I post precedenti di questo ciclo sono apparsi QUI, QUI e QUI Il dossier orginale su Roanoke invece è uscito in due parti QUI e QUI
"Gli uomini non sono prigionieri del fato, ma piuttosto rimangono più facilmente prigionieri delle loro menti. " Franklin Delano Roosevelt
"Tutto è un enigma e la chiave di un enigma è un altro enigma."
Ralph Waldo Emerson
A volte i peggiori disastri vengono compiuti da persone anche in buona fede ma fin troppo convinte di avere ragione, anche quando più di un dettaglio dovrebbe far nascere almeno qualche dubbio, perfino quando è il mondo intero che urla in maniera sempre più disperata la falsità delle convinzioni riportate. Questo è quanto è successo finora nella vicenda delle Dare Stones. L'ostinazione e l'ossessione del professor Haywood Pearce Jr nel fidarsi delle persone sbagliate è l'esempio del caso in questione. La rivelazione della frode attuata da Bill Eberhardt rappresenta a lungo l'atto tombale di tutta la ricerca del destino dei coloni scomparsi.
Le ricerche si fermano, molti studiosi tolgono il sostegno inizialmente dato, troppo forte è la paura di vedere associato il proprio nome a quello che si sta rivelando il più grande abbaglio della Storia dell'archeologia statunitense. Lo stesso esimio professor Morison dell'Università di Harvard, dopo l'entusiasmo iniziale, si affretta a dichiarare al mondo intero di aver sempre dubitato della veridicità delle Dare Stones. La Seconda Guerra Mondiale che sempre più forte sta battendo alle porte della giovane nazione fa il resto.
Rimane però la prima delle Pietre, quella trovata sul fiume Chowan da Louis Hammond e che ha dato inizio a tutta la ricerca.
Anche se Boyden Sparkes, il giornalista che ha rivelato la falsità di tutte le altre, promette di investigare anche su di questa molti elementi, diversi dettagli rimangono aperti.
Nasce una nuova diatriba tra coloro che ritengono un falso anche la prima pietra e quei pochi che si ritengono ancora possibilisti. Secondo questi ultimi, ripeto secondo questi ultimi quanto scritto sulla Pietra e lo stesso luogo del suo ritrovamento potrebbero confermare alcune teorie nate in passato sugli ultimi giorni di Roanoke. Teorie ed ipotesi. Perché se è vero che i contemporanei dei Coloni Scomparsi non riuscirono a dare nessun responso definitivo è altrettanto vero che in molti cercarono la soluzione e alcune risposte sia pur parziali arrivarono già nel 1600. Si dice che il diavolo si nasconda nei dettagli e mai come in questo caso i dettagli abbondano.
Facciamo un passo indietro.
- 1600: ALLA RICERCA DI ROANOKE.
Tutto comincia nel 1607, gli inglesi hanno perseverato nel loro desiderio di porre i loro vessilli sul nuovo territorio. Jamestown la prima colonia permanente è stata appena fondata. Nello stesso anno il Capitano e Governatore John Smith, che di quella colonia nè è stato un membro fondatore nonché uno dei capi riconosciuti, viene fatto prigioniero dagli indiani Powhatan che dominano la zona. La vicenda avrà un lieto fine -si dice- anche grazie all'intervento della giovane nativa Pocahontas. nel corso di lunghe conversazioni con Wahunsenacawh, il capo dei nativi Smith viene a conoscenza di alcuni luoghi nella zona dove risiederebbero degli altri uomini che indossano gli stessi abiti degli abitanti di Jamestown, costruiscono abitazioni simili e che parlano una lingua che alle orecchie degli indigeni ricorda l'idioma di Smith.Il Capitano inizialmente sospetta di installazioni spagnole o di altre nazioni concorrenti. Ma Wahunsenacawh insiste, prima cita un posto chiamato Ocanahonan, o Ocanahawan, dove abiterebbero degli inglesi fuggiti da un'altra parte, poi parla di altri luoghi simili. Tuttavia alcune cose del racconto del Capo indiano stimolano la sua curiosità. In particolare una località, situata nelle vicinanze del fiume Chowan, battezzata come Panawicke o Pakrakanick, che si vuole ricca di giacimenti di rame,riaccende diversi ricordi: lì vivrebbero, protetti da un altra tribù, almeno quattro uomini adulti provenienti da un luogo chiamato Roonock.
