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Lo STRANO CASO DI PASSO DYATLOV. -Prima Parte

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" La principale malattia dell'uomo è la curiosità irrequieta delle cose che non può sapere"
Blaise Pascal

"Il vero mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile."
Oscar Wilde

Abbiamo sempre avuto un rapporto contraddittorio e possessivo con il  pianeta dove viviamo. Crediamo di conoscerlo totalmente, pensiamo che non ci sia più niente di nuovo da scoprire, riteniamo  anzi ci illudiamo che questo pianeta ci appartenga, che sia solo nostro, che sia a nostra completa e totale disposizione.
La verità però e molto diversa.
Non solo non è il "nostro" mondo, non solo non ci appartiene per niente perché è un luogo dove siamo solo ospiti. Inoltre sovente dimentichiamo che questa roccia nello Spazio che ci ostiniamo a chiamare casa alla fine è solo un  luogo che condividiamo con molte altre creature viventi che hanno i nostri stessi diritti di viverci.
E forse non dovremo mai smettere di ricordare a noi stessi che, nonostante i nostri sforzi, aldilà di tutta la nostra più cieca arroganza non conosciamo per niente il mondo che ci ospita. 
L'eccessiva arroganza spesso fa pagare un prezzo più grande di quello che siamo disposti a concedere.



- RUSSIA,   1959.

I primi cinque decenni del XX Secolo hanno rappresentato un periodo molto difficile e complesso per i popoli che compongono il territorio della Russia. Si sono viste e vissute più trasformazioni in questa fase di tempo che in interi secoli :c'è stata la Grande Guerra nel '14 e pochi anni dopo c'è stata la Rivoluzione d'Ottobre. Un  regime millenario quello degli Zar è caduto nel sangue sostituito da qualcoa di talmente nuovo e diverso che nessuno ha idea sul come mandare avanti. Il popolo russo ha dovuto sopravvivere alla carestia, ai conflitti tra comunisti e russi bianchi, alle purghe staliniane col loro immancabile corollario di vendette private e stragi di Stato. E' arrivata anche la Seconda Guerra Mondiale che qui preferiscono chiamare Grande guerra Patriottica con i Nazisti arrivati fino a Stalingrado e ricacciati indietro casa per casa nel dolore e nel sangue.
Sta cominciando perfino una ennesima e nuova fase grazie ad un nuovo nemico, gli Stati Uniti, ed una nuova divisione del mondo in blocchi.
E sopra tutto e tutti la minaccia dell'Atomica.
Ma quando sei giovane, non importa  dache  tipo di società provieni,  non ti lasci condizionare dai segnali e dalle notizie negative che ti giungono dalla società.

Otto dei dieci membri della spedizione Dyatlov.

Quando sei giovane vuoi fare solo quattro cose: vuoi vivere, vuoi divertirti, vuoi pensare che niente di negativo ti potrà mai toccare da vicino e vuoi rimanere con la convinzione che questo stato di fatto sia eterno. E queste sono regole che valgono ovunque indipendentemente dalle latitudini, dagli schieramenti o dalle cortine di ferro.
Per questo un bel giorno un gruppo di studenti di un istituto degli Urali  decisero di tentare un' avventura, un viaggio verso la parte settentrionale di quelle montagne, un 'escursione di scii di fondo per festeggiare la fine del percorso degli studi di alcuni di loro.
Questa è la loro Storia, la cronaca di come andarono le cose.

- IGOR DYATLOV.

C'è un uomo che fa parte di un club sportivo di Sverdlovsk che da tempo pensa di organizzare una spedizione assieme ai suoi amici. L' uomo risponde al nome di Igor Alekseevic Dyatlov ( o Djatlov secondo un'altra forma di translitterazione) ed ha studiato al Politecnico degli Urali, l'associazione sportiva di cui fa parte è composta tutta da studenti o da ex studenti di quell'istituto.
Dopotutto è una prassi normale per quei tempi e per quei luoghi; due sono le cose che l'Unione Sovietica pretende sopra ogni cosa dai suoi figli: il rispetto dello Studio e la pratica sportiva
E Igor Alekseevic Dyatlov è un vero figlio del suo tempo.


