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AMERICAN HORROR STORY: ASYLUM. - La Seconda Stagione.

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Tempo Presente: una giovane coppia di amanti del macabro visita le stanze del manicomio di Briarcliff. Il luogo ora chiuso gode di una sinistra fama a causa dell'alto numero di decessi verificatisi al suo interno tra i pazienti.
La comparsa di un Killer incappucciato metterà fine in maniera sanguinosa alla visita della coppia.
1964: Briarcliff  è all'apice della sua attività. Gestito con pugno di ferro da Sorella Jude e dall'ambizioso e carrierista Monsignor Timothy, l'ospedale si è trasformato in un ricettacolo di tutto il dolore e di tutta la paura che sia umanamente possibile.
Molte sono le persone rinchiuse al suo interno: si va dal giovane Kit Walker, accusato di essere il Serial Killer "Bloody Face", la psicopatica Grace Bertrand che forse ha trucidato i suoi familiari fino alla giornalista Lana Winters la cui unica colpa è quella di essere lesbica.
Forse però sono coloro che dovrebbero vigilare e curare quelli ad essere più pericolosi, l'apparentemente ingenua ed innocente Sorella Mary Eunice in realtà è posseduta dal Demonio, il Dottor Arden compie esperimenti sui pazienti e si vocifera che abbia un passato da criminale Nazista, solo un medico, l'appena arrivato Thredson almeno inizialmente pare animato da buone intenzioni.
Tra omicidi, possessioni demoniache e rapimenti alieni la lunga notte di Briarcliff sarà interminabile.


Esattamente un paio di anni fa  tra le serie che seguivo aggiunsi anche American Horror Story, esattamente due anni fa proprio di questi giorni recensii la prima stagione ( a proposito, la rece la trovate QUI ) promettendo di continuare  anche con le stagioni successive.
Adesso, con i miei soliti "leggerissimi" ritardi mantengo anche quella promessa.

Penso che chi mi segue abitualmente sa  già di cosa parlo quando nomino American Horror Story però,  quindi non effettuerò nessun tipo di riepilogo, rimandandovi al post precedente limitandomi a ribadire che quello che mi ha appassionato dello Show creato dai bravi sceneggiatori Ryan Murphy e Brad Falchuk per la rete statunitense via cavo FX ( e poi trasmessa anche da noi su FOX) era l'idea di una serie antologica  in cui ogni stagione fosse dedicata ad un diverso tema  tipico   del gotico U.S.A (dalla casa infestata fino alla stregoneria, passando attraverso i serial killers) ed in cui lo stesso gruppo di attori interpretasse stagione dopo stagione personaggi diversi.

La prima stagione di American Horror Story  ribattezzata a posteriori come Murder House aveva rappresentato un antipasto di tutte queste intenzioni ed era stata oltretutto, un riuscito tentativo di revisionare quegli stessi temi alla luce della più crudele, disinibita e manichea sensibilità dei tempi odierni.
Un aggiornamento, certo non sempre riuscito, con qualche errore,  con alcuni scivoloni in fase di sceneggiatura e dotato  un finale forse sottotono e magari appiccicaticcio. Ma di sicuro nel contesto generale, l'intera stagione si era dimostrata un prodotto una spanna sopra rispetto alla concorrenza.
Ora, con la seconda stagione viene posto il piede sul pedale dell' acceleratore e quelli che erano i pregi ed i difetti vengono amplificati fino al loro massimo.
A.H.S:  Asylumsi rivela quindi un vero e proprio pugno nello stomaco, una visione non certo adattoa a tutti i palati, un delirio narrativo e visivo nel bene come nel male,  ma anche una gemma dotata di una libertà creativa rara ed invidiabile.
Coadiuvata da un cast in stato di grazia.
Ma del cast parleremo poi.
Soffermiamoci un attimo sull'aspetto generale.


I toni di Asylum sono perfino, se possibile, ancora più cupi e crepuscolari rispetto a quelli già estremi di Murder House, il clima che si respira- episodio dopo episodio-  è nella migliore delle ipotesi, estremamente claustrofobico, teso e malato. Scelta avvalorata a livello visivo dalla scelta avvenuta in molti episodi di impiegare in molte scene colori carichi tipici degli anni 60 s alternati in altri momenti da colori  completamente desaturati.
Alternanza che sconcerta ed affascina al tempo stesso lo spettatore.

Anche il contesto scelto dagli autori fa la sua parte; se l'ambientazione all'interno di un manicomio si rivela una scelta azzeccata  vera catalizzatrice di ogni tipo di incubo. Bisogna anche dire che praticamente metà dei temi narrativi e culturali della coltura e delle varie sotto culture nord americane  vengono sfruttati all'interno dei tredici episodi di Asylum. C'è spazio infatti  per la descrizione delle lotte per i diritti civili e  per il ricordo delle difficoltà affrontate dalle prime coppie inter-etniche  ( o,  degli omosessuali ) nel corso degli anni 60 s,  per le ipocrisie  e gli errori di una certa parte della gerarchia cattolica, il clima montante di paranoia dovuto alla montante guerra fredda, ma anche - per restare nell'ambito delle tematiche horror- le possessioni demoniache, i rapimenti alieni, la presenza di criminali nazisti all'interno della "civile" società americana.

Tutto questo viene shakerato  da Murphy e Falchuk  all'interno dello scenario di Briarcliff che finisce per diventare un luogo della mente oltre che un luogo reale  e che si trasforma nel ricettacolo di tutte le storture e le colpe della società, quasi un anticamera di un inferno creato dagli stessi esseri umani.


Ci si rincorre così con l'eterno dualismo tra Bene o Male dove però i ruoli si scambiano in continuazione e dove i pochi personaggi presentati inizialmente come positivi vengono progressivamente "sporcati" e ridefiniti in continuazione, e lo stesso capita con quei personaggi con cui all'inizio lo spettatore farebbe fatica ad immedesimarsi nel corso delle prime puntate.
Fino al momento risulta difficile distinguere e separare in cui le motivazioni degli uni o degli altri.

La rigida Suor Jude in realtà è una figura tragica e fragile segnata da anni di alcolismo, da desideri carnali e da sensi di colpa infiniti; la giornalista Lana Winters colei che dovrebbe essere l'eroina della storia, dimostrerà più volte nella sua ricerca di successo  di avere motivazioni molto meno idealistiche di quanto lei stessa immagini.  La tenera e dolce ricoverata Grace molto probabilmente è stata responsabile della morte di parte dei suoi familiari.
C'è forse un' unica eccezione ed è rappresentata da Kit Walker il ragazzo, accusato di essere il serial killer Bloody Faceche invece riuscirà a mantenere una certa innocenza di fondo per tutta la durata della vicenda, ed è singolare che il ruolo sia interpretato da Evan Peters (attore che nella precedente stagione rivestiva il ruolo del "cattivo")
Ecco, adesso è arrivato il momento di parlare del resto del Cast.


Una cosa chiara sin dall'inizio è che ci sarebbero stati alcuni nomi intoccabili ed altri meno ed infatti entrano nomi nuovi e non tutto il cast della prima stagione viene confermato:  a parte lo stesso Peters  e mantenuta la barra dritta sulla star Jessica Lange qui vera e propria mattatrice assoluta nel ruolo di Sister Jude ( e del resto, come si sarebbe potuto rinunciare ad una interprete del calibro della Lange?), Frances Conroy e il bravissimo Zachary Quinto che sembra divertirsi come un matto ad interpretare un altro ruolo della sua lunga galleria di personaggi fuori di testa, contraddittori e borderline

I due creatori però si divertono molto a rimescolare le carte, colui che era stato il protagonista indiscusso negli eventi di Murder House cioè quel Dylan McDermott  criticatissimo in passato per la sua legnosità, qui si limita a comparire in un ruolo da comprimario (anche se va detto, che per una volta la sua recitazione si rivela leggermente più efficace  del solito), mentre avviene il contrario per le brave Lili Rabe Sarah Paulson in precedenza comparse in ruoli secondari e che qui in Asylum assurgono ad un ruolo di primo piano. La Paulson in particolare, ha buon gioco nell'interpretare la giornalista Lana Winters, un ruolo difficile, probabilmente uno dei meglio costruiti di tutta la stagione e che permette di osservare come nel corso dei decenni in America (ma non solo ) sia cambiata la percezione dell'omosessualità.

Per quanto invece riguarda i nuovi arriiv, va senza dubbio citata la solita ottima performance del veterano James Cromwell mentre invece risulta un po sottoutilizzato ed in ombra l'inglese Joseph Fiennes, che pur essendo un ottimo attore in certi momenti sembra quasi schiacciato dalla presenza (e dalla concorrenza) di tanti ottimi attori nel programma.


Con A.H.S: Asylum la serie offre forse quella che è la sua stagione più ambiziosa e riuscita, non mancano però i difetti.
Come in Murder House talmente tanti sono gli elementi e le sotto trame inserite nel corso della storia, che ad un certo punto i due creatori ed i loro sceneggiatori da loro assunti sembrano non riuscire più a seguirli tutti, e -specie negli ultimi episodi- il climax di tensione invece di essere spiegato sembra sgonfiarsi, anzi sembra accartocciarsi miseramente su sé stesso,
In alcuni momenti vengono rasentate punte di irriverenza quasi di blasfemia che potrebbero infastidire la sensibilità più di uno spettatore.
E credetemi, quei momenti non sono certo pochi.
Ma se riuscite a non lasciarvi condizionare da questi momenti troverete una serie valida, con tredici episodi  decisamente ancora più validi.

Dopo la fine di Asylum, Murphy & Falchuk sono andati avanti con la loro creatura, con una terza stagione dedicata alla stregoneria ( Coven, di cui però non so se parlerò, dato che i pochi episodi che ho finora visto me l'hanno fatta paragonare ad una sorta di Harry Potter sotto Acido, magari sbaglio io, eh!) ed una quarta ribattezzata Freak Show.

La tendenza mano a mano che si va avanti sembra essere quella di aumentare il numero e l'impatto  nella storia dei ruoli femminili riducendo quelli maschili al minimo indispensabile, tendenza sfociata in maniera evidente, sopratutto in Coven ma ben presente anche in Asylum
Ed anche  se questo elemento nel'attuale panorama televisivo non è certo una novità, dal momento che  ci sono numerosi esempi interessanti in circolazione, però bisogna riconoscere che la Lange continua a dimostrarsi una spanna sopra la concorrenza ed in Asylum fornisce una delle sue migliori interpretazioni di sempre.
Ricordate i tempi in cui gli Attori e la Attrici cinematografici rifiutavano di apparire in televisione?
Ne è passata di acqua sotto i ponti, vero?

LA NUOVA FANTASCIENZA: TALKING ABOUT CAT RAMBO.

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E' sempre difficile introdurre una nuova intervista, specialmente se si tratta di qualcuno non ancora molto conosciuto in Italia. L'autrice in questione non ha ancora mai avuto suoi racconti tradotti da noi, ma è molto conosciuta negli States come scrittrice/editor e curatrice di antologie.
Inoltre da alcuni anni è vicepresidente dellaSFWA  la maggiore associazione che raccoglie gli scrittori di fantasy e fantascienza americana, quella che- tra le altre cose- ogni anno assegna i Premi Nebula, per intenderci.
Quindi, una chiacchierata con quest'autrice, diventa anche un'occasione per poter comprendere qualcosa in più sulle tendenze del settore.

Presentiamo ora la futura intervistata di Nocturnia
Cat Rambo  (nome simpatico, vero? Cat è semplicemente l'abbreviazione di Catherine, mentre Rambo è il cognome del marito), texana purosangue, conosciuta anche per l'abitudine a tingersi i capelli in tutte le possibili varianti dello spettro visivo, nasce nel 1963 nella cittadina di Bryan
 e nel corso della sua vita compie diversi lavori: programmatrice Microsoft; creatrice di giochi di ruolo ( ha collaborato alla creazione del gioco online Armageddon MUD ) redattrice di articoli su riviste di giochi di ruolo; lettrice di Tarocchi e molti altri.


Near+Far l'antologia doppia più famosa
scritta da Cat Rambo.
Ecco, la copertina della parte Far
Certo, Cat/ Catherine scrive anche racconti, ma sarà solo al partire dal 2005 che l' autrice comicerà a dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
L'occasione nasce con la frequenza del prestigioso Clarion West Writers Workshop  ( dove la Rambo  studia con scrittori del calibro di Octavia Butler, Connie Willis, Gordon VanGelder, e Michael Swanwick ).
Terminata la frequenza la Rambo comincia a scrivere dedicandosi sia alla  fantasy che alla fantascienza; ci sono opere scritte in collaborazione con Jeff VanderMeer come il bellissimo The Surgeon's Tale che romanzi e racconti scritti a solo.

Lentamente i suoi racconti cominciano ad uscire sia su riviste cartacee come la Asimov's; Weird Tales che su pubblicazioni online come Clarkesword e Strange Horizons, la scrittrice, profondamente di Sinistra e femminista convinta inserisce queste visioni all'interno dei suoi racconti.
E sono racconti in cui un topo dotato di parola si può innamorare di un zombie, o dove  bigfoot rilascia tranquillamente interviste ai giornali.  Un critico definisce le sue storie come works of urban mythopoeia.

Ma è il Tempo ed il rapporto della razza umana con il futuro che lentamente diventerà l'elemento ricorrente delle sue storie, al punto che l'opera più conosciuta dell' artista sarà la raccolta Near+Far .
Pubblicata nel 2012 dall'editore specializzato Hydra House Books, l'antologia Near+Farè un volume "bifronte", con una doppia copertina strutturato come i vecchi volumi doppi tipici degli anni 50s e 60s (negli USA, ad esempio sono ancora oggi ricordati i vecchi Ace Double ).
Nella prima metà del volume, e cioè  Near la scrittrice inserisce le storie da lei scritte ambientate nel futuro a noi più vicino, mentre sul dorso opposto  e ( Far), vengono raccolti i racconti ambientati molto più in là nel corso di lontanissimi futuri.


Ed ecco invece la metà
Near con le storie sul
prossimo futuro.
Ma la Rambo nel corso degli anni si dimostra anche un ottima curatrice di antologie e di riviste.
In particolare la scrittrice texana si fa notare come editor della rivista online Fantasy Magazine, in questa veste l'autrice accompagna la pubblicazione dal 2007 al 2011 attività che non cessa del tutto nemmeno  quando Fantasy Magazine viene accorpata con la "gemella"Lightspeed Magazine, dal momento che la scrittrice di tanto in tanto cura ancora numeri speciali come il recente  Women Destroy Fantasy

Nel corso della sua carriera la scrittrice ha ottenuto diverse nomination ai più svariati premi:  come scrittrice è stata nominata al Nebula nel 2013 per il racconto Five Ways to Fall in Love on Planet Porcelain  (apparsa nella citata raccolta Near+ Far) e come curatrice, nel 2012 è arrivata anche una candidatura al World Fantasy Award per il suo lavoro su Fantasy Magazine.

Tra qualche giorno farò uscire l'intervista che la scrittrice mi ha concesso nel mese di ottobre (la sua prima intervista italiana).
Siete tutti invitati.

Il Video Musicale per un Progetto su Dylan Dog.- Una Segnalazione

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PICCOLA NOTA INTRODUTTIVA: 
Come saprete sul finire del 2014 avevo pensato di non effettuare più segnalazioni di nessun tipo (ne avevo anche parlato sul blog, ricordate?)
Oggi ho parzialmente cambiato idea, preferendo magari orientare la politica del blog  ad un massimo di una segnalazione al mese.
Il motivo è presto detto.
Durante le feste natalizie mi ha contattato il musicista Viames Arcuri, frontman della banda bolognese Gli Stil Novo.


Gli Stil Novo
Viames ( cioè quello in camicia di jeans nella foto ) mi ha chiesto se volessi parlare su Nocturnia del suo nuovo progetto, cioè un video musicale su Dylan Dog realizzato dal gruppo (con in più la presenza del mitico Federico "Capitan Fede" Poggipollini ) e con una presenza femminile importante che al momento non vi svelo come protagonista, s enon per dirvi che si tratta di Anna Falchi )
La canzone del video diventerà poi la colonna sonora di un nuovo fan movie dedicato all' intestigatore dell'incubo (un progetto senza scopo di lucro ed autoprodotto senza nessun tipo di crowdfounding dal regista  veneto Denis Frison
M'interessava l'idea di parlare di musica sul blog ( non lo avevo quasi mai fatto). 
M'interessava parlare ancora una volta di Horror cinematografico.
Aggiungiamoci il piccolo, non trascurabile particolare che spinto dalla curiosità avevo ascoltato un paio di canzoni degli Stil Novo e devo dire che mi sembrano bravi...quindi ecco che vi presento:

IL COMUNICATO: 



La band bolognese Stil Novo ha voluto rendere omaggio a Dylan Dog realizzando un brano musicale dedicato all’indagatore dell’incubo;
il 30 gennaio verrà caricato su youtube il videoclip di questo nuovo progetto.


In occasione del ventennale di “Dellamorte Dellamore”, il film di Michele Soavi che per primo ha portato sul grande schermo le atmosfere del fumetto, ha accettato di interpretare la parte di protagonista del videoclip Anna Falchi.
Era il 1994, e l’allora giovanissima attrice romagnola passeggiava nei cimiteri accanto a Francesco Dellamorte, alias Ruper Everett; Anna torna a distanza di vent’anni a misurarsi con l’horror, infatti nel videoclip ci saranno zombi, vampiri, sedute spiritiche, tantissimo sangue e scene d’azione.


Così come l’ideatore del fumetto Tiziano Sclavi amava trasporre nella sua opera l’immaginario horror proveniente da altre opere, anche questo nuovo progetto abbraccia il cinema horror; infatti vengono citati “Paranormal activity”, “Dal tramonto all’alba”, e naturalmente “Dellamorte Dellamore”.


Gli Stil Novo hanno caricato sul web un promo del videoclip, che svela qualche anteprima, e vede il cantante e Anna Falchi scambiarsi qualche goliardico botta e risposta nei pochi minuti rubati durante le riprese; ecco il link:
https://www.youtube.com/watch?v=98Sss9zy2qQ

Il legame di questo brano con il cinema non si esaurisce però nelle citazioni. Infatti è stato scelto da Denis Frison, regista emergente seguitissimo sul web, per far parte della colonna sonora di “Freddy vs Dylan”, un fan movie che vedrà uno scontro epocale tra 2 icone horror degli anni ’80: Freddy Krueger (l’incubo) contro Dylan Dog (l’indagatore dell’incubo). Il film verrà presentato in anteprima a Spinea, ed è atteso nei primi mesi del 2015.

Denis Frison
Attore e regista.

Tra le sorprese c’è Manuel Beccaro agli effetti speciali, che nel suo curriculum conta la celebre serie “X-Files”, e Franco Zucca come doppiatore di Freddy Krueger, ovvero una delle voci ufficiali della serie di enorme successo “Nightmare”.
Il giovane regista veneto ha ottenuto mezzo milione di visualizzazioni con il precedente lavoro, “La morte puttana”; c’è già molta attesa per questo secondo capitolo.

Dal punto di vista musicale, la special guest degli Stil Novoè Federico Poggipollini, lo storico chitarrista di Ligabue.

Emergenti e professionisti insieme, per questo lavoro che vuole tributare l’affetto di questi artisti per il fenomeno creato da Tiziano Sclavi, che continua imperterrito dopo 28 anni di pubblicazione.

I SIGNORI DEL PICCOLO SCHERMO.

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Di solito quando si parla di una serie televisiva ci si sofferma su diversi elementi: i personaggi, gli attori- se sono più o meno in parte- oppure ci limitiamo a parlare delle storie, o dei creatori. della serie
Ma c'è un elemento di cui spesso ci dimentichiamo.
I Registi.

Già, col Cinema è diverso, anzi spesso andiamo ad assistere ad un film proprio perché ci fidiamo del suo realizzatore.
Chi va a vedere un film di Spielberg solitamente sa cosa si deve aspettare.
E lo stesso vale per Von Trier; Cuaron; Peter Jackson; Kevin Smith o Akira Kurosawa.
Ma in televisione?

Nel piccolo schermo solitamente il nome del regista è quello che appare per ultimo; in passato si pensava  a loro come a dei di meri realizzatori che devono combattere con i limiti di tempo e budget imposti dalla produzione.
E alle volte, è anche così
Però più spesso in questa concezione non c'è niente di più falso.
A parte il fatto che diversi registi cinematografici adesso lavorano anche per la televisione (vedi i casi dello stesso Smith e di Neil Marshall ) ma con il proliferare delle cable Tv o delle serie autoriali sullo stampo de I Sopranole cose si sono fatte fortunatamente più  complesse.
Inoltre, da sempre tra i registi televisivi si possono trovare tantissimi eccezionali professionisti, gente in grado di imprimere la propria poetica, la propria filosofia ed anche la propria visione tecnica anche alle produzioni per il piccolo schermo.
Eco un paio di esempi:

DAVID NUTTER.


Magari non conoscete il suo nome ed il suo volto ma quest'uomo è una delle figure fondamentali della Televisione degli ultimi venti anni dal momento che ha diretto numerosi episodi delle più importanti serie televisive mai trasmesse.
Per quanto riguarda i nostri campi preferiti David Nutter si fa notare nel 1993 quando Chris Carter lo chiama a dirigere numerosi episodi della serie X-Files.
Nutter diventa presto uno degli uomini di fiducia di Carter che lo chiama a lavorare anche nelle sue altre serie.

Da quel momento comincia la vera storia professionale di David Nutter.
Perché nasce una tradizione che lo differenzierà molto da tutti quanti gli altri registi americani.

Per caso o grazie alla sua bravura Nutter comincia ad essere chiamato da produttori e reti televisive sempre più spesso quasi per un unico scopo: dare inizio alle serie televisive, girare i primi episodi, impostando così i tempi di narrazione e l'estetica che poi gli altri registi saranno obbligati a seguire.

Nutter diventa così "l'uomo degli episodi pilota".
La striscia positiva comincia nel 1995 con Space:Above and Beyond, prosegue l'anno successivo con Millenium, in seguito arrivano anche Roswell (1998) e Dark Angel(1999).
In particolare però saranno i pilot diSmallvillerisalente al 2001 e Supernaturaldel 2005 a cementare definitivamente la sua fama.
Tradizione continuata anche due anni dopo con l'episodio pilota di Terminator: The Sarah ConnorChronicles e, in tempi più recenti, con Arrow e The Flash.



Non tutte queste serie, una volta avviate, avranno successo. Alcune affidate ad altri registi e curate da sceneggiatori meno validi s'incarteranno quasi subito ( il caso lampante rimane nel bene o nel male la sfortunata Space: Above and Beyond)  ma quello che conta è che il talento del regista fornisce un primo valido biglietto di presentazione allo Show.
Una garanzia in più riguardo al fatto che quantomeno la nuova serie sarà accettata e trasmessa dalla rete televisiva.

Naturalmente l'attività di Nutter non si ferma ai pilots ( il regista ha diretto numerosi episodi di Game of Thrones) e nemmeno al settore fantastico, dal momento che il regista ha partecipato a produzioni come Band of Brothers (per cui ha vinto anche un Emmy), I Soprano ed Entourage.
Ma è nelle produzioni Horrorifiche e fantascientifiche che Nutter riesce a dare il suo meglio.
I produttori lo sanno e per questo continuano a chiamarlo.

GREG BEEMAN

L'hawaiano Greg Beeman invece si fa notare a fine anni 80 s lavorando nel mondo delle commedie cinematografiche.
Sua infatti è la regia del film comico License to Drive.

Le cose cambiano nel 2001 quando Beeman entra a far parte del gruppo dei registi della serie Smallville.
Poco alla volta Beeman si fa notare dai vertici della rete WB  ed anche dai creatori di Smallville Gough & Millar che lo nominano produttore esecutivo.

In questo modo Beeman diventa uno dei nomi simbolo dello Show che narra gli anni giovanili di Clark Kent - Show su cui si può dire di tutto ed il contrario di tutto ma che sicuramente ha contribuito a ridefinire l'intero concetto di intrattenimento televisivo.

Dopo arrivano numerose altre serie in cui Beeman presta la sua opera in entrambi i ruoli: le più importanti rimangono però Heroes che dopo un inizio sfavillante nel 2006 subisce un certo qual declino (anche se va detto che lo sciopero degli sceneggiatori del 2007 ed i frequenti cambi di direzione imposti dal network NBC non hanno certo aiutato la creatura di Tim Kring ) e l'altalentante Falling Skies (di cui abbiamo parlato QUI e QUI)

Anche Beeman ha poi provato a realizzare dei pilots, ma i suoi a differenza di quelli di Nutter non sono mai stati trasformati in serie televisive (compreso un episodio pilota su Aquaman, progetto a cui sia Beeman che la coppia Gough Millar credono ed investono molto)

Greg Beeman , nonostante il fatto che questi progetti non siano andati in porto, rimane uno dei registi più influenti e rispettati dello showbiz statunitense
La prossima volta parleremo proprio di pilots non andati in porto, di progetti che non si sono tramutati in serie vere e proprie, di tentativi falliti per un motivo o  per l'altro.
Dopo magari torneremo a discutere di registi televisivi.

L'INTERVISTA COMPLETA CON CAT RAMBO.

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Questa volta vi propongo una mia chiacchierata con la scrittrice americanaCat Rambo.
Cat Rambo è una scrittrice molto attiva nei generi Fantasy e Fantascienza anche se le sue opere al momento sono ancora inedite nel nostro paese, a parte il racconto breve "La Passione della Macchina da Caffè."uscita sul numero 68 di della rivista Robot
Un blog come Nocturnia, però dovrebbe provare a fare informazione, quindi con orgoglio presento la prima intervista italiana di Cat Rambo, perché un autrice di sicuro talento che merita di essere conosciuta anche nel nostro paese, inoltre la Rambo è vicepresidentessa della SFWA la maggiore associazione che raccoglie gli scrittori di genere negli States (responsabile, tra le altre cose dell'assegnazione dei Premi Nebula ), quindi parlare con lei significa conoscere qualcosa in più sulle attuali tendenze del genere.

L'intervista è stata realizzata nel mese di ottobre 2014 ma riesco a presentarla solo adesso (e me ne scuso con l'autrice). Desidero anche presentare i miei ringraziamenti ad Angelo Benuzziche per la terza volta ha corretto sistemato meglio le mie domande in inglese.
Bene, mi sono dilungato fin troppo, vi lascio all'intervista, QUI trovate una breve scheda sull'autrice.
Ciao!
(For english version, please scroll down )

Nick : Ciao Cat!  Benvenuta su Nocturnia, è un piacere averti come ospite. Come prima domanda ti chiedo di parlarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare una scrittrice.