Roonock. Roanoke.
Smith, una volta liberato, prova a mettere in piedi delle spedizioni esplorative che vadano in cerca dei luoghi descritti dai nativi. Ma prima le guerre indiane, poi la grande carestia che per anni affligerà Jamestown renderanno impossibile la ricerca. Quando poi questa sarà possibile, i risultati saranno deludenti.
John Smith non potrà mai più riprendere le sue ricerche.Si dice, e questa è una ipotesi che viene riproposta più e più volte nel corso della Storia, quella con al S maiuscola che nel corso delle sue giornate da prigioniero il Capitano Smith ottenga dalla viva voce del capo indiano la confessione che siano stati proprio i Powathan a massacrare i fuggitivi di Roanoke, dettaglio che Smith tuttavia, per esigenze di realpolitik preferisce tacere nelle sue memorie, limitandosi ad informare di ciò solo il Re inglese Giacomo I° in via strettamente privata. Il Capitano fa comunque in modo di compilare una mappa, abbastanza dettagliata per i tempi,con le località descritte da Wahunsenacawh e la invia alla corte di Londra. La mappa andrà perduta quasi immediatamente.
Una copia verrà comunque conservata da un ambasciatore spagnolo, Don Pedro de Zuniga, diplomatico iberico alla corte di Inghilterra, la invierà in Spagna ritendendola utile ai fini di una possibile futura invasione delle coste americane. La copia, ormai conosciuta come "Mappa di Zuniga" finirà dimenticata per secoli. Nel 1890 verrà ritrovata in maniera assolutamente fortuita.
Alcuni anni dopo, sarà un altro uomo, a fornire i resoconti più importanti relativi alla Colonia di Roanoke.
William Strachey è uno storico. Uno dei più importanti della sua generazione, è anche amico di tanti poeti e drammaturghi britannici. Si dice che lo stesso WilliamShakespeare per le sue opere si ispiri ai resoconti di Strachey. Si comincia ad interessare di Roanoke grazie alle testimonianze di alcuni indiani Powathan fuggiti a Londra in dissidio con il capo Wahunsenacawh. Compreso un certo Machumps, un congiunto del capo indiano che racconterebbe di come in realtà fosse stato il suo stesso parente a massacrare i coloni, Nel 1609 a causa di numerosi rovesci finanziari, Strachey decide di seguire il nuovo governatore della Virginia Sir Thomas Gates nel Nuovo Mondo. I due sopravvivono ad un naufragio lungo le coste della Bermude, in maniera fortunosa riescono anche a costruire delle rabberciate imbarcazioni e a sbarcare sani e salvi nei possedimenti britannici. Una volta arrivato a Jamestown, lo storico comincia a raccogliere informazioni da quante più fonti possibili, sia tra gli europei che tra i nativi, una ricerca durata ben tre anni tra il 1610 ed il 1612 e quello che ne ottiene supera le sue più rosee aspettative.
- IL RACCONTO DI STRACHEY E IL SOGNO DI WAHUNSENACAWH.
