Spider man against Morbius drawn by Gil Kane was my first comic ever. The notion I have is that by primary school only a hand full of friends haven't given up on drawing while only me and a couple of mates still kept at it, for fun, of course.

Was a fan of Neal Adams, John Byrne, Frank Miller, John Buscema, Arthur Adams, Barry Windsor Smith, Mike Zeck, I devoured the 80's and early 90's!


Nick: I Am intrigued by two projects of which you are part. The first is the "The LisbonStudio", founded by you with several colleagues. The second is the collective "Brand New Nostalgia" Describe us these two realities!

Jorge Coelho:  "The Lisbon Studio" is a physical studiospace and collective where we team up with some of the best illustrators and creative people in Portugal and share an artistic space, rent and try to boost everyone's career by working together in events like exhibitions, comic conventions and a free digital magazine called The Lisbon Studio Mag. Ever since reading the interviews printed in my childood comics where the talked about Barry Windsor Smith's The Studio for example, I fell in love with the idea of going to work in comics in a studio whith other comic artists. And gradually by some witchcraft, we made it real!

"Brand New Nostalgia" is a larger digital collective formed by up and coming artists imagined and created by Andrew McLean, as I see it we all roamed and created around Deviantart and Andrew thought why not do a collective, a blog with weekly challenges and use that to fuel our creativity and hopefully boost our work too? And it worked! We all suggested a weekly theme in turns a drew it like there was no tomorrow. Some months after that we all had a considerable amount of fresh new pieces and kickstarted a book called "kaBOOMbox" and the results couldn't be better. Right now several if not all the artists are working at a higher level, professional and creatively.

Nick: With "The Lisbon Studio" have released a number of the fanzine of the same name in the paper and then you are immediately switched to digital. Why this choice?

Jorge Coelho:  We published one issue only in paper and switched because the main goal is to spread the work not creating exclusive new pieces though we do that sometimes too. Instead of venturing in the publishing business, for now. So the digital format is more economical and reaches more eyes than paper.

Nick:  With Your colleague Erik Skilman had launched a couple of years ago webcomics "Suckers". What's it about and how did it go this project?

Jorge Coelho: I miss working on "Suckers" with Eric but the truth is that I've accepted so many for hire jobs, that my personal creator owned work had to be put on hold. Still figuring a way to reactivate - it's in my 5 year plan!


Nick:  One of your best-known comics, however, remains "Black Odyssey" an international project launched by Valentino Sergi for "Passengers Press." Black Odyssey is more or less the reinterpretation of Omero's Odyssey like erotic fantasy. Tell us a little about your experience

Jorge Coelho:  By that time I've already worked with Christian G. Marra the heart and soul of Passenger Press so, he suggested Black Odyssey as a cool re-interpretation in a different format and I grabbed it right away. While we were working as a team I found out I was the prude one, the black sheep that wanted to refrain a little in the graphic representation of my work, that was awkawrd! By the end of all our work, when we saw everything we all agreed that the three stories were served clearly with the strenght they needed in three different styles.

Nick: Looking at your old blog, looking at your pictures I have a feeling that you are very fond of science fiction and horror, and you love to draw that kind of stories and characters. It 'a feel my wrong?


Jorge Coelho: I definitelly love dark ambients and the chance to play with shadows, always saw my work as fundamentally american comics but with an alternative/indy approach. This is the piece of the puzzle I bring from Europe against my mainly american artistic influences.

To be perfectly honest I don't know, my goal is to improve and tell stories the best I can and know how. The work has already changed so much that I can't garantee where it will go next.

Nick:  In Italy we know very little about the world of portuguese  BD. In your opinion, what are the characteristics and strengths of the BD in your country? And quai authors and comics are more important and deserve to be known also by us?

Jorge Coelho:  The main characteristic is the size, it's very small even for a 10 million people country. Maybe because having reading habits is still very new for the majority of the population about 40 years and the purchase power of course. One thing that CB Cebulsky mentioned and has stuck with me was something around the lines of "portuguese artists don't have a style" and I think it defines us very weel, starting with Ricardo Cabral with his observation based work to his delirious imagination, Filipe Andrade's spinning action, Nuno Plati stylish forms, André Lima Araújo spacious environments, Ricardo Tércio crazy cool characters, to João Lemos lyrical world to Zé Burnay punk rock style and Paulo Monteiro's dark poetry and João Sequeira's monolithic strokes, David Campos life like approach…

Nick: Instead What are the main limitations of the major difficulties that a cartoonist has to face in your country? In particular, what were the biggest challenges you've met?

Jorge Coelho: Like I've listed we are so many. Yet, our market is crazy small and most of portuguese talent has to work abroad to be able to produce actual BD pages. It's a paradox - nowadays we are living a sort of renaissance in comic and illustration and at the same time there's no for real market that can sustain professionally national talent.

Nick: Instead invert the speech: in Portugal do you know of Italian comics? I know for a fact that Bonelli comics are very popular and the  Portuguese Fans Club of "Tex" is one of the largest and most important in the world, but apart from that which other Italian comics are translated in Portugal?

Jorge Coelho:  Not much to be true. Apart little things like Toppi, Pratt, Manara you know, little talent… we are accostumed to be presented with awesome italian talend on a frequent basis. Personally I love Matteo Scalera, Gigi Cavenago and Luca Conca 's work and consider them good pals. The Italian Job crew is also a ton of talent and great guys too. Usually I don't search for titles I search talent.

Nick:  Now is tne moment of the technical aspect of your work: what tools do you use to draw? Do you prefer the pen or brush (or maybe digital media)? And how long on average uses to draw a page?

Jorge Coelho: I'm at ease with digital tools and use a 12"Wacom Cintiq for color and retouches but otherwise old school original paper guy here. Love working with a good paper like Canson Comic Book Art Boards, draw and ink layouts two pages in an A5, scan, blow them up to full 11"x17" size, print them in light blue with computer made borders and start pencilling with a mechanical 0,7 blue pencil then I start inking with Talen's Indian Ink a Deleter Maru pen nib for linework and a Windsor & Newton series 7 number 3 brush for shadows, will use UHU white out and Posca profusely for whites and corrections. Usually it takes me about 12 hours a page, yeah...

Nick: Describe a typical day of Jorge Coelho

Jorge Coelho:  Wake up around 9, 10, shower, Metro, work @The Lisbon Studio, lunch at Freixo, work @The Lisbon Studio, Metro/Pingo Doce(1)  supermarket, home/studio, dinner, more work until around 2, 3 and sleep…

Nick:  If I had to recommend one of your work to someone who has never read anything of yours what would you recommend as the most representative of your work?

Jorge Coelho:  This one is difficult. I'll go for the simple answer the last one, the mini series Sleepy Hollow from BOOM! Studios. Because it's the most actual.


Nick: Projects Future: what are you working on now and what we can expect from Jorge Coelho in the near future?

Jorge Coelho:  I'll take on a mini series from BOOM! Studios again (still on the hush hush) until August and then hopefully I'll find more steady work. Ideally, I would love to work in a large array of different publishers and titles to gather experience, and build from there.

Nick:  Well Jorge's it. Thanks again for your kindness. Before you turn to greet the classic final question of Nocturnia Blog : is there a question that you would have responded willingly and yet I will not have it for?

Jorge Coelho:  Thank you Nicola! Doesn't come to mind right now a different question…

(1)  The "Pingo Doce Cafeteria" is an institution in Lisbon, it is a supermarket but also has a department where you can stop to eat, it seems to be very popular with tourists because you can eat well at reasonable prices.
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