Cat Rambo:  La mia famiglia ha sempre pensato che sarei diventata una scrittrice, e che avrei seguito le orme di mia nonna, che scriveva romanzi YA (1). Da quando ho memoria, ho sempre scritto. Però è stato solo nel 2005, però, che ho deciso di fare sul serio con la scrittura.  L'estate di quell'anno ho partecipato al workshop del Clarion West Writers. Alcune persone hanno avvertito gli studenti del Clarion West che alcuni tra loro non sarebbero riusciti a scrivere per un po' dopo il workshop. Ero così preoccupata ma così preoccupata per questo fatto che ho spinto al massimo per continuare a scrivere dopo il workshop.



Nick: In particolare cosa ti ha avvicinata alla narrativa di genere fantastico?

C.R:   Ho sempre amato sia il fantasy che la fantascienza. Sono stati i miei generi preferiti sin da quando ero bambina e, anche oggi che ho letto tutto lo spettro possibile della narrativa, il fantastico è ancora li mio genere preferito.

Nick: Quali sono stati gli scrittori che ti hanno formato come lettrice prima ancora che come scrittrice? (Naturalmente puoi citare anche film, dischi, serie televisive, comics e quanto altro ti venga in mente)

C.R: Una baby-sitter cominciò a leggermi Lo Hobbit di JRR Tolkien quando ero in terza elementare. Ero così estasiata che ho iniziato a leggerlo per conto mio, anche quando lei non c'era. Un altra importante influenza è stata Samuel R. Delany - mio padre portò a casa uno dei suoi libri,  The Fall of the Towers,(2) quando ero una adolescente lettrice e quel libro mi ha stupito e mi ha appassionato. Certamente anche molti altri scrittori YA;Fantasy e SF  hanno avuto una grande influenza  su di me, in particolare L.M. Boston, Robert A. Heinlein, C.S. Lewis, e Andre Norton.

Amavo anche Star Trek e Wild Wild West (di recente ho finito una storia steampunk, infatti, intitolata "Her Windowed Eyes, Her Chambered Heart" ispirata al mio episodio preferito di Wild Wild West.)

Nick: Esordisci professionalmente nel 1990 con la storia "Reminiscence of Planet Crabby", da allora hai scritto e pubblicato ininterrottamente per quasi 7\8 anni e poi ti sei fermata completamente quasi fino al 2004. Come mai?

C. R:  Durante quel periodo ho impiegato la maggior parte della mia energia creativa nel gioco online, Armageddon MUD, che ho lavorato con per circa un decennio e mezzo. Ho lavorato anche come redattore tecnico, dal momento che avevo la tendenza a smorzare il mio entusiasmo per la scrittura narrativa.

Ma durante tutto questo tempo, continuavo a pensare a me stesso come ad una scrittrice. Tuttavia, ad un certo punto, ho detto a me stessa che se volevo definirmi tale, avevo davvero bisogno di fare sul serio.


Nick: L'anno di svolta per te però rimane il 2007 in cui diventi editor della rivista online Fantasy Magazine. Attività che ha accompagnato buona parte della tua vita professionale nel settore. Che bilancio tratti di questa esperienza?

C.R:  Ho amato molto lavorare con Fantasy Magazine! Mi ha permesso di leggere le tante nuove voci che si affacciano nel genere ed è stato una grande gioia poter vedere tante di loro riuscire ad accendere con grande successo nel mondo della Fantasy e della SF. Inoltre mi ha incitato a pensare profondamente a quello che amavo nelle storie,  a che specie di cose rendessero una storia realmente memorabile e su come appassionare un lettore. Recentemente in veste di curatore-ospite ho pubblicato un numero della rivista, il loro speciale “Women Destroy Fantasy„ e leggendo tra la varia fanghiglia (3), è stato adorabile ritrovare tanti nomi noti come pure il conoscerne alcuni  di nuovi.

Nick:  C'è una questione che m'interessa molto: il tuo lavoro di editor ha influito in qualche modo nel tuo lavoro di scrittrice? Ritieni che abbia cambiato il tuo approccio alla scrittura?

C.R: Penso che sicuramente mi abbia aiutato a capire alcune cose. Ad esempio, imparare che uno scrittore ha davvero bisogno di pochi paragrafi per riuscire, o meno, a catturare l'attenzione di un editor, è stata una rivelazione che non mi sarebbe venuta se non avessi letto io stessa un mare di fanghiglia.

Nick : Una delle tue opere più conosciute è la raccolta "NEAR+FAR"del 2012, in cui riprendi quasi il formato dei vecchi Ace Double, da un lato i racconti ambientati temporalmente nel lontano futuro ed un lato i racconti ambientati nel futuro più vicino. Come mai questa scelta?

C. R
:  Mi ero resa conto che le storie si dividevano in due categorie distinte, il vicino futuro e il lontano futuro, e stavo cercando di capire come utilizzare tale distinzione. Originariamente avevo pensato di fare il libro come due piccoli libri separati, ma mi sono ricordata dei vecchi  Ace Double. C'è stato un periodo in cui ho lavorato in una libreria, e ne avevamo parecchi numero tra i libri usati, ed io ho sempre pensato che fossero un'idea elegante. Realizzare il mio libro sulla falsariga dei Double sembrava un'idea divertente. L'editore, Tod McCoy di Hydra House, ha fatto un ottimo lavoro studiando quei vecchi  volumi tirandone fuori alcuni degli elementi di design.

Sono davvero orgogliosa della bellezza della versione fisica di NEAR+FAR. Ha due cover splendide,  della meravigliosa arte interna, e la natura delle copertine su due lati rende tutto  più interessante.

Nick:  Abbiamo detto che il Tempo è l' elemento unificatore di NEAR+FAR. Da cosa nasce il tuo interesse presso questo argomento?

C.R:  Penso che ogni volta che si scrive di fantascienza, si finisca con ricadere  in una o l'altro dei due futuri. Il futuro vicino rende possibile allo scrittore il commentare la storia recente ed il mondo intorno a lui,  mentre il futuro lontano a volte esamina i temi che possono essere un po'più astratti.

Io sono di gran lunga più affascinata dai romanzi che affrontano il lontano futuro, ma comunque penso che non ci sia modo per poter  predire come il mondo o l'umanità sarà tra 500 anni. Ci sono semplicemente troppi cambiamenti che non possiamo prevedere. Un  esempio tra tanti è quello dei , microprocessori -- ben pochi tra gli scrittori dell' età dell'oro della sf ci avevano pensato e così seguendo quelle linee di pensiero hanno scritto le loro storie con i computer grandi come un pianeta.

Ma a volte la SF ci vede anche giusto. I telefoni cellulari, per esempio, assomigliano in maniera incredibile ai tricorders che la gente vedeva in Star Trek.

Nick: Sono molto incuriosito dal progetto The New Weird a cui hai collaborato. Ce ne vuoi parlare?

C.R:  New Weird era un'antologia messo insieme da Ann e Jeff VanderMeer. Hanno chiesto a diversi scrittori di partecipare ad un esperimento di "round-robin", dove ognuno di noi ha scritto una parte della narrazione. Ho apprezzato il progetto perché gli scrittori che avevano preso in mano quel mondo era così diversi l'uno dall'altro.


Nick:  A parte The New Weird so che partecipi spesso a progetti di collaborative world, giochi di ruolo e a Round Robin. C'è qualcosa che ti piace molto in questo tipo di lavori? E secondo te quali sono i maggiori pregi e difetti in quest'attività'

C.R: Mi piacciono i progetti collaborativi, perché trovo un sacco di ispirazione e di energia  nel vedere come qualcun altro affronta le stesse cose. Una buona collaborazione è più simile a una esplorazione di ogni altra cosa, ed è molto divertente per vedere che cosa ne emerge. "The Surgeon's Tale", che Jeff VanderMeer ed io abbiamo scritto insieme, rimane una delle mie storie preferite di tutti i tempi, ma ora, guardando indietro, è difficile ricordare che quali parti ha realizzato Jeff  e quali ho scritto io.

Tali progetti possono essere anche frustranti quando i collaboratori non funzionano allo stesso ritmo, o se hanno approcci molto diversi riguardo alla stessa cosa. Ma se si ha  pazienza di solito il risultato si traduce in qualcosa di meraviglioso.


Nick:  Passiamo al lato pratico del tuo lavoro: ci descrivi una giornata lavorativa-tipo di Cat Rambo? Hai orari definiti di lavoro o scrivi quando capita? Hai riti particolari durante la scrittura?

C.R:   In questo periodo sono stata in viaggio con mio marito per quattro mesi, così per poter scrivere qualcosa ho dovuto rubarmi del tempo ogni volta che potevo, ed è stata una cosa frustrante. Sto aspettando con impazienza di poter tornare a Seattle il mese prossimo (4) e così il poter riprendere la mia giornata lavorativa- tipo, che consiste  nello scrivere durante la mattina, pranzo e una passeggiata e poi il riprendere con la scrittura. Scrivo molto a mano in un  blocchetto grande -- un piccolo taccuino non va troppo bene per me. In seguito uso il software per la dettatura per trascrivere la quello che ho scritto.

Sono una grande fan delle scritture cronometrate, quando sono comincio a lavorare metto un temporizzatore per quindici minuti e poi attacco -- senza preoccuparmi di essere coerente o riprendere al punto che avevo lasciato, pensando solo alla creazione delle parole. Inoltre tendo a lavorare ad una serie di storie contemporaneamente --di solito ho almeno cinque o sei progetti in contemporanea e mi piace lavorare alternativamente tra loro se uno di questi progetti si blocca.

Mi piace molto ascoltare musica mentre scrivo, ma preferisco non ascoltare testi in lingue che capisco altrimenti mi distrarrei e non riuscirei a concentrarmi sulla scrittura. Preferisco quindi la musica sudafricana e celtica.


Nick:  Recentemente sei stata nominata vice-presidente della SFWA (5) In molti paesi però compresa l'Italia la narrativa fantastica scritta ha perso molti lettori, la crisi è maggiore per quanto riguarda la fantascienza scritta, accusata da diverse parti di aver perso la sua capacità di predire il futuro o di descrivere il nostro presente Molte persone Secondo te però generi come la fantascienza o la fantasy hanno ancora spazio nel mondo di oggi? E sopratutto potranno ancora avere un loro futuro?

C.R: Anche se una certa fantascienza prova a predire il futuro, quello è un compito impossibile. Ogni scritto di fantascienza ha luogo, in parte, per il tempo in cui è stato scritto tanto come  per il tempo che prova a descrivere. Secondo me, la fantasy | fantascienza è  un campo notevolmente ricco in quanto permette di poter letterarizzare le metafore, creare le storie dove qualcuno realmente indossa il  cuore sulla  manica o dove gli amanti, invece di annoiarsi a vicenda, diventano invisibili l'un  con l'altro. F& SF tengono conto di una complessità profonda e meravigliosa che ancora prova a fare quello che ogni tipo di narrativa, di qualsiasi genere sostenga di appartenere, fa: cioè esplorare che cosa significhi essere umani.

C'è molta fiction “letteraria„ in circolazione che a me sembra che non voglia nemmeno ringraziare la fantascienza e la fantasy ma che che sta comunque prendendo in prestito molti elementi dalla Cassetta portautensili della SF e della fantasy. È tutta Letteratura -- tutto quello che cerchiamo di ottenere, indipendentemente dal fatto di avere i razzi e unicorni che saltellano attraverso le pagine, è quello di provare a raccontare una storia interessante.

Nick:  Se tu dovessi consigliare ad un lettore italiano che non ha mai letto niente di tuo o ad un editor italiano che non ha mai pubblicato qualcosa scritto da te, quale tua opera gli consiglieresti come esemplificativa della tua narrativa?

C.R:  Ho un paio di recenti pezzi a cui sono affezionata. Il primo si intitola, "English Muffin, Devotion on the Side"è uno scritto di fantascienza  sul prossimo futuro ed e apparso su Daily Science Fiction. Per quanto riguarda il fantasy, invece "Rappacini' s Crow", che è stato pubblicato in Beneath Ceaseless Skies, che descrive un mondo oscuro e steampunk, dove un infermiere in un ospedale di guerra tenta di definire il suo rapporto con Dio.
http://dailysciencefiction.com/science-fiction/virtual-reality/cat-rambo/english-muffin-devotion-on-the-side
http://www.beneath-ceaseless-skies.com/stories/rappaccinis-crow/

Nick: Tra i tuoi colleghi scrittori segui con maggiore attenzione ed interesse?

C.R:   Ce ne sono tanti tra loro! Alcuni dei miei preferiti: Daniel Abraham, che offre sempre una grande storia e un mondo fantastico; Samuel R. Delany, che rimane uno dei miei eroi; Gemma Files, che fa Weird Western come nessun altro; Karen Joy Fowler, che riesce a stupirmi ogni volta; Elizabeth Moon, che scrive della favolosa fantasy militare e che ha creato una delle mie eroine preferite di tutti i tempi, Paksennarion ... l'elenco potrebbe continuare a lungo. Ho appena letto The Mirror Empire di Kameron Hurley, e posso dirti che lei è una persona il cui lavoro ho sempre cercato.

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Cat Rambo nel prossimo futuro? E sopratutto vedremo qualcosa di tuo tradotto in italiano?

C.R: In questo momento ho la soliti una mezza dozzina di storie su cui sto lavorando, oltre a un romanzo, The Bloodwarm Rain, un fantasy post-apocalittica. Per quanto riguarda le traduzioni italiane, certo che mi piacerebbe averne. Sentitevi liberi di chiedere agli editori di contattarmi! ;)


Nick:  Bene, Cat è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua gentilezza. Nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale del blog Nocturnia: esiste una questione alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Cat Rambo:  Quella è  una così buona domanda che io stessa ho utilizzato più di una volta! Sto viaggiando molto ultimamente e sto pensando a come quello che vedo influenza il mio romanzo. Continuo trovare nuove fonti di ispirazione. Le storie che ho finito durante il viaggio includono “Jaco Tours,, una moderna storia horror e “Preferences,„ che si svolge a bordo di una nave da crociera. Se i lettori volessero scoprire più circa alcuni di quei racconti, ho incominciato una campagna di Patreon, dove i lettori possono sottoscrivere ed ottenere a una coppia delle mie storie ogni mese nel loro email. (http://www.patreon.com/catrambo)

(1YA: Young Adult.

(2) The Fall of the Towers: è un antologia americana che raccoglie i romanzi della omonima serie fantasy e cioè Captives of the Flame; Le Torri di Toron e La Città dei Mille Soli. In seguito Captives of the Flame  è stato riscritto e riadattato col nuovo titolo de La Città Morta.

(3 Ho tradotto col termine "fanghiglia" ma, in alternativa,  avrei potuto impiegare il termine "melma". L'espressione impiegata nell'originale è " in reading through the slush" . Gli "Slush reader" (potrei tradurre letteralmente come " i leggi-melma" ) nell'editoria americana sono quegli editor o quegli assisteni degli editor il cui compito principale è quello di leggere i manoscritti inviati alla casa editrice

(4) L'intervista- come ho già detto prima- è stata rilasciata a fine ottobre.  

(5) Science Fiction & Fantasy Writers of America : l'associazione degli scrittori di genere americani.

INTERVISTA WITH CAT RAMBO -  THE ENGLISH VERSION!


This time I propose to you  my interview with the American SF and Fantasy writer Cat Rambo.
Cat Rambo is a writer/ editor very active in the genres. She's also vice president of SFWA, although his works are currently still unpublished in Italy.
Today Nocturnia,  present the first  italian interview of  Cat Rambo, this interview was conducted in the month of October 2014 but I can present it only now (and I apologize my delay with Mrs Rambo). 
Well, I have dwelt too much, now I leave you to read the interview.
Welcome to Nocturnia!
And good read  to everybody !!! 

Nick:   Hello Cat! Welcome to Nocturnia, it’s a pleasure to be your host. Here’s my first question for you: can you tell us anything about the beginnings of your career and about the moment when you decide to become a writer.

Cat Rambo:  My family always assumed I'd be a writer, and follow in the footsteps of my grandmother, who wrote YA books. For as long as I can remember, I've written. It wasn't until 2005, though, that I decided to get serious about writing fiction. I attended the Clarion West WritersWorkshop that summer. Some people warned the Clarion West students that some people didn't write for a while after the workshop. I was so so worried about this that I pushed hard to keep writing after the workshop.

Nick:  To be more specific, what lead you to the fantasy / science fiction literarure?

C.R:  I've always loved fantasy and science fiction. It was my preferred genre as a child and while nowadays I read all over the spectrum, it's still my favorite.


Nick:  Who were the writers that formed you as a reader before as a writer? (Of course you can add movies, records, TV series, comics and whatever else you like)

C.R:   A babysitter started reading J.R. R. Tolkein's The Hobbit to me in third grade. I was so entranced I started reading it on my own even when she wasn't there. Samuel R. Delany has been another important influence - my dad brought home one of his books, The Fall of the Towers, when I was a teen reader and it amazed and delighted me. Certainly YA , F &  SF writers had a big influence too, most notably L.M. Boston, Robert A. Heinlein, C.S. Lewis, and Andre Norton.

I also loved Star Trek and Wild Wild West (I recently finished a steampunk story, in fact, called "Her Windowed Eyes, Her Chambered Heart" which is based on my favorite Wild Wild West episode.)

Nick:  Your professional start, "Reminiscence of Planet Crabby", was from 1990. From then you wrote and publish for almost eight years, then you almost completly stop until 2004. Can you tell us why?

C.R:  During that time I put most of my creative energy into an online game, Armageddon MUD, which I worked with for about a decade and a half. I also worked as a technical writer, which I found tended to dampen my enthusiasm about writing fiction.


But during all that time, I thought of myself as a writer. However, at some point, I thought to myself that if I wanted to call myself one, I really needed to get serious about it.



Nick: Your turning point (in my opinion) is in the year 2007 when you became editor for the online magazine "Fantasy Magazine", a side-by-side role of your professional writing career. What kind of balance can you draw of this experience?

C.R:  I loved working with Fantasy Magazine! It let me read so many of the new voices entering the genre, and it's been a great joy to see so many of them go on to great success in the world of F&SF. It also made me think deeply about what it was that I loved in stories, what sorts of things made a story really memorable, and how to engage a reader. I recently guest-edited an issue of Fantasy Magazine, their special "Women Destroy Fantasy" issue and in reading through the slush, it was lovely to see so many familiar names, as well as meet some new ones.


Nick: There's an information that really intrigues me; did your work as an editor influenced in any way your work as a writer? Do you think that it modify your approach to writing?

C.R: I think it definitely helped me figure out some things. Learning that a writer really only has a few paragraphs to grab an editor's attention, for instance, was a revelation that wouldn't have come to me without reading through the slush myself.


Nick:  One of your most known works is the 2012 collection "Near+Far", where you almost get back the feeling of old Ace Double volumes, a side for the tales set in the distant future and a side for the tales set in the nearest future. Can you tell us the reason why you did such a choice?

C.R: I realized that the stories fell into two distinct category, the near future and the far future, and was trying to figure out how to use that. Originally I'd thought of doing the book as two separate small books, but I thought about the old Ace doubles. When I was working at a bookstore, we used to get a number of those in as used books, and I always thought they were a nifty idea. Doing the book along the lines of one seemed like a fun idea, and the publisher, Tod McCoy of Hydra House, did a great job looking at old ones and pulling out some of the design elements.

I'm really proud of how beautiful the physical version of Near+Far turned out. It has two gorgeous covers, wonderful interior art, and the double-sided nature makes it extra interesting.

Nick:  We already set that Time is the unifying element of the "Near+Far" collection; how did this interrest of yours take place?

C.R:  I think whenever you're writing science fiction, it ends up falling into one or the other. Near future lets the writer comment on recent history, and the world around them, while far future sometimes looks at themes that may be a bit more abstract.

I'm fascinated by far future fiction, but I also think there's no way we can predict what the world/humanity will be like in 500 years. There's simply too many changes we can't anticipate. For example, microprocessors -- very few Golden Age sf writers thought along those lines and so you get stories with world-sized computers.

But sometimes SF gets it right too. Cell phones, for example, seem an awful lot like the tricorders people carried around in Star Trek.

Nick:  I'm really excited about the "The New Weird" project you're into. Can you tell us anything about it?

C.R: The New Weird was an anthology put together by Ann and Jeff VanderMeer. They asked several writers to participate in a "round-robin" experiment, where each of us wrote a section of the narrative. I enjoyed the project because each take on the world was so different.


Nick: I know that you usually take part in collaborative world projects, role playing projects and round robin narrative. What do you like the most in this kind of works? What are the up and downs of this projects?

C.R: I like collaborative projects because I find that I get a lot of inspiration and energy from seeing how someone else tackles the same things. A good collaboration is more like an exploration than anything else, and it's a lot of fun to see what emerges."The Surgeon's Tale," which Jeff VanderMeer and I wrote together, remains one of my favorite stories of all time, but now, looking back, it's hard to remember which pieces Jeff produced and which I did.

Such projects can get frustrating when the collaborators aren't working at the same pace, or if their takes on the same thing are very different. But patience usually results in something wonderful.

Nick: Now, this is about the most pratical side of your work; can you describe for us a typical workday of Cat Rambo? Do you have preset work hours of the day or you write anytime you like? Do you have peculiar habits when do you write?

C.R:  Right now I've been on the road for four months with my husband, so writing has been whenever I can steal time for it, which has been a little frustrating. I'm looking forward to getting back to Seattle next month (1)  and my usual workday, which is a morning of writing, lunch and a walk, and then more writing. I do a lot of my writing by hand in a large sketch-pad -- a small notebook just doesn't work for me. Later I use dictation software to transcribe the writing.

I'm a big fan of timed writings when I'm stuck on something. i set a timer for fifteen minutes and just go -- not worrying about being coherent or sticking to the point, just creating words. I also tend to be working on a number of stories at one time -- usually I've got at least five or six projects in the works, and jump around a bit in them if I'm feeling stuck on a particular one.

I like to listen to music while writing, but it can't have words that I understand or I find myself focusing on that rather than writing. South African and Celtic music are favorites.


Nick: Lately you've been nominated vice-president of SFWA; in many countries, Italy included, the fantasy / SF narrative lost a lot of readers due to accusations of having lost its role of predicting the future or to describe our present. Do genres like science fiction or fantasy still have a role in today's world? And will they have it in the future?

C.R: While some science fiction tries to predict the future, that's an impossible task. Every piece of science fiction is, to some extent, about the time period in which it was written as much as the time period it tries to describe. To me, fantasy and science fiction is a remarkably rich field in that it lets one literalize metaphors, creating stories where someone actually does wear their heart on their sleeve or where lovers, instead of becoming bored with each other, become invisible to each other. F&SF allows for a deep and wonderful complexity that still tries to do what every piece of fiction, no matter what genre it claims to be, does: explore what it means to be human.

There's a lot of "literary" fiction that to me seems like science fiction and fantasy that just doesn't want to acknowledge that it's borrowing from the F&SF toolbox. It's all fiction -- all everyone is doing, whether or not we have rockets and unicorns gamboling through the pages, is trying to tell an interesting story.

Nick: If you have to recommend a work of yours to an italian reader (or an editor) who never read any of it, which one you will suggest as a major example of your narrative?

C.R: I have a couple of recent pieces I'm fond of. One, "English Muffin, Devotion on the Side" is near future science fiction and appeared in Daily Science Fiction. In fantasy, "Rappacini'sCrow," which was published in Beneath Ceaseless Skies, is a dark and steampunk world, where a nurse in a war hospital tries to resolve his relationship with God.
http://dailysciencefiction.com/science-fiction/virtual-reality/cat-rambo/english-muffin-devotion-on-the-side
http://www.beneath-ceaseless-skies.com/stories/rappaccinis-crow/

Nick:  About your fellows writers; which one (or more) do you follow with the most attention?

C.R: So many of them! Some of my favorites: Daniel Abraham, who always delivers a great story and an amazing world; Samuel R. Delany, who remains one of my heroes; Gemma Files, who does weird Western like no one else; Karen Joy Fowler, who just amazes me every time; Elizabeth Moon, who writes fabulous military fantasy and one of my all-time favorite heroines, Paksennarion...the list could go on and on. I just read Kameron Hurley's The Mirror Empire, and can tell she's someone whose work I will always look for.


Nick: Future works; what are you writing right now and what we will get from Cat Rambo in the near future? Do we will get finally any of your works translated in italian?

C.R:  Right now I've got the usual half a dozen stories I'm working on, plus a novel, The Bloodwarm Rain, which is a post-apocalyptic fantasy. As for Italian translations, I'd love that. Feel free to ask publishers to approach me! ;)

Nick: All right Cat, that's all. Thank you once again for your kindness. While I salute you there's the classic last question of Nocturnia blog: is there any question that you will have liked to answer to and that I haven't asked you?

Cat Rambo:  That's such a good question, and one I've used myself more than once! I've been traveling a lot lately and thinking about how that affects my fiction. I keep finding new inspiration from it. Stories I've finished on the road include "Jaco Tours," a modern horror story and "Preferences," which is set aboard a cruise ship. If readers would like to find out more abotu some of those, I've set up a Patreon campaign, where readers can subscribe and get a couple of my stories each month in their e-mail. (http://www.patreon.com/catrambo)

(1) This interview- was released in October 2014!

IN THE FLESH- Seconda Stagione. (2014)

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Sono passati diciotto mesi dal ritorno a casa di Kieren Walker.
Il giovane cerca di reintegrarsi in tutti i modi nella ricostruita società di Roarton, ma in tanti soffiano sulle braci dell'intolleranza per distruggere la precaria convivenza tra umani e zombi.
In Inghilterra sta prendendo piede Victus, un nuovo partito pro- vivi estremamente razzista e radicale nelle sue posizioni anti risorti.  Anche tra quest'ultimi le posizioni si complicano sempre più, se Kieren e pochi  altri hanno accettato la loro doppia natura di risorti e curati - o "parzialmente morti" (PSD) secondo la definizione ufficiale-  molti altri paiono rimpiangere il loro aggressivo  passato.In particolare i seguaci del misterioso Profeta Zombi e la loro organizzazione paramilitare chiamata ULA sognano la venuta di una seconda e più sanguinosa resurrezione dei morti.
All'interno della stessa famiglia Walker i rapporti si deteriorano rapidamente.
Ma sarà con l'arrivo a Roarton di Amy la vecchia amica  zombi di Kieren a far precipitare le cose, Amy è accompagnata dall'ambiguo Simon, uno dei seguaci del Profeta Zombi che è in cerca del "primo risorto" colui che darà inizio alla  seconda resurrezione, contemporaneamente però nel villaggio inglese fa la sua comparsa  anche una rappresentante di Victus.
Sta per cominciare una  nuova guerra.

