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WAYWARD PINES - Prima Stagione (2015)

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"Non provare ad andare via. 
Non parlare del passato.
 Non parlare della tua vita precedente.
 Rispondi sempre al telefono se squilla. 
Lavora sodo, sii felice. 
Goditi la vita a Wayward Pines"

Tutto comincia con un incidente di macchina, un uomo Ethan Burke, di professione agente federale sopravvive a stento ad un grave scontro mentre è alla ricerca di due suoi colleghi recentemente scomparsi, tra cui la sua ex amante. Ethan si risveglia nell'ospedale di una piccola cittadina nel centro dell' Idaho. Ad unaprima impressione Wayward Pines sembra un luogo come tanti altri ma ad uno sguardo più approfondito molti tra i maggiorenti della città, a cominciare dallo sceriffo Pope, dal medico cittadino Dottor Jenkins e dal' infermiera Pilcher, nascondono altre intenzioni. Diversi tra i residenti si comportano come se fossero prigionieri ed onnipresenti telecamere spiano in continuazione ogni momento della giornata.
Wayward Pines è una prigione animata da proprie regole e la fuga è punita con la morte, ben presto anche Ethan e la sua famiglia, che nel frattempo lo ha raggiunto, entrano a far parte dell'ingranaggio.
Chi detiene le chiavi della verità: chi ha in mano la verità? Coloro che vogliono scappare? O quelli come il misterioso David Pilcher che vorrebbero tenere tutti dentro?
Fuori Wayward Pines c'è un mondo più grande, ma è ancora il nostro mondo?

Esistono numerosi punti di vista da cui partire per raccontare una buona Storia, tanti esattamente quante sono le persone coinvolte nella Storia medesima. E' un ragionamento, anzi un concetto narrativo che può considerarsi valido per qualsiasi tipo di racconto corale, però per una serie televisiva vale anche in maniera più immediata, più agilmente assimilabile.
Nel bene come nel male, per gli aspetti positivi così come per gli aspetti negativi.

Wayward Pines quantomeno nella sua prima stagione ha rappresentato una sorta di summa tematica e teoretica di tutte le attuali tendenze narrative contemporanee,  uno strano ibrido testuale che, nel corso delle dieci puntate della sua prima stagione ha rappresentato una interessante cavalcata tra i generi narrativi. Lo show, infatti comincia come il più paranoico e complottista dei thriller, regalandoci le atmosfere cupe ed uggiose di una realtà  piena di segreti,  presentandoci anzi un microcosmo costituito da un minuscolo ed autosufficiente paesino sperduto tra le cime delle Montagne Rocciose  in cui quasi nessuno sembra esservi giunto di propria volontà e dove sembra impossibile fuggire. Il climax, forse non innovativo, sicuramente tradizionale e già visto visto centinaia di volte risulta comunque decisamente di effetto. Certo, il tutto sembra preso di petto da serie di culto come; LostTwin Peaks o The Prisoner o, in alcuni momenti con echi debitori film come il The Village di  M. Night Shyamalan.
 Dopo i primi episodi di assestamento, però ecco spuntare prepotenti riferimenti horror. Anche questi visti decine di volte,ma utilizzati decisamente bene. Le atmosfere si trasformano, così come le psicologie dei personaggi.Particolari che all'inizio avevamo giudicato in un determinato modo vengono ripresentati in maniera diametralmente opposta. Chi sembrava stare dalla parte dei cosidetti "Buoni" adesso appare sotto tutta un'altra luce, lo stesso vale per quei personaggi che erano stati frettolosamente assegnati nello schieramento dei villains. Insomma, tutte le assegnazioni  effettuate all'interno dello scacchiera della trama vengono ulteriormente ridefinite. Sennonché quando tutto sembra apparire finalmente chiaro,una terza ed ultima scomposizione stravolge ancora una volta quello che ormai avevamo dato per definito e  scontato con l'aggiunta degli ultimi particolari e Wayward Pines si dimostra come una serie dal'ispirazione fantascientifica, in cui prepotenti  risuonano echi apocalittici e survivalisti