Igor Alekseevič Dyatlov
Ben presto Dyatlov raccoglie altri nove compagni di viaggio, sette uomini e due donne che accettano di partecipare ad una grande avventura.

- IL GRUPPO.

Dieci persone in tutto:

Igor Alekseevič Djatlov 
Yuri Efimovič Yudin 
Nikolaj Vladimirovič Thibeaux-Brignolles 
Zinaida Alekseevna Kolmogorova 
Ljudmila Aleksandrovna Dubinina
Aleksandr Sergeevič Kolevatov 
Rustem Vladimirovič Slobodin 
Yuri Nikolaevič Dorošenko 
Yuri Alekseevič Krivoniščenko 
Aleksandr Aleksandrovič Zolotarëv 

Yuri Efimovic Yudin


Zolotarev, Il più anziano ha 38 anni, Dorošenko il più giovane ne ha venti, tutti quanti gli altri in quanto a primavere vissute si avvicinano più al secondo che al primo.
Ognuno di loro è convinto di avere ancora tutta la vita davanti.
Il progetto è semplice, partire verso la fine del mese di gennaio del 1959 proseguendo in treno fin dove sia possibile, poi in camion verso Vizaj l'ultimo paese abitato prima delle montagne e da là proseguire con gli sci in carovana fino alla destinazione finale.
Una destinazione dotata di un nome evocativo ma fin troppo carico di presagi.

- LA TERRA DEI MORTI.

C'è un popolo che vive nella zona, sono conosciuti come i Mansi; da sempre non hanno un buon rapporto con lo stato centrale e la distanza con Mosca è acuita dal fatto che preferiscono parlare la loro lingua il Vogulo Mansi al posto del Russo. 
Proprio con quell'idioma i Mansi hanno battezzato quasi tutte le montagne della zona, compreso il Monte Ortonen la destinazione finale della spedizione Dyatlov
I Mansi però preferiscono chiamarlo Kholat Syakhl  Cholatčachl
La montagna dei morti.

Dyatlov però si sente abbastanza sicuro delle proprie capacità, ha già comunicato alla sede dell'associazione sciistica che lui ed il suo gruppo si fermeranno qualche giorno tra le cime degli Urali e poi, al massimo attorno al 10 \12 di febbraio del 1959 torneranno presso il paese di Vizaj dove lui avrebbe provveduto ad informare tramite telegrafo l'Università e l'associazione.
Le incrollabili certezze.
Un altro tratto caratteristico della gioventù.

- SEPARAZIONI.

E per tutta la prima parte del viaggio tutto sembra davvero andare secondo i programmi prestabiliti, nella giornata del 25 gennaio 1959 il gruppo effettua la sua partenza, il 27 dieci giovani entusiasti compiono il loro ingresso a Vizaj
Poi qualcosa comincia ad andar storto.
Uno di loro, Yuri Efimovič Yudin, manifesta segni di una pesante malattia, non ce la fa a proseguire.
A malincuore si deve fermare, a malincuore i suoi compagni proseguono il viaggio senza di lui.
Questo è il momento in cui la Storia, sia quella ufficiale, sia quella di dieci piccole vite individuali si ferma, si spezza quasi. Il momento in cui i destini si compiono.
Guardate la foto  immediatamente sotto.


Il momento del saluto tra Yudin ed i suoi compagni
C'è tanta speranza, molta fede nel futuro, perfino affetto.
Nessuno tra i partecipanti immagina che questa stessa foto rappresenta la fine di qualcosa.
E nel corso degli anni, dei decenni successivi  chi sa quante volte lo stesso Yuri Yudin si fermerà  a riflettere su questa fotografia.
E a pensare al momento che ha deciso della sua vita.

- NOVE PICCOLI INDIANI  RUSSI PARTIRONO....

La mattina del 28 i restanti nove membri della spedizione si dirigono verso la loro personale Terra Incognita 
Yuri Yudin, come il resto degli abitanti di Vizaj dai vetri opachi delle finestre osserva i corpi dei suoi amici farsi sempre più piccoli in lontananza fino a sparire dall'orizzonte. Fuori la temperatura esterna scivola verso i - 30 gradi.
Quello stesso giorno in tutta la zona cominciano gli avvistamenti di strane luci arancione nei cieli degli Urali.

( Continua....)

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