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IL CINEMA ITALIANO CHE NON TI ASPETTI #2: CENERENTOLA E IL SIGNOR BONAVENTURA (1941). - Seconda Parte.

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La prima parte è uscita QUI.

Mentre gli eserciti di tutto il mondo marciavano in maniera compatta verso l'abisso nel nostro paese si provava a far finta di niente concedendo degli scampoli di momenti spensierati alla popolazione. Il Cinema-come abbiamo visto nella precedente puntata- faceva la sua parte proponendo tutta una serie di pellicole dedicate decisamente alle fsmiglie e agli spettatori più piccoli.

Logicamente essendo in regime di autarchia da più parti si cercava di puntare sull'orgoglio patrio e sulle creazioni autoctone, spesso si trattava di mere operazioni di propaganda, altre volte la cosa nasceva in assoluta buona fede con gli artisti spinti solo dal desiderio di realizzare qualcosa di bello e di particolare. Quasi certamente questo Cenerentola e il Signor Bonaventura fa parte di questo secondo tipo di produzioni. Dopo averlo creato per i fumetti  Sergio Tofano aveva più volte portato più volte a teatro il suo fortunato personaggio, per l'autore era arrivato quindi il momento di trasportarlo anche sul grande schermo.
 Ma quella pellicola rappresentava anche il debutto dell'artista romano come regista cinematografico, di conseguenza, Sto non se la sentì di rischiare troppo e di assumersi troppoe responsabilità. 
Vestire i panni del suo personaggio avrebbe significato stare in scena dalla prima all'ultima inquadratura, cosa che gli avrebbe impedito di gestire bene sia l'attività registica sia quella recitativa.
Così nell'unica volta che il Signor Bonaventura apparve al Cinema non fu Tofano ad interpretarlo.



Sto doveva proprio conoscere per bene i suoi polli perché la scelta ricadde su un altro attore romano, un interprete che si dimostrò molto in sintonia con Sto e con il suostralunato universo letterario e cioè il bravissimo Paolo Stoppa. Anche Stoppa proveniva dal mondo del Teatro e-cosa peraltro non rara in quegli anni - aveva dato buone prove del suo talento specializzandosi sia nel repertorio brillante che in quello drammatico, inoltre la sua recitazione aggressiva e dai toni vibranti e cadenzati lo aveva presto reso un attore molto apprezzato anche in ambito cinematografico. A partire dal suo debutto avvenuto nel '32 l'uomo era diventato uno dei divi della cinematografia nostrana diventando così un nome molto richiesto nelle Commedie per il grande schermo. Tofano gli cedette ben volentieri i panni del suo Bonaventura preferendo ritagliarsi per sè un ruolo minore, quello di un dottore che di tanto in tanto entra in scena.

Tecnicamente parlando Cenerentola e il Signor Bonaventura è sia un incontro tra l'universo fumettistico del Signor Bonaventura e quello fiabesco di Cenerentola (con l'immissione di numerosi personaggi provenienti dai due mondi sia (e questa era l'intenzione di Sto) una specie di seguito delle vicende dell'ex sguattera ora diventata principessa.
Due parole sulla trama: la vicenda parte dal punto in cui si era conclusa la fiaba con Cenerentola e il Principe Azzurro ormai sposatisi e trasferiti in pompa magna dentro la Reggia. la ragazza però mal sopporta il rigido protocollo della Corte, tratta tutti con gentilezza ed affabilità e spesso aiuta i servitori compiendo con loro i più umili lavori (tra cui i servizi di cucina ) , questo "non apprezzamento" viene ricambiato dai regali suoceri che non accettano le origini borghesi della nuora. A complicare il tutto si mettono le due invidiosissime sorellastre della principessa che non perdono occasione per metterla in cattiva luce con la corte.

