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LO STRANO CASO DEL MOSTRO DI PIAZZA SAVOIA. - Terza Parte.

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 Le parti precedenti del dossier sono uscite QUIe QUI.

Attenzione: immagini e contenuti di questo post potrebbero offendere la sensibilità di alcuni lettori.

 "La casa nasconde ma non ruba". 

Vecchio Proverbio Italiano.

" Gli uomini di norma si preoccupano più di quello che non possono vedere piuttosto che di quello che possono vedere"

Giulio Cesare. 

Il ritrovamente del cadavere della piccola Veronica Zucca trasforma radicalmente ed in peggio il prosieguo di questa storia. L'unica cosa che si sa di sicuro è che in città circola ancora del tutto indisturbato un assassino..

 Però si sa come vanno le cose, ognuno ha una sua quotidianità da affrontare, perfino la madre più preoccupata ha da risolvere le sue sfide quotidiane per vivere o per sopravvivere.

 E chiunque di noi sa bene che la quotidianità vince sempre su tutto il resto.

Così per la seconda volta lentamente ci si dimentica della vicenda. 

E per qualche mese questo atteggiamento sembra perfino funzionare.

Ma nel maggio del 1903 la sicurezza s'infrange. In quei giorni di primavera i bambini riprendono a giocare dopo un inverno che, come tutti gli inverni quelli rigidi e perfino quelli meno rigidi, li ha costretti in casa.

Teresina Demaria ( o Demarca secondo altre fonti) è una di questi bambini, Teresina ha appena cinque anni, la stessa età che aveva la ormai defunta Veronica. La picocla è figlia di un operaio gasista, una famiglia come si usa dire modesta ma dignitosa. Famiglia che abita neanche a farlo apposta in uno degli appartamenti di Palazzo Paesana. Si organizzano immediatamente le ricerche.

Ma almeno inizialmente senza alcun risultato. 

IL BUIO PRIMA DELL'ALBA.

Consentitemi adesso di effettuare una piccola deviazione. In ogni umana vicenda, perfino in quelle peggiori arriva sempre un momento o una persona che compie o dice quel qualcosa che è in grado di dare una svolta agli eventi. Svolte molto spesso risolutive.

Anche in questo caso.

 Nello specifico la svolta arriva grazie ad un uomo innamorato del suo lavoro, l'anonimo portinaio di Palazzo Paesana di Saluzzo conosce molto bene l'edificio e i suoi abitanti, i loro movimenti, gli amori, le passioni e perfino le loro stranezze. Mentre tutti cercano ovunque al portinaio vengono contemporanemente un dubbio e una idea.

L'uomo si chiede perché non provare a cercare la seconda bambina appena scomparsa negli stessi locali dove è stata trovata la prima.

E dopo esserselo chiesto si mette in prima persona alla ricerca.
 Il portinaio senza nome scende una prima volta negli scantinati, in questa iniziale esplorazione però l'uomo ha poco tempo a disposizione perché pressato dalle sue incombenze quotidianee dai lavori che deve compiere nel palazzo deve abbandonare quasi subito senza trovare niente.

Però, però ed è questo che rende così insostituibile l'animo umano una volta terminato il suo lavoro il portiere non riesce a prendere sonno, l'uomo semplicemente non si dà pace, i dubbi continuano ad attanagliargli l'animo. 

Così ancora più semplicemente decide di riprendere la ricerca, scende di nuovo nelle cantine e si rdirige verso l'Infernòt dove era stato ritrovato il cadavere di Veronica Zucca. Stavolta con pieno successo.

Seminascosta da una pila di cuscini il portiere rinviene il corpicino insanguinato di Teresina Demaria ( o Demarca). Salvandole così la vita.

La bambina ha ricevuto almeno tre coltellate, è debilitata, in pessime condizioni ma è ancora in vita. 

E contrariamente alle previsione di molti la piccola riesce a riprendersi. 

Sarà sempre l'anonimo portinaio ad individuare l'assassino.

LA FINE DEI GIOCHI.

Parlando con i gendarmi il portiere racconta una storia interessante, ricorda che nei giorni della scomparsa di Teresina un addetto alla raccolta della spazzatura gli aveva chiesto le chiavi delle cantine per effettuarvi delle operazioni di pulizia.

Fa anche un nome, quello di Giovanni Gioli un ragazzo di appena ventitre \ ventiquattro anni, un giovane considerato da tutti un pò toccato, "ebete" come si usava dire in quel tempo. La stessa madre si dice lo consideri "un pò toccato, perfino scemo".

La bambina sopravvissuta interrogata da medici e gendarmi non fa che confermare: è stato Gioli a rapirla e a pugnalarla, salvo poi scappare a causa dei rumori fatti dai soccorritori.

Possibile che sia davvero lui il "Mostro"?

 "ME L'HA FATTO FARE UN FANTASMA".

 Quello che conta è che una volta arrestato Gioli ammette di essere stato lui a rapire le due bambine uccidendone una.

Ma non solo.

Un ritratto dell'epoca di Giovanni Gioli
 

Vero e proprio fiume in piena Gioli ammette davanti agli investigatori di aver aggredito almeno altre tre bambine prima di Veronica Zucca, senza però averne mai ammazzata nessuna, quando gli chiedono il motivo di queste sue azioni la risposta è inquietante: "Da un po’ di tempo facevo brutti sogni. Vedevo acqua, tanta acqua e un’ombra. Un fantasma mi correva dietro e mi faceva paura. Scappavo ma è come se non riuscissi a muovermi. Una notte sono anche caduto dal letto" 

Molti tra gli esponenti delle forze dell'ordine non riescono a trattenere un brivido. 