Strachey nel suo testo The Historie of Travaile into Virginia Britannia descrive le peripezie dei coloni dopo la partenza di John White per la madre patria alla ricerca di sementi e nuove armi, la loro incapacità nel coltivare il terreno, la fame, le morti, la guerra con le tribù di Roanoke. Tutto questo porta i superstiti ad abbandonare l'isola in direzione del continente. Destinazione scelta la baia di Chesapeake, dove l'eponima e amichevole tribù locale li avrebbe accolti benevolmente. Anche con i vicini Powhatan le cose inizialmente appaiono andare bene. Nonostante questi ultimi non si fidino troppo dei bianchi, almeno per un periodo, per diversi anni, il loro capo Wahunsenacawn riesce a tenere a freno i membri più bellicosi del suo popolo.
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John Smith |
Tutto comincia con un sogno, non si sa se compiuto dallo stesso Capo indiano o da qualcuno dei suoi sacerdoti.
Un macabro sogno ripetuto e rivissuto più volte ma che una volta interpretato risulta fin troppo chiaro agli occhi del potente leader: se si permetterà agli europei, quel bizzarro popolo dalla pelle chiara e dalle potenti armi, di insediarsi definitivamente sul territorio indiano e di fondare delle basi permanenti sarà la fine di un mondo, il mondo dei Powathan e di tutti quanti gli altri Nativi.
C'è un unico modo per uscirne, per evitare che la profezia si avveri e salvare il mondo di Wahunsenacawh e dei suoi figli: i bianchi e i loro figli devono morire. Per questo, un giorno di un anno che Strachey individua suppergiù attorno al 1607, l'intera nazione Powathan muove guerra agli incolpevoli Chesapeake rei semplicemente di aver dato rifugio a dei fugggitivi e ai loro ospiti inglesi. La strage è inevitabile, quasi nessuno sopravvive: solo sette dei coloni di Roanoke riescono a scappare: quattro uomini adulti, due bambini e un'unica donna.
Eleanor White Dare.
Esattamente come riportato dalla Pietra di Hammond.
Per il resto Strachey conferma quasi tutta la toponomastica fornita da Smith, di suo però aggiunge l'informazione che i sette sopravvissuti hanno poi trovato rifugio in un luogo sul Chowan River chiamato Ritanoe o Ritanoc ( nelle vicinanze della già citata Pakrakanick) , forse protetti o forse prigionieri di un'altra tribù indiana. I sette, sopratutto gli adulti trascorrono le loro giornate estraendo e lavorando il rame (altro elemento che ritorna spesso in questo racconto). Lo storico non farà mai il nome della tribù in questione ma svelerà il nome del loro capo: Eyanoco.
Mai verificate del tutto le teorie di Strachey sembrerebbero confermare sia le precedenti ricerche di John Smith, sia molte delle cose trovate scritte nella prima Dare Stone. Oltretutto anche solo volendo tener a mente le date, lo storico nelle sue ricerche avrebbe ben facilmente avuto la possibilità di incontrare testimoni oculari dei fatti ancora in vita (perfino alcuni dei coloni, fatto bene i conti, avrebbero potuto ragionevolmente essere ancora vivi nel 1610). C'è tuttavia un problema: Strachley odia profondamente gli indiani, da lui ritenuti poco più che selvaggi senza alcuna possibilità di redenzione, odia ancora di più le loro usanze e le loro credenze, che considera ispirate dal demonio in questione. La possibilità che si lasci influenzare dai suoi preconcetti resta fortissima.
Ben presto stragi ipotetiche come quella dei Coloni di Roanoke o reali come quella del 1622 attuata dagli stessi Powathan ai danni degli abitanti di Jamestown, peraltro già fiaccati da stenti e dalle malattie e ridotti dalla carestia al cannibalismo, nel corso degli anni successivi diventeranno una efficace arma di propaganda anti-indiana.
L'incubo di Wahunsenacawn si rivelerà così tragicamente profetico. Il mondo dei Nativi si avvierà così alla sua drammatica conclusione.
Sia come sia, rimane ancora una cosa da aggiungere: totalmente dimenticate fino alla metà del XX° Secolo le ricerche e i testi di William Strachey di sicuro non potevano essere conosciute da un falsario di scarsa cultura come Bill Eberhardt.