"Spiata" dopo "spiata", litigio dopo litigio la situazione s'incancrenisce sempre di più e Cenerentola è costretta ad allontanarsi, le maestranze si mettono in sciopero per protesta mentre il principe che, fino a quel momento era rimasto sullo sfondo, comincia a sentire la mancanza della sua pulzella.
La presenza di Orchi, streghe e della fata madrina completerà il quadro generale.
Questo è il punto in cui entra in scena il Signor Bonaventura che promette di ritrovare e riportare a casa la principessa.

Qui comincia anche l'incontro e la commistione tra i due universi narrativi.
Dai fumettti oltre a Bonaventura il buon Sto trasporta anche altri tre personaggi: l'onnipresente cane bassotto che aveva accompagnato il protagonista sin dalla prima avventura e due comprimari di peso. Il primo è sua la nemesi storica, il turpe Barbariccia, un invidiosissimo villain con la caratteristica faccia\ maschera in grado di cambiare colore in base ai sentimenti negativi provati, caratteristica questa che ovviamente non può venir mostrata all'interno di un film in b\n, discorso diverso per il secondo character: il Bellissimo Cecè era stata la bonaria parodia che Sergio Tofano aveva fatto del fenomeno dei Gagà, i giovani vanesi e modaioli ma sostanzialmente innocqui e di buona pasta che imperversavano nelle piazze delle maggiori città europee e statunitensi.



 Nei fumetti il Bellissimo Cecè era più che altro una scusa narrativa per permettere al protagonista di intervenire e di risolvere i guai dell'amico, il più delle volte in maniera del tutto casuale. Nel film invece assume la figura di spalla comica e di alleato del protagonista, una sorta di coppia scenica sul modello di quelle dei film brillanti creata per motivi di sceneggiatura.
Anche stavolta alcuni dei nomi che vi farò potrebbero non dirvi molto, però durante la fase tra gli anni '30s e l'inizio del decennio successivo facevano parte del gruppo degli attori più amati dal pubblico.
Tra quelli ancora oggi ricordati e che ebbero una lunga e fulgida carriera anche in tempi più vicini ai nostri, oltre a Sto potremmo ricordare anche il bravissimo Mario Pisu (il fratello di Raffaele, l'uomo che prima inventò il pupazzo Provolino e poi concluse la sua carriera come co-presentatore di Striscia la Notizia) che interpreta proprio il ruolo di Cecè. Cenerentola ha il volto e il fisico di Silvana Jachino, una di quelle attrici che erano abbonate a parti della eterna fidanzatina in attesa del sospirato matrimonio (volendone citare un ruolo tra tanti ancora una volta mi giunge in aiuto la cinematografia di Totò, infatti la Jachino interpretava la figlia di Totò in San Giovanni Decollato del 1940). Stessa cosa si potrebbe dire della sua controparte maschile, il Principe Azzurro interpretato da Roberto Villa (nessuna parentela col popolare cantante) uno dei "belli" del Cinema italiano dell'era dei Telefoni Bianchi, quasi sempre scelto per ruoli romantici o in film avventurosi finita la guerra Villa ebbe un ritorno di popolarità, partecipando ad alcuni programmi della nascente emittente di Stato, in particolare rivestì la figura del notaio nella celebre trasmissione L'Amico del Giaguaro. 
Entrambi sono morti all'inizio degli anni 2000.

I vari ruoli di contorno vennero affidati a numerosi validi caratteristi: Re e Regina hanno le facce di Guglielmo Barnabò e Mercedes Brignone, ma il vero interesse sta negli attori che recitano i ruoli da cattivi. La veterana Amelia Chellini è la strega, mentre Camillo Pilotto è l 'Orco.