E qualcuno tra loro non può fare a meno di ricordare i tanti e presunti legami della città con il soprannaturale.
Sia come sia Giovanni Gioli è una persona profondamente disturbata, un individuo con una grave patologia mentale, di quelli che forse sarebbero dovuti essere seguiti meglio.  Ma siamo nel 1903 e questi concetti e pratiche non sono ancora entrati nell'uso comune.

Quando chiedono a Gioli come mai non abbia terminato il suo lavoro con Teresina Demarca la risposta dell'accusato risulta perfino più inquietante: "Il coltello non tagliava, serviva solo a bucare, allora l’ho messa nel cassone che era ancora viva".

IL MOSTRO DI VIA DELLA CONSOLATA.

Nel mese di febbraio dell'anno domini 1904 comincia un decisorio processo,durante l'assise il comportamento di Giovanni Gioli si rivela sempre più incoerente, gli atteggiamenti sono quelli di uno psicopatico, a volte sembra voler sfidare la corte. Il giovanissimo accusato interrompe in continuazione le sessioni con fragorose risate,  a volte emette delle improvvise urla e negli intermezzi dell sessioni quasi incosapevole di quanto avviene vicino a lui sbocconcella imperterrito pezzi di pane raffermo.

Di peggio fa solo il pubblico presente in aula, il popolino rumoreggia, chiede a gran voce la pena di morte, alcuni cercano di ragigungere la gabbia dell'imputato. Più di una volta la corte giudicante è costretta a sospendere le sedute o a far sgombrare l'aula.

Nonostante tutte le varie difficoltà il processo va avanti. 

All'imputato viene negata l'attenuante dell'infermità mentale per tutti i crimini, rilasciandosi l'opzione solo per l'omicidio di Veronica Zucca, alla fine la condanna sarà -a suo modo-salomonica: non la pena di morte, non l'ergastolo ma una condanna a venticinque anni e due mesi di prigione, più altri tre anni di sorveglianza speciale.

Quando gli comunicano la condanna, Gioli non fa una piega, ha tempo per un'altra dichiarazione folle e spiazzante, il ragazzo ridendo dice ai giudici che, tanto quando uscirà avrà al massimo 48 anni, sarà ancora giovane ed in grado di fare tante cose.

Le "Nuove", le storiche carceri di Torino
  

In molti la leggono come una minaccia, altri come l'ennesimo segnale di follia.

Il sorriso di Giovanni Gioli però si spegne quasi immediatamente, una volta portato fuori dall'aula il condannato il giovane assassino trova ad attenderlo una folla inferocita pronta a linciarlo. Le forze dell'ordine faticheranno non poco per salvare la vita del condannato e per iuscire finalmente a farlo entrare all'interno del carro che lo porterà all'interno delle Carceri "Nuove", le prigioni di Torino.

In quel momento forse per la prima volta Giovanni Gioli si rende conto della portata del crimine che ha compiuto e forse, sempre forse, comprende che non gli basterà tutta una vita per espiare.

Forse.

Mi piacerebbe tanto poterlo credere.

Da quel giorno cessano una volta del tutto le sparizioni a Via della Consolata. Passeranno anni però prima che i genitori di quella zona possano ritornare a sentirsi sicuri.

EPILOGHI.

Alfredo Conti il primo accusato dei delitti riuscì a rifarsi una vita abbastanza agevolmente nonostante che sopra la sua testa continuassero ad aleggiare voci e sospetti, non andò altrettanto bene a CarloTosetti, qualcosa si spezzò dentro di lui, l'esperienza della prigione, delle accuse infamanti fecero si che il vecchio cocchiere non riuscisse più a riprendersi. Non tornò mai più al alvoro, morì solo, povero e dimenticato.

In quanto al vero colpevole, al "Mostro di Via della Consolata", beh quì, circola una certa scuola di pensiero, alcune ricostruzioni infatti sostengono che Giovanni Gioli scontò tranquillamente la sua condanna ed una volta uscito di prigione non fece mai più parlare di lui scomparendo nell'anonimato come se nulla fosse. Un pò come quel fantasma che diceva lo tormentasse. 

In realtà i Gioli morì in prigione nel corso dell'ottavo anno della sua detenzione. 

Scegliete voi a quale delle due versioni preferite credere. 

 Le Carceri "Nuove" hanno cessato di essere un carcere sostutite progressivamente dal nuovo carcere delle Vallette, di recente sono state restaurate ed in alcuni locali è stato allestito un Museo.

Piazza Paesana ha cambiato nome, oggi è conosciuta come Piazza Savoia, ora come allora è considerata come una delle zone più caratteristiche della città

C'è ancora l'obelisco  edificato a cavallo tra il il 1850 ed il 1853 sotto il quale si racconta (ed è vero)  sia stata nascosta una "scatola del tempo", una piccola cassettina che contiene un paio di numeri del quotidiano La Gazzetta del Popolo, il giornale che sponsorizzò la costruzione del monumento ed alcune monete, più alcune specialità locali: una bottiglia di Barbera, un chilo di riso e gli onnipresenti grissini.

Anche questo fa parte della storia cittadina. 

Ed ovviamente c'è ancora il Palazzo Saluzzo Paesana. Forse non troppo desideroso di rievocare questa parte del suo passato.

Ma la Storia è questo, una concatenazione di eventi certamente ma alla fine il racconto delle vit edi esseri umani, gente che come noi ha vissuto, amato, sofferto e che alle volte ha lasciato il suo segno negli eventi.

Sono le scelte che compiamo o che non compiamo ciò che fa la differenza.

" Qualcuno deve contribuire a creare le antiche leggende"

Charles M. Schulz.

FINE. 


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