E badate bene uso il termine scomposizione in maniera cosciente.
 Perché niente all'interno di Wayward Pines viene lasciato al caso, ogni più piccolo dettaglio, ogni singolo particolare si dimostra rivelatore dell'immenso gioco a cui i personaggi vengono sottoposti, tutto è chiaro sin dal primo istante a cominciare dall'evocativa sigla che mostra i vari protagonisti e gli ambienti della cittadina  nelle vesti di soldatini disposti sopra una tavola da modellismo.
Solo che siamo talmente presi dalle atmosfere e dai riferimenti a decine di produzioni già fatte, già avvenute, già viste da lasciarci traviare e da non accorgerci dove conduce il gioco.


Wayward Pines alla fine è un immenso patchwork con pezzi presi un po ovunque che per fortuna alla fine come risultato finale riesce a funzionare.
Solo che non era una cosa così scontata.
Non era così scontato che così tante ispirazioni, così tanti "padri nobili" potessero produrre un "buon figlio".

Tutto in Wayward Pines sembra già visto (perché lo è, intendiamoci), tutto sembra già avvenuto in decine di altri film e serie perché non c'è niente di veramente originale ed innovativo. Perfino la maniera in cui tutti gli elementi e le trame di cui finora abbiamo parlato vengono mescolati è decisamente sa di già "visto"
Però, come dicevo,  funziona.

Uno degli attuali logo della FOX

Perfino i paragoni che ho ricordato anche i, i nomi che ho citato risultano decisamente voluti, a cominciare da quello relativo a Twin Peaks. E' stata infatti la stessa FOX, la rete americana a presentare al mondo Wayward Pines come l'erede della  famosa serie realizzata dalla rivale ABC negli anni '90 s
Singolare cammino quello della FOX, chiunque bazzichi almeno superficialmente le cronache americane lo conosce: politicamente  si tratta del network più provocatoriamente fazioso e spostato su posizioni repubblicane e conservatrici d'America, una rete dove lavorano  fior di anchomen pronti a giurare sopra una montagna di Bibbie ereditate dal proprio bisnonno sassone che George W. Bush ha fatto bene ad invadere l'Iraq e che le armi di distruzione di massa di Saddam esistevano veramente ma che a livello televisivo è riuscita comunque a produrre un fenomeno di culto quale X-Files, anche quello a suo tempo proposto- almeno all'inizio ed in maniera del tutto involontaria- quale erede di quel successo che fu  il Twin Peaks di David Lynch e che da allora ha sempre cercato di ritrovare  con scarsi risultati quel successo globale di pubblico e di critica per le sue serie di argomento fantastico ( con la parziale eccezione del Fringe di J. J. Abrams).

In quanto poi all' ex fenomeno Shyamalan, non solo il suo nome figura tra i produttori, ma il regista si prende lo sfizio di dirigere anche il primo episodio, fornendo così le coordinate che lo show sarà obbligato a seguire per tutte e dieci le puntate della prima stagione. Il cineasta di origine indiana dopotutto anche nei suoi giorni peggiori è sempre stato un maestro del sottintendere, del sussurrare invece che del mostrare apertamente e per questo durante la sua gestione si dimostra abilissimo nel depistare, nel farci credere davvero di ritrovarci davanti in tutto e  per tutto ad un altro The Village.

Il coinvolgimento di Shyamalan d'altra parte è stato fortemente voluto dal vero creatore della serie, il bravo Chad Hodge, da sempre appassionato di fantascienza e in passato responsabile di produzioni quali Veritas: the Quest e Runaway e che  per l'occasione ha adatto l'omonima trilogia letteraria composta dall' autore americano Blake Crouch, (i cui libri però non ho letto e quindi non sono in grado di dire quale sia il grado di fedeltà seguito dalla serie televisiva rispetto ai romanzi )

Ma Wayward Pines si trasforma ben presto in molto altro.
In una sorta di apologo sull'eterno scontro tra "verità" e "libertà", sul come anche quella che vorrebbe partire come la più illuminata delle democrazie possa trasformarsi nella peggiore delle dittature, sui sogni che degradano lentamente fino a trasformasi in incubi
O su come i veri mostri siano le creature che premono oltre la barricata che protegge i confini della città o siano anche gli Umani rinchiusi al suo interno.