La prima di norma proprio perchè dotata di fattezze da matrona ottocentesca portava in scena figure di buona nonna \zia\ parente adottiva -sempre per scomodare l'onnipresente Principe de Curtis la Chellini fu una delle due amorevoli zie di Totò ne l'Allegro Fantasma del 1941- se cito spesso il Principe della Risata in questa serie di post è per diversi motivi, quello più importante ai fini delle mie attuali ricostruzioni è che -a differenza di moltissimi altri- i film di Totò, a parte i primi due,sono ancora replicati molto spesso dalle varie emittenti e quindi è più facile fare un confronto o additare i vari attori.  La Chellini non vide mai la fine della guerra e nemmeno il cambiamento che avvenne in quel mondo cinematografico che amava tanto.
L'attrice morì nel 1944, aveva lavorato fino all'ultimo.
Il discorso si fa ancora più serio con Camillo Pilotto: l'uomo era stato uno dei araldi del Cinema Muto, con una carriera cominciata nel 1916, era stato poi uno dei protagonisti del primissimo film sonoro italiano (La Canzone dell'Amore risalente al 1930). 
Il Sonoro però non dovette portargli molto successo. 
Da quel momento in poi Pilotto lavorò comunque molto ma quasi esclusivamente in qualità di caratterista.



Sto utilizza una regia molto immaginifica, a volte si ha la sensazione che il regista muova i vari personaggi del film  quasi come fossero delle marionette, dei burattini non animati da una propria volontà, i toni, la vocalità degli attori, la loro gestualità sono esasperati al massimo, un espediente non troppo diverso da quanto fatto in un cartoon, la sensazione è che la volontà dell'autore sia quella di mettere in scena un universo differente dal nostro ma che sia "altro"in maniera totale e straniante.
Tutto è pomposo fino all'eccesso e abiti e scenografia fanno la loro parte, dando un tono quasi retro futuristico.
Cenerentola e il Signor Bonaventura è forse il sogno di un bambino troppo cresciuto che però non rinuncia a mettere in scena le sue fantasie e a mostrarle a tutti quanti gli altri bambini di qualsiasi età.
In molti però ci hanno visto anche delle non troppo velate critiche al formalismo e ai rigidi cerimoniali della Monarchia Sabauda, e perfino una sorta di sbeffeggiamento dei rituali del fascismo stesso.
Vedere mostrato uno sciopero, sia pure in un film per bambini, non era certo una cosa usuale per i tempi.
Alla stessa maniera non era nemmeno troppo comune assistere ad una critica dell'ordine costituito e alla società divisa in classi.

L'incontro\ scontro tra le due realtà scorre comunque in maniera ordinata fino alla sua naturale conclusione, la Critica del periodo non gradì più di tanto, prefendole pellicole più "allineate" o comunque dai temi più usuali, mentre il pubblico delle famiglie e dei militari in congedo dimostrò un certo apprezzamento. Era un filmetto che non prometteva altro che una oretta e rotti ( 72 minuti per la precisione) di distrazione dalle incombenze quotidiane e dalle rogne del conflitto bellico ed in fondo quella promessa veniva mantenuta in pieno.
Finita la guerra Sergio Tofano avrebbe seguitato con tutte le sua attività, compresa quella di autore di vignette, avrebbe messo in scena con grande successo ulteriori spettacoli (anche dedicati alla sua creatura), sarebbe apparso in parecchie pellicole (l'ultima sarebbe stata il Rugantino nel 1973) e sceneggiati televisivi, ma non avrebbe più diretto un film, l'unica altra eccezione sarebbe stata una sua misconosciuta versione del Gian Burrasca girata nel 1943.
Probabilmente avvertiva quell'attività come troppo lontana dal suo modo di essere.
O forse l'esperienza gli era bastata.

A differenza di tanti altri film del periodo, la pellicola in questione è facilmente reperibile in rete, sul Tubo potrete trovare un paio di versioni e, se si è fortunati, alle volte i canali Rai si degnano di replicarla...sempre ovviamente ai soliti orari antelucani.
Anche se bisogna ricordare che, come moltissime altre produzioni del passato, per un pubblico decisamente più smaliziato rispetto a quello degli anni 40s molte parti potrebbero risultare sorpassatelle se non decisamente fanè.
Ma in fondo Cenerentola e il Signor Bonaventura è e rimane solo una testimonianza, la testimonianza di una via che il Cinema italiano avrebbe potuto intraprendere e che invece poi abbandonò
Fino a dimenticarsene del tutto.

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