Nel 2013 lo sceneggiatore inglese Dominic Mitchell ed il regista Johnny Campbell davano vita ad una piccola miniserie ( tre episodi in tutto) che affrontava l'argomento dellazombie apocalypse da una prospettiva diversa, non quella dell'inizio del fenomeno, non quella della lotta per la sopravvivenza  delle sempre più ridotte comunità di esseri umani e nemmeno quella della vittoria finale dei non morti. No, la prospettiva scelta da In the Flesh, questo il nome della piccola serie, era stata il mostrare lo scenario del giorno dopo, cioè che sarebbe potuto accadere nel momento in cui, grazie ad un vaccino, gli zombie sarebbero potuti esser curati riacquistando parte della loro umanità ed essere reinseriti nella società. La serie quindi si era trasformata in una metafora dei problemi, dei contrasti, ma anche sulle sfide e sui successi che comporta la convivenza in una società multietnica.  In the Flesh grazie anche ad una buona interpretazione di Luke Newberry nel ruolo del sensibile protagonista Kieren Walker e alla indovinata colonna sonora opera del poeta e musicista folk britannico  Keaton Henson, aveva riscontrato un certo successo in Inghilterra ed anche da noi gli appassionati  avevano gradito (ne avevo parlato anche io QUI ).

Adesso il terzo canale della BBC ci riprova e mette in cantiere una seconda stagione, con più episodi, più personaggi e più trame ad essi connesse.


Ma è giusto, dare seguito ad una produzione di successo? Possono le seconde stagioni, i capitoli 2, i seguiti mantenere la stessa alta qualità dei capitoli 1?
Bella domanda, vero? 

Allora,  diciamo subito che, in questo peculiare caso, tutto sta nel numero degli episodi: sei nella seconda al posto dei tre di quella originale.
Se la cosa da un lato permette un maggiore sviluppo di certi particolari e l'immissione di un certo numero di scene gore, quasi del tutto assenti in precedenza, dall'altro purtroppo si allunga in maniera eccessiva il brodo, creando tutta una serie di situazioni ininfluenti ai fini della trama.
Bisogna anche dire che al comando della regia non c'è più il bravo Campbell ma un gruppo di altri registi sicuramente meno dotati, tra cui il mestierante Jim O'Hanlon e che la presenza delle musiche di Keaton Hanson viene (purtroppo ) ridotta al minimo indispensabile.

In più - particolare non ininfluente- alcuni personaggi vengono completamente stravolti; l'esempio più eclatante è quello di Jem, la sorella di Kieran (una discontinua Harriet Cains ) le cui caratteristiche vengono ridefinite più e  più volte nel corso del prosieguo della vicenda

E non sempre la cosa viene effettuata in maniera efficace.
E' difficile riconoscere la Jem forse un poco glaciale ma decisamente coerente nella sua evoluzione della prima stagione alla piagnucolosa (ed anche un po cogliona) immatura  bambinetta che appare adesso.


Lo stesso trattamento viene compiuto, sia pure in misura minore, per le figure dei genitori di Kieran, ridotti quasi al rango di macchiette, sinceramente che dopo aver combattuto tanto- sempre durante la stagione precedente- per riprendersi in casa il figlio zombie e gay, supportandolo in tutto e per tutto, adesso, senza motivi apparenti non vedano l 'ora di liberarsene al primo accenno di guai.
Ma è un poco tutta la l'abbondanza di trame, non sempre ben gestite o distribuite, a non convincere del tutto, specialmente perché a molte di queste non viene sempre data risposta.
O se viene data sembra volutamente sottotono.
Rimane così la sensazione che alcune scelte di sceneggiatura siano state effettuate non perché funzionali allo sviluppo della storia ma semplicemente per dilatare le vicende il più possibile.

Queste le cose che mi hanno convinto di meno.
Veniamo adesso agli aspetti positivi.
Che ci sono e sono tanti.

Aumenta anche la complessità della "visione d'insieme", stavolta il focus non è più solo quello riguardo le difficoltà d'inserimento del diverso all'interno della Società, stavolta il punto di vista centrale non è quello di Kieran ( "estraneo" alla piccola e chiusa comunità di Roarton non solo in quanto zombie ma perché gay ). Adesso i punti di vista sono molteplici, perchè quello che sembra interessare a Dominic Mitchell é piuttosto il voler individuare le radici del conflitto e la difficoltà di trovare un equilibrio tra comunità.
Insomma, il centro dell'azione non è più il "come" succedono le cose, ma il"perché"avvengono.



La risposta sembrerebbe scoraggiante, almeno ad una prima analisi: il fanatismo ha molti padri e molte madri, non esiste una comunità  o un gruppo etnico incolpevole, non ci sono divisioni manichee tra bene e male, tutti possono contribuire all'intolleranza a causa delle proprie scelte.
 Quelli che dovrebbero avere tutte le ragioni, cioè gli esseri umani, si dimostrano invece ipocriti, gretti, meschini, intolleranti.
Victus, il partito pro-umani xenofobo e razzista diventa così una chiara metafora dei tanti movimenti e partiti politici separatisti che tanto stanno avendo successo in Europa come in Inghilterra, così come Maxine Martin (la brava attrice di origine nigeriana Wunmi Mosaku) l'inviata dello stesso Victus che arriva a governare Roarton  è che convince con le sue parole ed i suoi comportamenti melliflui quasi tutti i suoi abitanti è l'emblema perfetto di tutti quei politici populisti che ci stiamo (purtroppo) abituando a vedere in circolazione.
Interessante anche la scelta di un personaggio di colore per il ruolo dell'antagonista, decisamente una decisione non scontata.


Per contro gli zombie ( o meglio gli affetti da PDS nella definizione del telefilm, cioè da partially death syndrome ) non sembrano certo migliori: molti tra loro sembrano rimpiangere il passato aggressivo e la loro natura selvaggia. Iparticolare i seguaci del sempre più minaccioso Profeta zombie non sono certo meno fanatici e convinti della propria supremazia degli esseri viventi, la ULA, non è certo meno pericolosa dei fascistoidi gruppi umani di  cacciatori di zombi presenti a Roarton.
I due gruppi, gli umani e i risorti si dimostrano così l'uno lo specchio dell'altro.
Molto più simili di quanto gli piaccia ammettere, ma troppo chiusi nelle proprie convinzioni per poterlo comprendere.

Ma proprio perché le cose sono molto più complesse di quanto possa sembrare sono le vicende dei singoli che fanno la differenza.
E che in qualche caso creano speranza.

In particolare è proprio quello che nella prima stagione era il personaggio più ambiguo e viscido di tutti, cioè l 'ondivago ed ipocrita consigliere Philip (un bravissimo Stephen Thompson ) a fornire uno dei pochi esempi positivi nel momento in cui ammette i propri difetti e le proprie colpe (secondo gli altri)  ma anche di essere innamorato della risorta Amy in  quella che è forse la scena più convincente -e forse una delle più belle e commoventi - di tutto il telefilm.

Ma c'è anche stessa Amy, le cui vicende potrebbero dar vita ad una terza stagione, così come c'è  Simon (l'irlandese Emmet Scanlan) arrivato in cerca del primo risorto su ordine del Profeta Zombie per poter dare inizio alla rivoluzione finale contro gli umani ma che alla fine si innamorerà di Kieren comprendendo la stupidità di tutto quello che lo circonda e rinnegherà tutte le scelte compiute fino a quel momento.


E infine c'è lo stesso Kieren.
Pur non essendo più il protagonista assoluto degli eventi, rimane comunque il catalizzatore della vicenda, il perno attraverso il quale ruotano non solo le azioni, ma anche i sentimenti di tutti gli altri.
Quello che è più importante è che, il giovane si dimostra l'unico coerente dall'inizio alla fine con tutte le sue convinzioni.
Certo Kieren, grazie anche all'ottima interpretazione del sempre più bravo Luke Newberry (uno che prima di questa serie non riusciva quasi a lavorare e il cui ruolo più importante prima di essere chiamato per In the Flesh,  è consistito in alcune scene poi tagliate nel ciclo di Harry Potter) si  evolve, si dimostra più sicuro di sé stesso rispetto alle vicende della prima stagione, ma si mantiene fermo nel suo proposito di non far più del male a nessuno - e questo si dimostrerà in maniera evidente sopratutto nelle ultime puntate, quando il giovane si troverà costretto ad effettuare delle scelte.


La volontà di Mitchell si conferma quindi quella di voler mostrare con Kieren Walker un personaggio più umano degli stessi esseri umani, più vivo dentro di sé rispetto a tutti quanti gli altri, più vivo dentro ora che è morto di quanto siano molti altri da viventi.
Non a caso saranno le decisioni di Kieren a  condizionare le mosse di tutti quanti gli altri.
Come molte altre serie  In the Fleshpuò avere diverse chiavi di lettura, quelle più immediate ( non più superficiali, semplicemente più immediate ) ci parlano di un conflitto tra fazioni, quelle più profonde parlano di  come esistano varie concezioni di normalità.
E che se  invece di giudicare quello che non comprendiamo, ci sforzassimo di capire e rispettare gli altri, anzi"l'altro"  magari riusciremo e a dare un senso ad un particolare momento della nostra vita ed al "nostro" di mondo.
Almeno per un poco.
Ma è già abbastanza.
Questo è ciò che cercano di compiere  i personaggi di In the Flesh, anche se alla fine sia a Kieran che  a Simon che a tutti gli altri non resterà altro che continuare ad inseguire il loro posto nel mondo. Alla ricerca di un equilibrio che diventa sempre più fragile.

LA VAMPIRA DI BARCELLONA.- Prima Parte.

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Attenzione: i contenuti e le immagini molto forti presenti in questo articolo potrebbero offendere la sensibilità di alcune persone. 



"Tu sei una piccola anima che porta in giro un cadavere....."
Marco Aurelio.

"La gente farà qualsiasi cosa, non importa quanto assurda, per evitare di incontrare la propria anima."
Carl Gustav Jung.

I mostri delle fiabe, gli spauracchi per bambini. Ci avete mai pensato?
Da piccoli ci raccontavano storie, fiabe per tenerci tranquilli, ognuno aveva le sue ma in definitiva pur con tutte le varianti ogni storia, ogni fiaba conteneva sempre la medesima morale.
Bambini comportatevi bene altrimenti arriverà un mostro a portarvi via.
Può trattarsi dell'Orco, può essere la Strega di Hansel e Gretel ma o dei Krampus della mitologia germanica ma tutti compiono gli stessi gesti, tutti portano via i bambini.

Erano storie che ci affascinavano e ci impaurivano al tempo stesso,sembra strano a dirlo adesso ma allora la notte qualcuno tra noi non dormiva talmente spaventato dalla fiaba ascoltata.
Poi si cresce e si comprende che il mondo è diverso da quello raccontato dalle fiabe.
Almeno ci piace illuderci che sia così.

Però arriva un giorno ancora in cui leggendo un libro o aprendo una pagina internet si scopre che l'Orco esiste e che esiste anche la Strega di Hansel e Gretel, scopriamo anche che è il mondo stesso, la quotidianità in cui sguazziamo a creare i mostri.
C'era una volta e c'è ancora.
Purtroppo si tratta di Storie realmente avvenute.
E che fanno piangere sul serio.
Questa è solo una tra le tante, una delle peggiori, una di quelle Storie che fa male perfino a me che la sto raccontando.

-  LA CITTA' DELLE OMBRE.

Barcellona, la Perla del Mediterraneo.
Una delle metropoli più famose al mondo, uno dei luoghi più vivi e vitali d'Europa.
Una terra magica, ricca di fascino, da tempo una delle mete preferite del turismo internazionale.
Non è stato sempre così.

L'anno è il 1909 e Barcellona è una città povera, sporca, promiscua, violenta, che detiene un alto tasso di mortalità specie infantile e dove l'aspettativa di vita media  è tragicamente bassa.


Il capoluogo catalano è cresciuto troppo in fretta ed in un tempo troppo breve per poter tentare di tenere le cose sotto controllo: c'è stata la massiccia immigrazione dalle campagne della Catalogna   che ha visto il sopraggiungere nel capoluogo di intere masse di disperati che cercano di sfuggire da fame e miseria, ci sono i reduci del conflitto ispano-americano che ha visto soccombere la Spagna, ci sono gli imboscati delle varie guerre coloniali che la nazione sta combattendo, ma sopratutto ci sono i  marinai che ogni giorni sbarcano nel porto in cerca  di avventura e di avventure.
Già, "questa" Barcellona, la Barcellona dei primi due decenni del ventesimo secolo è una delle mete privilegiate di quello che oggi si chiamerebbe "turismo sessuale".

Abbondano i bordelli, ovunque si trovano prostitute di strada, donne o uomini non importa, spesso non importa nemmeno l'età
Numerose sono i luoghi pericolosi, le zone d'ombra dove è meglio non entrare. In particolare sono alcuni  quartieri popolari ad aver acquisito una sinistra fama: c'è ad esempio il distretto del Barrio Gotico (o Barri Gotic se si preferisce utilizzare il nativo idioma catalano) ma il quartiere più pericoloso è El Chino* (Barri Xino sempre in catalano )
In più la regione è diventata il rifugio di ribelli, anarchici, socialisti, comunisti; in poche parole chiunque sia contrario alle politiche del governo.
La città è una polveriera, pronta ad esplodere in qualsiasi istante.
Quell'istante arriva puntuale nel 1909.
Gli spagnoli di lingua castigliana la chiamano ancora "la Semana Tragica", i catalani invece "Setmana tragica,", indipendentemente dal nome scelto si tratta di  una strage.


Una perquisizione durante la Settimana Tragica

C'è una delle tante guerre coloniali della Spagna  che si sta svolgendo in Marocco, c'è un primo ministro, chiamato Antonio Maura che, per vincere questa guerra richiama tutti i riservisti che gli è possibile per vincere questa guerra, comprese persone che avrebbero concluso il servizio militare svariati anni prima.
Tra questi ci sono svariate centinaia di barcellonesi, che si rifiutano di riprendere le armi.
Scoppia una ribellione, sorgono ovunque barricate,tutti gli scontenti si uniscono ed almeno inizialmente la polizia locale si rifiuta di sparare contro i propri concittadini. Maura manda l'esercito nelle principali città della Catalogna a reprimere la rivolta; prima che tutto sia finito si conteranno numerosi scontri violenti e decine di morti tra entrambe le fila.

Sullo sfondo di questa tragedia, si innesta un singolo episodio, un piccolo accadimento, di quelli che non vengono nemmeno segnati tra la cronaca giornaliera; un episodio però che se fosse stato valutato in maniera diversa avrebbe potuto evitare tragedie ben peggiori in seguito.

- LA DONNA.

Nel corso della Settimana Tragica durante una delle numerose perquisizioni che la polizia e l'esercito effettuano in cerca di rivoltosi  nascosti si scopre un bordello clandestino,  dove  ad esercitare la professione più antica del mondo vengono trovati anche diversi bambini. Lo gestisce una donna.
Enriqueta Martì i Ripolles, una donna minuta con un nome quasi infantile; anche lei è una dei tanti profughi sfuggiti dalla miseria della campagne catalane
Ricordatevi questo nome.

Forse è una zingara, forse no, ma non è questa la cosa importante. Quello che importa è che su di lei in città circolano tante voci.
Nessuna positiva.

Enriqueta Martì.

Si dice in giro che sia una Strega, una di quelle vere, una di quelle che preparano pozioni e compiono malefici. Si dice anche che sia solita avvicinare bambini che poi dopo qualche giorno spariscono, alcuni ricordano come per un certo periodo abbia abitato a Maiorca ma che da lì sia stata costretta a scappare per evitare il linciaggio popolare.

Però  Enriqueta Martì, a Barcellona può vantare amicizie importanti, conta anche il fatto è che con lei nel bordello viene trovato anche il rampollo di una delle più importanti famiglie cittadine.
Il caso viene insabbiato, il nome del misterioso giovane non verrà mai fatto ed Enriqueta Martì viene lasciata libera.
In seguito i vertici della polizia avranno tempo e modo per pentirsi della loro scelta.
Momentaneamente la Martì viene dimenticata e scompare tra le zone d'ombra della città.
Non passa molto tempo che i bambini cominciano a sparire a Barcellona.
(Continua...)
* In seguito ribattezzato col nome "El Raval", denominazione utilizzata ancora oggi.

TALKING ABOUT DANIELE STATELLA!

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L'Apocalisse a Vercelli.
Non ve n' eravate accorti?
Eppure è proprio così che ho sentito parlare per la prima volta del futuro ospite delle Interviste Notturne.
Tanto per cominciare tranquillizzatevi, non siete distratti. Nel 1999 non c'è stata nessuna apocalisse.
Meno che mai a Vercelli.

Tutto comincia con un giovane disegnatore vercellese che si è appena diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano, il giovane appassionatissimo di Dylan Dog ha già qualche esperienza alle spalle con editori come Edilfumetto o Trentini però ha una enorme voglia di raccontare una storia che possa sentire sua.

Il giovane disegnatore di cui non riveleremo mai il nome, se non per dire che si tratta di Daniele Statella riesce però a convincere due tipografi molto conosciuti in loco, cioè i fratelli Saviolo a pubblicare alcune sue opere: i Saviolo da tempo meditano di compiere il gran passo trasformandosi in editori, Statella vuole invece vedere la sua opera pubblicata.

I tre giungono così ad un accordo,  il risultato di questo accordo è la  nascita della cosiddetta "Trilogia del Giorno" cioè  tre volumi a fumetti ( pubblicati con il classico formato alla francese)  che il disegnatore realizza utilizzando un bel tratto di ispirazione bonelliana e che narrano una ancora più classica storia horror.
La storia  narra infatti della fine del mondo, di di mostri insettoidi nascoste tra le nebbie e le risaie del vercellese pronte a sterminare la razza umana ma anche  monaci fantasma con l'aggiunta un gustoso particolare: Daniele Statella infatti si diverte a ritrarsi tra i personaggi.
Pratica questa che si ripeterà spesso nel corso degli anni nei fumetti che il disegnatore realizzerà.

Per quanto riguarda la "Trilogia del Giorno"nell'ordine escono i volumi: 
- Domani è un Altro Giorno.
- Un Giorno Perfetto.
- La Fine del Giorno.


Il volume finale della
Trilogia del Giorno

"La Trilogia del Giorno" dà la possibilità all'artista di farsi notare, il tratto lineare del  disegnatore piemontese diventa sempre così più richiesto. Prima arriva la miniserie Laura Meliessempre per i tipi di Saviolo, in seguito il bravo sceneggiatore Giuseppe di Bernardo lo coinvolge nello staff diDesdy Metus- L'Insonne, la bella e sfortunata serie dedicata alla DJ fiorentina Desdemona Metus ambientata in una esoterica Firenze mai  descritta prima in maniera più affascinante ed alle prese con casi uno più gotico dell 'altro.

Ma il nostro per lunghi anni sarà associato alla casa editrice Star Comics per cui realizzerà numerosi progetti. Per l'editore perugino infatti l'artista disegna diversi numeri di molte miniserie tra cui Factor-V;Dr Morgue; Pinkerton S.A  e sopratutto Cornelio- Delitti d' Autore uscita a cavallo tra il 2008 ed il 2010 per cui l'artista disegna 5 dei dodici numeri totali.

Per la seconda volta infatti Giuseppe di Bernardo coopta Daniele Statella tra i disegnatori della miniserie creata da lui, Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich.
Statella coadiuvato dalle chine dell'altrettanto bravo Marco Fara si dimostra uno dei realizzatori migliori del personaggio -a metà tra il noir e l'horror- costruito sulle fattezze di Carlo Lucarelli.
Contemporaneamente a tutti questi lavori l'artista piemontese si toglie un altra soddisfazione, poiché diventa anche collaboratore della casa editrice milanese Astorina e così può disegnare Diabolik uno dei personaggi più rappresentativi del fumetto italiano.

Una ulteriore svolta avviene nel 2012 quando l' artista realizza finalmente il suo vecchio sogno ed entra finalmente nella Bonelli, ancora una volta per una serie horror.
E non una qualsiasi.

Infatti il futuro intervistato di Nocturnia, comincia a lavorare su Dampyr, probabilmente il miglior fumetto dell'orrore di questi ultimi anni. 
Per Dampyr infatti Statella illustra il numero 171 della collana intitolato Ragazzi Perduti * più l' albo fuori serie Ballo di Fine Estate. entrambi con un buon successo di pubblico e di critica. 
Dopo aver ultimato entrambi gli albi a Statella vengono affidati altre sceneggiature per lo stesso personaggio attualmente in fase di  lavorazione.


Cover di Fumo di China
illustrata da Daniele Statella.

Ma il nostro prossimo intervistato si è fatto conoscere nell'ambiente anche per la sua continua attività di diffusione del "media" fumetto : oltre ad insegnare all'Università Popolare di Vercelli nel corso degli anni Statella ha ideato o a gestito in qualità di direttore artistico molti festival  tra cui Vercelli tra le Nuvole,  Fumetti al Castello di Abbiategrasso (MI), o Casale Diabolika a Casale Monferrato (AL). Così come è tra i fondatori dell'Associazione Culturale Creativecomics che realizza eventi dedicati ai Comics, al Teatro e al Cinema

Prima di chiudere il post vi segnalo brevemente anche la carriera come regista intrapresa da Statella, tra gli altri cito il lungometraggio weird westernA Pezzi- Undead Men** che può vantare gli effetti speciali di Sergio Stivaletti.



Nei prossimi giorni, quindi vi proporrò la mia intervista con Daniele Statella disegnatore di fumetti come Dampyr e Diabolik.
Scommetto che questo l'avevate già capito, vero?

Orientativamente l'intervista uscirà mercoledì, poi nel fine settimana uscirà la seconda parte del Dossier dedicato alla
Vampira di Barcellona che mi pare vi sia abbastanza piaciuto


* Inchiostrato come sempre dal fido Marco Fara
** Realizzato in co-regia la giornalista Alessia di Giovanni

INTERVISTA CON DANIELE STATELLA

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L'intervista odierna è dedicata al disegnatore Daniele Statella
Daniele nel corso della sua lunga carriera ha lavorato su fumetti come Diabolik; Cornelio e Dampyr
Ringrazio il disegnatore per avermi concesso l'intervista ed anche per la sua gentilezza.
Nel caso voleste approfondire le informazioni sull'autore vi rimando a QUESTAscheda che ho scritto su Statella.
Vi auguro una buona lettura!

Nick: Ciao Daniele, sei il benvenuto su Nocturnia, come prima domanda ti va di raccontarci dei tuoi inizi? Cosa ti ha avvicinato al mondo del fumetto?

Daniele Statella: Ho iniziato a leggere fumetti fin da bambino e fin da piccolo ho sempre provato a ridisegnarli sui quaderni a cui toglievo la copertina e disegnavo all’ interno ricreando veri e propri albi disegnati da me. Come tutti leggevo Topolino. Poi un giorno ho rubato dalla libreria di mio padre un Tex e da lì mi ci sono appassionato e ho cominciato a seguire sia Tex che Zagor. La folgorazione arriva con DylanDogche ho amato alla follia. Continuavo a leggere questi albi e a ridisegnarne delle storie mie. Questa passione l’ho poi incanalata in una professione anche grazie alla Scuola di fumetto di Milano dove ho avuto modo di approfondire la tecnica con docenti che erano disegnatori Bonelli


Nick: Quali sono in particolare gli autori ed i comics che sono stati maggiormente importanti per te, prima come lettore e poi come autore?
Naturalmente poi citare anche libri, film, telefilm e dischi.

Statella:  Come ti dicevo è stato fondamentale Tiziano Sclavi. Poi tutto il cinema horror da cui Sclavi attingeva a piene mani ed era bellissimo riscoprirne le citazioni. Autori come Carpenter, Romero ma anche il primo Argento e tantissimi altri non necessariamente horror come Hitchcock e Leone che sono in assoluto i miei autori preferiti.

Nick: Il tuo esordio professionale avviene nel 1999 con la cosiddetta "Trilogia del Giorno" di cui sei l' autore completo. In parole povere: L'apocalisse a Vercelli.Ti chiedo di tornare con la memoria a quella serie di graphic novel, del clima e dell' humus in cui è nata, delle influenze che l'hanno ispirata e degli scopi che ti prefiggevi allora.
Com'è stata accolta a Vercelli la trilogia? E a distanza di anni che ricordi ti ha lasciato dentro?

Statella:  Eh eh eh! Mi fa piacere che tu lo ricordi. Ci sono molto affezionato. Era un’opera molto autobiografica pur essendo ovviamente di fantasia. C’erano tutti i miei amici ritratti tra i protagonisti, era ambientato nelle mie zone e c’era tutto il cinema e il fumetto che amavo e di cui ti accennavo sopra… Proposi le tavole ad un tipografo dietro casa mia per stamparmelo da solo ma veniva a costarmi troppo. Allora lui impietosito o forse affascinato dal lavoro, mi propose di pubblicarmelo lui. Avremmo fatto a metà, io mettevo il lavoro ai disegni e lui il lavoro della tipografia e poi avremmo diviso le entrate. Fu un piccolo successo, tutto esaurito tant’è che ne facemmo due sequel. Una splendida esperienza che ripeterei all’istante. Se ne avessi il tempo mi piacerebbe fare ancora qualcosa di questo genere, chi lo sa… magari prima o poi…

Nick: Ecco, a questo punto, m'interessa parlare di un argomento, diciamo così di "costume". Vorrei che tu narrassi ai lettori di Nocturnia di un certo provino che tu svolgesti per Bonelli per poter lavorare sul tuo fumetto preferito ed anche del'incontro che in quell'occasione avvenne con il tuo sceneggiatore preferito.

Statella:  Sai proprio tutto! Ero molto acerbo ma ci provai lo stesso… Stavo facendo la Scuola del fumetto e partecipai a un concorso il cui premio era un colloqui in Bonelli per Dylan Dog. Lo vinsi ed ottenni questo incontro. I disegni piacevano  ma avevo ancora troppe lacune da colmare. Poi d’un tratto entrò nella stanza un signore col cappotto verde. Sul subito non ci feci caso ma poi gli guardai le scarpe: erano Clark coi lacci rossi come quelle di Dylan. Lo guardai in faccia per la prima volta ed era lui… Sclavi!


Nick: Nel corso della tua carriera successiva hai lavorato per molti editori: Eura, Free Books, Astorina ma il tuo nome rimane particolarmente legato alla collaborazione per le miniserie della Star Comics, in particolare vorrei soffermarmi su due di queste: "Cornelio, Delitti d' Autore" e "Nuvole Nere".
La seconda tratta dai racconti di Lucarelli mentre per quanto riguarda la prima il personaggio è costruito proprio sul personaggio dello scrittore.
Come sono stati in questi due casi i passaggi dal reale e dalla narrativa al fumetto?