Coincidenze, forse. Però di sicuro coincidenze molto affascinanti. Questo per quanto riguarda il passato. E' arrivato il momento di tornare a dove eravamo rimasti.
-1941, UN GIORNALISTA INDAGA.
Immediatamente dopo l'ammissione di Pearce di essere stato ingannato. La Stampa si scatena. Intere carriere vengono rovinate. Come detto all'inizio di questo post, uno dei più scatenati è colui che ha svelato l'enigma: Boyden Sparkes il giornalista del The Saturday Evening Post. All'indomani del suo pù grande successo professionale il cronista dedica le sue attenzioni al turista californiano LouisHammond. Sparkes gli contesta diverse cose: mette in dubbio la reale presenza della moglie il giorno del ritrovamento della Pietra, non comprende come l'altro non riesca nemmeno a ricordare il luogo esatto del ritrovamento.Il giornalistia rileva, non senza una certa dose di polemica, il fatto che anche Hammond abbia chiesto soldi a Pearce per consegnargli la sua scoperta. Sopratutto però critica la scelta di Hammond di aver ripulito la roccia con una spazzola di ferro rendendo così difficile una seria analisi sulla superfice della pietra.
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Alcune delle false Dare Stones oggi |
Per mesi, anzi per anni il cronista cerca di trovare elementi di accusa contro Hammond, in particolare Sparkes si dà da fare per collegare l'uomo della California alla banda di falsari capeggiata da Eberardht. Gli sforzi del cronista però si rivelano ben presto vani, non solo non viene rinvenuto nessun capo di accusa contro il californiano, ma anzi si scopre che Hammond, pur avendo fatto degli errori nelle fasi iniziali di questa vicenda, viene considerato dalle forze dell'ordine della sua zona come una persona forse sprovveduta ma profondamente onesta.
Rimangono molti dubbi in merito, tuttavia nessuna prova di una eventuale falsità della prima Dare Stone riesce ad essere fornita.
Ed è qui che sorgono i peggiori problemi.
Visto quanto successo, per decenni nessuno vuole avvicinarsi alla Prima Pietra, troppe carriere sono state rovinate e per un lunghissimo tempo poche persone si dimostrino tanto coraggiose da rischiare.
Così passa il tempo, trascorrono i giorni. E le pietre, tutte le Pietre di Dare finiscono col venir dimenticate. Si dovrà attendere il 1979 e un attore televisivo perchè il caso e con esso tutta gli eventi legati a Roanoke vengano riesumati.
-ROANOKE OGGI.
In quell'anno infatti l'artista Leonard Nimoy, lo Spock originale della saga di Star Trek, si è reinventato come presentatore di un programma televisivo che si occupa di misteri e di casi controversi chiamato"In Search of..."incentrata proprio sulla questione della Lost Colony. Quella trasmissione si trasforma ben presto in nuovo big bang e quello che era stato a lungo, se non totalmente dimenticato, quantomeno accantonato, torna di nuovo estremamente popolare. Lo stesso si può dire delle tesi di Strachey. Durante la seconda metà del XX° secolo, le supposizioni dello storico britannico hanno riguadagnato un numero sempre maggiore di estimatori, al punto che una una buona parte di esperti considera la sua versione come uno dei potenziali probabili destini dei coloni di Roanoke ( molti altri invece supportano ancora la teoria che si siano mescolati con una qualche tribù indigena sulle isole vicine o che si siano divisi in più gruppi seguendo destinazioni diverse) Sono così sorte nuove diatribe tra gli studiosi, si sono dati alle stampe decine di ulteriorivolumi (e alcuni tra questi, tra l'ironia generale, riprendono anche a sostenere la veridicità di tutte le pietre, perfino quelle di Eberardht), si dà inizio anche a nuove campagne di scavi. L'ultima, di queste, partita nel 2013, ha trovato i resti di un insediamento coloniale. Purtroppo però probabilmente di molto posteriore sia di Roanoke che di Jamestown.
