Avrei dovuto scrivere quest'articolo un anno fa, ora che ci penso sono quasi sicuro di averlo perfino preannunciato da qualche parte tra i programmi per il 2016, le cose poi però sono andate in maniera diversa. La cosa bella di avere un blog però è che le cose possono essere sempre recuperate.
Non importa con quanto ritardo si possa essere, ci sarà sempre un angolino del nostro spazio virtuale pronto ad essere riaperto ed occupato.
Buona lettura!
Il novellino Jim Gordon è la nuova recluta del dipartimento di Polizia di Gotham City.
Affiancato dal' apparentemente cinico e disilluso veterano Harvey Bullock il giovane tra le sue prime indagini si ritrova coinvolto nell'omicidio di una coppia dell'alta società: Martha e Thomas Wayne. Ad assistere all'omicidio è stato il giovane figlio della coppia Bruce. Davanti alla sofferenza del ragazzo Gordon compie l'errore che nessun poliziotto dovrebbe compiere: giura che troverà il colpevole.
La scelta di Gordon catapulterà il poliziotto all'interno di un vortice senza fondo. Gotham City è una città allo sbando governata da due grandi gruppi criminali: i Falcone ed i Maroni, in mezzo nella terra di nessuno scalpitano le nuove leve come la letale Fish Mooney ed il tirapiedi Oswald Cobblepott detto "Pinguino". Lo stesso dipartimento di polizia di Gotham City non è certo un esempio di virtù, la maggior parte dei suoi membri si rivelano corrotti e pronti a passare ai comandi dell'uno o dell'altro gruppo.
Gordon dovrà lottare per cercare alleati di cui si possa fidare e quando questi arriveranno sarà da direzioni inaspettate.
Nel frattempo, nell'ombra, un bambino di nome Bruce Wayne si prepara per essere pronto quando arriverà il suo momento.
Da diversi anni laD.C comics cerca di sfruttare il suo immenso bagaglio di avventure e personaggi sul piccolo schermo, all'inizio del nuovo millennio galeotta fu la serie di Smallville, andata in onda sulla CW che -sia pure tra tanti limiti e difetti- dimostrò come fosse possibile adattare vicende stra- conosciute alla sensibilità degli adolescenti del XXI secolo, alla cosidetta Mtv generation per definire quella fascia di età ben definita di spettatori poco disposta a dedicare attenzione a qualcosa che durasse più di 5 minuti.
Smallville poi dimostrò anche come fosse possibile poter dire qualcosa di nuovo rispetto a quei canoni letterari vecchi di decenni.
Ma è stato solo a partire dal 2012 che la seconda casa editrice di fumetti più importante d'America ha sciolto gli indugi in maniera definitiva concedendo i diritti dei suoi personaggi per diverse serie televisive.
Ha cominciato uno dei Network giovanili per eccellenza quella già ricordata CW che ha prodotto show come Arrow; The Flash e Supergirl ( il cosiddetto Arrowverse), in seguito però sono arrivati il più attempato canale NBC che ha realizzato lo sfortunato Constantine e, nel 2014, la controversa FOX con la sua versione crime di Gotham
Non tutte queste serie si sono rivelate dei gran successi, ma per un Constantine fermatosi a soli tredici episodi della prima stagione, la maggior parte delle altre produzioni hanno dimostrato di saper tenere il mercato, anzi considerando anche la buona tenuta sulle frequenze ABC dei rivali Marvel di Agents of SHIELDS potremmo tranquillamente dire che le serie legate al mondo dei fumetti supereroistici, sono tra le poche oggi come oggi che consentano tranquillamente alle reti televisive statunitensi di ordinare la produzione di stagioni "complete" di 22\ 24 episodi, cosa che una volta era la norma mentre oggi in tempi di crisi e austerity non è più così scontato.
Lo ha ben compreso la D.C. che nel corso degli anni ha effettuato diverse presentazioni incrociate delle sue serie presso le maggiori convention statunitensi come la ComiCon di San Diego o la WonderCon di Los Angeles, presentazioni che coinvolgevano la nascente ed ipotizzata nuova serie Gotham.
Rimaneva un problema però.
Come aggiornare la vicenda delle origini di Batman senza snaturarla?
Non si tratta di esagerazioni o di domande oziose, Batman è una di quelle figure che fanno parte dell'immaginario collettivo mondiale, andate tra le tribù inuit dell'Ontario oppure in Burundi e non troverete nessuno che non conosca il personaggio, che non sappia niente del suo costume o della sua nascita.
Provate a pensarci, se esiste un personaggio a fumetti che possa vantare una natura degna di un classico è proprio l'uomo pipistrello di GothamCity proprio per la sua natura tragica ed epica al tempo stesso.
Però sappiamo bene quanto tra epico e patetico ( o tra i termini tragico e ridicolo) il confine possa essere sottile se non si riesce a gestire bene un qualsiasi personaggio, figuriamoci per Batman.
Inoltre, a partire dal rinnovamento dei comics avvenuto a metà degli anni '80 le stesse vicende sono state raccontate numerose volte, in centinaia di varianti diverse.
C'è una scena in particolare.
Si tratta di una scena istituzionalizzata da Frank Miller nelle sue fondamentali miniserie a fumetti Il Ritorno del Cavaliere Oscuro del 1986 e Batman : Anno Uno dell'anno successivo, una scena caratterizzata in particolare da due quadri ben distinti.
Il primo è l'immagine di una collana di perle che s'infrange, i bagliori delle piccole sfere di luce che infrangono uno sfondo nero; una scena ad alto significato allegorico. Una scena crudele e poetica al tempo stesso che simboleggia il momento della morte di Martha Wayne per mano di un anonimo rapinatore tra le strade malfamate della città.
Il secondo quadro è quello di un bambino, il piccolo Bruce Wayne accucciato tra i cadaveri dei suoi genitori; è una scena muta nondimeno Miller ( e Mazzuchelli che materialmente disegna Anno Uno) riesce a trasmettere tutta la disperazione di un bambino che ha visto infranta le sua innocenza, l'urlo silenzioso di un incolpevole che giura tutta la sua vendetta contro coloro che hanno distrutto il suo mondo di certezze.
Si tratta di due immagini emblematiche, anzi di paradigmi di tutto quello che verrà poi.
Immagini talmente fondamentali che, anche se non sapete niente del personaggio, non potete non aver visto- anche per sbaglio- almeno una volta.
Il fatto però è proprio che quelle due scene sono state ripetute magari con le dovute varianti decine e decine di volte da quando il personaggio ( anzi da quando l'icona Batman) è tornata di moda al Cinema.
Lo ha fatto quel geniaccio di Tim Burton per il suo Batman goticamente espressionista del 1989, lo ha ripetuto a partire dal 2005 il buon Christopher Nolan nella sua trilogia cupissima e dai toni opachi.
E - tra parentesi - è ricapitato recentemente nel 2016 nel nuovissimo Batman v Superman: Dawn of Justice girato dall'esperto in Cinecomics Zack Snyder.
Senza contare le varie versioni e riscritture avvenute nei comics nel frattempo.
E allora, come gestire, un tale bagaglio letterario, cosa attingere dalle varie versioni senza tradirne il senso generale? Come fare per non annoiare chi conosce già il personaggio? E sopratutto come fare per rendere appetibile una nuova serie a chi non era già un lettore appassionato dei comics o delle precedenti versioni cinematografiche ?
L'inglese Bruno Heller che ha ideato e curato la serie per la FOX si è trovato davanti una scelta non facile, quella di dover compiere una sintesi dell'enorme quantità di materiale a disposizione e per farlo ha scelto due strade ben precise.
La prima è stata quella di utilizzare praticamente tutte le influenze a sua disposizione, di scegliere almeno una parte, un qualcosa di tutte le sovrastrutture e le (ri) scritture che nel corso dei decenni i fumetti ed i film di Batman avevano ricevuto senza limitarsi ad una semplice citazione, ma rendendo il tutto organico al tipo di storia che lui intendeva compiere.
La seconda via consisteva nel fatto che si inizio si dovesse parlare, era quella di procedere per gradi, senza eccessiva fretta un po come (con tutti i debiti paragoni e le ancor più debite differenze) avevano fatto dieci anni prima Alfred Gough & Miles Millar con Smallville, se i due creativi con la loro serie avevano cominciato con una struttura da teen drama con le prime stagioni ricche di vicende d'amore e amicizia liceali degne di una qualsiasi Dawson's Creek, salvo poi riempire solo in un secondo momento gli episodi di particolari fantascientifici e super eroistici aumentando questi poco alla volta allora dal canto suo Heller avrebbe potuto tranquillamente cominciare con una prima stagione decisamente poliziesca, dai toni crime con scarse o nulle incursioni in altri generi.
Una serie sulle origini dunque senza voler esagerare.
Una serie sull'Universo di Batman senza Batman.
Ma di questo parleremo con maggiore tranquillità nella seconda parte di questo post.
(Continua....)
Non importa con quanto ritardo si possa essere, ci sarà sempre un angolino del nostro spazio virtuale pronto ad essere riaperto ed occupato.
Buona lettura!
Il novellino Jim Gordon è la nuova recluta del dipartimento di Polizia di Gotham City.
Affiancato dal' apparentemente cinico e disilluso veterano Harvey Bullock il giovane tra le sue prime indagini si ritrova coinvolto nell'omicidio di una coppia dell'alta società: Martha e Thomas Wayne. Ad assistere all'omicidio è stato il giovane figlio della coppia Bruce. Davanti alla sofferenza del ragazzo Gordon compie l'errore che nessun poliziotto dovrebbe compiere: giura che troverà il colpevole.
La scelta di Gordon catapulterà il poliziotto all'interno di un vortice senza fondo. Gotham City è una città allo sbando governata da due grandi gruppi criminali: i Falcone ed i Maroni, in mezzo nella terra di nessuno scalpitano le nuove leve come la letale Fish Mooney ed il tirapiedi Oswald Cobblepott detto "Pinguino". Lo stesso dipartimento di polizia di Gotham City non è certo un esempio di virtù, la maggior parte dei suoi membri si rivelano corrotti e pronti a passare ai comandi dell'uno o dell'altro gruppo.
Gordon dovrà lottare per cercare alleati di cui si possa fidare e quando questi arriveranno sarà da direzioni inaspettate.
Nel frattempo, nell'ombra, un bambino di nome Bruce Wayne si prepara per essere pronto quando arriverà il suo momento.
Da diversi anni laD.C comics cerca di sfruttare il suo immenso bagaglio di avventure e personaggi sul piccolo schermo, all'inizio del nuovo millennio galeotta fu la serie di Smallville, andata in onda sulla CW che -sia pure tra tanti limiti e difetti- dimostrò come fosse possibile adattare vicende stra- conosciute alla sensibilità degli adolescenti del XXI secolo, alla cosidetta Mtv generation per definire quella fascia di età ben definita di spettatori poco disposta a dedicare attenzione a qualcosa che durasse più di 5 minuti.
Smallville poi dimostrò anche come fosse possibile poter dire qualcosa di nuovo rispetto a quei canoni letterari vecchi di decenni.
Ma è stato solo a partire dal 2012 che la seconda casa editrice di fumetti più importante d'America ha sciolto gli indugi in maniera definitiva concedendo i diritti dei suoi personaggi per diverse serie televisive.
Ha cominciato uno dei Network giovanili per eccellenza quella già ricordata CW che ha prodotto show come Arrow; The Flash e Supergirl ( il cosiddetto Arrowverse), in seguito però sono arrivati il più attempato canale NBC che ha realizzato lo sfortunato Constantine e, nel 2014, la controversa FOX con la sua versione crime di Gotham
Non tutte queste serie si sono rivelate dei gran successi, ma per un Constantine fermatosi a soli tredici episodi della prima stagione, la maggior parte delle altre produzioni hanno dimostrato di saper tenere il mercato, anzi considerando anche la buona tenuta sulle frequenze ABC dei rivali Marvel di Agents of SHIELDS potremmo tranquillamente dire che le serie legate al mondo dei fumetti supereroistici, sono tra le poche oggi come oggi che consentano tranquillamente alle reti televisive statunitensi di ordinare la produzione di stagioni "complete" di 22\ 24 episodi, cosa che una volta era la norma mentre oggi in tempi di crisi e austerity non è più così scontato.
Lo ha ben compreso la D.C. che nel corso degli anni ha effettuato diverse presentazioni incrociate delle sue serie presso le maggiori convention statunitensi come la ComiCon di San Diego o la WonderCon di Los Angeles, presentazioni che coinvolgevano la nascente ed ipotizzata nuova serie Gotham.
Rimaneva un problema però.
Come aggiornare la vicenda delle origini di Batman senza snaturarla?
Non si tratta di esagerazioni o di domande oziose, Batman è una di quelle figure che fanno parte dell'immaginario collettivo mondiale, andate tra le tribù inuit dell'Ontario oppure in Burundi e non troverete nessuno che non conosca il personaggio, che non sappia niente del suo costume o della sua nascita.
Provate a pensarci, se esiste un personaggio a fumetti che possa vantare una natura degna di un classico è proprio l'uomo pipistrello di GothamCity proprio per la sua natura tragica ed epica al tempo stesso.