Statella:  E’ stata una bella esperienza. Dapprima con Cornelio fu piuttosto traumatica perché non era facile rispettare la somiglianza con Lucarelli. Ricordo ch guardavo i dvd delle sue trasmissioni televisive per cercare di carpirne le movenze oltre ai tratti somatici. Poi pian piano il personaggio si è delineato e si è distaccato dal modello dello scrittore reale ed è diventato Cornelio. Lavoravo a diretto contatto soprattutto con gli amici Mauro Smocovich e Giuseppe De Bernardo ed è stato veramente divertente. Di Nuvole Nere ho fatto solo un episodio ma a Cornelio ci sono affezionato perché ne ho disegnato il numero uno e poi molti altri episodi.

Nick: Una delle peculiarità dei fumetti da te disegnati è che spesso ti inserisci come personaggio all'interno delle storie che disegni : nella "Trilogia del Giorno" compari come uno dei mostri, in "Laura Melies" fai una breve comparsata e poi penso che il "Dottor Statella " di "Cornelio" e "Dr. Morgue" ormai ti perseguiti, da cosa deriva la scelta del disegnarti ?

Statella: Mi ci diverto molto. E poi mi piace l’idea di inserirmi in cameo come faceva Hitchcock


Nick:  Infine nel 2012 il vecchio sogno di lavorare per la Bonelli si concretizza con l'entrata nello staff di Dampyr. (A proposito: complimenti per il #171!) Cosa hai provato nell'ottenere questo risultato e, nel caso, hai dovuto cambiare il tuo stile per adattarti al fumetto?

Statella:  Grazie per i complimenti. E’ stato tutto molto naturale, non mi ero più presentato alla Bonelli e quando 2 anni fa mi ci sono ripresentato mi hanno accolto come in una grande famiglia, come se avessi sempre lavorato per loro. Ho fatto alcune prove e non mi sono neanche proposto a Dampyr perché mi sembrava quasi di chiedere troppo. Invece poi un giorno mi squilla il telefono ed era Boselli che mi chiedeva se volevo fare Dampyr. Non ci potevo credere…

Nick:  Dampyr è un fumetto che ha atmosfere ed ambientazioni ben precise. In particolare cosa apprezzi di più di questa serie e qual è il tuo personaggio preferito?

Statella: Mi piace molto perché non ci si annoia mai. Le avventure si svolgono sempre in giro per il mondo, a volte anche in Italia e quindi le situazioni sono sempre diverse. Adoro l’atmosfera delle storie e mi piace molto ricrearla con tratteggi, ombre e forti contrasti… Mi piace disegnare Tesla ma forse quello che mi riesce meglio è Kurjak.

Nick:  Veniamo adesso all'aspetto tecnico del tuo lavoro: che strumenti utilizzi per disegnare? Preferisci il pennino o il pennello (o magari i supporti digitali) ? E quanto tempo mediamente impieghi per disegnare una tavola?

Statella:  Ho sempre lavorato principalmente a matita avvalendomi di un inchiostratore. Nella mia carriera sono stato inchiostrato da Matteo Bussola, Elisabetta Barletta, Lucilla Stellato e (soprattutto) Marco Fara. Ora sto lavorando da solo però, quindi matita e chine. Prima inchiostravo con pennello windsor e newton serie 7, poi ho iniziato ad usare pennarelli graduati e con punta a pennello tipo Pentel o fude pen giapponesi. Ora faccio quasi tutto in digitale con un Macbook pro cui è collegata una tavola grafica, la Cintiq della wacom. Con questa è possibile lavorare direttamente sul monitor con una penna dotata di 2024 livelli di pressione quindi molto sensibile e precisa. Ci metto lo stesso tempo a lavorare su carta o in digitale. Circa un giorno e mezzo per tavola.

Nick:  Un aspetto fondamentale del vostro lavoro riguarda il rapporto che si viene a creare tra sceneggiatori e disegnatori e, per quanto riguarda questi ultimi, al rapporto collaborativo tra colui che  lavora alle matite e l'inchiostratore. Il tuo caso specifico è esemplare, da anni lavori con il bravo Marco Fara e assieme avete raggiunto una piacevole sintesi di stile.
Come gestite il vostro lavoro, come vi suddividete i compiti ?

Statella:  Come dicevo sopra, Fara è l’ inchiostratore con cui ho lavorato più a lungo e quindi c’è una certa intesa di tratto. Io definisco la matita in modo estremamente preciso in modo da non lasciare dubbi di interpretazione. Aggiungo vari dettagli in modo che lui non rischi di travisare e cambiaread esempio l’espressione di un personaggio o altro. Una vota scansionata la tavola poi gliela spedisco via mail. Lui la stampa in azzurro su cartoncino , la inchiostra e la riscansiona in bianco e nero rilevando solo il tratto e non il segno azzurro precedentemente stampato. Il prossimo albo che sarà in edicola a marzo 2015, “Il Figlio di Kurjak” sarà ancora inchiostrato da lui. Da quello successivo, cui sto già lavorando, mi occuperò io di matite e chine.

Nick:  Sei il fondatore dell' associazione Culturale Creative Comics, ti andrebbe di presentare ai lettori di Nocturnia la tua associazione e le sue iniziative ?

Statella:  La mi associazione, che ho fondato con Alessia Di Giovanni (regista e scrittrice) si occupa di cinema e fumetto. In particolare per quanto riguarda il cinema, realizziamo opere audiovisive , film lungometraggio, videoclip e film documentari. Per il fumetto invece organizziamo eventi e teniamo corsi nelle scuole. Gli eventi che proponiamo sono sempre di natura gratuita per il pubblico perché io credo che la cultura del fumetto debba essere portata alla gente per essere diffusa il più possibile e possibilmente debba essere portata nelle scuole come stiamo facendo ad esempio con l’ist. superiore Leardi di Casale Monferrato (AL). Insegnare il fumetto nelle scuole laddove c’è il più alto tasso di abbandono della lettura è uno dei nostri obiettivi.

Nick: Dedichiamo anche uno sguardo alle tue attività extra fumettistiche, sono molto incuriosito dal tuo recente impegno come regista e anche dal film horror western "UndeadMen, ce ne parli un po?

Statella:  In seno all’Ass.Creative Comics è nato anche dil progetto di “Undead Men”. Quando Alessia Di Giovanni mi ha proposto questa storia horror western ha sfondato una porta aperta dato che sono i miei generi preferiti. Abbiamo quindi deciso di fare una pazzia e di realizzarne un lungometraggio con tutte le difficoltà economiche (e non solo) che questo comporta. Abbiamo trovato qualche fondo e abbiamo avviato la macchina produttiva coinvolgendo una società di produzione e tanti giovani attori che hanno lavorato gratis perché han creduto nel progetto. Il film ha come protagonista Marco Silvestri del duo pali e dispari di Zelig che interpreta uno zombie che non può mordere per via di una museruola che gli blocca la mascella. Lui è un feroce zombie killer sulle tracce di due donne nel farwest. C’è anche Elena Di Cioccio, attrice e presentatrice televisiva (Le Iene). Gli effetti sono di Sergio Stivaletti e le musiche del grande maestro Manuel De Sica (Dellamorte Dellamore, nomination agli oscar per “Il Giardino dei Finzi Contini”, David di Donatello per la colonne sonora). Il film è uscito in sala lo scorso anno ed è stato accolto piuttosto bene dal pubblico e anche dalla critica che non lo ha demolito come ci aspettavamo date le carenze di budget. Anzi, al programma Cinematografo di Marzullo i critici ne hanno colto vari aspetti positivi e questo ci ha fatto piacere e ci ha dato coraggio a tentare di fare un nuovo film. Ci stiamo lavorando e nel frattempo, anche se di tutt’altra natura, è uscito il nostro film documentario “Lavoratrici” da noi prodotto con il contributo della Fondazione Crt per la regia di Alessia Di Giovanni.

Nick:  Quando intervisto un disegnatore, di solito a questo punto dell'intervista gli domando sempre una sua impressione sull'attuale stato di salute del fumetto italiano e su cosa si potrebbe fare per riportare lettori al media. Rigiro anche a te la stessa domanda.

Statella:  In realtà ti ho già risposto prima: credo che ripartire dalla scuola sia la cosa necessaria. Ma non dalle scuole di fumetto, lì i ragazzi si presume li conoscano già i fumetti… Ma bensì dalla scuola primaria e secondaria. E poi occorre fare quello che sta facendo la Bonelli e cioè aprirsi a nuovi settori dell’intrattenimento perché il fumetto ha in sé possibilità straordinarie di comunicazione e limitarlo alla carta stampata è riduttivo. Il successo dei comics Marvel parla da solo.

Nick:  Progetti futuri: a cosa ti stai dedicando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Daniele Statella nei prossimi mesi? Sei al lavoro su altri numeri di "Dampyr"? Sopratutto ti vedremo mai al lavoro sul tuo vecchio sogno Dylan Dog ?

Statella:  Dylan non so, credo di essere più adatto all’ avventura più tradizionale. Più che altro se proprio devo sognare, ecco, Tex sarebbe il mio vero sogno… Per ora però mi trovo benissimo con Dampyr!
Ho appena consegnato un episodio che, come ti dicevo, uscirà a marzo 2015 e ora sono al lavoro su un nuovo episodio scritto da Nicola Venanzetti.
Per il resto sto organizzando un evento per il 28 febbraio-1 marzo dal titolo Casale Diabolika 2015 che è tutto incentrato su Diabolik ed in particolare sulle sue parodie. Per fine marzo invece sto confezionando un evento che vedrà il fumetto Bonelli come protagonista ma non posso ancora rivelare nulla ma dico solo che sarà molto interessante.


Nick:  Bene, è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e ti saluto rivolgendoti la classica domanda finale di Nocturnia: c'è una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Daniele Statella:  No, direi che è tutto. Grazie a te e ai tuoi lettori

LA VAMPIRA DI BARCELLONA. -Seconda Parte.

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Attenzione: i contenuti  presenti in questo articolo potrebbero offendere la sensibilità di alcune persone. Inoltre, contrariamente alle mie previsioni iniziali, ho dovuto dividere questo dossier in tre parti rispetto alle due ipotizzate inizialmente.
Cercherò in ogni modo di pubblicare la terza e conclusiva parte la settimana prossima.
La prima parte di questo dossier è stata pubblicata QUI.

"Se il diavolo non esiste, ma è stato creato dall'uomo, temo che l'uomo l'abbia creato a propria immagine e somiglianza."
 Dostojewski.

"Il lupo non si preoccupa mai di quante siano le pecore."
Virgilio.

- I FIGLI DELLA CITTA'.

Da quel giorno per le strade più isolate di Barcellona si nota sempre più spesso una  singolare figura: si tratta di una mendicante,
una donna vestita di stracci che sembra preferire tra i suoi percorsi i vicoli sporchi e bui del Barrio Gotico e tra quelli ancora più degradati di El Raval. Non si limita però a chiedere la carità ai rari passanti, ma sembra particolarmente attratta dai bambini.
Più sono piccoli, più giocano isolati più paiono fare al caso suo.
La donna ha modi gentili, solitamente offre caramelle e dolci ai bimbi che avvicina, altre volte con donne con cui entra in confidenza e che devono sbrigare qualche commissione si offre di controllare i figli durante la loro assenza.
Ma i dolci spesso sono drogati e le servono per stordire i minori che avvicina, le mamme  che ritornano dalle loro commissioni non ritrovano più i loro figli.
Ne spariscono tanti, ancora oggi non si è sicuri riguardo al numero preciso, un' insicurezza straziante. Ma tutti gli scomparsi hanno un' età compresa tra i tre ed i cinque anni.
Di questi bambini, i figli della città, le vittime della prima ora non ne sarà mai più ritrovato nessuno.


Eppure per molto, per troppo tempo non viene fatta nemmeno una denuncia di scomparsa, e per quelle rare che vengono effettuate nessuno si fa domande, nessuno si prende la briga di investigare su quella mendicante.
No, nessuno ci pensa anche perché i primi a scomparire sono figli di prostitute, donne che non hanno troppo interesse a pubblicizzare una avvenuta gravidanza e che nemmeno vogliono avere troppi occhi puntati su di se.
In questi anni il distretto del Raval, pur essendo abbastanza vicino alle Ramblas sembra appartenere ad un mondo diverso.
Un mondo dove vigono regole diverse.
Oltre ad una grandissima omertà.

Le Foto di alcune bambine scomparse.

C'è poi una seconda donna, una figura figlia del crepuscolo. Tutte le notti  questa donna sfoggia abiti costosi e parrucche curate, frequenta i luoghi ritrovo del bel mondo di Barcellona come il "Casino de la Arrabassada" ed il prestigioso teatro "El Liceu" diventando in breve tempo intima di diversi esponenti della nobiltà e della ricca borghesia cittadina.
A molti di loro, durante le lunghe notti catalane senza luna, la donna vestita di abiti eleganti fornisce quegli stessi bambini che la donna vestita di stracci rapisce durante il giorno.
E si fa pagare profumatamente per farlo.
Nasce quindi quella che oggi si chiamerebbe una rete di pedofili, io la chiamo invece crudeltà allo stato puro.

Le due donne sono in realtà la stessa persona, si tratta sempre di Enriqueta Martì, che sembra vivere  vite diverse.
E che ha trovato un orribile modo per fare soldi.
E' difficile poter dire quando sia cominciata quest'attività, probabilmente va avanti da anni, almeno venti secondo alcuni studiosi, ma che prende maggior vigore dopo il 1909 quando le sue protezioni e le amicizie influenti impediscono che la donna sia arrestata, quel maledetto giorno in cui uno dei suoi bordelli viene scoperto nel corso della Semana Tragica
La donna si sente ormai sicura, quasi intoccabile.

Ma c'è un altro particolare:  Enriqueta Martì parallelamente svolge anche un altra attività: lei ai suoi amici fornisce anche creme, pozioni, unguenti, medicamenti contro la tubercolosi.
Quando parla di se stessa lei si descrive come una "guaritrice", altri- quelli che la conoscono- la chiamano "strega"!
Solo che non vuole rivelare come produce queste sue creme.
Tenete bene a mente questo particolare.  Ci torneremo sopra poi.

Ma chi è davvero Enriqueta Martì?
La "Strega"?  La mendicante che rapisce i bambini? La maitresse in abiti eleganti che li costringe a prostituirsi?
Perché tutto le cose possano essere almeno un po più chiare dovremmo fare un passo indietro. 
Fino all'inizio della Storia.

- VITA DI UNA "STREGA".

Enriqueta Martì i Ripolles nasce nel 1868 Sant Feliu de Llobregat un piccolo paese ad una decina di chilometri da Barcellona. Il nucleo familiare da cui proviene , inutile dirlo, è poverissimo: il padre molto soffre di alcolismo cronico, la madre fa quello che può per mandare avanti la famiglia lavorando come donna delle pulizie.
Ed è proprio nella veste di donna delle pulizie che la stessa Enriqueta comincia a lavorare quando si trasferisce  nella capitale della Catalogna.
Particolare inquietante, per un breve periodo, da giovane lei si guadagna da vivere come bambinaia e sembra anche che sia brava e che si faccia amare dai bambini che gli vengono affidati.
Ma non dura a lungo; ben presto la donna ritiene di poter guadagnare parecchio di più in veste di prostituta.
Enriqueta Martì ha appena compiuto 16 anni.

Quando arriva a venti, si sposa.

Il marito è Joan Pujalò, un pittore di nature morte che non riesce mai a vendere le sue opere.
Nemmeno la tranquillità coniugale dura a lungo: Enriqueta non rinuncia a lavorare presso i bordelli e nemmeno a frequentare altri uomini: nel corso dei venti anni successivi la coppia si lascerà e si riconcilierà più volte.
Figli non ne arrivano, ma è proprio nel corso dei venti anni del matrimonio che Enriqueta comincia il suo sulfureo girotondo.

E' quindi arrivato il momento che io riprenda il mio scomodo ruolo di narratore e che racconti il seguito della  Storia.
Perché la parte macabra di tutta la vicenda deve ancora arrivare.

-  TERESITA.

Il 10 febbraio 1912 arriva un epilogo inaspettato.
Quel giorno la Martì effettua il suo nuovo rapimento .
Il bambino in questione, anzi la bambina si chiama Teresita Guitart Congost e ha appena cinque anni. Il padre è una persona non certo ricca, ma è molto  conosciuto ed amato in città. 
Barcellona insorge, la ribellione popolare obbliga per la prima volta le forze dell'ordine a prendere sul serio le denunce di sparizione.
In più per la prima volta la donna compie un errore, un errore che per lei segnerà l'inizio della fine.

Il fermo di Enriqueta Martì

E' infatti la mattina del 17 febbraio,  sono passati sette giorni dal rapimento della piccola Congost e una testimone, una certa Claudia Elìas si trova a fare i conti con una inusuale apparizione.
Claudia Elìas è solo una tranquilla ed anziana signora, che da anni abita  in una delle tante vie popolari del centro della metropoli. Però lei  è convinta di conoscere tutti a Calle dePonent (anche se lei come la maggior parte degli abitanti di Barcellona preferisce la catalana dicitura di Carrer del Ponent ) eppure da una finestra dell'appartamento al numero civico 29 compare davanti ai suoi occhi -per un breve, brevissimo istante una bambina dai capelli rasati. 
 Claudia Elìasè ragionevolmente sicura che la sua vicina, quella strana donna che da un po abita in quell'appartamento, non abbia figli.
Quando però pone la domanda alla vicina questa reagisce in malo modo e serra violentemente tutte le finestre del suo appartamento,
Inutile dire che la vicina di casa della vecchia signora Claudia Elìas  si chiama Enriqueta Martì i Ripolles.

Anche un altro vicino, un anonimo costruttore di materassi nota la bambina dai capelli rasati, l'uomo non ne è sicuro, ha molti dubbi. Ma quella bambina somiglia in maniera sorprendente alle foto  di Teresita Guitart Compost che da giorni occhieggiano dalle pagine dei giornali.
I due, l'anonimo costruttore di materassi e la vecchia e curiosa Elias, ne parlano tra loro.
Ed alla fine decidono di andare dalla polizia.

Dovranno passare ancora alcuni giorni però, alla fine due membri delle forze dell'ordine: l'agente Jose Asens ed il brigadiere Ribot prendono sul serio quella segnalazione. Si decide quindi di effettuare una perquisizione e la mattina del 27 sempre di febbraio Ribot seguito da diversi suoi uomini  con una scusa ferma la Martì  penetrando all'interno del suo appartamento.
Nessuno di loro immagina quello che si troveranno a dover affrontare.
Ben presto comprenderanno con quali materiali Enriqueta Martì realizza le sue pozioni e i suoi unguenti.
(Continua...)

IL GIRO D' EUROPA A FUMETTI! - Il Dossier.

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Approfitto di una pausa dalla narrazione delle vicende della Vampira di Barcellona (QUIe QUI ) per cominciare a sistemare i miei interventi sul mondo del fumetto europeo (articoli, recensioni, interviste )
Leggo fumetti sin da piccolo, una di quelle passioni che mi ha sempre accompagnato nella vita e che ancora adesso continua sia pure non quanto vorrei.
Per il fumetto può essere tante cose: cultura Pop; Cultura e basta; evasione; divertimento puro; denuncia sociale e perché no? Un momento di riflessione e una fonte continua di idee.
Logico quindi che questa mia passione venisse trasferita anche su Nocturnia
Come sempre però alla mia maniera, unendolo ad un altra delle mie passioni, quella della Storia e del costume europeo. Come sempre poi,questo sarà da considerarsi un cantiere aperto (un altro dossier in "divenire", come mi piace definirli )
Probabilmente presto inaugurerò un iniziativa analoga anche per altre realtà ed altri continenti (se le forze non mi abbandonano e finché Nocturnia continuerà ad esistere), però, per adesso:
Benvenuti nel Giro d'Europa a Fumetti.
Cominciamo?

- ITALIA.









- SCHEDA SU MORENO BURATTINI, SCENEGGIATORE E CURATORE DI ZAGOR.


- INTERVISTA CON MORENO BURATTINI.

- MINISERIE ITALIANE A FUMETTI: PARERI ED OPINIONI.


- SCHEDA SU FABIANO AMBU, DISEGNATORE DI DAMPYR.


- RECENSIONE ORFANI # 1

- INTERVISTA CON FABIANO AMBU.


- SCHEDA SU PATRIZIA MANDANICI, DISEGNATRICE DI LEGS E NATHAN NEVER.

- INTERVISTA CON PATRIZIA MANDANICI.


- SCHEDA SU DANIELE STATELLA, DISEGNATORE DI DAMPYR E DIABOLIK.


- INTERVISTA CON DANIELE STATELLA.

- TURCHIA.










- I FILM PIRATA TURCHI SU ZAGOR.

- IL FILM PERDUTO SU KILLING.

- GERMANIA.










-  RECENSIONE DEL FUMETTO HECTOR UMBRA.

- DATI SULLA SITUAZIONE TEDESCA +SCHEDA SUL DISEGNATORE ULI OESTERLE 

- INTERVISTA CON ULI OESTERLE.

- SPAGNA.










- SCHEDA SUL DISEGNATORE PACO ROCA.

- INTERVISTA CON PACO ROCA.



- OLANDA.  (PAESI BASSI).





- SCHEDA SUL DISEGNATORE  PETER VAN DONGEN. -Prima Parte.

- SCHEDA SU PETER VAN DONGEN + DATI SULLA SITUAZIONE OLANDESE.

-INTERVISTA CON PETER VAN DONGEN.


- PORTOGALLO.





- SCHEDA SUL DISEGNATORE JOÃO AMARAL.

- INTERVISTA CON JOÃO AMARAL

Che si chiamino fumetti, o comics alla maniera inglese; che si tratti di bande dessinéè alla maniera francofona; tebeos spagnoli  (ma alle volte si utilizza anche il termine argentino historietas) o banda desenhada portoghese (in alternativa si può scegliere il più desueto quadrinhos  che oramai si utilizza  quasi esclusivamente in Brasile ) prima o poi tutti verranno trattati qui, certo saranno preferiti temi vicini a quelli trattati di solito su Nocturnia (quindi il fantastico, inteso nel senso più ampio possibile dal perturbante ai supereroi, dalla fantascienza alla fantasy )
Però non sarò troppo fiscale, quindi se troverò la storia o l'autore valido ne parlerò senz'altro.
Così come il fatto di aver già parlato di alcune realtà, non significa per niente che io consideri chiuso il discorso su quei determinati paesi.
Infatti, a breve arriverà una intervista con il disegnatore portoghese Santos Costa, il secondo artista proveniente da quel paese, così come arriverà il promesso post sulla situazione fumettistica di quella nazione.

Al tempo stesso sto cercando contatti con artisti provenienti dal Belgio e dalla Francia cioè le due maggiori realtà fumettistiche del vecchio continente.
Il viaggio è appena cominciato.
Allacciate le cinture.

LA VAMPIRA DI BARCELLONA. - Conclusione.

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Attenzione: i contenuti e le immagini molto forti presenti in questo articolo potrebbero offendere la sensibilità di alcune persone. 
Le prime due parti di questo dossier sono state pubblicate QUIQUI.


"Il dolore peggiore che un uomo possa soffrire: avere comprensione su molte cose e potere su nessuna."
Erodoto.

"La vita dimentica molti. La morte non dimentica nessuno."
Hanns-Hermann Kersten.


L'appartamento 29 al Carrer del Ponent si dimostra subito molto più grande e spazioso di quanto gli agenti si aspettassero. Enriqueta Martì fermata in strada con una scusa dall'agente Ribot sembra nervosa e preoccupata tuttavia non riesce ad opporsi  alla perquisizione.
Arrivano subito le prime sorprese.
In una stanza gli agenti s'imbattono in un sacco pieno di vestiti da bambino; gli abiti sono tutti insanguinati. Per terra viene anche rinvenuto un coltello, uno di quelli che di solito vengono usati dai macellai per disossare la carne.
In un altra stanza vengono trovate due bambine.
Ancora vive.

- I SOMMERSI E LE SALVATE.

Una delle due bambine è la piccola Teresita Guitart Congost, l'altra anche lei piccolissima dice di chiamarsi Angelita.  Entrambe sono deboli, rasate a zero, denutrite e molto provate.
 Inizialmente la Martì cerca scuse, sostiene che Angelita è figlia sua, che è frutto della relazione con il pittore Joan Pujalò mentre invece quella che tutti hanno scambiato per Teresita è solo una trovatella di nome Felicitad che lei ha ospitato per puro buon cuore sottraendola dalla strada il giorno prima.

Lentamente però le due bambine cominciano a parlare.
E saranno le loro testimonianze a fornire la prime prove contro Enriqueta Martì.
Nel frattempo, per le vie sottostanti, per tutta Barcellona comincia a spargersi la voce che una persona molto malvagia è stata arrestata.


Teresita dopo la liberazione. L'uomo che la sostiene è il brigadiere Ribotsono presenti anche l' agente Asens  (vicino a Ribot)  mentre l'uomo seduto
 il sindaco di
Barcellona.
- STORIA DI DUE BAMBINE.

Teresita è la prima che comincia a parlare e rivela agli affascinati poliziotti di come più di due settimane prima sia stata avvicinata da quella signora inizialmente molto gentile  e carica di caramelle. Secondo la ricostruzione della bambina Enriqueta Martì  le aveva detto di essere stata mandata dai suoi genitori e che l'avrebbe condotta a casa da loro, ma che quando dopo pochi passi la bambina si era resa conto di stare andando nella direzione opposta da dove abita la donna improvvisamente ha cambiato atteggiamento, si fa minacciosa, l'aveva coperta con un panno nero trasportandola di peso.
In seguito giunte al numero 29 del Carrer del Ponent la sua rapitrice le aveva rasato i capelli dicendole di essere la sua vera madre. 
In seguito, per i diciassette giorni della sua permanenza dentro l'appartamento, la minore pur senza mai essere picchiata, è stata tenuta prigioniera, oltre ad essere nutrita solo con scarse razioni a base di pane raffermo e patate, inoltre le minacce da parte della donna sarebbero state continue.

Altri momenti della liberazione delle bambine.

Più drammatica la testimonianza dell' altra piccola.   
Angelita racconta infatti di un altro bambino presente nella casa prima che arrivasse Teresa: un maschietto che la Martì chiamava semplicemente Pepito.
Ma racconta anche di aver visto la sua rapitrice uccidere lo stesso Pepito sul tavolo della cucina di casa.
Sulla base di tutte le testimonianze Enriqueta Martì i Ripolles viene arrestata per essere condotta al  Reina Amalia il più grande carcere femminile di tutta Barcellona.
Non sarà per niente un tragitto facile,  sotto la strada strada si sono radunate molte persone: giornalisti, i primi fotografi, ma sopratutto molte persone comuni che vorrebbero fermare la vettura della polizia. In un colpo solo tutta la città sembra desiderare la sua vendetta,  più volte gli agenti devono impedire che la donna venga linciata dalla folla.
I poliziotti che rimangono dentro l'appartamento continuano con le loro ispezioni.
Ben presto arrivano anche altre  prove che confermano i peggiori sospetti sull'accusata.

- QUELLA GRANDE CASA.

Nel corso delle varie perquisizioni all'interno dell'enorme luogo,ci sono due ulteriori  locali entrambi chiusi a chiave, che attraggono l'attenzione degli inquirenti.
Il primo locale è un ambiente che si differenzia molto da tutti quanti gli altri: laddove le altre stanze sono fredde, sporche, disadorne ed umide "questo" locale è invece arredato con gusto, ci sono mobili lussuosi e c'è anche un enorme armadio pieno di abiti lussuosi.
La seconda stanza, invece pare l'anticamera dell'inferno.

Le forze dell'ordine rinvengono almeno una cinquantina tra contenitori, vasi, brocche ricolme di sangue, ossa e altri resti umani,  più le famose lozioni ed unguenti per cui Enriqueta Martì è così tanto conosciuta in vari stadi della lavorazione.
Non è tutto.
Uno dopo l'altro da diversi punti e nascondigli all'interno dell'appartamento saltano fuori numerosi scheletri, tutti di bambini, tutti tra i tre e gli otto anni questo convince le forze dell'ordine a cercare anche in tutti i luoghi precedentemente abitati dalla Martì.
In tutti loro si verranno trovati altri corpi sepolti.

Lentamente si sparge anche un 'altra voce,  se vogliamo perfino più angosciante.

 Si  vocifera infatti a lungo di un altro ritrovamento di un libro, un libro molto vecchio, composto di fogli di carta pergamena pieno di appunti scritti a mano e "strane" formule.
Se ne parla molto, anche a sproposito, finché la criminale stessa svela che in realtà le formule sono solo i nomi in codice dei  ricchi clienti a cui forniva sia i bambini che gli unguenti.
Per giorni, per mesi i giornali del periodo insisteranno comunque  sui dettagli più crudi, altri ricorderanno quel lontano giorno durante la"Semana Tragica"in cui la donna era riuscita a sfuggire all'arresto proprio grazie alle  sue protezioni politiche. Tutti i cronisti però  si soffermeranno anche sull'alto numero di ciocche di capelli che la Martì sembra conservare gelosamente. Quasi come se li collezionasse.
Molti, tra le fasce alte della popolazione cominciano ad avere paura che il proprio nome venga associato a quello scandalo di pedofilia e di morte, molte più persone tra i semplici cittadini chiedono invece ad alta voce che finalmente venga indetto un pubblico processo a colei che ormai tutti quanti chiamano alternativamente la "Vampira di Barcellona" oppure la "Vampira del Carrer Ponent".
Ma quel processo che tutti sembrano volere, alla fine non verrà mai celebrato.
 Siamo giunti all'ultimo atto.

- MORTE DI UNA "STREGA".


Il giorno che cambia tutto è il 12 maggio del 1913. Il luogo è il carcere Reina Amalia.
Enriqueta Martì dopo aver trascorso quindici mesi dietro le sbarre, viene trovata morta all'interno della sua cella.
Inizialmente sembra che si tratti di un suicido, alcuni tra esperti e giornalisti pensano anche che la donna sia morta a causa di un cancro oppure quella tubercolosi che lei cercava di curare con le sue pomate - e questo aggiungerebbe una sorta di poetica giustizia al tutto- poi si scopre che ad ucciderla sono state le sue stesse compagne di cella.
Quel giorno per la città a più di una persona sembra che le campane suonino a festa, mentre Enriqueta Martì i Ripolles compie il suo ultimo viaggio.
A tuttt'oggi, resta sconosciuto il luogo della sua sepoltura.
Un ulteriore mistero che si aggiunge ai troppi che già animano questa storia.

- EPILOGHI.

Tutto a posto?
Non proprio.
Incerto rimane anche il numero esatto delle vittime: gli scavi e le ricerche effettuate negli appartamenti abitati nel corso degli anni dalla "Vampira" hanno restituirono almeno dodici corpi e scheletri di bambini, ma si ancora oggi si pensa che il numero esatto delle vittime sia in realtà molto più alto. Il più grande tra loro ha un'età stimata che si aggirvaa attorno agli otto anni.
Il più piccolo raggiungeva a stento i tre.
L' identità della maggior parte di loro rimase e rimane tutt'ora sconosciuta.


Al Carrer del Ponent molti anni dopo venne cambiato nome, oggi gli abitanti lo conoscono come Carrer de Joaquin Costa, l'appartamento al numero 29 quello però c'è ancora e che ci crediate o meno, dopo la Martì ebbe molti altri inquilini.
Teresita Guitart Congost si ricongiunse ai suoi familiari, sia lei che loro rientrarono nelle nebbie dell'anonimato e ben presto le cronache smisero di occuparsi di lei.
Anche per questo voglio poter credere che abbia avuto una vita ragionevolmente serena e felice.

Più complesso fu il destino di Angelita; sul suo conto Enriqueta Martì fornì diverse versioni a proposito della sua origine- Joan Pujalò negò sempre di esserne il padre-  l'ultima confessione rilasciata dall' accusata prima di essere uccisa sosteneva che in realtà la bambina fosse figlia di una parente del suo ex marito, sottratta alla madre subito dopo il parto dalla Martì  stessa che aveva finto di aiutare la donna durante le doglie. Sempre in base alla testimonianza, la Vampira avrebbe mentito alla madre convincendola che la neonata era nata morta .
Ma anche questa testimonianza lascia il tempo che trova.
Qualsiasi sia stata la verità, Angelita fu comunque molto più fortunata di tante altre vittime della vampira di Barcellona.
Lei almeno era ancora viva.

In quanto allo stesso Joan Pujalò, quel pittore fallito fu interrogato spesso dalla polizia, ma sostenne di essersi ormai  separato di fatto dal' assassina da almeno sei anni e di non vivere più assieme a lei da ancora più tempo. Dimostrò in poco tempo la sua totale estraneità ai rapimenti e agli omicidi, e ben presto uscì di scena dall'inchiesta ed anche di lui non se ne seppe più niente.
In un certo senso fu come se la stessa Barcellona volesse dimenticare la vicenda.
Ed i suoi protagonisti con essa.

Così si chiude la Storia, rimasero però le cicatrici.
Rimasero anche molto a lungo.

I momenti successivi all'arresto ed il tentativo di linciaggio
da parte della folla.
In definitiva, che volto possiamo dare ai "Mostri"?
Qual è il nome che possiamo dare alla malvagità ?
Le stesse domande se le dovettero fare anche gli abitanti di Barcellona.
Perché se esiste una capacità che va riconosciuta- sia pure a denti stretti- agli "Orchi", agli "Aguzzini" e ai "Serial Killers "è proprio quella di riuscire a mimetizzarsi, a nascondersi tra la gente comune.
Ed è ancora più vero  poi quando sono passati così tanti anni dal verificarsi degli eventi: i fatti sbiadiscono, i bordi della verità si sfilacciano diventando sempre più evanescenti e, cosa peggiore di tutte, le vittime si trasformano ai nostri occhi da esseri umani in meri dati statistici.
Eppure dovremmo sforzarci di non dimenticare mai  che esiste un confine che non dovrebbe mai essere superato.
La protagonista di questa nostra macabra Fiaba Nera varcò proprio quel confine. 
E lo fece nel modo peggiore.



Ad ogni modo  questa è la cronaca di quello che avvenne molto tempo fa, questo è il racconto di come tutto avvenne.
Di come i bambini di Barcellona sparirono.
Questo post è dedicato a loro. Alle vittime.
 (FINE.)

Nota: proprio perché sono convinto in maniera profonda che ci siano limiti che non devono essere superati ho scelto di non inserire all'interno del dossier sulla "Vampira di Barcellona" tutta una serie immagini  (pubblicate anche sulle riviste dell'epoca) che ritraggono alcune delle piccole vittime preferendo inserire le scene con le due sopravvissute agli eventi.
Come dicevo ci sono dei limiti che io personalmente, da semplice cronista da povero blogger, non intendo oltrepassare. 
Nemmeno in veste di narratore.

LUSITANIA # 2 : TALKING ABOUT SANTOS COSTA.

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Dopo i termini a dir poco apocalittici della trilogia sulla Vampira di Barcellona  torno ad affrontare temi più"tranquilli" grazie al Giro d' Europa a Fumetti.
Torno per qualche giorno al mio amato Portogallo assieme ad una delle scoperte a livello personale, più piacevoli che mi sia mai capitato di fare nel mondo dei fumetti.
Sto parlando di Fernando Santos Costa conosciuto più semplicemente come Santos Costa.

Se si va a cercare informazioni su questo disegnatore nato a Lisbona ( Lisboa ) nel 1951  la pagina  che il sitoBetedeca Portugal  dedica all' artistarecita più o meno così:


Dipendente in pensione del governo ( " chefia de Finanças" nel DGCI *è stato al di fuori di questa mansione, un autore di comic strip e uno  scrittore,ma è stato anche un giornalista, un autore di monografie,  un fumettista e  un illustratore di libri.
In termini di Comics,** ha iniziato nella rivista O Mundo de Aventuras , dove ha pubblicato alcuni brevi estratti  a fumetti tratti dalle opere di Emilio Salgari: "Os Tuaregues"," O Último Tigre"  e "A Formosa Judia", che  gli servono da base per l'adattamento  a fumetti di " Os Piratas do Deserto".*** E 'stato anche l'autore del testo e dei disegni della pagina settimanale a fumetti  che la rivista O Crime ha pubblicato nel corso di ogni settimana per oltre cinque anni. Ha anche firmato 6 album, per lo più dedicati a personaggi ed eventi storici:  Registos CriminaisA Viúva do Enforcado, D. Egas Moniz, o Aio, As Bodas de D. Dinis e Isabel de Aragão em Trancoso, Lendas da Meda e Lendas de Aguiar da Beira. ****



Questa a grandi linee, è la scheda sull'autore.

  Santos Costa nelle sue opere unisce una tendenza tipica a tutto il mondo della BD lusitana e cioè l'attenzione all'elemento storico (principalmente storia locale )  nella realizzazione dei suoi fumetti ad una particolarità tutta sua.
Da un lato infatti Costa col suo immediato ed essenziale tratto da autodidatta si occupa spesso di noir e di giallo (è anche un buon scrittore di questo genere), dall'altro da sempre ha una grande passione per le opere di Emilio Salgari (estremamente popolare nel paese lusitano ) e da sempre cerca di trasporle a fumetti

Una delle sue opere più conosciute nel paese iberico è per l'appunto la graphic novel Os Piratatas do Deserto uscita nel corso del 2012 per i tipi dell'editore ASA (una sorta di Mondadori portoghese) in cui Santos Costa riesce a realizzare parte del suo vecchio sogno.


Os Piratas do Deserto altro non è infatti che il titolo portoghese del romanzo  I Predoni del Sahara,  un opera scritta dall'autore veronese nel  1903  e facente parte delle  cosiddette Avventure Africane, uno dei tanti cicli  salgariani nati nel corso degli anni.

In quest'opera, nella sua versione a fumetti è palese il rispetto e l'amore che il disegnatore portoghese immette nei personaggi e nella caratterizzazione della atmosfere dell'autore italiano, un' attenzione che accompagna il lettore dalla prima all'ultima pagina.

 Ed è sinceramente un peccato che I Predoni del Sahara, così  come tanti altri romanzi scritti da Salgari, da anni non venga più ristampato in Italia, mentre all'estero continua ad interessare gli appassionati al punto da ottenere anche versioni a fumetti come quella realizzata da Santos Costa.

A breve quindi uscirà una mia intervista con il disegnatore, quando infatti ho lanciato la mia idea di un giro di interviste dedicate a vari disegnatori europei Santos Costa è stato il primo a rendersi disponibile, in più avendo avuto il modo di scambiare diverse mail con lui ho avuto modo di scoprire una persona ancora entusiasta nei confronti della sua attività e della sua passione per la banda desenhada.
Sarà un piacere proporvela.
Lo scopo alla fine è sempre quello di lanciare nuovi ponti, creare nuove collaborazioni ed amicizie.
Vi aspetto per la prossima Intervista Notturna, nel frattempo vi lascio il link del blog di Santos Costa.


* DGCI è un acronimo che sta per "Direção-General dos Impostos" insomma, il corrispondente portoghese del nostro 'ufficio delle imposte e delle tasse.
**Banda Desenhada, come preferiscono indicare il genere in Portogallo.
*** Os Piratas do Deserto è il titolo portoghese del romanzo italiano "I Predoni del Sahara" scritto dal nostro Emilio Salgari.
**** Ovviamente io ho tradotto col mio portoghese "muy frapo" quindi se qualcuno volesse portare una traduzione migliore della mia è il benvenuto. Ad ogni modo la versione originale si trova sul sito.

Accade in Italia #1 - Alcune Segnalazioni Letterarie in Ordine (Più o Meno ) Sparso.

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Andiamo avanti con le segnalazioni, come promesso con il nuovo anno ci sarà al massimo una segnalazione al mese, che però raccoglierà in un colpo due o tre eventi o pubblicazioni che riterrò degne di interesse, magari verrà un post molto lungo.
Voi però così avrete possibilità di trovare e di leggere tra queste le cose che vi interesseranno maggiormente.
Nel frattempo continuo anche a poter presentare alcune splendide illustrazioni di Alessia del blog Sicilianamente
Cosa dite, sono belle vero ?



Alessia H.V., 'XV. The Devil', digital, 2015.

1)  ALESSANDRO MANZETTI CONCORRE AL PRELIMINARY BALLOT DEL PREMIO BRAM STOKER.

Capita raramente che un autore italiano riesca ad accedere alle selezioni dei maggiori premi internazionali, in questo caso Alessandro Manzetti riesca ad accedere con un racconto e con una raccolta di poesie a sfondo dark ai preliminary ballots (la seconda fase della selezione, quella che precede il final ballot  cioè le vere e proprie nomination )
Un bel risultato comunque per la narrativa di genere italiana,che conferma una tendenza positiva già cominciata l'anno scorso da Samuel Marolla che arrivò anche lui ai Preliminary Ballots, ed è molto positivo che altri autori italiani arrivino a questo bel risultato.
Segnalo oltretutto che quest'anno in lista c'è anche  Daniele Serra che aveva realizzato le illustrazioni per la graphic novel I Tell You It's Love scritta dal grande Joe Lansdale.
Ecco quindi parte del comunicato mandatomi da Alessandro Manzetti:

COMUNICATO STAMPA: Bram Stoker Awards 2014 – Preliminary Ballot


La Horror Writers Association ha annunciato in data 20/1/2015 le opere selezionate per il Preliminary Ballot del Bram Stoker Awards, il premio internazionale più prestigioso dedicato alla letteratura horror e dark fantasy in lingua inglese.

Tra le opere passate al Preliminary Ballot (dieci per categoria) sono presenti, due miei lavori: la raccolta di poesie dark Venus Intervention (per la categoria Poetry Collection), con Corrine De Winter come co-autrice, ebook pubblicato da Kipple Officina Libraria, e il racconto Nature's Oddities (per la categoria Short Fiction), dalla raccolta The Shaman and other Shadows (pubblicazione indipendente).

Maggiori informazioni sulle opere:
Venus Intervention:www.alessandromanzetti.net/venus-intervention 
 Nature’s Oddities : www.alessandromanzetti.net/the-shaman

Il 23 febbraio la Horror Writers Association annuncerà le cinque nominations per le varie categorie, votate dai membri dell'associazione e dalla giuria tra le opere selezionate al Preliminary Ballot.
I vincitori del Bram Stoker Awards 2014 per le varie categorie saranno annunciati alla World Horror Convention, che quest'anno si terrà ad Atlanta dal 7 al 10 maggio.

Poteva però il Buon Vecchio Zio Nick limitarsi ad un comunicato ufficiale?
Ma certo che no!
Per questo quindi ho contattato lo stesso Alessandro Manzetti per farmi scrivere due righe in esclusiva.
Ecco quindi la dichiarazione che Manzetti mi ha rilasciato:


 Alessandro Manzetti: "Sono naturalmente orgoglioso ed emozionato per aver raggiunto il Preliminary Ballot in due categorie (prosa e poesia) di un premio così prestigioso come il Bram Stoker Awards, insieme a tanti grandi autori di genere. Ringrazio l'editore della raccolta di poesie dark "Venus Intervention", Kipple Officina Libraria, opera selezionata nella categoria poetry collection, per aver creduto in questo progetto complesso, mentre il successo del racconto "Nature's Oddities" (dalla raccolta "The Shaman and other shadows"), opera autopubblicata su Amazon, dimostra come il mercato estero, anche in un contesto di assoluto valore come lo Stoker Awards, sia attento alle nuove tendenze del mercato e alle potenzialità del self-publishing, a differenza dell'atteggiamento diffidente che si riscontra nel nostro paese. Come sempre, dovrebbe essere più importante la qualità di un opera piuttosto che il vettore editoriale. Ma qui siamo abituati ai grandi gruppi che si dividono i nostri premi più importanti, come quote dovute.
Raggiungere il preliminary ballot dello Stoker Award in due diverse categorie è certo un importante risultato, specie per un autore italiano, ma il percorso è appena all'inizio, quello che conterà davvero è riuscire a raggiungere la finale del premio (il final ballot) e poter partecipare alla World Horror Convention di Atlanta, a maggio 2015. Incrocio le dita, ma mi rendo conto della altissima competitività del percorso e dell'alto livello delle opere dei grandi autori che partecipano a questa sessione del premio.
Riuscire ad andare ancora avanti, oltre alla soddisfazione personale, rappresenterebbe anche anche un primo segnale forte lanciato dall'editoria italiana di genere su un mercato di grandi potenzialità sul quale non siamo certo protagonisti. Speriamo nella fortuna e che un eventuale successo rappresenti il trampolino di lancio per altri autori italiani.
Attualmente sto collaborando con diversi autori italiani per presentare alla prossima edizione dello Stoker opere collaborative con più firme, una vera e propria "brigata italica" che non avrà nulla da invidiare agli interpreti anglosassoni.
Per chiudere, devo fare i complimenti a Daniele Serra, una delle nostre eccellenze, per aver raggiunto anche lui il Preliminary Ballot per la graphic novel "I Tell You It's Love" che ha realizzato su soggetto di Joe Lansdale. Complimenti e in bocca al lupo anche a tutti gli altri autori coinvolti nel Preliminary Ballot, tra i quali conto moltissimi amici.
Approfitto per condividere un'altra bella notizia, appena arrivata, che conferma e lascia ben sperare sulle opportunità per gli autori italiani di farsi valere all'estero. La mia poesia dark "The Man WhoSaw the World" (dalla raccolta "Venus Intervention") è stata nominata per il Rhysling Award 2015, premio storico dedicato alla poesia dark, horror, SF e speculativa organizzato dalla Science Fiction Poetry Association. Si tratta della prima nomination italiana dal 1978, anno della prima edizione del premio. Un altro muro che è stato abbattuto, ma ce ne sono tanti altri e agli autori italiani non manca davvero nulla per diventare protagonisti anche fuori dai nostri piccoli confini."



Alessia H.V., 'Nabukov', crayon and acrylic on paper, 2015.

2) ARRIVA LA ACHERON BOOKS.

Da qualche settimana opera una nuova casa editrice: la Acheron Books  , un editore che pubblica autori italiani- tutti di un ottimo livello- rigorosamente in inglese per ottenere l'attenzione del mercato internazionale (oltre che di quello interno ).
Una delle cose interessanti è che la Acheron Books pubblica sia in eBook che in cartaceo tramite la funzione del print-on-demand.
Ecco quindi parte del comunicato mandatomi da Mauro Longo  p(segnalo anche  alcune altre informazioni datemi dal mio amico Matteo Poropat.

Ad Acheron Books ci occupiamo di narrativa italiana di genere e lo facciamo in un modo del tutto nuovo nel panorama del nostro paese:
 ● selezioniamo i migliori autori italiani e proponiamo loro contratti d’eccellenza; 
● li guidiamo e formiamo per far loro realizzare opere spendibili all’estero;
 ● traduciamo in lingua inglese i libri tramite localizzatori madrelingua
; ● li distribuiamo in tutto il mondo in formato e-book e con il print-on-demand.


Gli autori di Acheron Books
I primi autori che abbiamo proposto al mercato internazionale sono già esemplificativi del nostro modo di lavorare, che coinvolge professionisti già noti e pubblicati, scrittori indipendenti ed assoluti esordienti, purché tutti accomunati da indubbia qualità di scrittura e ottime idee:
Luca Tarenzi (già vincitore del Premio Italia per il miglior romanzo fantasy 2012) ha firmato Demon Hunter Severian – Lady of the Night Gates, un thriller storico con risvolti fantastici, e Poison Fairies – The Landfill War, un urban fantasy incentrato sulle guerre di alcune tribù di esseri fatati velenosi e ferocissimi;
Samuel Marolla(già edito in Italia da Mondadori e Sergio Bonelli Editore) pubblica Imago Mortis, un noir sovrannaturale con protagonista l’investigatore-medium Augusto Ghites, eBlack Tea and Other Talesraccolta di racconti horror tra cui quello da cui trae il titolo la raccolta, che ha permesso all’autore di partecipare al Bram Stoker Award, il più importante premio di letteratura horror mondiale;




Davide Mana (guru italiano della narrativa autoprodotta, già pubblicato negli USA e attivo nel mondo dei giochi di ruolo) ha scritto The Ministry of Thunder, fantasy storico ambientato nella Cina degli anni ’30 tra pulp e magia taoista, con protagonista il pilota e avventuriero italiano Felice Sabatini;
Alessio Lanterna (esordiente assoluto) ha realizzato Lieutenenant Arkham: Elves and Bullets, originale contaminazione di technofantasy e hard boiled.
Che cosa troverete nel nostro catalogo?
Acheron seleziona e pubblica solo le migliori opere di speculative fiction scritte da autori italiani, ambientate in Italia e/o che traggono ispirazione dalla ricca tradizione storica e folkloristica del nostro paese, inserendosi in un mercato internazionale tradizionalmente dominato da autori anglosassoni, e trovando in tale elemento di novità il proprio punto di forza.
Il nome stesso “Acheron” vuole appositamente rappresentare due mondi che si incontrano: la letteratura fantastica italiana, ben rappresentata dal fiume Acheronte della Divina Commedia, e il misterioso Impero di Acheron di Robert E. Howard, creatore di celeberrimi personaggi fantasy tra cui Conan il Barbaro.
Acheron significa anche e soprattutto trasformazione ed evoluzione, due concetti simboleggiati dalla
Acherontia del nostro logo, che allude allo stato ancora larvale della narrativa fantastica italiana, per decenni chiusa all’interno dei confini nazionali, che ora grazie alla rivoluzione del digitale e tramite la lingua inglese e pronta a trasformarsi e farsi conoscere dai lettori internazionali.
Acheron cerca autori italiani moderni, abili e intelligenti, che ben conoscano l’elevato livello qualitativo dei loro colleghi anglosassoni e siano pronti alla sfida - ma allo stesso tempo orgogliosamente figli della grande tradizione storica, culturale e letteraria italiana che ha radici in opere celeberrime come l’Orlando Furioso e la Divina Commedia.
I nostri titoli sono disponibili principalmente in lingua inglese; una selezione degli stessi è distribuita anche in italiano per il mercato nazionale.
Sito web: www.acheronbooks.com
Segnalo anche che tra i collaboratori c'è anche  un altro nome ben conosciuto nella blogosfera cioè il mio amico Matteo Poropat.
Alessia H.V.,The Sleeper’, oil on canvas, early 2014.

3) KANGOR- UN EPIC FANTASY.

Ultimamente ricevo qualcosa come dalle sei alle dieci richieste di segnalazioni di ebook al mese, autoprodotti o pubblicati tramite editori, sia da parte di esordienti assoluti che di autori già affermati,non so dire se rispetto alla media siano tante o poche ( e non so dire nemmeno quante ne arrivino a miei colleghi più famosi e scafati di me) spesso purtroppo si tratta di libri che non c'entrano niente coi temi trattati da Nocturnia   (anche ) per questo l'anno scorso intendevo smetterla con le segnalazioni di ebook.
Adesso, pur avendo comunque deciso di ridurle al minimo, voglio fare un poco di pubblicità a degli autori giovani, specie se mi sembrano interessanti, potenzialmente bravi ed attinenti ai temi trattati dal mio blog.
Di conseguenza per questo febbraio ho scelto di parlarvi di:

KANGOR

di Andrea Schiavone

Formato: E-book

Pagine: 15

Genere: fantasy/epico

Editore: Editrice GDS (14 Dicembre 2014)

Prezzo: 0,99
 Link Amazon: http://www.amazon.it/Kangor--Dreamscapes--racconti-perduti-15-ebook/dp/B00QUM6894/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1421682778&sr=8-1&keywords=KANGOR
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Sinossi: Kangor è un’ucronia che si muove tra luoghi fantastici ed evocazioni epiche, in uno scenario apocalittico in cui un devastante tifone fa strage di uomini, risucchiando tra le sue spire ogni segno di civiltà, ogni traccia umana. Kangor è l’ultimo villaggio che ancora resiste, protetto dalle inespugnabili mura. Ma l’esigua popolazione vive di stenti, afflitta da una morale corrotta e dal dispotico controllo di un sovrano degenere. L’arrivo imprevisto di un ultimo gruppo di superstiti del pianeta tra le mura fortificate sembra infondere nuova speranza per la sopravvivenza del genere umano. Ma i soprusi e le barbarie porteranno invece ad un’istantanea, definitiva, autodistruzione.

L’AUTORE

Andrea Schiavone nasce nel 1989 a Torre Annunziata, ma cresce tra Nocera Inferiore e San Marzano sul Sarno. Si trasferisce a Roma dove consegue la laurea triennale in Arti e Scienze dello Spettacolo presso “La Sapienza” con una tesi sul cinema noir e poi a Milano per la magistrale in Televisione, Cinema e New Media presso l’Università IULM. Appassionato di cinema e letteratura e amante della scrittura, collabora parallelamente agli studi con numerose testate giornalistiche online e blog in qualità di redattore e critico, tra cui www.indie-eye.it,www.letteraturahorror.it, www.fantasyplanet.it, www.latelanera.com, thrillerpages.blogspot.it e www.horror.it.

Tra i suoi racconti: “Pat Spananza” edito da NeroPress Edizioni, “Affetti e affettati” incluso nell’antologia La Serra Trema edito da Dunwich Edizioni, “Acqua Naiade” edita daWizards&Blackholes, “Er Cane” per l’antologia Per le Strade di Roma edita Edizioni Ensemble, “L’Oasi” per l’antologia Esecranda 2014 e “Africa” per l’antologia L’Universo di Lovecraft, in cui è incluso anche un suo saggio dal titolo “Lovecraft e il cinema degli abissi”, entrambe edite dall’associazione culturale Esescifi. Con la poesia “L’altra morale” è tra i finalisti dell’Interiora Horror Fest 2014. Attualmente lavora come autore ed editor per How2 Edizioni.

E per questo mese è tutto (mamma mia ma che razzo di post enormerrimo che ho scritto! Mamma mia!)  Buone letture gente!
That's All Folks!!!!!

INTERVISTA CON SANTOS COSTA. - Disegnatore di Fumetti in Portogallo.

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Benvenuti! Vi propongo una nuova Intervista Nocturna. Come vi avevo preannunciato in questa scheda l'intervistato odierno è il disegnatore ed illustratore lusitanoSantos Costa.
In questo modo spero di far conoscere alcune realtà fumettistiche -come quella portoghese- poco conosciute da noi, presto infatti arriverà quell'articolo che vi avevo promesso l' anno scorso sulla banda desenhada lusitana e poi (spero) anche una terza intervista.
Voglio esprimere il mio ringraziamento a Santos Costa che si è molto gentilmente prestato alle mie domande, così come intendo ricordare i miei due anfitrioni nel mondo dei fumetti portoghesi: l'appassionato italiano Marco "Mundo" Sabatino è il "re" degli esperti portoghesi di banda desenhadaGeraldes Lino
Come sempre vi auguro buona lettura!
(Para a versão em Português, por favor, vá para baixo)

Nick: Benvenuto su Nocturnia Santos Costa, grazie per aver accettato questa intervista.
Come prima domanda ti chiedo di parlarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare un disegnatore di fumetti.

Santos Costa: Sono nato nella città di Lisbona il giorno di San Valentino, il primo anno della seconda metà del XX secolo. Questa è la data della mia nascita, che mi  permettere di effettuare un po' di esercizio di ragionamento per trovare la soluzione e l'alternativa a 14 FEBBRAIO 1951.
È interessante notare che, pur avendo iniziato a disegnare prima di imparare a scrivere, sia stato invece con la scrittura che ho iniziato a pubblicare; ed è con questa che ho ottenuto più pubblicazioni. Tra i 58 titoli miei pubblicati in forma di libro, solo 10 sono di Fumetti.
Mi sono dedicato anche alla caricatura politica (sotto forma di cartoon) pubblicando settimanalmente sul giornale "O Diabo", mettendo ridicolo le vicissitudini della politica e degli uomini politici  portoghesi.



Nick:  In particolare quali sono stati i fumetti e i disegnatori che ti hanno influenzato maggiormente come lettore prima ancora che come disegnatore?
Naturalmente puoi citare anche libri, film e tutto quello che ti viene in mente.

Santos Costa: Non è perchè stiamo facendo un' intervista che sarà letta per lo più da lettori italiani che ti dirò che Hugo Pratt è l'autore che più ammiro, ma senza che mi abbia influenzato; allo stesso modo senza ricevere influenze dal suo lavoro, apprezzo anche  Frank Miller.
Per quanto riguarda il Cinema, ci sono due film italiani - e per soffermarmi sull'Italia - che hanno segnato la mia giovinezza: La Strada,  di Fellini, e Ladri di Biciclette, di Vittorio de Sica. Sono due opere di grande valore umanistico due fondamentali punti di riferimento del cinema italiano ed  europeo. Al di fuori della filmografia italiana, direi tutto il lavoro di Alfred Hitchcock.
Vado un po' oltre la questione per dire che il fumetto e il cinema sono due arti complementari, perché tutte e due mettono in "movimento" delle immagini "immobili" (vignette e fotogrammi), e che i Comics sono la più antica arte di comunicazione conosciuta, dal momento che è perfino precedente alla scrittura. E' stato attraverso la sequenza di disegni che l'uomo paleolitico descriveva come le sue scene di caccia e narravano le loro storie e le loro paure. Se ci ricordiamo bene che i caratteri scritti erano, inizialmente, nati come  disegni e geroglifici (la A, per esempio, era nata come rappresentazione di una testa di bue, che ancora si vede stilizzata, se ci si fa caso ), allora sappiamo che la scrittura ha un design concreto come base.

Nick:  Ho visto che hai adattato a fumetti molti romanzi di Emilio Salgari. Come mai questa scelta? Quando hai deciso di adattare Salgari? E cosa ti ha attirato in particolare in questo scrittore ?

Santos Costa: Tra tutti gli scrittori che ho letto nella mia giovinezza, Salgari è  sempre stato il mio preferito dunque ne ho letto tutta la sua opera pubblicata in Portogallo dall'editore "Romano Torres".
Nel lavoro di Salgari mi hanno sempre attratto temi come la libertà, l' avventura, i viaggi, i deserti e il mare, lo spirito di amicizia e la grande capacità di immaginazione che Emilio Salgari ha lasciato nella sua vasta opera.
Quando ho appreso le drammatiche circostanze che  hanno circondato la sua vita, il fatto che avesse  necessità di scrivere in continuazione per poter sopravvivere mi ha attratto ancora di più verso la sua scrittura. Sono cresciuto, e questo interesse non è mai scemato. Solo uno scrittore con una grande capacità di lavoro e di ricerca - visto che studiava nelle biblioteche i luoghi dove ambientava l' azione dei suoi romanzi - riuscirebbe a produrre  una così vasta opera letteraria,  perfetta nel' ambientazione delle avventure, dei costumi, della fauna e della flora locali come ha fatto lui
Ho letto da qualche parte una piccola frase che qualcuno ha scritto proprio su Salgari: ". Lui (Salgari) ha scritto un sacco di libri sui pirati, ma gli unici che ha incontrato sono stati  i suoi editori"
Ho adattato Salgari in piccoli episodi negli anni '80, sul settimanale "Mundo de Aventuras", grazie all' attenzione del redattore Jorge Magalhaes, che  in seguito sarebbe stata la persona scelta dal' editore per curare la presentazione del mio libro "Os Piratas do Deserto", pubblicato nel 2012.
Così, ho liberamente adattato, in 164 pagine, il libro "I Predoni del Sahara",  scritto in Italia nel 1903, e tradotto in Portogallo,  diviso in due volumi, nel corso del 1937 ( anche se precedentemente c' era stata un edizione  risalente al 1925), intitolati come "A Formosa Judia" (1) e "Os Bandidos do Deserto" (2).  Quando l' ho fatto ho pensato che il titolo più appropriato sarebbe  stato "Os Piratas do Deserto ".



Nick:   In particolare come è stato accolto in Portogallo la graphic novel "Os Piratas do Deserto"?

Santos Costa:  Tenendo conto dei limiti del mercato per quanto riguarda i fumetti nel suo complesso, non si può dire che le edizioni di opere degli autori nazionali siano un successo. Questa mia opera è stata pubblicata da ASA il più grande editore portoghese di fumetti negli ultimi anni, che a sua volta fa parte di un grande gruppo editoriale (il LEYA), e ha avuto l'esposizione sulla stampa e sui blog.
Tuttavia, il pubblico che ha letto durante l'infanzia Emilio Salgari, non è a questa età un lettore abituale di fumetti.
Le grandi avventure vissute soprattutto nel secolo XIX non hanno oggi , nel secolo XXI, la stessa cornice geo-strategica, politica e sociale che aveva allora, il che porta alcuni lettori - e alcuni critici - a diminuire il valore degli scritti che affrontano questi problemi. Vi sono quindi alcune costrizioni, diciamo culturali quando si toccano argomenti che possono classificare colonizzatori e colonizzati in buoni e cattivi, anche se, nel lavoro di Salgari, non ci sia nessun fine di razzismo.
Per non sfuggire alla domanda,  ti devo dire che il fumetto è stato ben accolto da coloro che hanno acquistato il libro, perché essendo un libro aperto, poteva essere sfogliato prima di essere acquistato senza fuorviare nessuno.

Nick: C'è un altro tuo fumetto che m'interessa molto e cioè "O Ostripador de Lisboa"(3). Ce ne vuoi parlare?

Santos Costa: Temo di parlare di questo lavoro, perché è una storia vera di una indagine penale che non ha appurato chi fosse il "Ripper" criminale  esattamente come è successo al "Jack" londinese. Quindi, data la ferocia dei suoi atti, ho avuto incubi mentre ho disegnato.
A quel tempo, io lavoravo per un settimanale di Lisbona - "O Crime" -  e avevo a disposizione un'intera pagina del giornale per pubblicarvi una scheda a fumetti sui maggiori criminali portoghesi, compresi quelli che hanno ucciso il re D. Carlos e  anche l'attentato a Salazar,  il dittatore portoghese.
Il cosidetto " O Ostripador" di Lisbona è stato uno delle circa due dozzine di casi affrontati. Ho fatto più di 250 schede (250 settimane, quindi) con tutti i casellari giudiziari (e ne è stato pubblicato un album che ne contiene alcuni intitolato "Registos Criminais") e tutte con una miscela di azione, mistero,  terrore e crimine, che segnalavano  quello che avveniva in casi reali.

Nick: Dal momento che noi in Italia conosciamo poco del mondo della BD portoghese, secondo te quali sono i maggiori punti di forza e le più importanti caratteristiche dei comics lusitani, quelle che lo differenziano dagli altri, ad esempio da quello francofono o italiano?

Santos Costa: Non c'è grande differenza, perché c'è una forte influenza degli autori francesi e belgi, importati da una rivista - che si chiamava "Tintin" -  pubblicato per molti anni da noi in Portogallo. C'è anche una forte influenza americana e, più recentemente, anche da parte dei  "manga" giapponesi. Tuttavia, ci sono autori portoghesi che hanno creato una "linea", uno stile che a volte viene ingiustamente considerato "underground".

Nick: Invece quali sono le maggiori difficoltà che incontra un artista che vuole lavorare nel mercato dei comics in Portogallo? In particolare quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato tu?

Santos Costa:  In Portogallo le difficoltà, nascono con l'assenza della divulgazione di Comics nella scuola pubblica, l'etichetta per cui questa arte è roba per bambini, riduce il numero di lettori e fa in modo che gli editori "mainstream" preferiscano non rischiare in un mercato a basso reddito. I lettori preferiscono il fumetto americano che da noi è molto diffuso, e  anche la BD  franco-belga che, come ti ho detto, per molti anni ha potuto disporre di una sua rivista esclusiva.
In Giappone, per esempio, è facile trovare uomini di 70 o 80 anni impegnati a leggere "manga" in treno o sulla panchina di un giardino pubblico. In Portogallo, questo invece è improbabile. Ci sono troppi pregiudizi,  certo ci sono anche eccezioni lodevoli, tra cui alcune figure pubbliche di rilievo, che ammettono di leggere ed apprezzare i fumetti - ma sono veramente molto pochi.

Nick:  Italia e Portogallo sono due paesi che tra loro hanno molti legami culturali e diversi punti in comune, ad esempio so che i comics della Bonelli sono da tempo tradotti nel tuo paese. Tu cosa conosci del fumetto italiano?

Santos Costa: Il Portogallo ha una lingua che si fonda in gran parte sulla lingua di Roma, il Latino. Così come la lingua influenza la cultura, ci sono forti legami tra il mio e il tuo paese.
Bonelli è molto ben conosciuto e rispettato in Portogallo, non solo per la qualità del suo lavoro, in particolare  per"Tex", ma anche per la diffusione che ha avuto da noi grazie ad un editore brasiliano.
Io colleziono i numeri di  Tex e ho anche approfittato di una visita che Andrea Venturi, uno dei suoi disegnatori ha fatto in Portogallo  per farmi fare delle dediche su una delle sue opere (una storia originariamente pubblicata in Italia su Almanacco del West, nel gennaio 1996), che in Portogallo e Brasile è stata intitolata "O Matador de Indios".

Nick:  Parliamo adesso del lato tecnico del tuo lavoro: che tipo di carta utilizzi? Preferisci usare il pennino, il pennarello oppure preferisci utilizzare tecniche digitali? E quanto tempo impieghi mediamente per realizzare una pagina a fumetti?

Santos Costa:  Questa stessa domanda mi viene posta dagli studenti delle scuole in cui sono invitato a parlare di Comics. Anche  la risposta è sempre la stessa: io utilizzo qualsiasi tipo di carta, basta che sia bianca, per realizzare i disegni, molti dei quali li comincio con una matita o una penna. Per l' illustrazione, esigo una carta più corposa, in grado di supportare la traccia di penne, acquerelli, pennarelli ed Ecolines. Ultimamente, gran parte del lavoro lo perfeziono al computer tramite due programmi - MGI photosuit e Photoshop.
Il tempo d'esecuzione è variabile, e dipende dalla ricerca degli elementi dell' azione, come  delle "decorazioni", abbigliamento, etc. Il disegno stesso per realizzare una tavola richiede da uno a tre giorni se è previsto il bianco e nero ed il doppio del tempo se è a colori. Tuttavia, posso anche dirti che per il lavoro settimanale che ho fatto per "O Crime" ci sono state tavole che ho realizzato in un giorno, dalla mattina alla sera, perché consistevano in quattro strisce con 2-3 vignette per striscia, in media, vale a dire, con dieci fumetti ciascuno.

Nick:  Ci descrivi una giornata tipo di Santos Costa?

Santos Costa:  Non ho giornate tipiche, ma  solo atipiche; nessuna è uguale all'altra, a meno che non stia dormendo, perché non ne ho alcun controllo su di loro.
Se sto lavorando su un libro scritto, mi chiudo nella mia stanza e ne esco solo per i pasti. Se si tratta di fumetti, c'è più libertà, e diversifico  le mie attività ricreative. Poi, dal momento che scrivo anche testi sulla storia del Portogallo e dei suoi costumi, indago molto in archivi e biblioteche e, in quei casi, faccio solo delle pause per il caffè.

Nick: Sei molto attivo anche nel campo del romanzo poliziesco, ti andrebbe di parlarci di questa parte della tua attività?

Santos Costa:  Io sono un fanatico lettore di romanzi "polizieschi" e "crimen" e possiedo una grande collezione di autori provenienti da tutto il mondo, tra cui preferisco Raymond Chandler, Agatha Christie, Margery Allingham , Anthony Berkeley; e, naturalmente, Georges Simenon. Tuttavia, finora non avevo mai scritto un romanzo giallo: l'ho fatto l'anno scorso (2013) con un'opera letteraria pubblicata da "Chiado Editora", che ha per titolo "A Mulher Que Sabia Tudo" (4), in cui il personaggio principale è un Funzionario delle Imposte (credo che sia la prima volta che avveniva in questo genere letterario), perché quella era stata la mia professione per molti anni.

Nick:  Tra i tuoi colleghi portoghesi e stranieri quali sono quelli che segui con maggiore attenzione ed interesse? E quali invece i comics che preferisci?

Santos Costa:  Come ho detto sopra, Pratt soprattutto, seguito da Miller, EP Jacobs, Hermann, Miguelanxo Prado e Jodorowsky; in un altro senso, Morris, che ho imitato nel corso un programma televisivo.

Nick:  Se tu dovessi consigliare una tua opera ad un lettore italiano che non ha mai letto niente di tuo quale gli consiglieresti?

Santos Costa:  In primo luogo, di leggere il Salgari che ho adattato a fumetti, cosa che ho fatto anche io, però al contrario, leggendo l'edizione italiana di quel libro del grande scrittore veronese; poi, di leggere un mio libro di testo che ha ottenuto un certo successo di vendite- " O Padre Costa de Trancoso", che racconta la storia di un sacerdote  vissuto durante il secolo. XV, e che ha generato 299 (ripeto, 299!) bambini da 53 diverse donne della sua parrocchia

Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Santos Costa nel prossimo futuro?

Santos Costa: Sono nella fase della ricerca di dati per un nuovo "fumetto", ma questa volta si tratta di un contesto regionale, dedicato alle leggende di città, paesi e villaggi di Beira Alta, una regione del Portogallo. Si tratta di un lavoro di circa 250 pagine e, come diciamo noi in Portogallo, mi sta  "dando acqua per la barba."(5)

Nick: Bene Santos, è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua gentilezza. Nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: c'è qualche domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io non ti ho rivolto?

Santos Costa: Certo. La domanda sarebbe: "Ti piacciono i misteri e i temi notturni ?"
 La risposta è: "Sì. Un giorno pubblicherò una storia di vampiri e lupi mannari, anche perché in Portogallo molte leggende e tradizioni raccontano dell' esistenza di lupi mannari, che in passato apparivano assieme alle streghe di notte."
Ne voglio approfittare anche per ringraziare la gentilezza e l'attenzione di Nocturnia e  di Nick Parisi, che è "Sempre il solito stramaledettissimo idealista, Non cambierò mai".



NOTE:
(1) A Formosa Judia:in italiano sarebbe "La Bella Ebrea"
(2) Os Bandidos do Deserto: in italiano si tradurrebbe come "I Banditi del Deserto"
(3)  O Ostripador de Lisboa: letteralmente  "Lo Squartatore di Lisbona" anche conosciuto come  "The Lisbon Ripper" un famoso serial killer portoghese operante negli anni 90 s. Un domani ne potrei anche parlare sul blog. No. Scherzavo! Per ora non intendo affrontare nuove storie di Serial Killers.
(4) A Mulher Que Sabia Tudo:  tradotto significherebbe La Donna che Sapeva Tutto.
(5)L'espressione portoghese originale èdar-me água pela barba". Tipica espressione che indica una cosa che crea enorme difficoltà e preoccupazioni. Per "barba" s'intende non la barba umana ma la prua delle navi. Il senso è semplice: quando l'acqua invade la prua di una nave allora la nave stessa rischia di affondare.

ENTREVISTA COM SANTOS COSTA - VERSÃO EM PORTUGUÊS


Bom Dia! Hoje vou apresentá-lo a minha entrevista com o artista Português Santos Costa, dedico a minha entrevista para todos os meus leitores portugueses (e peço desculpas por meu pobre domínio desse idioma bonito é o Português)
Quero agradecer Santos Costa por sua disponibilidade e por sua bondade.
Quero também mencionar Marco "Mundo" Sabatino e Geraldes Lino por sua ajuda
Buoa leitura para todos

Nick:  Olá Santos Costa, obrigado por aceitar esta entrevista.
Como primeira pergunta que eu pedir-lhe para nos contar sobre as suas origens e o momento em que você decidiu se tornar um cartunista.

Santos Costa: Nasci em Lisboa no dia de S. Valentim, no primeiro ano da segunda metade do século vinte. Esta é a data em que nasci, dita de modo a permitir um pequeno exercício de raciocínio para se achar a solução- 14 de Fevereiro de 1951.
Curiosamente, apesar de ter começado a desenhar antes de aprender a escrever, foi com a escrita que comecei primeiro; e é com esta que mais tenho publicado. Dos 58 títulos publicados, em forma de livro, apenas 10 são de Banda Desenhada.
Dediquei-me também à caricatura política (cartoon), publicando semanalmente no jornal “O Diabo”, pondo a ridículo as peripécias dos políticos e da política portugueses.

Nick:  Em particular, quais foram os quadrinhos e artistas que influenciaram você mais como um leitor antes mesmo que como um artista?
 É claro que você também pode mencionar livros, filmes e tudo o mais que vem à mente.

Santos Costa: Não é por dar uma entrevista para ser lida maioritariamente por italianos que vou dizer que Hugo Pratt é o autor que mais admiro, mas sem me influenciar; também sem influências da obra dele, aprecio Frank Miller.
Quanto ao cinema, há dois filmes italianos – e só para citar os de Itália - que marcaram
a minha juventude: La Strada, de Fellini, e Ladri di Biciclette, de Vittorio de Sica. São duas obras de grande valor humanista, marcos do cinema italiano e europeu. Fora da filmografia italiana, toda a obra de Alfred Hitchcock.
Vou um pouco para além da pergunta para dizer que a Banda Desenhada e o Cinema são duas artes complementares, porque ambas colocam em “movimento” imagens “paradas” (vinhetas e fotogramas), sendo que a Banda Desenhadaé a mais antiga arte de comunicação que se conhece, uma vez que é anterior à escrita. Era através da sequência de desenhos que o homem do paleolítico descrevia as suas caçadas  e narrava as suas histórias e os seus medos. Se nos lembrarmos que os caracteres da escrita foram, no seu início, desenhos e hieróglifos (o A , por exemplo, era uma cabeça de auroque, que ainda hoje se vê estilizado, se o deitarmos), sabemos que a escrita tem o desenho concreto como base.

Nick: Eu vi você no livro de banda desenhada adaptada muitos romances de Emilio Salgari. Por que essa escolha? Quando você decidiu adaptar Salgari? O que te atraiu em especial, neste escritor?

Santos Costa:  De entre os escritores que li na minha juventude, Salgari foi o mais preferido, pois li toda a sua obra editada em Portugal pela editora “Romano Torres”.
Na obra de Salgari atraiu-me a liberdade, a aventura, as viagens, os desertos e o mar, o espírito de companheirismo e a grande capacidade de imaginação que Emilio Salgari deixou na sua vasta obra.
Quando fiquei a saber as circunstâncias dramáticas que rodearam a sua vida, a necessidade que ele tinha de escrever para sobreviver, ainda mais me empolgou essa escrita. Cresci e, este interesse, nunca diminuiu. Só um escritor com uma grande capacidade de trabalho e de pesquisa – uma vez que consultava nas bibliotecas os locais da acção dos seus romances – consegue produzir tão vasta obra literária, perfeita na localização das aventuras, costumes, fauna e flora.
Li algures uma pequena frase que alguém escreveu sobre Salgari: “ Ele (Salgari) escreveu muito sobre os piratas, mas os únicos que ele conheceu foram os seus editores”.
Adaptei Salgari em pequenos episódios, nos anos 80, na revista semanal “Mundo de Aventuras”, graças à atenção do editor Jorge Magalhães, que seria a pessoa escolhida pelo editor para fazer a apresentação do meu livro “Os Piratas do Deserto”, publicado em 2012.
Assim, adaptei livremente, em 164 páginas, “ I Predoni del Sahara”, de 1903, intitulado em Portugal, em dois volumes, com edição de 1937 (anteriormente com edição de 1925), como “A Formosa Judia” e “Os Bandidos do Deserto”. Achei que o título mais apropriado seria “Os Piratas do Deserto”.



Nick: Em particular, como foi aceite em Portugal a graphic novel"Os Piratas do Deserto"?

Santos Costa: Dadas as limitações do mercado no que respeita à Banda Desenhada no seu todo, não se pode dizer que as edições de obras de autores nacionais sejam um sucesso. Esta minha obra conheceu o maior editor português de banda Desenhada dos últimos anos, a ASA, que faz parte de um grupo editorial (a LEYA), e teve divulgação na imprensa e nos blogs.
No entanto, o público que leu na infância Emilio Salgari não  é, nesta idade, um leitor de Banda Desenhada.
As grandes aventuras vividas principalmente no séc. XIX não têm hoje, séc. XXI, o mesmo enquadramento geo-estratégico, político e social de então, o que leva alguns leitores – e alguns críticos – a menorizarem os escritos que abordem esses temas. Há, pois, alguns constrangimentos, direi culturais, quando se tocam em temas que possam classificar colonizadores e colonizados em bons e maus, se bem que, na obra de Salgari, não há qualquer ponta de racismo.
Para não fugir à pergunta, direi que foi bem aceite por quem comprou o livro, porque sendo um livro aberto, podia ser esfolhado antes de ser comprado e não enganou ninguém.


Nick:  Da sua autoria há outra obra em banda desenhada que me interessa muito e que é "O Estripador de Lisboa". Quer falar?

Santos Costa: Temo falar desta obra, porque é um caso verídico de uma investigação criminal que não apurou quem era o criminoso “estripador”, tal como aconteceu com o  “Jack” de Londres. Depois, dada a ferocidade dos seus actos, tive pesadelos enquanto a desenhei.
Na altura, eu publicava num jornal semanal de Lisboa – “O Crime” – uma página inteira do jornal com uma prancha de Banda Desenhada sobre os criminosos portugueses, incluindo os que mataram o rei D. Carlos e o atentado a Salazar, ditador português.
O estripador” de Lisboa foi um dos cerca de duas dezenas de casos abordados. Fiz mais de 250 pranchas(250 semanas, portanto) com todos os registos criminais (tendo sido publicado um álbum com alguns, intitulado “Registos Criminais”) e todos eles, com uma mistura de acção, mistério, terror e crime, relatam casos reais, que aconteceram.

Nick: Desde que nós sabemos pouco na Itália do mundo da BD Portuguesa, na sua opinião, quais são os principais pontos fortes e as características mais importantes do mundo da banda Desenhada Portuguesa, os que o distinguem de outros, como o de língua francesa ou italiana?

Santos Costa: Não há grande distinção, porque há forte influência dos autores franco-belgas, divulgados através de uma revista – a “Tintin” – que foi publicada durante muitos anos em Portugal. Há também forte influência americana e, mais recentemente, dos “manga” japoneses. Todavia, há autores portugueses que criaram uma "linha" própria por vezes injustamente considerada “underground”.

Nick: Quais são as principais dificuldades enfrentadas por um artista que quer trabalhar no mercado de la BD em Portugal? Em particular, quais foram as principais dificuldades que você encontrou?

Santos Costa: As dificuldades, em Portugal, prendem-se com a falta de divulgação da Banda Desenhada na escola pública, o rótulo de que esta arte é para crianças, o reduzido número de leitores e a fraca aposta das editoras “mainstream”, que não querem arriscar num mercado de fraco rendimento. Os leitores preferem a Banda Desenhada americana, muito divulgada, bem como a franco-belga, que teve uma revista exclusiva durante largos anos, como já disse.
No Japão, por exemplo, será fácil encontrar um homem de 70 ou 80 anos a ler “manga” no comboio ou no banco de um jardim público. Em Portugal, isso será improvável. Há muitos preconceitos, sendo algumas excepções louváveis, designadamente de figuras públicas de relevo, que admitem ler e apreciar BD – mas são poucas que tal admitem.

Nick:  Itália e Portugal são dois países que, juntos, têm muitos laços culturais e os muitos pontos em comum, por exemplo, eu sei que os quadrinhos Bonelli têm sido traduzidos para o seu país. Você conhece quadrinhos italianos?

Santos Costa:Portugal tem uma língua que se baseia em grande parte na linguagem de Roma, o latim. Logo, como a língua influencia a cultura, também há fortes laços entre o meu e o vosso país.
Bonelli é muito conhecido e conceituado em Portugal, não só pela qualidade dos seus trabalhos, principalmente de “Tex”, como pela divulgação através de uma editora do Brasil.
Faço colecção das revistas Tex e, inclusivamente, aproveitei uma visita que um dos seus desenhadores fez a Portugal Andrea Venturi– para me autografar um dos seus trabalhos (uma história publicada inicialmente no Almanacco del West, em Itália, Janeiro de 1996), que em Portugal e no Brasil dá por título “O Matador de Indios”.

Nick:  Vamos falar sobre o lado técnico do seu trabalho, que tipo de papel que você usa? Prefere usar a caneta, a esferográfica ou você prefere usar técnicas digitais? E quanto tempo demora em média para fazer uma página de quadrinhos?

Santos Costa: Esta mesma pergunta é feita pelos alunos das escolas onde sou convidado a falar de Banda Desenhada. A resposta é sempre a mesma também: uso qualquer tipo de papel, desde que seja branco, para fazer os esquiços, muitos deles começados a lápis ou com esferográfica. Para a arte final, exijo um papel mais encorpado, capaz de suportar o traço das canetas, as aguarelas, os marcadores e as ecolines.  Ultimamente, grande parte dos trabalhos são aperfeiçoados em computador, através de dois programas – o MGI photosuit e o Photoshop.
O tempo de execução é variável, porque pressupõe pesquisa dos elementos da acção, como “décors”, indumentária, etc. O desenho propriamente dito pode fazer com que uma prancha demore um a três dias, se for apenas a preto, e o dobro de for a cores. No entanto, digo que para o trabalho semanal que fiz para “O Crime”, havia pranchas que fazia num só dia, de manhã até à noite, sendo elas de quatro tiras com duas a três vinhetas por tira, em média, ou seja, com dez quadrinhos cada.

Nick: Você pode descrever um dia típico de Santos Costa?

Santos Costa: Não tenho dias típicos, mas atípicos; nenhum é igual ao outro, a não ser que esteja a dormir, pois aí não tenho controlo.
Se estou a escrever um livro, em texto, fecho-me no meu espaço e só saio para as refeições. Se faço Banda Desenhada, há mais liberdade, e diversifico as actividades de lazer. Como também escrevo sobre História de Portugal e costumes, investigo muito em arquivos e bibliotecas e só faço pausas para tomar café.

Nick: Você é também muito ativo no campo da ficção crime, você poderia nos dizer sobre esta parte da sua actividade?

Santos Costa:  Sou um leitor viciado em género “policial” ou “crime” e possuo grande colecção de autores de todo o mundo, de que destaco Raymond Chandler, Agatha Christie, Margery Allingham e Anthony Berkeley; e, é claro, Georges Simenon. No entanto, nunca tinha escrito um romance policial: Fi-lo, no ano passado (2013) com um trabalho literário publicado através da “Chiado Editora”, que tem por título “A Mulher Que Sabia Tudo”, no qual a personagem principal é um funcionário dos impostos (julgo que é a primeira vez que isso acontece neste género literário), pois foi essa a minha profissão durante muitos anos.

Nick:  Entre os seus colegas portugueses e estrangeiros, quais os que segue com maior atenção e interesse? E quais são suas BD favorita?

Santos Costa:  Como já tinha dito atrás, Pratt acima de tudo, seguindo-se Miller, E.P. Jacobs, Hermann, Miguelanxo Prado e Jodorowsky; em outro estilo, Morris, que já imitei num programa de televisão.

Nick:  Se você tivesse de recomendar um de seus trabalhos para um leitor italiano que nunca leu nada seu, o que você aconselharia?

Santos Costa:  Primeiramente, que lesse o Salgari que adaptei à BD, pois eu também o fiz, em sentido inverso, lendo a edição italiana daquele livro do grande escritor veronês (de Verona); depois, que lesse um meu livro de texto que tem certo êxito de vendas – “O Padre Costa de Trancoso”, que relata a história de um padre que viveu no séc. XV, e que fez gerar 299 (repito, 299!) filhos em 53 mulheres da sua paróquia.

Nick:  Planos para o futuro: O que você está trabalhando agora e o que podemos esperar de Santos Costa em um futuro próximo?

Santos Costa:  Estou em perídio de pesquisa para novo “comic”, mas desta feita de âmbito regional, dedicado às lendas de cidades, vilas e aldeias de uma região de Portugal, a Beira Alta. É um trabalho com cerca de 250 páginas e, como se diz em Portugal, está a “dar-me água pela barba”.


Nick:  Bem Santos, é tudo. Obrigado novamente por sua gentileza. Em cumprimentá-lo virar a clássica pergunta final de Nocturnia : Há alguma pergunta que você responderia de bom grado e que eu não abordei?

Santos Costa: Há. A pergunta seria: aprecia mistério e nocturno? A resposta será: sim. Qualquer dia publicarei uma história de vampiros e de lobisomens, pois em Portugal é tradição a lendária existência de homens lobo, que apareciam de noite com as feiticeiras.
Aproveito para agradecer a gentileza e a atenção do NOCTURNIA e do Nick Parisi, que é
“sempre il solito stramaledettissimo idealista, non cambierò mai”.

SALEM ( 2014) : ANALISI DI UNA SERIE -Prima Parte.

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Siamo nel XVII Secolo ed  il Capitano John Alden torna a casa dopo una lunga guerra contro i Nativi Americani. Alden, se n'era andato anni prima, disgustato dal sempre più repressivo clima instaurato dai Puritani, erò per farlo aveva dovuto lasciare anche Mary Sibley la donna amata.
Il ritorno del Capitano però è molto diverso da quello che l'uomo si aspettava, non solo  Salem sembra vivere nel terrore, ma la stessa Mary è profondamente cambiata.
In peggio.
La città ormai è sull'orlo dell'abisso, le streghe esistono davvero ed hanno un loro piano che non prevede la sopravvivenza della popolazione del New England.  A nulla sembrano servire gli sforzi a volte congiunti, spesso in contrapposizione del Capitano Alden e dell'inquisitore Cotton Mather per comprendere prima ancora di poter scongiurare ciò che gli sta capitando attorno sembrano sempre più vani. A complicare le cose è lo stesso Cotton Mather, figura complessa, debole e contaddittoria, sovente in contrasto con l'ingombrante figura paterna.
L'inferno sta dunque spalancare  le sue porte su Salem ?


Ultimamente sto recuperando molte serie televisive (anche se presto arriveranno anche recensioni su film e libri, non temete quindi, non sto diventando monotematico .)  Tra queste nuove serie ho dato una possibilità anche alla presente Salem.
A parte il tema "Streghe", che  come sapete, ormai ci vado nozze m'interessava proprio la genesi della serie.
Salem è infatti la prima produzione originale di una piccola rete generalista, una rete che fino all'anno scorso non faceva altro che trasmettere sport e repliche di programmi creati da altri network; la WGN America, questo il nome della rete che ha la sua sede a Chicago, inoltre pur essendo tecnicamente un Network nazionale (e quindi di una certa grandezza, visto l'ampiezza del territorio americano) fino al 2013 non era nemmeno visibile su tutto il territorio statunitense- e da quello che mi risulta non è che ora le cose siano molto cambiate - Interessante quindi il dato che come prima produzione originale la rete abbia voluto spingere proprio su una produzione a tema Horror piuttosto della solita onnipresente serie poliziesca.

Inoltre Salem dalla sua poteva vantare l'apporto creativo di veterani del piccolo schermo e cioè Brannon Braga ed Adam Simon,  due tra gli sceneggiatori e produttori più attivi nell'ambito dei generi del perturbante e della fantascienza. Se Brannon Braga è stato infatti una delle  tante menti costruttrici del  franchise trekkiano ( con serie come ST: The Next Generation; ST: Voyager; ST: Enterprise ed i film Generazioni e Primo Contatto ) ma anche di action thriller di successo mondiale come 24 arrivando a produzioni-per la verità non sempre eccelse - più recenti come Threshold Flashforward. Per quanto riguarda Simon invece,  spulciando nel suo curriculum ci si  rende conto che l'uomo può vantarsi di essere  stato uno dei responsabili della grande ondata del Cinema Splatter dei primi anni 90S, suo è stato infatti il simpatico film Brain Dead ma anche il bellissimo The American Nightmare il documentario uscito nel 2000 sul' evoluzione del Cinema del terrore americano  da Romero e le contestazioni degli anni del Vietnam fino ai giorni nostri (tra parentesi consiglio la visione di quest'ultimo documentario a tutti gli appassionati del genere horror)

Janet Montgomery e Shane West

Interessante anche lo sfondo ed il periodo storico scelti da Simon e Braga per la loro nuova creazione: il New England statunitense con le sue tradizioni, la sua eredità coloniale, il ricordo del celebre processo alle streghe avvenuto proprio a Salem e dintorni nel corso del 1692. 
Nella realtà storica il processo di Salem nacque da denunce spesso false riconducibili al clima di isolamento e paranoia vigente nelle varie colonie inglesi sul territorio del nuovo mondo.
Denunce che ebbero per vittime
Ma della realtà storica parleremo più avanti.
Perché nello scenario fittizio immaginato da Simon & Braga le cose si svolgono in maniera molto diversa.
Perfino più sadica.
Nella serie infatti le Streghe non solo esistono veramente, ma sono loro che pilotano i processi mandando a morte vittime innocenti.
Lo scopo?
Un antico piano per creare l'inferno sulla Terra, un piano che nel corso dei secoli è sempre fallito ma che ora per la prima volta grazie al fanatismo e al comportamento bigotto degli inconsapevoli puritani rischia di avere successo.


Insomma,  i presupposti erano interessanti, il fatto che la prima stagione constasse di soli 13 episodi, anche.
Ma in definitiva, dopo averla vista tutta che giudizi si può dare a questa Salem
 Può Salem non dico reggere il confronto con altre serie horror contemporanee comeA.H.S ? ma perlomeno soddisfare gli appassionati horror ? 


Ecco, il dato positivo è che Salem riesce a gestire un argomenti non solo sfruttato ma addirittura abusati  come la stregoneria ed il capovolgimento di ruoli tra buoni e cattivi in maniera per niente scontata, certo niente di innovativo, nulla di originale però affrontati con mano onesta e senza deludere le aspettative.

La serie compie continue strizzatine d'occhio sia agli amanti delle ambientazioni gotiche sia agli appassionati dello splatter e questo risulta evidente sin dalla sigla presa tratta da Marylin Manson (chi meglio di lui?). Gli elementi gotici e splatter vengono poi mixati fino a costruire un melange  per niente adatto ai deboli di stomaco.

Sarebbe ora di cominciare a parlare degli interpreti, vero?
Qui giungiamo alle note ambivalenti.
 Forse la cosa che mi ha convinto proprio di meno è stata la scelta dell'attore protagonista.
Nel ruolo di John Alden viene infatti chiamato uno dei tanti orfani di E.R, cioè quel Shane West che pare essere dotato di sole due espressioni: quella che potremmo definire come "finto-burbera" e quella che potremmo invece definire come "finto-burbera ma un po meno finto-burbera, che altrimenti i telespettatori sennò pensano davvero che sono un grandissimo finto-burbero". L'attore fa quel che può per convincere, ma personalmente mi è sembrato abbastanza legnoso anche in questa occasione.

Molto meglio se la cava l'interprete femminile, la britannica Janet Montgomery che qui veste i panni di Mary Sibley. La Montgomery gestisce bene il suo personaggio dando voce e corpo ad una figura contrastata di donna sospesa tra il bene ed il male, tra il desiderio di vendetta e l'aspirazione ad una difficile redenzione.  Tra l'essere una pedina di forze alla fine più grandi di lei e il rimpianto per il figlio sacrificato all' adorazione del demonio.

Già, perchè Mary Sibley è anche una strega - e la cosa viene chiarita sin dai primi istanti del primissimo episodio- quando la donna viene convinta dalla schiava Tituba a vendere l'anima proprio a  causa della partenza per la guerra di Alden ed è il suo uno dei suoi personaggi della serie. 
La Sibley si rivela un personaggio credibile, che si trasforma nel corso degli episodi in maniera per nulla scontata.
Questo ragionamento però lo potremmo estendere anche a (quasi) tutti gli altri interpreti e a (quasi) tutti gli altri personaggi.
Anche perché, una volta tanto, l'evoluzione dei personaggi avviene in maniera ben ponderata, contrariamente a quanto accade - ad esempio- in The Walking Dead qui le trasformazioni, anzi i cambiamenti nel comportamento e nel carattere dei vari characters sono giustificate, motivate dagli eventi , ci risultano credibili.
Ma anche di questo parleremo più avanti.
Nel prossimo post.
(Fine Prima Parte)

ROBOT # 71

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In passato ho già dedicato spazio alla rivista della Delos, sia recensendone un numero  sia ricostruendone in parte lastoriaeditoriale.

Il cammino di Robot è però andato avanti da allora.
Anzi, è andata talmente avanti che mentre io parlo del # 71 nel frattempo sono usciti  il 72 e poi il 73.
Sono sempre sul pezzo, vero ?  (SIC!)
Ad ogni modo niente di irrecuperabile, dal momento che il # 71 numero di Robot è ancora tranquillamente disponibile.
E con questo mi salvo perlomeno in calcio d'angolo recuperando in parte la mia faccia tosta.
Da quando io ho parlato le ultime volte della rivista ci sono stati alcuni cambiamenti, non ultima la morte dello storico curatore Vittorio Curtoni e l'arrivo di Silvio Sosio al timone della pubblicazione in veste di direttore.
Quindi credo sia giusto dedicare un altro articolo a Robot magari con una bella recensione.
Robot ha sempre alternato al suo interno  molti racconti italiani accompagnati da racconti di autori stranieri (almeno un paio per numero). Il tutto servito da numerosi articoli di critica; la pubblicazione in questi ultimi anni però pare aver trovato un certo suo equilibrio riservando agli autori stranieri, di norma  il compito di aprire e di chiudere il volume mentre le opere degli scrittori del belpaese  occupano il corpo centrale della pubblicazione.
Per quanto riguarda gli italiani sovente si tratta di artisti già facenti parte del catalogo Delos (o comunque abituè di quella casa editrice) mentre per gli stranieri va detto che spesso si tratta di autori di tendenza ( detto nel senso migliore del termine ), maestri  un cui libro sta per essere pubblicato nel nostro paese o, in alternativa,  trionfatori o finalisti dei maggiori premi internazionali.
Non fa eccezione il sommario di questo  # 71 che presenta nel suo sommario racconti (molto belli, bisogna dirlo)  degli americani Paolo Bacigalupi e Mary Robinette Kowal.


A loro modo entrambi i racconti affrontano in maniera molto profonda tematiche attuali come la fede nello spirito umano e la capacità che anche i singoli hanno di poter fare la differenza.
Idea questa ultima molto americana che forse però dovremmo ricominciare a riconsiderare anche noi. Se però all'interno di "Gioco d' Azzardo", il racconto di Bacigalupi sono presenti anche molte idee care all' autore di Peoria in Colorado come l'ecologia e l'attenzione verso le economie o i personaggi  non occidentali, ben diverso è il discorso per "La Signora Astronauta di Marte", lo scritto della Kowal che prende in esame il discorso dell'esplorazione spaziale secondo un ottica ed una sensibilità decisamente femminile rivelandosi così una piacevole sorpresa.
Per inciso alcuni mesi dopo lo stesso racconto ha vinto un ben meritato Premio Hugo 
sbaragliando concorrenti come Aliette de Bodard, segno che la giovane scrittrice con una seconda avviatissima attività come burattinaia è uno dei nomi da tenere d'occhio per il futuro.

Paolo Bacigalupi

Per quanto riguarda i 6 racconti italiani, ho particolarmente apprezzato lo steampunk" Fumo di Londra"del marchigiano Roberto Guarnieri  una storia piacevole, che utilizza personaggi ricorrrenti e che fa parte del cosidetto ciclo del Circolo dell' Arca,una serie che non conoscevo ancora (ma di cui intendo recuperare i precedenti racconti ).  Fumo di Londra  che dimostra, nonostante alcune ingenuità, che anche gli autori dello Stivale sono in grado di scrivere bene del genere in questione.
Gradevole anche "Troppo Perfetto"un opera risalente all'ormai lontano 1963 ospitata in Retrofuturo la rubrica di riproposizione di classici dimenticati della fantascienza italiana.
"Troppo Perfetto" parla di automi e di menzogne, risultando così un classico esempio di come si immaginava il futuro negli anni '60 s ma anche di cosa era la nascente fantascienza nazionale.
L'autore Pierfrancesco Prosperi è stato uno dei padri della narrativa di genere nel nostro paese e ancora oggi continua a scrivere dando punti a molti artisti più giovani.

Mary Robinette Kowal.
Veniamo invece al racconto "Vivi"di Roberto Bommarito  trionfatore dell'ultima edizione del Premio Robot : l'autore mi sembra talentuoso  buono, anche interessante lo svolgimento della storia non mi ha preso più di tanto, però c'è da dire anche a suo merito che Bommarito è riuscito a dire qualcosa di nuovo sul genere post apocalittico.

La sfida in definitiva rimane quella di sempre, e cioè provare ad attirare nuovi lettori al fantastico ( o perlomeno provare ad uscire dall'attuale impasse, ma già il fatto che stiamo qui a parlarne è importante.

ROBOT # 71
Ed. Delos Book
Pag. 192 Euro 9,90

Le Interviste di Febbraio e di Marzo su Nocturnia.

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Il tempo per bloggare diventa sempre di meno (non so come fanno i miei colleghi ) aggiungiamo il fatto che in questi giorni sto  avendo gli operai in casa a causa di tutta una serie di piccoli lavori continuamente rimandati per molto tempo e non più procrastinabili.
 Chiunque abbia dovuto effettuare anche solo una volta nel corso della sua vita dei lavori dentro casa sua sa di cosa parlo, quindi la testa per il blogging c'è e non c'è.

Dischi Volanti a Lucca?
Ma che stiamo scherzando?
E adesso chi glielo va a dire a Fruttero e Lucentini ?

Comunque, vi posso già anticipare che nei prossimi 30 -40 giorni dedicherò un ampio spazio alla fantascienza italiana.
La fantascienza italiana è' una Creatura strana, e non sempre abbastanza conosciuta. Un universo che sin dalle origini ha vissuto incomprensioni, sottovalutazioni, divisioni in fazioni, discussioni spesso accese tra appassionati e detrattori ma anche tante cose di valore, autori validi e romanzi e racconti di buon livello.
Nocturnia ed il sinceramente vostro già da tempo fanno la loro parte, però mi sembra giusto implementare, la cosa, quindi-  nelle settimane tra fine febbraio (quindi subito dopo l'uscita del secondo post sulla serie Salem e l'inizio di aprile molti degli articoli, delle recensioni e delle interviste saranno dedicati alla fantascienza made in Italy.
Questo non significa che parlerò solo di questo argomento, ci saranno anche altre cose, dico semplicemente che è giusto dare spazio a quello che succede da noi.
Ecco un paio di anticipazioni, per quanto riguarda almeno le prossime future interviste:

-SILVIO SOSIO.


Cominciamo con un editore e cioè Silvio Sosio
l'uomo al vertice della casa editrice specializzata
Delos Books di cui in passato ho parlato spesso su queste pagine virtuali.
L'intervista sarà un occasione per parlare sia di passione per un genere che di dinamiche editoriali, delle trasformazioni del mercato e della peculiare situazione italiana.


Questo per quanto riguarda gli editori, ma per quanto riguarda gli scrittori?
E' presto detto, sarete accontentati.
Siore e Siori, ecco a voi:

- DARIO TONANI.


E' senza ombra di dubbio uno degli scrittori più validi e rappresentativi del fantastico italiano tout court, autore di romanzi come Infect@ ; Toxic@; L' Algoritmo Bianco  per non parlare poi del ciclo di Mondo9 Pluripremiato in patria e recentemente tradotto anche all'estero ( segnatamente in  Giappone ) Tonani è -come ama definirsi lui stesso -  un' autore borderline in grado di rendere bene sia nel noir, che nei generi  horror e fantascienza, che l'autore milanese unisce in suo personalissimo melange.
L'intervista con Dario Tonani - probabilmente la più lunga che lo scrittore abbia mai concessa - sarà l'occasione per ripercorrere le tappe della sua carriera.

Ovviamente non è mica finita qui, sono previste anche altre cose, almeno altre due interviste con altrettanti scrittori di casa nostra ( un toscano ed un marchigiano, così almeno quei due capiscono che mi sto riferendo a loro ) qualche parolina sui film italiani del passato, le immancabili recensioni e molto altro.
Come ho detto prima, ci saranno anche altre cose e se le circostanze lo richiederanno potranno esserci "scappatelle" rispetto ai miei programmi, però ecco il focus principale delle prossime settimane sarà il nostro paese.


-"Cacchio! Vai ad avvisare  Fruttero e Lucentini che si erano sbagliati e che i dischi volanti sono atterrati a Lucca!"
-"Col Piffero! Parlagli tu che io preferisco affrontare gli alieni!"
Per ora vi saluto, adesso vado a scrivere qualcosa
.E a leggermi un libro di un giovane autore italiano di cui parlerò prestissimo.

SALEM (2014): ANALISI DI UNA SERIE. - Seconda Parte.

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Riprendiamo a parlare della prima stagione di Salem

Nel mioprecedente intervento  mi ero soffermato principalmente sulle premesse della serie, sugli autori, sulla rete televisiva WGN ,sui due interpreti principali: il legnoso Shane West e la splendida  Janet Montgomery  e sui loro rispettivi personaggi, il Capitano John Alden e la strega Mary Sibley .

Sempre nel post precedente i due personaggi erano stati presi in considerazione singolarmente.
Quello che però li rende interessanti è l'interazione che si determina tra i due .

  ROMEO JOHN WITHOUT JULLIET MARY

Il rapporto tra i due costruisce una buona parte dell'ossatura della serie, la loro però non è semplicemente una storia d' amore e non è nemmeno una cronaca su due ex amanti rancorosi.
No, il rapporto tra Mary Sibley e John Aldenè un qualcosa di estremamente complesso e contrastante, trasformandosi episodio dopo episodio nella summa e nella negazione di tutti i possibili stadi di una umana relazione.
Nel corso della vicenda, per tutta la prima stagione i due non faranno altro che attirarsi e respingersi in continuazione.
Non aspettatevi però toni caramellosi, non cercate scene melliflue,  Salem - pur con tutti suoi  i limiti  -  è un florilegio di tinte fosche, di toni gotici, dove  sangue e frattaglie riempiono lo schermo.
E dove il climax di tensione, la sensazione di trovarsi perennemente sull'orlo dell'abisso permane in ogni momento in una maniera a dir poco disturbante.
Specie se andiamo ad analizzare il ruolo rivestito dagli altri personaggi nel corso della vicenda.


 ATTORI E PERSONAGGI.

 Dobbiamo infatti ricordarci che  Salem è anche una serie corale e, come tutte le serie corali la sua forza e la debolezza devono essere misurate proprio nella capacità di attrazione- o repulsione- che i vari personaggi, sia i comprimari che quelli semplicemente di contorno,  riescono ad avere nei confronti degli spettatori.
Ma anche nella bravura nei rispettivi interpreti.
E qui il discorso si fa interessante.
Perché se mai come in questo caso, la bravura di quasi tutti gli attori coinvolti è fuori discussione ( ma questa è ormai la normalità, anzi il livello minimo di qualità all'interno di una produzione statunitense) è proprio sull'evoluzione dei personaggi e sulla coerenza della medesima che ci sarebbe qualcosa da dire.
In positivo.
In linea di massima.


Mercy Lewis ( Elise Eberle)

In particolare sono i personaggi femminili ad essere quelli che evolvono maggiormente nel corso della prima stagione: c'è la giovane Mercy Lewis (una sorprendente Elise Eberle ) presentata inizialmente come vittima sacrificale e anche come pedina delle macchinazioni delle streghe, in seguito però la sua caratterizzazione evolve verso direzioni (quasi) inaspettate dimostrando ancora una volta quanto sia forte il fascino del mondo oscuro e la crudeltà del male.
Eppure una volta tanto, la velocità di questa trasformazione, il fatto che avvenga nel corso di una manciata di episodi non disturba, anzi quasi avvince lo spettatore.

Quasi con funzioni da contraltare appare un altro ruolo di giovane donna: Anne Hale, forse l'unica che almeno all'inizio sembra opporsi alle persecuzioni e al clima di sadismo instaurato dagli ipocriti puritani. Nelle prime fasi Anne Hale appare forse come una figura troppo ingenua ed idealista, quasi fuori luogo in una società come quella di Salem. 
 Ma in un mondo come quello di Salem non può esistere l'innocenza, non può sopravvivere la speranza.

All'interno di Salem, c'è spazio solo per odio, per la disperazione, per le urla,  per la paura.
Sopratutto per la paura di scoprirsi diversi da quello che si è sempre pensato di essere.
Ed alla fine quello stesso urlo, quasi liberatorio, quasi una sorta di dolorosa rinascita, avvolgerà la stessa Anne.

Ad interpretare la parte, c'è un' altra attrice di origine britannica, cioè la talentuosa Tamzin Merchant.  
La Merchant, in questi ultimi anni si sta facendo notare oltre che per le sue doti recitative, anche per le sue  fattezze eteree e quasi elfiche ed è ormai diventata una presenza costante delle produzioni televisive di entrambi i lati dell'Atlantico. Un paio di anni fa il suo fu il primo nome ipotizzato dalla rete HBO per interpretare il ruolo di Daenerys Targaryen  nella serie Game of Thrones. in seguito però la rete fece frettolosamente marcia indietro sostituendo l'attrice con l'altrettanto brava Emilia Clarke.
Spiegazioni ufficiali non vennero date, anche se l'ipotesi (abbastanza probabile, per la verità) fornita dai soliti esperti di gossip spiegò il tutto con la indisponibilità da parte della Merchant ad interpretare le numerose scene di nudo integrale che la parte prevedeva e la sua conseguente sostituzione con la più aperta e possibilista Clarke.
E con questo chiudo la "parentesi gossip." Come sempre però il fanboy e l'amante delle realtà alternative che si nascondono dentro di me non possono fare a meno di domandarsi come sarebbe stata la Daenerys Targaryen interpretata da Tamzin Merchant.

Tamzin Merchant

Ma se Mercy Lewis e Anne Hale sono probabilmente i due personaggi, anzi le due figure più rappresentative, proprio perché sono quelle che più si trasformano nel corso della vicenda, però in misura minore lo stesso avviene anche per molti altri personaggi.
Potremmo parlare allo stesso modo per il padre di Anne, il Magistrato Hale, interpretato da un Xander Berkeley in grandissima forma, che dà vita ad uno dei leader della comunità fornendo il ritratto di un uomo apparentemente corrotto e tirapiedi delle streghe ma in realtà anche lui depositario di segreti in grado di mordere. Lo stesso potrebbe valere anche per la schiava Tituba ( i cui panni vengono vestiti da Ashley Madekwe, a quanto pare il destino di questa serie è che la maggior parte dei ruoli femminili siano interpretati da attrici di origine britannica) .

Anche perché nella realtà malata di Salem, se la malvagità ed i complotti delle maghe rappresentano il Male assoluto, per contro invece non esiste un potere positivo che possa agire da soluzione o da possibilità di salvezza.
Di sicuro non possono esserlo i puritani che governano la città.
A loro non vengono fatti sconti da parte dei creatori Braga e Simon, non viene nascosto nemmeno per un attimo il loro cieco fanatismo e nemmeno la visione oscurantista che i puritani detengono del mondo e della vita.
Simboli di questa visione sono i due Mather, padre e figlio. Poli opposti in quanto a carattere, metodi e volontà ma entrambi prodotti di
un sistema marcio e fallimentare; se il reverendo Cotton Mather ( un bravo Seth Gabel ), può almeno avere dalla sua la giustificazione dell' essere animato da buone intenzioni, viceversa il di lui padre Increase ( il solito Stephen Lang, ormai una garanzia per questo tipo di ruoli) raccoglie dentro di sè la summa di tutti i mali ed i limiti della società puritana.
Estremamente fragile, complessato ed oscurato dalla fama del padre il primo, sadico e perverso il secondo nessuno dei due può dare la risposta giusta per la crisi che sta distruggendo la comunità.

E la cosa è resa ancora più grave dal fatto che Increase, se non fosse troppo schiavo dalle proprie convinzioni sarebbe anche l'unico uomo ad avere le conoscenze e le capacità per poter contrastare la congiura stregonesca.
Increase Mather si rivela quindi un vero e proprio monumento alla presunzione e alla stupidità umana.
Non è l'unico, non è nemmeno il peggiore però di sicuro si rivela il più pericoloso.
Ed assieme al figlio è anche il meno credibile.

-THE "REAL" SALEM: QUELLO CHE AVVENNE DAVVERO.

Ho voluto lasciare per ultimi i due  Mather, dal momento che sono le caratterizzazioni che hanno creato più più problemi allo storico che è in me .
Prima di andare avanti però è necessario che io compia una doverosa premessa. Premessa che nasce anche sulla base dei commenti e di alcune domande in calce al mio precedente post su Salem  sulla corrispondenza tra la fiction televisiva e gli eventi storici. 

Cioè quanto di quello narrato nella serie corrisponde alla realtà storica?La cosa è in effetti abbastanza complicata.
La serie infatti sfrutta a piene mani gli eventi di quello che è a tutti gli effetti il più famoso processo per Stregoneria di tutti i tempi. Non solo gli storici e i ricercatori, gli appassionati di horror ma perfino le persone più disinformate conoscono qualcosa di quelle vicende. 
Perlomeno tutti conoscono il nome del villaggio di Salem ed il suo legame con una certa fase del passato.
Oggi, la maggior parte degli avvenimenti sono stati ricostruiti, permangono però diversi lati bui.
L'anno in cui tutto avviene è il 1692. La cosa dura anzi pochissimi mesi: ad aprile di quell'anno comincia la caccia  e a novembre tutto è già finito; le colonie inglesi del New England, isolate le une dalle altre, quasi isole nel mare del territorio indiano, minacciate dalle continue invasioni francesi, guidate al loro interno da gruppi dirigenti (puritani ma non solo) miopi, bigotti e fanatici vivono in una continuo atmosfera di paura.


Non certo bei luoghi dove vivere.
Nel clima di paura e sospetto imposto dall'elitè puritana partirono tutta una serie di denunce, di accuse di stregoneria.
Gli accusati- oggi si è ricostruito anche questo-sono individui totalmente innocenti vittime di invidie, ignoranza, vendette private.
I processi sono molteplici, il fuoco della persecuzione dilaga espandendosi per città e villaggi finendo per lambire la stessa Boston

La cosa sfugge rapidamente di mano, al punto che che sul finire dell'anno è lo stesso governatore del Massachussetts- spinto dalle proteste di alcuni  filosofi e diversi membri della colonia più illuminati rimasti scioccati dalla violenza dei processi e delle torture - a chiudere d'imperio i Tribunali Speciali e a liberare tutti i prigionieri ancora in vita.
Alla fine, nel solo villaggio di Salem a tutto il novembre 1692 risultano  i nomi di oltre 200 persone accusate di stregoneria, di cui almeno 150 imprigionate e torturate.
I morti?
I numeri dei condannati a morte, le fredde cifre raccontano di almeno 19 ( secondo altre fonti 22) persone tra uomini e donne giustiziati al termine del processo.

Naturalmente, quello che è totalmente inventato di sana pianta dallo show è l'esistenza di un reale gruppo di maghe ed anche il loro complotto per sacrificare vittime innocenti al demonio. La serie ricorda comunque l'innocenza di quei condannati, i loro nomi e spesso e volentieri ripresenta anche le forme di tortura e  di esecuzione delle vittime ( un esempio lampante è la sevizia delle pietre a Giles Corey, storicamente avvenuta e ripresa passo passo nel primo episodio).

Per il resto è davvero esistita una donna a Salem chiamata Mary Sibley. La  vera Mary Sibley fu una delle maggiorenti del villaggio di Salem che suggerì agli inquisitori vari e creativi metodi per individuare le streghe nascoste, a suo dire, all'interno della comunità. Così come è davvero vissuta anche una Tituba, la schiava - forse africana, forse indiana- che accusò alcune donne innocenti sostenendo di avere insegnato loro la pratica della magia nera. Come risultato la schiava ebbe salva la vita mentre le persone da lei accusate finirono al rogo. E' davvero esistito perfino un John Alden che, nella realtà, fu uno dei sopravvissuti del processo.
 Per finire  non ci resta che tornare ancora una volta su Cotton ed Increase Mather.


Il vero Cotton Mather.
Solo che l' Increase Mather della realtà fu una persona molto diversa da quella che viene presentata nella serie. Il vero Increase Mather, infatti fu uno dei filosofi e degli scrittori più rispettati del suo tempo, anche per la sua apertura mentale. Basti dire che fu una di quelle persone che cercarono di mitigare la crudeltà dei processi e delle punizioni, fu anche uno di coloro che cercarono di convincere il governatore ad intervenire per far cessare la persecuzione (pur difendendo il figlio coinvolto nei Tribunali Speciali cosa che ne rovinò la reputazione nel corso degli anni finali della sua vita)
Più contraddittoria e complessa la figura del figlio Cotton. Anche lui molto diverso da come viene presentato nello Show ( una delle poche cose vere, ma molto esagerata è il controverso rapporto tra lui e suo padre) che se da un lato cercò di mitigare alcune pene e cercò di far salvare quante più persone possibili tra gli  accusati ebbe però il demerito di riaprire alcuni processi già chiusi mantenendo vivo il clima di paura nel New England.
La conseguenza di questa sua scelta fu la morte alcune persone che in origine erano state dichiarate innocenti

Questi alcuni dati di base, piccole informazioni, un anticipo in attesa di un dossier che intendo presto dedicare ai Processi di Salem 


Invece questo è il ritratto del
vero Increase Mather.
In definitiva, che giudizio possiamo dare a questa prima stagione di Salema questi primi 13 episodi?
Salem è indubbiamente una serie ben fatta, ben strutturata, un prodotto che non annoia e che concede dei buoni momenti televisivi agli appassionati del perturbante. Di certo non adatta a tutti a causa dell' alto tasso di gore presente in alcune scene e con alcune debolezze storiche.
Comunque una buona ricostruzione di una discesa verso gli inferi di una intera cittadina. 
Una discesa verso gli inferi causata dalla paura dell' ignoto, un confronto tra due forme  diverse di Malvagità, in cui ognuno degli attori in campo si scopre artefice e tassello della stessa Malvagità.
E in cui l'unica forma di soluzione tollerata, l'unica forma di catarsi permessa è quella della ribellione e della rinascita nel colore rosso del sangue.

INTERVISTA CON SILVIO SOSIO DELLE EDIZIONI DELOS.

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Da oggi fino a quasi tutto il mese di marzo Nocturnia dedicherà quasi tutti i suoi interventi al mondo del fantastico italiano (principalmente sulla fantascienza - settore di cui da noi si è sempre detto tutto ed il contrario di tutto-  ma con qualche sporadico intervento anche per quanto riguarda fantasy ed horror). Mi sembrava non solo interessante ma anche giusto cominciare con Silvio Sosio (conosciuto in rete anche come S*) nella sua duplice veste di appassionato e di editore.
In particolare voglio soffermarmi un attimo sul secondo ambito, quello di editore.  Nel 1994 il nostro crea assieme  a Luigi Pachì la rivista online Delos Science Fiction, di cui ne è anche curatore editoriale a lungo, anche se oggi  continua a mantenerne il ruolo di direttore responsabile. Nel 1996 invece è stato fondatore del sitoFantascienza.com. Un altro anno importante è il 2003, quando Sosio ( assieme a Luigi Pachì e a  Franco Forte ), costituisce Delos Books, che lavora come associazione culturale e casa editrice, pubblicando così diversi testi di  fantascienza, fantasy ed horror. E che tra le altre cose pubblica quella Robot di cui parlo spesso
Ringrazio Silvio Sosio, per la sua gentilezza e per essersi prestato al fuoco di fila delle mie domande.
Il risultato della nostra chiacchierata lo state per leggere adesso.
Spero che sia di vostro gradimento!

Nick:  Bene Silvio, è un piacere averti ospite di Nocturnia. Se sei d'accordo vorrei dividere l'intervista in due versanti diversi:vorrei partire con il Silvio Sosio appassionato e poi finire con il Sosio editore. Cominciamo con l' appassionato. Mi piacerebbe sapere quando è nata in te l' amore per la narrativa fantastica e perché?

Silvio Sosio (S*) : Ciao Nicola, grazie per l’ospitalità. I miei primi contatti con la fantascienza risalgono davvero alla notte dei tempi, avevo credo otto anni quando ho letto per la prima volta Cronache marziane di Bradbury, seguito poi dal ciclo della Fondazione. Poi mi capitò di leggere la Storia della fantascienza di Jacques Sadoul, un libro fondamentale non solo perché fornisce una mappa dei migliori autori e testi del genere ma perché è capace di stimolare in modo incredibile quel “senso” particolare che noi fantascientifici condividiamo, il senso del meraviglioso.





Nick:  Quali sono gli autori che ti hanno più colpito come lettore?

S* :  Isaac Asimov è stato senz’altro l’autore che mi ha introdotto al genere. Ancora oggi lo considero una delle migliori sintesi del genere fantascienza. Più avanti ho amato molto anche autori ai confini del genere, come Jack Vance o Kurt Vonnegut. Oggi in qualità di curatore di riviste e di collane ho la possibilità di trasformare le mie preferenze in pubblicazioni, quindi sono sotto gli occhi di tutti: Nancy Kress, Robert Sawyer, Paul Di Filippo, Charles Stross, Aliette de Bodard.

Nick:  Quando poi ti è capitato di incontrare e di conoscere personalmente (magari in veste di professionista, giornalista o editore) alcuni degli scrittori che avevi conosciuto da appassionato. A livello umano quali sono state le maggiori sorprese? (sia in senso positivo che negativo)

S*:  Quelle in senso negativo non le dico. Ma sono state comunque rare; una cosa che si scopre con piacere è che gli scrittori americani o britannici sono spesso molto più disponibili o alla mano degli autori europei. Alcune persone sono davvero squisite, come Kathryn Rusch, o Sawyer, Di Filippo, Tanya Huff, Mike Resnick. O anche superstar come Neil Gaiman.

Una delle sorprese più positive, se vogliamo, è stata quella di Harlan Ellison. Che ha una fama di piantagrane, pronto a fare causa a chiunque; ma è uno degli autori che ho adottato e gli ho chiesto un racconto. Nell’occasione è stato gentilissimo, e anzi volle lasciarmi un suo pensiero per Vittorio Curtoni, che all’epoca era scomparso da poco e che lui ricordava bene.

Paul Di Filippo e Silvio Sosio.
Nick: Il momento in cui hai scoperto l'esistenza di un mondo fatto di altri appassionati come te?

S*: Quando ero ragazzo non c’era internet, ma c’era il bollettino dell’Editrice Nord, il Cosmo Informatore, che pubblicava regolarmente notizie sulle attività degli appassionati. Nel 1980 andai alla mia prima convention, l’Eurocon di Stresa, ma non conoscevo nessuno. Poi nel 1981 venni a sapere di questo club di appassionati costituitosi a Milano, il club City, mi iscrissi e lì fu davvero l’inizio di molte cose.

Nick: Veniamo adesso al "Sosio professionista del settore". La trasformazione comincia con la fanzine "La Spada Spezzata" negli anni 80s e poi con la fondazione assieme a Luigi Pachì della rivista online "Delos Science Fiction" nel 1994. Ormai da tutti sei identificato come "l'uomo della Delos", che nel frattempo si è trasformata in vera e propria casa editrice. Che bilancio tracci di questi anni di esperienza? C'è qualche cosa che oggi non ripeteresti? E cosa invece ti ha dato maggiore soddisfazione?

S*:  È stata una bella cavalcata… a parte un breve periodo di allontanamento, sono più di trent’ anni di attività fantascientifica. Abbiamo fatto infinite cose e anche molti errori, ma sempre in buona fede. Abbiamo esplorato tante strade, spesso in anticipo sui tempi, come con la prima rivista online e i primi ebook, pubblicati già nel 1996.

Ci sono molte cose che non rifarei col senno di poi - per esempio l’esperienza della Solid, la prima casa editrice fondata nel 2001 lasciando troppe responsabilità a un amministratore che non fu capace di onorarle - ma d’altra parte anche gli errori servono per imparare, no?

Io ho sempre detto che la cosa più difficile è tenere duro e andare avanti. Le cose che mi danno più soddisfazione sono aver pubblicato ben 170 numeri di Delos Science Fiction, di uscire tutti i giorni con una nuova edizione di Fantascienza.com da più di quindici anni, di aver pubblicato 33 numeri di Robot. Per non parlare dei circa quaranta ebook che pubblichiamo ogni mese con Delos Digital ormai da oltre un anno.


Nick:  La "Delos" ha ormai al suo attivo diverse pubblicazioni interessanti, cito ad esempio la rivista "Robot", la "Collana Odissea fantascienza" e "Odissea Zombie" Quali sono le collane che vendono di più e quali i singoli volumi che potete considerare come i più venduti?

S*:  I nostri libri più venduti sono di gran lunga quelli della serie di Sookie Stackhousedi Charlaine Harris. Dopo di essi credo ci sia Il Prontuario dello Scrittore di Franco Forte. I libri di fantascienza più venduti sono Gli Esiliati di Ragnarok di Tom Godwin e la Trilogia Steampunk di Paul Di Filippo. Tra gli italiani credo Mondo9 di Dario Tonani e Nessun Uomo è Mio Fratello di Clelia Farris.


Robot ha un andamento incredibilmente stabile; viceversa, come sai, il mercato librario e in particolare la fantascienza sono crollati negli ultimi anni. All’inizio gli Odissea Fantascienza vendevano quasi tremila copie, con gli ultimi volumi eravamo scesi sulle seicento copie. Ora abbiamo fatto una lunga pausa sui libri stampati, probabilmente nel 2015 riprenderemo con qualche uscita, più che altro di fantascienza.

Nick:  Sin dal 1993 sei stato uno dei primi a tentare di diffondere la fantascienza (ma anche la narrativa fantastica in generale) in rete. Com'è cambiata in questi anni la percezione dei lettori verso la lettura in digitale? E quali vantaggi porta l'editoria in digitale rispetto a quella tradizionale?

S*:  Ricordo quando, nel 1995 mi pare, io e Luigi Pachi abbiamo tenuto una conferenza a una convention di fantascienza sulla sf in rete. Potrei fare l’elenco delle persone presenti nel pubblico: non erano più di cinque o sei. Un paio d’anni dopo Fantascienza.com era di gran lunga la testata di fantascienza più letta in Italia (lo è tuttora, direi). Ormai la gente comunica quasi solo via internet, anche se negli ultimi anni Facebook si è appropriato di quasi tutta l’attività sociale, spogliandone i forum e i blog.

Nel frattempo sono arrivati gli ebook: noi siamo stati tra i primi in questo settore, che piano piano anche in Italia sta cominciando a fare numeri interessanti. C’è stato un lungo periodo in cui ogni volta che dicevi “ebook” scattava in automatico la risposta “ah io ho bisogno di sentire l’odore della carta”. Ora accade più di rado, e d’altra parte comincia a esserci una sostanziosa produzione solo in digitale, quindi anche i più reticenti stanno cominciando a leggere in entrambi i modi.

La fantascienza ha sempre goduto di una base di collezionisti sui quali contare quando si pubblicava qualunque libro cartaceo. Con gli ebook questo non funziona. Eppure, a quanto sembra, tra i lettori di ebook la percentuale di persone interessata alla fantascienza è maggiore che non tra i lettori normali. Un buon segno per il futuro del genere?

Silvio Sosio e Robert J. Sawyer.

Nick:  Invece quali sono i maggiori limiti dell'editoria digitale rispetto a quella tradizionale? Ti faccio tutte queste domande perché recentemente sul numero 71 di Robot hai annunciato di voler lentamente ridurre le pubblicazioni in cartaceo a vantaggio del digitale

S*:  Dunque, i limiti dell’editoria digitale sono molti. Per esempio, non puoi usare i libri digitali per regolare la gamba di un tavolo che traballa, per schiacciare le mosche, per tirarli in testa a una persona che dice che la fantascienza è un genere infantile. Inoltre come ben sanno i fan della carta c’è tutta una aromatologia della carta che viene a mancare.

Chi usa i libri per leggerli invece tendenzialmente li apprezza. Gli ebook non ti costringono a uscire di casa per far loro posto, non ti spezzano la schiena quando ti porti le letture in vacanza, ti permettono di ingrandire il carattere per leggere comodamente anche se sei presbite, eccetera.

Da un punto di vista editoriale certo, vendono ancora un po’ meno dei libri. Anche se in realtà hanno un ciclo di vita molto diverso: il libro vende tutto nei primi due mesi, poi sparisce; l’ebook parte piano ma continua a vendere. Per esempio del nostro libro Gli Esiliati di Ragnarok abbiamo venduto più ebook che copie stampate.

Certo, il libro stampato è un disastro. È difficile vendere le copie e anche quando le hai vendute non sai mai se resteranno tali, per il perverso meccanismo delle rese. Hai costi di magazzino, devi strozzarti con gli sconti sempre più elevati imposti dalle grandi catene di librerie, costi logistici di spedizione, eccetera. È un mondo affascinante, ma anche difficile.

Nick:  Sempre nell'editoriale del numero 71 di Robot hai chiamato in causa i lettori (definiamola come una sorta "di chiamata alle armi" ) come aiuto contro la cris.i Dal mio l punto di vista di lettore vorrei dire la mia: personalmente mi piacerebbe poter sostenere di più il settore ma sono in cassa integrazione (non certo per colpa mia ma a causa del proprietario dell'azienda che si è mangiato tutto con la squadra di calcio ) di conseguenza mi tocca limitare le mie scelte ed i miei acquisti. Come me credo ci siano tanti lettori. Inoltre quando cerco di ordinare un libro se non lo trovo in libreria non sono certo aiutato dalla burocrazia, l'IVA, i disservizi postali e altro.

Allora, quindi la mia domanda è: come si potrebbe uscire dalla empasse del settore ? O se non altro per invertire la tendenza?

S*:  Dubito che l’ IVA possa causarti problemi, i libri non vengono fatturati al cliente finale, che l’ IVA non la vede nemmeno. Noi vendiamo libri online da oltre dieci anni e la percentuale di libri persi è minima (e in ogni caso sempre a carico nostro, perché rispediamo quello che non arriva).

Per quanto possa dispiacere, perché tutti amiamo le librerie, bisogna rendersi conto che chi è interessato a libri di nicchia non può più pensare di comprarli in un negozio. Acquistare online è più conveniente e la disponibilità delle librerie online non può essere eguagliata nemmeno dalle librerie più grandi.

Sento spesso lettori di fantascienza lamentarsi dell’assenza di nuove uscite, ma la realtà è che per pubblicare un libro è necessario un numero minimo di acquirenti. I libri costano, devono essere tradotti, ci sono da pagare anticipi agli autori. Se i lettori di fantascienza spendono i loro soldi solo in Urania usati sulle bancarelle (per tacere di quelli che gli ebook se li procurano solo paritari) è evidente che la macchina non gira.

Siccome i lettori di fantascienza sono ormai piuttosto pochi, occorre rendersi conto che i lettori hanno una responsabilità nei confronti della sopravvivenza dell’editoria in questo settore.


Nick: Ecco, vorrei  soffermarmi ancora un attimo sull'argomento IVA. Fino a poco tempo fa esisteva una differenza di tassazione tra il libro cartaceo (che era al 4%) ed il digitale ( posta al 22%). Adesso da pochi mesi questa disparità è stata cancellata ed entrambi i supporti sono stati portati al 4%. Sarebbe interessante conoscere l' opinione di un editore in proposito.

Silvio Sosio: I libri godono di un regime fiscale agevolato; si è portati a pensare che questo sia stato fatto per promuovere la cultura, ma in realtà il motivo va cercato nella "curiosissimo" - dove per curiosissimo intendo allucinante... - modo in cui vengono venduti i libri: l'editore vende il libro alla libreria, la libreria lo paga, lo tiene un po' lì, se non lo vende lo restituisce all'editore che rende i soldi. In sostanza un editore non sa mai quanti libri ha venduto: può essere convinto che un libro vada benissimo perché le librerie ne comprano tante copie, al punto magari da esaurirlo e farne una ristampa; poi le librerie non vendono e rimandano indietro tutto. Non c'è da stupirsi se tanti editori poi vanno a gambe all'aria. È comprensibile comunque che questo meccanismo con un'aliquota IVA normale sarebbe ancora più difficile da gestire.
Gli ebook non hanno questi problemi. Tuttavia, negli anni l'aliquota IVA è stata estesa ad altri settori che funzionano in modo del tutto diverso, come i periodici o i fumetti. È diventata quindi una vera e propria imposta ridotta per motivi culturali. A questo punto era corretto che anche gli ebook ne usufruissero.

Nick:  Fantascienza in Italia e Fantascienza italiana, due rapporti non sempre idilliaci: secondo te perché?

S*:  La fantascienza è un genere nato e prosperato in USA e Gran Bretagna, questo è evidente. Tuttavia, mentre in altri paesi si è cercato di incoraggiare gli autori locali, in Italia è avvenuto il contrario. Sarò esplicito: la colpa di questo ritardo è di Fruttero e Lucentini, che hanno diretto Urania nel periodo d’oro della fantascienza in Italia scoraggiando sistematicamente e programmaticamente gli autori italiani. Che hanno trovato qualche spazio altrove, spesso dimostrando le loro qualità, ma tagliati fuori dalla principale vetrina del genere. Quando è finita l’era F&L ed nato il Premio Urania le cose hanno cominciato a cambiare. Purtroppo ormai gli anni d’oro sono finiti.

Nick:  Recentemente sono venuti a mancare molte persone fondamentali per il nostro settore, faccio fatica perfino a citarli tutti, ne ricorderò alcuni: Vittorio Curtoni; Riccardo Valla; Gianfranco Viviani; Lino Aldani; Inisero Cremaschi; E. Vegetti; Frederik Pohl; Giuseppe Pederiali . Mi rendo conto che parlare di ognuno di loro non sarebbe possibile, ti quindi andrebbe di tracciare un ricordo di alcune di queste persone, diciamo di quelle che hai conosciuto meglio?



S*:  Vegetti, Curtoni e Viviani per me sono stati importantissimi, dei mentori dai quali ho imparato moltissimo. Vegetti ha tenuto assieme il fandom in un’epoca molto travagliata, era una persona di grande onestà intellettuale e un grande senso delle istituzioni, che lui applicava alla World SF e al Premio Italia; se i nostri politici si applicassero con la stessa serietà alla gestione della cosa pubblica l’Italia sarebbe un paese molto migliore. Curtoni con la sua Robot è stata di ispirazione per me (come per molti altri fanzinari) fin dai tempi della Spada Spezzata; si può dire che negli anni ho sempre teso a replicare Robot, finché non sono arrivato a fare, proprio con lui, Robot stessa. Aveva una grandissima umanità. Gianfranco Viviani mi ha insegnato il mestiere di editore: quasi tutto quello che so l’ho imparato da lui. Era uno straordinario artigiano, uno al quale piaceva il mestiere di editore dalla A alla Z, uno sempre pronto a darsi da fare, anche a costo di mettersi a spostare scatole. Cremaschi non l’ho mai conosciuto, Aldani e Pederiali purtroppo solo di sfuggita. Valla era un piacere chiacchierarci insieme, un caleidoscopio intellettuale. Frederik Pohl per me era l’incarnazione della fantascienza: fan, scrittore, editore, curatore, agente. Sapeva l’italiano e ogni tanto rispondeva alle mie email con frasi nella nostra lingua. Amichevole e disponibile in modo incredibile.

Nick:  Quali sono i romanzi e gli autori italiani e stranieri che in questi ultimi anni hanno convinto sia il Sosio lettore che il Sosio editore?

S*:  Be’, tutte le cose che pubblico mi hanno convinto, altrimenti non le avrei pubblicate… Sono particolarmente contendo gli autori italiani che abbiamo pubblicato negli ultimi anni, come Dario Tonani, Francesco Verso e Davide Del Popolo Riolo, come pure del romanzo breve di Clelia FarrisLa Madonna delle Rocce.

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Silvio Sosio e dalla Delos nel prossimo futuro?

S*:  I fronti sono come sempre molti. Personalmente sto lavorando ai restyling dei siti web (Fantascienza.com, Fantasymagazine eccetera), a un rilancio della collana Odissea Fantascienza (anche stampata) e a un’espansione delle attività di Delos Digital. Ci sono molte idee, vediamo cosa ne verrà fuori!

Nick: Bene, Silvio è tutto, ti ringrazio per esserti sobbarcato questa lunga intervista. Nel salutarti ti rivolgo l'ormai classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?



S*:  Hai fatto un’intervista molto esaustiva e completa; un argomento aggiuntivo su cui avrei detto qualcosa volentieri sono le varie saghe di fantascienza che abbiamo pubblicato nelle nostre collane Delos Digital, come Mechardionica, Tecnomante, Red Psychedelia, I Necronauti, Chew-9, La Guerra di Ain, o le due steampunk che sono in attività e che proporranno ancora bellissimi episodi nei prossimi mesi, Trainville di Alain Voudì e Il Circolo dell’Arca di Roberto Guarnieri. Costano poco e sono serie ben scritte e decisamente divertenti: dategli una possibilità, non ve ne pentirete.
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