In fondo però tutto nella zona tra Virginia e North Carolina parla ancora di quella vicenda; di Roanoke ormai ce ne sono ben tre: c'è l'isola dove la colonia venne edificata che porta ancora quel nome. Ma c'è anche la Contea di Roanoke e la Città di Roanoke, entrambe sulla terra ferma, Roanoke città è diventata per il movimento degli Avventisti del Settimo Giorno quello che Roma è per il cattolici. Ma se vi recherete da quelle parti troverete anche persone che hanno battezzato le loro barche o i loro chopper col nome di Virginia Dare, la figlia di Eleanor, la prima bambina europea mai nata in territorio nord americano. O bar intitolati in memoria di uno qualsiasi degli altri coloni. Roanoke però è diventata anche un simbolo. Citata in libri, film o serie televisive come American Horror Story o La Tempesta del Secolo.
Simobolo si, ma di una ferita ancora aperta che però si ha paura di richiudere
Si ritorna a parlare così anche delle Dare Stones, sopratutto della prima.
Già, le Pietre....
Le Pietre sono ancora lì, quasi tutte conservate a Brenau, superato il primo momento di grande imbarazzo, quell'Università ha deciso di conservare la maggior parte di quelle che aveva acquistato. I falsi di Bill Eberardht sono rinchiuse in un magazzino. Magazzino che è aperto al pubblico, ma solo su prenotazione. Per quanto riguarda invece la prima i loro, beh, l'attuale rettore ha preferito spostarla all'interno del prorio uffcio per evitare furti o danneggiamenti, decisione presa proprio a causa degli innumerevoli programmi televisivi che continuano a bussare alle porte della facoltà.
Rimane un'ultima cosa da dire proprio in merito alla prima pietra.
-L'ULTIMA INDAGINE.
Dopo diversi decenni di attesa, nel 2016 si è finalmente deciso di avviare delle serie indagini sulla DareStones di Hammond. Ma non a carico della Brenau University, a gestire il tutto e a garantire l'imparzialità stavolta a capo di tutto ci sono i ricercatori dell'Università del North Carolina;un piccolo frammento è stato asportato dalla superficie dal sasso per essere inviato ad un laboratorio indipendente. I risultati preliminari sono stai definiti incoraggianti. Alcuni linguisti poi come i professori Matthew Champion e Kevin Quarmby hanno ritenuto caratteri e linguaggio utilizzati nell'iscrizione come coerenti con la grafia elisabettiana ed hanno ritenuto difficilmente falsificabili le iscrizioni. Non tutti però sono d'accordo con queste conclusioni e gli stessi esperti hanno dichiarato che prove più definitive potranno arrivare solo con una seria campagna di scavi archeologici.
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Le analisi del 2016 |
Il problema è che ancora oggi non siamo del tutto certi sul luogo esatto del ritrovamento: Louis Hammond non è mai riuscito a ricordare con precisione il posto. Quindi il caso è ancora aperto, le indagini e le analisi continuano e sono destinate a farlo con estrema lentezza per evitare di ripetere gli errori di Pearce e dei suoi familiari.
Qualcuno ha definito la Colonia di Roanoke come l'Area 51 dell'archeologia americana, paragone forse forte, magari anche forzato ma con una sua intrinseca logica.
Perchè, vera o falsa che sia la Dare Stone del fiume Chowan rappresenta una richiesta, una voce dal passato, la maniera con la quale i coloni di Roanoke continuano a chiamarci chiedendoci di essere ritrovati. In un certo senso è come se lo facessero direttamente dal 1590, sperando in una nostra risposta.
Risposta che ancora non siano stati in grado di fornire in maniera definitiva.
Ne per loro, nè per noi stessi.
FINE.
FONTI:
In Lingua Inglese: