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Channel: Nocturnia
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ECHO

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    Da secoli gli esseri umani si sono diffusi lungo la Galassia, numerosi sono i mondi colonizzati dai nostri discendenti e sulla maggior parte di loro le cose sembrano procedere relativamente bene.
Tuttavia lo Spazio appare stranamente vuoto: nel corso delle varie esplorazioni fino a questo momento si sono trovate le tracce solo di un altra razza intelligente a parte la nostra.
Sembra quindi che anche nel futuro così come nel nostro tempo gli "Alieni" sembrano destinati a diventare una favola,quasi una burla al punto tale che anche gli studiosi come Somerset Tuttle che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca delle prove di vita intelligente sono soggetti a derisione da parte della comunità scientifica.
Tuttavia qualche anno dopo la morte dello stesso Tuttle, l'esistenza di una stele di pietra di proprietà dello stesso potrebbe rimettere tutto in discussione.
Il manufatto  presenta iscrizioni che non corrispondono a nessuna scrittura conosciuta.
per l'archeologo Alex Benedict si aprono le porte dell'enigma: la stele è autentica?
Perché poi Somerset Tuttle avrebbe nascosto l'unica prova in grado di dimostrare le sue teorie?
La risposta potrebbero averla un gruppo di persone disposte a tutto.
Perfino ad uccidere.

Archeologia e Fantascienza, un connubio non solo possibile quanto perfino intrigante: pensate alla Tazzina con cui ogni mattina prendete il Caffè, si proprio quella inutile tazzina Made in China,  che magari è anche l'unica sopravvissuta di quel servizio che avevate comprato in svendita per risparmiare. Provate a pensare che tra qualche secolo o tra qualche millennio quella stessa maledetta inutile tazza potrebbe diventare uno degli oggetti più antichi di tutta la storia e come tale dotata di un valore (anche economico ) in grado di far girare la testa a molti.
Incredibile vero?
Non certo improbabile però.
Gli scrittori di fantascienza come Jack McDevitt hanno creato un vero e proprio sottogenere dedicato sull'argomento: la Fanta-Archeologia (ed anche una sua sottobranca la Xeno-Archeologia quando tratta di manufatti alieni .)


Alex Benedict è uno di quegli archeologi del futuro, una di quelle persone che nel lontan(issim)o futuro si occuperanno di dare il giusto valore (anche archeologico) alla vostra Tazzina. Certo più che ad un archeologo Alex Benedict potrebbe essere paragonato ad una via di mezzo tra un tombarolo ed un commerciante dal momento che i pezzi di cui si occupa non sono quasi mai destinati a finire dentro alle sale di un museo quanto piuttosto nelle tasche di ricchi collezionisti privati e come tale non gode esattamente del rispetto della comunità scientifica o dei suoi colleghi che lo trattano da parvenu ma nel corso dei sei romanzi attraverso i quali si svolgono le sue vicende si dimostra una persona dotata di una sua etica perfino superiore a quella dei suoi paludati colleghi.

Anche in questo ECHO, cronologicamente il quinto dei sei romanzi che al momento compongono la serie ed uscito in America nel 2010, non fa eccezione: il libro è una piacevole commistione di tematiche gialle (altro genere di cui l'autore Jack McDevitt risulta essere un grande appassionato ) e le ambientazioni della Xeno-Archeologia.

Inoltre il talento maggiore dello scrittore consiste nel saper creare personaggi in grado di risultare immediatamente simpatici al pubblico, nel renderli vivi, vividi, umani partendo dal suo protagonista fino ad arrivare all'ultima delle comparse, risultando in questo degno erede degli esponenti della SF degli anni d'oro.
Mc Devitt, nel far questo adotta un piccolo ma riuscito stratagemma: infatti,. pur essendo  indubbiamente Benedict il protagonista del ciclo non è lui il personaggio principale, non è la sua la voce narrante. Il P.O.V (come direbbero quelli bravi) è quasi sempre quello della sua collaboratrice Chase Kolpath, un personaggio se possibile ancora più riuscito del suo principale.
 Sua la voce narrante di tutte le storie, suo il P.O.V, sue perfino le conseguenze e le ferite- anche dello spirito- che ogni missione specialmente quella narrata in ECHO comporteranno.


Se possibile Chase risulta un personaggio costruito perfino perfino in maniera più credibile del suo titolare: ex pilota spaziale è Chase quella che si occupa della maggior parte delle investigazioni alla ricerca della Stele misteriosa intervallandole a frammenti della sua vita privata da cui si evince che per una volta tanto all'interno della fantascienza riusciamo a trovarci davanti un personaggio femminile che non sia stereotipato, scordiamoci quindi sia le damsel in distress sia le ancora più scontate final girls spaccatutto alla Sigourney Weaver che francamente hanno fatto il loro tempo.

ECHO in fondo affronta la più classica delle domande: siamo soli nell'universo? E se ci sono "altri" oltre a noi perché non rispondono ai nostri segnali, alle nostre ricerche?
Quella di McDevitt è infatti una galassia spopolata,silenziosa, perfino assente se vogliamo , in cui gli esseri umani sembrano perfino essere soli nella loro espansione. Con l'unica eccezione rappresentata, almeno fino all'inizio di ECHO, dal popolo degli Ashiyyur una razza di telepati scoperta che gli umani preferiscono però chiamare i Muti.
Ecco, tutto il romanzo si concentra su questa ricerca, sul dubbio se possa o meno esistere una altra razza aliena, se nella Galassia si possa trovare una terza specie intelligente come gli Uomini e gli Ashiyyur.
Mano a mano che la narrazione procedesi alternano i momenti che sembrano dimostrare l'una o l'altra delle tesi ma alla fine una risposta alla domanda delle domande arriverà,che sarà una risposta sorprendente e deludente al tempo stesso, che ci dirà qualcosa di più sul nostro essere umani anche se questo significherà entrare nel profondo delle vite e del passato, rispolverando il ricordo di un antico crimine.
Certo se posso trovare un difetto alla narrativa di McDevitt potrei dire che l'autore di Filadelfia  risulta bravissimo nella costruzione di plot, trame e complotti  un po meno quando arriva il momento di tirare i fili, ma aldilà di questo la profonda umanità con cui tratta i suoi personaggi risulta gradevolissima al punto da avvincere il lettore dalla prima all'ultima pagina.
 Questo avviene in tutte le sue opere.
Questo avviene anche in ECHO.


Come tutti i romanzi della serie anche ECHO è perfettamente leggibile a sè stante, il che rappresenta un ulteriore vantaggio per una realtà editoriale come quella italiana per la quale la maggior parte dei romanzi che la compongono risultano ancora inediti.
In precedenza infatti solo SEEKER vincitore del premio Nebula era stato tradotto dalla stessa Urania  un paio di anni fa, adesso è arrivato il bis.
Vedremo mai tradotti gli altri quattro romanzi?
Anche questa in fondo è una domanda da rivolgere a quella galassia silenziosa, spopolata e perfino assente che è l'editoria italiana di questi ultimi anni.
Jack McDevitt
Urania # 1593
  Marzo 2013
Pagine 290   Euro 4,90

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