Wayward Pines
E quando si credeva di aver capito tutto....

Questo è rappresentato in particolare dalle figure di alcuni personaggi: da David Pilcher, l'uomo che mette in piedi l'intero progetto di Wayward Pines ed interpretato in maniera sorniona, addirittura quasi soave dal britannico Toby Jones, caratterizzato fino all'ultimo istante in maniera tale da non riuscire a comprendere si si tratti di un brillante idealista animato da buone intenzioni o di un pazzo maniaco del controllo.
O di entrambe le cose.
Da sua sorella Pam (interpretata dalla brava Melissa Leo) che invece compie praticamente il cammino opposto, fino ai diversi ruoli minori ( e solo apparentemente secondari) , dall'ex agente ed ora prigioniera della città Kate Hewson ( la splendida veterana di tante serie Sf Carla Gugino)
Il tutto arricchito da un cast decisamente di ottimo livello,con la ciliegina sulla torta fornita dalla presenza nei primi episodi dell'attrice e cantante Juliette Lewis ( ve la ricordate nel primo Dal Tramonto all'Alba?) e da Terrence Howard nei panni dello sceriffo Pope.


Wayward Pines
E quando si credeva di aver capito tutto....( e due!)

Quella che invece lascia perplessa è la performance decisamente monocorde e poco comunicativa dell'attore chiamato a vestire le gesta del protagonista Ethan Burke.
C'è stato un periodo lontano, più o meno a cavallo tra la fine degli anni '70s e l'inizio degli '80S in cui Matt Dillon incarnava la figura dell'adolescente di buon cuore ma insofferente alle regole, del rebel without a cause ben prima che altri come Rob Lowe o Tom Cruise facessero propri il ruolo, ma a differenza di questi ultimi, con il passare del tempo, con il raggiungimento dell'età adulta Dillon non è riuscito a rinnovarsi e a trovare una sua strada alternativa.
Ed anche in Wayward Pines la sua recitazione legnosa conferma tutti i suoi limiti.

Limiti che, riscontriamo in misura se possibile più accentuata, anche nel giovane attore Charlie Tahan, che nella serie interpreta  Ben il figlio di Burke 
Sono loro due i veri punti dolenti all'interno di un riuscito cast.

Santo o Folle? Genio visionario o criminale senza coscienza?
Decidetelo voi.

Puntata dopo puntata Wayward Pines senza aggiungere niente di nuovo riesce a raccontare la sua storia in maniera coerente, chiude dignitosamente e con pochi buchi, tutte le sotto-trame cominciate (lasciando anche aperte le porte per possibili sviluppi futuri)
Niente di innovativo ma raccontato bene, per l'appunto.

Nelle intenzioni originali dei suoi produttori Wayward Pines sarebbe dovuta durare una sola ed auto conclusiva stagione con un finale ben definito, visto il buon successo di pubblico ( le reazioni della critica sono stata invece abbastanza discontinue con alcuni recensori che parlavano senza mezzi termini di capolavoro ed altri che hanno stroncato senza appello lo show criticandone il riciclo continuo dei soliti temi) la Fox ha invece deciso di prorogare la serie per almeno una seconda stagione con un cast parzialmente rinnovato. Ciò ha prodotto tutta una serie di dissidi con il reparto creativo culminati con le dimissioni di Hodge e la sua sostituzione.

The Future's so Bright!


Nel panorama statunitense ci sono cose che cambiano ed altre che rimangono sempre uguali.
Una di queste è il poco rispetto che i vertici della Fox - da sempre - nutrono per gli ideatori ed i produttori di serie televisive.

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