Però sappiamo bene quanto tra epico e patetico ( o tra i termini tragico e ridicolo) il confine possa essere sottile se non si riesce a gestire bene un qualsiasi personaggio, figuriamoci per Batman.
Inoltre, a partire dal rinnovamento dei comics avvenuto a metà degli anni '80 le stesse vicende sono state raccontate numerose volte, in centinaia di varianti diverse.
C'è una scena in particolare.
Si tratta di una scena istituzionalizzata da Frank Miller nelle sue fondamentali miniserie a fumetti Il Ritorno del Cavaliere Oscuro del 1986 e Batman : Anno Uno dell'anno successivo, una scena caratterizzata in particolare da due quadri ben distinti.
Il primo è l'immagine di una collana di perle che s'infrange, i bagliori delle piccole sfere di luce che infrangono uno sfondo nero; una scena ad alto significato allegorico. Una scena crudele e poetica al tempo stesso che simboleggia il momento della morte di Martha Wayne per mano di un anonimo rapinatore tra le strade malfamate della città.
Il secondo quadro è quello di un bambino, il piccolo Bruce Wayne accucciato tra i cadaveri dei suoi genitori; è una scena muta nondimeno Miller ( e Mazzuchelli che materialmente disegna Anno Uno) riesce a trasmettere tutta la disperazione di un bambino che ha visto infranta le sua innocenza, l'urlo silenzioso di un incolpevole che giura tutta la sua vendetta contro coloro che hanno distrutto il suo mondo di certezze.
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Un archetipo: nascita di un eroe. |
Si tratta di due immagini emblematiche, anzi di paradigmi di tutto quello che verrà poi.
Immagini talmente fondamentali che, anche se non sapete niente del personaggio, non potete non aver visto- anche per sbaglio- almeno una volta.
Il fatto però è proprio che quelle due scene sono state ripetute magari con le dovute varianti decine e decine di volte da quando il personaggio ( anzi da quando l'icona Batman) è tornata di moda al Cinema.
Lo ha fatto quel geniaccio di Tim Burton per il suo Batman goticamente espressionista del 1989, lo ha ripetuto a partire dal 2005 il buon Christopher Nolan nella sua trilogia cupissima e dai toni opachi.
E - tra parentesi - è ricapitato recentemente nel 2016 nel nuovissimo Batman v Superman: Dawn of Justice girato dall'esperto in Cinecomics Zack Snyder.
Senza contare le varie versioni e riscritture avvenute nei comics nel frattempo.
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David Mazouzè Bruce Wayne |
E allora, come gestire, un tale bagaglio letterario, cosa attingere dalle varie versioni senza tradirne il senso generale? Come fare per non annoiare chi conosce già il personaggio? E sopratutto come fare per rendere appetibile una nuova serie a chi non era già un lettore appassionato dei comics o delle precedenti versioni cinematografiche ?
L'inglese Bruno Heller che ha ideato e curato la serie per la FOX si è trovato davanti una scelta non facile, quella di dover compiere una sintesi dell'enorme quantità di materiale a disposizione e per farlo ha scelto due strade ben precise.
La prima è stata quella di utilizzare praticamente tutte le influenze a sua disposizione, di scegliere almeno una parte, un qualcosa di tutte le sovrastrutture e le (ri) scritture che nel corso dei decenni i fumetti ed i film di Batman avevano ricevuto senza limitarsi ad una semplice citazione, ma rendendo il tutto organico al tipo di storia che lui intendeva compiere.
La seconda via consisteva nel fatto che si inizio si dovesse parlare, era quella di procedere per gradi, senza eccessiva fretta un po come (con tutti i debiti paragoni e le ancor più debite differenze) avevano fatto dieci anni prima Alfred Gough & Miles Millar con Smallville, se i due creativi con la loro serie avevano cominciato con una struttura da teen drama con le prime stagioni ricche di vicende d'amore e amicizia liceali degne di una qualsiasi Dawson's Creek, salvo poi riempire solo in un secondo momento gli episodi di particolari fantascientifici e super eroistici aumentando questi poco alla volta allora dal canto suo Heller avrebbe potuto tranquillamente cominciare con una prima stagione decisamente poliziesca, dai toni crime con scarse o nulle incursioni in altri generi.
Una serie sulle origini dunque senza voler esagerare.
Una serie sull'Universo di Batman senza Batman.
Ma di questo parleremo con maggiore tranquillità nella seconda parte di questo post.
(Continua....)